Bonus mobili: ultimi giorni per avere l’importo pieno. Le novità da gennaio 2023

C’è tempo fino al 31 dicembre 2022 per fruire del bonus mobili di 10.000 euro, da gennaio 2023 tutto cambia. Gli importi saranno ridotti e saranno riconosciuti solo a fronte di lavori recenti.

Cos’è il bonus mobili e chi può usufruirne?

Il bonus mobili è un incentivo che consente di avere il riconoscimento in detrazione di imposta dell’ammontare speso per l’acquisto di arredamento. La detrazione al 50% viene riconosciuta per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione per il quale sia stato usufruito anche il bonus ristrutturazioni ( 50% o 65% in caso di efficientamento energetico, oppure superbonus 110%). La detrazione non può essere fruita in caso di interventi di manutenzione ordinaria come tinteggiatura, sostituzione dei pavimenti.

Per gli elettrodomestici il beneficio si ottiene anche in base alla classe energetica, infatti la lavatrice, la lavastoviglie e l’asciugatrice devono essere almeno in classe E, per i forni è richiesta la classe A, per frigoriferi e congelatori è richiesta almeno la classe F. La detrazione matura per gli aventi diritto in quote di pari importo divise in 10 rate annuali. Le somme saranno quindi riconosciute attraverso lo sconto di imposta Irpef e se la stessa è già stata versata dal sostituto di imposta viene restituita in seguito alla presentazione della dichiarazione dei redditi.

Bonus mobili 2023: ecco cosa cambia

Il bonus mobili, come detto, può essere utilizzato solo a fronte di un intervento di ristrutturazione edilizia. Fino al 31 dicembre 2022 è possibile fruire di un plafond di spesa detraibile di 10.000 euro a fronte di interventi di recupero del patrimonio edilizio effettuati dal primo gennaio 2021.

Dal primo gennaio 2023 ci sono però delle novità, infatti il plafond detraibile passa da 10.000 euro a 5.000 euro. Non essendovi novità nella legge di bilancio in merito al plafond è molto probabile che non ci siano nuove proroghe del raddoppio, inoltre è difficile che la misura possa essere inserita nel mille proroghe a cui il governo già sta lavorando.

Non è questa però l’unica novità che partirà dal 1° gennaio 2023, infatti potrà essere fruito solo a fonte di interventi per il recupero edilizio iniziati a partire dal primo gennaio 2022. Lo stesso importo di 5.000 euro dovrebbe essere riconosciuto anchenel 2024 per lavori effettuati dal primo gennaio 2023. Non è previsto il bonus mobili per il 2025.

Ricordiamo che nel caso in cui i lavori abbiano interessato solo parti comuni nei condomini e nonabbiano riguardato singoli appartamenti, il bonus mobili spetta ai condomini solo per l’allestimento dell’appartamento del custode o per l’arredamento di guardiole.

Infine, è bene sottolineare che è possibile usufruire del bonus mobili solo a fronte di spese dimostrabili attraverso sistemi di pagamento tracciabili.

Mutuo per ristrutturare casa: come avviene la detrazione degli interessi passivi?

Si può beneficiare della detrazione fiscale degli interessi passivi sui mutui per ristrutturare la casa? La risposta è affermativa e l’agevolazione si concretizza nella detrazione dall’Irpef degli interessi passivi e dei relativi costi accessori sui mutui ipotecari pagati per ristrutturare o per costruire l’abitazione principale. Il contribuente, pertanto, può portare in detrazione il 19% degli interessi versati, con l’indicazione dell’importo nella dichiarazione dei reddito. Il massimo della detrazione fiscale annuale è pari a 2.582,25 euro.

Detrazione interessi passivi sui mutui per costruire o ristrutturare casa: cosa si intende?

La costruzione e la ristrutturazione della casa riguarda tutti quei lavori realizzati conformemente al provvedimento del Comune che autorizza la nuova costruzione o la ristrutturazione edilizia. I lavori di ristrutturazione sono disciplinati dal comma 1, lettera d), dell’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica numero 380 del 2001. Si può beneficiare della detrazione fiscale anche sugli interessi pagati per acquistare un immobile allo stato grezzo. Inoltre, la detrazione opera anche sulla costruzione e sulla ristrutturazione edilizia dei fabbricati rurali da adibire a casa principale dei coltivatori diretti.

A chi spetta la detrazione per gli interessi sui mutui passivi?

La detrazione sugli interessi passivi dei mutui per costruire o ristrutturare casa spettano ai contribuenti che stipulano il contratto di mutuo. Il contribuente avrà anche il possesso a titolo di proprietà o di un altro diritto reale dell’unità abitativa, resa come abitazione principale. Ovvero quella nella quale il contribuente e i suoi familiari dimoreranno abitualmente. Rispetto al mutuo stipulato per l’acquisto di una casa, in quello per la costruzione dell’abitazione principale la quota degli interessi del coniuge a carico fiscalmente non può portarsi in detrazione fiscale da parte dell’altro coniuge.

Cosa serve per avere la detrazione degli interessi sui mutui passivi?

Per poter beneficiare della detrazione degli interessi sui mutui passivi per la costruzione o per la ristrutturazione della casa è necessario avere:

  • le quietanze relative al pagamento degli interessi passivi;
  • la copia del contratto del mutuo. Dal documento deve risultare che il mutuo è stato stipulato per realizzare i lavori di costruzione della casa o di ristrutturazione;
  • il documento, in copia, che attesti gli interventi effettuati.

Quando si può richiedere la detrazione fiscale sugli interessi passivi?

La detrazione fiscale sugli interessi passivi sui mutui accesi per la costruzione o la ristrutturazione della casa può essere richiesta nel momento in cui:

  • il contribuente ha acceso il mutuo nei sei mesi precedenti il giorno dell’inizio degli interventi oppure nei 18 mesi susseguenti;
  • l’immobile sarà adibito a casa principale nel termine dei sei mesi susseguenti il completamento dei lavori;
  • il mutuo deve essere stato stipulato dalla persona che avrà anche il possesso dell’unità abitativa, sia come proprietà che come diritto reale.

In merito al primo punto, il diritto alla detrazione fiscale sugli interessi passivi non viene meno se i lavori di costruzione dell’unità abitativa (abitazione principale) non risultano conclusi alla scadenza fissata dal provvedimento amministrativo se quest’ultimo sia arrivato in ritardo per cause imputabili solo all’Amministrazione comunale.

Limiti della detrazione degli interessi passivi sui mutui per la costruzione o ristrutturazione della casa

Il contribuente deve prestare attenzione ad alcune limitazione nella detrazione fiscale degli interessi passivi sui mutui per la costruzione o la ristrutturazione della casa. Infatti, la detrazione ha il limite nell’importo degli interessi passivi del mutuo effettivamente goduto nell’arco di ciascun anno. Gli importi pertanto devono essere rapportati ai costi effettivamente sostenuti e documentati. Inoltre, la detrazione fiscale non spetta sugli interessi passivi riferibili a quella quota di mutuo eccedente al totale dei costi documentati.

Cumulabilità delle detrazioni fiscali sugli interessi passivi sui mutui

La detrazione risulta cumulabile con le detrazioni previste sugli interessi passivi sui mutui ipotecari accesi per acquistare l’abitazione principale. Tale cumulabilità ha il limite del periodo di durata degli interventi relativi alla costruzione dell’unità abitativa. Il periodo si può estendere ai sei mesi susseguenti il completamento degli interventi stessi.

Quando si perde la detrazione fiscale sugli interessi passivi sui mutui?

La detrazione fiscale sugli interessi passivi sui mutui accesi per costruire o ristrutturare casa non è più possibile quando:

  • nel periodo di imposta susseguente a quello nel quale la casa non risulta più come abitazione principale;
  • se manca la destinazione a casa principale dell’unità abitativa entro i sei mesi susseguenti al termine dei lavori di costruzione della casa;

Inoltre la detrazione non spetta nel caso in cui i lavori di costruzione dell’unità abitativa non sono conclusi entro il termine previsto dal provvedimento amministrativo. Ciò significa che non è stato rispettata la scadenza fissata dal provvedimento che ha consentito di effettuare la costruzione della casa. Dal termine dei lavori inizia a decorrere il tempo per rettificare la dichiarazione dei redditi.

Bonus mobili 2022: si va verso la conferma con nuovi importi detraibili

Si va verso la conferma del bonus mobili anche per il 2022, ecco i requisiti per ottenerlo e i limiti previsti per il bonus mobili 2022.

Il bonus mobili 2022

Quando si effettuano delle ristrutturazioni è d’uopo anche cambiare dei mobili, in tutto o in parte, e degli elettrodomestici, infatti di solito cambiando stile e con i vari traslochi necessari per la ristrutturazione, può necessitare anche la sostituzione e il bonus mobili va incontro a queste esigenze. Non solo, infatti questa misura fin dal suo esordio ha avuto l’obiettivo di aiutare coloro che lavorano in questo settore e che, come molte tipologie di attività, è stato travolto dalla lunga crisi economica che l’Italia ha attraversato. Con lo scopo di continuare a sostenere il settore, la legge di bilancio prevede l’estensione del bonus mobili anche per il 2022.

Nel merito il provvedimento non prevede molte novità, infatti si potrà usufruire di questo importante aiuto solo per l’acquisto di mobili/arredi ed elettrodomestici di classe energetica almeno A+, per i forni in classe almeno A, da installare in abitazioni che sono state oggetto di ristrutturazione, ciò anche se i mobili nuovi non devono essere collocati esattamente nella parte dell’immobile oggetto di ristrutturazione.

Come ottenerlo

Per ottenere il bonus è necessario farne richiesta con la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo rispetto a quello della data di acquisto dei mobili e degli elettrodomestici. Naturalmente occorre che le spese siano state sostenute attraverso mezzi di pagamento che permettano di ricostruire il versamenti e quindi con bonifico parlante, carta di credito o di debito. Non è possibile effettuare il pagamento in contanti oppure con assegno. E’ possibile usufruire del bonus anche nel caso in cui si scelga il pagamento a rate, ma la società che eroga il finanziamento deve consentire il pagamento attraverso i mezzi su visti, quindi bonifico, carta di credito o di debito. L’anno di riferimento per l’acquisto dei mobili a rate è quello in cui la finanziaria ha effettivamente versato gli importi al venditore, quindi quello dell’acquisto.

Per ottenere il bonus mobili 2022 i lavori collegati all’acquisto di tali beni devono portare una data non anteriore al 1° gennaio 2020, ma comunque successiva rispetto all’inizio dei lavori di ristrutturazione, per dimostrare ciò è necessario conservare gli atti da cui rileva la data dell’avvio dei lavori. Per gli interventi che non necessitano della comunicazione di avvio dei lavori, si potrà procedere con autocertificazione della data di avvio degli stessi. Se la ristrutturazione è inerente le parti comuni del condominio ogni condomino potrà ottenere la sua quota, ma solo se l’acquisto degli arredi è inerente alle parti in comune.

Importi previsti per il bonus mobili 2022

Nel caso del bonus mobili 2022, a differenza dei lavori di ristrutturazione che possono godere anche della cessione del credito e dello sconto in fattura, è prevista solo la possibilità di ottenere la detrazione dall’IRPEF. La stessa ammonta al 50% dei costi sostenuti con un limite massimo di spesa di 10.000 euro. Precedentemente il limite era 16.000 euro, questo limite è valido fino al 31 dicembre 2021 quindi potrebbe essere conveniente affrettarsi visto che la soglia ora indicata di 10.000 euro non è ancora definitiva e fino a pochi giorni fa si parlava di 5.000 euro. Gli importi saranno restituiti in 10 rate annuali di uguale importo da scalare però all’IRPEF dovuta. Di conseguenza, se il reddito è particolarmente basso, si usufruisce di altre detrazioni e quindi la propria quota IRPEF è incapiente, le somme in eccesso sono perse.

Un po’ di attenzione deve essere posta anche alla parte burocratica, cioè l’acquisto dei mobili e degli elettrodomestici deve essere effettuato dallo stesso soggetto che sta beneficiando dei bonus per le ristrutturazioni, cioè se la ristrutturazione è pagata dal coniuge A, per poter usufruire del bonus mobili 2022, gli arredi devono risultare pagati dallo stesso soggetto. Se a effettuare il pagamento è il coniuge B, si perde il diritto all’agevolazione fiscale.

Infine, è necessario ricordare che per poter usufruire della detrazione fiscale IRPEF per il bonus mobili 2022 è necessario che sia effettuata la comunicazione all’ENEA.

Chi non ha reddito può usufruire del bonus 110%? Ristrutturare cedendo il credito

Chi non ha reddito può usufruire del bonus 110% per le ristrutturazioni edilizie? Questa la domanda che molti si fanno. Ecco i chiarimenti

Cos’è il bonus 110%

Il bonus al 110 % ha costituito per molti una forte attrazione e proprio per questo sono in molti a cercare informazioni in rete per capire se è possibile rientrare tra i beneficiari, soprattutto ora che sono stati eliminati dei vincoli. Il bonus prevede la possibilità di effettuare i lavori e ottenere fino al 110% di quanto speso per i lavori. La domanda che molti si fanno è “Chi non ha reddito può usufruire del bonus al 110%?” La prima cosa da sottolineare è che non tutte le ristrutturazioni consentono di avere il superbonus fiscale al 110%, ma solo i lavori che permettono di recuperare almeno due classi energetiche e quindi usufruire di una maxi detrazione fiscale fino al 110%.

Fin da ora è bene dire che anche chi non ha un reddito e quindi risulta incapiente, ovvero non è tenuto al pagamento delle tasse perché rientrante nella “No Tax Area” può ottenere questo importante beneficio.  La risposta è positiva e il modo per ottenere questo importante “sconto” è la cessione del credito o lo sconto in fattura, queste modalità possono essere utilizzate anche per il bonus facciate e per l’eco-bonus.

Come può ottenere il bonus 110% chi non ha reddito?

Il funzionamento è molto semplice: la famiglia Bianchi decide di effettuare la ristrutturazione dell’immobile. Esegue i lavori e nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo rispetto alla conclusione dei lavori inserisce le spese sostenute. Ogni 1.000 euro di spesa potrà ottenere una detrazione fiscale pari a 1.100 euro, che potrà essere riscossa attraverso una detrazione dalle imposte in 5 rate annuali di uguale importo. Naturalmente per beneficiare di questa opportunità è necessario avere un reddito, chi non ha reddito può comunque usufruire del superbonus al 110% per farlo ha diverse strade.

Cessione del credito alla ditta con sconto in fattura

La prima strada  per usufruire del bonus 110% senza reddito è cedere il credito alla ditta che effettua i lavori, in questo caso la ditta esegue i lavori e sulla fattura effettua uno sconto del 100%, ciò vuol dire che il committente non dovrà pagare nulla. Naturalmente per poter godere a pieno del beneficio senza troppe procedure è bene lasciare che la ditta si occupi anche della fornitura del materiale.

In realtà è possibile cedere il credito per la stessa ristrutturazione a più soggetti, ad esempio il fornitore di infissi, al fornitore di materiali e alla ditta, ma è bene sottolineare che per ogni contratto viene solitamente posta una clausola di protezione. Chi acquista quel “credito” sottoscrive un patto in cui si stabilisce che nel caso in cui qualcosa dovesse andare male (mancata riscossione del credito per qualche intoppo burocratico), sarà il committente a dover pagare gli importi del credito ceduto. La ditta può utilizzare questo sconto come credito di imposta, però con il valore del 110%, quindi nel caso in cui il valore della fattura sia 1.000 euro, l’impresa riceverà come credito di imposta 1.100. In alternativa può cedere il credito a una banca o a un’altra impresa con uno sconto del 9% .

Cessione del credito alla banca

In alternativa il committente può cedere il credito alla banca che quindi lo acquista pagando i lavori e poi lo riscuote. Perché dovrebbe farlo? Perché acquista il credito coprendo i lavori al 100%, ma poi ottiene a sua volta come sconto fiscale il 110%.

Superbonus al 110% e lavori condominiali

Deve essere sottolineato che tale disciplina viene applicata anche nel caso in cui l’unità immobiliare si trovi in un condominio e quindi il condomino usufruisce pro quota dello sconto fiscale. A sottolineare tale possibilità è proprio l’Agenzia delle Entrate che nella circolare 30 del 2020 sottolinea che il condomino incapiente (cioè che ha un reddito che rientra nella no tax area) potrà optare per la cessione del credito per la sua quota oppure per lo sconto in fattura come stabilito dall’articolo 121 del decreto Rilancio.  Un condomino incapiente può cedere il suo credito relativo al Superbonus anche se gli altri condomini non lo fanno e preferiscono avere detrazioni fiscali. L’opzione della cessione del credito alla ditta, ai fornitori o alla banca è fruibile anche da coloro che hanno un reddito e quindi la possibilità di usufruire dello sconto fiscale, ma preferiscono non anticipare i soldi e quindi cedere il credito.

Curiosità sul bonus fiscale al 110%

Per effettuare la cessione del credito è necessario comunicare all’Agenzia delle Entrate telematicamente tale cessione, la comunicazione può essere effettuata anche attraverso il CAF o il commercialista di fiducia. Nel caso di lavori condominiali, di tale pratica si occupa l’amministratore condominiale. Per farlo in autonomia è necessario collegarsi al sito www.agenziaentrate.gov.it   loggarsi con lo SPID o altre credenziali, selezionare la voce “servizi” e di seguito la voce “comunicare”, da qui si può accedere al modulo da compilare per la cessione del bonus 110%.

Anche se molti non lo sanno, è prevista anche la possibilità di cedere il credito a parenti o amici, in questo caso la procedura è la stessa vista in precedenza, ma nello scegliere il cessionario si indicheranno le generalità di parenti e amici. Questi devono formalmente accettare tale cessione andando nella sezione del cassetto fiscale presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate e Riscossioni e solo dopo aver accettato la procedura potrà ritenersi conclusa.

Casa nuova o da ristrutturare?

Quando si decide di comprare casa, spesso, prima di cominciare la ricerca, ci si chiede se optare per una nuova costruzione o per un’abitazione da ristrutturare.

Questo è quanto il Centro Studi di Casa.it ha voluto approfondire, analizzando i dati in suo possesso e considerando i vantaggi della possibilità di beneficiare degli incentivi fiscali previsti in caso di ristrutturazione, prorogati dalla Legge di Stabilità 2014.

Prima di tutto, Casa.it ha suddiviso il mercato residenziale in tre categorie:

chi cerca l’appartamento di nuova costruzione, approfittando dei ribassi operati dai costruttori e della forte crescita dell’offerta;

coloro che ristrutturano la casa in cui abitano in attesa di tempi migliori;

chi si orienta al mercato dell’”usato”, alla ricerca di abitazioni da ristrutturare.

Per quanto riguarda quest’ultima tipologia, la domanda di appartamenti si concentra su zone di medio-alto livello delle grandi città, dove la crisi è stata assorbita con minore danno.

Infatti, la crescita dell’offerta in un anno per le abitazioni da ristrutturare è rimasta contenuta sotto i dieci punti percentuali soprattutto in città come Bari (8.6%), Torino (7.5%), Bologna (7.4%), Roma (6.9%), Milano (6.8%) e Napoli (5.6%).

Il differenziale di prezzo fra una casa da ristrutturare e una appena ristrutturata nello stesso palazzo varia mediamente, a seconda dello stato dell’abitazione e della posizione, fra il 14% e il 27%.

Se l’appartamento in questione è di particolare pregio, il valore non supera solitamente la soglia del 15%, mentre nelle aree periferiche dei centri urbani arriva fino al 30%.

Inoltre, nelle aree centrali e di maggior prestigio delle grandi città sono state avviate importanti attività di riqualificazione di interi complessi immobiliari, che però sono sul mercato a prezzi poco concorrenziali rispetto a un singolo appartamento da ristrutturare inserito in un edificio che non necessita di interventi dopo l’acquisto.

Questo significa che chi acquista trae maggiore beneficio scegliendo questa opzione, piuttosto che comprando un appartamento già ristrutturato.

Nelle aree meno centrali e nei piccoli centri urbani, dove l’offerta interessante è minore o dove c’è molta concorrenza a causa delle molte nuove costruzioni presenti, ristrutturare risulta essere meno conveniente.

Se si decide di rimettere a nuovo un appartamento, occorre intervenire anche nella riprogettazione degli spazi e nella scelta dei materiali che, vista l’ampia scelta a disposizione, sono un punto determinante nelle voci di spesa.

Ovviamente i già proprietari ne risultano avvantaggiati, poiché partono da una liquidità maggiore e possono appoggiarsi sia al ricavo dovuto alla vendita del proprio appartamento, sia ai finanziamenti, che generalmente si assestano tra il 20% e il 40% del valore totale della nuova casa acquistata.

Chi invece acquista la prima casa punta ad appartamenti dal taglio inferiore ai 100 metri quadri e nel budget complessivo di spesa include il costo della ristrutturazione che gli permette di ridisegnare l’immobile secondo le sue esigenze.

Daniele Mancini, Amministratore Delegato di Casa.it ha voluto inoltre aggiungere: “Quando si sceglie di acquistare una casa da ristrutturare è importante osservare molto bene non solo lo stato effettivo dell’appartamento, ma anche e soprattutto prestare molta attenzione a tanti piccoli, ma fondamentali dettagli: come controllare i pavimenti, le murature, per capire quali possono essere toccate e quali no, gli infissi, importanti per il risparmio energetico, e verificare che impianti elettrici e idraulici possano essere spostati secondo le proprie necessità”.

‘L’Italia è il turismo, e il turismo lavora per l’Italia’

 

Il nostro viaggio nell’industria del turismo italiana fa tappa quest’oggi in quella che può essere considerata per antonomasia la patrie del turismo made in Italy: la riviera romagnola. Per capire qual è la temperatura del settore e l’umore degli addetti ai lavori, le piccole e medie imprese del turismo della Romagna, Infoiva ha intervistato Patrizia Rinaldis, Presidente dell’AIA Rimini, l’Associazione Italiana che raccoglie gli albergatori di Rimini.

Rimini è da sempre un punto fermo del turismo made in Italy, anche in tempi di crisi: confermate quest’affermazione?
Assolutamente si. Fortunatamente vive ancora di un brand e di una reputazione che hanno un valore enorme, sia a livello italiano che internazionale. E’ questo il valore aggiunto che ci ha permesso di superare le difficoltà del momento: Rimini non ha mai perso posizioni, ha mantenuto stabile il numero di presenze turistiche a differenza di altre regioni, è riuscita a mantenere un certo equilibrio rispetto al passato.

Qual è il vostro valore aggiunto?
Rimini mantiene quel famoso rapporto qualità/prezzo che soprattutto in un momento complesso come quello che stiamo attraversando gioca a sua favore e naturalmente a favore delle famiglie. Inoltre è stata premiata dalle presenze turistiche grazie alla sua offerta che non è legata soltanto al balneare, ma spazia grazie alla presenza dei parchi, senza dimenticare le bellezze dell’entroterra. Un ruolo importante è svolto poi dalle operazioni del settore congressuale e fieristico, che hanno contribuito ad aumentare l’appeal del territorio.

Quali sono le vostre prospettive e attese per la stagione turistica 2013 alle porte?
Io sono un’ottimista per natura. E’ vero, i tempi sono cambiati rispetto al passato, la vacanza ormai la si decide all’ultimo momento e non è più generica. Ma Rimini continua ad avere una percentuale di clientela fidelizzata molto alta: se prima era all’80%, adesso siamo attorno al 60%. Sono pochissime le località in Italia che vantano questi numeri.

Più italiani o più stranieri?
La percentuale italiana resta altissima, anche se la presenza straniera è cresciuta negli ultimi anni fino al 28-30%. I turisti stranieri sono importantissimi, perchè vanno a sopperire al calo della domanda interna: Rimini è un crocevia in un momento in cui i dati del turismo sono in continua evoluzione. La gente si muove, viaggia. Le faccio un esempio: i turisti stranieri che provengono dai Paesi del BRICS hanno numeri elevatissimi e una capacità di spesa che prima non avevano. Per noi è importante aprirci a mercati come la Cina, la Russia, un mercato che abbiamo già in parte aggredito in passato ma che è in continua espansione. La crisi porta ad allargare i propri orizzonti.

Come associazione albergatori riminesi su cosa avete deciso di puntare per favorire l’affluenza turistica? (prezzi più bassi, settimane corte, offerte ad hoc…)
Non possiamo puntare sui prezzi più bassi, perché la riviera ha già prezzi molto competitivi ed economici.Oggi occorre più che mai puntare sulla qualità del servizio, per difendere i nostri consumatori e garantire loro standard competitivi, che però hanno un loro costo. Come AIA abbiamo deciso di puntare sulla promozione e sulla professionalità. La nostra filosofia in tempi di crisi è: vendere il sogno della tua vacanza. Una vacanza su misura, che sia davvero un momento di distrazione, divertimento, che soddisfi davvero i sogni e bisogni del turista. Sono convinta poi che la crisi porterà a un miglioramento della professionalità dei nostri operatori, che forse avevano perso lo slancio al rinnovamento. Adesso è più difficile che mai, perché il tuo competitor non è più il tuo vicino ma è il mondo.  Occorre rimboccarsi le maniche, rinnovarsi, evolversi. Il turismo è un’industria sotto tutti i punti di vista e come tale deve essere trattata: anche i nostri albergatori devono pensare che non sono solo affittacamere ma veri e propri imprenditori.

La regione Emilia Romagna offre degli incentivi per chi desidera avviare un’attività turistica nella vostra zona?
No. Il grosso nodo problematico per il turismo nella nostra Regione è il fatto che non siano mai stati previsti incentivi fiscali, soprattutto per quanto riguarda la ristrutturazione. Una volta c’era la Legge 40, poi la Legge 3.  Il turismo è ormai un prodotto maturo e in questo momento ha una necessità enorme di ristrutturarsi perché gli standard qualitativi sono cambiati. Consideri che la sola città di Rimini possiede 1100 strutture ricettive: molte sono datate, noi chiediamo loro di riqualificarsi.  Il problema della regione è che non c’è continuità nell’ aiutare le imprese a riqualificarsi: l’anno scorso i finanziamenti sono stati trovati nel residuo di bilancio, la famosa Legge 3. Quest’anno invece sono stati stanziati circa 7 milioni di euro per l’intera regione Emilia Romagna destinati alla riqualificazione delle strutture congressuali. Il massimo che si può fare con questa cifra è accontentare 28-30 strutture nell’intera regione con un finanziamento di 200 mila euro.

Quali sono le maggiori difficoltà che il vostro settore si trova ad affrontare oggi?
Oltre agli incentivi fiscali, avvertiamo la necessità di una politica di acquisizione da parte degli affittuari, con delle leggi ad hoc che possano sgravare chi decide di acquistare le strutture. Inoltre credo che il turismo abbia bisogno di un’ economia di sviluppo legata alle infrastrutture, alle autostrade, alla qualità della balneazione. Il turismo è un bene primario per il Paese: è triste vedere che l’Italia, che possiede l’82% delle maggiori bellezze artistiche e culturali del mondo, sia scesa agli ultimi posti dal punto di vista turistico.

Se potesse fare un appello al Ministro Gnudi, quali sono le priorità da affrontare per il settore turistico in Italia?
Occorre considerarlo un settore industriale sotto tutti i punti di vista, conferendogli quella dignità che gli spetta di diritto.  Il settore turistico in Italia è l’unico che non ha perso forza lavoro e che continua ad avere un’incidenza positiva sul Pil. Ma deve esserci una cabina di regia sul turismo, le problematiche del settore devono essere affrontate a livello nazionale. L’Italia è il turismo, e il turismo lavora per l’Italia.

Alessia CASIRAGHI

Giulia DONDONI

Mercato immobiliare: aumentano le richieste di mutuo per le ristrutturazioni

Gli italiani non richiedono solo mutui per l’acquisto di immobili, ma anche finanziamenti per le ristrutturazioni. E’ quanto ha evidenziato una ricerca condotta da Mutui.it che ha analizzato oltre 60mila richieste di mutuo risalenti alla necessità di ristrutturare casa. Tra questi circa il 44% sceglie il tasso fisso per timore di un eccessivo aumento dei tassi, mentre il 35% preferisce il tasso variabile. La panoramica dei richiedenti vede un pubblico abbastanza giovane, attorno ai 40 anni, con un impegno maggiore ai 20 anni, con prestiti che si aggirano mediamente attorno ai 142mila euro.

I finanziamenti più elevati sono concentrati nel nord Italia, in particolare è il Trentino Alto Adige a spiccare con mutui medi di 183mila euro. Il sud invece è generalmente la zona dove vengono richieste proporzionalmente i bisogni le percentuali più elevate; in testa in particolare ci sarebbe la Puglia con il 54% del valore richiesto. Va ricordato però che anche il Friuli Venezia Giulia, a distinzione delle altre regioni del nord ha una percentuale elevata, attestata attorno al 55% del valore dell’immobile.

Mirko Zago

Mutui: ecco come ristrutturare casa con il bonus

Chi desidera effettuare i lavori di aggiustamento o abbellimento della propria casa e non ha liquidità potrà richiedere un mutuo ristrutturazione prima casa con la possibilità di ottenere delle agevolazioni come lo sconto d’imposta previsto per le Legge nei casi di ristrutturazioni edilizie.

L’agenzia delle Entrate per facilitare i suoi contribuenti a capire a quali detrazioni fiscali possono accedere ha pubblicato nel mese di ottobre la Guida aggiornata sulle alle agevolazioni fiscali, che riporta tutti i dettagli sulle detrazioni Irpef applicabili alle spese di ristrutturazione.

Le detrazioni Irpef possono essere richieste dai contribuenti che hanno sottoscritto un mutuo ristrutturazione o un mutuo completamento costruzione per l’acquisto dell’abitazione principale e che avranno diritto a detrarre dall’Irpef gli interessi passivi e i relativi a oneri accessori corrisposti per i mutui ipotecari.

Sempre più italiani sono orientati al risparmio e quando richiedono un mutuo cercano di ottenere le condizioni contrattuali più economiche: il vantaggio consentito dalla detrazione Irpef consente di spendere di meno e di effettuare il calcolo rata mutuo con più tranquillità.

La detrazione Irpef prevista in questi casi è pari al 19% e lo sconto può essere applicato su un importo massimo pari a 2.582,28 euro totali per ogni anno d’imposta. I mutuatari che vorranno accedere a tale detrazione dovranno rispettare determinate condizioni, nello specifico 3:

– il mutuo dovrà essere sottoscritto entro sei mesi antecedenti alla data di inizio dei lavori di costruzione o al più tardi nei diciotto mesi successivi;
– il mutuo dovrà essere stipulato dal soggetto che dichiarerà il possesso dell’immobile in qualità di proprietario;
– l’immobile dovrà essere destinato ad abitazione principale entro sei mesi dalla fine dei lavori necessari a rendere la casa abitabile.

Nel caso si verifichino ritardi nel rilascio delle abilitazioni amministrative richieste per legge e questi siano completamente  imputabili al fisco, il diritto alla detrazione non verrà meno, ma si avrà diritto alla proroga del periodo utile alla richiesta della detrazione del 19%.

In che caso non si può usufruire del bonus?
Se l’immobile acquistato non viene destinato ad abitazione come previsto dalla legge entro sei mesi dalla fine dei lavori il diritto alla detrazione non sarà più possibile. In questo caso il termine per la rettifica della dichiarazione dei redditi da parte dell’Amministrazione finanziaria decorre dalla data di conclusione dei lavori di costruzione.

Nino Ragosta