Ristorazione: arriva il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari

Per chi lavora nell’ambito della ristorazione sono in arrivo buone notizie, infatti sta volgendo al fine l’iter per rendere operativo il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati. L’ultimo passo è del 20 luglio con il decreto del Ministero delle Politiche Agricole, alimentari e forestali che ha indicato i dettagli per la ripartizione del fondo. Ecco le novità.

Caratteristiche del Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati risvolto al settore della ristorazione

La legge 234 del 2021, legge di bilancio 2022 ( articolo 1 comma 826 e 827), ha previsto in favore delle imprese che lavorano nel settore ristorazione del “Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati”. Ora con decreto del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali c’è la definizione dei criteri per poter accedere a questo fondo. Gli stessi sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2022.

Cos’è il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati?

Il fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati mira a:

  • sostenere e incrementare l’offerta nel settore della ristorazione di prodotti alimentari tipici, biologici e a indicazione geografica;
  • migliorare la conoscenza dei prodotti tipici.

Possono chiedere di accedere al fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati tutte le imprese che lavorano nel settore della ristorazione, come:

a) ristoranti che somministrano pasti rientranti nelle tradizione culinaria regionale e nazionale;

b) agriturismo, attività ricettive di somministrazione pasti rientranti nelle tradizioni culinarie regionali e nazionali;

c) pubblici esercizi, ivi incluse scuole ed ospedali, con attività di somministrazione di prodotti tipici e specialità culinarie regionali e tradizionali.

Affinché le imprese possano richiedere le risorse del fondo alla data di presentazione dell’istanza devono aver attivato un’idonea campagna pubblicitaria inerente l’utilizzo di prodotti tipici locali o di regioni limitrofe ad indicazione geografica o biologici.

Quali sono i criteri di riparto del fondo nel settore ristorazione?

Il fondo, che ricordiamo è di un milione di euro, si divide su base regionale, e la suddivisione dipende dal numero di prodotti tipici registrati e dal numero delle denominazioni protette.

All’interno delle Regioni il fondo sarà invece diviso in modo uguale tra tutte le realtà che hanno presentato istanza. Non ci sarà quindi un click day e le domande non troveranno accoglimento in base all’ordine di arrivo, ma tutte le istanze presentate nel rispetto dei requisiti potranno accedere alle risorse.

Attualmente ancora non si può presentare istanza. Sono stati definiti solo i criteri di ripartizione, per la determinazione delle ulteriori modalità operative è necessario attendere il Provvedimento del “Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare della pesca e dell’ippica” – Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica” lo stesso sarà emanato entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto.

Per conoscere gli altri contributi a cui accedere in questo settore, leggi: Bar e ristoranti, contributi dino a 30 mila euro per macchinari professionali

 

Bar e ristoranti, contributi fino a 30mila euro per macchinari professionali

A favore del settore della ristorazione sono in arrivo i contributi a fondo perduto fino a 30 mila euro per comprare macchinari professionali. Bar e ristoranti hanno la possibilità di coprire fino al 70% del prezzo di acquisto dei macchinari senza incidere sulle imposte. Le risorse stanziate dal governo ammontano a 56 milioni di euro. I fondi sono distribuiti in 25 milioni di euro per l’anno in corso e 31 milioni per il prossimo anno.  In particolare, gli incentivi sono stati predisposti dal ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali a sostegno delle aziende che operano nella ristorazione.

Beni durevoli e innovativi a bar e ristorante: c’è l’incentivo del 70% entro il limite di 30mila euro

I 56 milioni di euro saranno assegnati a bar e ristoranti come copertura delle spese effettuate, fino al 70% del costo, per un tetto massimo dei macchinari acquistati di 30 mila euro per ciascuna azienda. Le spese ammissibili riguardano la fornitura di macchinari professionali e di altri beni strumentali. Si tratta di beni che dovranno possedere due caratteristiche: essere innovativi e durevoli. I riferimenti normativi della misura sono contenuti nella Gazzetta ufficiale numero 155 del 5 luglio scorso. La misura di riferimento è il decreto del ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali del 29 aprile scorso.

Chi può beneficiare degli incentivi per l’acquisto di beni durevoli riservati a bar e ristoranti?

Ammessi al finanziamento per l’acquisto di macchinari e beni durevoli sono le aziende che svolgono, in maniera prevalente, le attività indicate dai codici Ateco:

  • 56. 10, relativa ai servizi di ristorazione mobile;
  • 56.21, inerente la fornitura di pasti preparati e catering per gli eventi;
  • 56. 30, attività dei bar e gli altri servizi inerenti che non abbiano la cucina.

I dettagli delle imprese che possono presentare domanda per gli incentivi sui macchinari sono relative alle comunicazioni inviate all’Agenzia delle entrate con il modello AA7 e AA9. Inoltre, le aziende che presentano domanda devono essere iscritte al Registro delle imprese da non meno di 10 anni.

Richiesta di incentivi per l’acquisto di macchinari: cosa fare se non si hanno i 10 anni di iscrizione al Registro delle imprese?

Se non si hanno i 10 anni di iscrizione al Registro delle imprese, per la richiesta degli incentivi le imprese devono aver comprato prodotti con certificazione:

  • Igp;
  • Dop;
  • Sqnz;
  • Sqnpi;
  • prodotti biologici nell’anno che precede la pubblicazione del decreto dello scorso aprile.

Contributi a fondo perduto sui macchinari bar e ristoranti: non incidono sulla base imponibile imposte e valore produzione

L’incentivo fino al 70% del costo dei macchinari sono erogati sotto forma di contributi a fondo perduto. Gli incentivi rientrano nella disciplina comunitaria, in materia di aiuti di Stato alle imprese, relativi alla sezione 3.1 del Temporary Framework. L’ottenimento del contributo fino al 70% entro il limite di costi di 30 mila euro, inoltre, non concorre a formare la base imponibile ai fini delle imposte sui redditi. Infine, l’ottenimento dei contributi non incide nemmeno sulla formazione del valore netto della produzione.

 

Contributo a fondo perduto in arrivo per attività di ristorazione collettiva, mense e catering

Si potrà presentare a partire dal 20 gennaio 2022 la domanda per il contributo a fondo perduto per le attività di ristorazione collettiva e di catering, e le mense. Il contributo è previsto dal decreto legge numero 73 del 2021 (decreto “Sostegni bis”) per il quale il governo ha stanziato 100 milioni di euro. Ciascuna impresa richiedente potrà ottenere un contributo a fondo perduto fino a 10 mila euro. Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il relativo decreto di attuazione del provvedimento.

Ristorazione collettiva: in arrivo i contributi a fondo perduto per le chiusure dovute all’emergenza Covid

Il contributo a fondo perduto andrà a favore delle attività di ristorazione collettiva che hanno subito le maggiori perdite dalle chiusure dovute all’emergenza sanitaria ed economica. In particolare, la ristorazione collettiva copre attività del più ampio perimetro, rivolta a milioni di studenti e di lavoratori che, ogni giorno, ne fruiscono. Differentemente da quanto avviene per la ristorazione commerciale, i servizi della ristorazione collettiva sono rivolti a una clientela abituale, con utilizzo del servizio in maniera continuativa. Il contributo versato dal cliente solo in parte ed eccezionalmente copre i costi del servizio. Normalmente è la struttura aziendale a occuparsi del costo del servizio.

Servizi di ristorazione collettiva, mense e catering: dal Mise i contributi a fondo perduto per la ripresa

Mense, servizi di ristorazione collettiva e catering risultano essere dunque servizi offerti ad ampio raggio a studenti, lavoratori, militari e degenti ospedalieri. Il contributo a fondo perduto che viene stanziato dal governo va incontro, dunque, anche alle finalità di un servizio collettivo e sociale che dovrà essere aiutato nella fase di ripresa economica dell’Italia. Il ministero per lo Sviluppo Economico ha individuato nelle categorie dei servizi di ristorazione la realtà imprenditoriale da sostenere con i contributi a fondo perduto. Le modalità di fruizione dei contributi sono contenuti nell’articolo 68 quater del decreto “Sostegni bis” nel quale vengono menzionati anche gli aiuti ai birrifici artigianali.

Requisiti per richiedere il contributo a fondo perduto per i servizi di ristorazione collettiva e di catering e le mense

I servizi di ristorazione collettiva e di catering e le mense potranno ottenere un contributo a fondo perduto di massimo 10 mila euro. Il requisito essenziale per l’accesso all’aiuto di Stato è relativo alla riduzione del fatturato del 2020 di almeno il 15% rispetto a quello del 2019. Ulteriore requisito per la richiesta del fondo perduto è inerente al contratto con un committente, indifferentemente che sia pubblico o privato. Il servizio di ristorazione deve essere svolto in maniera non occasionale a favore del committente e a beneficio di determinate comunità. Vi rientrano le scuole e le università, gli uffici e le caserme, le strutture socio-sanitarie, ospedaliere, assistenziali e detentive. Per le modalità specifiche della domanda è necessario attendere un nuovo provvedimento dell’Agenzia delle entrate di breve emanazione.

Quando si possono presentare le domande per i contributi a fondo perduto nella ristorazione collettiva?

Per la presentazione delle domande dei contributi a fondo perduto dei servizi di ristorazione sarà, in ogni modo, necessario far riferimento al portale del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise). L’istanza potrà essere presentata dalle ore 12 del 20 gennaio prossimo fino alle 12 del 18 febbraio 2022. Le risorse stanziate dal governo sono pari a 100 milioni di euro per un importo massimo di contributo a singola impresa corrispondente a 10 mila euro.

Contributi a fondo perduto anche ai birrifici artigianali

I contributi a fondo perduto andranno anche a favore dei birrifici artigianali. Il contributo che può essere richiesto è pari a 0,23 euro per ogni litro di birra della quantità presa in carico. Tale quantità deve risultare dal registro della birra condizionata oppure da quello annuale del magazzino. Il periodo in cui deve essersi verificata la perdita di fatturato e l’accumulo di rimanenze è relativo all’anno 2020.

Appuntamento a Milano con Host, salone dell’ospitalità

Da domani, venerdì 20 ottobre, fino a martedì 24, Fiera Milano ospiterà, ed è proprio il caso di dirlo, HostMilano 2017, il salone internazionale dell’ospitalità e della ristorazione, ormai leader mondiale del settore.

All’interno del polo espositivo saranno presenti ben 2.165 aziende di 52 Paesi, il 7,7% in più rispetto allo scorso anno, con gli espositori italiani a quota 1.322, (+4,4%) e quelli esteri 843 (+13,4%), per un’edizione dei 40 anni da record.

Per l’occasione, e per intendere l’importanza dell’evento, arriveranno a Milano 1500 top buyer selezionati pronienti da Europa (10%), Mediterraneo e Sudafrica (7%), Medio Oriente (15%), Nord America (23%), Centro e Sud America (8%), Russia (18%), Asia e Oceania (19%).

A conferma di ciò, anche i dati percentuali: la produzione del settore, con macchinari, apparecchiature e accessori per la ristorazione, la panetteria, la pasticceria e la gelateria in Italia è stimata in quasi 4 miliardi di euro, in crescita costante dal 2014 del +1,9% annuo e il 66% è destinato all’export.
Questi numeri fanno dell’Italia, valore che fa il terzo esportatore mondiale, con una quota del 7,2% nel 2016, inferiore soltanto a Cina (39,3%) e Germania (7,8%).

I macchinari prodotti in Italia piacciono molto e raccolgono sempre più consensi, a cominciare dalla Francia (437 milioni di euro, quota del 19,7%), Germania (361 milioni, 10%), Regno Unito (189 milioni, 9,3%), Spagna (162 milioni, 6,7%), Usa (153 milioni, 2,1%).

Fabrizio Curci, amministratore delegato e direttore generale di Fiera Milano Spa, ha commentato:
HostMilano è una buona sintesi di ciò che questo Paese sa fare quando si parla di eccellenze. Il settore ha numeri impressionanti che confermano la capacità delle nostre imprese di competere e innovare sul piano industriale e la fiera riflette lo stato dell’economia del Paese. Con il suo 40% di espositori esteri conferma che l’attrattività della manifestazione si deve alle sue specificità, che ne hanno fatto un riferimento mondiale. Proprio il tasso di internazionalizzazione in continuo aumento dimostra quanto HostMilano abbia saputo evolversi da fiera di prodotto a momento di incontro e confronto, dove si presentano in anteprima mondiale l’innovazione tecnologica, i nuovi format e le nuove tendenze di consumo. Una leadership che Fiera Milano ha saputo conquistarsi sul campo grazie a competenza, innovatività, impegno e un costante dialogo con tutti gli attori delle filiere, italiani ed esteri. Ed è la dimostrazione della sua importanza come piattaforma espositiva di supporto alle imprese e al sistema produttivo italiano, in particolare alle Pmi perché fornisce strumenti importanti per aiutarle nel processo di internazionalizzazione”.

Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo sviluppo economico, ha aggiunto: “Siamo un Paese di successo e dovremmo iniziare a rendercene conto: il made in Italy ha aumentato la propria penetrazione del 26% in Cina, del 20% in Russia, del 16% nei paesi del Mercosur, del 14% in Turchia. Siamo il nono Paese al mondo per export, il sesto con la miglior bilancia commerciale. C’è rispetto e ammirazione per i nostri prodotti e per le nostre imprese: dal food alla moda, dalle scarpe al design e alla meccanica. Questo grazie al piano straordinario lanciato dal governo per il made in Italy, con il quale abbiamo quintuplicato i soldi a disposizione per la promozione”.

Ha poi concluso Michele Scannavini, presidente dell’Ice: “HostMilano è una manifestazione importante soprattutto perché parla della nostra tecnologia, settore in cui l’Italia non è particolarmente conosciuta nei mercati lontani, nonostante abbiamo grandi competenze e capacità di espressioni di tecnologie che sono all’avanguardia in tantissimi settori. Per questo abbiamo deciso, anche con il governo, di rinforzare le attività per far conoscere la tecnologia italiana: Host è una manifestazione perfetta per questo scopo”.

Tra le novità previste da Host edizione 2017 c’è The Experience Gallery, che unisce i padiglioni 10 e 14 dove gelato, pasticceria e caffè la fanno da padroni, e che simbolicamente accoglie i visitatori in un ambiente elegante ed accogliente, come anche i prodotti proposti sanno essere, a cominciare dal caffè, che da sempre rappresenta un invito alla convivialità.

Ovviamente, ci sono tanti eventi in programma, con 500 appuntamenti in calendario, a cominciare da workshop e seminari, ma anche degustazioni e show-cooking.

Vera MORETTI

Settore dei servizi positivo nel secondo trimestre dell’anno

Istat ha reso noti i risultati relativi al settore dei servizi del secondo trimestre, che hanno ottenuto cifre positive, migliorando le performance anche rispetto all’anno scorso.
Se, infatti, già nei trimestri precedenti si erano registrati numeri incoraggianti e sempre in positivo, questo trend sta continuando e si sta assestando su parametri che fanno ben sperare per il futuro.
Rispetto al primo trimestre, l’aumento è dello 0,7%, mentre se si fa un confronto con lo stesso periodo dello scorso anno la crescita è del 2,7%.

Gli indici destagionalizzati registrano variazioni congiunturali positive nei settori delle Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+2,5%), delle Agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+1,0%), del Commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+0,8%), del Trasporto e magazzinaggio (+0,7%) e dei Servizi di informazione e comunicazione (+0,1%).
A registrare, al contrario, risultati negativi, quindi in controtendenza rispetto al settore, sono le attività professionali, scientifiche e tecniche, in calo dello 0,3%.

Tradotti su base tendenziale, invece, l’indice del fatturato aumenta del 6,1% per le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione, del 4,4% per il Trasporto e Magazzinaggio, del 3,5% per le Agenzie di viaggio e supporto alle imprese e del 2,6% per il Commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli.
Si registra un incremento più contenuto nei Servizi di informazione e comunicazione (+0,2%) e una variazione negativa dello 0,9% nelle Attività professionali, scientifiche e tecniche.

Vera MORETTI

La situazione della Ristorazione italiana secondo il Rapporto 2016

E’ stato redatto il Rapporto 2016 sulla Ristorazione Italiana, con tutte le informazioni che riguardano l’anno appena trascorso, fino al 31 dicembre.
Per pubblicare questa relazione sono state prese in considerazione sia le variabili macro del settore, alquanto complesso in verità, sia alcuni fenomeni micro, come quello relativo alla dinamica dei prezzi di alcuni prodotti di punta del consumo alimentare quando ci si trova fuori casa.

Cominciando dal contesto macroeconomico, si tiene presente sia la dinamica dei consumi sia il complesso dell’economia, ma anche la ristorazione in sé e per sé. Senza tralasciare il posizionamento dell’Italia nel panorama europeo che riguarda i consumi alimentari fuori casa.
La seconda parte, invece, si occupa di osservare la struttura dinamica e imprenditoriale andando a consultare gli archivi della Camera di Commercio. A questo proposito, si tiene conto di natalità e mortalità delle imprese. Considerando le ampie differenze territoriali, che rendono la ristorazione italiana così fortemente variegata, sono state prese in considerazione informazioni a livello regionale.

Nella terza parte ci si è concentrati sulle performance economiche del settore misurando valore aggiunto, occupazione e produttività. L’illustrazione delle dinamiche strutturali di medio-lungo termine si accompagna alla presentazione di valori aggiornati ed al monitoraggio della congiuntura per mezzo dell’osservatorio trimestrale della Ristorazione 2016 – Rapporto Annuale Introduzione e sintesi dei risultati.
Ovviamente, particolare attenzione è stata data alla dinamica dei prezzi, tenendo conto delle variazioni sia confrontandole con l’anno precedente sia tra regione e regione.

Il lavoro si chiude con l’analisi dei comportamenti di consumo fuori casa effettuata per mezzo di un’indagine CATI i cui principali obiettivi sono stati quelli di misurare il livello di accesso al servizio ed i modelli di consumo e di spesa seguendo il consumatore nelle diverse occasioni della giornata, dalla colazione della mattina alla cena.

Vera MORETTI

Gli italiani e il catering

Cresce tra gli italiani l’amore per il catering. Una passione che nasce dalla cultura del cibo e del mangiar bene e che ha i suoi costi. Quali siano questi costi e quali le richieste più diffuse in materia di catering, ha provato a scoprirlo ProntoPro.it, sito del che mette in contatto domanda e offerta di lavoro professionale e artigianale.

Ebbene, secondo l’Osservatorio di ProntoPro.it, per un servizio di catering personalizzato non legato a un matrimonio si spendono in media 48 euro a persona, con differenze da città a città.

L’indagine, condotta analizzando i costi richiesti dai professionisti per preparare il pranzo o la cena per un evento o anche un servizio a casa del cliente, ha infatti rivelato che la spesa per il catering varia notevolmente a seconda della città in cui ci si trova, oscillando fra i 38 e i 60 euro a persona. Prendendo in considerazione una cena con almeno 20 persone, in Italia si spendono in media quasi 1.000 euro.

Se a Milano i prezzi possono salire fino a 60 euro a persona, anche Roma si conferma una tra le città in cui i costi per la creazione di un evento personalizzato sono maggiori, con un +15% rispetto alla media nazionale. Le aree dove la media dei costi del catering è inferiore rispetto a quella nazionale sono le città del Sud. Su tutte spiccano Potenza e Bari, in cui si registrano costi inferiori ai 40 euro a persona.

Sul fronte delle preferenze di cibo, l’analisi ha rilevato che le richieste online ricevute dai professionisti vanno in una direzione salutista. I cibi green, bio, light, etnici e sperimentali formano infatti i menu più scelti.

Inoltre, con la scelta del catering si riesce a rispondere alle esigenze di coloro che desiderano un servizio fatto su misura: dalla location, all’occorrente, fino ai dettagli degli allestimenti e a tutto ciò che fa di un evento un qualcosa di unico.

Il settore del food in Italia non conosce crisi – ha commentato Marco Ogliengo, amministratore delegato di ProntoPro.it -. Sul nostro sito negli ultimi sei mesi le ricerche per catering e banqueting sono aumentate del 47%. Questa tendenza si può spiegare soprattutto osservando la capacità dei professionisti del settore di adeguarsi ai cambiamenti della società e dei costumi degli italiani che sono sempre più impegnati e meno disponibili a impiegare il proprio tempo cucinando”.

Pizza italiana? Sempre più rara…

La vera pizza italiana? Forse si mangia all’estero. Quella che sembra una provocazione, in realtà potrebbe anche essere verità, poiché la pizza, in Italia, è sempre più etnica. In città come Milano e Bologna le pizzerie straniere, tra somministrazione in loco e asporto, sono ormai rispettivamente il 50% (634 su un totale di 1.270 imprese che nell’attività dichiarano di essere pizzerie) e il 45% (180 su 397 imprese), e si avvicinano al sorpasso su quelle italiane.

Una fotografia della pizza multietnica che risulta da una elaborazione Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese 2016 relativi alle imprese attive nelle città di Milano, Roma, Bologna, Torino e Napoli nel settore della ristorazione e tra quelle di esse che dichiarano di essere una pizzeria, tra somministrazione in loco e asporto.

Tornando alla geografia cittadina della pizza, a Torino è straniera oltre una pizzeria su tre (38%), mentre a Roma una su cinque (20%). Resiste Napoli: nella patria mondiale della pizza, gli stranieri sono meno di 1 “pizzaiolo” su 100.

Tra le nazionalità specializzate in pizza spiccano gli egiziani, che a Milano pesano il 66% dei titolari stranieri (considerando solo le imprese individuali), a Roma il 59% e a Torino il 42%. È nato in Egitto anche il 27% dei ristoratori specializzati in pizza di Bologna, città dove però i pizzaioli stranieri più numerosi provengono dal Pakistan (uno su tre, 33,8%). A Napoli invece i pochi pizzaioli stranieri vengono dall’Est. Un dato, quello sullo Stato di nascita, calcolato sui titolari di impresa individuale straniera del settore.

Le pizzerie si confermano ovunque una buona parte dell’offerta della ristorazione italiana: sono il 31% dei ristoranti bolognesi, il 26% di quelli milanesi, oltre il 20% dei ristoranti romani (24%) e torinesi (22%). A Napoli sono il 12%.

Vuoi aprire un bar? Ecco il seminario che fa per te

La maggiore diffusione dell’autoimprenditorialità è uno dei risvolti più evidenti della crisi economica. Molti sono coloro i quali, espulsi dal mercato del lavoro, vista la difficoltà di rientrarvi si sono messi in proprio, spesso nell’ambito della ristorazione o dei bar.

È dunque interessante, alla luce di queste dinamiche, il seminario “Come aprire un bar: lo start up d’impresa tra franchising, bandi e innovazione 2016”, in programma il 29 febbraio (ore 10-11.30 Sala Seminari, Padiglione 1 di Golositalia, Fiera del Garda di Montichiari, BS) nell’ambito della quinta edizione di Golositalia & Aliment, fiera dedicata al mondo del food e delle attrezzature professionali.

Il seminario è curato da Confesercenti Lombardia Orientale ed è destinato a quanti hanno in mente avviare una nuova attività nel mondo della somministrazione di alimenti e bevande, aprendo un bar.

Ci sono agevolazioni? Dove è meglio aprire un bar? Come conquistare e fidelizzare nuovi clienti? Tutte domande che frullano nella testa di chi si vede dietro il bancone di un bar di proprietà e alle quali proveranno a rispondere i relatori del seminario: Nicola Dambelli, consulente franchising e membro di giunta Federfranchising-Confesercenti, che parlerà de “La Ristorazione Italiana in franchising, situazione attuale, il futuro e i competitors internazionali”, e Mirko Costa, responsabile settore Turismo di Confesercenti Lombardia Orientale, che parlerà di “Start up, dal Business plan alle forme di finanziamento”. Perché per aprire un bar, oltre che la passione servono gli strumenti giusti.

Ristorazione italiana e turisti stranieri

Il settore della ristorazione italiana si conferma un comparto chiave, tanto per l’economia del Paese quanto per il settore del turismo. Un ruolo di driver, quello della ristorazione, che è stato ben illustrato nei giorni scorsi dal presidente della Fipe, Lino Stoppani, durante l’assemblea annuale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi.

Le potenzialità della ristorazione e del comparto dei pubblici esercizi è dimostrata dagli 8,4 miliardi di euro che in questo 2015 saranno spesi dai turisti stranieri in Italia, +5% rispetto al 2014.

La cucina italiana – ha sottolineato Stoppaniè la più apprezzata e la più imitata al mondo. Per i turisti stranieri è uno dei principali motivi di viaggio in Italia, addirittura il primo per ritornarci. Nonostante ciò, spesso non riusciamo a valorizzare adeguatamente le potenzialità che il settore potrebbe esprimere attraverso efficaci azioni di promozione e comunicazione”.

Nonostante questo, Stoppani ha fatto capire che nel settore della ristorazione si respira aria di ripresa: “L’ufficio studi Fipe stima per il 2015 una crescita dei consumi dello 0,8%, mentre oltre l’80% degli italiani prevede di spendere di più al ristorante nei prossimi sei mesi. Anche tra le imprese della ristorazione c’è maggiore fiducia nel futuro; nel terzo trimestre di quest’anno il sentiment è tornato ai livelli del 2007. Non tutto però va a gonfie vele: il settore è caratterizzato da forte densità e competitività imprenditoriale, non sostenute da un tessuto produttivo abbastanza robusto. Questo si traduce in un numero molto elevato di chiusure: tra gennaio e settembre del 2015 sono state aperte quasi 13mila imprese mentre ben 20mila sono quelle che hanno chiuso i battenti: un saldo negativo di circa 7mila imprese”.

L’Italia ha un modello di pubblico esercizio unico al mondo per la sua eterogeneità, qualità e diffusione – ha concluso il presidente Fipe, facendo il punto sulla ristorazione italiana -. I bar che popolano le nostre città e le nostre province fungono da luoghi di socialità, nonché di integrazione culturale, capaci di trasformarsi nel tempo insieme alle esigenze dei consumatori. Fipe celebra quindi il suo settantesimo anniversario certa della centralità del ruolo di bar e ristoranti non solo dal punto di vista economico e di immagine, ma soprattutto in quanto luoghi di aggregazione in cui si mantengono e rinvigoriscono le tradizioni gastronomiche e sociali alla base del nostro essere italiani”.