DIRE: è stata attivata la piattaforma web della Camera di Commercio

La Camera di Commercio ha attivato un nuovo servizio per facilitare gli adempimenti presso il Registro delle Imprese, si tratta di DIRE.

Cos’è DIRE e a cosa serve

DIRE è una piattaforma web accessibile alla pagina https://dire.registroimprese.it/ si tratta di un servizio online che permette di compilare e inviare online istanze e depositi. Ad esempio con l’uso del servizio è possibile depositare i bilanci online senza deposito di elenco dei soci. La Camera di Commercio rende però noto che a breve sarà integrata tale funzionalità e sarà possibile depositare anche l’elenco dei soci con la piattaforma DIRE. Inoltre è possibile utilizzare DIRE per predisporre ed inviare adempimenti di legge, come previsto dalla Comunicazione Unica d’Impresa, relativamente a:

  • domicilio digitale PEC;
  • variazioni di indirizzo della sede;
  • rinnovo cariche amministrative;
  • trasferimenti d’azienda;
  • cancellazioni.

Come accedere alla piattaforma della Camera di Commercio DIRE

Per poter accedere alla piattaforma DIRE è necessario avere la firma digitale, un indirizzo di posta elettronica certificata e, infine, registrarsi al servizio Telemaco. Per poter effettuare questo passaggio occorre avere un codice di identità digitale, si possono usare SPID, CIE o CNS.

Il servizio Telemaco

Ricordiamo che per potersi iscrivere a Telemaco è necessario registrare una propria carta di credito oppure utilizzare IConto questo perché per alcuni servizi è previsto il pagamento di diritti di segreteria. Con Telemaco si ha l’opportunità di accedere a tutti i servizi del Registro delle Imprese, ad esempio si possono ottenere visure, elenchi, certificati, come il certificato storico di iscrizione al Registro stesso. Il listino dei costi di Telemaco può essere scaricato di seguito.

Listino Telemaco Base

I vantaggi di DIRE

Tra i vantaggi della piattaforma DIRE vi è la possibilità di usufruire di un servizio efficiente e veloce, inoltre la procedura è guidata e di conseguenza è molto difficile commettere errori.

Il servizio può essere utilizzato dai professionisti/imprese iscritti al Registro delle Imprese, oppure dagli intermediari incaricati dalle imprese. Ricordiamo che le funzioni principali sono quelle elencate in precedenza, ma le stesse saranno implementate nel tempo con l’obiettivo di ridurre i casi in cui sarà necessario recarsi presso le sedi per la gestione delle pratiche e quindi facilitare i rapporti.

Il programma prevede 4 semplici passaggi:

  • Imposta;
  • compila;
  • allega e completa;
  • firma e invia.

Per imparare ad usare meglio la piattaforma è possibile anche seguire i corsi messi a disposizione dalla Camera di Commercio https://formazionedigitale.infocamere.it/mod/page/view.php?id=125

Registro delle imprese: perchè le imprese fanno l’iscrizione?

Il Registro delle imprese è un pubblico registro informatico nel quale le imprese si registrano rendendo noto a terzi l’esistenza della stessa.

Registro delle imprese: a cosa serve?

Tute le imprese che esercitano in Italia devono iscriversi a questo registro (art 2188 e seguenti del C.C.). Istituito ne 1996 contiene tutti i dati relativi ad ogni singola impresa presente sul territorio italiano. Infatti basta accedervi per cercare la informazioni pubbliche di un’attività. Tuttavia è gestito dalle Camere di commercio per mezzo della rete informatica e telecamere di Infocamere. Inoltre il registro serve a raccogliere e “conservare” i soggetti obbligati all’iscrizione. Per questo motivo è possibile il rilascio di certificati e di visure sui soggetti per conoscere i dati come la sede legale o la ragione sociale di un’attività economica. In altre parole si può definire una fotografia di un’impresa. Comunque è importante precisare che il registro delle imprese è integrato dal Rea, registro economico amministrativo, che contiene anche dati di tipo statico, amministrativo e non solo economico.

Ecco come si divide il Registro

Il registro delle imprese si divide in due sezioni: ordinaria e speciale. Così nella sezione ordinaria si iscrivono tutti i soggetti tenuti a farlo a norma del Codice Civile, tra cui sas, spa, srl, snc, sapa, consorzi e coopertive. Ma oltre a questi soggetti, devono anche registrarsi i gruppi europei di interesse economico, gli enti pubblici che hanno oggetto esclusivo o principale un’attività economica ed infine gli imprenditori commerciali individuali. Mentre nella sezione speciale ci sono le imprese agricole, i piccoli imprenditori, le società semplici, i coltivatori diretti, i professionisti, le Pmi innovative e le imprese sociali.

Come si effettua l’iscrizione al registro delle imprese?

Per effettuare l’iscrizione al registro delle imprese occorre fare alcuni step. Prima di presentare la domanda, è ben procurarsi tutti i documenti necessari come ad esempio quelli di identità del proprietario. Tuttavia la domanda viene spesso presentata dal proprio commercialista di fiducia. Ma prima di effettuare la registrazione, l’ufficio effettua con controllo su quello presentato. Ma per effettuare la registrazione di una nuova impresa occorre presentare la certificazione unica d’impresa alla Camera di Commercio di competenza per la provincia in cui ha sede l’impresa. Inoltre la comunicazione unica deve essere inoltrata utilizzando la firma digitale che provvederà ad inoltrarla a sua volta agli altri Enti, come l’Agenzia delle entrate, Inail e Inps. Pertanto con una sola richiesta si:

  1. registra l’impresa;
  2. apre una posizione inps;
  3. Comunica l’eventuale SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per lo Sportello Unico delle Attività Produttive;
  4. richiede la partita Iva;
  5. effettua l’iscrizione presso l’Inps.

Chi sono esonerati dall’iscrizione presso il registro?

Non essendo imprenditore, i Liberi Professionisti con cassa NON devono iscriversi alla Camera di commercio. Anche tutti i Liberi professionisti “senza cassa”, iscritti quindi alla Gestione Separata INPS sono esentati da questo obbligo di iscriversi in Camera di Commercio. Pertanto i liberi professionisti devono soltanto aprire la partita iva, iscriversi al proprio albo ed alla cassa professionale o alla gestione separata, se non c’è un albo a cui iscriversi.

Le informazioni consultabili presso il registro delle imprese

Dal registro delle imprese si possono estrapolare molte informazioni relative alle singole imprese. Ad esempio conoscere la natura giuridica, il capitale sociale, gli organi sociali, il codice fiscale, il nome di addetti ed impiegati. Anche se è possibile richiedere vari documenti come:

  • visure;
  • copie di atti o bilanci:
  • schede sui soci;
  • elenchi di imprese;
  • schede sintetiche sulle persone

Accanto al registro delle imprese viene tenuto il repertorio economico amministrativo. Si ratta di una raccolta di notizie di tipo economico ed amministrativo. Il più comune è la classificazione delle attività secondo i codici ATECO e Istat.

Il registro come pubblicità legale

Il registro delle imprese pone in atto una forma di pubblicità legale. Questo permette di rendere noto ai terzi la costituzione della società. Le informazioni da esso prodotte sono certificate e aventi valore legale probatorio sia nei rapporti di diritto pubblico, che in sede di rapporti di diritto pubblico. In altre parole gli obblighi di pubblicazione di atti e provvedimenti aventi effetto di pubblicità legale si intendono assolti con la pubblicazione nei propri siti informatici da parte delle amministrazioni e degli enti pubblici obbligati.

 

Imprenditore individuale deceduto: come funziona la successione per la ditta?

Cosa avviene nel caso in cui l’imprenditore individuale muoia e gli eredi vogliano continuare l’attività? In prima battuta, con la morte del titolare, l’impresa individuale cessa facendo spazio alla comunione ereditaria. Quest’ultima, conosciuta anche come “incidentale”, sopraggiunge a prescindere dalla volontà degli eredi. Infatti, gli eredi succedono nella stessa eredità, composta contemporaneamente da tutti i beni e anche dall’azienda individuale stessa.

Successione aziendale: la comunione ereditaria

La comunione ereditaria, ai sensi dell’articolo 485 del Codice civile, inizia quando i chiamati accettano l’eredità. Se l’impresa si eredita come comunione, non diventa automaticamente una società. Infatti, in regime di comunione, gli eredi partecipano:

  • alla mera amministrazione della società;
  • al godimento diretto e indiretto;
  • alla gestione meramente strumentale dei beni ereditati.

Impresa individuale, gli eredi non proseguono l’attività

Nel caso in cui gli eredi non intendano proseguire l’attività individuale, trova applicazione la lettera h-bis dell’articolo 67 del Testo unico sulle imposte sui redditi (Tuir) che disciplina i redditi diversi. In tal caso, da un punto di vista fiscale, l’Irpef sarà dovuta solo in caso di cessione dei singoli beni aziendali o dell’impresa nel suo complesso.

Tassazione pro-quota eredi

L’importo da dichiarare sarà dato dalla differenza tra il corrispettivo della cessione e il valore fiscalmente riconosciuto dei beni dell’azienda che fanno capo all’imprenditore deceduto. La plusvalenza realizzata verrà tassata pro-quota tra gli eredi, secondo il criterio di cassa, al pari di quanto succede per la generalità dei redditi diversi.

Azienda individuale tra gli eredi, è necessaria la regolarizzazione entro un anno

Se gli eredi del titolare dell’azienda sono più di uno e manifestano la volontà di continuare l’attività dell’impresa, la comunione ereditaria si assimila a una società di fatto. In altre parole sorge una società di fatto tra gli stessi eredi. La società ereditata, in questo caso, deve essere regolarizzata entro un anno in una società di persone o di capitali. A tal proposito, la Sezione V della Corte di Cassazione si è espressa con la sentenza numero 14889 del 17 novembre 2000. Nella decisione si presume che l’impresa individuale, alla morte del titolare, non cessi con una necessaria fase di liquidazione. L’attività continua nella forma di comunione, in mancanza di atti formali che facciano configurare una società di fatto tra i chiamati all’eredità.

Successione d’azienda: cosa significa società di fatto?

Non essendosi costituita per atto scritto e non essendo iscritta nel registro delle imprese della Camera di Commercio, la società di fatto è una società irregolare. La società di fatto è regolata dalle disposizioni inerenti alle società semplici fino al momento in cui non si provvederà a presentare iscrizione al registro delle imprese. In questo regime, la società di fatto ha minore autonomia patrimoniale rispetto alle società registrate.

Società di fatto e possesso di immobili

Il rispetto del termine di un anno per la regolarizzazione è, inoltre, fondamentale nel caso in cui l’azienda individuale sia proprietaria di immobili. In questo caso, gli eredi potranno usufruire della tassazione fissa ma, al superamento del termine, verranno applicate le consuete imposte proporzionali con eventuali sanzioni.

Nomina rappresentante legale della comunione

Passaggio fondamentale nel regime di comunione è la nomina del rappresentante legale secondo quanto prevedono gli articoli 1105 e 1106 del codice civile. In particolare, l’articolo 1106 disciplina che “l’amministrazione può essere delegata ad uno o più partecipanti, o anche a un estraneo, determinandosi i poteri e gli obblighi dell’amministratore”. Inoltre, l’amministratore della comunione è un mandatario avente posizione giuridica in conseguenza proprio della delega, atto con il quale viene conferito l’incarico da parte dei comunisti.

Comunicazione all’Agenzia delle entrate

Nel caso in cui gli eredi intendano continuare l’attività, dunque, è necessaria la registrazione con la comunicazione all’Agenzia delle entrate. Il rappresentante legale della comunione ereditaria deve inoltrare, nel termine dei trenta giorni dalla morte dell’imprenditore, la modifica dei dati Iva indicando contestualmente gli identificativi della comunione ereditaria. In genere, la denominazione si attua nella forma di “Comunione ereditaria di” oppure “Eredi di”, facendo seguire il nome dell’imprenditore defunto.

Modelli da compilare all’Agenzia delle entrate

Il modello da utilizzare all’Agenzia delle entrate è l’AA7, con indicazione del numero 23 corrispondente alle società semplice ed equiparate. Si dovrà inoltre compilare il quadro D selezionando la casella della successione ereditaria (1E) e indicare la partita Iva dell’imprenditore defunto per la sua cancellazione. Nel caso in cui gli eredi dovessero decidere di non continuare l’attività dovrà essere compilato il modello AA9 da uno degli eredi. In questo caso la dichiarazione da fornire è quella di cessazione di attività.

Casi particolari di liquidazione

Nel caso in cui l’attività di liquidazione si presentasse complessa e non potendosi perfezionare nel breve termine, dovrà essere compilato il modello AA9, ma la partita Iva dell’imprenditore defunto non dovrà essere cessata. Nel modello si procederà alla variazione dei dati con l’indicazione del rappresentante della comunione. Il modello serve, dunque, per la comunicazione del decesso.

Saldo positivo per le imprese nel 2016, anche se di poco

I dati del Registro delle Imprese relativi al 2016 parlano di un anno che, tra iscrizioni e cessazioni, si è chiuso con 41mila imprese in più rispetto all’anno precedente, con una crescita dello 0,7%.
Si tratta del più basso livello di iscrizioni dell’ultimo decennio, 363.488 in 12 mesi, compensato però dal rallentamento delle chiusure, 322.134. con questo saldo positivo, il sistema imprenditoriale a fine dicembre arriva a contare 6.073.763 aziende registrate.

E’ importante notare che una su dieci è guidata da under 35. Grazie a loro si deve il bilancio in attivo, poiché nel 2016 sono state aperte 64mila imprese giovanili in più, con una crescita del 10,2% rispetto al 2015.

Così Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere, ha commentato questi numeri: “Le notizie positive che emergono da questa fotografia di come è cambiato il sistema delle imprese italiane nel 2016 sono il contributo importante dei giovani under 35 e la frenata delle chiusure. Anche il nostro Paese deve adattarsi al mondo che cambia ad una velocità sempre maggiore. Più rapidamente lo faremo, più imprese saranno capaci di competere e di superare le avversità”.

Per quanto riguarda i settori di appartenenza, sicuramente quello più dinamico si è rivelato quello del turismo, in cui si contano 8.829 bar e ristoranti in più rispetto al 2015 (+2,35%) e 2.732 attività di alloggio aggiuntive (+5,3%), con una crescita esponenziale degli affittacamere, bed and breakfast, case ed appartamenti per vacanza: +15,92% la loro variazione, pari a 2.512 imprese in più.
Bene anche per il comparto noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese, che a fine 2016 conta 7.416 imprese in più. La crescita in questo ambito è legata soprattutto alle attività di servizi per edifici ed il paesaggio, che registrano un saldo positivo di 2.833 imprese generato essenzialmente dalle imprese di pulizia (+1.886) e da quelle che si occupano di giardinaggio e manutenzione delle aree verdi (+1.169). Più che positivo anche il bilancio annuale delle attività di supporto alle funzioni di ufficio (dai call center, ai servizi di fotocopiatura, al recupero crediti), aumentate di quasi 4mila unità (+5,51%).
Oltre al settore commerciale, che conta oltre 6.200 imprese in più a fine 2016, nuovo impulso alla crescita l’hanno fornito lo scorso anno le attività professionali (+4.150 imprese il saldo). Tra queste, spiccano le attività di consulenza aziendale e amministrativo-gestionale, cresciute di 2.382 imprese e del 5,69%.
Anno positivo anche per i servizi alla persona (3.283 le imprese in più nel 2016), trainati essenzialmente dall’aumento dei parrucchieri ed estetisti (1.739 in più) e dalle attività di tatuaggio e piercing che, con un saldo di 622 imprese, hanno messo a segno una crescita record del +23,25%.

Al contrario, i comparti più tradizionali sono in continua flessione. Per le costruzioni, il 2016 si è chiuso con una riduzione complessiva di 4.733 attività (-0,7% su base annua), ma si tratta di una situazione che riguarda quasi complessivamente le micro-imprese edili, che nel 2016 hanno perso 8.400 unità. Tendenza inversa, invece, per le società di capitali (+6.300).
Nella manifattura, il bilancio di fine anno evidenzia una riduzione complessiva di 3.338 imprese, che riguarda tutti i settori, ad eccezione quello alimentare e delle bevande (+696) e, soprattutto, delle imprese di riparazione, manutenzione e installazione di macchine ed apparecchiature (+1.148 unità). In questo caso, si tratta di imprese operanti nella riparazione e manutenzione di macchinari (+560 unità, pari al +3,61%) e a quelle di riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni (+128 imprese, pari al 5,38% in più rispetto al 2015).

Molto bene l’imprenditoria al Sud e nelle Isole, con 22.918 imprese in più, con uno stacco netto da Centro (+13.386 il saldo) e Nord-Ovest (+6.255). Negativo, invece, il saldo del Nord-Est, che chiude il 2016 con una riduzione di 1.205 imprese (-0,1%).

Il bilancio rimane comunque attivo per quindici delle venti regioni italiane, con il Lazio in testa (11.264 imprese in più), la Campania (+8.901) e la Lombardia (+6.535). Il Lazio (+1,77%) registra la crescita più sostenuta anche in termini relativi; seguono la Basilicata (+1,7%) e la Campania (+1,56%).

Per quanto riguarda l’organizzazione delle imprese, le società di capitale hanno il saldo migliore, con 56.479 imprese in più, pari al 3,7%. Le imprese individuali sono in maggiore affanno, con una flessione di oltre 3 mila unità e un decremento dello 0,1%.

Vera MORETTI

Pubblicato il nuovo decreto Smart&Start

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del ministro dello Sviluppo economico dedicato alle startup innovative.
Nel decreto sono comprese le regole per gli incentivi del nuovo bando Smart&Start rivolto alle giovani realtà imprenditoriali innovative italiane.

Ma, nonostante la pubblicazione in Gazzetta, dovranno passare 60 giorni prima che Invitalia, ovvero il braccio operativo che si occupa del programma, possa dare il via alle operazioni.

Vediamo nel dettaglio le novità all’interno del decreto.

Per prima cosa, esso è stato esteso a tutte le potenziali realtà del territorio italiano, alle quali vengono date agevolazioni per un totale di 200 milioni di euro per il sostegno di programmi d‘investimento e costi di esercizio per piani d‘impresa, purché si risponda a determinati requisiti.

Ovviamente, per accedere alle agevolazioni, le nuove imprese devono essere innovative, iscritte nella relativa sezione speciale del Registro delle imprese, caratterizzate da un significativo contenuto tecnologico e innovativo oppure essere mirate allo sviluppo di prodotti, servizi e soluzioni per l’economia digitale o ancora finalizzate alla valorizzazione economica di quanto scoperto tramite ricerca pubblica e privata.

Gli incentivi possono andare anche a persone fisiche mentre le imprese non devono essere in piedi da più di quattro anni.

Alcune modifiche, rispetto al decreto iniziale, riguardano anche i finanziamenti, a tasso zero, da restituire in dieci anni che arriveranno a coprire fino al 70% dell’investimento totale.
Ma, se si tratta di startup costituite da donne e giovani, o che vedono coinvolto nel progetto un dottore di ricerca italiano impiegato all’estero che per quell’impresa scelga di rientrare in Italia, insomma una mininorma per i cervelli di ritorno, la percentuale sale all‘80%.

Tradotto in euro, si va da 100mila euro minimi fino alla soglia massima di 1,5 milioni di euro.

Mezzogiorno e L’Aquila mantengono comunque un trattamento di favore grazie a ulteriori contributi a fondo perduto fino al 20% dell’investimento ammesso.
Sono anche previsti servizi di tutoring tecnico-gestionale dal valore di 15mila euro per il Sud e L’Aquila e 7.500 per le altre Regioni destinati alle iniziative più giovani, quelle sotto i 12 mesi.

Domenico Arcuri, ad di Invitalia, ha dichiarato: “Verrà lasciato un vantaggio relativo alle regioni del Sud ma si è ritenuto di dover anche andare incontro alle opportunità presenti nei luoghi dove c’è più mercato”.

Vera MORETTI

In aumento le imprese condotte da immigrati

Coloro che, arrivati in Italia in cerca di fortuna, sono riusciti ad integrarsi e, addirittura, a creare una propria attività, sono in aumento, tanto da contribuire ampiamente alla nostra economia.

Nel secondo trimestre del 2014, infatti, per quanto riguarda esclusivamente le imprese di immigrati, è tornato a salire il saldo tra iscrizioni e cessazioni, superando le 7mila unità, pari al 44% del saldo complessivo delle imprese individuali nel periodo aprile-giugno (+16.103 unità).

Tra i paesi di provenienza degli imprenditori immigrati extra Ue, il Marocco è in assoluta pole position, con 62.676 titolari, pari al 19,3% di tutti gli imprenditori individuali immigrati operanti alla fine di giugno.
Seguono la Cina (46.136, il 14,2% del totale), l’Albania (30.564, il 9,4%) e il Bangladesh (23.004, il 7,1%).

Gli imprenditori marocchini si occupano soprattutto di commercio e trasporti, tanto da rappresentare, in questi due contesti 31,9 e il 15,8% delle imprese con titolare immigrato.
I cinesi, dal canto loro, sono i primi in classifica in attività manifatturiere (57,9%), alloggio e ristorazione (31,3%) e altre attività di servizi (27,1%), mentre gli albanesi dominano nel settore delle costruzioni (31,6%).
I nati in Bangladesh sono gli imprenditori immigrati più presenti nelle attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (il 24,1% delle imprese di immigrati nel settore) e nei servizi di informazione e comunicazione (16,6%).

La leadership dei marocchini è da ricercarsi anche nella loro lunga presenza sul nostro territorio, tanto da essere i più numerosi tra gli imprenditori extra Ue in 11 regioni su 20, tra le quali spiccano la Calabria (dove sono il 55% di tutte le imprese di immigrati con sede nella regione) e la Valle d’Aosta (dove rappresentano il 35,3% dell’imprenditoria individuale extra Ue).

La Sardegna si segnala per la prevalente presenza di imprenditori originari del Senegal (il 32,6%), il Lazio per quelli del Bangladesh (29,6%), la Toscana per i cinesi, (29,1%) la Liguria per gli albanesi (22,9%), il Friuli Venezia-Giulia per i vicini della Serbia-Montenegro (17,8%), la Lombardia per quelli originari dell’Egitto (15,3%).
Unica regione a registrare la prevalenza di cittadini figli dell’emigrazione nostrana è l’Abruzzo, dove il primo paese di provenienza di imprenditori immigrati è la Svizzera (15,7%).

Vera MORETTI

Successo srl semplificate per gli under 35

Flop delle srl semplificate?
A giudicare dai dati appena emanati da Unioncamere, sembra proprio di no.
Il 2013, infatti, ha registrato una clamorosa impennata delle nuove imprese condotte da under 35, che appaiono iscritte al Registro delle Imprese e che fanno parte delle srl semplificate.

Insomma, la possibilità di avviare una startup con capitale sociale inferiore a 10mila euro è stata colta da molti aspiranti imprenditori, tanti attirati dall’opportunità di mettersi in proprio con un euro.

Contando, poi, che, al di sotto del 35 anni, non si pagano i diritti di segreteria dovuti alla Camera di Commercio, né l’imposta di bollo e le spese notarili, l’occasione viene colta al volo da coloro che sono stati esclusi dal mondo del lavoro e non hanno intenzione di stare a guardare.

Il bilancio, dunque, benchè molti storcessero il naso, è ora positivo e vedremo cosa accadrà nel corso del 2014.

Vera MORETTI

La crisi fa colare a picco le imprese giovanili

Le imprese giovanili non se la passano bene, poichè la crisi economica le ha messe in ginocchio, nonostante l’entusiasmo che le anima.

I dati, infatti, parlano chiaro, e riguardano anche le regioni più dinamiche.
In Emilia Romagna, ad esempio, a fine 2013 le pmi giovanili erano 36.682, -4,8% rispetto all’anno precedente. All’appello, mancano dunque ben 1.857 imprese.

Le imprese non guidate da giovani se la passano meglio, anche se non bene, poiché sono diminuite dell’1%.

Considerando i dati a livello nazionale, a fine 2013 è emerso che le imprese giovanili hanno subito una contrazione meno ampia (-4,2) e sono risultate 578.947, l’11,2% del totale, come è stato confermato anche dai numeri emanati dal Registro delle imprese delle Camere di commercio di fonte InfoCamere, elaborati dal centro studi e ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna.

Le imprese giovanili sono calate in tutta Italia, ma le flessioni più sostanziali sono state rilevate in Sardegna (-6%), Piemonte (-5,5) e Marche (-5,4).
È andata meglio in Trentino-Alto Adige (-0,7), nel Lazio (-1,4) e in Valle d’Aosta (-1,5).

La gran parte delle imprese giovanili è costituita da ditte individuali, tra le quali molte sono marginali, strette tra congiuntura negativa e indisponibilità del credito.
La riduzione delle imprese giovanili è principalmente da attribuire alla loro pesante flessione (-1.565 unità, -5,1%). La contrazione è stata però molto più intensa per le società di persone (-10,6%, pari a 410 unità). Sono diminuiti, anche se leggermente (-3,4%), anche cooperative e consorzi, mentre sono aumentate le società di capitale (136 unità, +3,7).

La contrazione del numero delle imprese giovanili è stata determinata soprattutto dal crollo delle costruzioni (-1.194 unità, -10,4%), dalle difficoltà delle attività manifatturiere (-7,9%, -243 unità) e dalla caduta delle imprese agricole (-170 unità, -7%).
L’ampiezza relativa della riduzione è stata molto evidente per le attività immobiliari (-11%). In controtendenza, crescono le imprese finanziarie e assicurative (+151 unità).

Vera MORETTI

Niente imposta di bollo per le imprese che presentano la PEC

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato un chiarimento tramite la Risoluzione n. 45/E del 5 luglio 2013 riguardante il pagamento dell’imposta di bollo da parte delle imprese individuali che comunicano il proprio indirizzo PEC al Registro delle Imprese: ebbene, è stato confermato che, per tale operazione, non è richiesto alcun pagamento.
L’esenzione, inoltre, vale per l’iscrizione dell’indirizzo PEC da parte delle imprese societarie vale anche per quelle individuali.

Rimane, invece, l’obbligo di pagamento se la domanda di deposito dell’indirizzo PEC viene presentata dalle imprese individuali unitamente alla domanda di prima iscrizione al Registro delle Imprese.
In questo caso, si tratta di un pagamento dell’imposta di bollo per l’avvenuta immatricolazione e non per la registrazione della PEC.

Vera MORETTI

PEC, questa sconosciuta

Sono circa 3 milioni le imprese chiamate a dotarsi di PEC entro il 30 giugno, ormai imminente.

Il Decreto Legge Sviluppo ha infatti deciso che tutte le società e le imprese, anche individuali, dovranno comunicare al Registro delle Imprese il loro indirizzo di posta elettronica certificata.

Nonostante la cadenza sia prossima, non tutti sanno cosa si intende per PEC: ebbene, la differenza con gli indirizzi e-mail usati comunemente sta nel fatto che tutto ciò che arriva dia Pec ha valore legale tanto quanto una raccomandata con ricevuta di ritorno, supportata inoltre dall‘orario di spedizione.
Inoltre, il sistema di Posta Certificata, grazie ai protocolli di sicurezza utilizzati, è in grado di garantire la certezza del contenuto non rendendo possibili modifiche al messaggio, sia per quanto riguarda i contenuti che eventuali allegati.

Ciò significa che, in caso di contenzioso, il servizio di Posta Elettronica Certificata garantisce l’opponibilità a terzi del messaggio.
Proprio il termine “Certificata” si riferisce al fatto che il gestore del servizio rilascia al mittente una ricevuta che costituisce prova legale dell’avvenuta spedizione del messaggio ed eventuali allegati. Allo stesso modo, il gestore della casella PEC del destinatario invia al mittente la ricevuta di avvenuta consegna.

Il gestore del servizio di posta elettronica certificata è tenuto ad informare, con la propria ricevuta, che il messaggio sia stato spedito, consegnato e che non sia stato in alcun modo alterato. In ogni avviso inviato dai gestori è apposto anche un riferimento temporale che certifica data ed ora di ognuna delle operazioni descritte.
I gestori inviano ovviamente avvisi anche in caso di errore in una qualsiasi delle fasi del processo (accettazione, invio, consegna) in modo che non possano esserci dubbi sullo stato della spedizione di un messaggio. Nel caso in cui il mittente dovesse smarrire le ricevute, la traccia informatica delle operazioni svolte, conservata dal gestore per 30 mesi, consentirà la riproduzione, con lo stesso valore giuridico, delle ricevute stesse.

Le aziende che sono in possesso di una Pec la usano soprattutto per comunicare con le Camere di Commercio e con Inps, Inail, e Agenzia delle Entrate, oltre a diversi enti locali.
InfoCamere ha predisposto sul portale Registroimprese.it il servizio “Pratica Semplice” che consente di assolvere in pochi minuti, per i titolari d’impresa provvisti di dispositivo di firma digitale, all’iscrizione della propria casella di posta elettronica certificata al Registro Imprese.

Per chi non avesse ancora provveduto, la casella di Pec può essere acquistata online rivolgendosi a uno dei Gestori autorizzati il cui elenco pubblico è consultabile all’indirizzo www.digitpa.gov.it.

Vera MORETTI