Come la riforma dell’Irpef incide su stipendi, buste paga e cedolini

Siamo di fronte all’impatto che alcune grandi novità introdotte dal governo, avranno su salari, stipendi, buste paga e cedolini per i lavoratori italiani. Sono sostanzialmente due le grandi novità introdotte. La prima è l’assegno universale sui figli a carico, che rivoluzionerà l’ambito delle politiche di welfare sulle famiglie con prole. E poi la riforma dell’Irpef, con le nuove aliquote che determineranno i nuovi prelievi relativi all’Imposta sul reddito delle persone fisiche che tutti devono versare in base ai redditi prodotti.

L’incidenza sulle buste paga dei lavoratori

Entrambe le novità  avranno una incidenza massiva  sulle buste paga dei lavoratori, sui cedolini, sulle pensioni e sui redditi dei lavoratori autonomi. Basti pensare che per via dell’assegno unico sui figli, i lavoratori perderanno gli assegni familiari sui figli che normalmente erano inseriti nelle buste paga. Li verserà l’Inps direttamente, o meglio verserà l’assegno unico. Ed anche le detrazioni per carichi di famiglia riferiti ai figli verranno meno.

Le trattenute Irpef invece varieranno alla luce delle nuove aliquote previste dalla riforma dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. Inevitabile che l’impatto delle nuove aliquote sia importante visto che si parla di una imposta che grava sui redditi che producono tutti i contribuenti italiani. Nuova Irpef che si applica indistintamente a tutti, dai lavoratori statali ai lavoratori dipendenti del settore privato, dai pensionati ai lavoratori autonomi e fino ai proprietari di terreni e fabbricati.

Come cambia l’Irpef nel 2022

È stata la legge di Bilancio a dare luogo a quello su cui da tempo si lavorava, ovvero la riforma dell’Irpef.

Alla luce delle nuove regole, il lavoratore che ha redditi fino a 30.000 euro annui sarà quello maggiormente agevolato da queste novità.  Parliamo del lavoratore dipendenti che in base alle nuove aliquote e ai nuovi scaglioni potrebbero ottenere una riduzione del prelievo fiscale prossima al 50%.

Come dicevamo, i nuovi scaglioni si applicano alla generalità dei contribuenti assoggettati all’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche come previsto dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi). Ma sarà meno favorevole il nuovo meccanismo per i pensionati e i lavoratori autonomi che godranno rispettivamente di vantaggi in termini di minor tassazione, nell’ordine del 10% (pensionati con redditi per anno fino a 20.000 euro) e del 2 o 3%.

Alcuni esempi di ciò che accadrà ai lavoratori e contribuenti italiani

Una cosa che non cambia è l’applicazione dell’imposizione fiscale parametrata allo scaglione e progressiva di scaglione in scaglione. In pratica per chi ha redditi che si trovano a cavallo di due scaglioni con due aliquote diverse, quella maggiore viene applicata solo sulla parte di reddito eccedente la soglia massima dello scaglio precedente e più favorevole.

Il primo scaglione non subisce cambiamenti dal momento che resta del 23% e si riferisce agli stessi contribuenti di prima, ovvero a quelli con redditi entro la soglia di 15.000 euro. Per l’oro c’è solo il nuovo vantaggio di una maggiore detrazione spettante per redditi da lavoro dipendente che produrrà vantaggi fiscali compresi tra il 10% ed il 20% anche per pensionati. Le variazioni come detto saranno notevoli per secondo e terzo scaglione.  Inoltre sparisce il quinto scaglione prima previsto. Infatti i nuovi scaglioni con le relative aliquote sono:

  • 23% per contribuenti  con redditi fino a 15.000;
  • 25% con redditi sopra 15.000 e fino a 28.000 euro;
  • 35% con redditi sopra 28.000 e fino a 50.000 euro;
  •  43% con redditi sopra i 50.000 euro.

Il massimo beneficio da queste novità riguarda i contribuenti con rediti dentro il secondo scaglione. Chi ha redditi fino a 18.000 euro annui riuscirà a trarre un beneficio nell’ordine di 1.000 euro come minor imposta da versare tra nuove aliquote e maggiori detrazioni previste per redditi da lavoro dipendente.

Basta guardare alle precedenti aliquote e relativi scaglioni per capire che i cambiamenti sono evidenti.

Prima della riforma il terzo scaglione era al 37% e riguardava i lavoratori con redditi fino a 55.000 euro. Il quarto scaglione invece era al 41% di aliquota e riguardava lavoratori con redditi sopra 55.000 e fino a 75.000 euro. Era l’ultimo scaglione, il quinto, quello che prevedeva aliquota al 43%, a partire da redditi sopra i 75.000 euro.

Assegno unico e riforma Irpef, agli autonomi e partite Iva i maggiori benefici

L’assegno unico per i figli e la riforma fiscale dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) porterà i maggiori vantaggi alle famiglie, ai lavoratori autonomi e partite Iva e ai residenti delle regioni del Sud Italia. A spiegare gli effetti delle due misure è stato il ministero dell’Economia e delle Finanze con la nota numero 6 del 2022. I dati sono stati elaborati dal Dipartimento degli studi e delle ricerche. In totale, nelle tasche dei lavoratori e delle famiglie italiane andranno 14 miliardi di euro. La platea di beneficiari interessata dalle riforme è di oltre 22 milioni di famiglie. Rimarranno fuori dai benefici circa quattro milioni di nuclei.

Riforma fiscale e assegno unico per i figli: gli obiettivi delle due misure

Due, pertanto, le riforme che sono state varate a partire dal 2022. Con la revisione dell’Irpef, in vigore dal 1° gennaio 2022, e l’introduzione dell’assegno unico per i figli, il governo mira a sostenere la ripresa economica abbassando, peraltro, la pressione fiscale. Si tratta dell’obiettivo più specifico della riforma fiscale con la riduzione delle aliquote Irpef, la revisione degli scaglioni e quella delle detrazioni. Per i lavoratori dipendenti arriva anche la revisione del trattamento integrativo. L’assegno unico per i figli, in vigore da marzo 2022, mira invece a erogare una prestazione non più legata al reddito ma al valore dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) della famiglia. L’indennità per i figli, dunque, non verrà erogata solo in rapporto ai redditi delle famiglie, ma anche sul patrimonio posseduto, mobiliare e immobiliare.

Quali effetti sulle famiglie e sui lavoratori dalla riforma fiscale e dall’introduzione dell’assegno unico per i figli?

I maggiori vantaggi della riforma Irpef e dell’assegno unico per i figli andranno sicuramente ai lavoratori autonomi e alle partite Iva. In primo luogo perché percepiranno un assegno strutturato per i figli che prima non ricevevano. La sola riforma fiscale, invece, lascia sostanzialmente in equilibrio i benefici tra gli autonomi e i lavoratori dipendenti. I maggiori effetti positivi si hanno per le famiglie che vivono nel Sud Italia. In tal senso, il ministero dell’Economia, nella sua analisi, arriva alla conclusione che i risultati siano la somma delle due riforme che mirano a ridurre le disuguaglianze dei redditi soprattutto nelle aree più svantaggiate dell’Italia.

Riforma fiscale e assegno unico per i figli, ecco qual è l’impatto sui redditi

La riforma fiscale dell’Irpef e l’introduzione dell’assegno unico per i figli hanno un impatto maggiore sui redditi più bassi. Considerando sia i lavoratori alle dipendenze che gli autonomi e le partite Iva si può studiare la distribuzione dei vantaggi a seconda del livello di reddito. Da 0 a 15 mila euro sono coinvolte 6,311 milioni di famiglie con un beneficio medio di 863 euro. L’incidenza positiva sul reddito lordo è pari al 3,2%. Le famiglie che hanno redditi da 15 a 25 mila euro (4,779 milioni di famiglie coinvolte) avranno un beneficio medio di 683 euro con un’incidenza sul reddito lordo pari all’1,7%.

Nuova Irpef e assegno universale per i figli con redditi più alti di partite Iva e lavoratori dipendenti

I vantaggi delle due riforme, Irpef e assegno unico per i figli, vanno assottigliandosi, anche in termini percentuali, in presenza di redditi più elevati. Per redditi da lavoro autonomo o dipendente da 25 mila a 40 mila euro (4,675 milioni di famiglie coinvolte), il beneficio scende a 432 euro, con l’incidenza sul reddito lordo dello 0,8%. Infine, per i redditi oltre i 40 mila euro (6.433 milioni di famiglie coinvolte) il beneficio medio scende ancora (451 euro) al pari dell’incidenza del reddito lordo (0,5%). Complessivamente, su oltre 22 milioni di nuclei familiari coinvolti dalle due riforme, il beneficio medio sarà di 614 euro all’anno e l’incidenza sul reddito lordo dell’1,1%.

 

Irap, con l’abolizione cosa bisogna versare nel 2022?

Il taglio dell’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap) non elimina il saldo di giugno prossimo e la dichiarazione dei redditi del 2022. Delle nuove regole della riforma fiscale, inoltre, non ne beneficeranno le società di capitali e quelle di persone. L’abolizione dell’Irap, infatti, riguarda le persone fisiche che svolgono le attività commerciali, le arti e le professioni. La legge di Bilancio 2022 (la numero 234 del 2021) taglia l’imposta per determinati contribuenti, lasciando inalterate dunque le società collettive.

Irap, chi sono i soggetti passivi di imposta e a vantaggio di chi andrà il taglio

L’effetto che si ha con l’abolizione dell’Irap va a vantaggio dei lavoratori autonomi che svolgano la propria attività singolarmente. Se invece il lavoratore autonomo si unisce ad altri lavoratori (come, ad esempio, nelle società e negli studi associati), rimane soggetto passivo di imposta. In ogni caso, la legge di Bilancio 2022 rappresenta una parziale revisione della disciplina fiscale in materia. Si prevedono ulteriori provvedimenti che segneranno il graduale superamento dell’imposta regionale sulle attività produttive con l’introduzione di un’unica addizionale applicata al reddito di impresa.

Irap, quali sono i soggetti obbligati al pagamento?

L’Imposta regionale sulle attività produttive trova disciplina nel decreto legislativo numero 446 del 1997. L’introduzione dell’imposta risale al 1° gennaio 1998 in sostituzione di altri tributi come l’Ilor, la tassa sulle partite Iva e l’Iciap. L’Irap è dovuta per l’esercizio in forma abituale delle attività autonome organizzate, dirette a produrre o a scambiare beni o a prestare servizi. Chi esercita, pertanto, attività di lavoro autonomo e di impresa, sia nella modalità individuale che in forma associata, rientra tra i soggetti passivi dell’imposta. Sono soggetti anche le amministrazioni e gli enti pubblici, nonché gli enti non commerciali.

Deducibilità Irap e modifiche introdotte nel corso degli anni

Nel corso degli anni l’Irap è stata soggetta a varie modifiche. Una, in particolare, ha interessato l’ambito di applicazione della deducibilità dell’imposta sulle componenti di costo relative al lavoro. Tali costi sono divenuti totalmente deducibili se sostenuti per il lavoro dipendente a tempo indeterminato. Inoltre l’Irap, dal 2016, non deve essere più versata dai lavoratori autonomi delle attività agricole che rientrino nel reddito agrario.

Riforma Irap ed esenzione di soggetti passivi ai sensi della legge di Bilancio 2022

La riforma dell’Imposta regionale sulle attività produttive operata dalla legge di Bilancio 2022 permette alle persone fisiche che svolgano un’attività commerciale o l’esercizio di arte e professioni di non versare più l’Irap. Le attività esenti sono quelle riportate dalle lettere b) e c) del comma 1, dell’articolo 3, del decreto legislativo numero 446 del 1997. Il decreto, dunque, riporta tutti i soggetti passivi dell’imposta, includendo anche le società in nome collettivo (snc), quelle in accomandita semplice (sas) e le società a esse equiparate. L’equiparazione è riportata dal comma 3, dell’articolo 5, del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Il comma c) del decreto leggislativo 446, invece, aggiunte ai soggetti passivi delle imposta le persone fisiche, le società semplice e le società equiparate, oltre alle persone fisiche che svolgano attività di arti e di professioni.

Riforma Irap, chi non deve pagarla nel 2022 e chi deve versarla?

La cancellazione dell’Irap a partire dal 2022 riguarda, in altre parole, essenzialmente le persone fisiche. Risultano escluse dalla cancellazione delle imposte le società e gli enti assimilati. In base a quanto dispone la legge di Bilancio 2022, dunque, il taglio dell’imposta riguarda solo le persone fisiche, mentre continueranno a versarla gli studi associati e le società di professionisti, oltre a tutte le società di capitali e di persone. Non dovranno pagare l’Irap, in attesa di ulteriori delucidazioni dall’Agenzia delle entrate, le imprese familiari che si avvalgano di collaboratori domestici. Si tratterebbe, in questo caso, pur sempre di imprese qualificabili come individuali.

Decorrenza taglio Irap, cosa bisogna fare nella prossima dichiarazione dei redditi e saldo 2021?

La cancellazione dell’Irap entra in vigore, con la legge di Bilancio 2022, a decorrere dal periodo di imposta coincidente con l’anno solare 2022. Ciò significa che l’esercizio coincide con l’anno di entrata in vigore delle novità della legge di Bilancio 2022. Di conseguenza, anche le persone fisiche che beneficiano della cancellazione dell’Irap, nel corso del 2022 dovranno prestare attenzione a due adempimenti:

  • entro il 30 giugno del 2022 dovranno procedere con il pagamento del saldo 2021;
  • presentare il modello Irap 2022 entro il 30 novembre 2022;
  • non si dovranno pagare, invece, gli acconti.

Agricoltori, come funziona l’esonero Irap 2022?

Anche gli agricoltori che svolgono l’attività come persone fisiche saranno esonerati dall’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap). Lo prevede la legge di Bilancio 2022 che esonera tutte le persone fisiche che svolgono attività commerciali, di arti e di professioni. L’Irap dovrà essere pagata solo dai soggetti differenti le persone fisiche. Si tratta delle società di capitali, delle società di persone, degli studi associati, delle società tra i professionisti.

Irap in agricoltura, esonero 2022 per le persone fisiche che svolgano l’attività

Nell’esonero del versamento dell’Irap rientrano, in base alla riforma fiscale del 2022, anche gli agricoltori che operano da persone fisiche. L’esenzione fa riferimento all’attività svolta che ecceda i limiti del reddito agrario. Infatti, per le attività agricole rientranti nel reddito agrario, l’esonero risultava già operativo dal 2016. A differenza di quanto prevede la legge 234 del 2021 (legge di Bilancio 2022), l’esonero operante dal 2016 è a favore di tutti i contribuenti, anche per le non persone fisiche.

Irap in agricoltura, cosa cambia con la riforma fiscale del 2022 rispetto alla legge del 2016?

La riforma fiscale del 2022 con la conseguente cancellazione dell’Irap in agricoltura prevede l’esonero a iniziare dall’anno di imposta 2022. Nell’anno solare in corso rimane da pagare il saldo del 2021 e la presentazione della dichiarazione dell’Irap nel mese di novembre. L’esonero dell’imposta Irap arriva dopo la riforma del 2016. Infatti, a partire da quell’anno, l’applicazione dell’Irap era stata cancellata per le attività in agricoltura che rientrano nel reddito agrario.

Versamento Irap agricoltura, quali sono le novità?

Nel dettaglio, fino a tutto il 2015 l’applicazione dell’Irap in agricoltura era stata prevista dalla leggera d) del comma 1, dell’articolo 3 del decreto legislativo numero 446 del 1997. Il decreto allargava il versamento dell’Irap agli agricoltori esercenti l’attività rientranti nel reddito agrario. Per gli agricoltori rientranti nell’articolo 3, il successivo articolo 45, al comma 1, prevedeva l’imposta ridotta all’1,9%. La legge di Bilancio 2016 ha abrogato la lettera d) del comma 1. Inoltre, a partire da quell’anno, la Manovra ha previsto l’esonero dell’Irap per i coltivatori che esercitano l’attività agricola. Tale attività è disciplinata dall’articolo 32 del Testo unico sulle imposte dirette (Tuir).

Agricoltura, arriva la cancellazione Irap periodo imposta 2022 per le attività non esenti in precedenza

Tutti i soggetti operanti l’attività in agricoltura che rientrino nell’articolo 32 del Tuir, a prescindere dalla natura giuridica, risultano esenti dal versamento dell’Irap a partire dall’anno di imposta del 2022. Pertanto, da quest’anno anche le attività di allevamento eccedentari, di produzione di energia elettrica al di sopra della franchigia, di agriturismo, se svolte da persone fisiche, beneficeranno del taglio dell’Irap.

Riforma fiscale agricoltura, chi deve pagare l’Irap?

Complessivamente, sono tenuti al pagamento dell’Irap in agricoltura due categorie:

  • i soggetti diversi dalle persone fisiche;
  • le attività che non rientrano nel reddito agricolo.

Nuova Irpef, effetti sulle pensioni: aumentano gli importi, ma per chi?

La riforma fiscale dettata dalla legge 234 del 2021, con il riordino delle aliquote Irpef per l’anno 2022, incide anche sui redditi dei pensionati. Cambia il numero degli scaglioni soggetti alla tassazione, che passano da 5 a 4. E cambiano le aliquote Irpef e le detrazioni spettanti.

Riforma fiscale e Irpef, come sono cambiate le aliquote e gli scaglioni anche per i pensionati?

Anche per i pensionati, come per i lavoratori dipendenti e gli autonomi, sono cambiate le aliquote Irpef e le detrazioni. In particolare:

  • l’aliquota del 27% è scesa al 25% per i redditi da 15 mila a 28 mila euro;
  • quella del 38% è scesa al 35% per i redditi da 28 mila euro a 50 mila euro;
  • l’aliquota del 43% ha accorpato i due scaglioni successivi e viene applicata ai redditi dai 50 mila euro in su;
  • è rimasta invariata l’aliquota del 23% per i redditi fino a 15 mila euro.

Insieme alle aliquote e agli scaglioni, sono cambiate anche le detrazioni. Il che consente dei risparmi in termini di imposta netta da versare.

Riforma Irpef, quali pensionati avranno i maggiori vantaggi in termini di imposta netta?

Rispetto all’anno 2021, la riforma dell’Irpef assicurerà maggiori vantaggi in termini di imposta netta ai pensionati:

  • che hanno redditi intorno ai 10 mila euro. Lo sconto in percentuale è del 24,73% che, in valore assoluto, significa 145 euro in meno all’anno di imposta netta, ovvero 11 euro al mese comprendendo anche la tredicesima mensilità (meno 5,87% rispetto al 2021);
  • il minor vantaggio fiscale, invece, è dei pensionati che hanno redditi annui per 29 mila euro. Lo sconto è di 65 euro l’anno, corrispondente a 5 euro al mese, comprendendo anche la tredicesima mensilità. In termini percentuali, rispetto al 2021, lo sconto è dell’1%.

Maggiore sconto fiscale con la riforma dell’Irpef in termini assoluti: favorite le pensioni medie e alte

In termini assoluti di risparmio di imposta con la riforma fiscale, la revisione dell’Irpef assicurerà i maggiori risparmi ai pensionati con redditi medi e alti. Il maggior risparmio in cifre assolute lo si ha con redditi di 50 mila euro. Nell’anno 2022, per questo livello di reddito, è stato calcolato che il taglio è di 758 euro annuali. Il che significa 58 euro al mese in meno di imposta netta rispetto al 2021, considerando anche la tredicesima mensilità. In termini percentuali lo sconto Irpef rispetto alle imposte pagate nel 2021 è del 5%.

Riforma fiscale e pensioni: quali tagli si hanno con la revisione dell’Irpef?

A seconda del reddito, e in corrispondenza dei valori osservati già nel 2021, si può tracciare l’andamento delle pensioni del 2022 e i risparmi in termini di imposta Irpef. Infatti:

  • i redditi da pensione di 15 mila euro avranno un risparmio di 239,67 euro, avendo pagato nel 2021 imposte per 2.153 euro ridotte nel 2022 a 1.913 euro (meno 11%);
  • per redditi da pensione di 20 mila euro si avrà un risparmio di 180 euro, avendo pagato nel 2021 imposte per 3.665 euro ridotte nel 2022 a 3.485 euro (meno 4,91%);
  • le pensioni di 25 mila euro avranno un risparmio di circa 70 euro, avendo pagato nel 2021 imposte per 5.177 euro ridotte nel 2022 a 5.107 euro.

Quali pensioni avranno più risparmi in termini di imposta Irpef con la riforma 2022?

In termini assoluti, come per le pensioni di 50 mila euro, anche le altre pensioni medie e alte avranno sconti di Irpef derivanti dalla riforma del 2022. In particolare:

  • le pensioni di 30 mila euro pagheranno 145 euro in meno di imposta Irpef nel 2022;
  • quelle di 35 mila euro verranno tassate meno per 298,77 euro;
  • le pensioni di 40 mila euro avranno un taglio Irpef di 451 euro annuali;
  • quelle di 55 mila euro una riduzione di 670 euro all’anno;
  • le pensioni di 65 mila euro avranno un minor peso fiscale di 470 euro;
  • redditi da pensione per 70 mila euro avranno uno sconto di 370 euro all’anno;
  • dai 75 mila euro in su lo sconto di Irpef sarà sempre lo stesso e pari a 270 euro all’anno.

Nuova Irpef 2022: novità per aliquote, detrazioni e bonus

La riforma fiscale, con le nuove aliquote Irpef in vigore dal 2022 e le novità sulle detrazioni e sui bonus, comporta una rivoluzione nelle buste paghe dei lavoratori dipendenti, autonomi e per i pensionati. È ciò che si prospetta con i provvedimenti del governo di fine anno scorso destinati a cambiare la tassazione sui redditi. In linea generale, i maggiori vantaggi li avranno i redditi medi e alti. Ma anche per gli altri la busta paga cambierà in maniera significativa.

Nuova Irpef 2022, cosa cambia nella busta paga di lavoratori e pensionati?

Già a partire da gennaio 2022 entreranno in vigore le nuove disposizione della riforma del Fisco con la modifica degli scaglioni, delle aliquote Irpef ai fini della tassazione. Le novità sull’Irpef comporteranno, in ogni modo, anche una nuova modalità di calcolo delle detrazioni fiscali a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, ma anche dei redditi assimilati a quelli dei lavoratori. E, infine, anche nel modo di calcolare l’ex bonus Renzi di 80 euro in vigore dal 2014, poi salito di importo a 100 euro.

Riforma fiscale e Irpef, le novità per i redditi medi e alti

Una ulteriore novità nella risistemazione delle aliquote Irpef è rappresentata dall’eliminazione della detrazione fiscale per i redditi da lavoro dipendenti a partire dai 28 mila euro e fino a 40 mila euro. Contrariamente, la riforma fiscale riconosce l’esonero parziale ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 34.996 euro. Tutte le novità fiscali avranno un impatto diverso sulle buste paga e determineranno un differente impatto per bonus e ritenute fiscali.

Riforma fiscale, come cambiano gli scaglioni e le aliquote Irpef?

Con la riforma fiscale cambiano le aliquote Irpef e gli scaglioni. Infatti:

  • la prima aliquota del 23% (rimasta invariata) viene applicata allo scaglione di redditi fino a 15 mila euro;
  • la seconda aliquota invece subisce delle modifiche. La percentuale scende dal 27% al 25% per i redditi da 15.001 a 25 mila euro e dal 38% al 35% per i redditi da 28.001 euro a 50 mila euro;
  • il quarto e il quinto scaglione vengono unificati con l’applicazione di un’unica aliquota del 43% per i redditi di oltre 50 mila euro.

Bonus e detrazioni nella riforma fiscale dell’Irpef, quali sono le novità del 2022?

La riforma fiscale del 2022 conferma anche i bonus per chi percepisce i redditi da lavoro dipendente fino a 15 mila euro. Nei casi di incapienza, quando la somma delle detrazioni risulta più elevata dell’imposta netta, la soglia può essere aumentata fino ai redditi di 28 mila euro. Tuttavia, il maggiore incremento delle detrazioni spetta ai lavoratori dipendenti con redditi a partire dai 15 mila euro. Infine, viene riconosciuta una detrazione aggiuntiva di 65 euro per i lavoratori dipendenti con redditi tra 25 mila euro e 35 mila euro. Tale detrazione è necessaria per non penalizzare chi percepisce redditi compresi in questi due estremi rispetto alle misure previste per i redditi meno elevati.

Riforma delle aliquote Irpef, detrazioni e bonus: chi si avvantaggia maggiormente nel 2022?

Il nuovo sistema delle aliquote Irpef, delle detrazioni e dei bonus permette ad alcuni di avere maggiori vantaggi fiscali in busta paga rispetto al 2021. Per chi ha redditi fiscali di 10 mila euro, il beneficio può essere quantificato in 158 euro all’anno; per i redditi di 15 mila euro annui, il vantaggio fiscale sarà di 422 euro rispetto all’anno scorso. La classe che maggiormente si avvantaggerà della riforma del Fisco sarà quella dei redditi da lavoro dipendenti per 40 mila euro l’anno. Il vantaggio sarà di 1.143 euro, mentre a 50 mila euro il vantaggio è quantificabile in 990 euro. Per i lavoratori autonomi il maggiore vantaggio fiscale risulta in corrispondenza di redditi annui pari a 50 mila euro. Il taglio dell’Irpef è pari a 810 euro all’anno (inclusa la mancata applicazione dell’Irap per le persone fisiche).

Riforma fiscale Irpef, detrazioni e assegni familiari: da quando si avranno gli effetti?

I primi effetti della riforma fiscale, delle detrazioni per i figli a carico e degli assegni familiari si avranno a partire dal mese di marzo 2022. Nelle simulazioni relative alla tassazione dei redditi non è da escludere il vantaggio che avranno i lavoratori con l’introduzione dell’Assegno unico per i figli a carico. L’assegno andrà a stravolgere anche l’insieme delle regole relative agli assegni familiari versati nelle buste paga dai datori di lavoro. Con un’ulteriore novità: l’Assegno unico universale non transiterà nelle buste paga dei lavoratori ma verrà pagato direttamente dall’Inps.

 

Pensioni, ecco tutti gli aumenti dell’assegno da gennaio 2022

Crescono, anche se di poco, gli assegni di pensione a partire da gennaio 2022. Scatta da oggi la rivalutazione dell’1,7% sugli assegni di pensione dovuta all’adeguamento all’aumento dei prezzi. L’adeguamento pieno all’inflazione sussiste per le pensioni fino a 4 volte la pensione minima, ovvero fino a 2.062 euro lordi mensili. Nel contempo, il taglio dell’Irpef riguarderà anche i pensionati: il meccanismo a scaglioni andrà a premiare soprattutto i redditi di pensione medi e alti. Intanto, sono state fatte le prime stime dei lavoratori che andranno in pensione anticipata nel 2022: saranno 55 mila.

Pensioni, nel 2022 gli importi cresceranno mediamente dell’1,7%

Al termine di anni in cui l’inflazione è stata pari a zero, da gennaio 2022 le pensioni torneranno a crescere di importo mediamente dell’1,7%. Tuttavia, l’Inps ha avvertito che per i primi tre mesi l’aumento sarà dell’1,6%. Ovvero verrà applicato il tasso di rivalutazione delle pensioni calcolato fino a qualche mese fa. Solo in primavera le pensioni riceveranno l’adeguamento pieno e verrà versato anche il conguaglio.

Pensioni, nel 2022 spariscono le sette fasce: ci saranno solo tre scaglioni di aumento

Un’altra novità sugli importi delle pensioni del 2022 è quella che vede sparire il sistema delle sette fasce per tornare a quello dei tre scaglioni. La rivalutazione è piena per le pensioni di importo fino a quattro volte il minimo, ovvero per assegni fino a 2.062 euro lordi. Per questi importi, l’aumento è del 100%, ovvero dell’1,7%. La percentuale si abbassa per le pensioni di importo superiore, ovvero tra quattro e cinque volte la pensione minima (il 90% dell’1,7% di aumento). Si tratta delle pensioni tra 2.062 e 2.578 euro lordi mensili. Infine, il 75% di aumento (sull’1,7%) è applicato alle pensioni superiori le cinque volte quelle minime (oltre 2.578 euro).

Pensioni 2022, ecco tutti gli importi degli aumenti mensili degli assegni

In base al nuovo meccanismo di calcolo degli adeguamenti delle pensioni, si possono fare degli esempi di adeguamento degli importi a partire da gennaio 2022:

  • pensioni di 700 euro nel 2021 saranno aumentate di 11,90 euro. Aumenteranno dunque a 711,90 euro;
  • le pensioni di 1000 euro nel 2021 otterranno 17 euro di aumento;
  • le pensioni di 1300 euro aumenteranno di 22,10 euro;
  • a 1600 euro l’aumento delle pensioni è di 27,20 euro;
  • per assegni di 2000 euro l’aumento è di 34 euro;
  • per i mensili di 2062,32 euro l’incremento è di 35,06 euro (fine prima fascia);
  • per pensioni di 2300 euro aumento di 38,70 euro;
  • per i mensili di 2500 euro l’aumento è di 41,76 euro;
  • per le pensioni di 2577,90 l’aumento è di 42,95 euro (fine seconda fascia e inizio terza e ultima fascia);
  • per gli assegni mensili di 2800 euro, l’aumento è di 45,78 euro;
  • per le pensioni di 3000 euro, l’incremento è di 48,33 euro;
  • per i mensili di 3500 euro l’aumento è di 54,71 euro;
  • per le pensioni di 4000 euro, l’aumento è di 61,08 euro;
  • per i mensili di 5000 euro, l’incremento spettante è di 73,83 euro.

Pensioni, nel 2022 gli aumenti degli importi arriveranno anche dal taglio dell’Irpef

Gli aumenti degli importi delle pensioni nel 2022 risentiranno, in positivo, anche del taglio dell’Irpef e delle detrazioni fiscali. Arriverà a marzo prossimo, infatti, il conguaglio per la Irpef non solo per i lavoratori dipendenti e autonomi, ma anche per i pensionati. Dei 7 miliardi di euro stanziati dal governo per la riforma fiscale, 2,6 miliardi andranno ai pensionati. Il conguaglio medio spettante ai pensionati sarà di 178 euro per ogni anno. A beneficiarne maggiormente saranno le pensioni di importo medio e alto. Le pensioni di 48 mila euro, infatti, avranno il risparmio fiscale più elevato, stimabile in 697 euro annui. Per le pensioni dai 40 ai 60 mila euro, il beneficio annuo oscilla tra 500 e 700 euro. Per le pensioni di 24 mila euro il beneficio Irpef si attesta sui 132 euro, mentre per assegni sotto i 18 mila euro il risparmio è di 200 euro.

Nuovi pensionati nel 2022, verso le 55 mila uscite anticipate

Con la nuova quota 102 (che va a sostituire la quota 100), l’opzione donna e l’Ape sociale allargata (alle nuove categorie di lavoratori impiegati in mansioni gravose) il numero delle pensioni anticipate nel 2020 toccherà la cifra di 55.300. Con quota 102, che somma l’età anagrafica di uscita a 64 anni unitamente ad almeno 38 anni di contributi, le uscite previste sono di 16.800 durante tutto il 2022.

Opzione donna, in pensione le lavoratrici di 58 o 59 anni

La legge di Bilancio 2022 ha prorogato, per tutto l’anno, anche l’opzione donna. I requisiti da soddisfare per andare in pensione prima sono i 35 ani di contributi e l’età di 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) o di 59 anni (per le lavoratrici autonome) entro il 31 dicembre 2021. La Ragioneria Generale dello Stato calcola che le donne in uscita con questa misura nel 2022 saranno 17 mila.

Pensioni anticipate Ape sociale, l’allargamento dei lavori gravosi produce poche uscite in più

Prorogata per tutto l’anno dalla legge di Bilancio 2022 anche l’Ape sociale con l’allargamento anche ad altre mansioni usuranti della possibilità di uscita a 63 anni di età. Le categorie di lavori gravosi sono passate da 15 a 23: tuttavia l’allargamento produrrà solo 1.700 lavoratori in più in uscita. Rispetto alle altre categorie di gravosi, edili e ceramisti andranno in pensione con 32 anni di contributi anziché 36.

Riforma fiscale: 1,3 milioni di partite Iva, professionisti e ditte individuali non pagheranno l’Irap dal 2022

Dal 2022 addio all’Irap per circa 1,3 milioni di partite Iva, lavoratori autonomi, professionisti e titolari di ditte individuali. L’intesa tra il ministero dell’Economia e delle Finanze e i partite ha individuato i soggetti esclusi per il pagamento dell’Irap. In totale più di un milione di soggetti che devono attendere solo l’ufficialità della legge di Bilancio 2022.

Eliminazione graduale dell’Irap per le partite Iva, i riferimenti normativi

La leggi di Bilancio 2022 anticipa dunque quella che sarà la riforma fiscale per un “graduale superamento” dell’imposta regionale sulle attività produttive. Per l’abolizione dell’Irap il governo metterà a disposizione circa uno degli otto miliardi di euro che stanzierà per la riforma del fisco. Il superamento dell’Irap è riportato nell’articolo 5 del disegno di legge sul Bilancio 2022. Le restanti risorse, invece, andranno ai tagli previsti per l’Irpef.

Irap, da quando le partite Iva beneficeranno dell’eliminazione?

L’eliminazione dell’imposta regionale sulle attività produttive sarà in vigore a partire dal 1° gennaio 2022. Gli effetti dal punto di vista fiscale saranno verificabili per l’anno di imposta 2022. Il che vuol dire che le partite Iva interessate all’abolizione dell’Irap saranno chiamate a pagare, in ogni modo, il saldo relativo all’annualità 2021 entro la fine di giugno dell’anno prossimo.

Chi beneficerà dell’abolizione dell’imposta regionale sulle attività produttive?

La scelta dei soggetti che saranno beneficiari dell’abolizione dell’Irap avverrà in base alla forma giuridica. I soggetti ammessi al taglio dell’Irap sono le partite Iva, i professionisti, le ditte individuali e i lavoratori autonomi. Tra i beneficiari rientrano anche gli artisti, i cantanti e gli attori. Non rientreranno nel taglio dell’Irap, invece, gli studi professionali associati in quanto soggetti collettivi. Non conta la dimensione dell’impresa: una piccola società in nome collettivo continuerà a versare l’Irap anche se il volume di affari dovesse essere di molto inferiore a quello di una persona fisica.

 

 

Partite Iva, dalla riforma fiscale sconto medio di 202 euro e abolizione Irap

Per le partite Iva e i lavoratori autonomi gli sconti Irpef attesi dalla riforma fiscale per il 2022 si attesteranno mediamente in 202,40 euro all’anno. Lo sconto salirà per redditi che arrivano a 50 mila euro a circa 810 euro. E scompare l’Irap che, mediamente, comporta un esborso di 1360 euro all’anno.

Partite Iva e lavoratori autonomi, la riforma fiscale vale uno sconto medio di 202,40 euro

La revisione delle aliquote Irpef, che scenderanno da 5 a 4, porterà sconti fiscali anche alle partite Iva, oltre ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. La riforma fiscale, attesa nella giornata del 7 dicembre 2021 per il voto al Senato, segnerà uno sconto fiscale Irpef che varia da 62 euro a 810 euro all’anno, con una media di 202,40 euro. Per le partite Iva che non hanno potuto o voluto passare al regime forfettario, con flat tax al 15% (o al minimo del 5%), lo sconto sarà mediamente inferiore del 16,7% rispetto al vantaggio fiscale attestato ai lavoratori dipendenti. Questi ultimi avranno uno sconto medio di 243 euro.

Irpef, quali sono le nuove aliquote in arrivo con la riforma fiscale del 2022?

Le nuove aliquote della riforma fiscale, sia per i lavoratori dipendenti che per quelli autonomi e i pensionati, saranno quattro:

  • da 0 a 15.000 euro l’aliquota rimarrà del 23%;
  • da 15.001 a 28.000 euro l’aliquota si abbasserà dall’attuale 27% al 25%;
  • da 28.001 a 50.000 euro la riduzione sarà di tre punti, ovvero dal 38% di Irpef al 35%;
  • infine per redditi oltre i 50.000 euro si verserà il 43%;
  • scompare la precedente classe che andava dai 55.001 ai 75.000 euro del 41%, con applicazione del 43% per redditi superiori.

Quanto risparmieranno le partite Iva con  la riforma delle aliquote Irpef?

Dalle stime di calcolo del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), i risparmi di imposta Irpef per le partite Iva varieranno da un minimo di 62 euro a un massimo di 810 euro. Il risparmio minimo di 62 euro riguarderà le partite Iva che abbiano un volume di ricavi a 15 mila euro. Il massimo del beneficio fiscale si ha in corrispondenza di redditi di 50 mila euro: il risparmio sarà di 810 euro.

Differenza di sconti fiscali tra partite Iva e lavoratori dipendenti con la riforma 2022

Il divario di sconto fiscale tra i lavoratori autonomi e i dipendenti è spiegato da varie ragioni. Innanzitutto, a pesare sono le detrazioni: per i lavoratori dipendenti sono più alte, andando a inglobare, per redditi fino a 40 mila euro, anche l’ex bonus di Renzi di 80 euro (poi passato a 100 euro). Varia anche il punto più alto di beneficio fiscale: se per i lavoratori autonomi il maggior vantaggio si ha in corrispondenza di redditi di 50 mila euro, per i lavoratori dipendenti il picco si ha a 40 mila euro.

Cambia la no tax area: per i lavoratori autonomi sale a 5.500 euro

Varia anche la no tax area dei lavoratori autonomi, che sale dai 4.800 euro attuali a 5.500 euro. Si allarga, dunque, la platea di lavoratori con redditi bassi che non è soggetta a imposizione. Per i lavoratori dipendenti la no tax area sale a 8.500 euro.

Riforma fiscale: quali partite Iva risparmiano di più?

La curva dei vantaggi fiscali delle partite Iva segna uno sconto progressivo all’aumentare dei redditi a partire dai 15.000 euro. Il vantaggio fiscale è massimo in corrispondenza dei redditi di 50.000 euro, scendendo poi progressivamente. L’ultima classe di risparmio, in termini fiscali, è quella dei redditi di almeno 75 mila euro: per tutti, autonomi e dipendenti, lo sconto vale 270 euro annui.

Quanto risparmiano le partite Iva di tasse e imposte con la riforma fiscale?

Le stime di risparmio, in termini fiscali, delle partite Iva con la revisione delle aliquote Irpef si attesta rispettivamente:

  • per i redditi fino a 15.000 euro all’anno, il risparmio è del 2,48%;
  • su redditi di 30.000 euro annui, lo sconto è del 3,24%;
  • per i redditi di 50.000 euro lo sconto è del 5,63%;
  • redditi di 75.000 euro hanno un beneficio dell’1,07%.

Partite Iva, in arrivo l’azzeramento dell’Irap

L’altra faccia della moneta per i lavoratori autonomi e le partite Iva è rappresentata dall’azzeramento dell’Irap. In questo caso, a beneficiare della mancata imposta sono circa un milione di microimprese, persone fisiche e ditte individuali che non dovranno più pagare l’imposta regionale. L’investimento per il governo dell’azzeramento dell’Irap ha un costo complessivo di oltre 1,3 miliardi di euro.

 

Riforma fiscale 2022, le ipotesi della legge di Bilancio: dal taglio Irpef all’aumento del bonus 80 euro

Ancora un mese di tempo per il governo e il Parlamento per decidere quale sarà la riforma del Fisco del 2022. L’obiettivo è quello di ridurre la pressione fiscale portandola al 41,7% del Prodotto interno lordo dalla percentuale del 42,8% raggiunta nel 2020. Sono varie le ipotesi sul tavolo della riforma: si va dal taglio delle aliquote Irpef all’aumento del bonus di 80 euro (ex Renzi, attualmente arrivato a 100 euro con il taglio del cuneo fiscale), fino alla possibilità di tagliare decisamente l’Irap. Nella legge di Bilancio 2022 il governo ha stanziato 8 miliardi di euro per attuare la riforma.

Ipotesi di riduzione delle aliquote Irpef nella riforma del Fisco 2022

La prima ipotesi di riforma del Fisco per il 2022 è quella di un intervento sulle aliquote dell’Irpef. Si tratta di una strada che già in passato si era ipotizzata con delle opportune simulazioni. Aliquota cruciale per la riforma è quella del 38% dei redditi medi, applicata dai 28 mila ai 55 mila euro. C’è distanza dell’applicazione dell’aliquota a questo scaglione rispetto a quello più basso: 11 punti percentuali rispetto al 27%.

Quali potrebbero essere le aliquote Irpef del 2022 con la riforma?

L’ipotesi della riduzione delle aliquote Irpef per attuare la riforma del Fisco andrebbe a limare le due aliquote in questo modo:

  • redditi fino a 25 mila euro aliquota del 23%;
  • fino a 55 mila euro di reddito l’aliquota sale al 33%;
  • per redditi superiori aliquota Irpef del 43%.

Peraltro, l’intervento sulle aliquote Irpef andrebbe anche ad assorbire le detrazioni e il bonus di 80 euro di Renzi (aumentato a 100 euro) per un costo complessivo di 10 miliardi di euro annui.

Riforma Fisco 2022, c’è l’ipotesi di aumentare il bonus 100 euro (ex bonus Renzi)

Proprio sul bonus Irpef è concentrata la seconda possibilità di riforma del Fisco. Si andrebbe a intervenire sul bonus aumentando il tetto di detrazione mensile dagli attuali 100 euro a 120 euro. E si potrebbe allargare anche la platea dei lavoratori coinvolti nella detrazione incrementando l’attuale limite di reddito per la misura ai redditi oltre i 28 mila euro. Con le modifiche intervenute negli ultimi anni, tra i 28 mila e i 40 mila euro di reddito annuo, il bonus viene assicurato in misura decrescente. Il sistema di decalage del bonus potrebbe essere applicato per i redditi fino a 55 mila euro.

Abolizione dell’Irap, la strada meno percorribile per la riforma del Fisco

La strada dell’abbattimento dell’Irap sui redditi delle imprese sembrerebbe la meno attuabile. Intanto perché l’uscita di scena dell’imposta regionale sarà progressivo riducendo le aliquote, come già indicato dal documento di delega fiscale. Molto probabilmente le richieste del mondo dell’imprenditoria rimarranno ferme al palo: il costo dell’abolizione totale dell’imposta regionale risulta elevato. Troppo rispetto agli 8 miliardi di euro che il governo ha stanziato per la riforma del Fisco. Più fattibile, dunque, la riduzione delle aliquote Irap per avviare il progressivo abbattimento dell’imposta regionale. Meno probabili risultano altre ipotesi richieste dalle imprese, consistenti nell’eliminazione dal calcolo della base imponibile degli interessi passivi e dalla fusione dell’Irap con l’Ires.