Sinistri stradali e regole di comportamento, ecco la guida dettagliata

Quando durante la circolazione in auto accade un sinistro occorre prestare attenzione. Occorre capire bene come regolarsi sul da farsi. I sinistri e la loro gravità si differenziano in base alla presenza di feriti più o meno gravi, decessi o danni alle sole cose. In quest’ultimo caso, sicuramente meno grave, può bastare anche la compilazione del Cid tra le parti in causa. Diverso il caso in cui a seguito di sinistro in auto ci siano danni alle persone. Cambia tutto in presenza di feriti. Cosa occorre fare in casi del genere e come comportarsi sono una materia la cui disciplina è prevista dal Codice della Strada. Ecco una sintetica guida sul da farsi.

Sinistri auto con feriti: le regole di comportamento

Come dicevamo, in presenza di feriti a seguito di incidente in auto i casi sono due. Ci sono feriti gravi e feriti lievi. Nel primo caso naturalmente chiamare i soccorsi e attivare tutte le procedure utili alla salvaguardia di una vita sono fondamentali. Lo stesso vale in presenza di feriti lievi anche perché non sempre uno dei coinvolti nel sinistro ha le capacità di giudizio medico utili a capire la gravità della situazione. Deve essere severamente vietato sottovalutare un colpo ad un braccio piuttosto di un colpo a una gamba o altri dolori che una delle parti coinvolte nel sinistro manifesta. Le lesioni fisiche anche se lievi vanno affrontate in maniera non superficiale. In base a questi danni subiti da una parte cambiano anche gli adempimenti e gli obblighi della controparte, cioè dell’altro soggetto coinvolto nel sinistro. In pratica anche se lievi qualsiasi lesione fisica subita da chi è coinvolto in un sinistro fa cambiare obblighi adempimenti a carico delle parti.

Vietato fuggire dal luogo del sinistro o non prestare soccorso

 

In base alla presenza o meno di feriti e in base al comportamento che le parti mantengono,  cambiano anche le conseguenze. Infatti dalle semplici responsabilità amministrative che si manifestano e materializzano nel momento in cui un sinistro presenta danni alle sole cose, si passa a responsabilità penali. In presenza di sinistro con danni alle persone sono importanti sia le cose da fare che quelle che non si fanno. Gli obblighi sono stabiliti nell’articolo numero 189 del Codice della Strada.

È il Codice della Strada a stabilire infatti che dopo un incidente bisogna sempre fermarsi e fornire l’adeguato è giusto primo soccorso all’altro automobilista. Questo a prescindere dalle responsabilità sul sinistro. A dire il vero l’obbligo di prestare soccorso prescinde anche dalla presenza o meno di feriti.

Multe, sanzioni e detenzione

Ciò che cambia è la gravità dell’inadempienza nel momento in cui non si adempie a quest’obbligo. Infatti per chi non presta soccorso anche in un sinistro privo di feriti si rischia una sanzione amministrativa che va da 296 a 1184 euro. Anche in questo caso per danni alle cose la situazione cambia in base alla gravità dei danni che riporta l’auto della controparte punto infatti come si legge sul sito della “legge per tutti.it”, se il danno procurato l’altra auto è grave può scattare anche l’obbligo di sottoporre a revisione l’auto che ha causato il sinistro oltre che la sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi per il responsabile del sinistro.

Cosa occorre fare nel momento del sinistro

In linea generale e salvo casi estremi in cui la presenza delle macchine sulla carreggiata mini la sicurezza degli altri  avventori, le auto coinvolte in un sinistro devono rimanere nella stessa posizione in cui sono nel momento dell’impatto. Sempre per quanto riguarda la sicurezza della circolazione degli altri avventori della strada il posizionamento del triangolo che serve per avvisare le altre auto che sopraggiungono va messo il prima possibile ad almeno 50 metri dal primo veicolo coinvolto nel sinistro. In pratica occorre dare avvertimento a chi sopraggiunge che c’è un intralcio sulla carreggiata. Lo stesso meccanismo che si adotta nel momento in cui c’è una avaria all’auto e ci si ferma in strada. Nel caso in cui prima del veicolo lo stesso abbia perso pezzi o carichi a seguito di sinistro il triangolo va messo a 50 metri dal primo ostacolo che gli avventori possono trovare sulla carreggiata.

Le forze dell’ordine devono essere avvertite dopoi sinistri

Come dicevamo la compilazione del Cid tra due automobilisti che hanno un sinistro e che si accorgono sulle responsabilità può bastare se non ci sono feriti. In questo caso scambiandosi gli estremi della propria assicurazione e i dati di auto e conducenti il tutto si risolve in maniera amichevole. In effetti il modulo Cid o meglio chiamato modulo CAI significa proprio constatazione amichevole di incidente. Cambia tutto in presenza di un ferito anche se lieve. Infatti conducenti devono prima di tutto avvisare i soccorsi e le forze dell’ordine. Poi occorre attendere l’arrivo di Polizia o Carabinieri che a seguito del loro sopralluogo redigeranno il verbale.

Da non sottovalutare le conseguenze penali dei sinistri

Tornando alle conseguenze penali di cui parlavamo prima, va sottolineato che andare via dal luogo di un sinistro senza attendere l’arrivo della polizia o delle altre forze dell’ordine è un reato. Si tratta di un reato penale che prevede anche la reclusione per un periodo minimo di 6 mesi e massimo di 3 anni. Tra le conseguenze amministrative a cui si è soggetti nel momento in cui si lascia la sede di un sinistro prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, c’è la sospensione della patente da 1 a 3 anni. In pratica minimizzare l’accaduto non è ammissibile. Fermarsi a seguito di un sinistro in cui si è coinvolti obbligatorio punto morti però considera questo obbligo come necessario per prestare soccorso a chi si è fatto male in seguito all’impatto dei due veicoli. Invece il codice della strada sancisce l’obbligo di fermarsi a prescindere, perché occorre attendere l’intervento delle forze dell’ordine.

Il modulo di constatazione amichevole di incidente

Come abbiamo detto in premessa l’ex modulo CID o come si chiama oggi il CAI è assolutamente fondamentale in materia di sinistri auto. Infatti il modulo CAI può essere compilato anche senza l’arrivo delle forze dell’ordine. Come spiegato in precedenza la compilazione di questo modulo va fatta soltanto se è tra le parti emerge l’intesa e l’accordo sul da farsi e sul di chi siano le responsabilità del sinistro e su chi dovrà gravare l’eventuale risarcimento del danno. Va sottolineato che l’utilizzo del modulo CAI riduce i tempi di risarcimento. Infatti si passa dai 90 giorni canonici ai 60 per i danni fisici mentre si altri scende a 45 giorni nel caso di danni alle sole cose.

Sul conducente che ha subito meno danni almeno dal punto di vista fisico ricade l’obbligo di chiamare i soccorsi. Infatti se la controparte ha riportato danni non certo lievi bisogna o chiamare i soccorsi o addirittura portare in ospedale Il ferito. Anche in questo caso si sfocia nel codice penale. Infatti si parla di omissioni di soccorso, cioè un vero e proprio reato. Proprio omissione di soccorso si materializza nel momento in cui un conducente coinvolto in un sinistro non presta soccorso alla controparte in evidente stato di difficoltà fisica. In questo caso la sospensione della patente può arrivare anche a 5 anni

L’auto in Italia non si vende, si aggiusta

 

Siamo partiti dal Presidente di Federauto, passando per il mondo variegato delle concessionarie in Italia. Oggi Infoiva focalizza la sua attenzione su un altro tassello fondamentale del settore automobilistico in Italia: le carrozzerie. Tappa obbligata per chi incorre in sinistri o provoca danni alla propria autovettura, ma anche porto sicuro quando gli italiani, con le tasche svuotate da crisi e pressione fiscale, e meno disposti a spendere, decidono di riparare la cara vecchia auto. Il nuovo può attendere momenti più propizi.

Ne abbiamo discusso con il Presidente della neonata Federcarrozzieri, Davide Galli, l’associazione che riunisce le carrozzerie indipendenti in Italia. Il bilancio non è dei più rosei: in Italia dilaga il sommerso e il controllo dello Stato è praticamente assente. Federcarrozzieri chiede più rispetto delle regole e un mercato più liberale, che non sia appannaggio delle ‘solite’ compagnie assicurative.

Leggi l’intervista a Davide Galli, Presidente di Fedecarrozzieri

 

Federcarrozzieri, la realtà indipendente italiana

 di Alessia CASIRAGHI

Crisi del comparto dell’auto, italiani poco disposti a spendere (tenendosi anche i graffi sull’auto) e egemonia incontrastata delle Compagnie Assicurative. La vita non è facile per le carrozzerie indipendenti in Italia, che a marzo 2012 hanno deciso di unirsi in un’associazione, la neonata Federcarrozzieri, che riunisce le carrozzerie non fiduciarie in Italia. Infoiva ha intervistato il suo Presidente, Davide Galli.

In che misura il vostro settore ha risentito della crisi del mercato dell’auto?
Il primo sentore di crisi lo abbiamo ravvisato qualche anno fa, quando è stata introdotta la patente a punti e il nuovo codice della strada: una misura che ha sicuramente sensibilizzato i cittadini a guidare con maggior attenzione e responsabilità, e che dall’altra parte ha segnato un calo drastico dei sinistri. Sottolineando l’importanza di un tale provvedimento, è evidente che per noi che ripariamo vetture incidentate, questo ha rappresentato un primo balzello verso il declino del mercato delle riparazioni. Con l’arrivo della crisi vera e propria, quella economica, sono cominciate invece a mancare anche le riparazioni a pagamento, ovvero quelle non direttamente connesse a un sinistro.  Oggi il cliente privato, quando deve decidere se riparare una piccola botta, o un graffio o effettuare una qualsiasi manutenzione straordinaria sulla vettura, magari ci pensa 4 o 5 volte.

Gli italiani quindi rinunciano all’estetica della loro autovettura in tempo di crisi?
Rinunciano all’estetica ma anche alla funzionalità: il privato infatti non è in grado di stabilire se il tipo d’urto o il danno presente sulla sua vettura sia un danno estetico o funzionale. Per scoprirlo è necessario  effettuare delle misurazioni, perchè un urto contro un marciapiede, per esempio, che va a compromettere sia carrozzeria che meccanica, solo in caso di frenata particolarmente brusca ci si rende conto che la vettura non è più allineata come prima. Un altro punto va evidenziato: i circuiti di revisione dell’auto obbligatori per legge non prevedono ad oggi una verifica della carrozzeria o del telaio della macchina, che quindi circola non riparata e spesso, purtroppo, risultando pericolose sia per il conducente che per la collettività stessa.
Da ultimo non vanno dimenticate tutte quelle vetture incidentante che hanno ricevuto un indennizzo dall’assicurazione, ma che l’assicurato decide di non riparare. Qualche hanno fa era stata introdotta una legge che obbligava la vittima di sinistro a fornire alla propria compagnia assicurativa un documento fiscale che certificasse l’avvenuta riparazione, per poter ricevere l’indennizzo. Oggi questa legge non c’è più, con la conseguenza, come molto spesso accade, che la vettura non venga riparata o il lavoro di riparazione venga effettuato presso carrozzerie non esistenti (il sommerso) a prezzi bassissimi. I dati oggi parlano di un riparato di ragione che si aggira attorno al 30%, mentre il 70% risulta non riparato.

Gli italiani rinunciano ad acquistare nuove vetture e aggiustano le vecchie. Questo ha favorito il settore dell’autoriparazione?
Si, anche se ad oggi si è intravisto solo un piccolo spiraglio. Nell’ultimo semestre, diciamo da febbraio 2012, si è registrato un lieve segno più sulla riparazione di vetture che normalmente non transitavano più in carrozzeria. Faccio un esempio: fino a qualche anno fa, ma anche l’anno scorso, in caso di  classico tamponamento con una Punto, dal valore tra i 2000 e i 3000 euro, l’autovettura veniva di preferenza demolita o venduta, in ogni caso non riparata, oggi la stessa auto viene sottoposta a riparazione. Questo per noi rappresenta chiaramente un un vantaggio, ma attualmente si tratta di un indotto che presenta cifre talmente basse, e in ogni caso non in grado di bilanciare l’ammanco dovuto alla crisi e economica.

Il settore dei veicoli commerciali presenta sostanziali differenze rispetto al circuito privato?
Per quanto riguarda le aziende il discorso è diverso:  nel caso di auto che hanno subito danni anche di leggera entità – parliamo di danni risolvibili con un investimento di 3 – 4 000 euro – le aziende, proprietarie del veicolo, preferiscono sostituire la vettura. La sostituzione è in ogni caso ancora privilegiata in caso di veicoli commerciali perchè l’acquisto di una nuova vettura presenta per l’azienda dei vantaggi a livello fiscale, essendo detraibile dalle tasse.

Avete riscontrato problemi con i rientri dei pagamenti assicurativi? 
Il discorso è ampio e difficilmente generalizzabile. Ci sono zone d’Italia che hanno ancora molte difficoltà ad incassare dalle compagnie assicurative le liquidazioni dei sinistri riparati: i motivi vanno ricercati non necessariamente negli uffici sinistri, ma si parla di pratiche ferme talvolta negli uffici locali. In altre zone d’Italia al contrario i pagamenti arrivano sistematici e puntuali. Il dato generale ad oggi che riguarda un po’ tutto lo stivale è l’assenza dei ritardi storici di una volta da parte delle compagnie assicurative. Il problema è semmai ancora nel passato: molte carrozzerie presentano ancora un conto salato da incassare dalle assicurazioni risalente al passato recente, parlo di 2-3 anni fa. Oggi la legge prevede l’incasso a 30 giorni in caso di doppia firma, e 60 giorni in caso di monofirma con assenza del Cid.

Quali sono i problemi che riscontrate attualmente con le compagnie assicurative?
Da un lato va sottolineato il predominio di 3 o 4 compagnie assicurative a livello nazionale, che determinano in alcuni casi leggi in grado di penalizzare l’indipendenza della categoria degli autocarrozzieri. Mi spiego meglio: a febbraio 2012 è stato inserito nel decreto legge un articolo, poi fortunatamente cancellato, l’art. 29, che obbligava, in caso di incidente, l’assicurato a recarsi presso una carrozzeria convenzionata. In caso contrario, l’assicurato veniva penalizzato del 30% sulla liquidazione. Questo ci è apparso da subito anticostituzionale, perchè anche nel caso di carrozzerie convenzionate, generalmente la convenzione è prevista con 1 o 2 compagnie assicurative. Una legge che penalizzava assicurato e carrozziere, e che favoriva unicamente, come appare evidente, la Compagnia Assicurativa, che si ritrovava a incassare il 30% della liquidazione sempre e comunque. Abbiamo lottato come Federcarrozzieri e la legge, fortunatamente non è passata. I metodi, tuttavia,che le compagnie assicurative adottano per cercare di manipolare il sinistro e poterlo risarcire il meno possibile però esistono: dalla scatola nera in cui viene inserito un modulo Cps in grado di registrare i dati del sinistro e di comunicare in tempo reale con la centrale operativa, facendo si che l’auto ritirata dal carro attrezzi venga condotta verso una carrozzeria convenzionata, ad altri piccoli metodi adoperati dalle compagnie affinchè il sinistro rimanga proprio e non venga riparato da terzi, con tariffe magari differenti.

Che cosa chiedereste al Governo per sostenere un settore vitale dell’economia nazionale come il vostro?
Da un lato chiediamo maggiore controllo. Si tratta di un problema di base che affligge la categoria e che purtroppo il Governo non potrà risolvere nell’immediato: i controlli in Italia sono ancora latitanti. Oggi esistono 14/15 000 carrozzerie da Nord a Sud, delle quali una buonissima parte appartiene al sommerso. E’ impensabile che chi investe, chi assume personale in regola, chi rispetta le normative sia giuridiche che fiscali venga fortemente penalizzato dall’esistenza di un sommerso, che, in un momento di crisi economica e di scarso potere d’acquisto del singolo cittadino, riesce a vincere essendo maggiormente competitivo. Chi può abbassare il prezzo oggi? Chi ha meno costi perchè non rispetta la legge.
Sempre in tema di controllo, vorremmo rivolgere l’attenzione del Governo su un altro punto:  in Italia l’Antitrust e gli organi di Vigilanza sulle assicurazioni non sono mai esistiti. Quello che chiediamo è che ci sia almeno il rispetto delle regole della libera concorrenza, che non vengano perpetrati condizionamenti da parte delle assicurazioni nel riparare l’auto presso centri convenzionati, che all’automobilista sia lasciata libera scelta. Proprio in questo giorni si sta discutendo la possibilità di mettere mano all’indennizzo diretto, nato nel 2007, voluto e a solo vantaggio delle Assicurazioni: quello che noi come Federcarrozzieri ci auspichiamo è che venga operata un correzione dell’indennizzo in senso più liberale.

La scelta di riunirvi in un’associazione, la Federcarrozzieri, sul modello di quanto fatto in Germania, quali benefici ha avuto e avrà sul vostro settore?
Se guardiamo il passato, un’associazione  di carrozzieri che potesse difendere l’indipendenza non esisteva. Esistevano ed esistono ancora oggi le Confederazioni, che però vedono affiancati al loro interno, tra gli associati, sia carrozzerie indipendenti che carrozzerie fiduciarie. Questo crea un evidente conflitto di interessi. A marzo 2012 è nata la Federcarrozzieri, per poter difendere chi prima non si sentiva difeso e rappresentato. Non solo, il fatto di aver creato un organismo più snello e così specializzato ha eliminato i tempi morti: tutto quello che è idea, che è sviluppo viene tradotto immediatamente in azione e solo nel giro di pochi mesi sono stati portati avanti quattro grandi progetti. L’ultimo riguarda una campagna di marketing di massa attraverso l’utilizzo di coupon che permettono di ottenere sconti presso le carrozzerie aderenti, mentre a giugno scorso abbiamo sottoposto una denuncia all’Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) riguardante due compagnie assicurative (Zurich e Vittoria), che avevano inserito nella loro polizza una clausola che obbligava l’assicurato a non cedere il credito al carrozziere, nel caso in cui non si fosse recato presso una carrozzeria convenzionata. La nostra denuncia insieme ad altre sigle impegnate nella tutela dei consumatori, ci ha permesso di fare qualcosa di concreto, per noi e per gli assicurati, quasi sempre ignari di questi metodi poco liberali.