Con la legge delega prende il via un’epocale riforma fiscale: novità

Si è svolta ieri, 5 ottobre 2021, la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Draghi sulla delega per la riforma fiscale. Ecco cosa è stato annunciato e su cosa verterà la riforma che appare essere la più importante dopo decenni di stratificazione legislativa.

I passi da compiere per giungere alla Riforma Fiscale

Il sistema fiscale italiano è tra i più complessi e a sottolinearlo è lo stesso Presidente del Consiglio Draghi, nel tempo si sono accumulate tante imposte, le aliquote sono cresciute, ci sono stati provvedimenti parziali che di fatto hanno reso il sistema sempre più complesso portando la tassazione italiana a livelli altissimi. Questo ha avuto notevoli riflessi nella vita quotidiana, con aziende che fuggono dall’Italia, cittadini che sentono come iniquo l’intero sistema e larghe fasce di evasione.

Ieri in conferenza stampa è stato presentato il disegno di legge delega sulla riforma fiscale, la stessa, una volta approvata delegherà il Governo a realizzare entro 18 mesi la riforma del sistema fiscale. La legge delega è un atto con cui il Parlamento delega al Governo l’emanazione successiva dei provvedimenti attraverso decreti legislativi. L’obiettivo dichiarato è riordinare il sistema fiscale e sicuramente il Governo, vista la base ristretta può raggiungere più facilmente l’obiettivo senza la navetta continua che di solito caratterizza l’approvazione delle leggi in Parlamento con la presentazione di migliaia di emendamenti. Ora proveremo a capire quali sono le novità importanti emerse e le linee guida per il nuovo sistema fiscale.

IRAP: addio con la riforma fiscale

Il disegno di legge delega definisce il perimetro di azione che riguarderà le principali imposte italiane: IRAP, IRPEF, IRES, IVA, inoltre è prevista la riforma del catasto. Il Presidente del Consiglio Draghi ha però sottolineato che nel complesso la riforma dovrebbe portare ad una minore pressione fiscale, ciò anche al fine di allineare il sistema italiano a quello dell’Unione Europea, infatti abbiamo il sistema non solo più complesso ma anche con tassazione più elevata. Il disegno di legge comprende 10 articoli, nel primo è chiaramente indicato che la riforma dovrà essere terminata entro 18 mesi, ma soprattutto che dovranno essere rispettati gli articoli 3 (uguaglianza formale e sostanziale) e 53 ( principio della progressività del sistema fiscale) della Costituzione.

La prima novità importante riguarda l’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) da sempre è considerata un’imposta poco equa ed è molto avversata, il Governo mira ad eliminarla entro il 2026, l’unico ostacolo resta reperire una fonte alternativa per finanziare la sanità regionale.

Cosa si prevede per l’IRPEF

Un’altra imposta su cui si punta è l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche), qui diversi sono i temi toccati, in primo luogo le addizionali comunali e regionali vengono trasformate in “sovraimposte”, il loro ammontare dovrà essere comunque tale da assicurare lo stesso gettito a Regioni e Comuni, l’aliquota potrà essere aumentata nelle Regioni che mostrano delle sofferenze inerenti il sistema sanitario. Il Governo intende agire anche sulle aliquote medie, tra gli obiettivi c’è il riordino delle deduzioni e delle detrazioni.

La riforma dovrà comunque garantire il principio della progressività, ricordiamo che lo stesso prevede che chi ha di più, paghi di più ma non in modo proporzionale (tale sistema si realizzerebbe eliminando gli scaglioni), ma in modo più che proporzionale. Si vocifera di un’eliminazione del secondo scaglione, con accorpamento al primo scaglione, l’ipotesi non sembra probabile perché si tratterebbe di una riduzione di 11 punti percentuali, inoltre si parla di un ampliamento della no tax area che attualmente è di circa 8.000 euro.

IVA: Imposta sul Valore Aggiunto

Importanti novità potrebbero esservi anche per l’IVA, Imposta sul Valore Aggiunto, in questo caso si propone una semplificazione delle aliquote, non si specifica se si intende ridurre il numero delle stesse, l’obiettivo è comunque creare un sistema armonico all’interno dell’Unione Europea, semplificare la gestione e l’applicazione dell’imposta.

La tanto discussa Riforma del Catasto

Sicuramente ha fatto molto discutere la proposta di riforma del catasto, il Presidente del Consiglio ha più volte sottolineato che questa non mira ad aumentare il gettito fiscale e che le famiglie neanche si accorgeranno di questa modifica. L’obiettivo è allineare il valore delle rendite catastali al reale valore degli immobili. Si propone un nuovo censimento che mira a rilevare edifici abusivi e a riportare edifici agricoli situati in aree edificabili nella loro corretta “inquadratura”, a correggere le distorsioni inerenti la destinazione d’uso degli immobili (probabilmente si riferisce anche al catasto terreni. La nuova mappatura dovrebbe prendere il via il primo gennaio 2026 in questo lasso di tempo dovrebbero essere creati criteri uniformi per attuare la riforma.

IRES

Nella razionalizzazione del sistema rientra anche una riforma dell’IRES, Imposta sul Reddito delle Società, naturalmente le linee guida sono generiche, l’obiettivo è cercare di armonizzare la reale capacità di reddito a fini civili e fiscali puntando sulla revisione dei sistemi di ammortamento dei costi e riduzione degli adempimenti amministrativi a carico delle aziende. Cioè si punta a tassare il reale reddito tenendo in considerazione il complesso sistema dei costi che le aziende devono sostenere.

L’armonizzazione del sistema IRES dovrebbe puntare anche ad eliminare le distorsioni create al sistema fiscale dalla possibilità di scegliere tra diverse forme societarie e di impresa che di fatto hanno tassazioni diverse cercando il regime fiscale più favorevole, inoltre l’obiettivo anche in questo caso è allinearsi con il sistema europeo. Insomma l’obiettivo è neutralizzare le differenze tra regimi fiscali delle varie società e imprese.

Il governo per la riforma fiscale ha stanziato 2 miliardi di euro per il 2022 e 1 miliardo di euro per il 2023, questi fondi potranno essere implementati con quelli che derivano dalla lotta all’evasione fiscale. Tra gli obiettivi vi è anche la semplificazione del sistema di riscossione delle imposte implementando l’uso delle nuove tecnologie da parte dell’Agenzia Entrate e Riscossioni, questo dovrebbe portare un risparmio sulle spese per la riscossione.

Riforma fiscale Draghi, Irpef e Irap: delega in Cdm

Il Governo Draghi pare voglia muoversi nella direzione di un provvedimento che prevede il taglio dell’Irap e un intervento fiscale sul terzo scaglione dell’Irpef, quello che include i cosiddetti “redditi medi” tanto per intenderci. Non sarà un’impresa facile dialogare con i partiti politici con posizioni diverse, nonostante il premier Mario Draghi abbia dichiarato che il problema non sono loro ma che è presto per quantificare le risorse. Tuttavia, la Commissione MEF crede che possa trattarsi di una sfida difficile a livello politico. Ma entriamo nel merito della questione fiscale.

Riforma fiscale: la legge delega

Il Governo procederà con cautela per quanto concerne il taglio delle tasse che sarà presente nella prossima Manovra, tanto che Daniele Franco, ministro dell’Economia, ha detto che l’anno prossimo, ossia nel 2022, sarà attuato solo un primo stadio della riforma fiscale. Intanto, è quasi certo che la legge delega relativa potrebbe essere approvata già la prossima settimana.

La legge delega dovrebbe definire solo il contorno degli interventi riguardanti la riforma fiscale, che quanto riportato dalla nota di Aggiornamento del DEF, farà sentire i suoi primi effetti a partire dal 2023. Il MEF che ha previsto una pressione fiscale che nel 2021 dovrebbe aggirarsi intorno al 41,9% del PIL (Prodotto interno lordo), nel 2022 si manterrà probabilmente stabile al 42% per poi scendere solo negli anni successivi di uno 0,2% medio, fino a giungere a una pressione fiscale del 41,5% nel 2024.

Come ribadito dallo stesso Draghi, sarà necessario un lavoro certosino sulle analisi economico giuridiche che darà luogo, in ogni caso, a una discussione in ambito politico.

I tagli

Tra le ipotesi della riforma fiscale più accreditate c’è il taglio dell’Irap che dovrebbero riguardare i professionisti e le imprese individuali, mentre l’Ires per le società rimarrebbe sotto forma di addizionale. In campo, pare possa scendere un’alternativa per le imprese, cioè il taglio del Cuaf (Contributo unico assegni familari).

A fine giugno 2021 le commissioni Finanze Camera e Senato hanno pubblicato un documento che servirà da base per la definizione della legge delega, suggerendo un intervento sul terzo scaglione dell’Irpef, quello comprensivo i redditi tra 28.000 euro e 55.000 euro, la cui attuale aliquota è pari al 38% e che potrebbe subire il taglio di almeno un punto, una mossa che costerebbe circa tre miliardi.

Secondo quanto detto da Mario Draghi, è presto per dare “i numeri”, se ne discuterà in sede di legge di bilancio per la quantificazione delle risorse da dover spostare, ma prima di tutto la legge delega fiscale che dovrà essere discussa nel Consiglio dei Ministri, forse, la prossima settimana.

LEGGI ANCHE: Aliquote e scaglioni IRPEF 2021: il calcolo sui redditi 2020

La riforma del catasto

Il Presidente del Consiglio Draghi ha rimarcato la necessità di effettuare una riforma del catasto che sarà avviata con la delega fiscale, premettendo che nessuno pagherà di più ma nemmeno di meno, ma il tutto deve rientrare nell’ambito della riforma fiscale.

Chi mostra subito il suo dissenso è Matteo Salvini. Per il leader della Lega si tratterebbe di una fregatura per gli italiani. Più o meno sulla stessa linea anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che si dice convinta sul fatto che la riforma del catasto con nuove rendite potrebbe portare ad una stangata sulle case.

Letta e Gelmini sulla delega fiscale

Enrico Letta, segretario del Partito Democratico spinge affinché siano premiati i contribuenti che hanno sempre pagato le tasse, sottolineando come nel passato non sia mai stato fatto. Il segretario PD ribadisce la sua contrarietà ai condoni, cui troppo spesso ci è rivolto a discapito di chi le tasse le ha sempre pagate e a favore, invece, dei soliti evasori.

Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, afferma che non ci dovranno essere nuove tasse sulla casa. Altresì, sarà di vitale importanza diminuire le tasse per il ceto medio, andando nella direzione di una progressiva abolizione dell’Irap e verso un richiamo allo Statuto del contribuente.

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli è di altro avviso e crede che nella riforma fiscale si dovrà puntare al Codice Tributario Unico e alla ricerca di un nuovo punto di equilibrio tra pressione fiscale ed equità redistributiva del prelievo, è fondamentale abbassare la pressione fiscale”. Per quanto concerne il reddito d’impresa, “andrebbe reintrodotta l’Iri”, ha indicato Sangalli rafforza l’ipotesi di abilizione dell’Irap, facendo anche presente che andrebbe reintrodotta l’Iri Italia, l’Istituto per la Rcostruzione Indistriale leader nelle ricerche di mercato analisi, insight e piattaforme tecnologiche di supporto alla crescita delle aziende del largo consumo.

Ricordiamo che l’Iri, fondata a Roma nel 1933 e diventata Società per Azioni nel 1992 , cessò la sua attività nel 2002.

La riforma fiscale per le partite Iva

L’autunno si avvicina e con esso, si spera, la riforma fiscale per le partite Iva di cui il premier Renzi va parlando da tempo. Da troppo tempo, tanto che in questa seconda metà di agosto comincia ad arrivare qualche indiscrezione su quelle che potrebbero essere le linee principali su cui basare questa riforma fiscale.

Intanto, si parla di una cancellazione solo parziale del regime dei minimi a partire dal 2016 e non di una integrale, come si ipotizzava. In questa riforma fiscale, l’aliquota unica al 5% potrebbe restare ed essere applicata alle start up per i primi 3 anni di attività, dopodiché entrerebbe in vigore il regime forfettario con aliquota al 15%.

Altra novità possibile che accompagnerà la riforma fiscale potrebbe riguardare un graduale avvicinamento delle aliquote previdenziali per le partite Iva che versano i contributi alla gestione separata dell’Inps a quelle di chi ha invece un albo con la propria cassa di previdenza obbligatoria. L’attuale aliquota della gestione separata Inps, al 27,72%, dovrebbe arrivare al 33,72% entro il 2018, come previsto dalla legge Fornero, a fronte di casse degli albi le cui aliquote variano tra il 12% e il 16%. Il governo vorrebbe limare queste differenze, dopo aver bloccato temporaneamente gli scatti previsti dalla Fornero.

Inoltre, la riforma fiscale potrebbe toccare lo spinoso problema dell’estensione del regime di cassa a tutti i lavoratori autonomi e non più solo a parte di essi, per porre fine all’assurdità del calcolo delle imposte sulla base di quanto fatturato anziché sulla base di quanto realmente incassato.

Infine il capitolo Irap, per la quale si vocifera di un’abolizione totale per le imprese di persone fisiche, unita all’introduzione di limiti sui compensi dei dipendenti e sugli acquisti di beni strumentali. Saranno sufficienti questi punti per rendere questa riforma fiscale una buona riforma? Ammesso e non concesso che avrà luogo…

RTI: l’Italia ancora indietro sulla riforma fiscale

Rete Imprese Italia, in occasione dell’audizione presso la VI Commissione Finanze e Tesoro del Senato, ha voluto esprimere le proprie perplessità relative alla riforma fiscale, “colpevole” di procedere troppo a rilento e di non andare al passo con i tempi.

Le micro e piccole imprese, dunque, sono ancora alla finestra ad aspettare, perché, in concreto, le misure promesse, che avrebbero dovuto dare una boccata di ossigeno dopo mesi e mesi di affanno, non si sono ancora avverate.

Qualche esempio? RTI ha solo l’imbarazzo della scelta: “La riduzione della pressione fiscale, oggi troppo alta ed iniqua a svantaggio proprio delle piccole imprese personali; gli incentivi alla capitalizzazione delle imprese di minori dimensioni; la modifica del sistema di riscossione coattiva dei tributi; la possibilità di pagare le imposte solo in relazione a ricavi effettivamente incassati, per evitare di caricare, ingiustamente, l’IRAP anche sulle tante piccole imprese individuali ed ai lavoratori autonomi che non hanno un’autonoma organizzazione”.

E si potrebbe andare avanti, facendo riferimento al ruling internazionale, o la cooperative compliance, strumenti che sarebbero davvero in grado di dare maggiori certezze ad un sistema fiscale macchinoso ed obsoleto. Ma, in questo caso, i benefici andrebbero esclusivamente alle imprese di grandi dimensioni, con buona pace delle pmi.

Altra nota dolente è quella della fatturazione elettronica, che nella versione proposta potrebbe portare ad una immediata riduzione di oneri amministrativi per le imprese.

Rete Imprese Italia, in particolare, ritiene che il decreto delegato, in materia di fatturazione elettronica e di trasmissione telematica dei corrispettivi, rappresenti un importante cambio di paradigma.
Chi adotta, per libera scelta, i nuovi strumenti vedrà ridotti gli oneri amministrativi e contabili e gli sarà garantita la possibilità di accedere ad un sistema di fatturazione elettronica completamente gratuito.

Infine Rete Imprese Italia ritiene che, proprio per arrivare quanto prima ad un uso generalizzato del sistema di fatturazione elettronica, il sistema incentivante debba essere potenziato.

In particolare, oltre agli esoneri già previsti debbono essere eliminati alcuni obblighi, quali:

  • La comunicazione delle dichiarazioni d’intento emesse da parte degli esportatori abituali;
  • La comunicazione dei beni dati in godimento ai soci e dei finanziamenti effettuati;
  • L’ adozione del reverse charge per l’individuazione del soggetto debitore dell’Iva;
  • L’apposizione del visto di conformità per la compensazione o rimborso del crediti Iva e delle imposte sui redditi di importo superiore a 15.000 euro;
  • La comunicazione delle operazioni di acquisto, senza applicazione dell’IVA, presso soggetti residenti nella Repubblica di San Marino.

Vera MORETTI

Dai tributaristi un hashtag per cambiare il sistema fiscale

Chi di tweet ferisce, di tweet perisce. Il presidente del Consiglio Renzi è un fan del social network dell’uccellino e sa benissimo che su Twitter ogni iscritto può rispondere per le rime alle sue dichiarazioni e può farlo senza filtri. Come i tributaristi dell’Int, per esempio.

Gli associati dell’Istituto Nazionale Tributaristi hanno infatti partecipato ai vari tweet bombing su gestione separata e regime dei minimi e ora utilizzano i 140 caratteri di Twitter per comunicare a Renzi e ad altri esponenti del Governo il loro disagio per un sistema fiscale troppo complesso ed esoso. Nel contempo, però, esprimono anche la volontà di collaborare a migliorarlo, questo sistemaccio.

Tutto questo è stato espresso (e continuerà a essere espresso…) con un primo tweet inviato al premier e al sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, che contiene l’hashtag, definito permanente, #INTtributaristi: “Serve riforma fiscale giusta, urgente taglio adempimenti @matteorenzi @PPBaretta noi ci siamo @istTribint #INTtributaristi @richidj1

Tutti i prossimi tweet, che riguarderanno principalmente probtlematiche fiscali, conterranno sempre sia l’hashtag, sia l’indirizzo di Renzi mentre cambieranno gli altri destinatari.

Pochi caratteri, quanti quelli concessi da Twitter, ma sentiti, che esprimono una grandissima voglia da parte dei tributaristi italiani di vedere concretizzato il cambiamento di rotta annunciato dal premier anche in campo fiscale.

Siamo ormai in un continuo stato di tensione, sia per gli innumerevoli adempimenti previsti dalla normativa fiscale, sia per il ruolo di vero e proprio filtro che svolgiamo tra contribuente e fisco, e solo chi sta in uno studio si rende conto di ciò che accade e delle crescenti difficoltà non solo delle imprese ma dei contribuenti in genere“, ha dichiarato il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi Riccardo Alemanno.

Sarebbe opportuna – ribadisce Alemanno a nome dei tributaristi italianise non una tregua normativa, almeno una maggiore attenzione e riflessione nell’emanare provvedimenti in campo fiscale: troppi cambiamenti spesso non coordinati o senza indicazioni precise che mettono in difficoltà contribuenti e consulenti, c’è necessità di tagliare gli adempimenti non di sostituirli o  crearne di nuovi. Mi auguro che i prossimi decreti tributari siano ben valutati e magari analizzati in contraddittorio con chi realmente opera sul campo, prima di essere emanati. Noi, come sempre, ci siamo e nonostante tutto, siamo sempre più convinti che solo attraverso la collaborazione e il confronto preventivo, volto a migliorare le norme e non a porre veti, si possano raggiungere risultati positivi“.

Incontro a Roma tra Agenzia delle Entrate e INT

Si è appena svolto un importante incontro, presso la sede centrale dell’Agenzia delle Entrate a Roma, che ha visto come principali partecipanti Rossella Orlandi, direttore delle Entrate, e una delegazione dell’Istituto Nazionale Tributaristi capitanata dal presidente Riccardo Alemanno, accompagnato da Sergio Alfani Vice Presidente vicario e da Eva Cazzola della Segreteria.

Motivo dell’incontro è stato un confronto relativamente alle problematiche relative alla legge delega di riforma fiscale, senza però dimenticare argomenti “caldi” come l’invio della pec entro il 31 ottobre all’AGE da parte dei soggetti obbligati agli adempimenti antiriciclaggio.

Il numero uno di INT ha dichiarato: “Il tutto si è svolto all’insegna della massima collaborazione e la dott.ssa Orlandi ha invitato a presentare suggerimenti su varie tematiche dalla revisione dei regimi contabili alle problematiche connesse all’informatizzazione dei dati”.

Tra le tematiche affrontate non poteva mancare anche la futura dichiarazione dei redditi precompilata, riguardo alla quale il direttore dell’Agenzia ha stimato in tre anni il periodo per portare a regime un modello con i dati completi.

Le tempistiche sono piuttosto strette, e per questo l’INT vede il 2015 come un importante anno di sperimentazione, considerando comunque le problematiche che ancora interessano i Caf e i professionisti all’incrocio dei dati già in possesso delle varie amministrazione pubbliche.

Alemanno ha presentato alla dott.ssa Orlandi una serie di appunti con richieste e suggerimenti tra cui la possibile abrogazione del mod. 770 semplificato in ragione della nuova comunicazione unica e di eventuali integrazioni di dati mancanti, ciò ha trovato in linea di massima la condivisione del direttore dell’Agenzia.

Da parte dell’INT è stato anche evidenziato come si dovrebbe maggiormente codificare la richiesta da parte dell’ intermediario fiscale di un maggior lasso di tempo per la consegna di documenti o le risposte a questionari.

Rossella Orlandi si è mostrata d’accordo, considerando legittima questa richiesta ed ha infatti convenuto che rendere più chiara ed univoca tale possibilità, da parte dell’intermediario, con una indicazione generale non possa che avere un effetto positivo e vada nella direzione di una collaborazione e del rispetto del lavoro degli studi professionali.

Sono molti, dunque, i fronti sui quali le parti sono chiamate a lavorare e, a tal proposito, Riccardo Alemanno si confronterà proprio in questi giorni con la direzione delle Entrate per discutere del problema di ricezione delle pec per l’antiriciclaggio, obbligo che al momento non ha ancora trovato una soluzione ma che dovrà essere individuata al più presto.

Vera MORETTI

Semplificazione fiscale: la volta buona?

Uno dei cavalli di battaglia del Premier Matteo Renzi è stato fin dall’inizio quello della semplificazione. Secondo Renzi, uno stato elefantiaco e bizantino come quello italiano ha bisogno di semplificazione a tutti i livelli: semplificazione fiscale, amministrativa, burocratica, e non solo.

Nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha esaminato i due decreti sulla semplificazione e, in particolar modo sulla semplificazione fiscale le novità sono tante, sempre ammesso che poi si tradurranno in effettività e non rimangano solo una sterile propaganda. 730, catasto, rimborsi Iva sono sole le misure più roboanti. Vediamo le altre nel dettaglio.

Persone fisiche

Dichiarazione di successione. Sale la soglia oltre la quale bisogna presentare la dichiarazione, portata da 25.822 a 100mila euro, e non comprende immobili o diritti reali immobiliari. Cade l’obbligo di allegare documenti in originale, insieme a quello di presentare la dichiarazione integrativa in caso di rimborso fiscale erogato dopo la dichiarazione di successione.

Spese di vitto e alloggio per i professionisti. Non devono più essere fatturate e quindi dedotte dal professionista – e sostenute dal committente. Secondo il governo, “non costituiscono compensi in natura per il professionista che ne usufruisce. Pertanto, il professionista non dovrà più ‘riaddebitare’ in fattura tali spese al committente e non dovrà più operare la deduzione del relativo ammontare.

Riqualificazione energetica. Meno adempimenti per la certificazione energetica degli edifici: “Stop alla comunicazione all’Agenzia delle Entrate per i lavori ammessi alla detrazione che proseguono per più periodi di imposta”, mentre ora vanno segnalati ai fini della detrazione Irpef tutti i costi sostenuti nei periodi d’imposta precedenti.

Società tra professionisti. Si semplifica il regime fiscale: “Il reddito è imputato a ciascun socio per trasparenza in proporzione alla sua quota di partecipazione agli utili consentendogli di farlo valere anche a fini previdenziali. Le medesime regole trovano applicazione anche ai fini Irap”.

Rimborsi

Iva. La soglia che azzera gli adempimenti sale da 5 a 15mila euro; secondo il Governo, “non vengono posti limiti all’ammontare dei rimborsi in favore dei contribuenti ‘non a rischio’ per i quali non è più necessaria la prestazione della garanzia a favore dello Stato”. In questi casi è sufficiente che la dichiarazione o l’istanza da cui emerge il credito Iva richiesto a rimborso rechi il visto di conformità e che siano allegate dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà.

Compensazione dei rimborsi da assistenza e compensi dei sostituti d’imposta. Si userà la sola delega di versamento F24 per eseguire tutte le operazioni di compensazione eseguite dai sostituti d’imposta.

Crediti d’imposta e interessi in conto fiscale. “La norma prevede l’erogazione dei rimborsi da parte dell’agente della riscossione senza che il contribuente debba presentare apposita richiesta degli interessi eventualmente maturati”, specifica l’Esecutivo.

Semplificazioni e coordinamenti normativi

Prima casa. “La disposizione allinea la nozione di ‘prima casa’ rilevante ai fini dell’applicazione della disciplina agevolativa in materia di Iva a quella prevista in materia di imposta di registro, prevedendo che l’aliquota Iva agevolata del 4 per cento trovi applicazione in relazione ad abitazione classificate o classificabili nelle categorie catastali diverse da quelle A1, A8, e A9”

Detrazione sponsorizzazioni. Arriva la percentuale unica di detrazione (50%) sia per le prestazioni di pubblicità che di sponsorizzazione per associazioni senza scopo di lucro, quelle sportive dilettantistiche, le pro-loco. Ora esiste per gli spettacoli e lo sport dilettantistico, ma è tuttavia ridotta a un decimo per le operazioni di sponsorizzazione.

Spese di rappresentanza. Si può detrarre l’Iva sulle spese di rappresentanza sostenute per l’acquisto di beni di costo unitario non superiore a 50 euro. Ad oggi, sono detraibili dalle imposte sui redditi, ma ai fini Iva lo sono solo per gli omaggi di valore inferiore a 25,82 euro.

Società

Esercizio di opzione. “Per usufruire di regimi opzionali come la tassazione per trasparenza, il consolidato nazionale, la tonnagetax, non sarà più necessaria l’apposita manifestazione di volontà da esprimere preventivamente, ma sarà sufficiente la comunicazione direttamente in sede di dichiarazione dei redditi o Irap”.

Fiscalità internazionale

Dichiarazioni di soggetti esteri. Le società o enti che non hanno la sede legale o amministrativa in Italia “non dovranno più indicare nella dichiarazione dei redditi l’indirizzo dell’eventuale stabile organizzazione nel territorio stesso e le generalità e l’indirizzo in Italia di un rappresentante per i rapporti tributari”.

Black List. Si allentano gli adempimenti di comunicazione delle operazioni intrattenute con Paesi nelle black list: saranno fornite solo con cadenza annualle, mentre il limite per l’esonero sale a 10mila euro. Ora chi vende o acquista beni o servizi deve comunicarli già dalla soglia di 500 euro.

Operazioni Ue. Il contribuente può effettuare le operazioni all’interno della comunità economica in concomitanza con la attribuzione della partita Iva. Fino ad oggi l’Agenzia delle entrate, in sede di formazione della banca dati dei soggetti passivi che effettuano operazioni intracomunitarie, poteva emettere, entro trenta giorni dalla data di attribuzione della partita IVA, provvedimento di assenso o diniego all’autorizzazione ad effettuare operazioni intracomunitarie. Ora non bisognerà attendere questo via libera.

Assicurazioni. Ora, per pagare l’imposta sulle assicurazioni, gli operatori esteri  attivi in Italia devono presentare ogni mese all’Agenzia delle entrate la denuncia dei premi incassati nel mese precedente. Col decreto, la denuncia diventerà annuale (il 31 maggio, come per le imprese italiane).

Catasto e commissioni censuarie

Sul catasto il primo passo della complessa riforma riguarda il rinnovamento delle commissioni censuarie, gli organismi secolari ai quali verrà affidato il compito di studiare gli algoritmi e le tecnicalità per mantenere aggiornato il valore degli immobili. Come anticipato, le commissioni censuarie in commissioni censuarie locali e commissione censuaria centrale con sede a Roma. Le prime dovrebbero essere composte di 6 membri più il presidente, quella centrale, specifica anche il governo, di 25 più il presidente.

Le sezioni di riferimento individuate dal decreto sono: terreni, catasto urbano, catasto dei fabbricati. Le commissioni provinciali saranno formate da due membri dell’agenzia del territorio, uno dell’Anci e tre – a scelta del Prefetto – selezionati tra Ordini, Collegi e associazioni di categoria “operanti nel settore immobiliare”. L’incarico avrà durata di 5 anni. L’idea guida è quella di realizzare un “catasto partecipativo”, che si aggiorni ogni cinque anni su algoritmi e funzioni statistiche rinnovate annualmente, per garantire l’adesione continua al contesto di mercato.

Delega fiscale, i punti salienti

Sono in molti coloro tra gli operatori in ambito fiscale e tributario che sono a dir poco scettici di fronte alla delega fiscale licenziata la scorsa settimana dalla Camera. Apparentemente un percorso senza ostacoli: 309 sì, 99 astenuti, nessun voto contrario. Eppure se ne sono viste talmente tante negli ultimi anni che un minimo di cautela è d’obbligo.

Sia come sia, vediamo per punti quali sono i contenuti più qualificanti della delega fiscale approvata dalla Camera e diventata legge.

OBIETTIVI. Riduzione della pressione tributaria sui contribuenti, nel rispetto del principio di equità – compatibilmente con il rispetto dell’art.81 della Costituzione – nonché degli obiettivi di equilibrio di bilancio e di riduzione del rapporto tra debito e Pil stabiliti in sede europea.

PROCESSO TRIBUTARIO. Vengono recepiti i principi indicati dal Cnel per la riforma dei procedimenti e del processo in materia tributaria. Coordinamento e semplificazione delle norme sugli obblighi dei contribuenti; vengono potenziate le forme di contraddittorio tra amministrazione e contribuenti; leale e reciproca collaborazione tra amministrazione e cittadini; rafforzamento della conciliazione nel processo tributario.

LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE. Le maggiori entrate derivanti dal contrasto all’evasione e all’erosione fiscale devono essere esclusivamente attribuite al Fondo per la riduzione della pressione fiscale. Favorire quindi l’emersione di base imponibile anche attraverso misure finalizzate al contrasto di interessi. Potenziamento della fatturazione elettronica e riduzione degli adempimenti amministrativi e contabili a carico dei contribuenti.

CATASTO. Nuovo metodo di conteggio del valore basato non sul numero dei vani ma sui metri quadrati e su una formula che lo avvicina alle reali stime di mercato. Massima pubblicità e trasparenza delle funzioni statistiche e monitoraggio semestrale (con relazione del Governo al Parlamento) sugli effetti della revisione, articolati a livello comunale, per verificare l’invarianza di gettito. Valori e rendite non potranno andare al di sopra del valore di mercato.

RESPONSABILIZZAZIONE. Deve essere individuabile, per ciascun tributo, il livello di governo che beneficia delle relative entrate. Va suddiviso per soggetti istituzionali (Stato, Regioni, enti locali), il quadro dei beneficiari e/o dei cobeneficiari delle singole imposizioni. Stop alla deregulation sulle addizionali.

COMPENSAZIONE. Generalizzazione del meccanismo della compensazione tra crediti d’imposta vantati dal contribuente e debiti tributari a suo carico.

GIOCHI. I Comuni parteciperanno alla pianificazione della dislocazione di sale da gioco e punti vendita; maggiori controlli anti-riciclaggio e rafforzamento delle norme sulla trasparenza e sui requisiti soggettivi.

INCENTIVI E CONTRIBUTI. I risparmi di spesa derivanti da riduzione di contributi o incentivi alle imprese devono essere destinati alla riduzione dell’imposizione fiscale sulle imprese. Mantenimento del regime penale per i comportamenti più gravi; revisione del regime della dichiarazione infedele e del sistema sanzionatorio amministrativo per correlare le sanzioni all’effettiva gravità dei comportamenti, con possibilità per le fattispecie meno gravi di applicare sanzioni amministrative anziché penali.

DICHIARAZIONE PRECOMPILATA E SEMPLIFICAZIONE. Per la predisposizione delle dichiarazioni e per il calcolo delle imposte, va prevista la possibilità di invio ai contribuenti e di restituzione da parte di questi ultimi di modelli precompilati.

STATUTO DEL CONTRIBUENTE. Ultimo ma fondamentale passo, i decreti devono rispettare i principi costituzionali, quelli dell’ordinamento dell’Ue, e quelli dello Statuto del contribuente, con particolare riferimento al vincolo di irretroattività delle norme tributarie di sfavore.

Service Tax: quando e quanto si pagherà

Nonostante il Governo abbia stabilito che non sarà possibile superare il tetto attuale, per quanto riguarda il pagamento dell’Imu, e che dovrà rimanere, al massimo del 7,6% per le prime case e del 10,6% per gli altri immobili, saranno alla fine i Comuni a decidere il peso della Service Tax.

La norma definitiva sarà contenuta nella Legge di Stabilità, anche se, tra le anticipazioni trapelate, due sono quelle maggiormente accreditate: 3-3,5 per mille o 30 centesimi al mq.

In attesa che la Riforma Fiscale inglobi in sé la Riforma del Catasto, probabilmente si utilizzerà un Osservatorio del mercato immobiliare mentre per la parte relativa ai rifiuti e ai servizi, la tassa verrà calcolata in base alla composizione del nucleo familiare.

Nella Service Tax confluiranno, dal 2014, sia Imu sia Tares, comprensiva anche di servizi comunali connessi (come illuminazione pubblica e viabilità).
L’imposta sarà comunque divisa in due: Tari (rifiuti) e Tasi (servizi pubblici indivisibili). Sarà pagata anche da inquilini in affitto (esclusa la parte relativa alla tassazione sulla proprietà dell’immobile), su cui dovrebbe gravare circa il 25% del totale.

Probabilmente il versamento avverrà in quattro rate, ma si potrà anche saldare a giugno in un’unica soluzione.

Per quanto riguarda le imprese, si sottolinea che fra le richieste delle associazioni imprenditoriali al Governo c’è quella di prevedere agevolazioni per le aziende, andando verso l’abolizione della tassa sugli immobili produttivi e prevedendo nel frattempo meccanismi di detrazione fiscale.

Vera MORETTI

“Caro” nuovo Governo… di uno stato liberale

Nuova tornata elettorale, nuovo governo, nuove richieste. Oppure no? Imprese e liberi professionisti cosa dovranno aspettarsi dall’esecutivo scelto dalle elezioni politiche 2013?

In queste ore gli italiani sono chiamati al voto per esprimere una preferenza, eppure c’è chi non sta a guardare e sa già cosa ci vorrebbe per far ripartire il motore della piccola impresa e quindi della grande economia italiana.

Anche Riccardo Alemanno, Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), ha le idee chiare.

Quali sono, a suo parere, le tre priorità che dovrà affrontare il nuovo governo per rilanciare domanda e consumi?
Recentemente ho postato una citazione di Benedetto Croce sulla mia pagina Facebook che potrei definire la priorità delle priorità: “Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o chissà quali grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di più gente onesta.”
Tornando alla domanda e precisando che le priorità sono talmente tante che sceglierne tre è estremamente difficile, si potrebbe iniziare da queste:

  1. la prima azione deve essere nei confronti delle famiglie ovvero ridurre il carico fiscale ed aumentare le detrazioni per i familiari a carico, ciò, oltre ad essere socialmente giusto, libererebbe risorse che potrebbero contribuire fortemente al rilancio della domanda di beni e servizi. Le risorse finanziarie necessarie dovrebbero essere costituite, da una parte, dei proventi derivanti dalla lotta all’evasione (che sarebbe pertanto maggiormente supportata dal cittadino), dall’altra dei tagli concreti agli sprechi della spesa pubblica (sarebbe sbagliato tagliare la spesa pubblica in modo lineare);
  2. la seconda azione è quella di ridurre il costo del lavoro per imprese e professionisti. Oggi questo ha due effetti negativi: l’aumento dei costi di beni e servizi, uno stallo nelle assunzioni;
  3. la terza è un intervento forte e concreto di sburocratizzazione e semplificazione degli adempimenti per i cittadini, attualmente invece il nostro Paese sta andando nella direzione diametralmente opposta: addirittura si arriva al paradosso che quando si parla a livello legislativo di “semplificare”, in realtà, spesso, si creano ulteriori complicazioni.

Quali sono, invece, le politiche che dovrà mettere in campo per dare sostegno a imprese e professionisti, strozzati dalla crisi?
Per prima cosa si dovrebbe partire dal principio che imprese e professionisti (tutti ordinistici ed associativi) sono entrambi soggetti che lavorano e danno lavoro. Pertanto gli incentivi ed i sostegni non devono creare differenze tra le due tipologie di soggetti, troppo spesso i professionisti sono stati esclusi da leggi di incentivazione e sostegno. Ciò detto, tenendo conto che stiamo vivendo un periodo di crisi profonda, un intervento a costo zero e da perseguire da subito è quella della certezza della norma: nel nostro Paese troppo spesso vengono emanate norme che poi hanno necessità di mesi di studio e di chiarimenti per la loro corretta applicazione. Nel settore tributario ciò è all’ordine del giorno. Tali difficoltà si traducono poi in costi ed in rischi sanzionatori molto elevati. Inoltre, sia per i professionisti che per le imprese, bisogna rivedere la possibilità di detrarre totalmente i costi legati all’attività: negli anni la detrazione di molti costi è stata via via ridotta percentualmente con il conseguente aumento di una base imponibile più elevata (spesso non reale) e quindi con l’aumento della tassazione. In particolare, per i professionisti dell’area economica che svolgono funzione di intermediari fiscali tra il cittadino e lo Stato, svolgendo tale compito sempre con supporti e sistemi telematici, sarebbe importante riconoscere un credito di imposta sui costi di aggiornamento software ed hardware che ogni anno crescono di importo e che oggi pesano enormemente sui bilanci degli studi professionali.

Per parte vostra, quali saranno le prime istanze che porterete al nuovo esecutivo?
La revisione degli obblighi contributivi dei professionisti privi di cassa autonoma ed obbligati all’iscrizione nel fondo di gestione separata dell’Inps, l’aliquota pagata da tali soggetti va oltre il 27% la più elevata rispetto alle altre categorie del mondo professionale.
Ricordare che, oggi anche ai sensi della Legge 4/2013, il settore professionale in Italia è composto dalle professioni organizzate in ordini e da quelle organizzate in associazioni, quando si vara un norma innovativa per il mondo professionale o dove i professionisti sono coinvolti tenere conto di ciò. Al nuovo esecutivo presenteremo istanza sulla modifica delle STP che devono tenere conto di ciò.
Riprendere il lavoro interrotto sulla riforma fiscale, la Legge delega approvata è solo un contenitore, noi vogliamo contenuti.

Qual è l’errore più grave commesso dai precedenti governi che non volete venga più commesso dall’esecutivo che verrà?
Errori ne sono stati commessi molti da tanti, se non da tutti, ma con i “se” ed i “ma” non si va da nessuna parte. Mi auguro che il prossimo Governo sia dialogante con le categorie interessate al Bene comune, meno accondiscendente con quelle che pensano solo agli interessi corporativi. E non mi riferisco al solo mondo delle professioni.
Se mi permette, come ho iniziato, vorrei concludere con una citazione questa volta di Luigi Einaudi dal saggio del 1938, Miti e paradossi della giustizia tributaria: “In uno stato liberale si deve sempre tenere presente il punto critico al di là del quale l’imposta, crescendo ancora, deprimerebbe l’interesse a risparmiare e l’interesse alle nuove iniziative”. L’attualità di questa citazione del ’38 rende la citazione ancora più, per dirla alla Crozza-Conte, agghiacciante.

Paola PERFETTI