Urrà, la PA paga! Sì, i suoi dirigenti…

di Davide PASSONI

Fantastico, eccezionale, unico. In un periodo di vacche magre come questo, la pubblicazione dei redditi dei parlamentari prima e di quelle dei manager della PA poi hanno trasformato l’operazione trasparenza voluta dal governo in un’operazione indignazione.

Come si devono sentire artigiani, professionisti, imprenditori alle prese con chiari di luna mai visti sapendo che una sessantina circa tra i manager della pubblica amministrazione guadagna più dei 294mila euro previsti dal decreto Salva-Italia come tetto retributivo massimo per la categoria? Un tetto che non serve solo a salvare l’Italia ma che dovrebbe servire a salvare la faccia di chi ci governa.

Sì, perché non parliamo solo dei dirigenti di prima fascia, delle facce note ai vertici, per esempio, della Polizia (Antonio Manganelli, 621.253,75 euro), della ragioneria generale dello Stato (Mario Canzio, 562.331,86 euro), del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Franco Ionta, 543.954,42 euro). Per i quali, intendiamoci, registriamo retribuzioni a dir poco imbarazzanti. Qui si parla anche e soprattutto di dirigenti, presidenti e commissari di autorità indipendenti, di municipalizzate, di satrapi e burocrati con stipendi maturati in anni di privilegi e vacche grasse che adesso guai a chi glieli tocca. Emolumenti da centinaia di migliaia di euro l’anno che sono schiaffi in faccia a chi tocca ogni giorno con mano il livello qualitativo medio dei servizi erogati dalla pubblica ammninistrazione.

Nelle aziende private sane, dove la contrattazione tra impresa e manager è libera, chi non garantisce standard, obiettivi e risultati assegnati viene cacciato. Nel pubblico, nella migliore delle ipotesi viene cacciato con una buonauscita milionaria (ricordate la vecchia Alitalia e il signor Cimoli?); nella peggiore delle ipotesi resta dov’è con qualche potere in meno (potere, non soldi…); nella pessima delle ipotesi resta dov’è e continua a far danni. E non ci si dica che sono retribuzioni parametrate ai carichi di responsabilità! Barack Obama guadagna 400mila dollari all’anno: non ci risulta che alcun presidente di società statale dorma con la valigetta atomica sul comodino…

Già, le società statali e le società regionali e municipalizzate, vere torri d’avorio dove si nascondono le sacche di vergogna più clamorose, dal momento che il Salva-Italia esclude dal tetto agli emolumenti i loro dirigenti. Emblematico il caso delle società statali, per le quali ci saranno dei tetti variabili stabiliti, naturalmente, dal ministero del Tesoro con un decreto che doveva essere emanato entro 60 giorni e che, con un emendamento nel Milleproroghe, è stato spostato entro il 31 maggio. Se il nuovo termine sarà rispettato, cominceremo a credere anche a Babbo Natale.

Insomma, quando si tratta di onorare i debiti con i fornitori e pagare il dovuto per i beni e servizi ricevuti, la PA si prende tutto il tempo che vuole. E se vuole, manco paga. Quando invece deve pagare lo stipendio ai suoi alti papaveri paga, paga… oh, eccome se paga. Pardon: paghiamo, paghiamo… oh, eccome se paghiamo. E lo chiamano Salva-Italia

Liberi Professionisti: nuovi obblighi su tariffario e tirocini

Una pioggia di novità normative in arrivo per i liberi professionisti. Avvocati, dottori commercialisti e architetti colpiti dall’ondata delle liberalizzazioni dovranno uniformarsi quanto prima alle nuove normative pubblicate nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 gennaio. Il Decreto legge 1/2012 per la concorrenza, le infrastrutture e la competitività ha disposto nuovi obblighi in materia di tariffe professionali, oneri del professionista, tirocinio e confidi.

Punto primo: Abrogazione delle tariffe professionali

E’ il punto più discusso del Decreto Legge. L’articolo 9 del documento abroga infatti le tariffe delle professioni regolamentate. Tuttavia nei casi liquidazione giudiziale il compenso spettante al professionista verrà determinato in base a parametri stabiliti dal Ministero della Giustizia tramite decreto.
Ciò significa che, con tutta probabilità, il Ministro della Giustizia, di concerto con il Ministro dell’Economia, fisseranno i parametri relativi a oneri e contribuzioni alle casse professionali e agli archivi. Tali parametri non avranno però validità nei contratti tra professionisti e clienti, ai sensi dell’articolo 36 del Codice del consumo (Dlgs 206 del 6 settembre 2005).

Il compenso per le prestazioni professionali, quelle cioè che interessano professionista e singolo cliente, dovrà essere stipulato per iscritto al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista avrà l’obbligo inoltre di rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, prospettando cioè gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico medesimo, e indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale.

Tuttavia l’obbligo del preventivo scritto circa il compenso è subordinato, secondo quanto stabilisce il nuovo Decreto legge, all’esplicita richiesta da parte del cliente al professionista.

Punto secondo: Tirocinio

Il Decreto legge 1/2012 fissa la durata del tirocinio per l’accesso alle professioni regolamentate a 18 mesi.
Per i primi 6 mesi il tirocinio potrà essere svolto, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i Consigli nazionali degli Ordini e il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, parallelamente al corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Ovvero gli studenti o laureandi potranno già svolgere un terzo del periodo di apprendistato anche se non ancora laurati.

Il tirocinio potrà inoltre essere svolto presso le pubbliche amministrazioni, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i Consigli nazionali degli Ordini e il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione tecnologica, ma in questo caso solo dopo la laurea.

Abrogata la norma, introdotta con la Legge 148/2011, dell’ equo compenso per i tirocinanti. I tirocinanti potranno quindi non essere retribuiti per la prestazione svolta.

Punto terzo: Confidi

Nessuna modifica per la disposizione, finalizzata ad integrare il comma 7 dell’art. 39 del DL 201/2011, che prevede che al capitale sociale dei confidi e delle banche possano partecipare imprese non finanziarie di grandi dimensioni. Anche i liberi professionisti quindi potranno partecipare al capitale sociale con i medesimi limiti societari previsti per i predetti enti.

L’inottemperanza alle norme previste dal Decreto legge 1/2012 costituisce illecito disciplinare soggetto a sanzione. Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori sta adeguando in queste ore il Codice deontologico, scegliendo tuttavia di non abrogare l’art. 2233 del Codice Civile,.

Il Ministero della Giustizia ha confermato inoltre che le tariffe per i consulenti del giudice rimangono vigenti e che le nuove norme previste dal Decreto legge non hanno valore retroattivo; pertanto, i contratti in essere e le relative vidimazioni rimangono soggette alla precedente disciplina.

Arriva il decreto semplifica-Italia

di Vera MORETTI

Approvato dal Consiglio dei Ministri il decreto “semplifica-Italia”, realizzato per semplificare la vita dei cittadini nei loro rapporti con la Pubblica Amministrazione, per rimanere in linea con la Commissione Europea.
Si potrà risparmiare, oltre che tempo, anche denaro.

Vi ricordate le lunghe attese per ottenere un documento, o le risposte “sibilline” che non chiarivano quasi mai i dubbi di chi, spaesato in un mare di cavilli burocratici, non sapeva a chi rivolgersi? Tutto ciò dovrebbe appartenere ad un’epoca passata e, se davvero burocrazia e attese estenuanti dovessero finire, saremmo tutti lieti di dimenticarcene.

Tra gli esempi delle procedure che subiranno una drastica semplificazione, ci sono il cambio di residenza, che avverrà per via telematica e sarà attivo da subito, ma anche l’iscrizione alle liste elettorali, i certificati anagrafici e il rinnovo dei documenti di identità, nonché la partecipazione ai conti pubblici avverranno online. Anche il cambiamento di stato civile e i certificati di nascita e morte saranno semplificati, così come sarà molto più facile ricordarsi della scadenza del proprio documento di identità, che avverrà nel giorno del compleanno.

Anche gli stranieri verranno agevolati con la modalità telematica, ad esempio con le comunicazioni tra Comuni e Questure relative ai cartellini delle carte d’identità e alle iscrizioni, cancellazioni e variazioni anagrafiche degli stranieri, tutte online. Questo consentirà un risparmio quantificabile in almeno 10 milioni di euro all’anno (tenendo conto solo delle spese di spedizione).

I disabili saranno alleggeriti di molte pratiche burocratiche, poiché potranno usare il verbale di accertamento di invalidità anche per i contrassegni per parcheggiare nel centro storico o per ottenere l’esenzione dal bollo e dall’imposta di trascrizione al Pra, oltre al regime agevolato di Iva per l‘acquisto dell‘auto.
A proposito di automobili, i guidatori ultraottantenni potranno rinnovare più agevolmente la patente, con scadenza biennale.

Verrà poi introdotta l’agenda digitale, presente già in molti Paesi, e si articolerà in quattro punti:

  • Lo sviluppo della banda larga e ultra-larga. Ancora oggi, quasi 8,5 milioni di italiani si trovano in condizione di “divario digitale” e più di 6000 centri abitati soffrono un «deficit infrastrutturale» che rende più complessa la vita dei cittadini.
  • Utilizzo dell’open data, ossia la diffusione in rete dei dati in possesso delle amministrazioni, nell’ottica della totale trasparenza.
  • Le amministrazioni pubbliche useranno «la nuvola» digitale ( cloud), cioè la dematerializzazione e condivisione dei dati tra le pubbliche amministrazioni.
  • Incentivi alle smart communities , cioè gli spazi virtuali in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e stimolare soluzioni condivise.

A rendere più facile la vita dei giovani sarà l’istituzione di un portale unico delle università consultabile in italiano e in inglese per poter reperire ogni dato utile per la scelta degli studenti.
Inoltre, dall’anno accademico 2013-2014, la verbalizzazione e la registrazione degli esiti degli esami, compreso quello di laurea, avverranno per via informatica, ma anche l’attribuzione di borse di studio avverrà per vie più fluide.

Anche la vita delle imprese sarà semplificata, grazie ad una riduzione radicale di controlli e verifiche per costituire un’impresa.
Chi è già imprenditore, comunque, potrà acquisire tutte le informazioni utili per il loro lavoro accedendo alle nuove banche dati consultabili attraverso i siti degli sportelli unici comunali. Con “semplifica Italia” tutti i documenti contenenti i requisiti di carattere generale, tecnico-organizzativi ed economico-finanziario delle aziende vengono acquisiti, e gestiti, dalla banca dati nazionale dei contratti pubblici. In questo modo, si risparmia due volte. Le amministrazioni avranno la possibilità di consultare il fascicolo elettronico di ciascuna impresa ed effettuare i controlli necessari, con un risparmio stimato di circa 1,3 miliardi l’anno.

Ci sarà anche una sola autorizzazione ambientale per le Pmi (piccole e medie imprese) che oggi sono tenute a una serie di adempimenti di competenza di diverse amministrazioni e che generano costi molto elevati. Le piccole e medie imprese risparmieranno anche sui costi della gestione amministrativa, annualmente 140 milioni di euro.
È previsto inoltre, che il Dipartimento della Funzione pubblica predisponga una relazione complessiva, contenente il bilancio annuale degli oneri amministrativi introdotti ed eliminati, con evidenziato il risultato riferito a ciascuna amministrazione, visto che attualmente gli oneri amministrativi totali sulle imprese sono stimati in oltre 23 miliardi di euro all’anno con ben 81 diverse complesse procedure.

Per quanto riguarda, invece, la privacy, è stato eliminato l’obbligo di predisporre ed aggiornare il documento programmatico sulla sicurezza, non previsto tra le misure di sicurezza richieste dalle direttive europee, così come è stata eliminata la duplicazione nelle certificazioni di conformità.
Cambia la vita anche per gli autotrasportatori, che potranno circolare anche nei giorni pre e post festivi, e delle aziende di panificazione: per loro niente più obbligo di chiusura domenicale e festiva.

Anche le procedure amministrative saranno radicalmente semplificate, tramite decreti del governo. Per accelerare i tempi di conclusione dei procedimenti, sono stati introdotti due strumenti:

  • I ritardi incideranno direttamente sulla valutazione professionale dei manager pubblici (oltre che sulla responsabilità disciplinare e contabile dei funzionari).
  • Chiunque, a fronte di un ritardo ingiustificato, potrà rivolgersi a un dirigente-commissario (preventivamente individuato dal vertice dell’amministrazione, in accordo con il vertice politico, ministro o sottosegretari) che dovrà concludere la pratica nel minor tempo possibile.

Un antidoto alla crisi? Investire nell’ICT

di Manuele MORO

Mentre l’Italia attraversa una delle peggiori crisi economiche di tutti i tempi, i maggiori luminari del settore si interrogano su quali misure adottare per riuscire nell’ardua impresa di ridurre il sempre più preoccupante debito pubblico accumulato e, al tempo stesso, incentivare la crescita.

Ecco, una piccola risposta in questo senso, sicuramente parziale ma non per questo meno significativa, arriva dal convegno Crisi finanziaria e rilancio dell’economia: quello che l’Ict può fare, organizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano insieme a Cefriel, con il patrocinio di Assinform, Aused e ClubTI.

Come chiaramente evidenziato dal titolo, scopo dell’iniziativa era fornire dati attendibili a sostegno di quella tesi ampiamente condivisa, ma mai supportata da numeri chiari e inequivocabili, che vede nella capillare diffusione delle tecnologie digitali in ambito business una delle chiavi per il rilancio delle imprese e dell’economia nel suo complesso.

E i risultati dell’indagine, presentati lo scorso 30 novembre al Politecnico di Milano, parlano chiaro:   maggiori investimenti nell’ICT renderebbero possibile non solo un incremento del PIL tra lo 0,4 e lo 0,9%, ma anche un notevole risparmio di risorse, fino a 43 miliardi di euro all’anno. E tutto questo solo nella Pubblica Amministrazione.

L’eProcurement, ad esempio, consentirebbe di ridurre la spesa che la PA sostiene annualmente per gli acquisti di ben 4 miliardi di euro, mentre con la digitalizzazione di alcuni processi burocratici e la semplificazione delle procedure di pagamento si recupererebbero addirittura 24 miliardi di euro. Allo stesso tempo, la maggiore produttività del personale permetterebbe di liberare altri 15 miliardi.

A stupire è soprattutto la (relativa) esiguità degli investimenti necessari nell’immediato per ottenere risultati di questa portata: poco meno di 3 miliardi di euro, da indirizzare soprattutto allo sviluppo della banda larga e ultralarga, ma anche al finanziamento delle start-up più promettenti in ambito hi-tech.

Fin qui, tutto bene. Ma i soggetti direttamente interessati, ossia le imprese italiane, sono davvero consapevoli dell’importanza strategica delle nuove tecnologie digitali? Non a sufficienza purtroppo, perlomeno a giudicare dalle risposte raccolte dai ricercatori della School of Management su un campione di oltre 170 aziende: nel 2012, infatti, la maggioranza è intenzionata a mantenere invariato il budget ICT, che viene però in larga parte assorbito dai costi di gestione.

La parte più consistente di questi fondi, in ogni caso, sarà destinata alla razionalizzazione dei sistemi informativi (sviluppo dei data center e delle soluzioni cloud) e alla digitalizzazione dei processi aziendali: una decisione che, secondo Mariano Corso, responsabile scientifico della ricerca, è indice del tentativo da parte delle divisioni ICT di “autofinanziare l’innovazione attraverso il recupero di risorse”.

d.S.

Bene la Pec, male la P.a.

La Pec, in questi due anni di utilizzo, si è dimostrata uno strumento utilissimo per tutti i professionisti che ne usufruiscono, anche se, a causa di alcune carenze della P.a., rischia di estinguersi prima del tempo.

Così almeno la pensa Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro e del Cup, la quale ha specificato: “Già in questi primi due anni di utilizzo della Pec da parte dei professionisti abbiamo verificato le carenze della P.a.. La prima consiste nel fatto che il professionista scrive utilizzando la Pec e la P.a., pur ricevendo regolarmente la posta certificata, non è in grado di dare le risposte richieste o di memorizzare i dati inviati. La seconda criticità è data dalla presenza di un’unica casella di posta in moltissime P.a., dove si concentrano migliaia di documenti; senza una scrematura a monte non è proprio possibile arrivare alla definizione delle pratiche“.

Per questo è stato chiesto alla P.a. di dotarsi di caselle dedicate ai professionisti, poiché senza Pec ogni tentativo di semplificazione della comunicazione risulterebbe vano.
La soluzione va trovata al più presto, soprattutto in vista dell’avvento di 2 milioni di società che stanno per entrare nel circuito e dialogare con 25.000 caselle Pec di amministrazioni pubbliche e locali. Senza un rimedio concreto l’accesso ai canali sarà problematico.

Vera Moretti

Ritardo nei pagamenti? La soluzione è il factoring

Le povere imprese italiane oltre a soffrire il periodo di recessione dei mercati internazionali si trovano spesso a far fronte a numerose altre pene, il più delle volte privi delle necessarie tutele. E’ così che i responsabili d’impresa oltre a fare i conti con aumento dei costi delle materie prime, il calo della domanda, la poca o nulla possibilità di investimento in innovazione e in aggiunta la difficoltà di accesso al credito devono anche sopportare lunghissimi tempi di attesa per la riscossione dei crediti. Il vizietto di procrastinare nel tempo i pagamenti non affligge solo i privati ma è mal costume anche della pubblica amministrazione. Secondo una recente inchiesta de “Il Sole 24 Ore” si evidenzia come per l’industria delle costruzioni  il saldo arrivi in media dopo 240 giorni contro i 218 del 2010. Media confermata anche dai fornitori di servizi innovativi e tecnologici che attendono circa 248 giorni e questi sono solo esempi. Si tratta di un onere complessivo, secondo l’ufficio studi di Confartigianato, stimato in oltre un miliardo di euro.

Che cosa prevede la normativa europea?
La Commissione Mercato Interno del Parlamento UE all’inizio di ottobre ha previsto che il limite massimo per saldare i debiti debba essere di 30 giorni (fino a giungere a 60 in caso di accordo) pena una sanzione pari all’8% del totale; l’Italia ha scelto di agire in deroga rimandando a tempi più maturi il recepimento della direttiva. “Questa legislazione porterà una nuova etica dei pagamenti in Europa, e le nuove regole forniranno una solvibilità migliore e permetteranno alle piccole e medie imprese l’opportunità di promuovere una maggiore innovazione e più posti di lavoro” aveva a suo tempo commentato Barbara Weiler prima frimataria della direttiva. E invece le Pmi italiane continuano a sopportare. Ma la pazienza ha un limite ed è così che viene in luce uno strumento fondamentale come quello del factoring.

Che cos’è il factoring?
Ci sono occasioni per cui l’imprenditore non può attendere nemmeno il tempo congruo e stabilito dalla legge. Le ragioni sono diverse, prima tra tutte la mancanza di liquiità. Se un’impresa necessita del corrispettivo per la vendita del bene o prestazione di un servizio nell’immediato si può appoggiare ad agenzie specializzate. Il “factor” si fa carico di liquidare l’impresa versando subito ciò che le spetta e di esigere, nei tempi previsti da contratto, la cifra anticipata che dovrà sborsare l’acquirente.

Cosa succede se l’acquirente ritarda il pagamento? Semplicemente il factor è autorizzato ad esigere il pagamento appoggiandosi ad un’agenzia di riscossione crediti  o agendo in prima persona. L’impresa fin da subito passerà dunque l’onere della trafila da percorrere per ottenere materialmente i soldi ad un terzo soggetto. Naturalmente vi è un corrispettivo da pagare, solitamente il tasso di interesse si attesta attorno al 5%, se la cifra supera i 50mila euro si arriva al 3%.  Di fronte al rischio di dover attendere mesi per far entrare materialmente il denaro nelle casse dell’azienda, il factoring può rappresentare una forma di finanziamento interessante, che “libera” l’impresa dall’onere della riscossione, permettendole inoltre di disporre di liquidità immediata con conseguente possibilità di nuovi investimenti.

Mirko Zago

PEC di Impresa Semplice: 6 mesi gratis per nuove attivazioni

Focus pubblicitario

Entro il 29 novembre 2011 tutte le imprese costituite in società hanno l’obbligo di comunicare il proprio indirizzo PEC al Registro delle Imprese. Per agevolarle nel mettersi in regola Impresa Semplice di Telecom Italia propone la soluzione professionale di PEC, Certific@, a un prezzo speciale permettendo di attivare il profilo Base del servizio a soli 6 euro* per un anno intero (anziché 12 euro*).

Certific@ è l’innovativo servizio di Posta Elettronica Certificata di Impresa Semplice, dedicato ai professionisti e alle aziende, che consente di inviare e ricevere messaggi e allegati in modo sicuro, con attestazione di invio e consegna della posta, direttamente dal proprio PC.

In particolare, Certific@ permette di inviare e-mail con valore legale, equiparate ad una raccomandata con ricevuta di ritorno con attestazione dell’orario esatto di spedizione; possiede le stesse caratteristiche della posta elettronica ordinaria, ma in più i protocolli di sicurezza utilizzati impediscono di alterare il contenuto del messaggio e degli eventuali allegati.

Oltre alla disponibilità di una casella webmail con spazio illimitato, la soluzione di Posta Elettronica Certificata di Impresa Semplice ha tra i suoi elementi caratterizzanti la dotazione di un elenco degli indirizzi PEC degli sportelli della Pubblica Amministrazione, per facilitare e velocizzare il dialogo e lo scambio di documenti, e la possibilità di avere un archivio di sicurezza fino a 24 mesi nei data center di Telecom Italia, completo della funzionalità di alert relativo ai messaggi in scadenza. E’ possibile, inoltre, impostare un automatismo per l’avviso via SMS dell’avvenuta ricezione di un messaggio PEC e per procedere all’inoltro dei messaggi PEC ricevuti su caselle di posta elettronica tradizionali (fino a due). Certific@ consente anche l’invio di messaggi fino a 50 destinatari contemporaneamente.

Erogato tramite interfaccia web, Certific@ di Impresa Semplice è disponibile in pacchetti da 1 fino a 10 caselle con spazio e invio/ricezione messaggi illimitati.
Per informazioni http://it.impresasemplice.it/postaelettronicacertificata

* tutti i prezzi si intendono IVA esclusa

Commercialisti a convegno a Firenze

Il 4 e 5 novembre appuntamento a Firenze per i commercialisti italiani. Il Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili in collaborazione con l’Ordine dei commercialisti di Firenze organizza infatti il convegno “Funzione pubblica ed efficienza tecnica. I commercialisti impegnati nella pubblica amministrazione“. Due giornate di approfondimento sul contributo fornito dalla professione economico-giuridica nell’ambito del processo di miglioramento della pubblica amministrazione, soprattutto per quanto concerne i temi dell’economicità e della trasparenza.

Al convegno è prevista la partecipazione di rappresentanti nazionali, regionali e locali delle istituzioni, dirigenti della pubblica amministrazione, docenti universitari ed economisti. La due giorni sarà aperta alle 10.30 del 4 da un intervento del presidente nazionale della categoria, Claudio Siciliotti, e rappresenta un momento di confronto per i commercialisti che ricoprono il ruolo di amministratori, revisori e consulenti nel sistema pubblico allargato.

Nel corso dei lavori saranno presentati i risultati di una ricerca del Consiglio nazionale sulla presenza dei commercialisti nella P.A. e il libro “La fase transitoria del federalismo municipale: aspetti quantitativi, contabili e fiscali delle nuove entrate comunali“, curato dall’Istituto di ricerca della categoria.

Due le tavole rotonde in programma. La prima, il 4 novembre (ore 15), moderata da Gianni Trovati del Sole 24 Ore e alla quale parteciperà il consigliere nazionale dei commercialisti, Giosuè Boldrini, ha per titolo “Federalismo contabile e valutazione delle performance della pubblica amministrazione”; la seconda, il 5 novembre (ore 10), moderata da Isidoro Trovato del Corriere della Sera, alla quale parteciperà il consigliere nazionale dei commercialisti, Andrea Bonechi, è intitolata “Le partecipate degli Enti locali tra pubblica amministrazione e mercato”. Appuntamento al palazzo dei congressi di Firenze.

Pubblica Amministrazione 2.0

La Pubblica Amministrazione sbarca on line. E’ stato inaugurato il portale dati.gov.it, il nuovo sito che punta a rendere più trasparente la Pubblica Amministrazione attraverso l‘Open Data. Grazie al nuovo sistema, i dati della Pubblica Amministrazione saranno fruibili e consultabili on line sia dalle imprese che sai singoli cittadini, in modo da creare un rapporto più efficiente e di rispetto dei canoni di trasparenza tra Imprese e PA. ‘Open government‘ è uno strumento in grado di rendere i “dati pubblici disponibili su supporti leggibili, modificabili e informato aperto”.

A promuovere e inaugurare il nuovo servizio online i ministri Brambilla e Brunetta, che durante la conferenza stampa di presentazione ha spiegato come il portale dati.gov.it è un progetta che aspira a diventare “hub degli open data della PA italiana. I dati saranno messi a disposizione di chiunque li voglia utilizzare per sviluppare applicazioni dedicate o per fini di analisi, in modo completo, libero da licenze e accessibile”.

E saranno proprio i cittadini e le imprese a diventare i protagonisti della rivoluzione 2.0 della Pubblica Amministrazione. Il Ministro Brunetta ha infatti lanciato “Apps4italy“, un contest che premierà le migliori app sviluppate da cittadini, associazioni, comunità di sviluppatori e aziende concernenti l’utilizzo dei dati pubblici. Lo scopo è di stimolare la partecipazione attiva delle piccole e medie imprese nello sviluppo di applicazioni basate sui dati messi in rete.

Ma dati.gov.it non è certo il primo portale italiano del settore pubblico a entrare nel mondo delle app. Già tre anni fa l’Inail aveva dato vita a una piattaforma tecnologica per la condivisione di dati online, impegnandosi nello sviluppo di “servizi web e applicazioni per smartphone, molti destinati anche ad aziende e consulenti del lavoro”.

Alessia Casiraghi

 

Le Pmi chiudono per crediti riscossi troppo tardi

La pubblica amministrazione non paga i lavori commissionati e realizzati dalle Pmi.Una situazione da record, soprattutto in relazione agli 11 giorni che le aziende attendono in Germania, i 19 nel Regno Unito e i 21 in Francia.

Secondo un’indagine Confapi, la percezione del 77% delle Pmi è che negli ultimi quattro anni i tempi di attesa siano ulteriormente aumentati

Dopo la cancellazione della certificazione dei crediti da parte delle PA, una soluzione che doveva essere introdotta nella manovra finanziaria 2011, le aziende non possono che attendere il recepimento della direttiva comunitaria (entro il 2013) che impone tempi certi per rispettare gli obblighi verso i fornitori privati da parte dei committenti pubblici.

Il ritardo nei pagamenti da parte della PA alle imprese private manda sul lastrico ogni anno centinaia di aziende, soprattutto Pmi.

Secondo le stime, parliamo di 60-70 miliardi di euro di crediti non pagati. In particolare, l’82% delle aziende delle costruzioni subisce sistematici ritardi nei pagamenti e il 97% afferma che non c’è stato nessun miglioramento rispetto allo scorso anno.

Marco Poggi