Il 2012 è stato… Speciale. Il 2013 lo sarà ancora di più (speriamo…)

di Davide PASSONI

Carissimi lettori di Infoiva, anche questo 2012 è arrivato alla fine. Lo so, ci avete seguito assiduamente durante tutto l’anno e in molti di voi lo hanno fatto fin da quando siamo nati, quasi tre anni fa. Ragion per cui, forse per molti di voi quello che abbiamo pensato per chiudere l’anno e aprire il 2013 con nuovo slancio è qualcosa di già visto… Ma noi parliamo a tutti, anche a chi in questo 2012 si è perso qualcosa delle nostre news. Ecco dunque qui sotto tutti i nostri speciali da luglio in poi. Buona lettura e buon anno.

LUGLIO 

Saldi estivi

Sicilia a rischio default

Le imprese turistiche si preparano all’estate

 

SETTEMBRE

Imprese turistiche, come’è andata l’estate

Filiera italiana dell’auto

Filiera italiana del tessile

Srl semplificata

 

OTTOBRE

Imprenditori suicidi

Filiera italiana della ceramica

Smau 2012

Buoni pasto

 

NOVEMBRE

Imprese funebri

Mediazione obbligatoria

Apprendistato

Franchising

 

DICEMBRE

Natale, previsioni sui consumi

Professioni non regolamentate

Filiera italiana dell’edilizia

Samorì: sì alla mediazione obbligatoria

di Davide PASSONI

In questi giorni è uno degli uomini più sovraesposti in Italia dal punto di vista mediatico, ma il tempo per rispondere a un paio di domande per Infoiva lo ha trovato. Parliamo dell’avvocato Gianpiero Samorì, uno tra i più attivi fra i 12 (o 11, o 10? Boh, abbiamo perso il conto…) candidati alle primarie del Pdl: radio, tv, web, è ovunque. Avvocato di chiara fama, ispiratore e fondatore del movimento Moderati italiani in Rivoluzione, da molti è indicato come il nuovo Berlusconi ma, soprattutto, è e rimane un avvocato.

Proprio come avvocato ci ha stupito quando nei giorni scorsi, diversamente da moltissimi suoi colleghi, si è schierato nettamente a favore della obbligatorietà della mediazione, dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione che aveva bocciato proprio questa obbligatorietà. Tema caro a Infoiva, che alla questione ha dedicato un focus. Abbiamo quindi scelto di sentirlo sull’argomento, al di là del “tormentone primarie”. Lo raggiungiamo mentre è a cena in un ristorante a Roma e, tra un tintinnio di posate e un collegamento ballerino, non resistiamo alla tentazione di chiedergli al volo una previsione sul futuro del centrodestra: “Chi vincerà le primarie del Pdl? Io, naturalmente. E, mi raccomando, voti per me“.

D’accordo avvocato, ma venendo al motivo della telefonata… come valuta il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
Tecnicamente il punto riguarda l’eccesso di delega e su questo credo non ci sia nulla da eccepire. Poi, se vogliamo entrare nel merito del discorso, io sono favorevole alla mediazione obbligatoria perché credo che a tendere sarà uno strumento molto utile. A tendere, non subito, perché c’è il problema di dare un’adeguata formazione ai mediatori.

Uno dei pochissimi avvocati che ha preso una posizione così netta…
La mediazione obbligatoria trasferisce la controversia nell’ambito della ragionevolezza, perché sia definita in maniera logica, pacifica, amichevole. Nessuna nazione sopravvive se si ricorre ai giudici per ogni minima controversia, anche la più banale. La mediazione obbligatoria è uno strumento serio per decongestionare i tribunali e, soprattutto, per cambiare la mentalità delle persone.

Anche se oggi la maggior parte di chi va in mediazione ci va assistito da un legale…
Diverso è il tema della presenza obbligatoria di un legale in sede conciliativa, è un punto che ancora non ha ragioni certe a suo favore. Senz’altro, se si dovesse andare in questa direzione andrebbe definito anche un profilo tariffario favorevole per il cliente, altrimenti si demotiva la conciliazione e si impedisce l’accesso alla giustizia a tutti, si viola quindi la Costituzione. Insomma, decidere che anche gli avvocati debbano partecipare obbligatoriamente al processo di mediazione può andare bene, ma l’importante è creare uno strumento alternativo a dei costi ragionevoli.

Quindi non è vero che l’avvocatura è l'”ispiratrice occulta” del pronunciamento della Consulta?
L’Italia è il Paese della dietrologia, ma molte volte le cose sono più semplici di quanto sembrano.

Secondo i fautori della mediazione, questa sarebbe uno strumento per snellire la gestione delle centinaia di migliaia di cause pendenti: ora che potrebbe scomparire, quali altre vie suggerirebbe per favorire questo snellimento?
Più che a snellire l’arretrato, credo serva di più a impedire che se ne formi dell’ulteriore. Certo, ci potrebbero essere altre strade da percorrere; magari non prevedere l’impugnabilità delle sentenze in appello ma saltare direttamente a un ricorso in Cassazione molto vincolante; è chiaro però che strade del genere prevederebbero la revisione della Costituzione e il processo sarebbe lungo e complesso. Vedremo.

Dovesse entrare in Parlamento, il tema giustizia sarebbe tra le sue priorità?
Sicuramente. Il funzionamento corretto e migliore della giustizia è un tema che nessuno che entra in politica può eludere o escludere dalla propria agenda.

E le primarie del Pd, chi le vince?
Bersani.

Auspicio o gufata? Staremo a vedere…

Il Cnf torna sulla mediazione obbligatoria

Il Consiglio Nazionale Forense torna sull’argomento della mediazione obbligatoria. Una scelta che dimostra quanto il tema sia caldo, tanto caldo che Infoiva gli ha dedicato un’intera settimana di approfondimenti.

In attesa delle motivazioni con le quali la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la obbligatorietà della mediazione, secondo l’organismo presieduto da Guido Alpa è inopportuno reintrodurre la medesima soluzione normativa. “Nello stesso senso, d’altronde, si è espresso il Guardasigilli Severino all’indomani della notizia della sentenza – specifica il Cnf in una nota – sollevando seri dubbi sull’eventualità di una reintroduzione, con diverso strumento normativo, di un meccanismo appena dichiarato non conforme a Costituzione“.

Il presidente Alpa ha quindi inoltrato una lettera al presidente della Commissione Industria del Senato, Cesare Cursi, per esprimere preoccupazione su due emendamenti alla legge di conversione del decreto legge crescita 2.0 (AS 3533, di conversione del d.l. n. 179/2012), all’esame della Commissione. Si tratta di emendamenti di identico tenore, che puntano a reintrodurre l’istituto dell’obbligatorietà della mediazione finalizzata alla conciliazione della lite con previsioni del tutto analoghe. Una circostanza che fa propendere per la inopportunità di tali modifiche nelle more della motivazione della Consulta.

Alpa ha rappresentato al Parlamento come il sistema dell’obbligatorietà disciplinato dal d.lgs. n. 28/2010 presenta ulteriori profili di criticità di natura tecnico-giuridica in relazione al rapporto tra procedimento mediazione e processo civile, che mettono a rischio anche l’effettivo conseguimento dei giusti diritti dei cittadini. “Si tratta, in buona sostanza – specifica la lettera di Alpa, di una disciplina mal congegnata e poco funzionale allo scopo di deflazione del contenzioso civile che si prefiggeva“.

Sempre nella missiva, il presidente del Cnf assicura che “l’Avvocatura è profondamente sensibile al tema del buon funzionamento e della ragionevole durata del processo civile – né potrebbe essere diversamente visto il rango costituzionale del ministero della difesa – e che, al fine di contribuire al miglioramento del sistema giustizia, sono allo studio ipotesi di impegno della categoria nella diffusione di meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie e segnatamente nella predisposizione di Camere arbitrali presso ciascun Ordine circondariale“.

Quer pasticciaccio brutto de la mediazione

di Davide PASSONI

Avevamo introdotto il tema della settimana di Infoiva – quello sulla bocciatura per eccesso di delega da parte della Consulta dell’obbligatorietà della mediazione – parlando di pasticcio all’italiana. Siamo arrivati in fondo alla settimana, dopo aver ascoltato svariati protagonisti della vicenda, e la nostra opinione non è sostanzialmente cambiata: è un pasticcio all’italiana.

Passando attraverso Anpar, Cnf, Oua, Int e Amci, abbiamo capito che tutte le dietrologie su possibili regie occulte, lobby, manovre per segare un istituto visto come possibile concorrente all’esercizio dell’avvocatura sono delle sòle. Nessuno, almeno a parole, sminuisce il ruolo della mediazione e, in generale, dei cosiddetti strumenti di Adr (Alternative Dispute Resolution); tutti, pur con sfumature diverse, concordano sul fatto che gli avvocati non sono nemici ma sodali della mediazione; ognuno punta il dito sulla superficialità con la quale è stata confezionata la legge delega che ha introdotto l’obbligatorietà della mediazione.

E allora? Allora – pur ricordando che finora ci si basa su un comunicato della Corte Costituzionale e che ancora non è noto il dispositivo della sentenza – viene da credere che la frittata sia solo e unicamente opera del precedente governo. Una frittata fatta con quali uova? Fretta? Superficialità – “Persino uno studente di giurisprudenza al primo o al secondo anno“, dicono dal Cnf, avrebbe visto il problema dell’eccesso di delega -? Insipienza? Fate voi. Resta il fatto che, ancora una volta, a causa di chi ci governa e del suo atavico vizio di rimangiarsi propositi e promesse, tanti professionisti vedono ora con estrema incertezza il loro futuro professionale e uno strumento per gestire in maniera più snella lo scandaloso arretrato civile italiano si vede tarpate le ali. Merci.

Leggi l’intervista a Giovanni Pecoraro, presidente dell’Associazione Nazionale per l’Arbitrato & la Conciliazione

Leggi l’intervista a Maurizio De Tilla, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura

Leggi l’intervista ad Andrea Mascherin, consigliere segretario del Cnf

Leggi l’intervista a Edoardo Boccalini, coordinatore nazionale del comitato scientifico per la mediazione civile e commerciale dell’Int

Leggi l’intervista a Damiano Marinelli, presidente dell’Associazione Mediatori e Conciliatori Italiani

“Mediazione, una cultura da diffondere”

di Davide PASSONI

L’Associazione Mediatori e Conciliatori Italiani è una voce importante nel mondo della mediazione italiana. Ecco perché il suo presidente, Damiano Marinelli, 37enne avvocato in Perugia, ci ha tenuto a dire la sua a Infoiva sul tema dell’obbligatorietà o meno della conciliazione.

Come valuta Amci il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
A onor del vero, in queste settimane il caso è montato ma a oggi abbiamo solo un comunicato della Corte Costituzionale nel quale si parla di eccesso di delega come motivo della bocciatura dell’obbligatorietà, nulla di più. Stiamo tutti aspettando il deposito della sentenza per capirne le complete motivazioni.

Bocciatura dell’obbligatorietà salutata con giubilo da più parti…
La mediazione è uno strumento nuovo che va ancora pienamente valutato, che deve essere conosciuto dal cittadino: il modo migliore per farlo conoscere penso sia proprio introdurne l’obbligatorietà. Si potrebbe anche prevedere un limite temporale a questa obbligatorietà, come momento per far entrare la mediazione nell’ottica del soggetto tipo che la utilizzerà, per indurlo a familiarizzare con lo strumento. Se poi si riuscissero ad aumentare i vantaggi fiscali che il ricorso alla mediazione offre, si potrebbe innescare un circolo virtuoso anche quando questa non sarà obbligatoria.

Da più parti si tende a indicare la magistratura come una sorta di “ispiratrice occulta” del pronunciamento della Corte Costituzionale. Che cosa pensa?
Tantissimi dei nostri circa 2500 iscritti sono avvocati. Non esiste più – se mai è esistita – la distanza tra le due professioni: la più attigua a quella di mediatore è proprio quella di avvocato, poi vengono i commercialisti e altri professionisti in generale.

Crede anche lei che la conciliazione possa dare più opportunità agli avvocati, anziché sottrarle?
Sì, ci sono possibilità in più soprattutto per i giovani avvocati. Credo che l’opposizione più forte alla mediazione venga più dalle strutture di rappresentanza che dagli avvocati della base, anche perché sono i primi che lavorano nei tribunali e conoscono la situazione della giustizia italiana: senza strumenti alternativi per lo snellimento dell’arretrato civile, rischia il collasso.

E fino a ora, la mediazione ha funzionato?
Pensi che sia la mediazione sia gli arbitrati, a oggi aumentano di numero: e gli arbitrati sono economicamente meno vantaggiosi della mediazione. Gli strumenti di Adr (Alternative Dispute Resolution, ndr) sono ormai utilizzati largamente in tutto il mondo e la normativa italiana era vista molto bene in Europa. Certo, c’è poi da dire che se una cosa è obbligatoria non può essere anche costosa, per non limitare la possibilità di accesso alla giustizia a tutti, in spregio all’articolo 24 della Costituzione.

Una volta conosciute le motivazioni della sentenza della Cassazione, come vi muoverete?
Abbiamo cominciato a esaminare le strade da percorrere. Resta anche da capire se la sentenza della Consulta ritiene assorbente l’eccesso di delega o parla anche di lesioni ad altri articoli della Costituzione, nel qual caso le cose sarebbero diverse. Se, come sembra, l’unico vulnus sta nell’eccesso di delega, allora le cose potrebbero essere sistemate con una legge parlamentare che elimini il vizio formale. Certo, fino a che non si conoscono le motivazioni della sentenza, il Parlamento non si può muovere.

Molti hanno visto nella mediazione obbligatoria un’opportunità per fare impresa o per avere un lavoro. Ora rischiano di trovarsi con tempo e soldi buttati e incerte prospettive professionali. Vero?
C’è tanta gente che ha investito tempo e soldi, perché l’interesse sul tema è alto e penso che i suoi sviluppi influiranno molto anche sui possibili investimenti stranieri in Italia. Quale imprenditore straniero investirebbe serenamente da noi sapendo che non ci sono strumenti deflattivi dei procedimenti ordinari cui ricorrere in caso di contenzioso, come la mediazione o l’arbitrato?

Secondo l’Int, chi pensava di fare business con la mediazione si sbagliava, non sono maturi i tempi. Vero?
I tempi maturi li creano anche le persone. Chi ha investio in questo campo può averli valutati maturi perché ha guardato a quanto accade all’estero.

In una parola, quindi, l’Amci è favorevole all’obbligatorietà?
Noi vedremmo di buon occhio il ripristino dell’obbligatorietà. Faccio sempre un esempio: fino a poco tempo fa si fumava ovunque e in auto si viaggiava senza cinture; ora, grazie alle leggi, abbiamo normalizzato dei comportamenti che sono consolidati e seguiti praticamente da tutti. La mediazione, per ingranare bene, deve essere conosciuta, magari anche rendendola obbligatoria per un certo periodo. Magari insieme a delle agevolazioni fiscali, anche se prevederebbero dei capitoli di spesa ad hoc da parte dello Stato che in questo periodo vedo poco probabili.

Avvocati in mediazione, un valore aggiunto

di Davide PASSONI

Nella panoramica che Infoiva dedica all'”affaire mediazione obbligatoria”, non poteva mancare la voce dell’Istituto Nazionale Tributaristi. Se non altro perché al suo interno ha costituito un comitato scientifico per la mediazione civile e commerciale, senza arrivare alla creazione di un vero e proprio organismo di mediazione autonomo. “A maggior ragione oggi siamo contenti di questa scelta – dice Edoardo Boccalini, coordinatore nazionale del comitato e membro dell’Int. Pensavamo e pensiamo che per occuparsi di mediazione in modo proficuo e professionale, sia necessario dedicarvisi a tempo pieno. E non è il nostro caso. Poi l’Int lascia i propri iscritti liberi di fare i mediatori dove vogliono e anche il nostro forte legame non Asac non è vincolante“.

Come valuta l’Int il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
Personalmente mi occupo di mediazione e ho cominciato a crederci e a divulgarne la cultura da oltre 10 anni. Come Istituto non siamo mai stati favorevoli alla obbligatorietà, l’abbiamo sempre considerata qualcosa di contrario alla natura stessa della mediazione. Alla obbligatorietà ci si sarebbe dovuti arrivare per cultura, non per legge. Non vedo un grosso problema dal pronunciamento della Consulta, sarebbe stato strano se non si fosse pronunciata in tal senso.

Secondo i fautori della mediazione, questa sarebbe uno strumento per snellire la gestione delle centinaia di migliaia di cause pendenti: ora che potrebbe scomparire, quali altre vie suggerisce il Cnf per favorire questo snellimento?
Ci possono essere mille modi. Intanto, ricordiamo che la mediazione è ancora obbligatoria almeno fino alla pubblicazione della sentenza. Poi, sono d’accordo con Maurizio De Tilla quando dice che non ci sono mediatori formati a dovere, ma non quando sostiene che proprio per questo possa naufragare l’istituto della mediazione. Io penso invece che la mediazione sia e continuerà a essere un mezzo utile per snellire l’arretrato della giustizia: continuando a valorizzarla, l’approccio nei suoi confronti sarebbe diverso anche da parte degli avvocati.

Secondo Mascherin del Cnf, il 95% di chi va in mediazione lo fa accompagnato da un avvocato per essere certo che i suoi diritti saranno tutelati…
Non condivido. Chi va in mediazione con l’avvocato ci va perché, quando è chiamato in mediazione, spesso l’avvocato è il primo professionista al quale si rivolge per chiedere chiarimenti. Sono favorevole a che gli avvocati siano presenti in mediazione e che lo siano adeguatamente formati: un avvocato formato che accompagna la parte in mediazione è sicuramente un valore aggiunto.

E quando si dice che l’obiettivo di un mediatore è portare a buon fine una mediazione, anche senza una piena tutela dei diritti di una delle due parti?
Penso invece che una mediazione sia riuscita non solo quando viene trovato un accordo, ma anche quando le parti escono e sono contente e convinte di aver fatto una cosa buona. Ho assistito a mediazioni commerciali trattate da psicologi e sociologi che si sono concluse in maniera impeccabile, con le parti soddisfatte e meravigliate di quello che era successo e con i loro diritti tutelati a dovere.

Da più parti si tende a indicare la magistratura come una sorta di “ispiratrice occulta” del pronunciamento della Corte Costituzionale. Che cosa pensa?
Gli avvocati si potranno ritagliare spazi interessanti nel campo della mediazione, specialmente i giovani. Credo che un avvocato che dà un servizio di questo tipo a un assistito e lo porta in mediazione preparato, seguendolo fino in fondo, gli risolva il problema in tempi più rapidi e con costi inferiori rispetto a quello che accadrebbe portandolo in causa. E che possa chiedergli senza problemi una parcella giusta. Ribadisco quanto detto sopra: un avvocato formato che accompagna il cliente in mediazione è un valore aggiunto.

Molti hanno visto nella mediazione obbligatoria un’opportunità per fare impresa o per avere un lavoro. Ora rischiano di trovarsi con tempo e soldi buttati e incerte prospettive professionali. Vero?
Chi pensava di fare business con la mediazione si sbagliava. Non sono maturi i tempi, non è il momento.

Perché?
Perché la mediazione dovrebbe essere un fattore di civiltà. Si deve ancora raggiungere una cultura che non renda la mediazione obbligatoria ma che faccia capire alle persone che è talmente vantaggiosa che va usata perché, utilizzandola, si guadagna. Manca cultura in questo senso, va creata soprattutto per le nuove generazioni: su cose di questo genere non è corretto né utile ragionare a breve termine.

“Dai governi poca attenzione verso la Costituzione”

di Davide PASSONI

Continua il viaggio di Infoiva per conoscere i diversi punti di vista sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati. Dopo la voce dell’Anpar e  del suo segretario, Giovanni Pecoraro, e dopo aver ascoltato il presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, Maurizio De Tilla, oggi spazio al Consiglio Nazionale Forense con Andrea Mascherin, consigliere segretario del Cnf e avvocato in Udine.

Come valuta il Cnf il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
La Consulta si è pronunciata per eccesso di delega semplicemente perché la legge delega non prevedeva la possibilità di istituire l’obbligatorietà della mediazione. Una pronuncia in tal senso era assolutamente inevitabile. Da subito il Cnf e l’avvocatura tutta segnalarono all’allora ministro della Giustizia Alfano e al ministero il problema dell’eccesso di delega, una segnalazione che arrivò anche dalle commissioni giustizia di Camera e Senato. Persino uno studente di giurisprudenza al primo o al secondo anno l’avrebbe notato. Invece fu sottovalutata, forse per una errata valutazione dei principi che ispirano la Costituzione della Repubblica Italiana. Nell’occasione ci si è discostati dalla volontà della Costituzione che vuole leggi delega che diano poteri ben precisi al Governo.

Una svista marchiana, quindi… Perché?
Penso si tratti di un problema culturale. Purtroppo gli ultimi governi, di qualsiasi colore, compreso quello tecnico attuale, sempre più trascurano i principi della Costituzione in nome dei dettami delle banche centrali e dei principi dell’economia. Anche nel caso della mediazione è accaduto, poiché si è pensato che potesse essere uno strumento per ridurre gli arretrati civili, in ossequio a direttive europee che andavano in tal senso: peccato che, però, non sia stata seguita una corretta procedura costituzionale.

Ci sono altri casi in cui si rischiano pronunciamenti analoghi?
La stessa cosa accade ora con i provvedimenti governativi in materia di geografia giudiziaria e liberalizzazione delle professioni: con fretta e superficialità si agisce sacrificando la Costituzione in nome di dettami economici e inevitabilmente si arriverà a vizi costituzionali simili. Anzi, le dico già che nei casi appena citati è presente l’eccesso di delega.

Torno a chiedere: perché?
Si fa ricorso troppo spesso ai decreti legge, non più a leggi complesse elaborate dal Parlamento, e in questi decreti si trattano temi delicatissimi come l’accesso alla giustizia o riforma delle professioni.

Soluzioni?
Serve recuperare una cultura parlamentare e della separazione dei poteri: chi deve legiferare è il Parlamento, la magistratura deve fare la magistratura. Se guardo alle leggi degli ultimi anni, devo tornare molto indietro nel tempo per trovare una legge complessa e strutturata elaborata dal Parlamento. Per esempio, quella della riforma della professione di avvocato, attualmente in discussione, è una legge di 65 articoli fatta solo dal Parlamento, ma è una specie di mosca bianca.

Come sono gli umori della vostra “base” relativamente a questa vicenda?
L’avvocatura non è contraria alla mediazione in sé. C’è un detto tra gli avvocati virtuosi: la miglior causa che ho fatto è quella che non ho mai fatto. Ossia, sono riuscito a conciliare la vertenza prima di andare in giudizio. Questo tentativo gli avvocati virtuosi lo hanno sempre fatto: mediazione, conciliazione, transazione fanno parte del dna dell’avvocato e sono valori condivisi dall’avvocatura. Detto questo, così come era stata costruita la mediazione aveva dei punti deboli tra cui proprio l’obbligatorietà.

Perché?
Perché non prevede la tutela dei diritti in gioco ma l’incontro degli interessi. Il mediatore non è un giurista, è più una persona che mette d’accordo le parti ma senza necessariamente conoscere il diritto e non può quindi offrire una tutela dei diritti degli interessati. Non a caso, il 95% delle persone che va in mediazione ci va con un avvocato, anche se la mediazione non ne contempla l’assistenza obbligatoria.

Scarsa fiducia nei confronti dei mediatori?
Le faccio un esempio. Se una vittima di incidente stradale avrebbe diritto per i danni subiti, poniamo, a 50mila euro di risarcimento ma in fase di mediazione transa per 1000, i suoi diritti sono calpestati, ma tecnicamente si tratta di una mediazione riuscita. Ecco, un avvocato sarebbe in grado di dire a quella persona che i 1000 euro che per lui sono un grande risultato, in realtà non ne tutelano i diritti. Ecco, quando la mediazione viene scelta dalle parti, deve essere loro chiaro che non tutela i diritti.

Secondo i fautori della mediazione, questa sarebbe uno strumento per snellire la gestione delle centinaia di migliaia di cause pendenti: ora che potrebbe scomparire, quali altre vie suggerisce il Cnf per favorire questo snellimento?
Per esempio delle camere arbitrali istituite presso gli ordini forensi. Si tratta di una proposta che il Cnf sta portando avanti, per garantire tecnicità, tempi più brevi e rispetto e tutela dei diritti. Misure alternative al processo sono condivise non solo dal Cnf ma dall’avvocatura in genere, purché il cittadino sia sempre nelle condizioni di avere il diritto costituzionale di accedere alla giustizia. Vede, la mediazione costa molto, non è gratuita; nel diritto del lavoro c’era la conciliazione obbligatoria e gratuita, ma è stata eliminata. Perché costava troppo e non aveva quella funzione deflattiva del numero di cause e di rispetto dei diritti che avrebbe dovuto avere.

Da più parti si tende a indicare la magistratura come una sorta di “ispiratrice occulta” del pronunciamento della Corte Costituzionale. Che cosa risponde?
Posso dire con certezza che la Consulta si è sempre dimostrata autonoma e indipendente, senza considerare i desiderata di avvocature o governi pro tempore.

Media conciliazione, il parere dell’OUA

 

Si dicono soddisfatti per il successo ottenuto con la dichiarata incostituzionalità, da parte della Corte Costituzionale, della normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione. Sono gli avvocati dell’OUA, Organismo Unitario dell’Avvocatura, che per primi hanno votato contro il provvedimento contenuto nel Decreto di Stabilità.

Infoiva ha intervistato il suo Presidente, l’avvocato Maurizio de Tilla, per far luce sui limiti e le idiosincrasie interne di un provvedimento che ha lasciato moltissime perplessità tra professionisti e addetti ai lavori, anche se, come sottolinea de Tilla, “è necessario più che mai implementare forme stragiudiziali di risoluzione delle controversie”.

Avv. de Tilla, lei come valuta il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
Siamo stati noi a fare ricorso al Tar, il Tar è ricorso alla Corte Costituzionale, la quale ha dichiarato incostituzionale l’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione, e quindi per noi si tratta di un successo e una vittoria nei confronti di un provvedimento che non aveva avuto successo. A mio avviso non è questa la strada per procedere nell’implementazione della conciliazione, non bisogna perseguire la strada dell’obbligatorietà, ma va percorsa al contrario la strada della formazione, anche a livello universitario, di inserimento all’interno della formazione dei giovani di una cultura conciliativa.

Ma cos’era sbagliato nel procedimento della media-conciliazione?
Era sbagliato per i costi eccessivi, era sbagliato per la dipendenza di alcune camere di conciliazione, e ancora perché non si è dato il tempo di attrezzare e formare dei mediatori competenti e capaci. E ancora era sbagliato perché erano state inserite materie che difficilmente era possibile portare in Camera di conciliazione, come la successione, la divisione, la responsabilità medica, diffamazione, si tratta di materie fortemente contenziose che richiedono un’altissima professionalità da parte del mediatore; e infine va sottolineato che in Italia ci sono 40 mila mediatori, 1000 camere di conciliazione e gente improvvisata che dopo un corso di poche ore si dichiara competente in una materia dove ci vogliono 10 o 15 anni di approfondimento e studio. L’impostazione era completamente sbagliata e coercitiva, e non solo: la media conciliazione rischia di incidere negativamente sulla successiva causa.

Ma è vero che gli avvocati ci guadagnano da questo stop?
Gli avvocati non ci guadagnano e non ci perdono, perché gli avvocati nella media conciliazione hanno assistito gratuitamente i cittadini quelle poche volte che i cittadini sono andati in media conciliazione. L’avvocato guadagna se si decide un processo immediato e se accredita la sua posizione, ma se il processo dura 10 anni, l’avvocato non ci guadagna. Il processo dev’essere celere, il Giudice deve cercare di conciliare le parti per arrivare al più presto ad una soluzione: ma la procedura della media-conciliazione così fatta e così impostata a nostro avviso si è rivelata solamente una speculazione da parte di coloro che hanno pensato di intraprendere una professione alternativa.

A tal proposito, la media-conciliazione ha dato vita a nuove figure professionali, i mediatori, che ora, pur avendo investito tempo e denaro in questa direzione, si trovano senza lavoro. Quale sarà il loro destino?
Il mediatore è un professionista di alta caratura professionale, è un professionista che deve avere una forte esperienza e conoscenza della materia che andrà a trattare. Non è un lavoro precario, un lavoro che si improvvisa, e quindi tutti coloro che hanno pensato di trovare un lavoro attraverso questa forma, portando i cittadini davanti alle Camere di Conciliazione hanno sbagliato, sono stati mal consigliati, hanno sbagliato a spendere migliaia di euro investendo in corsi di formazione. E’ un po’ come se uno dicesse: anziché la laurea in Giurisprudenza di 5 anni, mi faccio 3 mesi di corso di formazione online. Il mediatore deve possedere un bagaglio precedente culturale e formativo di grande specializzazione: solo allora si potranno costituire delle vere Camere di Conciliazione.

Secondo i fautori della media conciliazione, questa sarebbe uno strumento per snellire la gestione delle centinaia di migliaia di cause pendenti: ora che potrebbe scomparire, quali altre vie suggerirebbe per favorire questo snellimento?
Di vie di soluzione ne abbiamo tante: una di queste potrebbe essere prevedere una conciliazione partecipata dagli avvocati, che possono autenticare il verbale. O ancora un’altra soluzione potrebbe essere quella di implementare la conciliazione telematica per quante riguarda le controversie di valore più esiguo, un procedimento più agevole per i cittadini e il cui costo è molto ridotto se non pari a zero. E poi fare i processi, spendere qualcosa per la Giustizia e soprattutto limitare il contenzioso : noi abbiamo messo a disposizione una task force 10 mila avvocati che potrebbero portare a compimento più di 2 milioni di processi arretrati. Ma la strada è ancora lunga.

 

Alessia CASIRAGHI

Stop alla mediazione, parola all’Anpar

di Davide PASSONI

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati prima di andare in giudizio e subito tra i mediatori è scoppiata la rivolta. Oggi magistrati, imprenditori, avvocati, commercialisti, sindaci, notai, Associazioni di volontariato sono in presidio davanti a Montecitorio per chiedere di “salvare la mediazione”. Noi sull’argomento abbiamo sentito il dott. Giovanni Pecoraro, presidente di Anpar, l’Associazione Nazionale per l’Arbitrato & la Conciliazione. 

Come valuta Anpar il pronunciamento della Consulta che ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati?
Non è possibile dare una valutazione su uno scarno comunicato stampa da parte della Consulta. È  necessario leggere le motivazioni “sull’eccesso” di delega rilevato. Per quanto mi riguarda il legislatore delegato non ha ecceduto dai limiti della delega. Non ha fatto altro che dare ad essa “coerente attuazione” attenendosi non solo alla delega ricevuta ma anche alle Direttive dell’Unione in materia di mediazione. Non sempre risulta  agevole dividere il profilo del mancato rispetto dei principi e criteri direttivi fissati dal Parlamento da quello della violazione di altri principi costituzionali o di norme internazionali o comunitarie. Secondo me il D. Lsg 28/2010 salvo qualche “limatura” rispetta la quasi totalità della delega ricevuta. È con il decreto di attuazione n. 180/2010 che il legislatore delegato, secondo me “ha ecceduto” nella delega ricevuta. Infatti, con l’entrata in vigore del citato decreto si è assistito a un proliferare di organismi di formazione e mediazione, che grazie al silenzio assenso di trenta giorni si sono visti riconoscere il diritto a formare mediatori, ai quali è stata data poi, nella maggior parte dei casi, la possibilità, per le materie di cui all’art. 5 comma 1, di redigere una “proposta” anche in mancanza di adesione della controparte. Ecco perché è necessario leggere le motivazioni della Consulta. Ricordo che la Corte Costituzionale è stata anche chiamata a determinarsi su quelle “garanzie di serietà ed efficienza” degli organismi di mediazione e di formazione previste dall’art 16 del D.M. 180/2010.

Che voci vi arrivano dai vostri associati?
La maggior parte dei circa tremila mediatori da noi formati sia in materia di mediazione che di altri sistemi di A.D.R. (Alternative Dispute Resolution), a parte la condivisione di quanto detto al punto precedente e della dissociazione da ogni forma di protesta di piazza, sta raccogliendo le firme di cittadini per la presentazione di una petizione agli organi competenti e all’U.E per far capire che NON ESISTE in Italia una previsione di mediazione obbligatoria “onerosa”. Chi afferma questo dice il falso per ingannare il cittadino. Al limite esistono organismi societari di mediazione che non applicano bene la normativa. Ma questa è altra cosa.

Pensa anche lei, come qualcuno sostiene, che si tratti di una decisione “pilotata”?
Ma quale decisione pilotata! Ci sono ancora ”allocchi” che credono a queste cose. La Corte Costituzionale è una istituzione seria. C’era da preoccuparsi se fosse stata dichiarata la illegittimità costituzionale del decreto legislativo 28/2010 per violazione della legge delega. Noi che siamo un’associazione senza scopo di lucro e unica che ha la possibilità di sottoporre alla Commissione Europea delle proposte di piattaforme comuni alle sole “Autorità competenti”, ai sensi dell’art. 15, 1 co., Dir. 2005/36/CE e del D. Lsg 6 novembre 2007 n. 206 ci determineremo unitamente al ministro di Giustizia solo dopo aver letto le motivazione della Consulta e se ne ricorrono i presupposti provvederemo nei modi e termini.

In questo modo, migliaia di imprenditori rischiano di non avere più un’attività nella quale hanno investito tempo, soldi, risorse. Ce n’era bisogno in un momento già difficile per l’economia?
È improprio parlare di imprenditori. L’organismo di mediazione è l’ente pubblico o privato presso il quale può svolgersi il procedimento di mediazione “gestendolo” nelle materie di cui all’articolo 2 del D. Lsg 28/2010. Caso mai sono i giovani neolaureati mediatori a dolersi di questa “sospensione”, che sortisce effetti solo dopo la data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della sentenza della Corte Costituzionale. Fino a quella data “l’obbligatorietà” resta. Tutto il resto sono chiacchiere e responsabilità che fanno capo ad altri. “Momento difficile per l’economia?” Certo l’arretramento irresponsabile della mediazione, anche se momentaneo, comporta inevitabilmente un aumento del carico giudiziale e dunque una mancata deflazione degli stessi e di conseguenza il pagamento di sanzioni richiesto dall’U.E. Chi pagherà tutto questo? I cittadini!

Domanda secca: e adesso?
Per quanto ci riguarda per noi nulla è cambiato, nessun dramma, nessuna riduzione di posti di lavoro, solo un po’ di rammarico per i 130 mediatori (per la maggior parte donne) impegnati a settembre (dato statistico) che vedranno forse ridotte le proprie entrate, ma non più di tanto, secondo le previsioni. È dal 1995 che divulghiamo fra i cittadini la bontà dei sistemi extragiudiziali. Molti erano già mediatori ed arbitri prima ancora dell’entrata in vigore del D. lsg 28/2010. Adesso? Chi ha lavorato bene non ha nulla da temere. Il problema deve porselo chi pensava di arricchirsi alle spalle dei mediatori.

Mediazione obbligatoria, un pasticcio all’italiana

di Davide PASSONI

Alla fine di ottobre è scoppiata figuratamente una bomba nel mondo dei mediatori civili. Il 24 del mese scorso, la Corte Costituzionale con una sentenza ha dichiarato illegittima la normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati prima di andare in giudizio. Una bocciatura che, secondo la Consulta, era un atto dovuto, dal momento che la norma è stata viziata da un “eccesso di delega legislativa“. In pratica, il Decreto legislativo 28/2010 (o, secondo alcuni, il decreto di attuazione n. 180/2010) con il quale il precedente Guardasigilli Angelino Alfano aveva istituito questa obbligatorietà eccedeva nella delega ricevuta. In sostanza, la mediazione civile rimane, decade il suo obbligo.

Al di là dei tecnicismi, la sentenza ha fatto saltare sulla sedia le decine di migliaia di persone che, all’entrata in vigore del decreto, avevano visto questa strada come una nuova opportunità professionale o imprenditoriale e ora rischiano di aver buttato al vento un posto di lavoro, mesi investiti nella formazione e migliaia di euro investite nella creazione di società specializzate nella mediazione. Una cosa è contare su un business certo, data l’obbligatorietà della mediazione, una cosa è sperare che qualcuno si rivolga a te per i tuoi servizi, dato che volendo ne potrebbe fare a meno.

E pensare che anche l’attuale ministro della Giustizia Paola Severino portava questa norma come esempio di misura efficace per sfoltire le cause civili. Salvo poi, al pronunciamento della Consulta, commentare: “Gli istituti funzionano nel tempo con la pratica, e questo stava iniziando a funzionare. Rimane comunque la mediazione facoltativa, vuol dire che lavoreremo sugli incentivi“.

Naturalmente felici di questo esito gli avvocati, i quali, per usare le parole del Consiglio Nazionale Forense, ritengono che questo istituto renda “oltremodo difficoltoso l’accesso alla giustizia da parte dei cittadini; ma era una previsione anomala con riguardo alla natura propria di un istituto che risulta tanto più efficace quanto basato sulla reale volontà delle parti“. Un po’ meno gli imprenditori, per i quali i tempi lunghi della giustizia civile italiana significano principalmente perdita di denaro. Tant’è vero che, in barba alle polemiche e ai cavilli, a pochi giorni dal pronunciamento della Corte, Unioncamere, Infocamere e Rete Imprese Italia hanno firmato un accordo per promuovere la mediazione civile anche online tra le Pmi. Giorgio Guerrini, presidente di Rete Imprese Italia: “La diffusione della cultura del cosiddetto ‘diritto mite’, ovvero della propensione a rivolgersi a strumenti alternativi di giustizia, permette di superare uno dei tanti problemi delle imprese italiane, i ritardi della giustizia civile, che costano agli imprenditori oltre 2 miliardi di euro l’anno“. Soldi, mica chiacchiere e tecnicismi.

In qualunque modo la vediate voi, noi pensiamo che si tratti di un altro pasticcio all’italiana. Un altro degli esempi nei quali una parte dello Stato – in questo caso il precedente governo -, in malafede (e allora sarebbe stato da criminali), o per superficialità (e allora sarebbe stato da cacciarli tutti prima) ha raccontato balle a chi ha messo nelle sue mani il proprio destino personale e professionale credendo a una norma, salvo poi vedersi rimangiata la parola da un’altra parte dello Stato stesso. Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra. Noi invece sappiamo ciò che fa chi si trova senza prospettiva professionale certa, dopo averne avuta una: rischia di fallire.