Pensione minima, quali sono gli aumenti previsti?

L’aumento della pensione minima fino a portarla a 1.000 euro è sempre stato un cavallo di battaglia del centro-destra e in particolare di Silvio Berlusconi e ora si prova a portare avanti questa battaglia, non senza qualche piccolo scontento all’interno della stessa coalizione a causa delle difficoltà incontrate. Nonostante questo i primi passi sono stati fatti e un ulteriore aumento delle pensioni minime vi sarà nel 2024, ecco cosa trapela dalle prime dichiarazioni.

Ci sarà un nuovo aumento straordinario della pensione minima?

Il primo aumento importante vi è stato nel mese di luglio 2023, per gli over 75 si è provveduto all’aumento del 6,4% che ha portato l’importo delle pensioni minime a 600 euro, per coloro che invece non hanno superato tale limite di età, l’importo maggiorato dal mese di luglio è di 572,20 euro.

Nel mese di gennaio 2024, in base a quanto trapela, non vi saranno ulteriori aumenti straordinari, ma la semplice rivalutazione degli importi minimi. Almeno questi sono i piani vista l’elevata spesa pensionistica che affronta l’Italia.

L’obiettivo dei rappresentanti di Forza Italia è portare l’importo degli assegni minimi per gli over 75 almeno a 700 euro. In base a quanto trapelato da Il Messaggero in questi giorni dovrebbero esservi degli incontri che sembrano far sperare in un’apertura del Governo verso tale ipotesi, ciò consentirebbe a chi percepisce assegni ridotti di migliorare la qualità della vita.

Naturalmente non mancano dissidi soprattutto da parte di chi pur avendo maturato i requisiti contributivi per accedere alla pensione di vecchiaia percepisce un assegno di valore inferiore e che rischia di non essere opportunamente considerato da queste riforme.

Di quanto aumenteranno le pensioni con la rivalutazione ordinaria?

Se anche non dovesse esserci l’aumento straordinario di cui si sta discutendo in questi giorni, i pensionati potranno godere di una maggiorazione dell’assegno pensionistico calcolata sull’inflazione. In particolare come conguaglio 2023, ci sarà un aumento a gennaio 2024 dello 0,80% con corresponsione anche degli arretrati.

A questo si aggiungerà l’aumento l’aumento basato sull’inflazione 2023, questo dovrebbe essere corrispondente al 5,7%.

Silvio Berlusconi, se ne va il numero uno tra gli imprenditori italiani

Silvio Berlusconi, 86 anni, è morto stamattina al San Raffaele di Milano. Se ne va un pezzo di storia italiana, tra tv, calcio, politica e famiglia.

Silvio Berlusconi, 12 giugno 2023

Oggi 12 giugno 2023, Silvio Berlusconi, saluta per l’ultima volta gli italiani. Se ne va dopo che nelle ultime ore si erano diffuse notizie del peggioramento delle sue condizioni di salute. Già lo scorso mese era stato ben 45 giorni ricoverato presso l’ospedale San Raffaele di Milano, poi dimesso. Se ne va un pezzo di questa Italia a cui aveva dedicato tutta la sua vita. Un uomo che nel bene e nel male ha sempre fatto parlare di se.

Con l’appellativo “il Cavaliere” ha condotto la sua vita dimostrando la sua elevatissima capacità imprenditoriale. Ha creato quella che  adesso chiamiamo semplicemente “Mediaset” (1993), è stato presidente del Milan, poi ceduto all’imprenditore cinese Li Yonghong ed adesso patron del Monza dal 2018. Ed ancora il suo impegno in politica, dove è stato Presidente del Consiglio, leader di Forza Italia e promotore dell’editoria. Purtroppo non sono mancati neppure gli scandali ed i problemi giudiziari, una storia tra le più avvincenti.

Silvio Berlusconi, la vita

Il Cavaliere ha finito la sua presenza su questa terra. Berlusconi è nato a Milano il 29 settembre 1936. E’ stato primogenito di una famiglia della piccola borghesia milanese, insieme ai fratelli (Paolo) e (Maria Antonietta). Il padre Luigi lavorava alla Banca Rasini, mentre la madre Rosa come segretaria alla Pirelli. Ha studiato sempre in Lombardia, dove nel 1961 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti.

Nel 1965 decide di sposare Carla Elvira Lucia Dell’Oglio da cui avrà: Marina e Pier Silvio Berlusconi. Dopo il divorzio nel 1990 sposa Veronica Lario da cui avrà altri tre figli: Barbara, Eleonora e Luigi. Ma anche in questo caso si separa nel 2012. Dal 2020 Silvio Berlusconi si lega alla deputata di Forza Italia, classe 1990, Marta Antonia Fascina. La donna resterà con lui in tutti i giorni del suo ultimo ricovero ed al suo fianco fino all’ultimo respiro, oggi 12 giugno 2023.

La carriera politica ed imprenditoriale

Sono incessanti i messaggi di cordoglio e le dimostrazioni di affetto di tanti italiani che hanno sempre creduto nella sua figura. Ma Silvio Berlusconi è stato un uomo che ha dato un elevato contributo all’economia del nostro Paese. Ha fondato la sua prima società nel 1961 “Cantieri Riuniti Milanesi Srl”. Poi comincia a creare una serie di società, tanto da creare il quartiere residenziale Milano Due a Segrate. Negli anni 70 diventa il Signore dell’imprenditoria in Tv con la nascita di Telemilano, oggi Canale 5. Tra i suoi “acquisti” anche la Standa, la maggioranza azionaria di Mondadori e di Einaudi.

Nel 1994 scende in politica, perché come diceva lui: “L’Italia è il Paese che amo“. E la storia della sua vita non fa altro che dimostrare tali parole. Berlusconi viene eletto in Parlamento per la prima volta alla Camera nel marzo 1994 e poi confermato nelle successive 4 legislature. Nel febbraio 2013, nella XVII legislatura, è eletto a Palazzo Madama. Nel 2022 il centro destra vince le elezioni, leader Giorgia Meloni a cui ha sempre dimostrato la sua stima.

Berlusconi era anche appassionato di calcio, presidente del Milan con cui ha vissuto incredibili successi. Poi venduto per rilevare il Monza. Nella stagione 2021-2022 la squadra ottiene la prima storica promozione in Serie A della sua storia. E’ uno degli uomini più ricchi d’Italia e la sua vita è stata costellata da donne e scandali, da accuse e assoluzioni, ma per tutti gli italiani Silvio Berlusconi rimarrà sempre “Il Cavaliere”.

Toto Presidente: i nomi più quotati con qualche sorpresa

Quando arriva il momento di eleggere il Presidente della Repubblica c’è sempre chi si propone e chi invece si tira un po’ indietro, ciò che di sicuro sembra difficile è, invece, mettere i partiti d’accordo e visto che proprio hanno difficoltà, stanno prendendo l’abitudine di allungare il mandato del Presidente in carica e non fosse per altro se non per il fatto che Il Presidente Mattarella ha già fatto sapere che non ci sta, dovranno proprio scegliere. E allora proviamo con leggerezza, ma non troppo, a capire chi potrebbero essere i politici, o non politici, più quotati. Diamo il via anche noi al Toto Presidente.

Come si elegge il Presidente della Repubblica: maggioranze richieste

In Italia il Presidente della Repubblica viene eletto dal Parlamento in seduta comune (Camera+Senato) e dura in carica 7 anni. All’elezione inoltre partecipano 3 delegati per ogni Regione, ma Valle D’Aosta ha un solo delegato, in questo modo viene assicurata la rappresentanza delle minoranze. Gli attuali elettori del Presidente della Repubblica sono 1009. Affinché si possa essere eletti Presidente della Repubblica occorre avere almeno 50 anni di età e godere dei diritti civili e politici. Durante la seduta comune non sono ammessi interventi volti a proporre candidature.

In prima seduta il Presidente della Repubblica viene eletto con la maggioranza dei 2/3 dell’assemblea. Se al primo scrutinio non si raggiunge tale quorum, si procede a una nuova votazione. Se dopo il terzo scrutinio vi è un nulla di fatto, si procede al quarto in cui però è richiesta la maggioranza assoluta. Cioè la metà +1 dei votanti.

Solo in due casi il Presidente è stato eletto con la maggioranza qualificata e si è trattato dei presidenti Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi, l’elezione più complessa è stata quella di Giovanni Leone con ben 23 scrutini, mentre altrettanto complessa è stata la sostituzione di Giorgio Napolitano, infatti proprio a causa di una mancanza di accordo fu rieletto, per poi dimettersi dopo 2 anni.

Questo turno elettorale ad oggi non si presenta per nulla semplice e questo per diversi motivi, già ora qualcuno ha ventilato l’ipotesi di eleggere nuovamente Mattarella proprio perché non si trova la quadra tra i partiti, ma il diretto interessato ha escluso questa ipotesi. Chi sarà quindi il nuovo Presidente?

Il Toto Presidente: Draghi in testa

Sono in tanti a fare il nome di Draghi, alcuni perché vorrebbero andare alle elezioni e questo sarebbe proprio il modo per farlo, altri perché pensano che l’attuale Presidente del Consiglio, prestato alla politica dalla tecnica, possa avere le giuste capacità e su lui potrebbe esservi un accordo. In realtà già Forza Italia, in particolare Berlusconi, ha sbarrato la strada perché crede fermamente che l’Italia abbia bisogno di Draghi come Presidente del Consiglio e che un cambio potrebbe destabilizzare e compromettere la crescita e l’attuazione del PNRR, sono però gli stessi personaggi che auspicano fortemente un Silvio Berlusconi Presidente della Repubblica.

D’altra parte qualche indiscrezione è sfuggita al Ministro Di Maio che ha parlato di una staffetta alla Presidenza del Consiglio con il ministro dell’Economia Franco che sembra sia pronto a traslocare a Palazzo Chigi. A chi scrive sembra più un’indiscrezione lasciata andare per valutare gli umori e non una reale ipotesi. Il rischio vero sono le elezioni e ad oggi, oltre a Meloni, sembra che nessuno le voglia e soprattutto il M5S che deve recuperare un po’ di voti prima di recarsi alle urne e allora il 2023 proprio al M5S starebbe comodo.

L’ipotesi del Ministro Franco a Palazzo Chigi sarebbe alquanto difficile da sostenere perché la reale paura è che, a differenza di Draghi, non riesca a mantenere nello stesso geverno PD-M5S-Lega e Forza Italia e quindi lo spaventapasseri delle elezioni anticipate sarebbe davvero forte. E allora? Alcuni puntano su Franco Presidente della Repubblica, anche se lo dicono molto sottovoce. Proprio il sottovoce potrebbe essere l’indizio vincente.

Toto Presidente: è arrivato il momento del Presidente della Repubblica Donna

Chi sono gli altri “papabili”? I nomi che circolano sono davvero tanti. C’è naturalmente la schiera di chi chiede un Presidente della Repubblica donna e l’idea di certo non sarebbe male, il problema resta il nome. In questo caso tra quelli che circolano in modo più insistente ci sono il ministro della Giustizia Cartabia, ma anche Emma Bonino, Anna Finocchiaro e Rosy Bindi. Meno quotate, ma in corsa anche Paola Severino e Letizia Moratti. Ad oggi nessuna di queste proposte sembra però essere realmente tenuta in considerazione, anche se non si capisce il reale motivo di tale riluttanza. Questo nonostante l’indubbia esperienza istituzionale delle 6 “candidate”.

Romano Prodi: sarebbe da incoscienti eleggermi Presidente

Un altro nome che insistentemente circola, anche se a crederci sembra non siano tanti, è Romano Prodi, a sottolineare questa ipotesi c’è anche Gianfranco Rotondi, storico filosofo di Forza Italia, che vede un duello (ancora…) tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Per ora all’ipotesi di Berlusconi sembra crederci proprio il diretto interessato e gli italiani: dai sondaggi emerge che lo vorrebbero proprio al Quirinale. A Prodi, invece, di certo non mancano carisma e capacità istituzionale, ma è proprio lui a fare un passo indietro sottolineando che a 82 anni dargli un mandato settennale sarebbe un’incoscienza. Di fatto Silvio Berlusconi ne ha di più e il problema non se lo pone. Prodi sottolinea anche che con il voto segreto, fare ipotesi è abbastanza assurdo perché ci sono sempre sorprese, cioè presidenti che poco hanno a che fare con i nomi fatti circolare. Ecco perché chi scrive crede molto poco in Draghi.

Tra i nomi circolati c’è anche Giuliano Amato che non sempre ha attirato le simpatie degli italiani e che di fatto ha 83 anni, sembra che l’unico a porsi il problema dell’età sia Romano Prodi.

Toto Presidente: la carica dei giovani

Passiamo ora ai papabili presidenti giovani. Tra i nomi che circolano c’è Pier Ferdinando Casini, può essere considerato l’uomo di centro per eccellenza, un po’ a sinistra e un po’ a destra. Sicuramente molto defilato dalla politica negli ultimi anni, sebbene ricopra l’incarico di Senatore. Ha 66 anni e può essere considerato un presidente giovane rispetto a ciò che negli ultimi anni è capitato. Il “partito” Pier Ferdinando Casini sembra essere l’asso nella manica di Renzi che però dovrebbe trovare l’appoggio di altri partiti visto il peso di Italia Viva in Parlamento, ma sembra che siano in pochi a fidarsi di Renzi.

C’è però un altro nome femminile che pian piano scuote la politica: Elisabetta Belloni, ora ricopre la carica di capo dei servizi segreti, a lei è stata affidata la direzione generale del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), sempre considerata politicamente neutra, caratteristica che oggi non è certo negativa. Età 63 anni, laureata in Scienze Politiche, prima donna segretario generale del Ministero degli Esteri, molto apprezzata da Salvini, Di Maio, Gentiloni, Matteo Renzi. Ha un curriculum notevole e doti diplomatiche eccellenti.

Infine, non ci resta che fare gli auguri a Giancarlo Magalli che ha vinto le “ Quirinarie” nel 2015 e ha ottenuto un voto al primo scrutinio.

Dimessi i ministri Pdl, è crisi di governo

E crisi fu. Dopo settimane di avvertimenti e minacce, la decisione è stata presa: Silvio Berlusconi, dopo 5 mesi di governo Letta, apre la crisi di governo, pretendendo ed ottenendo le dimissioni del 5 ministri del Popolo delle Libertà. Il premier, che oggi salirà al Quirinale, vuole comunque verificare i numeri alle Camere «dove ognuno si prenderà le proprie responsabilità» forse già domani.

Il casus belli, almeno sulla carta, è la mancata approvazione del decreto legge per evitare l’aumento dell’Iva. Ed è proprio in nome di un’imposta, definita letteralmente «un’odiosa vessazione», che il Cavaliere ritira la truppa dei suoi ministri aprendo di fatto l’inevitabile crisi di governo.

«L’irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili, siamo ad una crisi al buio che non si vedeva dal dopoguerra», sono le dichiarazioni a caldo del segretario del Pd Guglielmo Epifani. A questo punto, però, il ritorno alle urne, pur messo in conto dal Partito Democratico, deve fare i conti con la necessità imprescindibile di cambiare la legge elettorale e anche il congresso previsto per inizio dicembre, per eleggere il nuovo segretario dopo il traghettatore, torna in forse. La speranza dei massimi dirigenti del partito di maggioranza relativa alla Camera è un governo di scopo, della durata di qualche mese, per portar approvare la legge di stabilità e, magari, la nuova legge elettorale.

Una nuova maggioranza in realtà sembra impossibile da costruire, nonostante Nichi Vendola si dichiari disponibile ad un governo che, prima di tornare alle elezioni, cambi il Porcellum ed approvi la Legge di Stabilità. Improbabile, invece, contare sull’apporto dei parlamentari grillini: «Bisogna andare al voto, anche con l’attuale legge elettorale, per vincere e salvare l’Italia. È l’ultimo treno. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti».

Jacopo MARCHESANO

Berlusconi, la Cassazione: condanna confermata ma rinvio in appello per l’interdizione

I Giudici della Corte di Cassazione si sono riuniti oggi dalle 12.30 in camera di consiglio per emettere l’atteso verdetto, e finalmente è arrivata la sentenza definitiva alle 19.45. Confermata la condanna a 4 anni, ma annullata con rinvio l’interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Mediaset.

Dieci anni di scontri giuridici e politici, al centro l’intricata vicenda Mediaset e il Cav, condannato in appello a 4 anni di reclusione per frode fiscale e a 5 di interdizione dai pubblici uffici ha visto la propria condanna confermata dalla Cassazione, con la soluzione “democristiana” per l’incandidabilità. Berlusconi rimane comunque senatore e quindi libero.

Ora la sentenza relativamente all’interdizione dai pubblici uffici tornerà a una diversa sezione della corte d’appello di Milano ma solo per la rideterminazione della pena accessoria, non per la condanna.

Mercoledì la difesa di Silvio Berlusconi, l’avvocato Niccolò Ghedini e il professor Franco Coppi avevano chiesto l’assoluzione per l’ex premier sostenendo l’inesistenza del reato: “Nessuna prova è stata raccolta su ingerenze di Berlusconi nella gestione di Mediaset dal 1995 ad oggi” aveva chiosato Coppi. Alle sue parole hanno fatto eco quelle dell’avvocato Ghedini:Manca nel tessuto della sentenza un elemento probatorio che Berlusconi possa aver partecipato al reato proprio“.

Martedì invece era toccato all’accusa. Il procuratore Antonio Mura definiva il Cav “l’ideatore del meccanismo delle frodi fiscali“, sostenendo che le sentenze dei gradi precedenti avessero  “una coerenza logica nella valutazione probatoria” e pertanto chiedeva il rigetto dei ricorsi della difesa.

Francesca RIGGIO

Stop all’Imu sulle case, su l’Imu sui capannoni?

Una delle asimmetricità più evidenti della battaglia sull’Imu che si sta combattendo in questi giorni è quella relativa alle tipologie di immobili che potrebbero essere esentate dal pagamento dell’imposta. Se si va sempre più decisamente verso una sospensione della rata di giugno per le abitazioni principali, capannoni e immobili adibiti ad attività produttive continueranno a pagarla.

Purtroppo però la notizia che circola ultimamente è ancora più devastante per le piccole e medie imprese e per i professionisti: l’eventuale abolizione dell’Imu sulla prima casa potrebbe essere finanziata con l’aumento dell’imposizione sulle attività produttive. Un’ipotesi che ha fatto andare su tutte le furie il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi: “Se fosse confermata, tale ipotesi sarebbe drammatica per le casse di milioni di piccole imprese, che sono sempre più a corto di liquidità. Si pensi che nel passaggio da Ici ad Imu, nel 2012 gli imprenditori hanno visto raddoppiare il prelievo sugli immobili“.

Un aggravio che si somma a quello complessivo del 2013 quando, con l’aumento di 5 punti del coefficiente moltiplicatore dell’Imu (60 a 65 punti), l’imposta sui capannoni costerà alle imprese circa 270 milioni di euro in più rispetto al 2012.

Come sarebbe possibile accettare un ulteriore aumento della tassazione sulle piccole attività, quando il Pil quest’anno registrerà una contrazione del -1,4%, i consumi delle famiglie del -1,6% e la disoccupazione salirà all’ 11,9% – commenta ancora Bortolussi? Oggettivamente, non è possibile pensare di uscire da questa situazione di crisi diffusa se si continuano a penalizzare le imprese“.

A supportare questa conclusione, tanto limpida e banale quanto poco tenuta in considerazione dal governo, la CGIA ricorda che gli alberghi sono stati gli immobili a destinazione produttiva che hanno pagato l’Imu più pesante: mediamente 11.429 euro (+4.740 euro rispetto al 2011). Dopo gli alberghi vengono i 7.325 euro della grande distribuzione (+3.020), i 5.786 euro dei capannoni (+2.385 euro), i 3.352 euro dei piccoli industriali (+1.376), i 1.835 euro degli uffici dei liberi professionisti (+1.030 euro), gli 894 euro dei commercianti (+494 euro) e i 700 euro i laboratori artigianali (+338 euro). Si può andare avanti così?

L’ABC dell’Imu

Ecco una piccola guida all’Imu, giusto per capire come funziona, che cifre fa girare e quanta gente guarda a una sua sospensione come a una salvezza per le proprie tasche.

Chi è tenuto a pagare l’Imu?
Decono paga l’Imu tutti i proprietari di immobili, compresi terreni e aree edificabili, di qualunque destinazione d’uso. Deve pagare l’Imu chi è in possesso di immobili già soggetti a Ici ma, a differenza dell’Ici, anche i fabbricati rurali ad uso strumentale vengono considerati tassati.

Quanti sono i comuni che hanno deciso di ritoccare le aliquote?
Il 17,8% dei Comuni ha aumentato l’aliquota Imu fino a un punto percentuale, il 7,5% ha elevato l’aliquota di 2 punti. Oltre il 25% del gettito derivante dall’aumento delle aliquote dei Comuni proviene da sole cinque città: Roma, Milano, Torino, Napoli e Genova.

Entro quando bisogna pagare la prima rata dell’Imu?
La scadenza è fissata per il 17 giugno (perché il 16 è domenica), ma è quasi sicuro che ci sarà una sospensione del pagamento della prima rata sull’abitazione principale per decreto legge. Un intervento che vale da due miliardi di euro.

Quanto ha incassato lo Stato nel 2012 dall’Imu?
Il gettito totale è stato pari a 23,7 miliardi. Di questi, la quota di maggior gettito che deriva dalle aliquote maggiorate fissate dai Comuni è stata pari a 3,8 miliardi, per cui il gettito Imu ad aliquota standard è stato di circa 19,9 miliardi.

Quanti saranno gli italiani interessati dalla sospensione?
Saranno circa 20 milioni di appartamenti, nei quali cui vivono 45 milioni di abitanti.

Quanti sarebbero i mancati introiti dei Comuni qualora fossero bloccati i versamenti Imu?
Per Roma saranno 283 milioni, per Milano 70 milioni di euro, per Torino 85 milioni.

Rispetto agli altri Paesi come è in Italia la tassazione degli immobili?
Oggi è sopra la media Ocse (1,1% del Pil), pari all’1,5%. Fino al 2011, dopo l’abolizione dell’Ici, l’Italia era il Paese con la minore tassazione della proprietà. Rielaborando i dati forniti dall’Ocse e dal ministero dell’Economia, l’Italia resta sotto il livello di tassazione britannico (3,5%), americano e canadese (circa il 3%), francese (2,5%).

Che cosa è l’ipotetica tassa Ics?
È una sorta di Imu 2.0. Ics è l’acronimo di “Imposta casa e servizi” e dal 2014 potrebbe sostituire Imu, Tares, imposta di registro e addizionale comunale Irpef che sarebbero rimpiazzate da un unica imposta.

Stop all’Imu, quanto vale?

di Davide PASSONI

Tra una schermaglia e l’altra in Parlamento, quanto vale veramente una possibile abolizione dell’Imu? Se lo chiedono in tanti, imprese e cittadini, che guardano alle decisioni che prenderà in merito il Governo con un misto di ansia e apprensione.

Per molti, la cancellazione o, quantomeno, il rinvio della rata di giugno significa una piccola o grande boccata di ossigeno ma per le casse dello Stato può fare una differenza enorme. Se, come è ormai chiaro, la tassazione sulla prima casa dovrà essere rivista e alleggerita non di poco, la sospensione del pagamento di giugno può dare tempo all’Esecutivo di intervenire in tal senso per eliminare l’obbligo del pagamento almeno per le fasce di reddito più basse.

In ogni caso, vuoto per pieno, si parla di circa 2 miliardi di euro dei complessivi 4 che l’Imu vale. L’acconto Imu si dovrebbe pagare entro il 17 giugno e dovrebbe essere calcolato sulle nuove aliquote decise dal proprio comune, purché la delibera sia adottata e inviata al ministero delle Finanze entro il 9 maggio e pubblicata sul sito del ministero entro il 16. Qualora ciò non venisse fatto, l’acconto sarà calcolato in base alle aliquote 2012, con un adeguamento alle eventuali nuove aliquote che avverrà al saldo di dicembre.

Come fare dunque? È probabile che una ipotetica rimodulazione dell’Imu per fasce di reddito porti a una manovra che aumenti le detrazioni sull’abitazione principale insieme a una scontistica sui carichi di famiglia favorevole ai nuclei familiari più numerosi. Un’operazione fattibile, che porterebbe a un costo costo finale che oscillerebbe tra 2 e 2,5 miliardi. Insomma, ci saremmo.

Un’altra strada è quella della riduzione dei coeffecienti di calcolo dell’Imu a favore della fasce di contribuenti più deboli. Tra i quali, ahinoi, non sembra possano figurare le imprese sui cui immobili, nel 2013, i Comuni potranno solo innalzare le addizionali. Se da una parte si vuole quindi aiutare le famiglie a mantenere liquidità per incentivare una ripresa dei consumi, dall’altro il tessuto produttivo italiano continuerà a rimanere fortemente represso dall’Imu. Con buona pace della ripresa.

Ah, e che succederebbe se, come vuole il Pdl, l’Imu sulla prima casa fosse abolita del tutto e fosse restituito ai cittadini quanto pagato nel 2012? Lo Stato dovrebbe scucire circa 8 miliardi di euro. Fattibile? Nella cifra sta già la risposta.

Imu, ci risiamo. Resta o viene tolta? Meglio rimodularla

di Davide PASSONI

E adesso vediamo un po’ che cosa succederà con l’Imu. Una delle imposte più detestate dagli italiani, introdotta dal governo Monti come condizione necessaria per risollevare un’Italia sull’orlo del baratro e accettata dai più come si ingoia una medicina amara – è per il mio bene, si pensa… -, adesso torna a essere materia di stabilità di governo, più che fiscale.

Da una parte, una delle prime dichiarazioni del neo primo ministro Enrico Letta era stata quella che l’Imu sarebbe stata cancellata, salvo poi dire prorogata la prima rata di giugno, poi congelata… Insomma, dichiarazioni da campagna elettorale più che da programma di governo, che hanno subito dovuto fare i conti con la necessità di reperire da qualche parte l’eventuale gettito Imu mancante (circa 4 miliardi) e con le minacce di Berlusconi.

Il Cavaliere, che detesta l’Imu quanto se non più dei comunisti, ha infatti subito legato l’appoggio del Pdl al governo Letta a una cancellazione (altro che congelamento o dilazione) dell’imposta. Un suo vecchio pallino che ora, sia per strategia politica o per reale questione di principio, rischia di far traballare un governo appena nato e incaricato di fronteggiare un’emergenza economica e sociale tra le peggiori di sempre.

In mezzo, come sempre, ci sono imprese e cittadini. Che, se da un lato vedono con presumibile favore uno stop all’Imu, dall’altra sono ben consapevoli del fatto che, da una parte o dall’altra, i soldi dovranno comunque rientrare. Certi che non rientreranno grazie al taglio delle spese, sono pronti a nuove imposte, per quanto il governo tenda a escluderlo.

Ebbene, questa settimana Infoiva vedrà di capire di più di questa nuova battaglia sull’Imu, partendo dal fatto che secondo noi si tratta di un’imposta che non va abolita ma rimodulata in modo da tutelare le fasce di contribuenti più deboli. Perché, così come è concepita, è di fatto una patrimoniale e di patrimoniali il nostro Paese proprio non ha bisogno ma necessita di un sistema fiscale razionale e meno oppressivo. E perché, lo ribadiamo, l’Imu è conseguenza mortale dell’abolizione dell’Ici, che chi oggi non vuole l’Imu (almeno su questo mostra coerenza) tolse in un momento in cui l’Italia non se lo poteva permettere. Più o meno come ora.

Elezioni 2013: Italia nel caos. Ora tocca alle regioni

Bobo Maroni se la ride. Le porte del Pirellone si stanno aprendo per lui?

Se le elezioni politiche di ieri e domenica hanno consegnato l’Italia al caos e all’ingovernabilità, nelle tre regioni dove si è votato per il rinnovo dei consigli regionali – Lombardia, Lazio e Molise – la situazione appare un po’ più lineare. Pronostici più o meno confermati, restano da vedere le percentuali con le quali si imporranno i candidati vincitori, fermo restando che appare difficile assistere a un’affermazione al primo turno: ballottaggi più che probabili. Queste le proiezioni:

LOMBARDIA

MARONI 44,63%
AMBROSOLI 37,07%
CARCANO 13,08%

LAZIO

ZINGARETTI 38%
STORACE 29,9%
BARILLARI 20%
BONGIORNO 8%

MOLISE

DI LAURA FRATTURA 41%
IORIO 25%
FEDERICO 18%
LE POLITICHE

E alla fine è stato tsunami.

Stando agli ultimi risultati ed alle proiezioni con le quali ci siamo lasciati ieri, nonché stanti gli ultimi dati emersi di questa lunga notte elettorale, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo è il Numero 1 del Paese.

Conquista Montecitorio, spariglia le carte tra i due storici antagonisti, Destra e Sinistra. Forse, quanto emerso dall’analisi dell’Osservatorio politico di Infoiva non era così sbagliato: il popolo della rete si è recato alle urne.

Ecco i dati definitivi:

ELEZIONI 2013: RISULTATI DEFINITIVI SENATO DELLA REPUBBLICA

Il centrosinistra vince al Senato in 12 Regioni, mentre il centrodestra se ne aggiudica 7.

A scrutinio concluso (60.431 sezioni su un totale 60.431) – secondo il ministero dell’Interno – la coalizione guidata da Pierluigi Bersani ha preso il Piemonte col 29,82%, la Liguria col 33,03%, l’Emilia Romagna col 42,13%, il Trentino Alto Adige (23,43%), il Friuli Venezia Giulia (29,29%), la Toscana (39,50%), le Marche (33,18%), l’Umbria (37,58%), il Lazio (32,33%), il Molise (30,26%), la Basilicata (33,66%) e la Sardegna (31,73%).

La coalizione guidata da Silvio Berlusconi, invece, ha vinto in Lombardia col 37,63%, in Veneto col 32,87%, in Abruzzo col 29,62%, in Campania col 37,38%, in Puglia col 30,44%, in Calabria col 33,30% e in Sicilia col 33,39%.

Ingroia e Giannino restano fuori anche dal Senato. Rivoluzione Civile – Ingroia ha infatti raccolto 549.987 voti pari all’1,79%. ‘Fare per fermare il declino’ di Oscar Giannino ha conquistato 278.597 voti pari allo 0,90%.

Risultato deludente anche per la ‘Lista Amnistia Giustizia Libertà’ di Marco Pannella che raccoglie 63.149 voti pari allo 0,20%.

ELEZIONI 2013: RISULTATI DEFINITIVI CAMERA DEI DEPUTATI

Elettori: 46.906.343
Votanti: 35.271.540 (75,19%)
Schede bianche: 395.286 (1,12%)
Schede nulle: 871.780 (2,47%)
Schede contestate e non assegnate: 1.951.

PD: 8.642.700 voti pari al 25,41% e 292 seggi;
Sel 1.090.802 voti pari al 3,20% e 37 deputati;
Centro Democratico 167.201 voti pari allo 0,49% e 6 seggi;
Svp 146.804 voti pari allo 0,43% e 5 seggi.

PDL: 7.332.121 voti pari al 21,56% e 97 seggi;
Lega Nord 1.390.156 voti pari al 4,08% e 18 deputati;
Fratelli d’Italia 666.001 voti pari all’1,95% e 9 seggi.

UDC, alleato di Monti, ha raccolto 608.292 voti pari all’1,78% e 8 seggi.
Fini con 159.454 voti pari allo 0,46% non conquista deputati.

Non superano lo sbarramento del 4% e quindi non conquistano deputati Rivoluzione Civile – Ingroia con 765.054voti pari al 2,24% e ‘Fare per fermare il declino’ di Oscar Giannino con 380.937 voti pari all’1,12%.


LE BORSE
hanno reagito male allo stato di ingovernabilità che emerge da questi numeri.

Piazza Affari ha chiuso a -4,89%.

Le principali Borse europee sono state trascinate giù dall’indice di Milano, in netta risalita anche lo spread, che dopo aver aperto in rialzo a 300 punti base è balzato a 343 punti per poi piegare a 328.

LA STAMPA ESTERA
Significativi i primi titoli dei giornali russi, francesi, inglesi, spagnoli unanimi nel ritenere la vittoria di Grillo una situazione… comica per lo stato di salute del Belpaese.

Anche per gli italiani all’estero vince il Pd.

Paola PERFETTI