RTI: con le disposizioni della BCE, credito difficile per le pmi

In conseguenza alla posizione che la Banca Centrale Europea assume relativamente ai crediti deteriorati, Rete Imprese Italia ha espresso la sua forte preoccupazione, poiché a rimetterci sono ancora una volta le imprese, indistintamente dalle loro dimensioni o settori di attività.

Le disposizioni previste, infatti, se davvero applicate, vedrebbero salire il costo del credito e ridursi quindi la disponibilità di finanziamenti.

Dopo le linee guida introdotte a marzo 2016, si tratterebbe, da parte di BCE, di un ulteriore restrizione che andrebbe a mettere a repentaglio un difficoltoso ritorno alle condizioni di normalità del mercato del credito.
Considerando quanta fatica si sta facendo per uscire dalla crisi e tornare ai livelli precedenti a questi anni critici, i nuovi orientamenti della BCE non sembrano favorire il sistema economico ma, al contrario, mettergli i bastoni tra le ruote.

Le difficoltà di accesso al credito sono state più e più volte denunciate, poiché colpevoli di impedire alle imprese di far fronte alla crisi, pertanto, se ora non dovessero cambiare le cose, la situazione, invece di migliorare secondo le aspettative e le stime effettuate, peggiorerebbe, portando a conseguenze negative a tutta la nostra economia.

Per questi motivi, Rete Imprese Italia ha dichiarato che, in materia di vigilanza bancaria, occorre un quadro normativo di riferimento certo. Quindi, ciò significa che RTI Promuoverà tutte le possibili azioni in fase di consultazione del documento per fare in modo che la Banca Centrale Europea assuma posizioni più coerenti con l’esigenza di garantire adeguati flussi di credito all’economia.

Vera MORETTI

Rete Imprese Italia sul rafforzamento delle autorità Antitrust

Rete Imprese Italia ha partecipato all’audizione presso la Commissione attività produttive della Camera sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo sul rafforzamento delle autorità Antitrust.

Se da una parte veniva compreso l’obiettivo finale di garantire un’applicazione omogenea della disciplina europea per quanto riguarda la concorrenza, per assicurare parità di trattamento e condizioni concorrenziali uguali a tutte le imprese operanti all’interno dell’Unione europea, dall’altra sono state espresse forti perplessità circa il provvedimento, evidenziando alcuni aspetti critici della proposta, almeno nella sua attuale formulazione.

Le criticità, espresse da Roberto Cerminara, responsabile Commercio e legislazione di impresa di Confcommercio, sono queste: “Il finanziamento delle autorità Antitrust non deve in alcun modo comportare nuovi aggravi diretti o indiretti a carico delle imprese; inoltre, l’affidamento di più incisivi poteri alle autorità Antitrust dovrebbe sempre essere accompagnato da una valutazione dell’autorità giudiziaria prima dell’assunzione di qualunque provvedimento sanzionatorio. Infine, non risulta condivisibile l’introduzione di impropri meccanismi di solidarietà tra associazioni ed imprese aderenti. Il rischio è che, senza opportuni correttivi, si finisca per attribuire ad una autorità indipendente poteri paragiurisdizionali molto penetranti e di dubbia compatibilità con l’ordinamento giuridico nazionale impattando, dal punto di vista sanzionatorio, in maniera eccessiva e sproporzionata sulle imprese e sulle associazioni di imprese”.

Vera MORETTI

RTI: per ripartire, agevolazioni alle imprese e minor carico fiscale

Se da una parte la crisi economica è finita, dall’altra la ripresa, almeno in Italia, è molto lenta ed esigua, tanto da avere un tasso tra i più bassi d’Europa.
Per poterci mettere in pari con i Paesi Ue, dunque, occorre una manovra che sia in grado di permettere maggiori investimenti, ma anche agevolazioni che possano garantire ai giovani una definitiva entrata nel mondo del lavoro. E si tratterebbe solo dell’inizio, come ha espresso Giorgio Merletti, presidente di Rete Imprese Italia all’Audizione sul Documento di Economia e Finanza svoltasi davanti alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.

Merletti ha voluto sottolineare la necessità di risposte rapide e concrete alle imprese, che purtroppo sono caricate da un peso fiscale non indifferente, e che, invece, avrebbero bisogno di maggiore flessibilità.

Le richieste di RTI, inoltre, si estendono alla necessità di prseguire l’azione di governo per cogliere le residue opportunità legate al Quantitative Easing che ha consentito una spesa per interessi pari al 4% del Pil, che equivale al livello del 1980, e il calo del 13,7% dei prezzi delle commodities energetiche importate tanto da far calare nel 2016 la bolletta energetica all’1,6% del Pil, il miglior risultato dal 1999.

Come INT, anche Rete Imprese Italia ha espresso parere contrario all’applicazione dello split payment, colpevole di togliere liquidità alle imprese, anche a causa dei rimborsi Iva che non avvengono mai entro i previsti 3 mesi.

A riduzione del carico fiscale sulle imprese, RTI propone dunque l’aumento della franchigia Irap, la deducibilità completa dell’Imu pagata dalle imprese sugli immobili produttivi e l’accorpamento di Imu e Tasi. Sul fronte dei costi energetici a carico delle piccole imprese, Rete Imprese Italia sollecita il riequilibrio degli oneri generali del sistema elettrico, pari a 16 miliardi di euro, che oggi gravano soprattutto sulle piccole imprese e che vanno spostati sugli energivori.

Vera MORETTI

Il Made in Italy alla conquista dell’Australia

Il Made in Italy ha conquistato anche l’Australia, grazie ad una “missione” alla quale ha partecipato, tra gli altri, anche Aurelio Ceresoli, vicepresidente di Federalimentare, che, al suo ritorno in patria, si è dimostrato particolarmente ottimista.
Il motivo principale è che sia i ristoratori australiani sia le catene appartenenti alla grande distribuzione si sono dimostrati molto interessati al Made in Itlay.

Alla spedizione hanno partecipato circa trenta aziende dei settori dell’agrifood e della pelletteria, guidate dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Ivan Scalfarotto, in collaborazione con Confindustria, Ice, Federalimentare, Assocalzaturifici, Aimpes e Rete Imprese Italia.

Piergiorgio Borgogelli, direttore generale dell’Ice, ha confermato questo mood positivo: “In Australia abbiamo raggiunto traguardi importanti nel settore agroalimentare e nel comparto calzature-pelletteria: l’Italia è al sesto posto tra i fornitori agroalimentari, con un trend del +2,7% nell’export 2016, mentre nei prodotti calzaturieri e nella pelletteria siamo al quarto posto con una crescita del 13,9% nel 2016”.

In quattro giorni molto fitti, la delegazione ha fatto tappa a Sidney e a Melbourne e ha anche incontrato le due principali catene della Gdo australiana, che sono Coles e Woolworths.

Ad oggi, i prodotti dell’agrifood italiano più esportati sono le bevande e le conserve di ortaggi e legumi, anche se negli ultimi tempi le vendite di sughi e pelati sono calate a causa dell’applicazione dei dazi antidumping, che poi Camberra a gennaio ha parzialmente revocato.
Si tratta di un problema di cui il governo italiano vuole farsi carico, come ha dichiarato Scalfarotto: “Nella prospettiva di un rafforzamento delle nostre relazioni bilaterali anche attraverso un eventuale accordo di libero scambio tra Ue e Australia il cui mandato negoziale è oggi in via di valutazione a livello europeo, l’Italia lavora perché siano superate le difficoltà rappresentate da alcuni ostacoli non tariffari quali dazi antidumping, barriere fitosanitarie e denominazioni di origine”.

Per quanto riguarda il settore della pelletteria, sembra che il mercato australiano offra molte buone opportunità, come ha dichiarato Riccardo Braccialini, presidente dell’Aimpes, l’associazione dei pellettieri. Aprire un negozio a Sidney significherebbe non solo avvicinarsi ai consumatori interni ma anche ai turisti provenienti da Corea del Sud, Giappone e Cina.

Vera MORETTI

L’efficienza energetica al 30% è un’opportunità per le imprese

L’Unione europea ha posto come obiettivo da raggiungere entro il 2030, ovvero raggiungere un’efficienza energetica del 30%, potrebbe rappresentare una buona opportunità per le imprese, che dovranno certamente adoperarsi per centrare l’obiettivo e quindi investire, per poi arrivare ad un considerevole risparmio sulle bollette.
Rete Imprese Italia, all’Audizione presso la Commissione Industria del Senato, ha aggiunto che, per raggiungere l’obiettivo, servirà maggiore flessibilità nell’utilizzo degli strumenti per raggiungere i target europei e una Cabina di regia nazionale sui temi dell’energia, dell’ambiente e dei trasporti.

Per quanto riguarda poi la soglia obbligatoria dell’1,5% di efficienza energetica per i distributori i fornitori di energia, RTI crede che sia necessario rivedere l’uniformità di obblighi per i Paesi Ue, consentendo l’utilizzo di incentivi rivelatisi efficaci, come le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica, per raggiungere questo obiettivo.

Ma in che modo le piccole e medie imprese che operano nel settore dei servizi energetici possono vedere questo obiettivo come un’opportunità? Occorre una normativa che permetta a queste 200.000 pmi di operare in regime di libera concorrenza sul mercato, in modo da garantire ai consumatori vantaggi finali notevoli.

I rappresentanti di Rete Imprese Italia non condividono l’esclusione dell’energia elettrica dal campo di applicazione delle disposizioni su misurazione e fatturazione che costituiscono aspetti importanti nelle politiche di efficienza energetica e nella tutela dei consumatori finali.
In merito alla direttiva sulla prestazione energetica degli edifici che prevede l’introduzione di una Strategia di ristrutturazione a lungo termine, Rete Imprese Italia ritiene necessario eliminare alcuni ostacoli come i limiti di accesso al credito, l’assenza di una contrattualistica specializzata, l’incertezza normativa, l’assenza di una strategia stabile e lo scarso coordinamento tra incentivi, benefici concreti e tempi di recupero, i limiti operativi connessi con l’utilizzo delle reti.

Vera MORETTI

RTI contro la riforma sui voucher

L’utilizzo diffuso dei voucher, da parte delle imprese, rappresenta una buona soluzione, e forse l’unica ad oggi, per remunerare prestazioni saltuarie ed occasionali, anche nell’ottica della battaglia contro il lavoro nero, oltre, ovviamente, all’opportunità di occupazione e di guadagno legale. Non si tratta, dunque, di un abuso, ma di un modo per legittimare un lavoro
Per questi motivi Rete Imprese Italia difende a spada tratta questa modalità, perché va a contrastare il lavoro nero, e quindi si pone contro qualsiasi ipotesi di riforma che limiti la possibilità di impiego dei voucher.

I motivi sono chiarissimi: evitare, in primo luogo, riforme che non rispecchierebbero le attuali e reali esigenze del mercato del lavoro, e che quindi rischierebbero di frenare la libertà di iniziativa economica.
Ricordiamo che, per come sono utilizzati dagli imprenditori, permettono ai lavoratori occasionali di ricevere un compenso regolare e tracciabile, cosa che altrimenti non sarebbe possibile.

Rete Imprese Italia cita rilevazioni statistiche dell’Inps per sottolineare che nonostante la crescita del numero di committenti, prestatori e voucher, questo strumento continua a coprire prestazioni saltuarie ed occasionali e che riguardano per il 63% categorie di lavoratori che grazie ai voucher posso incrementare il loro reddito e per il 37% soggetti disoccupati o inoccupati in attesa di entrare o rientrare nel mercato del lavoro.

Ovviamente, la soluzione ottimale sarebbe ottenere, al posto di voucher per collaborazioni occasionali, un contratto, se non a tempo indeterminato, almeno a tempo determinato, per dare una continuità, ma anche una dignità a chi fatica ad entrare nel mondo del lavoro. Ma, se l’alternativa ad oggi sarebbe quella del lavoro nero, ben vengano i voucher, che hanno il pregio di contrastare questa piaga, ancora ben presente in Italia e lontana dall’essere risolta.

Vera MORETTI

La tassa occulta della burocrazia

Come se non bastassero la crisi, le tasse e le imposte a mettere in ginocchio le imprese italiane, lo Stato ci mette anche il carico da 10 per fa affogare il poveri imprenditori con una burocrazia assurda che fa perdere tempo e, soprattutto, denaro.

Secondo una ricerca realizzata dal Centro Europa Ricerche per conto di Rete Imprese Italia, superano infatti i 30 miliardi i costi che le Pmi italiane sopportano ogni anno a causa dell’eccesso di adempimenti richiesti dalla burocrazia cui devono sottostare. Un valore equivalente al 2% del Pil che, secondo quanto si legge nella ricerca, “costituisce un evidente freno al processo di sviluppo“.

Secondo gli estensori dello studio, oltre il 25% dei costi della burocrazia potrebbe essere tagliato se si seguissero “procedure più semplici che, in quasi due casi su tre, dovrebbero riguardare materie del lavoro e del fisco“. Nove miliardi che potrebbero essere risparmiati in quanto “oneri impropri determinati da complicazioni e inefficienze burocratiche che un programma di semplificazione consentirebbe di evitare“.

La percezione della burocrazia come di una tassa occulta è comune al 60% delle Pmi, le quali ritengono che l’incidenza degli oneri amministrativi sia aumentata negli ultimi anni, con il moltiplicarsi di norme sempre più complicate.

Impressionante la traduzione in numeri del trend. Secondo la ricerca, i giorni dedicati a sbrigare adempimenti amministrativi sono aumentati nel corso della crisi: da 26 che erano nel 2008 sono passati a 30 nel 2013 (+7%), con un massimo di 32 nel 2010.

RTI negativa sul bando Sistri

Rete Imprese Italia ha accolto con notevole perplessità il bando di prequalifica Sistri appena pubblicato da Consip, che è stato definito “un capitolato di 260 milioni di euro che ha per oggetto la piattaforma già esistente e che si basa sull’attuale impianto normativo”.

La convinzione che non si fosse intervenuti per tempo sulla normativa, rimuovendo così tutte le norme contradditorie del Sistri, sta diventando realtà.

Tra le “pecche” di questo bando, ad esempio, costi che rimangono attualmente insostenibili per le imprese, ma anche tecnologie ancora obsolete e malfunzionanti.
Alla luce di ciò, questo bando pare destinato a pochi eletti, e senza nessuna speranza di miglioramento e di modifiche in tempi brevi o perlomeno accettabili.

Nella nota di Rete Imprese Italia si legge: “La via intrapresa non solo è inaccettabile, ma è anche fortemente pericolosa per la competitività delle nostre imprese e per l’ambiente. Ancor più inaccettabile è il riferimento citato nel comunicato relativo al recepimento delle indicazioni emerse dalla consultazione pubblica indetta da Consip nello scorso mese di aprile e rivolta alle organizzazioni appartenenti alle categorie di soggetti utenti del Sistri dato che le indicazioni più volte espresse nei documenti ufficiali consegnati tracciavano ben altro percorso. Chiediamo che venga urgentemente fatta chiarezza sulle scelte che il Governo intende prendere su un tema così delicato, anche alla luce dei recenti interventi parlamentari e, in particolare, degli impegni approvati con la risoluzione a prima firma dell’onorevole Carresci“.

Vera MORETTI

Carlo Sangalli al timone di RTI

Rete Imprese Italia ha un nuovo presidente: dall’1 luglio, infatti, alla guida di RTI c’è Carlo Sangalli, presidente nazionale della Confcommercio.

L’Associazione unitaria delle cinque principali organizzazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese e dell’impresa diffusa, ovvero Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, che raccolgono insieme oltre 2,5 milioni di imprese, saluta Daniele Vaccarino, presidente di Cna che ha ricoperto la carica per il primo semestre del 2015, e dà il suo saluto, nonché in bocca al lupo, al suo successore.

Il passaggio di consegne è avvenuto durante l’assemblea dell’associazione.

Vera MORETTI

RTI sui decreti del Jobs Act

Il Jobs Act e i decreti che ne scaturiscono sono sorvegliati speciali da parte di Rete Imprese Italia, che vuole capirne gli sviluppi e le conseguenze, anche a lungo termine.

Da una nota emanata da RTI si legge che: “I quattro schemi di decreti legislativi all’esame del parlamento contengono molteplici e diverse disposizioni, in larga parte condivisibili, ma permangono alcune specifiche problematiche”.

Andando nel dettaglio, e considerando le politiche attive e il riordino dei servizi per il lavoro, la riforma viene considerata efficace “perché mira a realizzare una regia unica e coordinata per i servizi per il lavoro” anche se, si sottolinea, va chiarito il ruolo dei fondi interprofessionali per la formazione continua, che sono e devono restare soggetti privati per continuare a far crescere la professionalità e occupabilità dei dipendenti e la competitività delle imprese“.

Anche il provvedimento che istituisce l’Agenzia ispettiva unica è stato apprezzato da RTI, poiché si tratta di un progetto già caldeggiato in passato per garantire maggiore certezza del diritto e delle regole a tutti gli operatori.

Relativamente alla riforma degli Ammortizzatori sociali, risulta condivisibile l’obiettivo di riformare, ampliandole, le tutele per i lavoratori che ne erano privi e salvaguardando le specificità dei settori economici, ma occorre prevedere che l’equilibrio del fondo di solidarietà, allargato alle imprese con più di 5 dipendenti, permetta anche la riduzione in futuro del contributo se le gestioni dovessero risultare costantemente attive.
Non possono poi essere imputati ai Fondi di solidarietà i costi per i contributi figurativi dei lavoratori sospesi, previsione che realizzerebbe un trattamento penalizzante e ingiustificato solo per le imprese inserite in questi fondi.
Inoltre, vanno confermate le disposizioni che hanno consentito al fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato di integrare le prestazioni erogate dal Fondo con l’indennità di disoccupazione.

In ultimo, le disposizioni per la semplificazione: “accanto a previsioni realmente positive, quali il rafforzamento del sistema di trasmissione in via telematica di documenti o l’abrogazione di adempimenti amministrativi non necessari per le assunzioni o la nuova disciplina della video sorveglianza si è persa tuttavia l’occasione di superare molti adempimenti formali, in particolare sulla sicurezza sul lavoro; inoltre il provvedimento contiene un ingiustificato inasprimento del sistema sanzionatorio; insomma sulla semplificazione si può fare decisamente di più”.

Vera MORETTI