Tavolo tecnico per la semplificazione

E’ avvenuto mercoledì scorso presso Palazzo Vidoni, la sede del Ministero per la Pubblica Amministrazione, un importante incontro tra il Ministro Gianpiero D’Alia e i rappresentanti del Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali (CUP).

Motivo della convocazione era il Decreto per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione della Pubblica Amministrazione, ed in particolare il passaggio che ha confermato la non applicabilità della Spending Review agli Ordini e Collegi Professionali.

Considerando che al Senato, inoltre, la Commissione Affari Costituzionali sta discutendo circa il Decreto Semplificazione P.A., D’Alia ha proposto la costituzione di un tavolo tecnico al quale sono chiamati a partecipare i rappresentanti delle professioni per poter arricchire il testo con reali e concrete proposte di semplificazione.

Marina Calderone, presidente del CUP, ha ovviamente dato la sua piena disponibilità a partecipare ai lavori del tavolo tecnico, al quale interverrà una delegazione ristretta in rappresentanza di tutte le aree di competenza.
Calderone ha anche ringraziato il Ministro per l’apporto fornito per l’esclusione degli Ordini professionali dalle norme di Spending Review, posizione rafforzata anche dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla non applicazione del codice appalti per il comparto.

L’incontro si è concluso con l’auspicio, da parte del Ministro, di riuscire ad aprire il tavolo tecnico in tempi brevissimi e chiedere il supporto dei professionisti per valutare e monitorare le circolari di applicazione delle norme sulla Pubblica Amministrazione inseriti nel Decreto del Fare.

Vera MORETTI

Semplificare e rinnovare per il bene dell’Italia

di Davide PASSONI

È una delle parole che sono risuonate più spesso durante il IV Congresso Nazionale dei Tributaristi, che si è svolto il 4 e il 5 ottobre scorso a Rimini: semplificazione, sia essa ammnistrativa, sia essa legislativa. Una parola che è stata ripetuta almeno tante volte quante la parola “rinnovamento”.

Due concetti chiave per i tributaristi e per i tanti ospiti intervenuti nelle tavole rotonde organizzate durante la prima giornata del convegno. Specialmente durante il confronto tra il presidente dell’INT Riccardo Alemanno e il Direttore Centrale Aggiunto Servizi ai Contribuenti dell’Agenzia delle Entrate, Federico Monaco, è stato più volte sottolineato come la complicazione e le pastoie burocratiche che spesso governano il rapporto tra fisco e contribuente siano, di frequente, due motivi che tendono fomentare l’evasione. Dal canto suo, il dott. Monaco ha più volte ribadito come l’Agenzia delle Entrate stia portando avanti un suo processo di semplificazione lungo tre direttrici principali: semplificazione dei rapporti con l’utenza, segnatamente con il cittadino; semplificazione dei processi amministrativi; semplificazione finalizzata a depotenziare il contenzioso, specialmente quello con i privati. Certo è che se l’Agenzia riuscisse a muovere le proprie leve in questi ambiti, scuotendosi di dosso lentezze e macchinosità dalle quali è frenata, la lotta all’evasione potrebbe avere un’ulteriore spinta.

Sì, perché, come ha sottolineato Alemanno a più riprese, non servono tanto gli spot televisivi a inculcare nel cittadino contribuente una cultura della legalità fiscale che nel nostro Paese da troppo tempo manca. Se riducesse di un solo euro la pressione fiscale su imprese e cittadini grazie al lavoro di recupero dell’evasione e se questa riduzione fosse reale e tangibile, il contribuente sarebbe meglio motivato a svolgere il proprio dovere di bravo cittadino.

Chi, infatti, si chiedeva Alemanno, costringe l’evasore a essere tale? Se il costo della burocrazia si somma alla pressione fiscale, il cittadino e le imprese diventano i veri soggetti deboli nella catena fiscale. Se si prendesse una parte dei fondi recuperati dall’evasione fiscale e la si mettesse a disposizione delle famiglie per far ripartire i consumi, non sarebbe lo spot più bello per l’Agenzia delle Entrate.

Senza contare il fatto che, come ha ricordato sempre Alemanno, l’azione di recupero dell’evasione va affiancata, da parte delle istituzioni, da un’opera robusta di taglio della spesa pubblica, dei parlamentari e dei loro privilegi, delle istituzioni periferiche, degli sprechi. Peccato che, finita la campagna elettorale, su questi temi sia calato di nuovo il silenzio.

Insomma, quello che è emerso dal vivace dibattito in sede di convegno INT è stata la necessità di rendere i meccanismi fiscali e tributari più snelli, trasparenti ed efficaci a beneficio dell’intero sistema Paese. Solo se il miglioramento di questi standard va di pari passo con un miglioramento dei servizi al cittadino duraturo e percepibile, sarà possibile costruire quella “nuova prospettiva per l’Italia” che è il payoff del congresso.

Sciopero dei benzinai: Italia a secco

 

IERI

No ai tagli alle Province: il decreto sul taglio alle Province italiane non diventerà leggeTroppi gli emendamenti e subemendamenti presentati al provvedimento, perchè il decreto potesse approdare al Senato. La commissione Affari costituzionali lo ha deciso ieri in serata, mentre laconico è stato il commento del ministro Patroni Griffi:  “il governo ha fatto quello che poteva”. L’unica soluzione a questo punto resta la definizione di una norma che coordini le disposizioni sulle province previste dal decreto Salva Italia e dalla spending review.

Alfano vs Dell’Utri: il segretario e il senatore bisticciano e se le mandano a dire tra quotidiani e talk show. A aizzare il can che dorme ci pensa per primo Marcello Dell’Utri, che sulle pagine di Repubblica definisce Alfano “persona brava e capace, ma non ha la maturità per aspirare al premierato”, rincarando poi la dose addossando al segretario le colpe di un mancato rinnovamento “poveretto, non ha potuto cambiare niente, se siamo ridotti in questo stato è perché il partito è imploso, non si è rinnovato”. La reazione del segretario del Pdl si è fatta a questo punto d’obbligo: Alfano ha definito Dell’Utri ai microfoni di Porta a Porta “un povero disgraziato per quello che gli sta succedendo” ammonendo poi anche il Cavaliere: “credo che Berlusconi debba porsi seriamente il problema della composizione delle liste”. Ma Dell’Utri non ci sta e schernisce così il segretario ” un povero disgraziato l’ho detto io prima di lui e lui mi risponde con le stesse parole… Ho detto meno di quello che penso… Non mi va di replicare” salvo poi concludere ” I guai del Pdl, purtroppo vengono tutti dalla sua incapacità, dalla sua insipienza. Non ha le palle, non c’entra niente con noi”. Poveri disgraziati si nasce, non lo si diventa.

Social War # Twitter vs Instagram: dopo essere convolato a nozze con Facebook (contratto matrimoniale da 715 milioni di dollari), Instagram viene cacciato da Twitter. O meglio, la piattaforma cinguettante ha deciso di fare da sè, lanciando i propri filtri fotografici. Otto sono già a disposizione: dal classico bianco e nero a ritocchi con nomi come ‘vintage’, ‘vignette’, ‘warm’, ‘happy’, ‘cinematic’.

Bloomberg punta al Financial Times: il sindaco di New York mette le mani sul londinese Financial Times. L’obiettivo: strappare il primato di giornale economico americano al Wall Street Journal dello squalo Murdoch. Bloomberg è pronto a mettere sul tavolo oltre 1,2 miliardi di dollari, sfidando chi sostiene che la carta stampata è destinata all’estinzione. Nel 2009 il sindaco aveva acquistato il settimanale Business Week, ma la tentazione del quotidiano era già presente: indeciso fra Financial Times e New York Times,  Bloomberg ha optato per il secondo. La sua agenzia, la Bloomberg View, possiede già contenuti e piattaforme, ed è molto forte sul web. Grazie all’acquisto del Financial Times, il sindaco della Grande Mela potrebbe dar vita al più grande quotidiano economico degli Stati Uniti.

OGGI

Italia a secco: dalle 19 di questa sera sino alle 7 della mattina del 14 dicembre i distributori di benzina di tutta Italia metteranno i lucchetti alle pompe per lo sciopero indetto dalle organizzazioni di categoria Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio. I gestori denunciano “l’impotenza delle Istituzioni di fronte a comportamenti gravissimi di lobby potenti che scaricano ingiustamente su lavoratori, cittadini e l’intera collettività costi incalcolabili”. Sulla rete autostradale lo sciopero avrà inizio alle ore 22.00 dell’11 dicembre per concludersi alle ore 22.00 del 13 dicembre. E i rifornimenti potrebbero essere a rischio anche tra il 17 e 22 dicembre prossimi “per protestare contro il rifiuto delle compagnie stesse a rinnovare i contratti collettivi scaduti da anni”. Non solo: tra Natale e Capodanno, pagare il pieno attraverso le carte di credito ed il pago bancomat sarà impossibile, in segno di protesta contro il rifiuto delle banche ad applicare la gratuità dell’utilizzo della moneta elettronica, per i rifornimenti fino a 100 euro.

Se lo spread non esiste: “lo spread è un imbroglio e un’invenzione con cui si è cercato di abbattere una maggioranza votata dagli italiani e che governava il paese. Prima non ne avevamo mai sentito parlare, se ne parla solo da un anno, e cosa ce ne importa?” con queste parole Silvio Berlusconi interviene nell’acceso dibattito sull’impennata registrata ieri dal differenziale tra il Btp e il Bund tedesco a 10 anni. E se Monti sdrammatizza, ospite ad una trasmissione mattutina su Rai1, raccontando che perfino il suo nipotino all’asilo viene chiamato con il nomignolo di ‘spread’, il Cavaliere non ne ha per nessuno, e passa all’attacco dell’esecutivo Monti reo di aver “seguito la politica germano-centrica che l’Europa ha cercato di imporre a noi e altri Stati”. Il Governo  tecnico ha portato secondo l’ex ex Premier “a una crisi molto peggiore della situazione in cui ci trovavamo quando eravamo noi al governo. Con questo governo il Pil è diminuito di oltre il 2%”.

Dl Sviluppo in Senato: il decreto legge sullo Sviluppo sta per essere approvato. Oggi  il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha espresso la volontà dell’esecutivo di porre la fiducia sul provvedimento. Se la fiducia ci sarà, domani verrà convocata una capigruppo per stabilire la tabella di marcia sulla votazione e capire se ci sono margini per la deroga alle 24 ore. Oggi si terrà inoltre la discussione generale della proposta di legge per il principio del pareggio di bilancio in Costituzione, ma per l’approvazione servirà la maggioranza assoluta. Secondo il presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, si tratta di una legge “necessaria per onorare l’impegno per il risanamento dei conti pubblici assunto anche in ambito dell’Unione europea”.

DOMANI

Juventus Cagliari: scenderanno in campo domani sera alle 21 a Torino le due big Juventus e Napoli per aggiudicarsi gli ottavi di finale della Coppa Italia 2013. I bianconeri sono reduci in campionato dalla vittoria contro il Palermo, mentre il Cagliari ha perso in casa contro il Chievo. Sugli allievi di Conte pesa però il triplice impegno calcistico, e dovranno cercare di recuperare le forze.

Hip Hop Awards: appuntamento domani sera all’Alcatraz di Milano con la prima edizione degli Hip Hop Awards, targata Mtv: sul palco i Club Dogo, Ensi, Emis Killa e Marracash a contendersi il titolo di miglior artista dell’anno e miglior album del 2012. A esibirsi saranno anche J-Ax, che ha dato vita al genere in tempi non sospetti e Max Pezzali, che proprio quest’estate ha ripubblicato il suo album di successo del ’90, Hanno ucciso l’uomo ragno, in versione rap.

Asteroide a un passo dalla Terra: si chiama 4179 Toutatis l’asteroide che domani passerà entro 7 milioni di chilometri dal nostro Pianeta. Non si tratta del primo passaggio del corpo celeste nella nostra atmosfera, però c’è già chi è pronto a scommettere che la data del passaggio (12-12-12) non sarà per nulla casuale. Tutta colpa dei Maya?

 

Alessia CASIRAGHI

Approvata la riforma previdenziale degli avvocati

Buone notizie per l’Avvocatura, in merito alla riforma previdenziale. Sono state illustrate da Alberto Bagnoli, presidente della Cassa nazionale di assistenza e previdenza forense, al XXXI Congresso nazionale forense in corso a Bari da ieri, 22 novembre, fino a domani, 24.

“La Cassa forense – ha detto Bagnoli partecipa a questo Congresso portando risultati concreti. Abbiamo superato lo stress test della sostenibilità cinquantennale varando una riforma previdenziale approvata dai ministeri che soddisfa i criteri di solidarietà e adeguatezza delle prestazioni. Possiamo contare su un patrimonio che supera i 5 miliardi di euro con un avanzo di esercizio di 550 milioni di euro; siamo riusciti a contenere gli effetti negativi dell’andamento generale dei mercati attestandoci su un rendimento della gestione mobiliare al 3,2%; abbiamo deliberato di costituire un fondo immobiliare d’investimento che a regime arriverà al miliardo di euro, avviando la selezione della Sgr che dovrà gestirlo“.

Questi ragguardevoli risultati sono stati raggiunti nonostante la situazione non sia delle più rosee, poiché per il terzo anno consecutivo il reddito degli avvocati è calato e, ad oggi, ben il 22% degli avvocati iscritti alla Cassa dichiara redditi non superiori a 10mila euro. C’è però anche un 24% di professionisti non iscritti alla cassa perché non raggiungono il limite minimo di reddito e, pensando a questa consistente fetta di avvocati, è stata ipotizzata una legge professionale che renda l’iscrizione a Cassa e Albo indipendentemente dal proprio reddito.

Si tratterebbe, ha detto Bagnoli, di un “traguardo eccezionale non solo per i professionisti, ma anche per la Cassa stessa che, in ragione della sua appartenenza all’ordinamento professionale, allontana da sé ogni sconsiderato tentativo di soppressione ovvero di inglobamento in enti sottratti alla gestione diretta della categoria in funzione dei propri interessi“.

Ci sono problematiche ancora lungi dall’essere risolte, non ultima la decisione frutto della spending review, che prevede un versamento allo Stato da parte della cassa forense di un 5% del risparmio forzoso sui costi intermedi, destinato a salire del 10% il prossimo anno.

Per risolvere ciò, Bagnoli chiede che la Cassa abbia totale autonomia, per poter ovviare alla doppia tassazione dei patrimoni, che altrimenti potrebbero essere destinati unicamente alla funzione previdenziale ed assistenziale.

Vera MORETTI

Se il buono pasto viaggia su smartphone

 

Una rete di oltre 100.000 locali convenzionati, tra gastronomie, bar e ristoranti, tecnologia avanzata nella distribuzione di ticket restaurant su tutto il territorio nazionale e le idee chiare sul futuro. Infoiva quest’oggi è andata alla scoperta di una delle aziende leader nella fornitura di buoni pasto in Italia, Day Ristoservice. Nata nel 1987  dall’alleanza tra Camst, una delle più importanti realtà che riguardano la ristorazione italiana, e la società francese Groupe Chèque DéjeunerDay Ristoservice è all’avanguardia oggi nella creazione e implementazione di servizi dedicati alla ristorazione, in particolare per quanto concerne la virtualizzazione del buono pasto, da quello elettronico (DayTronic) alla tecnologia NFC, che smaterializza il buono pasto, trasferendone il valore negli smartphone e nelle app.

A raccontarcelo è Marc Buisson, Direttore generale di Day Ristoservice Spa. 

Che impatto hanno avuto sul vostro business le recenti manovre della spending review?
Il valore facciale di 7 euro sul buono pasto imposto dalla manovra del Governo ha fatto diminuire notevolmente i volumi di emissione ed essendo Day Ristoservice fornitore di 2 lotti Consip l’impatto non è da poco. Consip tuttavia ha allungato i tempi di fornitura, per dare la possibilità alle Pubbliche Amministrazioni di beneficiare dei volumi prenotati e creare meno disagi possibili. I costi a nostro carico sono lievitati con le procedure di reso e riordino di buoni con nuovo valore, con conseguente aggravio di lavoro per tutto l’apparato produttivo e di Assistenza clienti.

Chi sono gli utilizzatori tipo dei vostri buoni pasto? Dipendente, professionista…
Day Ristoservice opera da 25 anni a livello nazionale e fornisce il servizio buoni pasto a clienti di ogni tipologia: aziende private, pubbliche e liberi professionisti. Un gruppo di clienti importanti e fortunatamente in costante crescita grazie ai nostri servizi personalizzati in base alle esigenze del cliente.

Come vengono utilizzati i buoni pasto da voi erogati? Per consumare un pasto o per fare la spesa? In che percentuale?
La valenza sociale del buono pasto, che è nato in Francia oltre 40 anni fa è molto forte: permette ai dipendenti di accedere ad una alimentazione sana ed equilibrata senza costi a suo carico. Day favorisce il commercio di prossimità, infatti abbiamo una rete di oltre 100.000 locali convenzionati, che si affiancano alle gastronomie della grande distribuzione. Il recente studio dell’Università Bocconi di Milano sul mondo del buono pasto dimostra come la versatilità del buono pasto sia il suo punto di forza, infatti viene speso in uguale misura in ristoranti, mense, bar e pizzerie come nelle gastronomie dei supermercati.

Quante sono le piccole imprese in Italia che decidono di rivolgersi a voi per offrire i buoni pasto ai propri dipendenti? Per voi, che quota di mercato rappresentano?
Noi per primi ci siamo resi conto che il servizio buoni pasto può essere un ottimo strumento per la piccola impresa e per i liberi professionisti in cerca di un servizio di ristorazione conveniente. Già da diversi anni proponiamo soluzioni diverse in base alle tipologie di clienti. Piccole aziende e liberi professionisti trovano informazioni chiare e puntuali sul sito ufficiale e hanno un Numero verde dedicato per avere subito risposta ai quesiti ed essere accompagnati all’acquisto instaurando un rapporto di fiducia con un referente personale. Un canale diretto è il sito e-commerce, il primo in Italia e il più conosciuto che consente in 4 semplici passaggi di acquistare buoni pasto per sé o i propri dipendenti in assoluta sicurezza. Oltre al buono pasto, proponiamo alla piccola impresa anche il buono regalo Cadhoc, un prodotto nato e già molto diffuso in Francia che assolve l’esigenza di incentivare e omaggiare dipendenti e clienti o fornitori.

Perché una piccola azienda o un professionista con partita Iva dovrebbero scegliere di servirsi di un buono pasto? Quali sono i vantaggi?
Una piccola impresa che acquista buoni pasto per i propri dipendenti gode degli stessi vantaggi di una grande azienda. Offre un benefit quotidiano sicuramente gratificante e utile e recupera interamente il costo sostenuto deducendo la fattura. Fino al valore di €5.29 il buono pasto è esente da oneri contributivi, quindi il dipendente non subisce alcun tipo di trattenuta in busta paga. Il libero professionista ha un vantaggio diverso, perché può servirsi di buoni pasto per la pausa pranzo quotidiana senza avere più l’onere di richiedere la fattura al ristoratore per poter scaricare la spesa effettuata. Consegnerà al commercialista solo la nostra fattura di acquisto, risparmiando tempo e costi di gestione.

Quali sono le difficoltà che si incontrano nella diffusione di una cultura del buono pasto in Italia?
In realtà la cultura del buono pasto in Italia è ben radicata. Uno studio della Regione Lombardia individua il buono pasto come il principale strumento di motivazione e welfare aziendale scelto dai datori di lavoro (65% del panel). Lo Studio dell’Università Bocconi testimonia il fatto che i buoni pasto sono accettati e graditi dalla maggior parte della rete affiliata, che ha così una clientela fidelizzata. Più che difficoltà nella diffusione della cultura, è necessario secondo noi un rinnovamento dal punto di vista tecnologico: è arrivato il momento di fare il gran passo verso il buono pasto elettronico (DayTronic). Con una card a microchip infatti si possono offrire contemporaneamente all’utilizzatore il servizio dei buoni pasto (senza più la necessità di portare con sé il buono pasto cartaceo) e molteplici altri servizi integrati, quali il trasporto, il pagamento dei parcheggi, la rilevazione della presenza in azienda e così via. Abbiamo investito anche sulla tecnologia NFC, che smaterializza il buono pasto. Il valore dei buoni pasto è caricato nei moderni smartphone e basta avvicinare il dispositivo al POS per il relativo pagamento. La “virtualizzazione” dei prodotti è la nostra priorità, per offrire un servizio sempre più immediato, tracciabile, sicuro ai nostri clienti. Del resto siamo stati i primi a lanciare il primo buono completamente dematerializzato, e-cadhoc un buono shopping digitale acquistabile e spendibile on-line.

Quale dovrebbe essere, tenendo conto dell’aumento dei prezzi e del futuro innalzamento dell’aliquota Iva, il valore ‘giusto’ del buono pasto?
Come specificato nello Studio Bocconi, se osserviamo solo l’inflazione nel settore alimentare, il buono pasto dovrebbe avere un valore simile a quello dei Paesi vicini, in particolare la Francia (10 euro/giorno). In Italia invece siamo fermi da più di dieci anni a €5.29. E’ ipotizzabile un aumento iniziale a 8 euro, rivalutato in base all’inflazione ogni anno. Sarebbe un primo passo importante per sostenere il potere di acquisto alimentare per le famiglie.

E’ corretto affermare, secondo lei, che il buono pasto fa bene all’economia italiana? Se sì, perché e quali misure dovrebbe approntare il Governo per sostenere il vostro settore?
Il buono pasto è un sostegno di welfare alle famiglie e motivazionale per i dipendenti. Consente di dare sollievo in un comparto, quello alimentare che soffre in modo rilevante la crisi economica. Questo tipo di servizio infatti è una boccata di ossigeno per il commercio di prossimità che può avvalersi di una clientela fidelizzata e costante. Rappresenta un volano economico per lo Stato, e proprio per tutelare un mercato economicamente virtuoso proponiamo al Governo le due misure identificate nello Studio Bocconi: aumento del valore nominale esente e passaggio al buono pasto elettronico. Un incoraggiamento normativo del buono pasto elettronico ci avvicinerebbe agli altri Paesi europei da tempo fattivamente impegnati in questa direzione.

 

Alessia CASIRAGHI

 

Le novità sulla legge di stabilità

Ormai sembrava una notizia certa, tanto da essere stata battuta prima che se ne avesse la conferma. Ma, all’ultimo momento, è arrivata la “sorpresa”, e l’aumento dell’Iva, che sembrava scongiurato, ci sarà.
Dopo sette ore di discussione, dunque, la legge di stabilità da dieci miliardi di euro è stata varata e, nonostante alcuni benefici, sicuramente susciterà polemiche.

Se da una parte le aliquote più basse dell’Irpef diminuiranno di un punto, dal 23 al 22% per lo scaglione fino a 15.000 euro e dal 27 al 26% per quello fino a 28.000 euro, dall‘altra l‘Iva salirà. La buona notizia è che l‘incremento sarà di un punto anziché due, passando rispettivamente dal 10 all’11% e dal 21 al 22% a partire da luglio 2013.

Mario Monti si è detto soddisfatto dalla manovra e confida nella fiducia degli italiani, perché “vedano in queste decisioni prese nella legge di stabilità, che non sono modificazioni della rotta, che questa stessa rotta ha un senso“.

Vediamo i punti salienti della nuova legge di stabilità:

Irpef: come anticipato, l’aliquota scenderà di un punto e, a seconda degli scaglioni, dal 23 passerà al 22% e dal 27 arriverà a 26%. Questa novità entrerà in vigore dall’1 gennaio 2013 ed interesserà anche le pensioni di guerra e di invalidità, se superiori a 15.000 euro.
Questo provvedimento dovrebbe aumentare il reddito disponibile a vantaggio delle famiglie e di una ripresa della domanda interna.

Iva: dall’1 luglio 2013, aumenterà di un solo punto, passando dal 10 all’11% e dal 21 al 22%.

Tobin Tax: buona parte delle risorse della legge di stabilità arriveranno proprio da questa tassa, dalla quale sono però esclusi i titoli di Stato. La tassa sulle transazioni finanziarie diverrà subito operativa, perché considerata un aggiustamento necessario.

Deduzioni e detrazioni: altro passaggio obbligatorio è stata la revisione di alcuni sconti fiscali, per i redditi superiori a 15.000 euro. A questo proposito, è stata introdotta una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni, che non riguardano la sanità, e detrazioni Irpef. Per le detrazioni, il tetto massimo di detraibilità è di 3.000 euro.

Banche e assicurazioni: passa da 0,35 a 0,50% l’acconto sulle riserve tecniche delle assicurazioni. La norma prevede che nel 2014 il prelievo riscenda allo 0,45%. Posticipate invece di cinque anni le deduzioni riconosciute alle banche per il maggior valore riconosciuto al riallineamento per l’imposta sostitutiva.

Sconti fisco per fondo taglio debito: possibilità di fare erogazioni liberali al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e usufruire di uno sconto fiscale pari al 19% dell’imposta lorda.

Imu Chiesa: verrà definita in tempo per essere applicata dall’1 gennaio 2013.

Statali: contratti bloccati fino al 2014 e per tutto il 2013 non verrà erogata l’indennità di vacanza contrattuale, che tornerà nel 2015 e sarà calcolata sulla base dell’inflazione programmata.

Salario produttività: dal 2013, gli aumenti salariali aziendali saranno tassati al 10% entro il limite di 3.000 euro lordi, per una spesa che, per l’anno prossimo, sarà di oltre 1 miliardo di euro e della metà per il 2014.

Assistenza disabili: la retribuzione per i giorni di permesso, che possono essere al massimo tre al mese sia per il disabile sia per la cura di parenti affetti da handicap, scende al 50%, a meno che i permessi non siano fruiti per le patologie del dipendente stesso della P.A o per l’assistenza ai figli o al coniuge. Sono esclusi dal pagamento intero quindi i permessi fruiti per prendersi cura dei genitori disabili.

Sanità: i tagli previsti sono quantificati in 1 miliardo a regime al fabbisogno sanitario nazionale, grazie a un’ulteriore riduzione della spesa per l’acquisto di beni, servizi e dispositivi medici.

Stop affitti e acquisti auto e immobili: la stretta riguarda le amministrazioni pubbliche, per le quali lo stop è esteso anche all’acquisto o al leasing di autovetture, oltre che di arredi e spese di consulenze informatiche.

Regioni, Comuni in difficoltà: i tagli, già previsti dalla spending review, aumentano di 1 miliardo per le regioni a statuto speciale. Sono previsti inoltre 160 milioni alla Campania e circa 130 milioni per il Fondo per i Comuni in condizioni di predissesto.

Esodati: previsto, per il 2013, un Fondo di 100 milioni, al quale ne è stato aggiunto un ulteriore fondo di salvaguardia, sempre di 100 milioni, qualora dovessero apparire eccezioni o situazioni non evidenti.

Pubblica amministrazione: introdotte misure per sbloccare i pagamenti da parte della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese.

Università: il budget degli atenei potrà crescere del 3% all’anno. Per alcuni enti di ricerca la percentuale sale al 4.

Beni del demanio: via libera alla vendita dei beni demaniali attraverso fondi immobiliari.

Tav e trasporto: a partire dal 2013, previsti quasi 800 milioni di euro per finanziare studi, progetti, attività e lavori. 1,6 miliardi per il trasporto pubblico locale. 800 milioni di euro per la RFI e 300 milioni per l’Anas. 300 invece i milioni di penalità per lo stop al Ponte di Messina.

Intercettazioni meno care: tariffa flat per le intercettazioni telefoniche.

Commissario anticorruzione: presiederà la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche e sarà a costo zero.

Patronati: taglio ai patronati di 30 milioni di euro nel 2014 e di altri 30 milioni nel 2015.

Quote latte: torna sotto la gestione di Equitalia la riscossione delle multe per lo sforamento delle quote latte.

Cieli bui: per risparmiare le notti saranno meno ricche di illuminazione pubblica.

Aerei e Nato: in arrivo nel 2013 40 milioni di euro per la manutenzione della flotta di aerei antincendio e 58 milioni di euro, distribuiti in tre anni, per la partecipazione dell’Italia alla spesa per la ristrutturazione del quartier generale della Nato.

Spending review: le nuove misure di razionalizzazione della spesa pubblica si basano su un censimento di spesa pari a circa 50 miliardi: 11 miliardi per l’acquisto di farmaci, sette miliardi per i dispositivi medici e 32 miliardi di acquisti per gli investimenti. La prima fase della spending review ha garantito un risparmio di circa 4,4 miliardi per il 2012, 10,3 miliardi per il 2013 e 11,2 miliardi per il 2014. La spesa censita alla quale fanno riferimento questi risparmi è pari a circa 60 miliardi di acquisto di beni e servizi. L’importo censito nelle due fasi della spending è di 110 miliardi, circa il 65% della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi.

Vera MORETTI

Confcommercio boccia l’aumento dell’Iva

Dopo avere ripetutamente dichiarato che il primo obiettivo della spending review e della legge di stabilità sarebbe stato quello di evitare, a partire dal prossimo mese di luglio, l’aumento di due punti percentuali delle aliquote IVA, il Governo ha deciso, nella seduta del Consiglio dei Ministri di ieri conclusasi a notte avanzata, di procedere alla riduzione di un solo punto dei programmati aumenti IVA e, contestualmente, di ridurre di un punto l’aliquota Irpef sui primi due scaglioni di reddito. E’ il caso di dire che la notte non ha portato consiglio“.

Bocciata su tutta la linea da parte di Confcommercio-Imprese per l’Italia la manovra elaborata dal Governo con la Legge di Stabilità che prevede un incremento per le aliquote Iva dal primo luglio 2013 dal 21 al 22%, per l’aliquota ordinaria e dal 10 all’11% per l’aliquota agevolata, cui fanno da contraltare le riduzioni delle aliquote Irpef dal 23 al 22% per il primo scaglione (fino a 15.000 euro) e dal 27 al 26% per il secondo scaglione (da 15.001 euro a 28.000 euro).

Per Confcommercio si tratta, infatti, di un duplice errore di metodo e di merito: di metodo, perché gli obiettivi fondamentali dell’azione di politica economica del Governo non possono essere repentinamente rimessi in discussione; di merito, perché l’aumento dell’aliquota IVA del 10 per cento all’11 % e dell’aliquota Iva del 21% al 22 %, in un contesto ancora pienamente recessivo e segnato dall’estrema debolezza della domanda interna, genererà effetti pesantissimi a carico dei consumi e degli investimenti, delle imprese e dell’occupazione. Effetti che non saranno neppure compensati dalle riduzioni IRPEF, posto che gli aumenti IVA incideranno maggiormente proprio sugli scaglioni di reddito più bassi, a partire dai soggetti fiscalmente incapienti”.

Secondo le stime elaborate da Confcommercio l’aumento dell’Iva comporterà nel 2014 una perdita dei consumi correnti tra 5 e 7 miliardi di euro. In particolare i 5 miliardi ‘guadagnati’ dalla riduzione delle imposte dovute all’Irpef verranno largamente mangiati dall’incremento dell’Iva, che su base annua si aggirerà attorno ai 7 miliardi di euro. In questo scenario, destinata a crescere infatti è l’inflazione:la modificazione di tutti i prezzi dovuta all’incremento dell’Iva, che comporterà un gradino di 8 decimi di punto nel luglio 2013, per un’inflazione che passerà nella media del 2013 dal previsto +1,8% a +2,2%, ridurrà il valore, in termini di potere d’acquisto, di tutti i risparmi attualmente detenuti dalle famiglie – continua Confcommercio. – E’ verosimile una riduzione dei consumi nel 2013 rispetto allo scenario di base (-0,8%) di un ulteriore decimo di punto (quindi a -0,9%). Ovviamente gli effetti sul 2014 sono ben peggiori e quantificabili complessivamente in 3-4 decimi di punto (da +0,5 a +0,1-0,2%). L’inflazione nel 2014 passa dal 2,0% dello scenario di base a 2,4% dello scenario con incremento Iva”.

L’inasprimento dell’aliquota IVA ridotta penalizzerà poi prodotti alimentari, e ricadrà a domino sull’impresa turistica e sul settore delle ristrutturazioni edilizie: “evidentemente il Governo non ha considerato che i turisti stranieri non godono della riduzione delle nostre aliquote Irpef mentre dovranno pagare di più per i prezzi interni che cresceranno perché l’Iva aumenta dal 10% all’11%” sottolinea Confcommercio.

Il presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia Carlo Sangalli ci tiene poi a sottolineare che la decisione dell’aumento dell’Iva non è stata discussa tra Governo e parti sociali: per ridurre la pressione fiscale, che in Italia pesa per il 55%, la via maestra da perseguire è quella della lotta all’evasione e all’elusione fiscale,così pure devono andare avanti i processi di dismissione del patrimonio pubblico e le semplificazioni per abbattere la tassa della burocrazia”. La strada per la crescita è ancora lontana.

Alessia CASIRAGHI

Le Province? Confesercenti suggerisce di eliminarle

Il riordino delle Province, il cui primo termine è scaduto appena ieri, mostra qualche segno di cedimento.

Ciò che in molti auspicano, ovvero la soppressione di 64 province, come stabilito dal ridisegno degli enti provinciali, forse non avverrà.
Insomma, il decreto sulla spending review che chiedeva alle autonomie locali un riordino da trasmettere poi alle Regioni sembra lontano dall’essere applicato.

Perché questo? Prima di tutto, delle 64 province che dovrebbero “sparire”, ben la metà sarebbero destinate a ritornare, sotto altre spoglie, inoltre è stato aperto un contenzioso da 17 amministrazioni locali, alcune costituite da province, altre da regioni.
Per non parlare delle esenzioni e delle eccezioni che riguarderebbero alcune specificità territoriali non ben definite.

Per questo, Confesercenti ha proposto di eliminare totalmente le province il cui disavanzo, di 500 milioni di euro, corrisponde ad oggi al 12% del disavanzo totale delle amministrazioni locali.
Il risparmio, se questa operazione venisse attuata, sarebbe di 4,5 miliardi, poiché porterebbe al taglio immediato degli stipendi di 3.853 politici, oltre a quello di 1.045 organismi partecipati delle province.

Altri risparmi arriverebbero dal riassorbimento dei 63.000 dipendenti provinciali, che andrebbero ad occupare posti nella pubblica amministrazione, con la riduzione di nuove assunzioni e 2,3 miliardi in meno di spesa annua.

Vera MORETTI

Murdoch o Marchionne?

 

Sergio Marchionne, ad della Fiat, non ci sta e dalle pagine di Repubblica oggi risponde a Della Valle e rassicura gli italiani: ” guadagniamo all’estero per poter produrre in Italia”. Il futuro di Fabbrica Italia? Tutto da rivedere. E incerto appare anche il destino di un’altra azienda italiana: La7, l’emittente tv di proprietà di TI Media. Colpo di scena finale (o non ancora, visto che mancano ancora 6 giorni allo stop delle offerte vincolanti) del tycoon australiano Rupert Murdoch: News Corps mette gli occhi sul fortino radical chic della tv italiana. Cosa ne penserà stavolta Enrico Mentana?

IERI

Omicidio volontario: è questa l’accusa che pende su Lisandra Aguila Rico, la 21enne cubana che ieri ha confessato di aver preso parte all’aggressione sfociata in delitto della coppia di coniugi di Lignano Sabbiadoro. La ragazza è indagata per duplice omicidio in concorso con ignoti: con lei sul luogo del delitto, secondo gli inquirenti, era presente il fratello 24enne, su cui ora pende un mandato di cattura internazionale, perché si teme sia fuggito a Cuba. L’individuazione dei presunti assassini è stata resa possibile grazie al rinvenimento di tracce ematiche sul luogo del delitto: il dna presente sulla scena del crimine, in un mozzicone di sigaretta, ha trovato parziale corrispondenza con un campione di dna prelevato dalla madre dei due ragazzi, che possiede una gelateria proprio di fronte al negozio di casalinghi dei coniugi Burgato.

Polvere sulla Polverini: il bianco candore (almeno del tubino) della presidente della Regione Lazio rischia di macchiarsi in fretta. Ieri, nel corso del Consiglio Regionale, indetto per approvare la mozione sulla spending review interna al Consiglio (revoca auto blu, dimezzati i rimborsi) la Polverini ha tuonato a proposito dell’affaire Fiorito, nuovo scandalo a basa di ostriche e champagne scivolate sulla carta di credito della Regione: “siamo come la nave Concordia. Ci siamo sfracellati su uno scoglio. E per fortuna non ci sono ancora morti. O invertiamo la rotta o è inutile andare avanti”. E a qualcuno sembra di intravedere l’angelo dell’Apocalisse.

OGGI

L’ira di Marchionne: non ci sta ad essere attaccato e replica sulle pagine di Repubblica: “La Fiat non lascerà l’Italia. Guadagniamo all’estero per poter produrre in Italia”. I dati sulle vendite Fiat in agosto non sono per niente incoraggianti: -17,7% sul mercato europeo. E prosegue il tenzone fra l’amministratore delegato Fiat e il patron di Tod’s Diego Della Valle, reo di aver accusato i vertici Fiat qualche giorno fa: “tutti parlano a 100 all’ora – replica Marchionne. – perche’ Fiat e’ un bersaglio grosso, più delle scarpe di alta qualità. Ci sarebbe da domandarsi chi ha dato la cattedra a molti maestri d’auto improvvisati”.

Sky compra La7?: il magnate australiano di News Corps Murdoch mette gli occhi sull’azienda di proprietà di TI Media. Dopo l’interesse mostrato dai vertici Mediaset all’acquisto del canale, anche se a frenare gli entusiasmi del Biscione ci ha pensato l’ombra dell’Antitrust, è la volta dell’azienda di Murdoch, che sembra aver avuto accesso all’information memorandum, i dati ‘sensibili’ di La7 che a Mediaset era stato negato. Il verdetto è atteso per il 24 settembre, termine ultimo di presentazione delle offerte vincolanti. E se tra i due litiganti spuntasse un terzo incomodo? In pole position sembra esserci infatti Discovery Channel.

Ilva di Taranto: dopo gli scioperi, il sequestro previsto dall’autorità giudiziaria, e la marcia incessante dei lavoratori di Taranto, oggi i vertici dell’Ilva presenteranno un piano di investimenti per 400 milioni di euro, che prevede l`intervento di super tecnici per il risanamento dello stabilimento siderurgico.

Milan Champions: si aprono le danze europee per la squadra di Allegri, reduce da due brucianti sconfitte in campionato. I bookmakers quotano la vittoria del club di Milanello, nel match casalingo contro l’Anderlecht, a 1.53. Per i rossoneri quella di stasera sarà la notte della verità. Almeno per la panchina di Massimiliano Allegri, che già comincia a tremare.

DOMANI

Picasso a Milano: la vernice è prevista per domani, mentre il grande pubblico dovrà attendere giovedì. Picasso torna a Milano, a Palazzo Reale, che ospiterà fino al 6 gennaio 2013, oltre 200 opere (non solo pittura, ma anche bozzetti, libri, fotografie) provenienti dal Museo Nazionale Picasso di Parigi. Un viaggio da Nizza a Parigi, da La Coruna a Barcellone, sulle tracce di una delle anime più scandagliate del ‘900.

Juve – Chelsea: dopo la trasferta vittoriosa a Genova di domenica, i bianconeri sono già in viaggio per Londra. Destinazione: Stamford Bridge, dove domani sera sfideranno la sorte contro il Chelsea di Di Matteo.

Alessia CASIRAGHI

A breve l’aggiornamento del Def

Per il 20 settembre è stato fissato l’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, che dovrebbe portare ad una revisione al ribasso del prodotto interno lordo.

Questa previsione, per molti scontata, deriva dalle stime ufficiali che riguardano il 2012, che già in aprile faceva registrare un’un economia in calo dell’1,2%, ora peggiorata di un punto, poiché oscilla tra il -2% e il -2,4%.
E dato che le congiunture negative sono destinate a continuare, anche il 2013 subirà una revisione al ribasso, poiché, se dovesse riprendere la crescita, sarebbe solo dello 0,5%.

Pil ancora negativo, dunque, come conseguenza dei dati che confermano il periodo di recessione nel quale ancora ci troviamo.
Tra le stime negative per l’anno prossimo Bankitalia prevede un -0,2% e l’Fmi prevede un -0,3% ma, nonostante ciò, il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha assicurato che non comporterà manovre aggiuntive per centrare il prossimo anno l’obiettivo del pareggio di bilancio.

Va detto che il Def potrebbe slittare di qualche giorno perché, proprio per il 20 settembre è prevista la diffusione, da parte di Istat, un importante dato per valutare l’andamento dell’economia: fatturato e ordinativi per l’industria italiana in luglio, che permetterebbe di avere un quadro più completo.

Al Ministero dell’Economia si lavora anche sulla Legge di Stabilità, la cui presentazione è attesa per la metà di ottobre e c‘è attesa soprattutto per l‘Iva. Per ora, infatti, il non aumento dell’aliquota è garantito solo fino al giugno 2013.

Per ottenere ciò, occorrerà trovare risorse pari a 6 miliardi di euro, oltre a quanto potrebbe arrivare dalla spending review e all’anticipo della delega fiscale, ovvero altri 2 miliardi di euro.

Vera MORETTI