Smart & Start: aiuti per le imprese ad alto valore tecnologico

Smart & Start è un bando gestito da Invitalia ed attivo a esaurimento fondi, l’obiettivo è aiutare le start up innovative attraverso finanziamenti mirati. Tra le novità importanti in questo settore vi è il decreto Rilancio 2021 che ha incrementato i fondi disponibili per Smart & Start di 100 milioni di euro per il 2021.

Smart & Start: cos’è

Se hai un’idea innovativa e hai desiderio di lanciarla attraverso una tua impresa, anche in collaborazione con altri soci, il primo passo da fare è cercare degli aiuti/finanziamenti e tra le varie opportunità, c’è Smart & Start, un pacchetto di aiuti gestito da Invitalia. Ricordiamo che qualunque tipologia di aiuto in Italia deve superare il vaglio della Commissione Europea che deve appunto valutare se un determinato supporto economico può essere considerato aiuto di Stato e quindi vietato, tranne nel caso in cui si sia nel regime degli aiuti de minimis.

Se vuoi saperne di più sulla disciplina degli Aiuti di Stato leggi l’articolo: Aiuti di Stato e pandemia: l’Unione Europea Ammette deroghe;

Per un approfondimento sugli aiuti de minimis: aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Smart & Start è un finanziamento che si esplica in diverse modalità, le principali sono il prestito a tasso agevolato e il finanziamento a fondo perduto (30% del mutuo per le imprese che nascono nel Mezzogiorno), è diretto alle nuove attività che abbiano un elevato contenuto tecnologico, in fondo sono le stesse che richiedono un più elevato costo soprattutto nella fase iniziale di ricerca e lancio.

Vengono finanziati piani di spesa compresi tra 100.000 euro e 1,5 milioni di euro che occorrono per acquistare beni, per spese del personale e costi di funzionamento aziendale.

A chi è rivolto il finanziamento Smart & Start

Non tutti i progetti possono partecipare, infatti il finanziamento è diretto a:

  • progetti imprenditoriali con un significativo contenuto tecnologico e innovativo;
  • piani di impresa orientati allo sviluppo di servizi digitali, intelligenza artificiale, blockchain (tracciamento, registrazione delle transazioni);
  • valorizzazione di risultati di ricerca.

Le spese che possono essere finanziate con Smart & Start sono di diversa natura, ad esempio:

  • acquisto di macchinari;
  • spese per il personale;
  • acquisto di licenze e software;
  • acquisto di marchi, brevetti, licenze, certificazioni know how;
  • collaudi;
  • consulenze;
  • servizi di incubazione e di accelerazione di impresa ;
  • investimenti in marketing e web marketing ;
  • materie prime;
  • hosting e housing (acquisto di spazi web per la propria impresa).

Come funziona?

Il progetto Smart & Start prevede una serie di agevolazioni per le imprese che si esplicano in diverse forme. Si è già detto che per le imprese localizzate nel Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia ) è previsto che il 30% del mutuo sia considerato a fondo perduto. Con il decreto Rilancio 2021 questa misura particolarmente conveniente è estesa anche alle Start up con ubicazione nel Cratere sismico del Centro Italia.

Per tutte le altre imprese l’aiuto si trasforma in finanziamenti a tasso zero per l’80% delle somme previste, percentuale che sale al 90% nel caso in cui la start up sia formata integralmente da donne e/o da under 36, inoltre è possibile avere fino al 90% dei costi con finanziamento a tasso zero anche nel caso in cui nello staff ci sia un dottore di ricerca italiano (o titolo equivalente) che si trova all’estero e vuole rientrare in Italia. Si tratta di un modo per convertire la fuga dei cervelli di cui tanto si è parlato negli anni precedenti.

Tra le agevolazioni vi è la possibilità di avere piani di ammortamento decennali, il decennio inizia a decorrere dopo che siano trascorsi 12 mesi dall’ultima quota di finanziamento ricevuta.

Le agevolazioni Smart & Start prevedono inoltre delle premialità, cioè alcuni progetti possono ricevere un punteggio premio. Si tratta di progetti di start up localizzate al Nord che però prevedono lo sviluppo dell’impresa al Sud, oppure attivano collaborazioni con incubatori, si tratta di professionisti il cui obiettivo è far in modo che una determinata idea abbia successo attraverso un programma specifico il cui obiettivo è accelerare lo sviluppo di un’impresa. Infine, il meccanismo di premialità va a “premiare” le imprese che hanno ottenuto il certificato di legalità.

Il tutoraggio

Il programma Smart & Start prevede anche la presenza al fianco delle aziende che ricevono i finanziamenti/ aiuti di un tutor il cui obiettivo è affiancare le start up nella gestione del progetto, ad esempio nel disbrigo delle pratiche e in tutte quelle incombenze che non sono strettamente inerenti l’attività stessa che si vuole compiere.

Il servizio di tutoraggio viene attivato nei confronti di imprese attive da meno di 12 mesi e prevede una collaborazione nelle attività di gestione economica- finanziaria, disbrigo delle pratiche, marketing e organizzazione dell’attività.

Come presentare la domanda

La domanda per accedere ai finanziamenti Smart & Start possono essere presentate esclusivamente online, attraverso il sito www.invitalia.it con l’uso dello SPID oppure della CIE (Carta di Identità Elettronica) . Una volta entrati nell’area personale, occorre compilare la domanda, caricare il proprio business plan e gli allegati e quindi inoltrare la richiesta. Non ci sono scadenze o graduatorie, le domande vengono vagliate in ordine di arrivo, sono accettate o meno fino a esaurimento dei fondi. Per chi ha problemi con la compilazione della domanda vi è la possibilità di avere il tutoraggio, per prenotare il servizio è possibile chiamare il numero azzurro 848.886.886 .

Risultati

I finanziamenti Smart & Start hanno dimostrato finora di avere un discreto successo, infatti il progetto ha preso il via nel settembre 2013 (inizialmente solo come agevolazioni per il Sud) e ad agosto 2021 risultavano avviate 1.235 start up innovative , per un totale di 604 milioni di euro di finanziamenti e 7663 nuovi occupati.

Start Up innovativa: per la costituzione necessario intervento notarile – La sentenza

Senza l’intervento del notaio la costituzione di una start up innovativa si presenta in tutto e per tutto come un’operazione illegittima. Questo è quanto in estrema sintesi, con la sentenza numero 2643 del 4 marzo del 2021, ha sancito la Sezione sesta del Consiglio di Stato nell’accogliere un ricorso che è stato presentato dal Consiglio Nazionale del Notariato.

Ecco perché per costituire una start up innovativa serve il notaio

La sentenza che decreta l’illegittimità della costituzione di una start up innovativa senza l’intervento e senza la presenza del notaio, di fatto rende illegittimo a cascata pure il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) del 17 febbraio del 2016. Un Decreto contro il quale, tra l’altro, il Consiglio Nazionale del Notariato aveva subito manifestato la propria opposizione presentando un ricorso dinanzi al TAR del Lazio.

Un ricorso che venne sostanzialmente respinto dal TAR del Lazio con la sentenza numero 10004 del 2017, e che ha portato il Consiglio Nazionale del Notariato, di conseguenza, a presentare il ricorso in appello al Consiglio di Stato ottenendo, invece, un pronunciamento favorevole. Un pronunciamento che, in pratica, sancisce come la costituzione di una start up innovativa senza l’intervento e senza la presenza del notaio sia illegittima in quanto risulta essere assente il necessario controllo di legalità.

Creazione online di una start up innovativa, il servizio è momentaneamente sospeso

La palla ora passa al legislatore che sarà chiamato ad intervenire proprio a seguito del pronunciamento da parte del Consiglio di Stato che, di riflesso, vieta alla start up innovativa la sua costituzione gratuita online in quanto, come sopra detto e come sopra spiegato, serve obbligatoriamente l’atto pubblico che garantisca il controllo preventivo, amministrativo e giudiziario. Non a caso, sulla piattaforma online di Infocamere attualmente si legge che il servizio risulta essere momentaneamente sospeso proprio a seguito della sentenza della Sezione sesta del Consiglio di Stato e delle conseguenti e necessarie valutazioni.

La posizione del Consiglio Nazionale del Notariato sulla costituzione delle SRL online

Il Consiglio Nazionale del Notariato, aspettando l’esito del ricorso al Consiglio di Stato, poi vinto, ha inoltre manifestato già da tempo la volontà di predisporre una piattaforma informatica unica finalizzata proprio alla costituzione delle SRL online. Ovverosia una piattaforma attraverso la quale la costituzione delle imprese, pur avvenendo senza la presenza fisica di notaio, offra tutte le garanzie di controllo a livello preventivo, amministrativo ed anche giudiziario come sopra accennato. Ovverosia l’accertamento di tutte le identità in gioco, la verifica e l’accettazione della loro volontà e, di riflesso, la conseguente stipula dell’atto unitamente a tutti i relativi adempimenti.

Già nel marzo scorso, tra l’altro, il Consiglio Nazionale del Notariato con una nota aveva fatto presente ed aveva precisato, dopo aver presentato il ricorso, di non essere per nulla contrario al modello di impresa che è rappresentato dalla start up innovativa. Ma nello stesso tempo il controllo di legalità preventivo è fondamentale per evitare che, in maniera indiscriminata, le organizzazioni malavitose facciano leva proprio su questi nuovi modelli societari che, tra l’altro, sono appetibili in quanto risultano essere agevolati in maniera significativa.

Start up innovative, un po’ di chiarezza

Che cosa sono le startup innovative? Sono società di capitali, costituite anche in forma cooperativa, che hanno come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.

Non sono molti i requisiti da possedere per essere una start up innovativa:

  • sede principale in Italia o in uno Stato Ue o Eea (Spazio economico europeo);
  • sede produttiva o filiale in Italia;
  • costituite da non più di 60 mesi;
  • ultimo bilancio non superiore a 5 milioni di euro;
  • non distribuire utili;
  • non nascere da fusione, scissione o cessione di ramo di azienda.

Inoltre devono avere almeno una di queste caratteristiche:

  • spese in ricerca e sviluppo maggiori o uguali al 15% del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione;
  • almeno i 2/3 dei dipendenti o collaboratori con laurea magistrale oppure 1/3 di dottorati, dottorandi o laureati con almeno tre anni di attività di ricerca certificata o almeno un brevetto o privativa industriale.

Detto questo, i vantaggi che derivano dall’essere una start up innovativa sono diversi, purché si sia iscritti nell’apposita sezione speciale del Registro delle Imprese:

  • agevolazioni fiscali per le pratiche del Registro delle Imprese;
  • disciplina societaria flessibile;
  • disciplina su misura per i rapporti di lavoro a tempo determinato;
  • facilitazioni burocratiche (possibilità di costituzione della start up innovativa in forma di srl con procedura semplificata);
  • accesso semplificato, gratuito e diretto al Fondo di Garanzia per le Pmi;
  • equity crowdfunding;
  • non assoggettamento alla procedura di fallimento.

Oltre a questo, ci sono anche i vantaggi della procedura semplificata per la costituzione di una start up innovativa in forma di Srl con modello tipizzato: è infatti possibile utilizzare una procedura semplificata, che prevede per la stipula di atto costitutivo e statuto l’utilizzo di un modello standard tipizzato avvalendosi della piattaforma online disponibile su startup.registroimprese.it. In alternativa, atto costitutivo e statuto possono essere redatti con l’assistenza diretta della Camera di commercio.

In Italia, è Milano la capitale delle start up che fanno innovazione: con 842 imprese, il 13,2% del totale nazionale che è di 6.362, è il primo comune italiano per concentrazione di start up innovative, seguito dalla città di Roma con quasi 505 (7,9%) e Torino con 260 (4,1%). Alle start up innovative si aggiungono le 37 Pmi innovative, quasi una su sette (13,8%) tra quelle registrate in Italia (268). Oltre l’80% delle start up e Pmi innovative milanesi opera nei servizi, in particolare nella produzione di software (37% delle start up) e nell’informazione (14%), il 9% nell’industria, soprattutto fabbricazione di computer e macchinari. Quasi una start up innovativa milanese su otto (11,5%) è femminile, una su cinque (19,5%) in mano a giovani ed oltre una su undici (9,4%) è attiva in ambito energetico. Emerge da un’elaborazione Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese a ottobre 2016.

Baby sitter? Uomo è meglio

Chi ha detto che baby sitter è un nome femminile? Complice anche la crisi, che induce molte persone a reinventarsi, sono sempre di più gli uomini che scelgono di cimentarsi come baby sitter. E il business pare abbia un futuro.

Secondo la start-up Vicker, che ha sviluppato l’unica app riconosciuta dal ministero del Lavoro che mette in comunicazione chi cerca un servizio qualificato e in regola, con chi si candida a svolgere con professionalità una mansione per la quale si sente portato, il baby sitter uomo è visto come “affidabile, discreto, paziente e poliedrico”.

Il profilo emerge da uno studio promosso da Vicker, in collaborazione con l’associazione Donne e Qualità della Vita, della psicologa Serenella Salomoni.

Secondo lo studio, sempre più genitori ricorrono a baby sitter maschi, per diversi motivi: l’uomo ha più pazienza nel gestire i bambini nel 59% dei casi, gioca volentieri nel 63% delle situazioni, si innervosisce meno 55%, è più puntuale nel 42% dei casi e ritenuto dagli stessi genitori più affidabile (nel 53% dei casi).

Inoltre, spiega ancora lo studio, i baby sitter di sesso maschile sono più ricettivi rispetto ai consigli e alle indicazioni delle mamme, abbassando così il rischio di dinamiche competitive: lo pensa il 33% del campione.

Gli uomini per il 52% sono anche più creativi delle baby sitter donne, per il 20% sono più portati per le attività fisiche e utilizzano un linguaggio comprensibile per i più piccoli.

Tutto rose e fiori, quindi? Non proprio. Per il 66% di chi ha partecipato allo studio, gli uomini sono più disordinati, per il 64% hanno meno competenza nel preparare pranzo e alimenti per i piccoli.

Infine, il 33% degli psicologi dell’infanzia interpellati da Vicker ritiene i baby sitter uomini troppo permissivi e il 44% più soggetti ad ansia e agitazione in caso di emergenze e imprevisti.

In effetti – dice Luca Menti, cofondatore insieme a Matteo Cracco di Vicker – su Vicenza e Roma, le prime due città in cui abbiamo lanciato Vicker a pieno regime, il 35% degli utenti che ha richiesto un servizio di baby sitting ha poi scelto un uomo. E a Milano e Padova, dove abbiamo lanciato rispettivamente una e due settimane fa la campagna per la ricerca dei lavoratori per poi rendere il servizio operativo al 100% entro fine mese, più o meno un terzo delle persone che si sono candidate come baby sitter sono di sesso maschile”.

Start-up, i costi dell’avvio

Si fa presto a dire start-up, specialmente se si considerano gli investimenti necessari per avviarla, almeno in Italia. Una buona idea, infatti, non basta se non supportata da una bella cifra da mettere sul piatto. Cifra che, in Italia, per l’avvio di una start-up è in media di circa 50mila euro.

È quanto emerge dall’ultimo rapporto del Global Entrepreneurship Monitor, che ha calcolato in poco più di 55mila dollari (circa 50mila euro, appunto) il capitale medio che nel nostro Paese serve ad avviare una start-up.

Un cifra che, negli anni, nella media globale, si è significativamente abbassata, subendo delle oscillazioni. Il rapporto sottolinea infatti che nel 2015, nel mondo, la media dell’investimento necessario per aprire una start-up era di circa 13mila dollari, contro i 54mila del 2004 e i 65mila del 2006.

Il dato incoraggiante dell’Italia, all’interno di questo panorama, riguarda l’imprenditoria giovanile. Molto spesso, infatti, start-up è sinonimo di imprenditore giovane, come dimostrano le 31mila nuove imprese gestite da under 35 iscritte alle Camere di commercio nel secondo trimestre del 2016.

L’altra faccia della medaglia per l’imprenditore giovane è data dalla difficoltà di accesso al credito, specialmente in un periodo nel quale le banche sono tutt’altro che propense a erogare finanziamenti. Una situazione che spinge gli imprenditori (il 95% di loro, secondo il report, investe risparmi personali) a cercare fonti alternative di finanziamento.

Una dinamica che, in Italia, porta i neo imprenditori a ricorrere principalmente alle banche per aprire la propria start-up, anche se sono sempre più diffuse forme di finanziamento innovative come le cooperative di comunità, la microfinanza, il lending crowdfunding e l’equity crowdfunding.

Start-up innovativa? Occhio al decreto

Ecco una novità che devono conoscere quanti hanno intenzione di dare vita a una start-up innovativa. Dall’1 luglio 2016 sul sito del ministero dello Sviluppo Economico è infatti pubblicato il decreto di approvazione delle specifiche tecniche per la struttura di modello informatico e di statuto della Srl start-up innovativa.

Il decreto stabilisce che l’atto costitutivo e lo statuto di ogni Srl start-up innovativa devono essere redatti e sottoscritti con firma digitale, utilizzando la piattaforma apposita del Registro imprese.

Una volta redatto e sottoscritto l’atto, la piattaforma provvede a trasmettere all’ufficio delle Entrate competente una pec dedicata con il modello sottoscritto, l’atto costitutivo e gli eventuali documenti a corredo e la ricevuta di pagamento.

A sua volta, l’ufficio delle Entrate, sempre attraverso pec, trasmette all’indirizzo dedicato la liquidazione finale e gli estremi di registrazione della start-upp innovativa creata. Effettuata la registrazione, la piattaforma del Registro imprese, integra automaticamente gli estremi di registrazione nel file della pratica relativa alla società.

Confassociazioni e la cultura digitale

Una delle chiavi per lo sviluppo del sistema Italia è la diffusione della cultura digitale. Lo sa bene Confassociazioni che, attraverso le parole del vice presidente con delega alle Pmi, Giorgio Roveri, ha commentato i dati di “Report Startup Seo 2016”, ricerca redatta da Instilla, società milanese che si occupa di ottimizzare i processi di marketing digitale.

InfoCamere – ha scritto in una nota il vice presidente di Confassociazioniha comunicato che nei primi tre mesi del 2016 il numero delle startup innovative è cresciuto del 5,8%, toccando quota 5.439: un dato che fa ben sperare per la ripresa della nostra economia. Preoccupa, però, il fatto che anche una buona parte di queste imprese, attive soprattutto nel settore dei servizi, non disponga di un adeguato supporto digitale”.

L’analisi – ha proseguito Roveri, sottolineando l’attenzione di Confassociazioni per questa tematica – tratteggia un quadro, a mio avviso, molto preoccupante, perché ricorda da vicino tutte le criticità digitali delle Pmi mature. Secondo la società milanese, delle 5.143 imprese iscritte al Registro italiano a fine dicembre 2015 solo poco più della metà (58,3%) ha dichiarato di possedere un sito web, di cui risulta funzionante poco meno del 30%. Il che vuol dire che un solo sito su tre è operativo: troppo poco se pensiamo che oggi gli strumenti digitali sono di fatto la chiave strategica per la crescita delle Pmi italiane. Non penso solo all’importanza di avere un sito, ma anche a tutti gli altri supporti tecnologici utili per fare comunicazione, marketing, vendita e customer care”.

Oggi più che mai investire in cultura d’impresa significa investire in cultura digitale – ha concluso il vice presidente di Confassociazioni -. Questi nuovi mezzi realmente possono attivare significativi cambiamenti nei tradizionali modelli di business aziendali. Ben vengano, dunque, percorsi di aggiornamento e di formazione come il Master Italiano sull’Innovazione Digitale per le Vendite recentemente bandito da una delle nostre associazioni aderenti, l’ADICO. Saper utilizzare ciò che i nostri tempi moderni e digitalizzati ci offrono è una necessità a dir poco strategica. Sta a noi saper maneggiare, questi strumenti, con cura e a nostro vantaggio che, se vissuto in un’ottica di condivisione, rappresenta il vantaggio di tutti”.

Corrono le imprese innovative in Lombardia

La Camera di Commercio di Milano ha effettuato un’elaborazione dalla quale emerge che in Lombardia sono 1.139 le imprese, tra start up e Pmi, che operano nel campo dell’innovazione tecnologica e pesano il 22% sul totale italiano di 5.163.

Imprese che vanno dal birrificio artigianale alla società che ha sviluppato app dedicate alle esigenze delle moderne donne multitasking, dalla realtà aumentata applicata ai beni culturali alla piattaforma per la vendita online dei prodotti agricoli a km zero.

Non mancano imprese che hanno elaborato una tecnologia nel campo dell’assistenza alle malattie neurodegenerative e respiratorie, la testata online dedicata ai temi della finanza e del crowdfunding, la piattaforma per lo scambio dell’usato griffato e il progetto di supporto logistico ad una campagna olimpica trasformatosi, col tempo, in ricerca e promozione della sostenibilità ambientale.

Milano risulta la provincia più innovativa, con 764 imprese, pari al 67% regionale e al 15% italiano. Seguono, a livello regionale, Brescia (98 imprese innovative, 8,6% lombardo), Bergamo (84, 7,4%), Monza e Brianza (38) e Pavia (32) e in Italia Roma (8,5%), Torino (5%), Napoli e Bologna.

Sulla scorta di questi dati è stato organizzato nei giorni scorsi un workshop su finanziamenti europei per lo sviluppo di imprese, dee e prodotti innovativi in Camera di commercio: come finanziare un’idea innovativa utilizzando i finanziamenti europei disponibili.

L’Italia è il secondo Paese in Europa per i progetti finanziati a novembre 2015. Sono stati 37 su 236 domande presentate. Dopo la Spagna e davanti al Regno Unito, l’Italia è al secondo posto in Europa, con 185 domande su 2057 proposte.

Startup innovative e modello UNICO SC 2016

Che le startup innovative siano una risorsa per la nostra economia è un fatto che, oltre che dalle chiacchiere e dalle belle parole, deve essere supportato da politiche che possano favorirne lo sviluppo e il business.

Per fortuna il fisco se n’è accordo e nel nuovo modello UNICO SC 2016 per le società di capitali, che ha subito parecchie modifiche nel quadro RS rispetto alla versione 2015 è interessante segnalare quanto riportato nel prospetto degli “Investimenti in Startup innovative”, nel quale è stata prevista la nuova casella “Pmi innovativa” (nei righi da RS160 a RS162).

Con questa aggiunta è dunque stato applicato quanto disposto dal D.L. n. 3/2015 con l’applicazione delle disposizioni sulle agevolazioni per la deduzione dell’investimento in startup innovative contenute nel D.L. n. 179/2012 e previste per Pmi e startup innovative che operano sul mercato da meno di 7 anni dalla loro prima vendita commerciale.

Le agevolazioni a queste startup innovative si applicano nel rispetto delle condizioni e dei limiti previsti dall’articolo 21 del regolamento (Ue) 651/2014 della Commissione del 17 giugno 2014. Ricordiamo quindi che la nuova casella inserita nel modello UNICO SC 2016 va barrata esclusivamente se l’investimento è stato effettuato in Pmi.

Start-up innovative, al via il bando a Milano

Aspiranti imprenditori e start-up, pronti a partire di slancio? È stato presentato nei giorni scorsi il bando per Speed MI Up, l’incubatore di Università Bocconi, Camera di Commercio e Comune di Milano

Il bando, che si chiuderà il 14 aprile, dà il via alla settima edizione dell’iniziativa, che mira a favorire la nascita e lo sviluppo di start-up, soprattutto innovative, e rafforzare l’integrazione tra il mondo delle imprese e dei professionisti attraverso l’offerta di un programma formativo, di un servizio di tutoraggio individuale, di supporto continuativo di tutoring, di supporto nell’accesso a risorse finanziarie e servizi in materia di innovazione, ricerca scientifica e internazionalizzazione.

Sono inoltre messi a disposizione delle start-up, spazi attrezzati di lavoro con postazioni open space, aree di incontro informale e spazi di rappresentanza.

Speed MI Up ospita attualmente 25 start-up in fasi diverse di sviluppo, selezionate grazie ai sei bandi che si sono susseguiti a partire dal 2013, alle quali si devono aggiungere una decina di imprese che hanno concluso il periodo di incubazione.

Sono 779 le start-up innovative a Milano, che rappresentano il 68% del totale lombardo e circa il 15% italiano. La maggior parte opera nel settore dei servizi avanzati (82,6%), seguita dall’industria (11,2%) e dal commercio (5,8%). In particolare sono attive nel settore dell’informazione e comunicazione (52,1%) e nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (21,8%).

La maggior parte delle start-up innovative conta meno di quattro addetti, seguite dalle imprese che hanno da cinque a nove addetti. Inoltre, 162 sono giovanili e 91 femminili. Secondo un rapporto del Servizio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Milano su dati Registro Imprese 2015 e 2014, Milano è prima in Italia per numero di start-up innovative (15%), seguita da Roma (9%), Torino (5%), Napoli e Bologna (3%).

Questo progetto è una infrastruttura ormai consolidata per la città, a disposizione delle imprese, a partire dalle start up e dai giovani professionisti – ha dichiarato Alberto Meomartini, presidente del consorzio Speed MI Up e vice presidente della Camera di commercio di Milano -. Abbiamo creato un luogo di dialogo tra istituzioni e università per aiutare la crescita delle idee d’impresa innovative, in particolare dei giovani”.