Spese mediche, le novità di quest’anno relative al modello 730

Le spese mediche possono essere scaricate nel Modello 730 precompilato. Ma ci sono delle novità per quanto riguarda le prestazioni mediche.

Le spese mediche, come indicarle nel modello 730

L’agenzia delle entrate mette a disposizione la dichiarazione dei redditi precompilata sia per chi presenta il modello 730, sia per chi presenta il modello Redditi. I lavoratori dipendenti e pensionati possono accettare il modello 730 proposto opppure possono modificarlo o integrarlo prima dell’invio. I contribuenti interessati al modello Redditi precompilato, invecec, possono modificarlo o integrarl e infine inviarlo all’Agenzia delle entrate.

È possibile portare in detrazione dall’Irpef il 19% delle spese sanitarie per la parte eccedente l’importo di 129,11 euro. In sostanza, la detrazione spettante è pari al 19% della differenza tra il totale della somma spesa e la franchigia di 129,11 euro. Alcune spese sostenute per le persone con disabilità sono invece ammesse integralmente alla detrazione del 19%, senza applicare la franchigia di 129,11 euro (per esempio, le somme pagate per il trasporto in ambulanza del disabile, per l’acquisto di arti artificiali per la deambulazione, eccetera).

Quali sono le spese mediche detraibili?

Le spese mediche e sanitarie che danno diritto alla detrazione sono le seguenti:

  • prestazioni chirurgiche;
  • analisi, indagini radioscopiche, ricerche e applicazioni;
  • prestazioni specialistiche;
  • acquisto o affitto di protesi sanitarie;
  • prestazioni rese da un medico generico (comprese le prestazioni per visite e cure di medicina omeopatica);
  • ricoveri collegati a una operazione chirurgica o a degenze. In caso di ricovero di un anziano in un istituto di assistenza e ricovero, la detrazione non spetta per le spese relative alla retta di ricovero e di assistenza, ma solo per le spese mediche che devono essere indicate in maniera separata nella documentazione rilasciata dall’Istituto;
  • acquisto di medicinali da banco e/o con ricetta medica (anche omeopatici);
  • spese relative all’acquisto o all’affitto di dispositivi medici (ad esempio apparecchio per aerosol o per la misurazione della pressione sanguigna), ma dallo scontrino o dalla fattura deve risultare il soggetto che sostiene la spesa e la descrizione del dispositivo medico che deve essere contrassegnato dalla marcatura CE;
  • spese relative al trapianto di organi;
  • importi dei ticket pagati, se le spese sopraelencate sono state sostenute nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.

E’ possibile avere una detrazione d’imposta del 19% anche per le spese sostenute per fisioterapiakinesiterapia e laserterapia.

Le novità per il 2023

Nel caso in cui occorre aggiungere una spesa detraibile mancante le istruzioni dicono che: “Sugli oneri comunicati che risultano modificati, rispetto alla precompilata, saranno effettuati i controlli documentali relativamente ai soli documenti che hanno determinato la modifica”. Così se si aggiunge la spesa per una visita specialistica non saranno controllati gli scontrini della farmacia i cui oneri sono già precaricati.

Scontrino parlante farmacia: qual è il significato delle abbreviazioni?

Come si legge lo scontrino parlante della farmacia necessario per la detrazione delle spese sanitarie in fase di dichiarazione dei redditi? Chi acquista farmaci, ai fini della detrazione fiscale, deve accertarsi di documentarne le relative spese attraverso la fattura oppure lo scontrino cosiddetto “parlante”. In questi documenti si deve riportare:

Se manca il codice fiscale di chi provvede all’acquisto, non si può procedere con la detrazione fiscale della relativa spesa. E non è possibile sanare la mancanza del codice fiscale in un momento successivo all’emissione.

Quali spese sanitarie si possono effettuare in farmacia ed essere detratti fiscalmente?

Gli acquisti che si possono effettuare in farmacia e che sono ammessi alla detrazione fiscale in dichiarazione dei redditi comprendono:

  • i farmaci, compresi quelli omeopatici;
  • le prestazioni galeniche, ovvero i preparati della farmacia. Il  documento di vendita oppure lo scontrino parlante deve riportarne la quantità;
  • i dispositivi medici, come siringhe, cerotti, test autodiagnostici, gel lubrificanti, provette e saturimetri. Il documento di vendita deve specificare la quantità dei prodotti comprati, la marcatura “CE” e il regolamento comunitario 2017/746 o 2017/745. In alternativa la direttiva comunitaria (90/385/CEE, 93/42/Cee o 98/79/Ce);
  • il ticket, se previsto, a favore di chi compra se la Regione contribuisce alla spesa sanitaria. Non è occorrente conservare la ricetta del dottore.

Spese sanitarie: qual è il significato delle abbreviazioni sugli scontrini della farmacia?

Ecco dunque che negli scontrini parlanti emessi dalla farmacia sono presenti delle abbreviazioni a seconda della tipologia di spesa. Per i medicinali di fascia “A”, con erogazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), il contribuente non paga nulla o, in alternativa, paga semplicemente il ticket o una quota del prezzo nel caso in cui rifiuti la sostituzione con un farmaco generico. In tal caso, non occorre indicare la qualità e la natura dei farmaci acquistati. Nello scontrino si trovano normalmente le abbreviazioni “Tkt” e “Tick”.

Farmaci dispensati con spesa a carico del contribuenti e di fascia ‘C’: cosa sono e quali abbreviazioni si trovano sullo scontrino?

Nel caso di spese dispensate con costo a carico del contribuente (come farmaci, medicinali, etici, fascia “A”, classe “A”, generici, equivalenti), nello scontrino parlante si trova il numero di Aic. Si tratta di un codice identificativo dei medicinali ad uso umano riportante un numero attribuito dall’Agenzia Italiana del Farmaco all’atto dell’autorizzazione dell’immissione in commercio in Italia. Le abbreviazioni che si possono riscontrare sullo scontrino sono “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le”, “Gen”, “Equiv.” e “Cl. A”. Per i medicinali di fascia “C”, che necessitano della prescrizione del medico, l’acquisto è a carico del cittadino che presenta in farmacia la ricetta bianca. Si tratta di farmaci, medicinali, fascia “C”, classe “C”, etici, generici ed equivalenti. Nello scontrino è presente il codice Aic. Le abbreviazioni che si possono trovare sono: “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le”, “Gen”, “Equiv.” e “Cl. C”.

Codici sullo scontrino per i medicinali di libera vendita: quali sono?

Tre le tipologie di spesa per i medicinali di libera vendita:

  • medicinali di fascia “C” che non necessitano della prescrizione (“Sop”);
  • medicine di fascia “C bis”, indicati con “Otc” o medicine da banco o di automedicazione;
  • i medicinali equivalenti o generici, che non necessitano della prescrizione del medico.

La natura di queste spese riguarda i farmaci, i medicinali, la fascia “C bis”, i generici, gli equivalenti e l’automedicazione. Nello scontrino è riportato il codice Aic. Le sigle che possono trovarsi nello scontrino parlante sono: “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le”, “Gen”, “Equiv.” “Otc” e “Automed”.

Medicine omeopatiche, veterinarie e preparazioni galeniche: cosa è riportato sullo scontrino fiscale?

Per le medicine omeopatiche acquistate in farmacia (farmaci, medicinali e omeopatici), sullo scontrino è presente il numero identificativo univoco. Le sigle che riporta lo scontrino, in questo caso, sono: “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le” e “Omeo”. Le preparazioni geleniche sono considerate farmaci e medicinali. Sullo scontrino la qualità è descritta come “preparazione galenica”, “galenico”, “magistrale” e “officinale”. Le sigle che possono trovarsi sono: “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le”, “Galen”, “Gal.”, “Magist.” e “Officin”. I medicinali veterinari devono avere tra le indicazioni il codice Aic. Si tratta di medicinali con natura corrispondente a “veterinaria”, “farmaco veterinario” e “medicinale veterinario”. I relativi codici che si possono trovare sullo scontrino sono: “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le”, “Vet”, “Fco Vet.” e “Med Vet”.

Acquisti di farmaci on line: quali sono le informazioni necessarie?

Per i farmaci acquistati on line, solo dai siti autorizzati dal ministero della Salute, sono previste le stesse informazioni degli acquisti effettuati nelle farmacie. Tuttavia, non sono presenti ancora dei chiarimenti in merito alla possibilità il documento commerciale non fiscale al posto dello scontrino o della fattura.

Acquisto in farmacia di dispositivi medici di utilizzo comune, come mascherine, provette, apparecchi acustici: ecco le indicazioni

Per l’acquisto in farmacia di dispositivi medici di utilizzo comune si fa riferimento alla circolare numero 20 del 2021. Si tratta di bende, cerotti, siringhe, apparecchi acustici, mascherine chirurgiche, provette per feci o per urine, termometri e test di autodiagnosi. In questo caso, per la detrazione fiscale è sufficiente lo scontrino e la prova della marcatura “Ce”. La natura degli acquisti riguarda i dispositivi medici, i dispositivi diagnostici in vitro e gli impiantabili attivi con codice “Ad”. Il documento commerciale deve descrivere il prodotto, contenere la dicitura “marcatura Ce” e il numero del Regolamento o della direttiva Ue di riferimento. I codici che si potranno trovare sullo scontrino sono: Codice “Ad” o “PI” di trasmissione al sistema della Tessera sanitaria (“Ts”) oppure “D. Med”, “Disp. Med”, “Md”, “Diagn. Vitr. Ivd”, “DMm”, “Direttiva 93/42/Cee”, “Direttiva 98/79/Ce”, “Disp. Articolo 15, comma 2 del Dl 18-2020”, “Direttiva 90/385/Cee”, “Dlgs 46/97”.

Dispositivi medici per diagnosticare il Covid, test sierologici,  e tamponi rapidi: quali abbreviazioni sullo scontrino?

Per i dispositivi medici ai fini di diagnosticare il Covid come test sierologici e tamponi rapidi è sufficiente lo scontrino per la detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi, insieme alla marcatura “Ce” sul dispositivo se non fosse presente sullo scontrino. La natura dei dispositivi è medica e in vitro. Il prodotto acquistato deve riportare la descrizione in chiaro come ad esempio “Test diagnostico Covid-19”, insieme alla marcatura “Ce” e al numero della direttiva europea al quale si riferisce. I codici che si potranno trovare sullo scontrino sono: Codice “Ad” o “PI” di trasmissione al sistema della Tessera sanitaria (“Ts”) oppure “D. Med”, “Disp. Med”, “Md”, “Diagn. Vitr. Ivd”, “DMm”, “Direttiva 93/42/Cee”, “Direttiva 98/79/Ce”, “Disp. Articolo 15, comma 2 del Dl 18-2020”, “Direttiva 90/385/Cee”, “Dlgs 46/97”.

Altri dispositivi medici: quali diciture sullo scontrino?

Per gli altri dispositivi medici è necessario conservare la prova della natura del dispositivo e la marcatura “Ce”. Si tratta di dispositivi medici classificati in questo modo, dispositivi in vitro, dispositivi impiantabili attivi o su misura con codice “PI”. Il prodotto acquistato deve riportare la descrizione in chiaro, insieme alla marcatura “Ce” e al numero della direttiva europea al quale si riferisce. I codici che si potranno trovare sullo scontrino sono: Codice “Ad” o “PI” di trasmissione al sistema della Tessera sanitaria (“Ts”) oppure “D. Med”, “Disp. Med”, “Md”, “Diagn. Vitr. Ivd”, “DMm”, “Direttiva 93/42/Cee”, “Direttiva 98/79/Ce”, “Disp. Articolo 15, comma 2 del Dl 18-2020”, “Direttiva 90/385/Cee”, “Dlgs 46/97”.

Acquisti di servizi in farmacia relativi al noleggi di apparecchiature e refertazioni: quali sono le indicazioni?

L’acquisto in farmacia può riguardare anche i servizi come, ad esempio:

  • la messa a disposizione di operatori socio-sanitari;
  • il noleggio di apparecchiature medicali;
  • i test diagnostici;
  • le refertazioni.

In tutti questi casi, ai fini della detrazione fiscale, è necessaria la descrizione del tipo di servizio sanitario che viene messo a disposizione della farmacia. Sono ammesse le abbreviazioni sul documento commerciale a patto che risultino di facile comprensione.

Scontrino parlante della farmacia per la detrazione delle spese: che cos’è?

Che cos’è lo scontrino parlante della farmacia utile per la detrazione delle spese sanitarie nella dichiarazione dei redditi? Chi fa acquisti in farmacia deve accertarsi di documentare le spese mediante la fattura oppure un documento cosiddetto “parlante”. Nel documento devono essere riportati:

In mancanza del codice fiscale dell’acquirente, la spesa non può essere oggetto di detrazione fiscale. Non si può procedere, a posteriori, a colmare questa mancata informazione.

Codice fiscale sullo scontrino della farmacia, quando può essere riportato dopo l’acquisto?

Vi è un unico caso nel quale il codice fiscale di chi provvede a comprare beni in farmacia può essere inserito successivamente all’acquisto. Si tratta del caso in cui si facciano acquisti in una farmacia estera. In questa situazione, il contribuente può riportare a mano, sul documento attestante la spesa, il proprio codice fiscale. Il contribuente può, inoltre, farsi rilasciare dal farmacista l’ulteriore documentazione attestante la spesa sanitaria effettuata ai fini della detrazione fiscale. In questo modo, il contribuente può integrare la documentazione di vendita delle informazioni richieste per l’operazione fiscale.

Quali sono le spese sanitarie che si possono effettuare in farmacia ai fini della detrazione fiscale?

Gli acquisti in farmacia ammissibili alla detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi riguardano:

  • i farmaci, inclusi quelli omeopatici;
  • le prestazioni galeniche. Si tratta di preparati in farmacia per i quali nel documento di vendita o nello scontrino parlante deve essere riportata la quantità;
  • i dispositivi medici, quali cerotti, siringhe, test autodiagnostici, provette, gel lubrificanti e saturimetri. Nella fattura o scontrino parlante devono essere indicati la quantità dei prodotti acquistati, la dicitura “CE” e il regolamento europeo (2017/746/Eu o 2017/745/Ue)oppure la direttiva europea (90/385/CEE, 93/42/Cee oppure 98/79/Ce);
  • l’eventuale ticket a vantaggio del compratore nel caso in cui la Regione partecipi alla spesa sanitaria. In questo caso si può non conservare la ricetta del dottore.

Servizi sanitari offerti dalle farmacie: quali sono ai fini della detrazione fiscale?

Nella dichiarazione dei redditi si possono detrarre le spese sostenute nell’anno di imposta per i servizi sanitari. Si tratta di dispositivi medici (apparecchiature per l’aerosol o per misurare la pressione, i tiralatte) e di prestazioni sanitarie fornite da professionisti abilitati negli ambienti della farmacia. Oppure può trattarsi di test autodiagnostici. Per queste tipologie di spesa, attendendo ulteriori delucidazioni sulla detraibilità fiscale, è consigliato procedere con il pagamento mediante mezzi tracciabili.

Si possono detrarre le spese effettuate nelle farmacie on line?

Ai fini della detrazione fiscale, gli acquisti di beni e di prestazioni sanitarie devono essere effettuati nelle farmacie autorizzate. Per i farmaci senza ricetta vanno bene anche le parafarmacie. Sugli acquisti on line, la normativa ammette alla detrazione gli acquisti effettuati solo da portali italiani autorizzati dal ministero della Salute. L’elenco delle farmacie on line autorizzate è verificabile sul sito del ministero della Salute seguendo il percorso: “Logo Commercio Elettronico” e “Cerca sito Ecomm”.

Detrazione fiscale dei dispositivi medici, l’acquisto può essere fatto anche in esercizi diversi dalle farmacie

È importante sottolineare che chi compra dispositivi medici può detrarre la relativa spesa anche se l’acquisto è stato effettuato in esercizi differenti rispetto alle farmacie. La stessa possibilità è offerta pure per gli acquisti effettuati on line. Se il dispositivo medico viene realizzato su misura, non c’è bisogno della dicitura “Ce” presente nello scontrino parlante. Tuttavia, il contribuente è tenuto a conservare i documenti di conformità alla normativa europea come prevede il decreto legislativo numero 46 del 1997.

Quali sono le diciture presenti sullo scontrino parlante per i farmaci acquistati in farmacia?

L’acquisto di farmaci, con relativo rilascio da parte del farmacista dello scontrino parlante, deve riportare nel documento di vendita determinate diciture:

  • il classico numero di Aic. Si tratta di un codice identificativo dei medicinali ad uso umano riportante un numero attribuito dall’Agenzia Italiana del Farmaco all’atto dell’autorizzazione dell’immissione in commercio in Italia;
  • la dicitura di “farmaco”. Può essere riportata anche un’abbreviazione che può essere Med; Fco; Classe A; Classe C; Sop; Fascia A; Otc; Fascia C; generico; etico; equivalente.

Spese mediche detraibili, ecco l’elenco completo

Quali sono le spese mediche detraibili ai fini della dichiarazione dei redditi e la relativa franchigia? Ecco l’elenco completo di tutte le spese mediche suddivise per spese mediche generiche di beni e di prestazioni, spese mediche specialistiche e chirurgiche, spese per assistenza specifica e spese veterinarie.

Detrazione delle spese mediche generiche, quali sono?

Le spese mediche generiche detraibili nella dichiarazione dei redditi, hanno la franchigia fissata a 129,11 euro. Nello specifico, rientrano in queste spese:

  • i medicinali;
  • l’acquisto o l’affitto di dispositivi medici marchiati “Ce”;
  • gli occhiali, le montature (a esclusione dell’utilizzo di metalli preziosi), le lenti a contatto e le varie soluzioni;
  • gli apparecchi acustici, le garze, le siringhe, le medicazioni avanzate, i cerotti e i termometri;
  • le apparecchiature per l’aerosol, i saturimetri o gli apparecchi per misurare la pressione;
  • i beni dell’ortopedia come tutori, stampelle, ginocchiere, materassi antidecubito e materassi ortopedici, gli ausili per i disabili come padelle e cateteri, i pannoloni per l’incontinenza;
  • i prodotti per le dentiere come le compresse disinfettanti o le creme adesive;
  • le mascherine se rientrano tra i dispositivi medici ed hanno il marchio “Ce”;
  • i tamponi per il Covid.

Servizi sanitari, quali sono ammessi alla detrazione fiscale?

Anche i servizi sanitari sono ammessi alla detrazione fiscale del 19% con franchigia fissata a 129,11 euro. In particolare, rientrano in questa categoria:

  • le prestazioni mediche generiche, incluse quelle omeopatiche;
  • i vari certificati. Rientrano in questa categorie i certificati necessari per lo sport e per la patente; le visite mediche e legali per le assicurazioni. Sono invece escluse la Consulenze Tecniche (CTU o perizie) che vengono disposte dal giudice all’interno di un procedimento giuridico (civile o penale, sia per adulti che per minorenni);
  • i vari esami di laboratorio e di diagnostica per immagini come l’Eco, l’Eeg, l’Ecg, la Tac, la Rmn;
  • i vaccini antinfluenzali e i tamponi per il Covid;
  • la teleassistenza e la telemedicina purché svolte da sanitari abilitati.

Spese mediche per servizi specialistici e chirurgici, quali sono ammessi alla detrazione fiscale?

Le spese mediche per servizi specialistici e chirurgici possono essere ammesse alla detrazione fiscale con franchigia di 129,11 euro. Rientrano in questa categoria:

  • le prestazioni offerte dai medici specialisti;
  • le indagini delle diagnosi prenatali. In questa tipologia di prestazione rientrano anche la villocentesi e l’amniocentesi, l’inseminazione artificiale, la crioconservazione degli ovociti e degli embrioni. È compresa anche l’anestesia epidurale;
  • le prestazioni dei fisioterapisti, degli igienisti dentali, dei dietisti, dei podologi, dei logopedisti e le altre prestazioni sanitarie;
  • i trattamenti di ozonoterapia e di mesoterapia purché siano stati prescritti dal medico;
  • le prestazioni di chiropratica purché prescritti dal medico e svolte in centri autorizzati. Per la detrazione queste prestazioni devono essere, inoltre, svolti sotto la responsabilità tecnica di uno specialista;
  • gli interventi chirurgici fino alla degenza. Sono escluse dalla detrazione fiscale le spese extra per gli accompagnatori, la televisione, e cosi via.

Spese mediche per l’assistenza specifica, quali sono detraibili?

Rientrano nella detraibilità nella dichiarazione dei redditi anche le spese medica per l’assistenza specialistica, con franchigia fissata a 129,11 euro. In particolare, questa categoria comprende:

  • le spese per l’assistenza riabilitativa e infermieristica;
  • le prestazioni del personale qualificato per l’assistenza di base o degli operatori tecnici e assistenziali che operano, in via esclusiva, per l’assistenza della persona;
  • le prestazioni degli educatori professionali o quelle offerte da personale specializzato per le attività di terapia occupazionale o di animazione.

Spese veterinarie nella dichiarazione dei redditi, quali possono essere detratte?

Sulle spese veterinarie sostenute nel periodo di imposta, con franchigia fissata a 129,11 euro, è possibile la detrazione fino a un valore massimo di 550 euro (elevato da 500 euro). In particolare, sull’acquisto di beni, si possono detrarre le spese sostenute per comprare dei farmaci ad uso veterinario. Sui servizi, sono detraibili le prestazioni effettuate presso medici veterinari o le analisi di laboratorio e gli interventi nelle cliniche veterinarie.

Detrazione spese veterinarie 2022: aumentano gli importi

Sempre più italiani hanno in casa un animale domestico, secondo i dati del 2021, 4 italiani su 10 hanno almeno un animale domestico. A farla da padroni sono cani e gatti, ma non solo, infatti ci sono coniglietti, tartarughe, uccelli e tanti altri piccoli amici. Naturalmente gli animali in casa rappresentano anche un costo e non solo per il cibo, ma anche perché hanno bisogno di visite specialistiche dal veterinario. Ora è possibile portare in detrazione dall’Irpef, attraverso la dichiarazione dei redditi, anche le spese veterinarie. Vediamo i limiti e come ottenere le detrazioni per le spese veterinarie.

A quanto ammonta la detrazione per le spese veterinarie?

Gli italiani spendono in media dai 31 euro ai 100 euro al mese per la cura degli amici a quattro zampe o a due ali. Il numero delle adozioni durante il periodo di emergenza covid è notevolmente aumentato. Ora ad aiutare gli italiani a far fronte alle spese per gli amici animali, c’è l’aumento della detrazione da far valere sull’Irpef  per le spese affrontate per la loro cura. Non è il primo periodo di imposta per il quale è possibile usufruire della detrazione per le spese veterinarie sostenute, ma nel 2022 attraverso la legge di bilancio è stato aumentato l’importo per il quale si può ottenere. Nel 2021, con anno di riferimento 2020, era prevista la detrazione fino a un tetto massimo di 500 euro, mentre negli anni precedenti il tetto era ancora più basso e corrispondeva a 387 euro. Per il 2022, con periodo di imposta 2021, è possibile ottenere le detrazioni su un tetto massimo di spesa di 550 euro ( al netto della franchigia).

Come usufruire della detrazione per le spese veterinarie?

La detrazione per le spese veterinarie funziona in modo del tutto simile rispetto a quella prevista per le spese mediche. In primo luogo vi è una franchigia di 129,11 euro, quindi per spese inferiori a tale somma non si ottiene il vantaggio fiscale, mentre per le spese superiori la franchigia deve essere sottratta, ad esempio nel caso in cui la spesa sostenuta sia di 500 euro, alla stessa deve essere sottratta la somma di 129,11 euro, nel caso in esame si può quindi ottenere la detrazione sulla somma di 370,89 euro. La detrazione inoltre spetta al 19%. Questo vuol dire che nel caso che stiamo vedendo si potrà ottenere un risparmio di imposta di 70,46 €. Inoltre per spese superiori a 550 euro non si ottiene la detrazione.

Ricordiamo che a detrazione prevede una sottrazione degli importi dalla tassa da pagare e se la stessa è già stata versata dal sostituto di imposta vi è una restituzione.

Deve essere anche rammentato che le spese veterinarie, come le altre spese che si vogliono portare in detrazione, devono essere pagate con strumenti tracciabili, quindi bancomat, carta di credito, assegni e bonifici.

Per quali spese è possibile ottenere la detrazione per le spese veterinarie?

Possono essere portate in detrazione le spese sostenute per le cure di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia o per pratica sportiva. Legalmente detenuti vuol dire che il cane deve avere il microchip. Non si applica quindi tale detrazione agli animali detenuti a scopo di allevamento per fini di lucro anche perché in questo caso le spese veterinarie fanno parte dei costi aziendali.

Ricordiamo quali altre sono le detrazioni e le deduzioni che è possibile far valere al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi nei seguenti approfondimenti:

Detrazioni per spese mediche: quali sono e casi particolari

Detrazione spese assicurazioni: quali polizze danno vantaggi fiscali

Detrazione mascherine: le modalità operative indicate dal MEF

Bonus infissi 2022. le regole per ottenerlo e le detrazioni

Deduzioni per spese mediche e sanitarie: quali sono e quando si possono ottenere

Deduzione Irpef per la previdenza complementare, vantaggi e limiti

Detrazione spese sanitarie: cosa succede se l’Irpef dovuta è incapiente?

Detrazioni tramite cashback, fattura elettronica a tutti e altre novità per le partite Iva in arrivo nella legge fiscale

Detrazioni fiscali con il sistema cashback in accredito direttamente sul conto corrente sul quale arriveranno anche gli altri bonus fiscali, fattura elettronica allargata a tutti e altre misure per le partite Iva, in particolare per quelle del regime forfettario, sono in arrivo con la legge fiscale. Il provvedimento è atteso per il 28 marzo alla Camera, ma occorre far presto per arrivare a un testo concordato dalla maggioranza. E non mancano le spaccature, soprattutto per quanto riguarda le il regime fiscale agevolato delle partite Iva e la flat tax.

Cashback fiscale, che cos’è e come si possono ottenere le detrazioni e i bonus fiscali direttamente sul conto corrente

Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha già dato l’ok al cashback fiscale. Si tratta di un meccanismo che prevede l’utilizzo delle applicazioni informatiche, in particolare l’App Io, mediante il quale le detrazioni mediche e gli altri bonus fiscali possano essere accreditati direttamente sul conto corrente del contribuente. Il tutto senza dover attendere la presentazione della documentazione nella dichiarazione dei redditi. Il meccanismo andrebbe dunque a semplificare i meccanismi di detrazione, senza comportare oneri aggiuntivi per i contribuenti.

Fattura elettronica, obbligo anche alle partite Iva a regime forfettario: novità in arrivo dalla legge fiscale

Nella legge fiscale potrebbe arrivare l’atteso allargamento a tutti i soggetti fiscali dell’adozione della fattura elettronica. Ad oggi l’obbligo non vige per le partite Iva a regime forfettario che potrebbero essere chiamate ad adottare la trasmissione, la ricezione e la conservazione dei documenti in formato elettronico. L’estensione dell’obbligo è contenuto in un emendamento al provvedimento, in attesa dell’approvazione definitiva.

Legge fiscali, quali sono le novità in discussione per le partite Iva a regime forfettario e per l’abolizione dell’Irap

Peraltro, le partite Iva sono destinatarie di varie misure da approvare nella legge fiscale. Nel proseguo del confronto con il governo per arrivare a una decisione condivisa, i responsabili fiscali della Lega, Massimo Bitonci e Alberto Gusmeroli, informano che sono in discussione varie novità:

  • la conferma della flat tax e l’eliminazione di alcuni ostacoli alle partite Iva (mini flat tax) che svolgano anche un lavoro alle dipendenze o siano beneficiarie di pensioni;
  • lo scivolo del limite di flat tax per due anni, al superamento della soglia dei 65 mila euro;
  • l’estensione dell’abolizione dell’Irap anche agli studi associati e alle società di persone;
  • la previsione di una nuova “no tax area”;
  • la rateizzazione del secondo acconto di novembre 2022.

Legge fiscale, si discute di una ‘mini flat tax’ delle partite Iva: che cos’è?

Nella discussione sulla legge fiscale rientra l’istituzione di una “mini flat tax” delle partite Iva. Secondo quanto spiegato dagli esponenti Massimo Bitonci e Alberto Gusmeroli, la proposta è quella di ritornare alla versione della legge di Bilancio 2019 eliminando dei paletti che limitano l’adesione dei lavoratori dipendenti e i pensionati al regime forfettario di partita Iva. A proposito di forfettari, si tende a uscire gradualmente dal limite dei 65 mila euro di compensi e ricavi annui per l’adesione e la conferma al regime fiscale di vantaggio.

Scivolo per due anni della flat tax a 65 mila euro: che cos’è?

Tra le proposte anche quella di istituire uno scivolo per due anni per consentire, a chi sfori il limite dei 65 mila euro (e non oltre i 100 mila euro) di rimanere nel regime forfettario con una percentuale di tasse maggiorata dal 15% al 20%. La legge attuale prevede l’uscita dal regime forfettario al superamento dei 65 mila euro e la possibilità di rientro solo in presenza di un volume di ricavi e di compensi al di sotto dei 65 mila euro. Tale proposta è quella che maggiormente sta provocando malumori nella maggioranza.

Pd contrario allo scivolo di due anni per chi supera i 65 mila euro di ricavi annui e rientra tra i forfettari

Gian Mauro Fragomeli del Pd ha cosi dichiarato: “Si sottostimano alcune valutazioni sulla flat tax per gli autonomi. Con gli scivoli si rischia di ampliare gli importi e questo provocherebbe squilibri, oltre a un aumento delle tasse per altre categorie, come quella dei pensionati. Chi supera il tetto dei 65 mila euro deve rientrare nel sistema ordinario, non si può avere una aliquota flat”.

Legge fiscali, le altre misure in arrivo: abolizione estesa dell’Irap, no tax area e rateizzazione rata di novembre 2022

Peraltro, nella legge fiscale 2022 potrebbe arrivare la riforma della no tax area. Tra le richieste dei due esponenti della Lega, vi è quella di una riforma nella quale tutti i contribuenti con redditi di lavoro alle dipendenze, autonomi occasionali e pensionati, al di sotto dei 10 mila euro, possano scegliere se avvalersi di una tassazione a zero senza obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi. Si tratterebbe di una semplificazione fiscale che coinvolgerebbe milioni di contribuenti. Si lavora affinché  si arrivi alla rateizzazione del secondo acconto del mese di novembre 2022. In tal caso, le rate andrebbero da gennaio a giugno del 2023. Infine, tra le novità della legge fiscale potrebbe arrivare l’abolizione dell’Irap anche agli studi associati e alle società di persone.

Detrazioni spese sanitarie: cosa succede se l’Irpef dovuta è incapiente?

Le spese sanitarie rappresentano per le famiglie un esborso piuttosto importante. Proprio per questo la legge ha stabilito la possibilità di portare le stesse in detrazione e in alcuni casi, cioè quando affrontate in favore di persone disabili, si può ottenere la deduzione, cioè la sottrazione delle spese dalla base imponibile. Cosa succede però se la quota Irpef non copre tutte le detrazioni a cui si avrebbe diritto? Questa la domanda a cui si cercherà di rispondere.

Irpef incapiente rispetto alle detrazioni spettanti per spese sanitarie

Facciamo il caso di una famiglia che abbia in un anno particolari costi relativi a spese mediche, ad esempio ha più figli e gli stessi devono applicare l’apparecchio ortodontico, questo potrebbe rappresentare una spesa importante. Ipotizziamo che un membro della stessa famiglia  debba portare le lenti a contatto, anche questa spesa può essere portata in detrazione. L’ammontare totale delle spese è molto alto, ma in effetti l’Irpef dovuta è più bassa. In questo caso cosa succede? La normativa parla chiaro: le detrazioni a cui si avrebbe diritto sono perse.

Ricordiamo che la detrazione viene applicata dopo aver calcolato l’imposta dovuta e ad essa si sottrae l’ammontare delle detrazioni maturale ( le stesse non sono solo quelle riconosciute per le spese mediche e sanitarie, ma anche quelle per le eventuali ristrutturazioni, spese per assicurazioni, fondi pensione…), proprio per questo motivo l’Irpef dovuta potrebbe essere incapiente.

Ricordiamo anche che la detrazione è pari al 19% della spesa sanitaria sostenuta, con franchigia di 129,11 euro. Solo in alcuni casi è possibile portare in detrazione la spesa al 100%

Come l’Agenzia delle Entrate ha precisato nelle sue guide: “Le detrazioni possono essere fruite solo se le spese restano effettivamente a carico di chi le ha sostenute e nel limite dell’imposta lorda annua. L’eventuale eccedenza non può essere chiesta a rimborso né utilizzata nel periodo d’imposta successivo .

Detrazione per spese mediche e sanitarie sostenute da familiari non a carico.

In alcuni casi è possibile portare in detrazione anche le spese sostenute per persone che non sono fiscalmente a carico, sebbene in questo caso è presente un ulteriore limite, cioè 6.197,48 euro. Ricordiamo che non sono fiscalmente a carico i soggetti che nell’arco di un anno percepiscono redditi superiori a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibil, tale limite sale a 4.000 euro per i figli di età non superiore a 24 anni.

In questo caso la spesa può essere portata in detrazione solo per la parte di spesa che non ha avuto capienza nell’Irpef del soggetto affetto dalla patologia. Se il contribuente non fiscalmente a carico e affetto da patologia non è tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi, la detrazione può essere fruita per intero dal familiare che ha sostenuto le spese mediche. Per poter ottenere la detrazione è necessario presentare anche l’autocertificazione della persona affetta dalla patologia che attesta di non essere tenuta a presentare la dichiarazione dei redditi.

Rateizzazione delle detrazioni Irpef

Vi è, infine, un unico caso in cui è possibile usufruire della rateizzazione degli importi  in caso di Irpef incapiente dell’anno di riferimento in cui le spese sono state sostenute. Se l’ammontare complessivo delle spese sanitarie e mediche per l’anno di riferimento è superiore a 15.493,71 euro, al lordo della franchigia di 129,11 euro si può ottenere la ripartizione delle detrazioni in 4 quote annuali di pari importo. L’opzione deve essere esercitata la momento della presentazione della dichiarazione ed è irrevocabile.

Riepiloghiamo quanto detto fin qui su Detrazioni e deduzioni Irpef

Deduzioni per spese mediche e sanitarie: quali sono e quando si possono ottenere

Detrazioni per spese mediche: quali sono e casi particolari

Assegno Unico e detrazioni per spese mediche e sanitarie sono compatibili?

Detrazioni spese assicurazione: quali polizze danno vantaggi fiscali?

 

 

Assegno unico e detrazioni per spese mediche e sanitarie sono compatibili?

L’introduzione dell’Assegno Unico per i figli a carico ha portato numerose novità in Italia per quanto riguarda il complessivo sistema delle imposte. Molti si chiedono: se percepisco l’assegno unico per i figli a carico, possono usufruire delle detrazioni per spese mediche e sanitarie sostenute per loro?

Assegno Unico e detrazioni per spese mediche e sanitarie

L’Assegno Unico fa venire meno tutta una serie di misure del welfare, ad esempio gli Assegni Per il Nucleo Familiare, il bonus nascita e la detrazione per figli a carico ex articolo 12, comma 1 lettera C del TUIR. Proprio per questo molte persone si sono chieste se vengono meno anche le detrazioni per le spese sostenute in favore dei figli.

Il chiarimento è arrivato attraverso il decreto Sostegni Ter che va a completare il coordinamento tra il decreto legislativo 230 del 2021 e istitutivo dell’Assegno Unico e il TUIR. Il Sostegni Ter  introduce il comma 4 bis nell’articolo 12 del TUIR che stabilisce che ai fini delle detrazioni fiscali diverse da quelle previste in modo specifico per i figli a carico, non rileva la percezione o meno dell’Assegno Unico. Questo implica che tutte le detrazioni fiscali diverse rispetto a quelle previste dall’articolo 12, comma 1 lettera C del TUIR continuano ad essere valide indipendentemente dal fatto che si percepisca o meno l’Assegno Unico (detrazione di 950 per ciascun figlio a carico, aumentato a 1.220 per figli di età inferiore a 3 anni…).

Detrazioni per spese mediche e Assegno Unico sono compatibili

Siccome la detrazione per le spese mediche e sanitarie del 19%, con franchigia di 129,11 euro, è diversa rispetto alle detrazioni per i figli a carico prevista dall’articolo 12, comma 1 lettera C del Tuir, si evince da questo chiarimento contenuto nel decreto Sostegni Ter che in sede di dichiarazione dei redditi ( i termini sono aperti da maggio) è possibile allegare le fatture, le ricevute e gli scontrini parlanti attestanti le spese mediche sostenute per tutti i familiari a carico, compresi i figli che percepiscono l’Assegno Unico. Si potrà così ottenere un risparmio di imposta notevole.

Per approfondimenti sulle detrazioni per spese mediche e sanitarie leggi l’articolo: Detrazioni per spese mediche: quali sono e casi particolari

Deduzioni per spese mediche: quali sono e quando si possono ottenere

Quando viene pagato il rimborso IRPEF 2022? Novità

La maggior parte del lavoratori in questi giorni ha ricevuto la Certificazione Unica 2022, questa è alla base della successiva dichiarazione dei redditi che potrà essere presentata dal mese di maggio. Dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi si potrà ricevere anche il rimborso Irpef, ma quando sarà versato il rimborso Irpef 2022?

Dalla Certificazione Unica al rimborso Irpef 2022

La Certificazione Unica viene rilasciata dal datore di lavoro, nel caso in cui nel corso dell’anno siano intercorsi rapporti di lavoro con più soggetti, ognuno di essi è tenuto a consegnare la Certificazione Unica entro il mese di marzo. I pensionati possono invece scaricare la certificazione dal sito INPS accedendo attraverso l’uso di SPID, CIE o CNS. I dipendenti pubblici possono scaricarla sul sito NoiPA, mentre chi riceve importi imponibili dall’INAIL potrà scaricare la CU direttamente dal sito INAIL.

Sappiamo che il datore di lavoro, l’ INPS e i vari enti che erogano stipendi e pensioni sono sostituti di imposta, cioè versano le imposte al posto del soggetto passivo dell’imposta. Può però capitare che tali somme siano eccessive rispetto a quanto dovuto e questo perché sono state sostenute delle spese da portare in detrazione, in altri casi invece può capitare che il sostituto di imposta abbia versato meno di quanto effettivamente dovuto dal soggetto, ad esempio perché ha altri redditi e cumulandoli scatta un’aliquota diversa. Questi naturalmente sono solo alcuni dei casi che possono verificarsi. Al verificarsi di questi è bene presentare la dichiarazione dei redditi o 730. I termini previsti sono il 30 settembre 2022. La scadenza è il 25 ottobre 2022 per la correzione di eventuali errori nel 730 ordinario con necessità quindi di avere il 730 integrativo.

Naturalmente solo dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi 2022 sarà possibile ottenere il rimborso Irpef 2022.

Quando si riceve il rimborso Irpef 2022?

Si è detto che la presentazione del 730 o della dichiarazione dei redditi può avvenire dal mese di maggio 2022, in questo caso si potrà ricevere il rimborso Irpef già dal mese di luglio 2022. Per i lavoratori deve essere individuato anche il datore di lavoro sostituto che dovrà provvedere a versare il rimborso Irpef, naturalmente tali somme saranno comunque recuperate anche dal datore di lavoro. Per i pensionati, l’Inps, o altro ente pensionistico che ha agito in qualità di sostituto di imposta, provvederà ad accreditare le somme nella prima mensilità utile partendo sempre dal mese di luglio 2022. Chi invece attenderà l’ultimo momento per presentare il modello 730, potrà ricevere il rimborso a partire dal mese di ottobre 2022.

Detrazioni Irpef

Ricordiamo quali sono le spese principali che possono essere portate in detrazione. La detrazione viene applicata solo dopo aver calcolato l’ipotetica imposta dovuta e sottratta da tale importo. In primo luogo ci sono le spese mediche e tra le spese per dispositivi medici, ricordiamo che rientrano anche quelle sostenute per l’acquisto di mascherine FFP2 e FFp3. Per avere maggiori informazioni su come portare in detrazione i costi per le mascherine, leggi l’approfondimento: Detrazione mascherine: le modalità operative indicate dal MEF.

Sono inoltre detraibili:

  • spese di assicurazione (non obbligatoria);
  • spese per gli interessi passivi dei mutui;
  • affitto;
  • spese veterinarie;
  • istruzione (spese universitarie e non);
  • iscrizione palestra e altre attività sportive;
  • spese funebri;
  • spese per lavori edili (sismabonus, bonus facciate, ristrutturazione, superbonus 110%…);
  • erogazioni liberali (donazioni a enti del terzo settore);
  • spese di intermediazione immobiliare.

Deduzioni Irpef 2022

Sono diverse dalle detrazioni le deduzioni, infatti le deduzioni devono essere sottratte dal reddito imponibile e quindi vanno a ridurre la base imponibile su cui è calcolata l’imposta dando comunque origine a un importante risparmio. Le spese deducibili sono:

  • spese contributive e oneri previdenziali;
  • contributi versati a forme pensionistiche individuali e complementari;
  • assegno di mantenimento corrisposto all’ex coniuge (deve dichiararli l’ex coniuge e vengono eventualmente tassati a quest’ultimo);
  • contributi e oneri previdenziali versati per i collaboratori domestici;
  • contributi ed erogazioni liberali in favore di enti religiosi;
  • erogazioni in favore di ONG riconosciute;
  • spese mediche per assistenza disabili;
  • erogazioni liberali per associazioni enti che perseguono finalità benefiche, culturali, scientifiche.
  • contributi versati ai fondi integrativi del SSN;

Nell’arco delle deduzioni si comprendono quindi soldi che effettivamente non sono nella disponibilità del soggetto.

Naturalmente la lista di detrazioni e deduzioni ogni anno può essere rivista, proprio per questo è bene fin da ora raccogliere fatture e scontrini da portare al proprio Centro di Assistenza Fiscale o commercialista al fine di controllare quali possono essere portate in deduzione o in detrazione.

Detrazione mascherine: le modalità operative indicate dal MEF

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, in risposta a un interrogazione parlamentare, spiega i dettagli per la detrazione dei costi sostenuti per l’acquisto di mascherine FFP2 e FFP3. Ecco come fare.

Detrazione mascherine: i modelli FFP2 ed FFP3 sono dispositivi medici

Siamo vicini al periodo in cui deve essere presentata la dichiarazione dei redditi e le famiglie sono già alla ricerca di scontrini e fatture di beni che possono essere portati in detrazione e quindi che concorrono a determinare un risparmio di imposta. Dubbi però vi sono sui prodotti acquistati per far fronte all’emergenza Covid, come mascherine, disinfettanti, tamponi che hanno costituito per gli italiani importanti esborsi. Vedremo ora come portare in detrazione le spese sostenute per le mascherine FFP2 ed FFP3.

Il MEF rende noto che le mascherine che presentano determinati requisiti tecnici sono da considerare dispositivi medici e di conseguenza gli oneri sostenuti per il loro acquisto possono essere portati in detrazione con il modello 730/2022. Affinché si possa ottenere lo sgravio fiscale è necessario che le mascherine siano conformi alla normativa europea, inoltre lo scontrino fiscale deve riportare il codice AD. Si tratta del codice che identifica le “spese relative all’acquisto o affitto di dispositivi medici con marcatura CE” .

Nel caso in cui lo scontrino o la fattura non riportino tale codice, sarà comunque possibile ottenere la detrazione solo se il contribuente ha conservato i documenti dai quali risulti la marchiatura CE delle mascherine, la quale deve attestare che si tratta di un prodotto compreso nella banca dati del Ministero della Salute. Nel caso in cui il prodotto non sia indicato in tale banca dati, la prova si fa ancora più difficile in quanto è necessario che rechi la marchiatura CE con indicazione della conformità alla normativa europea.

Ciò implica che la conformità per i prodotti non fatturati con il codice AD, deve essere verificata per ogni singola mascherina il cui costo si vuole portare in detrazione.

Detrazione mascherine FFP2 ed FFP3: a quanto ammonta?

Tale meccanismo può forse essere considerato eccessivamente pesante, ma purtroppo la pandemia ha generato un volume tale di domanda e speculazioni che spesso in Italia hanno portato alla distribuzione di prodotti non conformi, cioè con caratteristiche tali da non impedire o ridurre il rischio di contagio.

Dai calcoli fatti emerge che gli italiani hanno speso 327 milioni di euro per l’acquisto di mascherine FFP2 ed FFP3 quindi gli importi che dovrebbero essere portati in detrazione sono abbastanza alti. É anche vero che molto probabilmente numerosi scontrini, fatture e marchi relativi agli acquisti sono andati perduti e di conseguenza anche le relative detrazioni. Occorre anche sottolineare che la detrazione non viene applicata alle mascherine chirurgiche che per molto tempo hanno rappresentato l’acquisto prevalente.

La normativa per i dispositivi medici prevede una detrazione con aliquota al 19% delle spese sostenute, per le famiglie che hanno fatto largo uso delle mascherine potrebbe essere un risparmio di imposte piuttosto notevole.