Sondaggio settimanale: “Lo smartworking rivoluzionerà il mondo del lavoro”

 

“Smart Working, presentata la proposta di legge che regolamenta la flessibilità nell’orario di lavoro…”, questo è il sondaggio che vi abbiamo proposto ad inizio settimana e oggi, come ogni domenica mattina, cerchiamo insieme di interpretarne i risultati, in base alle numerose risposte che abbiamo ricevuto. Come capita spesso, nemmeno questa settimana un’opzione di risposta è arrivata ad ottenere la maggioranza assoluta: “Proposta interessante, il mondo del lavoro andrà rivoluzionato presto”  raggiunge la relativa conquistando il 43% dei consensi.

“Un approccio culturale diverso” è quello che chiedeva in settimana il presidente di Federmanager di Giorgio Ambrogioni e anche la seconda opzione di risposta più votata sembrerebbe procedere in questa direzione: “Aumenta la produttività, diminuisce tempi e costi. Provare per credere” raccoglie più di un quarto delle preferenze (27%). “Preferirei avere sempre sottocchio i miei dipendenti. Questione di logistica” si ferma al 20%, davanti a “I miei dipendente lavorano già poco in sede, figuriamoci a casa!” raccoglie solo il 10% del totale.

Jacopo MARCHESANO

Sondaggio: “La Fiat lascia l’Italia? Questione di sopravvivenza”

C’era una volta la Fiat. Dalla fusione tra Lingotto e Auburn Hills nasce la Fiat Chrysler Automobiles, «un’azienda che, per dimensioni e capacità di attrazione sui mercati finanziari, sia comparabile ai migliori concorrenti internazionali, il Consiglio – si legge nella nota diffusa dalla Società poco dopo l’ufficializzazione del nuovo nome – ha deciso di costituire Fiat Chrysler Automobiles N.V., società di diritto olandese che diventerà la holding del Gruppo». Sede legale in Olanda e residenza fiscale in Inghilterra, mentre le azioni ordinarie quotate a New York e Milano. Ergo, l’azienda nata nel 1899 a Torino non pagherà più le tasse al nostro Paese.

Vista la portata storica della notizia, non potevamo non dedicare il nostro consueto sondaggio sull’evento che ha caratterizzato la settimana: “Colpo gobbo di Marchionne, la Fiat lascia l’Italia. Sede in Olanda e domicilio fiscale in Inghilterra”.  Ad un passo dalla maggioranza assoluta l’opzione di risposta “Lasciare il Paese è l’unica soluzione per sopravvivere. Sia per le grandi sia per le piccole imprese” con il 47% dei voti totali, che stacca notevolmente la seconda in ordine di preferenze, l’ironica e pungente “Che almeno non faccia più vedere i suoi tremendi maglioncini nel nostro Paese…” Questione di sopravvivenza quindi per quasi la maggioranza dei nostri lettori, che non giudica negativamente il lavoro, spesso discusso, dell’amministratore delegato Sergio Marchionne. Superano, sommate, di poco un quarto dei voti le opzioni di risposta “A pagare le tasse in Italia rimarrò io con la mia impresa” (16%) e “Compra una Fiat e risolleva l’economia Italia. Certo, come no!” (11%).

Jacopo MARCHESANO

In Italia le RC Auto più care d’Europa? “Le assicurazioni ci marciano…”

 

“In Italia le RC Auto più care d’Europa: di chi è la colpa?” , questo il sondaggio che vi abbiamo proposto ad inizio settimana e oggi, come ogni domenica, cerchiamo di analizzarne i risultati. Che nel nostro Paese ci siano le  RC Auto più care d’Italia è un dato statistico, ma l’incertezza su chi sia la colpa vige ancora sovrana.

Raggiunge la maggioranza relativa, con il 31% dei voti, l’opzione di risposta “Le solite balle: sono le compagnie che ci marciano”  che sembrerebbe dar corda al vizietto tutto italiano della polemica fine a stessa, additando le responsabilità alla casta delle compagnia assicuratrici, ree di aver innalzato le cifre a livelli inammissibili. A proposito di italici pensieri, a brevissima distanza con il 28% delle preferenza si ferma l’opzione “Gli onesti pagano sempre per i furbi”.  Quasi un quarto dei consensi totali per l’opzione più disfattista (o più realista?) “Di questo passo, non potrò permettermi neppure l’auto” che mette in risalto la drammaticità della questione. “Paga e taci”: noi italiani siamo sempre i soliti asini!”  risulta essere l’opzione meno votata fermandosi al 17%. Tra aumenti autostradali, carburanti venduti a peso d’oro e assicurazioni da mutuo, l’automobile sta diventando sempre più un lusso difficilmente sobbarcabile…

Risultati sondaggio: “I rincari autostradali i più odiati…”

“Come ogni Capodanno che si rispetti, arrivano i rincari. Qual è il più odioso?”, questo il sondaggio che vi abbiamo proposto ad inizio settimana e al quale, come sempre, avete risposto in modo incredibilmente numeroso. «Le tasse sulle famiglie italiane nel 2013 sono scese e la tendenza continuerà anche nel 2014» aveva annunciato qualche giorno prima di mandare in archivio l’anno da poco trascorso il presidente del Consiglio Enrico Letta, ma, puntuali come un orologio svizzero, il primo gennaio sono scattati i soli rincari. L’aumento più considerevole è stato senza dubbio il ritocchino imposto alle tariffe delle autostrade, a livello nazionale l’asticella si è fermata attorno al +3,9 con punte anche all’8%, senza considerare anche gli aumenti delle accise sui carburanti, +0,4 centesimi ogni litro, e sulle sigarette, l’energia elettrica, senza dimenticare l’aumento dei contributi Inps destinati al fondo di solidarietà che finanzia la cassa integrazione.

Ad aggiudicarsi il trofeo di “rincaro più odiato del 2014” , l’aumento delle tariffe delle autostrada, testimoniato dal 46% delle preferenze dell’opzione di risposta “Il salasso delle autostrade. Aumenti anche fino all’8%, è inaccettabile”,  seguita da “Il carburante, come al solito! Devo arrivarci al casello…” fermatasi quasi ad un terzo delle preferenze (31%).  Ad occupare il gradino meno nobile del podio l’opzione  “L’energia elettrica. Zitti zitti, ogni anno sale di un punto percentuale” con il 15% e medaglia di legno alla risposta “Le sigarette. Di questo passo sarà un lusso potersele comprare” ferma al solo 8%.

Risultati sondaggio: “Il finanziamento pubblico? Tornerà…”

“Il Governo annuncia l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti…” e gli italiano sembrano non crederci. Ad inizio settimana vi abbiamo proposto un sondaggio sulle dichiarazione del premier Enrico Letta che confermavano il raggiungimento dell’accordo in Consiglio dei ministri per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e oggi, come ogni domenica, cerchiamo di interpretarne le conclusioni.

«Avevo promesso ad aprile abolizione finanziamento pubblico ai partiti entro l’anno.L’ho confermato mercoledì.Ora in cdm manteniamo la promessa» in meno di 140 caratteri, come regolamentato da Twitter, nei giorni scorsi aveva dichiarato il premier. “Chissà questa volta con quale nome verrà reintrodotto…” è stata la risposta del 42% dei nostri votanti, alludendo alla reintroduzione dei “rimborsi elettorali” nel 1994, dopo che il referendum abrogativo promosso dai Radicali Italiani, sull’onda dello scandalo di Tangentopoli, dell’aprile 1993, aveva ottenuto il 90,3% dei voti espressi a favore dell’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti.

Comunque la riforma, che nel 2014 prevede una riduzione del finanziamento pubblico del 25%, nel 2015 del 50% e nel 2016 del 75%, andrà a regime dal 2017 ed è per questo che il 32% dei voti sono andati all’opzione “Si, ma dal 2017… Chiamali scemi!”. Le opzioni di risposta “Si si certo, ridurranno i parlamentari e modificheranno la legge elettorale. Si si…” e “Restituissero anche i soldi presi non sarebbe una cattiva idea” si sono fermati rispettivamente al 21% e al 5%.

Jacopo MARCHESANO

Caos Imu: i risultati del sondaggio

“Caos sull’Imu, mancano le coperture e aumentano le accise. Dove pescherà i soldi Saccomanni?” questo è il sondaggio che vi abbiamo proposto ad inizio settimana e oggi, come da tradizione la domenica, cerchiamo di interpretarne i risultati.  Scontata, dopo gli incrementi Ires e Irap per le imprese e l’aumento delle accise di gas ed energia, la maggioranza relativa delle preferenze dell’opzione “Dalle nostre tasche, ovvio! Di sicuro non dalle loro…” che sfonda il 40% del totale.

“Dal gioco d’azzardo e dagli alcolici. Tassiamo il superfluo” supera di poco il quarto delle preferenze totali (27%), l’opzione che vorrebbe una tassazione mirata per prodotti ritenuti superflui. “L’unica cosa seria sarebbe rimettere l’Imu, non si può proseguire su questa strada, c’è bisogno di una svolta” aveva dichiarato nei giorni scorsi il segretario di Cgil Susanna Camusso e il 18% delle risposte sembrerebbe andare verso questa direzione con l’opzione “Torniamo alla cara e vecchia Imu, il gioco non vale la candela”. Ferma al 14% delle preferenze invece l’ironica “Sono ottimista, ridurranno la diaria e le pensioni d’oro. Ah, dimenticavo, siamo in Italia”. Anche la voglia di scherzare sono riusciti a rubarci…

JM

Risultati sondaggio: “Tassare le pensioni d’oro…”

 

“La proposta di tassare le pensioni sopra i 90mila euro è…”, questo è il sondaggio che vi abbiamo proposto ad inizio settimana e oggi, come ogni domenica, cerchiamo di interpretarne i risultati, in base alle vostre numerose risposte. La proposta era stata rilanciata nelle precedenti settimane dal Codacons: “E’ una vergogna prendersela solo con i pensionati che non sono certo milionari, senza tassare le pensioni d’oro. Non è solo un fatto di giustizia sociale, ma anche economico. Il problema dell’Italia, infatti, ed il motivo per cui le famiglie sono sul lastrico, è che le pensioni e gli stipendi sono bloccati da anni mentre le tariffe pubbliche, i rifiuti, l’acqua, le multe, i pedaggi autostradali, il canone Rai, le tariffe postali, i canoni d’affitto, i trasporti locali sono regolarmente indicizzati”.

A sfondare la soglia della maggioranza assoluta l’opzione di risposta più diffidente per un provvedimento che non sembra di semplice attuazione: “L’ennesimo specchio per le allodole, ormai non ci caschiamo più” raggiunge il 56% delle preferenze totali, sottolineando a perfezione lo stato d’animo sempre meno fiducioso nelle istituzioni da parte dei cittadini italiani, stanchi di promesse spesso difficilmente mantenute. Nettamente distanziata l’opzione più speranzosa “La soluzione migliore in un periodo di sprechi come questo” che raccoglie solo il 28% dei voti dei nostri lettori. Rispettivamente ferme all’11% e al 5% le opzioni di risposta “Una delle poche proposte serie da prendere in considerazione, meglio tardi che mai…” e “Una proposta e tale rimarrà…”

Jacopo MARCHESANO

Risultati sondaggio: “Tagliare senza ridurre le spese non è la soluzione”

“Come espressamente richiesto da Bruxelles, altri 2 miliardi di tagli saranno aggiunti alla manovra. Sarà la misura risolutiva?”, questo è il sondaggio che vi abbiamo proposto ad inizio settimana e oggi, come ogni domenica, cerchiamo di interpretarne i risultati, in base alle vostre numerose risposte. Come capita spesso, neanche questa settimana siamo al cospetto di una maggioranza assoluta, ma complice ovviamente il clima di scarsa fiducia nelle istituzioni, e conseguentemente nel loro operato, ancora una volte prevalgono le opzioni di risposta incentrate su una visione in chiave pessimista dell’immediato futuro. L’opzione di risposta più votata, con il 43% delle preferenze totali, risulta essere “Tagliare senza però ridurre determinate spese non più sostenibili non è la soluzione”, seguita a discreta distanza dalla più rincuorante “Se si tratta di tagli lineari e ben distribuiti allora può essere”, che però raccoglie meno di un terzo dei voti totali chiudendo al 29%. Appaiate con il 14% delle preferenze totali le altre due opzioni di risposta, il più moderato e ironico “Per salvaguardare i costi della politica di sicuro…” e lo spazientito “Bruxelles dovrebbe iniziare a pensare ai cavoletti suoi…”

Letta promette un miliardo di tasse in meno? “Rimarranno solo promesse…”

“Legge di Stabilità, Letta promette un miliardo di tasse in meno…”, questo è il sondaggio che vi abbiamo proposto ad inizio settimana e oggi, come ogni domenica, cerchiamo di interpretarne i risultati. Nonostante, come spesso accade, nessuna opzione di risposta abbia ricevuto la maggioranza assoluta dei voti, le conclusioni sono chiare ed illuminanti.

La maggioranza relativa delle preferenze è andata all’opzione “Sempre le solite promesse non mantenute” (35%), chiaro segno di esasperata rassegnazione nei confronti delle istituzione, sempre più lontane dai problemi della gente comune, abituate a promettere impegni difficilmente rispettabili. Clamoroso anche il successo registrato dalla risposta, evidentemente provocatoria, “Si, e io sono Napoleone!” con addirittura il 30% delle preferenze totali.  Raggiungono a malapena (sommate) la maggioranza relativa le opzioni di risposte leggermente più ottimistiche “L’importante è non tagliare ulteriormente i servizi” e “Le famiglie e le imprese non possono più aspettare”, rispettivamente con il 22% e il 13%

Risultati sondaggio, la green economy non può più aspettare

 

“Sostenibilità in azienda ed energie rinnovabili sono…”questo è il sondaggio che vi abbiamo proposto ad inizio settimana e oggi, come ogni domenica, cerchiamo di interpretarne i risultati. In questa nostra settimana dedicata al mondo della green economy, abbiamo appurato, anche grazie alle dichiarazioni che ci ha rilasciato in esclusiva il dir.Business di Rimini Fiera Simone Castelli, come le tematiche ecosostenibili non sono più trascurabili. Così la pensa anche la maggioranza assoluta dei partecipanti al nostro sondaggio, tanto che l’opzione “Una necessità improcrastinabile”  sfonda la barriera del 50%, fermandosi poco sopra al 52%.  A contendersi la rimanente metà, tre opzioni che non raggiungono il 20% ciascuna: “L’ennesimo spauracchio per farci spendere soldi” si ferma al 19%, “Ne riparleremo quando il petrolio sarà finito” arriva al 15% e l’opzione meno considerata “Un’opportunità di business”.