Allarme affitti universitari: aumenti a due cifre. La mappa degli aumenti

Brutta sorpresa per le famiglie: è allarme affitti per gli universitari, aumenti a due cifre anche solo per una stanza.

Affitti universitari: studiare diventa sempre più difficile

La corsa dei prezzi sembra non arrestarsi più e sebbene si parli quasi esclusivamente dei prezzi energetici (metano, pellet, carburanti) e dei prezzi degli alimentari, ci sono anche altri settori che stanno mettendo a dura prova le famiglie italiane, si tratta dei prezzi degli affitti per gli studenti fuorisede.

Si sa, sono tanti i ragazzi che nel periodo dell’università, al fine di pesare meno sulle famiglie, cercano piccoli lavoretti per contribuire alle spese, ma il prossimo anno accademico potrebbero davvero non bastare perché i prezzi stanno diventando proibitivi. A dirlo sono proprio le società che si occupano di intermediazione in questo settore, sembra che la causa sia nell’aumento della domanda e offerta non in linea con la stessa. Resta il fatto che in media l’aumento per la locazione di una stanza, non un appartamento, ma una stanza per universitari, è in media in tutta Italia dell’11% con forti differenze tra il Nord e il Sud.

Allarme affitti universitari al Nord

Naturalmente vi sono oscillazioni in varie zone d’Italia. La più cara sembra essere Milano, questo in linea comunque con il costo della vita che al Nord è più alto rispetto al Sud. A Milano la locazione di una stanza in media costa 620 euro con un aumento rispetto al 2021 del 20%, ben al di sopra quindi dell’inflazione che a luglio era del 7,9%.

Molto cara anche Padova dove una camera singola si può avere a 465 euro al mese, con un aumento rispetto al 2021 del 42,2%, se invece ci si accontenta di una stanza doppia ogni singolo studente pagherà 177 euro al mese.

Bologna, città universitaria per antonomasia, rispetto alle altre città del Nord ha aumenti più contenuti, gli studenti universitari possono affittare una camera a 447 euro al mese con un aumento rispetto a un anno fa del 16,7%.

Affitti universitari al Sud e al Centro

Decisamente più contenuti i prezzi al Sud e al Centro Italia.

La più cara sembra essere Roma, non c’è da meravigliarsi, qui prendere in affitto una camera per studenti costa invece 465 euro al mese con un aumento del 9,3%.

Nessun allarme affitti universitari per la maggior parte delle città del Sud. A Foggia è possibile avere una camera singola a 228 euro al mese con un aumento rispetto al 2021 solo del 2,1%, cioè inferiore all’inflazione.

A Napoli una stanza singola si può avere a 337 euro al mese con un aumento sul 2021 dell’1,3%. Caso emblematico è quello di Catanzaro dove gli universitari possono avere una camera in affitto a 237 euro al mese con una riduzione rispetto al 2021 del 10,37%.

Sulla stessa linea è anche Pescara dove è possibile avere una stanza a 219 euro al mese con una riduzione del prezzo rispetto al 2021 del 19%. Prezzo quasi invariato per Latina dove è possibile avere una stanza a 287 euro al mese.

Appuntamento al 10 giugno per la protesta delle pentole vuote. Di cosa si tratta?

Ci sarà il 10 giugno 2022 la protesta delle pentole vuote, un’insieme di manifestazioni volte a sensibilizzare il Governo sui rincari e sulle conseguenze che questi portano nella quotidianità di milioni di famiglie.

Cos’è la protesta delle pentole vuote?

La protesta delle pentole vuote è organizzata dalle associazioni dei consumatori maggiormente rappresentative, tra cui: Adiconsum, Adoc, Adusbef, Asso-Consum, Assoutenti, Associazione Utenti Servizi Radiotelevisivi, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Centro Tutela Consumatori e Utenti, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino. L’obiettivo è inteloquire con il Governo con proposte concrete per contrastare i rincari.

Le associazioni hanno stimato per le famiglie italiane, già in difficoltà a causa dell’emergenza pandemica, una perdita di circa 929 euro l’anno. Secondo i dati disponibili ad essere penalizzati saranno soprattutto i cittadini del Nord Italia, mentre l’inflazione avrà una portata limitata per le regioni del Sud caratterizzate generalmente da un costo della vita meno elevato. Ad esempio la perdita per una famiglia residente in Trentino Alto Adige è stimata in circa 1.685 euro, nella regione Lazio, invece 1.279 euro. Le associazioni dei consumatori affermano che a fronte di questa, che può essere considerata una vera emergenza, da parte del Governo c’è stato un comportamento eccessivamente timido.

Qual è l’obiettivo delle associazioni dei consumatori con la protesta delle pentole vuote?

L’obiettivo è presentare un’insieme di proposte volte a contenere i prezzi, in particolare quelli energetici e dei prodotti di prima necessità, tra cui gli alimentari. Le associazioni denunciano che l’aumento dei prezzi che ad oggi è superiore al 6% sta cambiando radicalmente le abitudini degli italiani che fanno fatica in molti casi anche a provvedere alla spesa alimentare. Proprio da questo dato prende il nome la protesta chiamata appunto la protesta delle pentole vuote. Emerge la necessità di attuare al più presto misure volte al contenimento dei prezzi e proprio per questo le associazioni chiedono di essere convocate tra le Parti sociali perché impegnate in prima linea al fianco delle famiglie.

Gli organizzatori della protesta delle pentole vuote sottolineano anche che devono essere fermate le speculazioni generate da questa anomala ondata inflazionistica, infatti molti prezzi crescono a dismisura senza una reale incidenza della crisi Ucraina su essi, questo perché c’è sempre chi tenta di aumentare i propri profitti. Lo stesso punto è stato avallato anche dal Presidente del Consiglio Mario Draghi che ha sottolineato come l’inflazione crei dei trasferimenti di ricchezza, penalizzando i settori più bassi, più poveri.

Il Presidente del Consiglio rivendica i successi maturati a Bruxelles

Nel frattempo il presidente del Consiglio Mario Draghi afferma che al vertice di Bruxelles l’Italia è stata accontentata sia sulle richieste inerenti l’embargo del petrolio russo, sia sul tetto al prezzo del gas. Da quanto emerge, grazie alle pressioni dell’Italia la Commissione Europea ha ricevuto l’incarico di studiare la fattibilità del price cap ( tetto al prezzo) del gas. Questo vuol dire che in effetti questa ipotesi è allo studio, ma di fatto oggi ancora non ci sono certezze sul fatto che si vada in questa direzione.

Il presidente Draghi ha anche ottenuto lo spostamento dell’obbligo per l’Italia di non importare petrolio russo solo dall’anno nuovo. Questi piccoli successi porteranno comunque un risparmio nelle tasche degli italiani.

Il ministro Orlando a Confindustria: alzate i salari

Nel frattempo non è mancata la reazione del ministro del Lavoro Orlando alle critiche rivolte dal presidente di Confindustria Bonomi che ha richiesto riforme strutturali al sistema e il taglio del cuneo fiscale. Orlando ha sottolineato che per far fronte alla recessione è necessario l’aumento dei salari e quindi ha in un certo senso bacchettato il mondo delle imprese/industrie. Risponde alle critiche anche sul reddito cittadinanza sottolineando che la media degli assegni percepiti è di 580 euro, inoltre ricorda che dalla fine dell’emergenza pandemica il numero dei percettori è costantemente sceso, in media di 50.000 unità al mese. Il numero dei percettori è esiguo rispetto alle lamentele delle imprese che probabilmente non trovano manodopera a causa di offerte poco allettanti.

La protesta delle pentole vuote dà appuntamento ai consumatori il 10 giugno 2022 nelle principali piazze italiane. Si aspetta una partecipazione elevata.

Rincari alimentari: ecco i prodotti che hanno subito i maggiori aumenti

Il 2022 è caratterizzato da una serie di aumenti  dei prezzi di prodotti di largo consumo che stanno mettendo in difficoltà le famiglie italiane. Tra quelli che hanno particolare rilevanza ci sono gli aumenti degli alimenti. Scopriamo quali sono i prodotti che hanno avuto i maggiori rincari alimentari.

Rincari alimentari: i maggiori riguardano l’olio

I prodotti che hanno subito aumenti sono quelli per i quali c’è una maggiore influenza delle esportazioni dall’Ucraina. Ecco perché devono essere segnalati gli aumenti dell’olio di semi di girasole, diventato ormai quasi introvabile e che ha avuto aumenti del 43% . L’aumento del costo dell’olio di semi di girasole e soprattutto la sua introvabilità ha portato all’aumento della domanda di altre tipologie di olio, come quello di mais e di oliva. Di conseguenza con l’aumento della domanda, aumenta il prezzo e così si registrano aumenti dell’11% per l’olio di oliva. Ciò nonostante l’Italia ne produca abbastanza e comunque lo importi soprattutto dalla Spagna e quindi ci sia un’influenza limitata degli eventi che caratterizzano l’Ucraina.

Aumento del prezzo del grano

Un altro prodotto che l’Italia importa è il grano, nonostante siano stati incentivati gli agricoltori che producono grano ad aumentare i terreni dedicati a questa coltura e la Banca dei terreni agricoli offra molti ettari per coloro che vogliono investire in agricoltura. In questo settore si registrano aumenti del 17% per farina, pasta e pane cioè prodotti base per la dieta mediterranea. Se fino a qualche mese fa un chilo di pasta costava in media 1,30 euro, ora il costo è di 1,52 euro. Si tratta di prezzi medi e di conseguenza ci sono marchi che hanno prezzi molto più elevati fino a 2,60 euro al chilo in particolare nel caso di scelta di prodotti con trafilatura al bronzo o formati particolari.

Il problema del grano non è limitato ai costi, ma anche all’approvvigionamento, al punto che molti sottolineano che se non si provvede allo sblocco dei grani ucraini che si trovano nei porti, vi è il rischio di una vera e propria crisi alimentare. L’ONU ha calcolato che il blocco potrebbe portare 13 milioni di persone a soffrire la fame. A soffrirne di più potrebbero essere Paesi che già ora affrontano carestie come Egitto, Eritrea, Somalia, Libano, Armenia, Bangladesh, Yemen e Perù in quanto trattasi di Paesi non autosufficienti e che importano la maggiore quantità di grano e cereali proprio da Russia e Ucraina. La crisi generata inoltre non terminerà appena la guerra sarà finita perché in realtà molti terreni sono rimasti incolti e quindi si perderà gran parte del raccolto almeno del 2022.

Rincari alimentari per gli altri prodotti di largo consumo

Il caffè che fino a qualche mese fa aveva mantenuto un prezzo stabile, nell’ultimo mese ha invece visto un aumento del prezzo del 4%, non va meglio per lo zucchero che invece ha visto aumenti del 7,4%.

Non ci sono per ora aumenti particolari aumenti nel settore dell’ortofrutta e in particolare per quanto riguarda prodotti di largo consumo in Italia, come le banane e i pomodori. Aumenti si sono invece registrati per le zucchine e sfiorano il 16%.

Non solo Altroconsumo, anche Coldiretti ha provveduto a una stima dei rincari e registra un aumento del costo della carne di pollo pari al 6%, stesso aumento anche per il pesce fresco.

Secondo Coldiretti vistosi aumenti si sono registrati anche per i costi delle bevande il cui prezzo è in media aumentato del 4,6%. Molto probabilmente in questo caso ad influire sono le spese di trasporto, considerando l’aumento dei carburanti e i costi energetici legati agli stabilimenti di produzione.

Assocarni invece registra un aumento del costo della carne bovina all’ingrosso del 20%. Giustifica tale aumento con il rincaro dei prezzi del cereali con cui gli animali sono alimentati. Si tratta di una sorta di reazione a catena. Naturalmente l’aumento dei prezzi all’ingrosso si ripercuote sui consumatori che al banco trovano brutte sorprese.

Naturalmente i prezzi dei beni di prima necessità accompagnano gli aumenti del prezzi energetici e proprio per questo l’inflazione è galoppante.

Maltempo: agricoltura danneggiata per 500 mln

Mentre l’ondata di gelo polare sta avviandosi alla fine, l’agricoltura fa il suo doloroso elenco dei danni, che hanno già superato i 500 milioni di euro. Ma bisogna fare anche altri conti: quelli sui rincari, che da qualche giorno stanno facendo impazzire i prezzi di frutta e verdura sui banchi dei mercati e sugli scaffali della grande distribuzione.

“E’ il copione di un film già visto troppe volte – dicono al Centro Studi di Confagricoltura -. Il gelo ha colpito alcune produzioni come indivia, radicchio e cavolfiori, con una conseguente diminuzione dell’offerta. Ma i rincari al consumo non riguardano che minimamente gli incassi delle aziende agricole”. In altre parole, i prezzi di frutta e verdura, nei casi in cui sono aumentati per i consumatori, hanno determinato per gli agricoltori variazioni in positivo assolutamente marginali e solo per i prodotti colpiti da forti cali produttivi, mentre per la frutta le variazioni sono praticamente nulle. Il Centro Studi di Confagricoltura ha preso a riferimento i prezzi all’origine Ismea di alcuni ortofrutticoli dell’ultima settimana disponibile (5° settimana del 2012 che va dal 29 gennaio al 5 febbraio) e li ha confrontati con quelli della settimana precedente e della corrispondente settimana 2011. Ecco i risultati.

Per gli ortaggi, i maggiori rincari riguardano i prodotti più colpiti dal gelo (radicchio, indivia e cavolfiori). Per questi prodotti i rincari su base settimanale sono anche “a doppia cifra” (+22,4% per il radicchio, +13-14% per l’indivia e cavolfiori, +12% per finocchi e peperoni etc.) ma:

o   si tratta di rincari che in assoluto sono nell’ordine di qualche centesimo per chilogrammo! Stiamo parlando di 10-12 centesimi in più per un kg di radicchio o di peperoni, addirittura solo 2-4 centesimi in più a chilo per indivia, finocchi, lattuga e cavolfiori. Certo un aggravio che non può pesare più di tanto sul carrello della spesa dei consumatori. Evidentemente i rincari sono frutto di altri fattori e non certo dell’aumento dei prezzi all’origine.

o   Per alcuni prodotti orticoli le quotazioni all’origine sono ferme (pomodori in serra e ciliegini) e per altri, come le tanto “chiacchierate” zucchine, addirittura si registra un calo delle quotazioni all’origine, che sono arrivate a meno di un euro a kg con una riduzione di 14 centesimi per chilogrammo, quotazione pari al 12,5% in meno rispetto alla settimana precedente e leggermente inferiore a quella della stessa settimana dello scorso anno.

Non solo le zucchine ma anche altri prodotti oggi costano all’origine meno (anche considerevolmente in percentuale) di quanto accadeva un anno fa. L’indivia -6%; i finocchi -9% ed i peperoni -22%. Per ciliegini e patate comuni il calo è addirittura del 30 per cento. Per le cipolle le quotazioni sono inferiori di oltre il 47% rispetto al 2011.

·Per quanto riguarda la frutta, i prezzi sono praticamente fermi rispetto alla settimana precedente (e la cosa si giustifica anche considerando che a parte gli agrumi la fase di raccolta è già da tempo conclusa) e tutti in calo, anche fortemente (ad es. actinidia: -12,8%; mandarini: -17,4% e pere: -43,3%), rispetto alle quotazioni all’origine dello scorso anno.

“In conclusione – sottolinea l’analisi di Confagricoltura – se ci sono particolari rincari al consumo degli ortofrutticoli questi non dipendono dai produttori agricoli, che invece confermano, evitando eccessivi aumenti dei prezzi all’origine, il ruolo antinflattivo del settore a vantaggio dei consumatori. Questo anche se il reddito degli agricoltori è pregiudicato sia dalle minori entrate (influenzate dal calo di produzione dovuto al gelo) sia dai maggiori costi (collegati ai rincari energetici)”.

Fonte: agenparl.it

Cala l’inflazione a gennaio, ma il carrello della spesa corre

Inflazione in caduta nel mese di gennaio. A confermarlo le stime preliminari dell’Istat: l’inflazione è passata al 3,2% dal 3,3% di dicembre. Anche se il carrello della spesa continua a correre, segnando un +4,2%. A segnare i rialzi più forti sono infatti, benzina, caffè e zucchero.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettivita’ (NIC), comprensivo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 3,2% nei confronti di gennaio 2011 (era +3,3% a dicembre 2011), mentre l’inflazione acquisita per il 2012 e’ pari all’1,6%.

Al netto dei soli beni energetici infatti, il tasso di crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo scende al 2,2% dal 2,3%, di dicembre. Il rallentamento della corsa dell’inflazione è dovuto infatti al lieve aumento del tasso di crescita tendenziale dei prezzi dei beni (+3,9% rispetto al +3,8% di dicembre 2011), compensato però dal calo di quello dei servizi (+2,3% rispetto al +2,5% del mese precedente).

I rincari colpiscono soprattutto le spese quotidiane: a segnare picchi di aumento record sono la benzina (+4,9%) e il gasolio (+4,7%) – gennaio il mese più salato per i carburanti – ma anche il caffè (+16,5%) e lo zucchero (+15,9%). Le bollette a fine mese si fanno poi sentire, con un’impennata per il gas pari al +15,4% e per la luce del +11,3%.

Segnali positivi, grazie all’eliminazione dell’imposta di bollo sui conti corrente inferiori ai 5 000 euro (-6,5% ) le spese finanziarie e bancarie hanno registrato un calo sostanziale.

Federconsumatori però avverte:  “le famiglie dovranno far fronte a una stangata di 928 euro all’anno”. Le famiglie infatti guardano più alla crescita dei prezzi per i prodotti acquistati nella quotidianità che al, seppur lieve, rallentamento del tasso d’inflazione registrato nel mese di gennaio 2012. A spaventare senza dubbio maggiormente i consumatori i rincari dei prezzi dei carburanti, destinati a una corsa impazzita difficile da arrestare.

L’inflazione preoccupa i consumatori

di Giulia DONDONI

A lanciare l’allarme è l’Istat: nel 2012 le famiglie italiane dovranno sborsare 1.000/2.000 euro a testa. E il governo? Oltre a regalarci questa stangata di inizio anno, cercherà di bloccare le speculazioni e i rincari.

Da parte loro Adusbef e Federconsumatori dichiarano: “è indispensabile un serio intervento del Governo per eliminare ogni ombra di speculazione, attraverso verifiche sui prezzi e, se necessario, un vero e proprio blocco di prezzi e tariffe. Nel 2011, si è registrato il tasso di inflazione più alto dal 2008. Si tratta di un dato gravissimo, che appare ancora più allarmante se relazionato al contesto in cui si è registrato. L’economia italiana, infatti, attraversa una fase di profonda crisi dei consumi, dettata dalla caduta verticale del potere di acquisto delle famiglia”.

Così continuano i presidenti delle due associazioni, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti: “rilevare un tasso di inflazione record in una situazione come questa è una vera assurdità. È evidente che le volontà speculative continuano a prevalere sulle sane logiche di mercato. Non vi è altra spiegazione, infatti, per una simile crescita dei prezzi nonostante il disastroso andamento dei consumi, in netto calo persino nel settore alimentare (-4%) e in occasione delle festività natalizie”.

Nel 2012 il potere d’acquisto delle famiglie italiane peggiorerà ancora, e, secondo le stime dell’O.N.F., ”si prevede una stangata di 2.103 euro a famiglia. A cui vanno aggiunte, inoltre, ulteriori ricadute delle manovre economiche. Le ripercussioni saranno disastrose, sia sul versante dei consumi che su quello della produzione”. Per Adusbef e Federconsumatori, ”è giunto il momento di aprire una nuova fase di sviluppo, rilanciando gli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca, necessari per una ripresa della nostra economia”.

Per il Codacons, che chiede al governo di bloccare gli aumenti, si tratta di ”un fatto molto negativo, dato che ci si attendeva, dopo gli arrotondamenti dei prezzi verificatisi a settembre per via dell’aumento dell’Iva e proseguiti poi per tutto il mese di ottobre, che almeno a dicembre i prezzi rimanessero fermi. Invece l’inflazione permane al 3,3%, il che vuol dire, vale la pena ricordarlo, che l’inflazione sarà anche ‘stabile’ al 3,3% ma i prezzi sono tutt’altro che ‘stabili’ e anzi continuano a salire. Su base mensile si è verificato un incremento dello 0,4%.”

In questo 2012, dunque, “ci sarà una inflazione record, che potrebbe arrivare a toccare il 3,6%. Un valore che, tradotto in termini di costo della vita ed al netto dei futuri aumenti delle tasse introdotti dalla manovra Monti, dall’Imu all’Iva, significa una stangata da 1.059 euro per una famiglia media.” Lo stesso Codacons “aveva chiesto al Governo di stoppare tutti gli aumenti delle tariffe pubbliche. È inaccettabile, infatti, che gli stipendi dei dipendenti pubblici siano fermi per 3 anni, le pensioni non siano indicizzate, ma poi si adeguino all’inflazione tutte le tariffe pubbliche, da quelle autostradali al canone Rai, dalla luce al gas“.

Ed è per questo che l’associazione chiede al governo Monti “di fare qualcosa, invece di restare alla finestra ad assistere indifferente mentre le famiglie sono massacrate dal carovita.

Luce e gas: mini stangata da gennaio

di Alessia CASIRAGHI

Da gennaio 2012 le tariffe di luce e gas potrebbero aumentare, rispettivamente, del 4,8% e del 2,7%. In cifre l’aumento costerà alle famiglie italiane oltre 53 euro. Lo annuncia Nomisma Energia che ha stimato i rincari medi per famiglia italiana, in attesa dell’aggiornamento dell’Authority per l’energia atteso entro fine 2011.

Nel dettaglio: le tariffe elettriche dal 1 gennaio 2012 dovrebbero crescere del 4,8%, con un aumento pari a 0,8 centesimi al chilowattora. Per un campione di famiglia tipo, che spende in media 2.400 chilowattora in l’anno e 3 kw di potenza impegnata, questo significa che l’aumento sarebbe pari a 21,5 euro su base annua. Le tariffe del gas cresceranno invece del 2,7%, ossia 2,3 centesimi al metro cubo: con 1.400 metri cubi di metano consumati in un anno l’aumento sarà pari a 32 euro annui. In soldoni l’aumento di luce e gas ruberanno dalle tasche delle famiglie italiane 53 euro l’anno.

“Dopo la stangata sui prezzi della benzina, che l’hanno spinta nei distributori italiani ai massimi d’Europa, arriva un’altra batosta con le tariffe di luce e gas – sottolinea Davide Tabarelli, esperto di Nomisma Energia – a conferma che l’energia è il bene più tartassato per i consumatori finali”.

Ma come sono state calcolate le stime di aumento per famiglie? Per il gas “il calcolo automatico è fissato dalle regole dell’Autorità che sconta gli aumenti dei mesi scorsi del greggio a cui si sommano alcune nuove componenti per il trasporto”. Più complesso il calcolo dei rincari per quanto riguarda l’elettricità: l’aumento è legato infatti ai maggiori costi di generazione elettrica sulla borsa, sommati al forte incremento degli oneri per finanziare i pannelli fotovoltaici e l’aumento dei costi di trasporto della corrente elettrica.

Con l’Iva al 21% attenti alle speculazioni

Dell’aumento dell’Iva dal 20 al 21% già si sa, ma ora Coldiretti lancia un allarme per mettere in guardia i cittadini da eventuali, e purtroppo probabili, speculazioni sui rincari.

Se, infatti, per alcuni prodotti gli aumenti sono previsti, per altri no, e se in questi casi i prezzi dovessero subire un rigonfiamento, si tratterebbe di una vera e propria truffa.

Il rincaro che pesa di più, nelle tasche degli italiani, è sicuramente quello della benzina, che rischia di essere l’ennesimo ostacolo verso una ripresa economica che continua a tardare, aggravando i costi delle imprese nazionali che si devono confrontare sul mercato.

E se la maggior parte degli alimenti non ha subito rincari, alcuni beni di largo consumo, come acqua minerale, birra e vino, ad esempio, lo sono, e, a questo proposito, la Coldiretti ha stimato un introito aggiuntivo allo Stato di 35-40 milioni di euro.

Anche in questo caso, però bisogna stare attenti allo scontrino, perché per una bottiglia di tre euro il giusto aumento sarebbe pari a 3 centesimi e quindi occorre che i ritocchi al rialzo rispettino questa proporzione e non diventino, invece, il pretesto per aumentare ancora di più i prezzi.

E’ necessario che i cittadini prestino molta attenzione a ciò che comprano e che soprattutto controllino quanto spendono perché, come dice il proverbio, “Fidarsi è bene, non fidarsi è ancora meglio“.

Vera Moretti

L’iva più alta fa impennare i costi delle vetture

Il punto della situazione all’International Top Dealer Forum (Verona, 12-13 ottobre), appuntamento che riunirà i piu’ importanti concessionari europei dell’automobile. attraverso il contatto diretto con oltre 2.350.000 clienti finali all’anno, grazie alla vendita di auto nuove, usate e all’assistenza.

“All’Iva si dovrà poi aggiungere il surplus sull’Ipt: provvedimenti capestro che metteranno in panne il sistema italiano dell’automotive”. Così, intervistato da Quintegia (società trevigiana leader in Italia nei settori ricerca e formazione per l’automotive) Filippo Pavan Bernacchi ha quantificato il rincaro che peserà sugli acquirenti in seguito alla maggiorazione dell’Iva prevista dalla manovra finanziaria e in attuazione da domani.

“Nel 2010 nonostante i dati negativi, il settore auto ha comunque garantito alle casse dello Stato quasi 68 miliardi di euro, pari a circa il 16,6% dell’intero gettito fiscale nazionale, oltre alla più alta incidenza sul PIL di Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna” rileva Bernacchi.

Secondo il presidente di Federauto i nuovi freni all’acquisto di automobili rischiano quindi di mettere in ginocchio un settore che nei primi mesi di quest’anno ha gia’ perso l’11% nelle vendite di auto nuove, mentre il sistema di tassazione e’ in crescita continua (+1,2% nel 2010 sul 2009), a partire dalla tassa di possesso che da sola vale 6,6 mld di euro.

Solo in Italia i 50 maggiori concessionari danno lavoro a 11 mila addetti e movimentano quasi il 20% del mercato.

Marco Poggi

IVA al 21%: da oggi è realtà

L’aumento dell’Iva dal 20 al 21% è ormai cosa nota, ma, nel dettaglio, in quanti sanno che cosa rincarerà, e da quando?
Occorre, a questo proposito, fare un po’ di chiarezza, ed analizzare la situazione in modo preciso.

Ciò che è importante da sapere, per i professionisiti, gli esercenti, gli imprenditori, è che da oggi scatteranno i rialzi per alcuni prodotti e servizi. Per i consumatori questo infatti sarà il primo week-end di shopping al 21%.

In generale, possiamo dire che l’aumento non si avvertirà sul singolo acquisto perché, per fare un esempio, un paio di scarpe subirà un rincaro di 1 euro ma, se si pensa che si prevede l’arrivo nelle casse dello Stato di 700 milioni di euro già quest’anno, allora ci rendiamo conto che sì, qualcosa cambierà anche nelle nostre tasche. E non sarà un gioco al rialzo.

Secondo una stima fatta dalla Cgia di Mestre, l’esborso per le famiglie sarebbe di 123 euro in più all’anno, mentre Federconsumatori e Adusbef ritengono che la cifra si avvicinerà più a 173 euro, fino ai preoccupanti 500 euro di rincaro previste dalle grandi catene di distribuzione.

Sembra dunque difficile dare dati certi e del tutto attendibili. Vero è che tutti saremo “colpiti” da questa spada di Damocle, perchè tanti sono i prodotti, anche di consumo quotidiano, che ci costeranno di più.

|F.A.Q.| Se il software di fatturazione o del registratore di cassa non è aggiornato con l’Iva al 21%, cosa succede? leggi la risposta

La buona notizia è che nessun rincaro ci sarà per pane, latte, pomodori e giornali, per fare degli esempi di prodotti con Iva al 4%.

I golosi di cioccolato, invece, faranno fatica ad orientarsi: aumenti in vista per le confezioni di pregio, prezzi fermi invece per le comuni ‘tavolette’.

Discorso analogo per gli habitueè del caffè: sé è da aspettarsi un rincaro per la confezione al supermercato, invariato dovrebbe restare il prezzo della tazzina al bar, perche nel primo caso l’Iva è al 20 e aumenterà al 21% nel secondo caso è al 10% e resta com’è.

Una delle tante note dolenti sarà la benzina che, con l’aumento dell’Iva, ha calcolato l’Unione Petrolifera, “aumenterà di 1,2-1,3 centesimi al litro”.

Ecco un elenco dei principali beni per i quali aumenta l’imposta di consumo dal 20 al 21% (Fonte: Ufficio studi Confcommercio Imprese per l’Italia):

– Televisori e prodotti per l’home entertainment – Macchine fotografiche e videocamere
– Computer desktop, portatile, palmare e tablet – Autocaravan, caravan e rimorchi
– Imbarcazioni, motori fuoribordo ed equipaggiamento barche – Strumenti musicali
– Giocattoli, giochi tradizionali ed elettronici – Articoli sportivi
– Manifestazioni sportive e parchi divertimento – Stabilimento balneare
– Piscine, palestre e altri servizi sportivi – Articoli di cartoleria e cancelleria
– Pacchetti vacanza
– Automobili, ciclomotori e biciclette
– Trasferimento proprietà auto e moto
– Affitto garage, posti auto e noleggio mezzi di trasporto – Pedaggi e parchimetri
– Apparecchi per la telefonia fissa, mobile e telefax – Servizi di telefonia fissa, mobile e connessioni internet – Tabacchi
– Abbigliamento e calzature
– Rasoi elettrici, taglia capelli, phon – Articoli per la pulizia e per l’igiene personale – Profumi e Cosmetici
– Gioielleria e orologeria
– Valigie e borse e altri accessori
– Servizi di parrucchiere
– Servizi legali e contabili
– Mobili e articoli per illuminazioni
– Biancheria e tessuti per la casa
– Frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, forno – Piccoli elettrodomestici per la casa
– Piatti, stoviglie e utensili per la casa – Detergenti e prodotti per la pulizia della casa – Carburanti
– Caffè
– Bevande gassate, succhi di frutta e bevande analcoliche – Liquori, superalcolici, aperitivi alcolici – Vini e spumanti.

Vera Moretti