Concorsi pubblici, tutti i bandi in arrivo nelle prossime settimane

Per chi è alla ricerca del posto fisso o semplicemente di un lavoro non troppo precario, ben retribuito e con ferie assicurate, si stanno aprendo nuove possibilità, sono infatti in dirittura d’arrivo numerosi concorsi pubblici i cui bandi dovrebbero essere pubblicati prima dell’estate. Ecco le opportunità di lavoro che stanno per arrivare.

Concorsi pubblici, a breve il bando per i funzionari Agenzia delle entrate e Inps

La prima importante novità è l’arrivo del concorso per funzionari Agenzia delle Entrate, il bando dovrebbe uscire nel prossimo mese di giugno per 2.500 funzionari con laurea in materie giuridiche ed economiche. In realtà i posti disponibili presso l’Agenzia delle entrate sono 3.900 tra il 2023 e il 2024 e dovrebbero riguardare anche tecnici a cui si aggiungono 60 assistenti informatici.

Nuove assunzioni dovrebbero arrivare anche in seno all’Inps, in questo caso a breve dovrebbe uscire il bando per 585 unità di area B. Potranno partecipare i diplomati e coloro che risulteranno vincitori si occuperanno delle pratiche inerenti l’assegno unico.

In arrivo il nuovo Concorsone Campania, 5.000 posti disponibili

In questa rassegna ci occupiamo solo dei concorsi che dovrebbero uscire a breve, nelle prossime settimane, tra questi ricordiamo il Concorsone Campania, già annunciato da tempo, dovrebbe portare al reclutamento di 5.000 persone che saranno dislocate in varie mansioni all’interno della regione Campania.

Negli ultimi anni la Regione sperimenta i maxi concorsi volti a reclutare tutto il personale necessario nei vari enti locali della Regione, ad esempio Comuni, Comunità Montane, Regione. L’obiettivo del maxi concorsone è evitare singoli concorsi per le varie posizioni aperte e quindi anche risparmio.

Concorsi scuola ed esercito

Non possono mancare i concorsi scuola, in questo caso è previsto il reclutamento di 4.000 docenti di scienze motorie presso le scuole primarie, 7.000 sono i posti disponibili per l’insegnamento della religione cattolica. In estate dovrebbe uscire il bando per la stabilizzazione di 25.000 docenti precari. La procedura concorsuale è rivolta agli insegnanti con 3 anni di servizio o in possesso di 24 CFU.

Sempre nei prossimi mesi dovrebbe essere pubblicato il bando per il reclutamento dei dirigenti scolastici. Infine dovrebbero essere riaperte le graduatorie per il personale Ata.

Tra i bandi in arrivo vi sono inoltre quelli per l’esercito e le forze armate. In questo caso sono previste 11.000 assunzioni tra Guardia di Finanza, vigili del fuoco con 1.082 posti, in questo caso il bando dovrebbe uscire a breve. Inoltre ci sono assunzioni previste all’Arma dei carabinieri, Polizia Penitenziaria e Polizia di Stato.

Non resta che attendere ulteriori aggiornamenti con i bandi finalmente pubblicati e non solo annunciati.

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Indennità di frequenza minori: cos’è, a chi spetta e come richiederla

L’indennità di frequenza è una prestazione economica corrisposta ai minori con disabilità fino al compimento del 18° anno di età e finalizzata all’inserimento scolastico.

Cos’è l’indennità di frequenza minorenni

L’indennità di frequenza minorenni è un’indennità corrisposta dall’Inps in favore dei minorenni che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti normali in relazione alla propria età. Spetta inoltre ai minori ipoacusici con perdita uditiva superiore ai 60 decibel nell’orecchio migliore con le frequenze di 500, 1.000, 2.000 hertz.

Viene corrisposta per un periodo massimo di 12 mesi in corrispondenza della frequenza a un corso o a un trattamento terapeutico-riabilitativo.

Alla scadenza del termine annuale il tutore del minore avente diritto alla percezione dell’assegno devono presentare all’Inps una dichiarazione in cui confermano la presenza dei requisiti necessari all’ottenimento dell’indennità di frequenza minorenni. Per i ragazzi di età compresa tra i 6 anni e i 16 anni, basta presentare la domanda una sola volta e la stessa resta valida per tutto il periodo di frequenza della scuola dell’obbligo. Anche in questo caso occorre però comunicare l’eventuale cambio di scuola, ad esempio da un istituto di scuola secondaria di primo grado a uno di secondo grado.

L’importo mensile percepito è di 287,09 euro mensili, lo stesso viene però riconosciuto solo al disabile minorenne che abbia un reddito personale annuo inferiore a 4.931,29 euro. La corresponsione ha inizio dal mese successivo rispetto a quello in cui è iniziata la frequenza del corso.

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I corsi la cui frequentazione consente di ottenere l’indennità di frequenza minorenni sono:

  • scuole pubbliche o private di ogni ordine e grado ( anche asili nido);
  • centri di formazione o addestramento professionale pubblici e privati convenzionati la cui frequenza abbia la finalità del reinserimento sociale dei soggetti;
  • centri ambulatoriali, diurni o di tipo semi-residenziale, pubblici o privati, operanti in regime convenzionale, specializzati nel trattamento terapeutico, nella riabilitazione e nel recupero di persone portatrici di handicap.

Incompatibilità dell’indennità di frequenza minori

Non tutti possono percepire l’indennità di frequenza minorenni, infatti la legge prevede delle incompatibilità rispetto ad altre prestazioni, in particolare non possono ottenere l’assegno coloro che percepiscono:

  • l’indennità di accompagnamento per invalido civile totale;
  • l’indennità di accompagnamento per i ciechi totali;
  • la speciale indennità prevista per i ciechi parziali;
  • l’indennità di comunicazione prevista per i sordi prelinguali.

Un ulteriore limite è costituito da forme di ricovero presso strutture.

Coloro che si trovano in una situazione di incompatibilità possono optare per la rinuncia ad una di esse.

Come ottenere l’indennità di frequenza minorenni?

L’indennità di frequenza minorenni può essere richiesta solo in seguito al riconoscimento da parte di una commissione medico-legale. Il verbale deve essere comunicato all’Inps compilando il modulo AP70 attraverso la voce servizio “Invalidità civile – Invio dati socio-economici e reddituali per la concessione delle prestazioni economiche”. Il tutore può autonomamente inoltrare la domanda tramite il sito Inps, oppure rivolgersi a enti di patronato. I tempi per la liquidazione della praticva massimi sono di 30 giorni, come stabilito da legge n. 241/1990.

L’indennità di frequenza spetta solo agli invalidi minorenni, ma cosa accade se a 18 anni si frequenta ancora la scuola?

Immigrazione e Ius Scholae: in classe si costruisce la cittadinanza

Nel settore dell’immigrazione potrebbero esservi importanti novità,  è iniziato l’iter alla Camera per l’approvazione dello Ius Scholae che prevede la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana frequentando le scuole in Italia.

Immigrazione: come si ottiene la cittadinanza italiana?

La cittadinanza è alla base di molti benefici e privilegi che sono riconosciuti solo a coloro che vivono in Italia, da tempo si discute in Italia su una nuova base per diventare cittadini a tutti gli effetti e non mancano polemiche. Ora, dopo anni di tentativi, si prova di nuovo e stavolta con lo Ius Scholae, presentato alla Camera e in discussione alla Commissione Affari Costituzionali dal deputato del M5S Brescia, i tempi potrebbero essere maturi.

Attualmente la cittadinanza italiana si ottiene per:

  • nascita, cioè se si nasce da almeno uno dei due genitori con cittadinanza italiana (in questo caso si parla anche di ius sanguinis);
  • nascita su territorio italiano da cittadini stranieri, in questo caso per ottenere la cittadinanza è necessario il compimento del 18° anno di età, ma è necessario che in tale lasso di tempo, cioè dalla nascita al compimento della maggiore età, il soggetto abbia risieduto ininterrottamente e legalmente in Italia;
  • adozione, cioè un cittadino straniero adottato da un cittadino italiano;
  • matrimonio, quindi sposando una persona con cittadinanza italiana;
  • residenza.

Come si ottiene la cittadinanza per residenza?

Per la cittadinanza ottenuta per residenza è necessario fare qualche precisazione. Si può ottenere nel caso in cui il soggetto abbia un reddito nei tre anni antecedenti la proposizione della domanda di cittadinanza italiana di almeno:

  • 8.263,31 per richiedenti senza persone a carico;
  • euro 11.362,05 per richiedenti con coniuge a carico
  • il limite precedente viene aumentato di ulteriori 516 euro per ogni ulteriore persona a carico.

Tali redditi devono essere maturati ogni anno nei tre anni antecedenti alla presentazione della domanda.

Naturalmente questo requisito economico da solo non basta, ci vogliono ulteriori requisiti, le casistiche sono diverse. In particolare il richiedente deve:

  • essere legalmente residente in Italia da almeno 3 anni e deve esservi nato ( nasce in Italia, va all’estero, ritorna ed è residente per almeno 3 anni);
  • figlio o nipote in linea retta di cittadini italiani residente legalmente in Italia da almeno 3 anni (procedura utilizzata da molti calciatori);
  • cittadino straniero maggiorenne adottato da cittadini italiani e residente legalmente in Italia per almeno 5 anni successivi all’adozione;
  • cittadino straniero che ha prestato servizio per lo Stato Italiano per almeno 5 anni. Il servizio può essere stato prestato anche all’estero e la domanda deve essere proposta all’autorità consolare;
  • Cittadino UE residente in Italia da almeno 4 anni;
  • apolide residente legalmente in Italia da almeno 5 anni;
  • immigrato extracomunitario residente in Italia da almeno 10 anni.

Si ribadisce che in tutti questi casi deve coesistere anche il requisito reddituale.

Immigrazione: cosa prevede lo Ius Scholae?

Con la proposta di legge Ius Scholae l’obiettivo è semplificare questa procedura e dare la cittadinanza italiana a tutti quei bambini che frequentano per almeno 5 anni le scuole italiane. Secondo le stime fatte il provvedimento potrebbe interessare circa 800.000 persone, figli di stranieri, che di fatto hanno sempre vissuto in Italia, si sentono italiani e hanno frequentato le scuole italiane. Lo Ius Scholae andrebbe quindi a riguardare quelli che possono essere definiti gli immigrati di seconda generazione.

Il deputato Brescia nella presentazione del disegno di legge ha sottolineato che lo Ius Scholae potrebbe essere un importante fattore di integrazione. Questo anche grazie a un testo semplice che di conseguenza non può essere facilmente manipolato oppure strumentalizzato da chi fino ad ora si è sempre opposto a una riforma che rendesse più semplice l’ottenimento della cittadinanza italiana. Brescia ha sottolineato che il provvedimento pone al centro il sistema scolastico italiano alla base della costruzione della cittadinanza.

Nella proposta di legge si stabilisce che potrà ottenere la cittadinanza italiana il minore nato in Italia, o che vi abbia fatto ingresso entro il 12° anno di età, che abbia risieduto in Italia senza interruzione e frequentato le scuole in Italia per almeno 5 anni in uno o più cicli scolastici (ad esempio un anno di scuole elementari, tre anni di scuole superiore di primo grado, un anno di scuola superiore di secondo grado).

Per questo disegno di legge hanno già espresso soddisfazione Enrico Letta, segretario del Pd che ha sottolineato che si tratta di una questione di civiltà e di un provvedimento in linea con il sentire degli italiani

Gli 8 diplomi di maturità che offriranno più opportunità di lavoro dal 2022 al 2026

Negli anni dal 2022 al 2026 si prevede un fabbisogno nuove entrate nel mondo del lavoro tra i 4,1 e i 4,5 milioni di lavoratori. Di questi, si stima che la maggiore spinta rispetto agli anni precedenti della crescita occupazionale si attesti tra 1,3 e 1,7 milioni di lavoratori. Molta di questa crescita avrà il proprio contributo nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Dalle stime dell’indagine Excelsior, portata avanti da Unioncamere e Anpal, tra il 31% e il 38% della maggiore spinta sul mondo del lavoro deriverà dai provvedimenti messi in campo dal governo in ambito della Next Generation Eu.

Offerte di lavoro, quante nuove assunzioni ci saranno tra il 2022 e il 2026 tra i diplomati?

Se il fabbisogno di personale con titolo di studio di laurea si stima tra 1,1 e 1,2 milioni di universitari, la ricerca diventa più complessa per i neo-diplomati. Tra il 2022 e il 2026 il mercato del lavoro potrebbe avere necessità di immettere nelle aziende tra 1,6 e 1,8 milioni di diplomati, pari a due terzi del fabbisogno di lavoro dei prossimi cinque anni. Inoltre, lo studio di Unioncamere e Anpal stima che, nello stesso quinquennio, il mercato del lavoro avrà la necessità di immettere in azienda tra 1,2 e 1,4 milioni di lavoratori in possesso della qualifica professionale.

Quali settori avranno maggiore necessità di diplomati e per quali indirizzi tra il 2022 e il 2026?

L’indagine condotta da Unioncamere e Anpal evidenzia un significativo mismatch tra la domanda e l’offerta per l’istruzione e la formazione professionale. L’offerta formativa complessiva sarà in grado di soddisfare solo il 60% circa della domanda potenziale, e con situazioni piuttosto critiche relative agli indirizzi della logistica, dell’edilizia e della meccanica. Per ciascun anno dal 2022 al 2026 il fabbisogno di nuovi occupati con il diploma si attesterà tra le 320 mila e le 350 mila unità. L’indagine prende in considerazione due scenari.

Opportunità di lavoro per diplomati, quali sono gli scenari previsti dal 2022 al 2026?

Il primo (lo scenario A) prevede tassi di crescita del Prodotto interno lordo (Pil) molto alti, almeno per i primi anni dal 2022 al 2026; il secondo scenario (quello B) prevede tassi di crescita del Pil sempre positivi, ma meno rispetto al precedente scenario.

Offerte di lavoro, quali sono i diplomi con maggiore richiesta tra il 2022 e il 2026?

Tra il 2022 e il 2022 gli 8 diplomi che daranno maggiori opportunità saranno nell’ordine:

  • il diploma nelle aree di amministrazione e di marketing con 78.300 richieste all’anno nello scenario peggiore e 87.000 richieste in quello migliore. A fronte di questa necessità delle imprese, l’offerta di neodiplomati media annua sarà più bassa, stimabile in 45.400 nuove unità;
  • diploma di industria e artigianato, con fabbisogno di 68.500 richieste delle imprese all’anno nello scenario peggiore e di 77.800 in quello migliore. A fronte del fabbisogno, l’offerta di neodiplomati per ciascun anno dal 2022 al 2026 sarà di 70 mila nuove unità;
  • i licei, con un fabbisogno di 60.300 nuovi diplomati nello scenario peggiore e di 64.600 in quello migliore. A fronte del fabbisogno, sarà notevolmente maggiore l’offerta di nuovi diplomati nel periodo, con 126.800 nuovi diplomati per ciascun anno.

Quali sono i diplomi di maturità che offriranno più possibilità di lavoro dal 2022 al 2026?

Continuando con la classifica dei diplomi di maturità che daranno maggiori opportunità di lavoro tra il 2022 e il 2026, si ritrovano:

  • i diplomi socio-sanitari, con 32.800 nuove unità di fabbisogno sul mercato del lavoro tra il 2022 e il 2026 nello scenario peggiore e 33.300 in quello migliore. A fronte del fabbisogno, il numero annuo di diplomati sarà notevolmente inferiore e pari a 13.000 nuovi diplomati;
  • il diploma di turismo, con 21.700 nuovi diplomati richiesti all’anno nello scenario peggiore e 24.300 in quello migliore. L’offerta di neodiplomati all’anno sarà di 41.100 unità;
  • diplomi legati al settore delle costruzioni, con 20.400 nuove unità di fabbisogno all’anno nello scenario peggiore e 22.100 in quello migliore. L’offerta di nuovi diplomati nel settore sarà di gran lunga inferiore e pari a 9.700 unità all’anno.

Fabbisogno e offerta di diplomati, quali saranno i titoli più richiesti dal 2022 al 2026?

In chiusura della classifica dei diplomi più richiesti sul mercato del lavoro tra il 2022 e il 2026 si ritrovano:

  • i titoli sui trasporti e la logistica con 14.100 nuovi diplomati richiesti dalle imprese tra il 2022 e il 2026 nello scenario peggiore e 15.700 in quello migliore. L’offerta di nuovi diplomati all’anno si fermerà a 5.800 nuove unità;
  • i diplomi dell’agroalimentare, con fabbisogno di 10.100 nuovi diplomati annui nello scenario peggiore e di 11.300 in quello migliore. L’offerta di diplomati sarà all’incirca in linea con la richiesta e pari a 11.700 neodiplomati all’anno;
  • gli altri indirizzi segneranno un fabbisogno medio annuo di 13.300 unità nello scenario peggiore e di 15.200 in quello migliore. Molto più bassa sarà l’offerta annua di neodiplomati che si fermerà a 6.100.

Considerazioni finali sulla richiesta di diplomati nel mercato del lavoro dal 2022 al 2026

Il quadro che emerge dall’indagine Unioncamere e Anpal sul mercato del lavoro dal 2022 al 2026, in particolare sui diplomati, denota:

  • un fabbisogno di gran lungo superiore all’offerta di diplomati per gli indirizzi amministrativi e di marketing, per il socio e sanitario, per le costruzioni, per la logistica e i trasporti e per il gruppo artigianato e industriale;
  • per altri diplomi emerge un eccesso non trascurabile dell’offerta di diplomati, ovvero del numero dei nuovi diplomati. In particolare, per i licei per per gli indirizzi turistici.

Cartelle fiscali, imprese, pensioni e scuola: tutte le novità in arrivo con la legge di Bilancio 2022

Dopo il via libera finale al Senato, domani 23 dicembre arriverà alla Camera il disegno di legge di Bilancio 2022 con il voto di fiducia atteso per il 28 dicembre.  Tante le novità sulle cartelle fiscali, tasse, imprese, pensioni e scuola attese all’approvazione. Gli ultimi emendamenti hanno portato novità su vari con lo stop all’Iva per il Terzo settore fino al 2024 e il prolungamento dello stop alla tassa sui tavolini degli esercizi commerciali.

Cartelle esattoriali, più tempo per pagarle: 180 giorni per quelle notificate fino a marzo 2022

Ci sarà più tempo per pagare le cartelle esattoriali notificate dal 1° settembre 2021 al 31 marzo 2022. Il termine per il pagamento slitta a 180 giorni dai 150 previsti dal decreto legge numero 146 del 2021 (decreto Fisco-lavoro). Congelata fino a fine marzo prossimo anche la tassa sui tavolini. La novità riguarda bar, ristoranti e anche commercianti ambulanti. Il governo è andato incontro alle categorie danneggiate dalle chiusure dovute all’emergenza Covid. Fino al 2024 non verrà applicata l’Iva al Terzo settore. Il relativo emendamento sterilizza, dunque, per due anni la norma che sottopone all’Iva associazioni e società del Terzo settore.

Piani di risparmio e scuola: le novità per il 2022

La legge di Bilancio 2022 porterà benefici per i Piani individuali di risparmio (Pir). L’attuale misura assegna il credito di imposta ai piani di risparmio costituiti a partire dal 1° gennaio scorso per gli investimenti effettuati durante tutto l’anno in corso. Le modifiche attese dalla legge di Bilancio 2022 prevedono che tra gli investimenti che generano i crediti di imposta siano inclusi anche quelli del prossimo anno. Si abbassa la percentuale del credito di imposta che passa dal 20% al 10% sugli investimenti. Il beneficio può essere utilizzato entro 15 anni (e non più 10). Sulla scuola le novità più importanti riguardano gli esami di terza media e di maturità: si prevedono delle prove “light” in ragione delle difficoltà dettate dall’emergenza sanitaria. Spetterà al ministero dell’istruzione adottare le relative misure per valutare l’apprendimento degli esaminandi.

Finanziamenti agli enti locali: soldi a Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino e Città metropolitane

Sul fronte degli enti locali sono previsti aiuti a specifiche città. Il governo stanzierà 2,68 miliardi di euro nei prossimi 20 anni a favore di Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino e Città metropolitane per coprire i disavanzi maggiori di 70 euro per abitante. A Napoli andranno i maggiori finanziamenti (1,3 miliardi di euro). Il calcolo sulle città beneficiare è fatto sui dati del 2020. Si tratta di una misura di risanamento dei bilanci delle città sottoposta al patto tra il Presidente del Consiglio e i relativi sindaci. L’accordo arriverà a febbraio. Ma le città che beneficeranno dei finanziamenti dovranno procedere con più tagli e maggiori tasse, tra le quali anche l’Irpef oltre il limite dello 0,8%.

Emergenza abitativa, non ci sarà il fondo per gli sfratti ma arriva quello sugli immobili occupati abusivamente

Non ci sarà il fondo che avrebbe indennizzato (del 50% sul canone di locazione) i proprietari di immobili danneggiati dalle misure di emergenza adottate durante la pandemia che impedivano lo sfratto. Tuttavia, 10 milioni di euro verranno stanziati per indennizzare i proprietari che non possono utilizzare i propri immobili residenziali perché occupati abusivamente.

Pensioni, gli edili possono uscire con 32 anni di contributi a 63 anni

Novità per le pensioni, in particolare per la misura dell’anticipo pensionistico Ape sociale. Gli edili potranno beneficiare dell’uscita agevolata a 63 anni con 32 anni di contributi (rispetto ai 36 richiesti per tutte le altre categorie di lavoratori impiegati in mansioni gravose). Ammessi tra i gravosi anche i ceramisti.

Imprese, più difficile licenziare ma sale l’importo del Microcredito

Novità sono attese anche per la cessazione dell’attività delle imprese di almeno 250 dipendenti e che intendano chiudere uno stabilimento con non meno di 50 dipendenti. Le imprese dovranno comunicare ai sindacati, alle regioni interessate, ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico e all’Anpal entro 60 giorni un piano per evitare ricadute ai dipendenti. Enti e ministeri avranno 30 giorni per il tavolo e decidere sul piano presentato dall’azienda. In caso di mancata comunicazione per iscritto, l’azienda potrà subire una multa di 3.282 euro per ogni dipendente. A favore delle imprese arrivano buone notizie sul Microcredito: le società a responsabilità limitata potranno beneficiare della misura. Il finanziamento è stato elevato da 40 mila euro a 75 mila.

Bonus acqua e tv, confermati i contributi

Confermato il bonus acqua fino a tutto il 2023. Il beneficio consiste in un credito di imposto del 50% si costi sostenuti per acquistare e installare sistemi di mineralizzazione, filtraggio, aggiunta di anidride carbonica e raffreddamento. Altri 68 milioni di euro arriveranno per il bonus tv e per l’acquisto del decoder. I pensionati con almeno 70 anni e non più di 20 mila euro di Isee potranno ricevere a casa da Poste Italiane un nuovo decoder gratuitamente del prezzo limite di 30 euro.

Concorso docenti, quando usciranno i bandi per infanzia, primaria, medie e superiori

Sono in uscita i bandi per il concorso docenti per le scuole dell’infanzia, della primaria, delle scuole medie e superiori. Si tratterà di due bandi che stabiliranno regole più snelle per le selezioni dei docenti per quanto concerne la partecipazione e lo svolgimento delle prove scritte e orali. I due bandi, previsti da due decreti ministeriali, sono in uscita a metà dicembre.

Quanti posti sono da assegnare con i bandi concorsi dei docenti?

In totale i posti da assegnare nelle scuole sono 40 mila. Per il concorso docenti della scuola dell’infanzia e primaria i docenti da selezionare sono 13 mila. Per la scuola media e superiore, invece, sono a disposizione 27 mila cattedre. Una prima novità dei decreti riguarda la cadenza con la quale si svolgeranno i concorso dei docenti. Verrà bandita una selezione ogni anno. I bandi in uscita a dicembre assicureranno la copertura delle cattedre “vacanti e disponibili” del nuovo anno scolastico, il 2022-2023.

Quali prove sono previsti nei concorsi della scuola?

In attuazione del Piano nazionale della ripresa e della resilienza (Pnrr) e delle nuove regole fissate dal ministro per la Funziona pubblica, Renato Brunetta, le prove dei concorsi nella scuola saranno più snelle. È infatti prevista una sola prova scritta che si svolgerà al personal computer e consistente nel rispondere a 50 domande. La selezione prevede anche la prova orale e la valutazione dei titoli dei candidati.

Prova scritta concorso scuola, quanti quesiti?

Le domande della prova scritta del concorso docenti dovranno avere risposta entro i 100 minuti. Dei 50 quesiti, 40 riguarderanno la classe di concorso per la quale ci si sia candidati. I quesiti avranno dunque come obiettivo quello di misurare la conoscenza e la competenza del partecipante alla selezione nella materia che andrà a insegnare.

Quali materie tratteranno i quesiti del concorso scuola?

Per chi si candida nel sostegno, le domande verteranno sulle situazioni di disabilità. Altre cinque domande riguarderanno la lingua inglese e altrettanti quesiti la preparazione digitale del candidato. Le domande saranno a risposta chiusa con quattro opzioni: una sola sarà la risposta esatta. Si supera lo scritto con il punteggio minimo di 70, mentre il punteggio massimo raggiungibile con la prova è di 100.

Come si svolgerà la prova orale del concorso docenti e punteggio

La prova orale del concorso docenti sarà differente in base al bando per il quale ci si candidi. In ogni caso, l’orale verterà sulla capacità del candidato di progettare le attività didattiche e di saper utilizzare gli strumenti digitali. Per la prova orale il punteggio massimo è 100 e si supera con il punteggio minimo di 70. Il punteggio massimo ottenibile con le due prove e la valutazione dei titoli è di 250 punti.

Chi può accedere alle prove del concorso scuola?

Per poter candidarsi ai due bandi di concorso sono previsti determinati requisiti. Sarà necessaria l’abilitazione riconosciuta in Italia dei candidati, anche se ottenuta all’estero. Naturalmente è necessario il titolo di laurea, variabile a seconda delle materia per la quale ci si candida. Rimarranno i 24 crediti formativi universitari nelle materie antro, psico e pedagogiche. Per i candidati alla scuola dell’infanzia e primaria è richiesta l’abilitazione ottenuta con il corso di Scienze della formazione primaria. Ci si può candidare anche con il diploma magistrale ottenuto prima dell’anno scolastico 2001-2002.

Come candidarsi al concorso scuola e la riserva dei posti

Gli interessati ai concorsi nella scuola (500 mila hanno già presentato domanda) devono attendere le istruzioni contenuti nei bandi in uscita a metà dicembre. Ci si può candidare per un’unica regione e per una sola classe di concorso. Per i futuri concorsi vale la regola del 30% della riserva dei posti. La potranno far valere i candidati che abbiano svolto servizio nella scuola per almeno tre anni nei dieci precedenti.

Scuola domande di cessazione servizio entro il 31 ottobre: la circolare

Scuola, le domande di cessazione servizio devono essere presentate entro la fine di ottobre. Tutto quello che dice la circolare del Miur.

Scuola, domande di cessazione servizio: quando si potrà andare in pensione?

Nel mondo della scuola, le domande di cessazione di servizio devono essere presentate entro il 31 ottobre 2021. In altre parole mancano ancora alcuni giorni per presentare la domanda per andare in pensione. A chiarirlo è la circolare del Miur n. 30142 del 1 ottobre 2021 ed indirizzata a tutto il personale scolastico di ogni ordine e grado.

Mentre per i dirigenti scolastici il termine è fissato per il 28 febbraio 2022. Pertanto i dirigenti scolastici, il personale ATA, gli insegnanti di religione cattolica, che intendono dare le dimissioni dal servizio, possono farlo con decorrenza 1 settembre 2022. Tuttavia occorre fare due cose importanti. La prima è presentare istanza di cessazione dal servizio ed inoltrarla attraverso la procedura Web Polis “Istante ONLINE” disponibile sul sito del Ministero. Mentre la seconda è presentare domanda per l’erogazione della pensione diretta ordinaria, direttamente all’INPS.

Quali sono i requisiti richiesti?

Potranno presentare l’istanza coloro che hanno raggiungo 67 anni e 20 di contributi; oppure abbiano 42 anni e 10 mesi di contributi, a prescindere dall’età. I requisiti devono essere maturati entro il 31 dicembre 2022. Possono essere utilizzate ai fini del cumulo anche le casse professionali ai sensi della legge n.232/2016. Inoltre sono validi anche i requisiti di chi ha maturato entro il 31 dicembre 2021 i parametri previsti dal Quota 100.

Mentre per il personale femminile sono rischiesti un’età anagrafica non inferiore a 58 anni e contributi pari o superiori  a 35 anni sempre entro il 31 dicembre 2020, e rimane così utilizzabile anche l’Opzione donna. Infine coloro che sono interessati all’Ape sociale o alla pensione anticipata per lavoratori precoci, dovranno presentare apposita domanda ON LINE sul sito INPS, attraverso il servizio dedicato. E solo dopo averne ottenuto il riconoscimento dall’Ente, potranno presentare domanda di dimissione entro il 31 agosto 2022.  

Accertamento del diritto alla pensione

L’accertamento del diritto alla pensione verrà effettuato dell’INPS sulla base dei dati presenti, entro il temine del 20 aprile 2022. Inoltre i soggetti che presenteranno istanza, potranno anche richiedere l’anticipo del trattamento di fine rapporto, altrimenti detto TFR. La somma prevede un massimo di 45 mila euro. Ma per accedere al beneficio i richiedenti dovranno prima ottenere la certificazione dell’Inps e poi presentare la domanda vera e propria presso l’istituto di credito. L’accredito della somma dovrebbe avvenire entro 15 giorni lavorativi dalla presentazione.

 

Save the Children: nel PNRR maggiore impegno per l’infanzia

Save The Children ha lanciato l’allarme sulle condizioni di vita dei più piccoli in Italia e ha sottolineato anche la necessità di inserire nel PNRR misure che possano aiutare a superare le differenze e quindi richiede un maggiore impegno per l’infanzia a rischio povertà.

Allarme sulla condizione dell’infanzia in Italia: divario eccessivo con l’Unione Europea

Save The Children da anni lancia l’allarme sulla condizione dell’infanzia in Italia, questo perché già prima della pandemia c’era un’elevata fascia di bambini in stato di povertà assoluta e senza accesso ai servizi essenziali come nutrizione, cure e scuola.

Il report sottolinea che nel 2020, prima della pandemia,  oltre 1 milione e 300 mila bambini erano in condizione di povertà, questi rappresentano il 13,1% della popolazione infantile. Tale povertà non è solo economica, ma anche educativa infatti proprio tra questa fascia di bambini e adolescenti c’è il più elevato tasso di abbandono delle scuole. Ne consegue la crescente difficoltà a collocarsi nel mondo del lavoro in modo soddisfacente in quanto mancano anche delle competenze di base. Ciò è dovuto agli scarsi investimenti dell’Italia nel sistema scolastico, questi sono molto inferiori rispetto alla media europea.

Carenza educativa/formativa e povertà richiedono un maggiore impegno per l’infanzia

Dalle ricerche condotte emerge che in Italia anche i nativi digitali hanno competenze digitali molto basse e questo incide in modo negativo sulla possibilità di una reale partecipazione civica, visto che si va verso una sempre maggiore digitalizzazione di molte funzioni e si parla sempre più spesso di cittadinanza digitale. A questa povertà formativa si deve aggiungere una povertà materiale, purtroppo ci sono molti minori in Italia che non riescono neanche ad accedere a un pasto adeguato al giorno e la pandemia non ha facilitato la cosa, perché molti studenti riuscivano ad avere un solo pasto completo al giorno ed era quello della mensa scolastica a cui per lungo tempo non hanno avuto accesso.

I dati dicono che il 6% dei ragazzi da 0 a 15 anni non ha un’alimentazione adeguata e con la pandemia 160.000 bambini hanno perso anche il pasto della mensa scolastica. A ciò deve aggiungersi che non tutte le scuole hanno le mense (il 44% degli allunni della primaria non vi ha accesso, su 40.000 istituti solo 10.000 ne sono dotati) e in alcune Regioni questi dati sono particolarmente allarmanti. Ecco perché è necessario puntare sul PNRR per riuscire a migliorare le infrastrutture e la condizione dell’infanzia.

PNRR: maggiore impegno per l’infanzia e incremento nidi

Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è stato approvato dal Parlamento nel mese di luglio del 2021 e in precedenza era stato già approvato anche dalla Commissione Europea e prevede un piano di uso delle risorse provenienti dall’Unione Europea che sembra andare nella direzione auspicata da Save The Children.

In totale per istruzione e università sono stati stanziati 19,44 miliardi da spendere in questa prima fase di rilancio. Gli stessi andranno a finanziare un aumento importante dell’offerta formativa con un incremento del numero di posti disponibili negli asili nido pubblici. Oggi solo il 25,5% dei bambini in questa fascia d’età ha un posto disponibile in nidi pubblici, l’obiettivo è raggiungere il 33%, percentuale inferiore comunque alla media europea del 36%. I nidi accolgono i bambini da 0 a 3 anni di età ed è previsto un aumento di posti disponibili di 228.000 unità. Il piano asili nido prevede uno stanziamento di 4,6 miliardi di euro.

Sport e mense scolastiche: piano infrastrutture

Importanti investimenti saranno fatti anche per migliorare le infrastrutture e tra queste vi sono 0,30 miliardi di euro destinati alle palestre che dovrebbero contribuire, in base ai costi stimati attraverso interventi precedenti, a intervenire su circa 400 palestre, naturalmente pubbliche. L’obiettivo è favorire lo sport come strumento per lo sviluppo sano ed equilibrato dei giovani che devono avere spazi “sani” per un inserimento sociale adeguato.

Il miglioramento delle infrastrutture mira ad aumentare anche l’accesso alle mense scolastiche soprattutto nelle Regioni in cui vi è una maggiore richiesta, come Piemonte e Lazio. Per l’estensione del tempo pieno e per la realizzazione di mense lo stanziamento è di 0,96 miliardi di euro.

Maggiore impegno per l’infanzia nel contrasto all’abbandono scolastico

Il PNRR sottolinea che in Italia i ragazzi di 15 anni hanno una preparazione molto inferiore rispetto alla media OCSE (Oraganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico), difficoltà si incontrano soprattutto in lettura, matematica e scienze. Andando ad analizzare nel dettaglio questi dati emerge che la povertà conoscitiva è molto più grave nelle regioni del Sud, rispetto a quelle del Nord, in genere comunque il tasso di abbandono scolastico è strettamente correlato alla povertà.

In Italia il 14,5% dei ragazzi di età compresa tra 18 e 24 anni non ha un titolo di scuola superiore di secondo grado e solo il 24% dei ragazzi tra 24 e 34 anni ha un titolo di studio terziario (laurea), nel resto dell’OCSE è del 44%. A questo divario contribuisce anche la carenza di strutture residenziali per accogliere gli studenti che di conseguenza si trovano a dover far fronte a spese di locazione spesso molto elevate e a cui non sono in grado di provvedere. Per questo obiettivo attualmente sono stanziati 0,96 miliardi di euro. Infine, 0,50 miliardi di euro sono previsti per un aumento delle borse di studio.

Tra gli obiettivi del PNRR c’è anche quello di incrementare il numero degli iscritti presso gli ITS modificandone la missione e quindi incrementando la collaborazione tra scuola e impresa. Per questo obiettivo sono stanziati 1,50 miliardi di euro.

Tra gli obiettivi c’è il miglioramento del sistema di reclutamento degli insegnanti di ogni ordine e grado anche perché il PNRR con le misure previste per l’infanzia dovrebbe aiutare le donne nella conciliazione tra i tempi di lavoro e la famiglia e dovrebbe aumentare l’occupazione femminile.

Certo non è facile immaginare oggi l’impatto reale di queste misure sulle condizioni dei minori, ma di sicuro si tratta di un primo passo.

Ripetizioni, i prezzi del mercato

Con la fine della scuola, per i genitori di bambini e ragazzi cominciano le spese. Nella migliore delle ipotesi, si tratta di spese per centri estivi e oratori feriali, nella peggiore parliamo delle spese per le ripetizioni scolastiche. E non sono spese da poco.

Da un’indagine sul mercato delle ripetizioni condotta da ProntoPro.it, portale che mette in contatto domanda e offerta di lavoro professionale e artigianale, risulta che la spesa più alta, in media, è quella legata alle materie scientifiche: 18 euro all’ora.

Le ripetizioni di inglese posso costare in media, a livello nazionale, 13,50 euro all’ora, una lezione di matematica per le medie e superiori raggiunge un prezzo medio di circa 12 euro, mentre le lezioni di materie umanistiche arrivano a poco meno di 10 euro all’ora.

L’indagine ha anche appurato che esiste un forte divario di prezzi tra Nord e Sud Italia in fatto di ripetizioni, sia per le materie scientifiche sia per quelle umanistiche. Milano è la città più cara dove prendere lezioni private: occorrono in media circa 23 euro per una lezione di carattere scientifico – contro una media nazionale, lo abbiamo visto di poco più di 18 euro -, mentre per una di ambito umanistico si arriva a 12,50 euro – contro la media italiana di circa 10 euro.

C’è anche una correlazione tra il livello di studio e i costi per le ripetizioni. Sempre a Milano, studiare privatamente matematica costa in media 24 euro se si è all’Università (media nazionale 19 euro), mentre per un liceale la cifra è poco sotto i 16 euro (media nazionale 12 euro). In città come Genova, Roma e Perugia, i costi per le ripetizioni si mantengono in linea sia per le lezioni di matematica per universitari, 23 euro, sia per quelle per liceali, 15 euro circa.

Al Centro-Sud, per colmare le proprie lacune nelle materie scientifiche uno studente di Napoli arriva a spendere circa 10,50 euro all’ora e 5,50 per le materie di ambito umanistico. Anche per le ripetizioni di matematica di livello universitario e scolastico, le città meridionali sono più convenienti: ancora Napoli guida la lista delle province più economiche (11 euro per un’ora di lezione di tipo universitario, 7 euro per una di ambito umanistico), seguita da Catanzaro, L’Aquila e Potenza.

Quali, invece, i capoluoghi più economici: per le ripetizioni di inglese, Bari, L’Aquila e Potenza (9 euro/ora), per le materie scientifiche e umanistiche Catanzaro (rispettivamente 11 e 6 euro), per le ripetizioni di matematica a studenti universitari Catanzaro e Napoli (11 euro), cosi come per le ripetizioni di matematica a studenti di medie e superiori (7 euro).