Made in Italy verso i Paesi emergenti

Poiché il mercato interno continua ad essere fermo, le imprese si vedono costrette sempre più frequentemente a spostarsi verso l’estero.
Ma non è per tutti facile trovare le risorse per effettuare questa operazione.

Per questo motivo, le banche e le compagnie di assicurazione hanno deciso di affiancarsi alle aziende che vogliono investire o accrescere la loro presenza, nonché la loro competitività, verso i Paesi esteri.

Esempio concreto di ciò è il caso di Iccrea BancaImpresa e Sace che hanno appena rinnovato due accordi.

  • Il primo riguarda, con un plafond di 30 milioni di euro, il finanziamento a breve termine (tra i 6 e i 18 mesi meno un giorno) per aziende con fatturato complessivo fino a 250 milioni di euro che hanno necessità di capitale circolante per l’acquisizione di contratti con l’estero.
  • Il secondo, che ha un plafond di 100 milioni di euro, viene proposto come finanziamento a medio e lungo termine (durata massima 8 anni) per Pmi con un fatturato non superiore ai 250 milioni di euro, di cui almeno il 10% rivolto ai mercati esteri.

Entrambi i finanziamenti sono garantiti da Sace fino al 70% dell’importo richiesto.

Anche le Istituzioni vogliono dare il loro contributo, come accade in Puglia, con la Regione che ha lanciato un programma promozionale per cui il servizio Internazionalizzazione e quello Ricerca industriale e innovazione si coordinano insieme per “azioni congiunte di promozione dell’internazionalizzazione”.
La Regione Lombardia, invece, assegna voucher che consentono alle imprese di acquistare servizi a supporto dell’internazionalizzazione presso soggetti terzi. Il valore dei voucher varia “a seconda della tipologia e dell’area di intervento, da un minimo di euro 1.200 a un massimo di euro 3.000”.

E poi ci sono i privati, come Antonello Martinez, avvocato di Oristano partner dello studio legale Martinez & Novebaci e presidente nazionale dell’Associazione italiana avvocati d’impresa, fondata nel 1947.

Ebbene, Martinez ha avuto l’intuito di dedicarsi all’internazionalizzazione delle imprese, individuando, già nel 2004, le potenzialità di mercati emergenti quali Emirati Arabi e Russia.
Si tratta di Paesi attratti da tutto ciò che è Made in Italy, a cominciare dalla moda, fino ad arrivare al cibo, passando per il design.

Queste le sue parole al riguardo: “Tutti quelli che ci sono venuti finora hanno fatto veramente numeri imbarazzanti. Chi è potuto andare in precedenza in questi paesi rappresentava la grande impresa, mentre l’imprenditore medio italiano era tagliato fuori. Ma per quanto riguarda fashion, arredamento per la casa, food, l’Italia è ambitissima“.

Il problema maggiore, da sempre, è la contraffazione, a cominciare dai finti ristoranti italiani che, a Dubai come a Mosca, si sono diffusi negli ultimi anni, ma anche i supermercati russi e cinesi che espongono vini e pasta che di Made in Italy non hanno nulla.

Antonello Martinez, dunque, lavora proprio per evitare la diffusione di prodotti falsi e al contempo supporta le pmi italiane che desiderano esportare i loro prodotti: “Adesso e in particolare su Dubai sto ultimando tre operazioni importanti che possono coinvolgere centinaia di piccoli imprenditori che abbiano prodotti di qualità a prezzi concorrenziali. La prima è una piattaforma di rappresentanze dove gli imprenditori, con un investimento molto contenuto, hanno modo di provare la capacità di penetrazione della loro merce sul territorio. La seconda è un progetto molto avanzato che si riferisce al Dubai Mall, un centro commerciale gigantesco, in cui ci sono tutti i migliori brand italiani e dove prenderò dei grandi spazi per farne un multibrand italiano, sotto un’unica insegna. Il problema è quello di portare negli Emirati la media e piccola impresa, quindi anche un’azienda molto piccola, che con costi molto contenuti possa promuovere il prodotto su un mercato estero così importante. La terza è un’operazione molto mirata e mentre le altre due sono in uno stadio più avanzato questa è ancora in fieri. Negli alberghi di Dubai che sono i più lussuosi del mondo, qualcuno addirittura a sette stelle, con design moderni che riecheggiano la tradizione araba senza essere pacchiani, due cose saltano agli occhi: la prima è il servizio inadeguato, affidato prevalentemente a personale del sud est asiatico; la seconda è che la qualità media dei cosiddetti ristoranti italiani è bassissima. L’idea quindi è di fondare una scuola per cuochi e camerieri, o aiutare una scuola italiana del settore a trasferirsi negli Emirati“.

Niente piccole imprese, invece, verso il mercato russo, dove l’interesse è rivolto verso aziende di dimensioni più grandi, e quindi di numero ridotto.
Il progetto a cui Martinez sta partecipando prevede la costruzione di un centro commerciale, una specie di Casa Italia dove raggruppare tutte le imprese e dove esporre i prodotti.

Vera MORETTI

Cibo Made in Italy il più amato

Si è appena concluso il 17° Salone Internazionale dell’Alimentazione che si è tenuto a Parma fino all’8 maggio.

Ciò che è emerso, è che il cibo italiano è sempre il più richiesto ed apprezzato, grazie a tradizione ed alta qualità delle materie prime.
Il successo che i prodotti Made in Italy hanno riscosso potrebbe segnare un passo importante, ovvero l’uscita dalla “nicchia” in cui erano stati relegati, poiché accessibili solo ai più benestanti, e approdare alla grande distribuzione estera.

Questo era l’obiettivo delle 2700 aziende alimentari italiane che hanno partecipato a Cibus, che aveva il valore di prova generale per l’ormai imminente Expo 2015.

Tra i Paesi presenti all’evento, per un totale di circa diecimila operatori, spiccavano, per l’Europa, Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera e Benelux. Dal resto del mondo, invece, Stati Uniti d’America, Canada, Brasile, Giappone e Russia del resto del mondo.
Sorvegliati speciali i Paesi del mercato del Sud Est Asiatico, i cosiddetti ASEAN.

A sentire gli italiani, a rendere la nostra cucina così richiesta è un ritorno alle origini e ai sapori di una volta. Un italiano su due, infatti, si ispira alla cucina della nonna, non solo per ricette ma anche per la scelta di prodotti di qualità, senza i quali ogni sforzo viene vanificato.
Non a caso, i piatti più amati sono lasagne, polpette e torte tradizionali, ma anche l’intramontabile parmigiana, le focacce, le frittelle e le cotolette.

A confermarlo è anche uno studio promosso dal Polli Cooking Lab, l’Osservatorio sulle tendenze alimentari dell’omonima azienda toscana, in occasione del Cibus, condotto su circa 1.200 Italiani tra i 20 e i 55 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per capire qual è il loro rapporto con il cibo.

E’ intervenuto al Salone Internazionale dell’Alimentazione anche Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole, che ha tenuto una conferenza stampa sui temi più rilevanti del comparto agroalimentare.
Ovviamente, sono passati da Parma anche grandi chef come Carlo Cracco, Davide Oldani e Gianfranco Vissani, che hanno animato show cooking e degustazioni.

Vera MORETTI

L’export sorride al lusso Made in Italy

Il lusso Made in Italy sembra inarrestabile, soprattutto nei confronti dei mercati esteri, sempre più attratti dai prodotti provenienti del Belpaese, senza esclusione di zona.

Se, infatti, fanno da traino all’export italiano le richieste provenienti da Stati Uniti, Germania e Inghilterra, hanno molto da dire in proposito anche i mercati, ormai non troppo emergenti, di Russia, Corea del Sud e Giappone, con Brasile e Cina in sostanziale ascesa.

Di questo ed altro si è parlato durante il convegno organizzato a Firenze dalla società di revisione contabile e assistenza fiscale internazionale Ernest & Young, che ha creato un dipartimento dedicato a moda e lusso.

Tra i relatori, era presente anche Carloalberto Corneliani, il quale ha dichiarato a proposito: “Io sono fermamente convinto che noi come Made in Italy possiamo occupare solo la fascia premium e lusso del mercato,che rappresenta il 15%. Con la crisi abbiamo perso un 85% del mercato nella fascia medio-bassa, in cui non possiamo più competere. Da noi il costo orario è intorno a 20 euro, in altri paesi, come la Bulgaria, è 5 euro“.

A queste parole ha fatto eco Claudio Marenzi, di Herno: “L’Italia è l’unico paese occidentale con una filiera produttiva intatta. Ma c’è bisogno di una legislazione europea per tutelare il Made in Italy“.

Senza internazionalizzazione non c’è crescita e esempio lampante è Santoni, che, investendo nell’export, sta registrando una crescita del 10-15% all’anno.

Invece si avvicina la possibilità reale della quotazione per la Stefano Ricci, confermata da Niccolò Ricci, AD della griffe: “Tre anni fa, passando un certo fatturato, abbiamo iniziato a parlare di una possibile quotazione in borsa e ora stiamo valutando per l’anno prossimo o il 2016. Non c’è una necessità, ma è più un discorso di valorizzazione dei primi 40 anni di un’azienda sana che cresce“.

Buone notizie anche sul fronte del fatturato del settore moda che dovrebbe chiudere il 2014 con un fatturato di 62 miliardi di euro (+5,4%), trainato dall’export che ha superato la quota del 50%.
C’è invece una certa sofferenza nel comparto delle aziende familiari: nel 1995 le aziende del settore a struttura familiare superavano il 70% del totale, mentre oggi la quota è al 30%. Quelle in salute che oggi sono alla seconda generazione sono il 30%, mentre quelle alla terza generazione sono solo il 15%.

Vera MORETTI

Ceramica italiana in mostra in Russia

La ceramica italiana ha appena partecipato da protagonista a Mosbuild 2014, nel settore Cersanex, la mostra dedicata a ceramica, pietra naturale ed artificiale, arredo bagno ed accessori, piscine e saune che si è svolta presso l’Expocenter di Mosca tra il 15 e il 18 aprile.

Non è un caso che uno dei prodotti di punta del Made in Italy si sia diretto verso l’Est europeo, perché il consumo di piastrelle di ceramica in Russia è in aumento dal 2010 e nel 2013 è stato pari a 191,7 milioni di metri quadri, attesi in ulteriore crescita nel prossimo biennio: il 70% è appannaggio dei produttori locali e le esportazioni italiane sono pari a 5,4 milioni di metri quadrati con un prezzo medio di 26,8 euro al mq.

I partecipanti italiani sono stati Abita, ABK, Alfalux, Ariana, Atlas Concorde, Brennero, Casalgrande-Padana, CCV Castelvetro, Caesar, Capri, Cerasarda, Cercom, Cerdisa, Cir, Cisa, Coem, Del Conca, Edilcuoghi, Edilgres, Faetano, Fap, Flaviker, Gardenia Orchidea, Globo, Kale Italia, Keope, Lord, Mirage, Novabell, Olympia, Pastorelli, Progress Profiles, Ricchetti, Roberto Cavalli Home Luxury Tiles, Saime San Prospero, Sant’Agostino, Serenissima, Settecento, Tagina, Vallelunga.

Per le aziende italiane è stato predisposto uno stand che fungeva da collettore ed assistenza agli espositori ma anche ai visitatori, dove era possibile usufruire di un’area informativa multimediale per la navigazione tramite iPad.

Inoltre, per fare in modo che i visitatori russi non arrivassero alla fiera impreparati, Ceramics of Italy ha messo a punto per la prima volta la app Ceramics of Italy Russia fruibile da Tablet e smartphone con gli elenchi delle aziende italiane, il loro posizionamento in fiera, una scheda descrittiva con riferimenti, descrizioni e nuovi prodotti, per potersi orientare nel mondo della piastrella Made in Italy.

Inutile dire che il successo per le aziende nostrane è stato indiscutibile, soprattutto per le fasce di alta gamma, che da sempre piacciono molto agli estimatori russi dei materiali italiani.

Vera MORETTI

La campagna Made in Italy di Enit

Per far sì che la ripresa del settore turistico sia reale e non solo virtuale, l’Agenzia Nazionale del Turismo ha lanciato la sua campagna per il 2013, intitolata “Made in Italy, una vacanza fatta su misura per te”, che si pone l’obiettivo, ambizioso ma alla portata, di suscitare e soddisfare le aspettative individuali dei turisti stranieri.

Questa campagna è concentrata su otto mercati europei, ovvero Germania, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Francia, Scandinavia, Regno Unito e Russia, che rappresentano quasi il 50% dei pernottamenti del turismo estero in Italia.

La campagna pubblicitaria proposta da Enit è articolata per singole tipologie di prodotto: Cultura & Benessere, Enogastronomia, Mare e Laghi, Città d’arte, Expo2015, Montagne & Parchi, Vacanza attiva, Borghi & Enogastronomia. 

Andrea Babbi, direttore generale dell’Agenzia, ha dichiarato: “E’ una campagna aperta perché sia il video che i vari strumenti pubblicitari utilizzati, seguono le regole del `copyleft` permettendo così alle Regioni e agli operatori privati che vorranno utilizzarlo, di personalizzarla con l’implementazione di altre immagini per le loro azioni promozionali all’estero fatte assieme all’Agenzia Nazionale del Turismo“.

Vera MORETTI

I giochi olimpici invernali nel segno del Made in Italy

Partono oggi, con la cerimonia di inaugurazione, i giochi olimpici invernali, quest’anno ospitati dalla località di Sochi, in Russia.

Non sappiamo ancora se i nostri atleti riusciranno a vincere qualche medaglia, ma c’è una squadra di cinquanta valorosi italiani che ha già vinto la sua personale sfida.
Si tratta delle imprese di casa nostra che hanno lavorato negli ultimi anni ai cantieri olimpici, fornendo consulenza, prodotti e materiali per le infrastrutture e le gare, arredi per hotel e centri commerciali realizzati proprio in vista dei Giochi invernali.

Parlano italiano i battipista e le attrezzature per la sicurezza sulle piste da sci, ma anche il know how che ha portato alla realizzazione di alcune infrastrutture chiave, come strade, gallerie, snodi ferroviari.
Sono diverse le società italiane che hanno partecipato a questo importante progetto, supportando le imprese russe, comprese alcune pmi, per un giro d’affari complessivo che supera i 120 milioni.

Le piste dell’area di Rosa Kuthor, che ospiteranno le gare di sci alpino, saranno preparate dai 62 battipista della Prinoth (Gruppo Leitner): una commessa da 15 milioni di euro.
Michael Seeber, presidente del Gruppo, ha commentato soddisfatto: “È una delle più importanti per noi: siamo riusciti a battere la concorrenza tedesca“.
Negli ultimi anni Leitner nell’area ha fornito 18 impianti, per un valore di 50 milioni, pari alla metà delle commesse vinte dai rivali dell’austriaca Doppelmayr.
Ha aggiunto Seeber in proposito: “Nelle trattative abbiamo dovuto muoverci senza appoggi, ci è mancato il supporto delle istituzioni pubbliche“.

Arrivano da Bolzano, e precisamente dal Business Location Südtirol (Bls), i cannoni da neve della Technoalpin.
Ha dichiarato Alessandro Rachetti, area manager del gruppo: “Abbiamo fornito chiavi in mano quasi 250 sistemi, mentre un concorrente americano si è aggiudicato quelli per le discipline alpine“.

Sulle piste della Ski Area le reti di protezione, le transenne e gli altri elementi di segnalazione arrivano invece da Bergamo, come ha spiegato Diego Parigi, uno dei soci della Pmi che ha messo a segno una commessa da 5 milioni: “Abbiamo fornito quasi 130 chilometri di materiali di sicurezza, oltre ai paletti da slalom e 2mila materassi per assorbire gli urti degli sciatori che finiscono fuori pista”.

Vera MORETTI

Il vino italiano re dell’export

Se, da una parte, rimangono i Paesi dell’Unione Europea quelli maggiormente interessati ai prodotti agroalimentari italiani, va detto che l’attenzione dei Paesi extra Ue nei confronti della nostra gastronomia sta crescendo sensibilmente.

Tra i prodotti che maggiormente hanno visto ingrandire il volume delle loro esportazioni c’è soprattutto il vino, che piace a russi, cinesi, americani ed australiani.
Verso queste popolazioni, infatti, le vendite sono aumentate regolarmente negli ultimi dieci anni, e i margini di miglioramento sono ancora molto elevati.

Nonostante la concorrenza diretta con la Francia, ma anche con Cile, Australia e Sudafrica, l’export di vini italiani ha saputo reggere il passo, e, anzi, registrare percentuali positive a doppia cifra, soprattutto in Francia (13,9%) e Regno Unito (12,4%), mentre Paesi dell’Est come la Polonia fanno rilevare un interesse crescente per i vini di qualità Made in Italy (+9,5% nei primi 9 mesi dello scorso anno).

I migliori risultati appartengono ai distretti delle Langhe, Roero e Monferrato in Piemonte, del prosecco di Conegliano-Valdobbiadene in Veneto e del Chianti in Toscana.

Paolo Scavino, azienda vitivinicola della regione del Barolo, ha assicurato con Sace 72.000 euro di forniture di vino commissionate da un’impresa di Hong Kong; Luciano Sandrone, azienda agricola specializzata nella produzione di Nebbiolo del Barolo e Roero, ha assicurato con Sace 18.000 euro di forniture di vino rosso (un totale di 780 bottiglie) commissionate da un’impresa cinese; Marenco, azienda di Strevi (Alessandria) specializzata nella produzione e commercializzazione di vini pregiati, ha assicurato 6.300 euro di forniture di vino a Taiwan.

Anche le produzioni della Toscana riscontrano un grande successo, dall’America Latina all’Asia.
Barone di Ricasoli ha ottenuto con la garanzia di Sace un finanziamento da 2,5 milioni di euro per i propri piani di crescita all’estero; Le Crete, azienda vinicola senese ha assicurato oltre 80.000 di euro alcune forniture di vino rosso in Messico; Franceschi Leopoldo, azienda vinicola di Montalcino ha assicurato oltre 25.000 di euro vendite di vino commissionate da due società cinesi.

Ma anche il Veneto non sta a guardare: Bisol, azienda trevigiana attiva nella produzione e commercializzazione di prosecco, ha ottenuto con la garanzia di Sace un finanziamento di 1 milione di euro per i piani di crescita in Italia e all’estero.
Zonin, nota casa vinicola di Vicenza attiva nella produzione di vini e spumanti, ha ottenuto con la garanzia di Sace due linee di credito del valore complessivo di 1 milione di euro per i propri piani di crescita negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.

I vini della Puglia stanno muovendo i loro primi passi a livello internazionale: Sace ha garantito un finanziamento da 500.000 euro a favore di Cantine due Palme per l’acquisto di uve destinate alla produzione di vino pregiato per i mercati esteri e per sostenere i costi di partecipazione alla fiera Vinitaly.

Vera MORETTI

Turismo invernale al via

La stagione delle settimane bianche, che ha stentato ad iniziare finora, complice anche il mancato ponte dell’Immacolata, sta ora per aprire definitivamente i battenti e, come ogni anno, si stila un bilancio delle località più gettonate e prenotate dagli italiani.

Secondo quanto emerso dal Centro Studi di Casa.it, sembra che ci siano i primi, deboli segnali di ripresa, con gli immobili di lusso che, ancora una volta, si rivelano tra i più desiderati, segnale che il lusso non conosce crisi.

Ciò si capisce anche dai prezzi praticati sugli affitti nelle località sciistiche più rinomate, in netta ascesa.
Un esempio? La Svizzera presenta la variazione dei prezzi al mq su base annua più alta d’Europa. I prezzi medi aumentano tra il 10% e il 14% per le località di Davos e Zermatt. Per acquistare una baita sulle piste o uno chalet nel punto più spettacolare della valle, infatti, bisogna essere pronti a investire in media da 10.200 a 23.000 Euro al mq.

In Francia, e precisamente a Chamonix, si trova in una delle zone sciistiche più suggestive del versante alpino francese ed è molto amata dai “nuovi ricchi” dell’Est Europa. L’investimento per un immobile di lusso nel centro del paesino si situa tra 5.800 e 13.500 Euro al mq.
Chamonix insieme a Morzine sono le uniche due mete che registrano un aumento significativo dei prezzi: rispettivamente +8,0% e +8,5%.

Le località dell’Alta Savoia come Méribel, Megève, Courchevel e Val d’Isère hanno mantenuto i prezzi stabili rispetto al 2012, anche se proprio quest’ultima registra la forbice di prezzo più alta di tutte le Alpi francesi, con un prezzo minimo di 8.000 Euro al mq fino a un massimo di 14.500 Euro al mq per un’abitazione di pregio.

In Austria, le mete di Kitzbuhel e Bad Gastein registrano quotazioni medie su base annua del 4,5% e 5,5%, dove l’investimento per uno chalet da cui godere di panorami mozzafiato oscilla tra 6.200 e 11.500 Euro al mq.

E in Italia cosa accade? Quelle che sono considerate le tre perle di tutto l’arco alpino si trovano in realtà in coda a questa speciale classifica, e in coda, quindi, all’Europa.

Cortina d’Ampezzo si conferma Regina delle Dolomiti con le quotazioni più alte, ma più accessibili del passato, con una variazione negativa dei prezzi su base annua vicina al -10% (-8,6%). Per acquistare casa in pieno centro o vicino alle piste da sci, infatti, bisogna essere pronti a pagare in media da 12.000 a 10.000 Euro al mq.
Leggermente al ribasso sono le richieste a Courmayeur, dove le abitazioni con la collocazione più pregiata sono valutate da 8.000 a 11.000 Euro al mq e, infine, Madonna di Campiglio si mantiene appena al di sotto della doppia cifra con prezzi che oscillano tra 8.000 e 10.000 Euro al mq.

Dopo aver esaminato quelle che rappresentano le mete più conosciute e frequentate dai turisti amanti della montagna, ecco quali sono, invece, le località emergenti.

Prima fra tutte è indubbiamente Sochi, la cittadina russa che si affaccia sulle rive del Mar Nero, che ha conosciuto il suo primo momento di celebrità nel 2007, quando è stata selezionata come città dei prossimi XXII Giochi Olimpici Invernali.
Ciò che rende questa località interessante ed unica, è la possibilità di poter alternare, alle piste da sci olimpioniche, anche passeggiate al mare, non lontano da lì.
Che questo paesino russo riesca a sbaragliare le agguerrite avversarie? Lo sapremo alla fine della stagione.

Vera MORETTI

Richmond alla conquista degli States

Punta oltreoceano Richmond, la linea giovane del marchio inglese John Richmond che è, invece, interamente italiana.

La collezione che si appresta a conquistare gli Stati Uniti, e che è completa di accessori in stile punk-rock, borse e scarpe comprese, ha come punta di diamante i jeans, i giubbini e le giacche, dal taglio super moderno, adatte ad un pubblico molto giovane.

Anche i prezzi si differenziano rispetto alla prima linea di John Richmond, poichè sono ribassati del 30-40%.
Quando si tratta di linee giovanili, infatti, l’accessiblità dei prezzi rappresenta una conditio sine qua non. E se così non fosse, stenterebbe a decollare, indipendentemente dalla qualità.

Prima tappa di quella che si preannuncia come un tour di successo è stata l’apertura di una grande boutique di 450 metri quadrati sulla Quinta Strada, all’angolo con la 56esima, a fianco di Abercrombie&Fitch e di fronte agli store di Giorgio Armani e Dolce e Gabbana.

Per l’allestimento di questa boutique non si è badato a spese: sono stati investiti 7 milioni di dollari e la firma dell’architetto Christophe Pillet, che si era già occupato della boutique di Parigi del marchio.

In questo caso, a colpire è la vetrina, unica ma enorme: 12 metri di lunghezza che non passeranno certo inosservati.
L’interno, invece, si contraddistingue con i colori tipici della maison, che digradano dal bianco al grigio, fino al total black, molto in stile rock, ma senza perdere la sua anima british.
E sopra la boutique, ecco lo show-room, che è stato studiato apposta per diventare, dalla prossima stagione, il quartier generale per tutta la distribuzione americana del brand.

Tutto ciò che verrà esposto nel negozio newyorkese avrà l’etichetta 100% Made in italy, poiché i capi saranno tutti prodotti a Forlì dalla Falber Fashion, l’azienda costituita di recente da Saverio Moschillo, l’imprenditore italiano che, insieme alla figlia Alessandra, produce il marchio inglese e che fu il primo a scoprirlo, ormai più di vent’anni fa.

La nuova società ha acquisito la produzione dell’abbigliamento John Richmond, denim compreso, più la Black Label, gli accessori e la linea bimbo. Tutto questo, sommato alle licenze per occhiali, profumi e calzature, crea un business di 300 milioni di euro.

L’apertura dello store sulla Quinta Strada non è che l’inizio, poiché il progetto prevede che siano ben dieci le boutique da far sorgere negli Stati Uniti, senza ovviamente dimenticare la prima linea, quella del prêt-à-porter di lusso di John Richmond.

Il marchio, a dir la verità, è già molto apprezzato all’estero, come dimostrano i successi delle sfilate durante la settimana della moda milanese, e che hanno portato il brand inglese anche nel Middle East, soprattutto in Russia e Cina, dove Moschillo ha un piano di espansione insieme a un partner d’eccezione: Bang Di, il terzo gruppo più importante e influente della Cina sul fronte della moda.

Vera MORETTI

Successo per l’Ospitalità Made in Italy

I riflettori si sono spenti, ma si continuerà a parlare a lungo della fiera dell’Ospitalità appena conclusasi alla Fiera di Milano.

I segnali ricevuti, infatti, sono tanti e in gran parte positivi, anche grazie alle presenze massicce di espositori e visitatori professionali, contati questi ultimi in 133mila presenze, con un incemento del 7% rispetto alla passata edizione.
Host 2013, dunque, il salone biennale dedicato all’industria dell’ospitalità professionale, ha avuto ampio successo, ma ha anche consacrato la leadership mondiale del Made in Italy nel settore Ho.re.ca.

Le presenze che hanno conosciuto na maggior crescita sono quelle provenienti dall’estero, che hanno registrato in molti casi trend in crescita a due cifre. Quasi quattro visitatori su dieci arrivavano da oltreconfine e complessivamente Host 2013 ha messo a segno un più 21% sul 2011.
Ad aumentare sono stati soprattutto le presenze provenienti dalla Germania (+ 14%), dagli Stati Uniti, che hanno fatto segnare un +28%, dal Giappone (+24%), dalla Russia (+ 64%) per finire con gli Emirati Arabi Uniti che hanno segnato un +141%.

In FieraMilano erano presenti 1.700 espositori (+6,5%) di cui quasi un terzo proveniente dall’estero (+16,5%). Con molte new entry, aziende provenienti da Bahrain, Israele, Kenya, Romania, Singapore, Slovacchia, Ungheria, Taiwan, Venezuela e Vietnam.

Tra le iniziative maggiormente apprezzate, l’agenda Expo matching program, un sistema che agevola l’incontro tra domanda e offerta: nei cinque giorni sono stati organizzati oltre 38mila appuntamenti B2B tra produttori, fornitori e network della distribuzione.

Molti anche gli appuntamenti con seminari, workshop, presentazioni di chef pluristellati ed esibizioni di maestri tra cui quelli della Federazione italiana di pasticceria gelateria cioccolateria che in collaborazione con l’Equipe eccellenze italiane hanno mostrato monumentali creazioni.

Appuntamento alla prossima edizione di Host che si svolgerà dal 23 al 27 ottobre 2015, in occasione dell’Esposizione Universale di Milano.

Vera MORETTI