Le novità della riforma fiscale

Il disegno di legge delega sulla riforma fiscale che è stato appena approvato dalla Camera ha stabilito i principi e i criteri direttivi cui deve uniformarsi il Governo nell’introdurre norme per la ridefinizione dell’imposizione sui redditi di impresa e per la disciplina dei regimi forfetari per i contribuenti di minori dimensioni.

Più in particolare, i decreti legislativi devono disporre l’assimilazione delle imposte sui redditi di impresa prodotti dai soggetti Irpef, con assoggettamento ad un’imposta sul reddito imprenditoriale la cui aliquota è proporzionale ed allineata a quella dell’Ires.

Resta ferma la deducibilità dalla base imponibile delle somme prelevate dall’imprenditore e dai soci, che concorreranno alla formazione del reddito Irpef.

Il provvedimento inoltre da al Governo l’incarico di introdurre i regimi semplificati per i contribuenti di minori dimensioni e regimi sostitutivi forfettari per i contribuenti minimi.
In questi casi, poi, è prevista una ulteriore differenziazione in funzione del settore economico e del tipo di attività svolta, oltre ad istituti premiali per le nuove attività produttive.

La legge chiede a gran voce al Governo di definire il termine di autonoma organizzazione ai fini dell’assogettabilità all’Irap dei professionisti e dei piccoli imprenditori, passaggio fondamentale nell’ottica dell’abolizione dell’Irap per chi non ha un’autonoma organizzazione.

Si tratta di una misura importante anche per i giovani che hanno posizioni IVA aperte, e per gli ultracinquantenni che magari hanno perso il posto di lavoro e che potrebbero rientrare, con regimi semplificati e forfettizzati, aprendo una posizione autonoma con una più leggera pressione fiscale.

Vera MORETTI

La lunga strada della Riforma Fiscale

 

Una legge delega che contiene ancora troppi punti poco chiari. E’ questo il parere unanime espresso dai  rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, riguardo al testo del Governo che dovrebbe fare da guida alla riforma fiscale. 

L’unica vera riforma fiscale oggi si chiama revisione della spesa – ha sottolineato Claudio Siciliotti, Presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. – Tutti i numeri a nostra disposizione ci dicono che si possono recuperare fino a 60 miliardi di minori spese, con i quali finanziare la sterilizzazione integrale e definitiva dell’altrimenti previsto aumento dell’IVA, l’abrogazione integrale dell’IRAP per l’intero settore privato e il dimezzamento dell’IRES per le imprese labour intensive, ossia quelle che presentano una incidenza del costo del lavoro superiore al 50% del fatturato”.

Per Siciliotti la priorità riguarda la necessità di abbassare le tasse su imprese e professionisti che danno a loro volta lavoro, prima ancora che direttamente sui lavoratori stessi. Il rischio è, sempre secondo il Presidente, che “nel medio periodo, potremmo trovarci con il paradosso di lavoratori meno tassati su redditi teorici di un lavoro che non avranno più”.

Ma cosa ne pensano i commercialisti a proposito delle imposte patrimoniali?
Dopo le manovre del 2011, una patrimoniale esiste già e  il suo ruolo “non e’ marginale – osserva Siciliotti – anche se mascherata sotto forma di tante imposte spezzatino su immobili, attività finanziarie e altri beni posseduti sia in Italia che all’estero”.

Le manovre che si rendono in questo momento necessarie secondo il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, riguardano in primo luogo la revisione organica delle rendite catastali, ma prevedendo l’inserimento entro il disegno di legge che dovrà essere approvato dal Governo una “clausola di salvaguardia a favore dei contribuenti, con possibilità di applicare vecchi valori e vecchie aliquote, qualora i nuovi valori rivisti al rialzo determinino un aggravio di imposizione, nonostante la promessa di una revisione al ribasso delle aliquote” conclude Siciliotti.

In secondo luogo, il reddito di lavoro autonomo dovrà continuare a essere determinato sulla base del principio di cassa e non su quello di competenza. La strada da percorrere è ancora lunga.

Iri al posto dell’Ires?

di Vera MORETTI

Approvato, alla fine, il testo del Disegno di legge della Delega fiscale, con cui il Consiglio dei Ministri vuole attuare una nuova riforma del fisco, che possa essere più equa.

A questo proposito, l’Ires dovrebbe essere sostituito dalla Iri, Imposta sul Reddito Imprenditoriale, la quale si applicherebbe a tutte le attività di impresa e professionali.
Il reddito che imprenditore o professionista percepirà dall’impresa o studio professionale come remunerazione del lavoro svolto sarà tassato come reddito ordinario Irpef.
La scelta se tassare il reddito aziendale separatamente da quello personale spetterà all’imprenditore o professionista in prima persona.

Riforma fiscale: definita l’attuazione della revisione del Catasto

Al preconsiglio dei Ministri di martedì scorso è stata presentata la bozza del disegno di legge delega per la riforma fiscale. Il testo contiene 17 articoli ed con l’articolo 2 rubricato “Revisione del catasto dei fabbricati” viene definita la delega al Governo per l’attuazione della revisione del Catasto.

Nella relazione illustrativa della bozza di disegno di legge viene spiegato che: “Il decreto Salva Italia ha operato un aumento automatico e indifferenziato delle rendite catastali dei fabbricati ai soli fini dell’imposta patrimoniale (IMU). Ciò costituiva l’unica possibilità di avvicinare in media tali valori a quelli di mercato in tempi rapidi, per allineare l’incidenza del prelievo sulla proprietà immobiliare ai livelli europei. Il prezzo è stato però un aumento anche delle sperequazioni esistenti”.

La soluzione prospettata dal Governo è quella di mantenere invariato il carico tributario, ripartendolo però diversamente per cancellare o ridurre le sperequazioni.

Al fine di migliorare i livelli di equità, perequazione, trasparenza e qualità delle informazioni nel settore immobiliare, il Governo è, dunque, delegato ad attuare la revisione del catasto in collaborazione con i Comuni ed a ciascuna unità immobiliare verrà attribuito il relativo valore patrimoniale e la rendita, in riferimento ai rispettivi valori medi ordinari espressi dal mercato in un arco temporale di tre anni, alla definizione degli ambiti territoriali del mercato immobiliare, alla rideterminazione delle destinazioni d’uso ordinarie e speciali ed alla determinazione del valore medio orsinario.
Il nuovo Fisco immobiliare sarà progettato per cancellare le vecchie rendite in quanto l’attuale classificazione degli immobili e l’articolazione in vani finisce per attribuire caratteristiche fiscali diverse a unità immobiliari simili fra loro.
La nuova unità di misura sarà il metro quadrato, intorno al quale ruoterà tutto il nuovo sistema di calcolo.

La delega pone al Governo l’obiettivo ambizioso di introdurre una distinzione effettiva fra rendita e valore, superando il sistema che oggi individua il valore fiscale moltiplicando in modo lineare le rendite. Con il nuovo Catasto verranno modificati, certamente, gli attuali classamenti, che in taluni casi considerano «fabbricati rurali» quelle che oggi sono lussuose ville o «abitazioni popolari» quegli appartamenti oggi di prestigio nei centri storici.

Fonte: lavoripubblici.it

Nelle tasche degli italiani

di Vera MORETTI

Il governo tecnico di Mario Monti, nonostante le voci che si sentivano negli ultimi giorni, continua ad essere solo di “passaggio” per traghettare l’Italia verso le nuove elezioni risanata dalla crisi economica.
La conferma è di queste ultime ore, poiché se il premier riuscirà a raggiungere gli obiettivi che si è posto, allora lascerà, come era previsto inizialmente, nel 2013.

Gli obiettivi del governo Monti rimangono, per quanto riguarda la riforma fiscale, l’attuazione di provvedimenti diretti “al riequilibrio del sistema impositivo” e “al graduale spostamento dell’asse del prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette“, riportando quanto scritto nell’Atto di indirizzo sulla politica fiscale firmato dallo stesso premier. Senza tralasciare che la riforma fiscale punterà a “la riduzione degli effetti distorsivi delle scelte degli operatori economici“.

Oltre a ciò, emerge, dallo stesso documento, che, sempre in ambito fiscale, “saranno predisposti schemi di provvedimenti normativi diretti al riequilibrio del sistema impositivo, anche relativamente alla tassazione dei redditi finanziari“.

A questo proposito, Equitalia comunica che salirà la soglia per ottenere rateizzazioni dei debiti del fisco più semplici: se, infatti, finora la soglia era fissata a 5.000 euro, ora sarà possibile chiedere una semplificazione fino a 20.000 euro.
Per ottenere il fisco semplificato basterà presentare una richiesta motivata che attesti la propria situazione di temporanea difficoltà.

Riforma Fiscale bocciata anche dalla Corte dei Conti

Pollice verso da parte della Corte dei Conti nei confronti della Riforma Fiscale, a causa delle troppe tasse da lavoro e per le imprese, troppo alto il rischio di tagli lineari alle agevolazioni fiscali e del tutto insufficiente la copertura finanziaria.

Non si è risparmiato con le critiche Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, durante l’audizione alla commissione Finanze alla Camera.

Occorre domandarsi se le incertezze che gravano sulla copertura della delega fiscale e assistenziale non rendano necessario esplorare fonti di gettito nuove, in direzione di basi imponibili personali o reali che non insistano sul lavoro e sulle imprese”.

Viene vista come il fumo negli occhi anche la clausola di salvaguardia, che scatterebbe nel caso in cui il governo non riuscisse ad esercitare la delega entro il 30 settembre 2012. La clausola, infatti, prevede il taglio di tutte le 600 agevolazioni attuali. Una misura recessiva, anche perché i tagli vedrebbero coinvolti coloro che, l’imposta, la pagano già, e soprattutto i contribuenti che appartengono alle fasce di reddito meno elevate.

Giampaolino si scaglia anche contro i tagli alla spesa sociale e, ovviamente l’aumento dell’IVA al 21% frutto della manovra finanziaria bis, che ha cambiato le carte in tavola: l’aumento delle imposte indirette sarebbe dovuto essere proprio una delle principali fonti di copertura previste dal Ddl per la riduzione IRPEF.

Dubbi anche sull’eliminazione IRAP, difficile da realizzare perché in contrasto con il federalismo fiscale, in base a cui il potere di ridurre l’IRAP è delle Regioni.

Infine, in relazione all’ipotesi di condono, si ritiene una “scelta molto politica, specie per l’aspetto che riguarda le conseguenze sul comportamento dei contribuenti”: bisogna guardare ai risultati dei condoni precedenti e inoltre, a differenza che in passato, ora siamo “in presenza di nuove misure anti-evasione delle quali bisogna tenere conto”.

Vera Moretti

nuovi termini per la contabilizzazione fiscale delle perdite

Tra le novità di rilevanza fiscale della Manovra, anche nuovi termini per la contabilizzazione fiscale delle perdite.

Pertanto, la perdita di un periodo d’imposta può essere computata in diminuzione del reddito dei periodi d’imposta successivi in misura non superiore all’80 % del reddito imponibile di ciascuno di essi e per l’intero importo che trova capienza in tale ammontare. Inoltre, è venuto meno il limite temporale di riportabilità.
Le perdite realizzate nei primi tre periodi d’imposta dalla data di costituzione possono essere computate in diminuzione del reddito complessivo dei periodi d’imposta successivi entro il limite del reddito imponibile di ciascuno di essi e per l’intero importo che trova capienza nel reddito imponibile di ciascuno di essi, a condizione che si riferiscano ad una nuova attività produttiva.

Romani: il governo non vuole alzare l’Iva

Il ministro dello Sviluppo Economico Romani all’Assemblea di Confcommercio ha confermato che il governo non ha nessuna intenzione di aumentare l’Iva: “Non è assolutamente intenzione del governo costruire la riforma fiscale sull’aumento dell’Iva; sarebbe uno strumento che frena la crescita mentre serve un forte stimolo alla domanda interna“.

Priorità del governo in questo momento è di “coniugare crescita e rigore”. “Il sistema paese ha retto – ha affermato Romani – subendo un ridimensionamento. Ora occorre indirizzare gli sforzi verso un impegno comune”. A chi gli chiedeva dove saranno reperite le risorse per la riforma fiscale che come ha chiarito “va condivisa”, il ministro ha replicato che “non e’ obbligatorio che ci siano risorse”.

Per questo andranno potenziati gli strumenti per la lotta all’evasione fiscale mentre per quanto riguarda un aumento dell’età pensionabile per le donne Romani ha affermato che ancora i tempi non sono maturi per affrontare questo tema.


 

Giovani imprenditori: in Italia si fa troppo poco per incentivare i giovani

Il presidente dei Giovani Imprenditori, Jacopo Morelli in apertura del 41esimo convegno di Santa Margherita Ligure lancia segnali d’allarme per la situazione dell’impiego giovanile: “Quest’Italia è “contro i giovani” ma non bisogna arrendersi ed è necessario alzare la testa: penalizzando le giovani generazioni non si porta’ ottenere “una robusta crescita economica“.

Se l’Italia si presenta come un Paese poco attento all’incentivo dei giovani, l’obiettivo è quello di diventarlo. Si tratta di un obiettivo propositivo e allo stesso tempo urgente per poter competere con i mercati emergenti e per non aggravare il divario con altri Paesi europei “Non ci arrendiamo dinanzi alle difficoltà e non ci rassegniamo, perche’ abbiamo le capacità per affrontare e vincere le grandi battaglie di un mondo globale”. Oggi, ha proseguito Morelli, “continuando a penalizzare le nuove generazioni, le loro forze, i loro talenti, sarà impossibile ottenere una robusta crescita economica, condizione indispensabile per garantire un avvenire sereno all’intera nazione” – ha proseguito.

L’invito di Morelli è che la politica si interessi a questi temi in un modo più attento e responsabile. Le priorità sono riuscire a permettere alla nuova generazione un lavoro meglio remunerato, un’istruzione al passo con i tempi, una prospettiva di crescita personale e professionale. Per raggiungere questo traguardo sarebbe utile diminuire la pressione fiscale verso i giovani: “Meno tasse significa più risorse disponibili, per consumare o per risparmiare. E’ cosi’, anche, che si risponde all’ansia di chi deve, in autonomia, costruire il proprio futuro. Un nostro laureato, fra i 25 e i 34 anni, guadagna l’80% della media della retribuzione dei laureati nel loro complesso: nei paesi Ocse è il 90%, nel Regno Unito siamo al 96%“. Oltre ai giovani particolare riguardo meriterebbero anche le donne, a cui potrebbe essere applicata una riduzione delle aliquote.

Confindustria chiede una riforma fiscale al più presto

Emma Marcegaglia interviene al Congresso dei Giovani di Confindustria e chiede al Governo di abbassare le tasse a chi tiene in piedi l’Italia: cioè lavoratori dipendenti e imprese. Secondo la Marcegaglia sulla riforma fiscale si deve passare dalla fase di studio a una concreta e operativa, strutturando “una riforma fiscale che abbassi le tasse a chi tiene in piedi questo Paese, cioè lavoratori dipendenti e imprese”.

Poi la leader della Confindustria ha rilanciato il tema della crescita: “senza crescita la società si incattivisce. La crescita ha un valore economico ma anche un valore sociale”. Per la Marcegaglia non si può prescindere dal tema della crescita: “se il Paese non cresce o cresce a ritmi bassi non possiamo fare quello che vogliamo fare” per rilanciare l’economia. Anche la numero uno di Confindustria, come il Ministro Tremonti, ha toccato il tema dei contratti, ribadendo che la Confindustria non vuole abusi in tema di contratti di lavoro, ma “ci possono essere forme di flessibilità chiara in entrata. Il lavoro interinale è corretto, i contratti a termine e l’apprendistato sono forme corrette. Ci sono però forme strane di co.co.pro. Noi non vogliamo abusi nei confronti di nessuno, figuriamoci nei confronti dei lavoratori”.

Noi di INFOIVA siamo d’accordo con tutto quanto detto dalla Presidente di Confindustria, ci teniamo però a sottolineare una cosa: chiedere un abbassamento delle tasse è giusto. Soprattutto da Lei, Presidente degli Industriali. Ma secondo noi una riforma fiscale in grado di abbassare la pressione fiscale non dovrebbe coinvolgere soltanto dipendenti ed industriali (anche perché i primi godrebbero indirettamente dei benefici derivanti da una minore pressione sui loro datori di lavoro), una buona riforma dovrebbe abbassare la pressione fiscale soprattutto ai piccoli imprenditori, gli artigiani, i professionisti. Quanti sono i professionisti ed i piccoli imprenditori che tengono in piedi l’Italia? Tanti! Una buona riforma fiscale non può certo dimenticarli.