Addio Imu, Taser e Trise, arriva il TUC

Un nuovo, ennesimo nome per la tassa sugli immobili che dovrà sostituire l’Imu.
Se in un primo momento sembrava dovesse chiamarsi Taser, in seguito era diventata Trise, ma ora è il TUC, Tributo Unico Commerciale, che però non dovrà essere pagata per la prima casa.

Nella Legge di Stabilità si legge: “In attesa del riordino complessivo dell’imposizione immobiliare, a decorrere dall’anno 2014, l’imposta municipale propria (IMU) è sostituita dal Tributo Unico Comunale. Il TUC sostituisce, per la componente immobiliare, l’imposta sul reddito delle persone fisiche e le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari relativi ai beni non locati e l’imposta comunale sugli immobili; per la parte dei servizi, i costi relativi alla gestione dei servizi indivisibili“.

Oltre alle prime case, esenti dal pagamento di questo tributo saranno anche i terreni agricoli e i fabbricati rurali.

Per quanto riguarda la rivalutazione delle rendite catastali, questa verrà ridotta di 10 punti per ogni categoria e di ulteriori 10 punti per il 2015.

Chiamati a pagare il TUC, dunque saranno tutti coloro possiedano o detengano a qualsiasi titolo unità immobiliari, fabbricati e aree scoperte adibiti a qualsiasi uso.
Per gli utilizzatori a qualsiasi titolo degli immobili viene fissata un’aliquota dell’1,5 per mille, mentre per i proprietari degli immobili l’ulteriore aliquota sarà dell’1 per mille, con l’esclusione per le prime case, i terreni agricoli ed i fabbricati rurali. La copertura dei costi per la gestione dei rifiuti sarà dovuta nella misura dei quantitativi e delle tipologie dei prodotti: nel 2014 non potrà superare quella del 2013, dal 2015 sarà ridotta del 10% e nel 2016 di un ulteriore 10%.

Ciò che non arriverà dalle prime case verrà recuperato dalla vendita degli stabilimenti balneari con diritto di prelazione degli attuali titolari delle concessioni, previa sdemanializzazione delle aree marittime.

Vera MORETTI

Service Tax: quando e quanto si pagherà

Nonostante il Governo abbia stabilito che non sarà possibile superare il tetto attuale, per quanto riguarda il pagamento dell’Imu, e che dovrà rimanere, al massimo del 7,6% per le prime case e del 10,6% per gli altri immobili, saranno alla fine i Comuni a decidere il peso della Service Tax.

La norma definitiva sarà contenuta nella Legge di Stabilità, anche se, tra le anticipazioni trapelate, due sono quelle maggiormente accreditate: 3-3,5 per mille o 30 centesimi al mq.

In attesa che la Riforma Fiscale inglobi in sé la Riforma del Catasto, probabilmente si utilizzerà un Osservatorio del mercato immobiliare mentre per la parte relativa ai rifiuti e ai servizi, la tassa verrà calcolata in base alla composizione del nucleo familiare.

Nella Service Tax confluiranno, dal 2014, sia Imu sia Tares, comprensiva anche di servizi comunali connessi (come illuminazione pubblica e viabilità).
L’imposta sarà comunque divisa in due: Tari (rifiuti) e Tasi (servizi pubblici indivisibili). Sarà pagata anche da inquilini in affitto (esclusa la parte relativa alla tassazione sulla proprietà dell’immobile), su cui dovrebbe gravare circa il 25% del totale.

Probabilmente il versamento avverrà in quattro rate, ma si potrà anche saldare a giugno in un’unica soluzione.

Per quanto riguarda le imprese, si sottolinea che fra le richieste delle associazioni imprenditoriali al Governo c’è quella di prevedere agevolazioni per le aziende, andando verso l’abolizione della tassa sugli immobili produttivi e prevedendo nel frattempo meccanismi di detrazione fiscale.

Vera MORETTI

In dirittura d’arrivo la riforma del catasto

La Commissione Finanze del Senato ha detto sì, dando così il via alla riforma dell’anagrafe immobiliare italiana.

Tra le novità contenute nel disegno di Legge per la riforma del catasto, la più rilevante è quella che riguarda l’unità di misura, non più quantificata in vani ma in metri quadri. Ma anche l’importanza dei valori di mercato avrà il suo peso nella determinazione del valore catastale di un immobile.

Questo nuovo criterio di valutazione inciderà anche sulla contabilizzazione delle tasse e delle imposte che gravano tuttora sugli immobili, a cominciare dall’Imu e dalla nuova Service Tax.

L’allineamento ai valori di mercato dovrebbe portare ad una diminuzione delle imposte per i proprietari di case, anche se il valore catastale attualmente in vigore è nettamente inferiore a quello reale di mercato, quest’ultimo in media superiore di 4 volte, in base a una rilevazione del 2011.

Considerando poi la necessità di garantire all’erario un gettito invariato, è legittimo temere un aumento del valore tassabile delle case. La speranza è che le aliquote vengano aggiustate di conseguenza, con l’obiettivo di lasciare tendenzialmente invariato il carico complessivo.

Il documento vuole che le nuove categorie catastali tengano conto della “relazione con il valore di mercato, la localizzazione e le caratteristiche edilizie“ e delle differenze “di ambito territoriale anche all’interno di uno stesso comune“.
Se questo provvedimento sarà attuato, finirà il paradosso che finora ha visto case di pregio dei centri storici subire tassazioni inferiori rispetto ad appartamenti nuovi in periferia.

Tre le altre disposizioni, è previsto il coinvolgimento dei Comuni, il riferimento a valori medi di mercato definiti nei diversi ambiti territoriali e rilevanti nel triennio precedente.
Inoltre, ci sarà la possibilità per il contribuente di chiedere rettifiche rispetto ai valori definiti con le nuove procedure: la “condivisione telematica dei dati e documenti tra l’Agenzia delle entrate e gli Uffici urbanistici dei comuni in modo da creare una corretta ed unica corrispondenza tra documenti progettuali depositati, elaborati catastali e stati di fatto degli immobili”.

E’ inoltre previsto un emendamento che prevede “abbattimenti del carico fiscale” per le abitazioni e gli edifici colpiti da un terremoto o da altre calamità.

Vera MORETTI

ABI, ANCE e sindacati chiedono modifiche al Decreto IMU

Sono molte le richieste di modifiche del Decreto IMU e arrivano da più parti, a seguito delle audizioni in Commissione Bilancio e Finanze della Camera da parte di ABI, ANCE e sindacati confederali come Cgil, Cisl e Uil.

Le banche chiedono che l’esenzione dall’IMU applicata agli immobili invenduti dalle imprese venga estesa anche ai fabbricati che un’azienda acquista e ristruttura per poi rivederli.
Per ora sono solo gli immobili non locati a non essere soggetti ad IMU, ma si richiede che l’aliquota non sia pagata nemmeno in caso di fabbricati posti in locazione anche per pochi mesi all’anno.

ABI ha chiesto anche che venga concesso un prestito ipotecario ai proprietari di immobili over 65, per convertire in contanti parte del valore dell’immobile senza perderne la proprietà. In parole semplici, è un prestito garantito dall’immobile.

In ultimo, si chiede che le imprese possano godere di un’IMU più leggera grazie alla deducibilità integrale di Ires e Irap sugli immobili strumentali, alla quale vengano aggiunte agevolazioni per ridurre l’impatto combinato delle tasse sugli immobili d’impresa e futura Service Tax.

Le imprese edili, invece, puntano alla misura dell’articolo 6 del Decreto, che riguarda i mutui casa garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti.
In base ai calcoli dell’ufficio studi ANCE, la misura può aumentare le operazioni di compravendite di 44mila unità, con un beneficio di 8,1 miliardi. La spinta agli investimenti per nuove costruzioni sarebbe di 1,3 miliardi, creando una ricaduta positiva per l’economia pari a 4,4 miliardi grazie all’iniezione di liquidità della Cdp.

Per quanto riguarda le richieste dei sindacati, infine, la Cgil ritiene che l’abolizione dell’acconto IMU sulle prime case introduca un elemento di “iniquità e inefficienza”, mentre sarebbe favorevole all’esenzione solo per chi possiede un unico immobile e all’interno di certi parametri di valore.

Anche la Uil punta il dito contro l’abolizione indiscriminata per tutti, e ritiene che la priorità in questo momento sia la riduzione delle tasse sul lavoro.

La Cisl aspetta di conoscere la prossima Legge di Stabilità, per capire in che modo si procederà all’eliminazione della rata IMU di dicembre, ma in generale ritiene il provvedimento “insufficiente a sostenere la domanda interna” e chiede che la futura Service Tax non appesantisca l’attuale carico fiscale delle famiglie.

Vera MORETTI

Ciao Imu, la vera stangata arriva dalla Tares

Per tanti motivi l‘abolizione dell’Imu è stata ed è uno specchietto per le allodole. Intanto, la cosiddetta “service tax” che la sostituirà colpisce una platea più vasta ed è quindi facile che faccia aumentare il carico complessivo aumenti o che il benessere della popolazione diminuisca; così è accaduto con la prima eliminazione dell’Ici, pagata con riduzione dei trasferimenti agli enti locali e un comprensibile peggioramento dei servizi, oltre aumento all’aumento delle tasse locali.

Poi distoglie l’attenzione da altre tasse come la Tares, che debutta quest’anno sostituendo la Tarsu o la Tia: una stangata, soprattutto per gli imprenditori.

Secondo quanto stima la Cgia di Mestre, rispetto al 2012, gli aumenti medi stimati per l’anno in corso saranno molto pesanti:

• su un capannone di 1.200 mq l’aggravio sarà di 1.133 euro (+22,7%);
• su un negozio di 70 siamo a 98 euro in più (+19,7%);
• su una abitazione civile di 114 mq, l’applicazione della Tares comporterà un aumento di spesa di 73 euro (+29,1%).

La Tares dovrà infatti assicurare un gettito capace di coprire interamente il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, cosa non prevista con l’applicazione della Tarsu. Poi è prevista una maggiorazione su tutti gli immobili pari a 0,3 euro al metro quadrato, con la quale si finanzieranno i servizi indivisibili dei Comuni quali l’illuminazione pubblica, la pulizia e manutenzione delle strade.

Dato preoccupante emerso dall’analisi dei bilanci dei Comuni italiani sul 2010 effettuata dalla Cgia è che lo scostamento tra quanto incassato con la Tarsu/Tia e il costo del servizio di raccolta e smaltimento ammonta a circa 0,9 miliardi di euro. Un dato sottodimensionato, dice l’associazione mestrina: nell’analisi mancano infatti i dati relativi alla Valle d’Aosta, inoltre non si è potuto tener conto del fatto che alcune Amministrazioni comunali esternalizzano il servizio di smaltimento dei rifiuti a società collegate.

Secondo il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussiquesta situazione rasenta il paradosso. Con la crisi economica e il conseguente calo dei consumi, le famiglie e le imprese hanno prodotto meno rifiuti. Inoltre, grazie all’aumento della raccolta differenziata avvenuto in questi ultimi anni un po’ in tutta Italia, il costo per lo smaltimento degli stessi è diminuito. Detto ciò, con meno rifiuti e con una spesa per lo smaltimento più contenuta tutti dovrebbero pagare meno. Invece, con la Tares subiremo un ulteriore aggravio della tassazione”.

Imu, Taser, service tax: nomi diversi, stessa sostanza

Addio all’Imu. La tassa sulla casa è scomparsa dal vocabolario degli italiani. Al suo posto, dal primo gennaio del 2014 arriverà la service tax: non più una tassa sulla proprietà, ma sui servizi al cittadino, pagata quindi non solo dai proprietari, ma anche dagli inquilini. Con il risultato, ha detto il presidente del Consiglio, Enrico Letta, di alleggerire il carico fiscale sulle spalle delle famiglie, perché la copertura per le due rate 2013 dell’imposta sugli immobili non sarà trovata con l’introduzione di nuove tasse.

Come emerso nei giorni scorsi, le risorse per evitare il pagamento dell’acconto sulla prima casa e sui terreni agricoli già rinviato a giugno scorso valgono 3 miliardi: nessun aggravio significativo delle accise, ma spending review, Iva fatturata sui nuovi rimborsi dei debiti della pubblica amministrazione e sanatoria per chiudere il contenzioso che divide erario e tabaccai per le imposte passate sui giochi. Spunta anche un mini-capitolo Irpef: l’imposta, cancellata con l’Imu, tornerà ad essere pagata sulle case e sui terreni sfitti.

Per capire  quali saranno invece le coperture per la rata di dicembre bisognerà aspettare ancora. Insieme alla legge di stabilità, che conterrà l’esatta definizione della service tax (ribattezzata dai tecnici Taser), il governo presenterà infatti anche un apposito decreto il 15 ottobre prossimo. Il tutto rimanendo però rigorosamente sotto i parametri del 3% imposti dall’Unione europea, ha assicurato il premier. “È una riforma che difendo per il merito non per l’intesa politica”, ha chiarito Letta, insistendo sugli aiuti a famiglie, Comuni e settore edile e sulla spinta all’economia che, grazie anche alla nuova tranche da 10 miliardi di rimborsi di debiti della Pubblica Amministrazion, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha quantificato in due punti di Pil.

Trovato il compromesso, tutti, tranne l’ex premier Mario Monti, ‘padre’ dell’Imu, sembrano più che soddisfatti. A partire da Silvio Berlusconi, che sulla riforma mette anche il suo cappello. “Promesso. Realizzato. Sull’Imu sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole – ha commentato il leader del Pdl – abbiamo mantenuto gli impegni”.

Vediamo che cosa ne pensano gli italiani…

Quattro italiani su dieci vogliono l’Imu “Meglio puntare sullo sviluppo”

In questi giorni nelle stanze del potere non si parla d’altro. L’abolizione dell’Imu è l’argomento più infuocato, processo Mediaset a parte, di questi ultimi giorni d’agosto. Da un questionario proposta da “La Stampa” si deduce come il problema Imu non sia realmente prioritario: il 60% ritiene necessario un intervento del governo, mentre il 40% preferirebbe pagare la tassa sulla prima casa e destinare ad altro il gettito Imu. La stragrande maggioranza desidera una riduzione, ma limitata: potendo disporre dei quattro miliardi della manovra, il 90% preferirebbe destinare meno di due miliardi alla diminuzione del prelievo. Tra questi il 23% vorrebbe abbassare l’imposta solo per chi ha una casa di scarso valore, considerando anche il numero degli abitanti, il 20% vorrebbe che gli sgravi si calcolassero sul reddito Irpef, il 17% in base all’Isee. Se il 14% è favorevole a esentare dal pagamento solo chi è più in difficoltà, un altro 10% vorrebbe invece ridurre l’imposta dello stesso importo per tutti, senza tener conto di reddito e valore catastale. Insomma, abolire l’Imu per introdurre la service tax suona tanto come la solita minestra riscaldata all’italiana.

Imu, Cgia: la classifica dei tartassati nel 2102

Ancora Imu. In attesa delle decisioni che il Governo Letta prenderà in materia, la Cgia di Mestre ha fornito gli importi medi dei versamenti effettuati dalle varie categorie economiche e dalle famiglie italiane durante tutto il 2012.

Nella classifica a fare da apri-fila, chi ha sentito maggiormente la morsa della tassa sono gli albergatori con 11.429 euro seguiti dalla grande distribuzione (7.325 euro). Al terzo posto, si aggiudicano il podio anche gli industriali, ciascuno di loro in media ha versato 5.786 euro, mentre il piccolo imprenditore ha visto il portafoglio sgonfiarsi di ben 3.352 euro. Al quinto e sesto posto il libero professionista e il commerciante, che hanno dovuto versare rispettivamente  1.835 euro e 894.

Non se la passa molto bene nemmeno l’artigiano che nel 2012 ha corrisposto al comune di appartenenza circa 700, insieme alle famiglie che soffocate dall’imposta hanno mediamente versato 663 euro per la seconda casa e circa 330 per la prima. In materia di Imu si è espresso anche Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre, il quale ha delineato le conseguenze della stangata dell’imposta introdotta dal Governo Monti che, a suo dire, avrebbe colpito soprattutto le categorie economiche.

Lo stesso Bortolussi ha poi aggiunto: “L’eventuale abolizione dell’Imu sulla prima casa è, a nostro avviso, condivisibile; tuttavia, appare doveroso segnalare che l’approvazione di questa misura potrebbe provocare dei nuovi rincari in capo alle attività produttive. Infatti, dato che il gettito della prima casa finisce interamente nelle casse dei Comuni, c’è il pericolo che il mancato gettito venga compensato con misure che finiscono nelle casse comunali con notevole ritardo. Pertanto, c’è il pericolo che molti Sindaci si affrettino ad aumentare le aliquote sui beni strumentali per ovviare, almeno in parte, a questa mancanza di liquidità . Uno scenario che dobbiamo assolutamente scongiurare visto che, rispetto a quando si pagava l’Ici, le imprese hanno subito con l’Imu un aggravio medio fino al 154%”.

di Francesca RIGGIO

Delrio: “La service tax la pagheranno solo 3 italiani su 10”

 

La service tax dovrebbe riguardare, il condizionale sarà d’obbligo fino alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, soprattutto i cittadini più abbienti. Lo spiega il ministro degli Affari Regionali, Graziano Delrio, intervenuto al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, «siamo impegnati a tenere fede alla data del 31 agosto per una revisione della tassa e per far nascere una nuova imposta per far pagare il meno possibile agli italiani.C’è ancora differenza di impostazione tra chi vuole una copertura completa per togliere a tutti l’Imu sulla prima casa e chi vuole concentrarsi sul 70% degli italiani e far pagare al 30% dei cittadini che se lo possono permettere. Io sono per questa seconda opzione.Credo che i cittadini facoltosi possano permettersi di pagare 400 euro l’anno, è meno di un abbonamento a una tv privata».

La risposta dell’ex ministro Brunetta, da sempre favorevole all’eliminazione totale della tassa sulla prima casa,  non si è lasciata attendere: «Il ministro Delrio non è competente della materia, non conosce la trattativa in corso e poteva non parlare».

Per tassare la casa idea service tax

Nonostante il mondo politico in queste ore sembra interessato alle vicende giudiziarie di un solo uomo, sono altre le preoccupazioni del contribuente medio italiano.

Per il riordino della tassazione sulla casa, mettendo insieme la vecchia Imu, la cui modifica è al vaglio del CdM, la Tares e tutte le altre mannaie che pesano sugli immobili, l’orientamento dell’esecutivo sarebbe verso la cosiddetta service tax, una sorta di tassa sui servizi, a carico dei proprietari. senza Insomma, se dovesse realmente essere eliminata la famigerata Imu, i proprietari italiani comunque non rimarrebbero molto una tassa da pagare. La fregatura dietro l’angolo è però doppia, a pagare la neonata service tax sarebbero gli occupanti dell’abitazione soggetta a tassazione, in parole povere a pagare non sarebbero solo i proprietari, ma anche gli eventuali inquilini.