Contributi a fondo perduto e finanziamenti Smart and Start per imprese femminili e giovani: cosa sono?

Il programma Smart and Start è una delle misure del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) che prevede finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto a favore delle nuove attività. La misura va a favore soprattutto delle imprese gestite da donne e da giovani under 35. Sono varie le condizioni per accedere ai finanziamenti agevolati che prevedono prestiti fino al 90% a tasso zero con durata massima di 10 anni. Nel dettaglio, le tipologia di attività finanziabili.

Finanziamenti agevolati Smart and Start: quali sono gli ambiti di attività delle nascenti imprese per richiedere il prestito?

La misura Smart and Start del ministero per lo Sviluppo Economico sostiene la creazione di nuove imprese innovative, purché l’attività sia ad alto contenuto tecnologico oppure sia volta a produrre soluzioni e servizi nell’ambito dell’economia digitale, dell’Internet of thing (IoT), dell’intelligenza artificiale e del blockchain. I progetti delle nuove imprese sono finanziabili per importi che vanno da 100 mila euro a 1,5 milioni di euro. Per le imprese gestite da donne, il finanziamento a tasso zero è del 90% dell’importo riconosciuto; per tutte le altre imprese il finanziamento arriva all’805.

Quali sono le condizioni dei contributi a fondo perduto alle imprese Smart and Start del ministero per lo Sviluppo Economico?

I finanziamenti agevolati Smart and Start del ministero per lo Sviluppo Economico hanno una durata limite di dieci anni. Per le imprese nascenti in alcune regioni italiane sono previsti anche dei contributi a fondo perduto. Infatti, per le imprese con sede in Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Sardegna, Basilicata e Molise il finanziamento ottenuto deve essere restituito solo in parte, pari al 70% dell’intero importo preso a prestito per e spese ammissibili. La differenza con quanto ottenuto realmente costituisce il contributo a fondo perduto.

Servizi tecnici e di tutoraggio per avviare un’impresa con il servizio Smart and Start

Oltre ai contributi a fondo perduto e ai finanziamenti agevolati, la misura Smart e Start prevede anche servizi di tutoraggio gestionale e tecnico. Le nuove imprese possono accedere a questo servizio per la durata di un anno. Per le imprese nate da non più di 12 mesi, il valore dei servizi di tutoraggio è pari a 15 mila euro purché la sede sia in una delle regioni agevolate (Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Sardegna, Basilicata e Molise). Se l’azienda è localizzata nelle altre regioni, il valore del tutoraggio scende a 7.500 euro.

Quali piani di impresa sono ammissibili ai fini dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti Smart and Start?

Le spese ammesse ai finanziamenti agevolati e ai contributi a fondo perduto per la nascita di nuove imprese possono essere classificate nelle seguenti:

  • quelle che abbiano contenuto innovativo e tecnologico;
  • le spese per sviluppare i servizi, i prodotti e le soluzioni in ambito di economia digitale, di intelligenza artificiale, di Internet of Thing, di blockchain;
  • i costi sostenuti per valorizzare economicamente i risultati della ricerca privata e pubblica.

I progetti, data l’elevato contenuto innovativo, possono essere portati a termine anche con organismi di ricerca, acceleratori di impresa, incubatori e Digital Innovation Hub (Dih).

Quali spese sono ammissibili ai fini dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti Smart and Start?

Per quanto attiene alle spese ammissibili ai fini dei finanziamenti agevolati e ai contributi, la misura Smart and Start prevede la copertura delle:

  • immobilizzazioni materiali, ovvero delle spese sostenute per macchinari, impianti e attrezzature tecnologiche. I beni devono essere nuovi di fabbrica e in linea con l’attività prodotta dalla nuova impresa;
  • le immobilizzazioni immateriali, nell’ambito delle quali sono agevolabili le spese per i marchi, i brevetti, le licenze, le certificazioni, i know how e le conoscenze tecniche. Anche per questi beni deve esserci correlazione con l’attività che andrà a svolgere la nascente impresa;
  • le spese per i servizi direttamente funzionali a realizzare l’attività dell’impresa in linea con il piano per il quale sia stato presentato il progetto. Sono ammissibili le spese per la progettazione, per lo sviluppo, per la personalizzazione e per il collaudo delle soluzioni informatiche, per gli impianti produttivi e tecnologici, per gli acceleratori di impresa, per il marketing e per le collaborazioni con le realtà di ricerca.

Quali spese del personale sono agevolabili per i contributi a fondo perduto e i finanziamenti Smart and Start del Mise?

Risultano altresì agevolabili con finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto del Mise le spese del personale dipendente e dei collaboratori rientranti nei requisiti previsti dalla leggera h) del comma 2, dell’articolo 25, del decreto legge numero 179 del 2012. Nel dettaglio, si tratta delle “spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 15 per cento del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della start-up innovativa. Dal computo per le spese in ricerca e sviluppo sono escluse le spese per l’acquisto e la locazione di beni immobili”.

Quali spese del personali sono comprese nei finanziamenti e contributi a fondo perduto del Mise?

Ai fini di questo provvedimento, in aggiunta a quanto previsto dai princìpi contabili, sono altresì da annoverarsi tra le spese in ricerca e sviluppo: le spese relative allo sviluppo precompetitivo e competitivo, quali sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan, le spese relative ai servizi di incubazione forniti da incubatori certificati, i costi lordi di personale interno e consulenti esterni impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo, inclusi soci ed amministratori, le spese legali per la registrazione e protezione di proprietà intellettuale, termini e licenze d’uso. Le spese risultano dall’ultimo bilancio approvato e sono descritte in nota integrativa. In assenza di bilancio nel primo anno di vita, la loro effettuazione è assunta tramite dichiarazione sottoscritta dal legale rappresentante della start-up innovativa”.

Quali altre spese per il personale sono finanziabili con la misura Smart and Start?

Ulteriori spese per il personale dipendente e per i collaboratori sono finanziabili con i contributi Smart and Start. In particolare, ricorre l’ammissibilità della spesa nel caso in cui l’impresa start up per l'”impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un’università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero, ovvero, in percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale ai sensi dell’articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 22 ottobre 2004, numero 270;

Ulteriori spese ammissibili per personale e collaboratori

Infine, risultano agevolabili con i contributi a fondo perduto o i finanziamenti agevolati le spese della start up che sia “titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all’oggetto sociale e all’attività di impresa”.

Come inviare le domande di contributi a fondo perduto e di finanziamenti agevolati Smart and Start?

Per l’invio della domanda dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti agevolati per la nascita di start up innovative, anche al femminile e per giovani, è necessario utilizzare la procedura telematica. In particolare, la piattaforma informatica si trova sul portale internet di Invitalia, dove è presente anche la modulistica. Risulta necessario seguire gli schemi indicati sul portale e le modalità di invio. Le imprese ammesse al beneficio devono stipulare un contratto di finanziamento con il soggetto gestore.

PMI: dal MISE arrivano 2,5 miliardi per transizione ecologica e digitale

Partono i finanziamenti in favore delle PMI Innovative e startup, ciò grazie al MISE che ha assegnato CDP Venture Capital Sgr, controllata al 70% dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti (CDP), le risorse stanziate. Ecco come saranno gestiti gli aiuti.

Stanziati i fondi per Piccole e Medie Imprese: dal MISE verso CDP Venture Capital

CDP Venture Capital Sgr avrà a disposizione nei prossimi mesi 2 miliardi di euro stanziati dal Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE) in attuazione del decreto infrastrutture, a questi fondi si aggiungono ulteriori risorse e in particolare 550 milioni di euro previsti dal Piano Nazionale di Resilienza e Resistenza (PNRR) e 600 milioni provenienti da CDP (Cassa Depositi e Prestiti) e investitori terzi.

Le risorse saranno destinate a progetti mirati e in particolare:

  • potenziamento delle attività di investimento diretto e indiretto (creazione di fondi);
  • promozione di iniziative a favore della transizione ecologica ecologica e digitale in particolare per le filiere chiave dell’economia del Paese;
  • creazione di nuovi strumenti di equity e debiti;
  • sostegno alle startup attraverso processi di accelerazione e trasferimento tecnologico.

Aiuti alle PMI: le parole del ministro Giancarlo Giorgetti

Il Ministro per lo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, nell’annunciare questa importante partnership ha sottolineato che l’obiettivo è favorire la crescita di un ecosistema di innovazione e accompagnare la transizione ecologica e digitale aiutando le imprese in questo importante processo. L’obiettivo di CDP Venture Capital è anche attirare investimenti nazionali e internazionali in modo da veder crescere il tessuto economico italiano.

Il Ministro Giorgetti ha anche sottolineato che il passaggio verso imprese tecnologiche, digitali e innovative è improcrastinabile, ma se questo percorso non è affrontato con lungimiranza e accompagnato dalle giuste misure, può lasciare indietro uno strascico di “morti e feriti”, cioè aziende che non essendo riuscite a stare al passo, sono costrette alla chiusura e di conseguenza si creano disoccupati. L’insieme delle misure che dovrebbero nascere dalla partnership tra MISE e CDP Venture Capital ha proprio l’obiettivo di evitare questo e quindi di preservare il tessuto economico del Paese tutelando le PMI che più delle grandi aziende possono avere difficoltà negli investimenti in nuove tecnologie.

Le PMI per ottenere aiuti e finanziamenti possono accedere anche al Fondo Nazionale Innovazione, per saperne di più leggi l’articolo: Fondo Nazionale Innovazione per supportare start up innovative

Startup innovative: cosa sono, requisiti e agevolazioni

Le startup innovative sono società di capitali, costituite anche in forma cooperativa che hanno come oggetto la produzione e la commercializzazione di prodotti e servizi con alto contenuto tecnologico. Queste imprese giovani sono nate per crescere esponenzialmente con grande velocità. Lo status di startup innovativa si acquisisce tramite un’autocertificazione che deve essere sottoscritta dal legale rappresentante che può godere delle agevolazioni previste dalla legge, previo registrazione nella sezione del Registro delle Imprese dedicata.

Le startup innovative godono dei benefici previsti dalla legge entro i cinque anni dalla loro costituzione. Trascorso questo tempo, continuano a usufruirne rientrando tra le piccole e medie imprese (PMI) italiane.

Requisiti di una startup innovativa

Una startup innovativa deve rispettare i seguenti requisiti obbligatori:

  • l’impresa deve essere costituita e svolgere attività da non più di cinque anni;
  • il fatturato complessivo, a partire dal secondo anno di esercizio, non deve essere uguale o superiore a 5 milioni di euro;
  • deve avere sede in Italia o in un altro Stato membro europeo, in ogni caso almeno una sede produttiva o una filiale deve essere in territorio italiano;
  • è vietata la distribuzione degli utili sin dall’inizio dell’attività, i quali dovrebbero essere utilizzati per reinvestire o per costituire una garanzia per eventuali debiti contratti verso terzi o fornitori;
  • azioni e quote del capitale sociale non sono quotate in un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione;
  • non deve scaturire da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di ramo d’azienda;
  • oggetto sociale prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi
    innovativi ad alto valore tecnologico;

Una startup deve rispondere ad almeno uno dei seguenti requisiti soggettivi (alternativi):

  • spese in ricerca e sviluppo di almeno il 15% rispetto al maggiore valore tra costo e fatturato di produzione;
  • almeno un terzo degli impiegati deve possedere un titolo di dottorato di ricerca o che svolgono un’attività di ricerca presso l’Università. Oppure almeno due terzi della forza lavoro deve essere in possesso di una laurea magistrale;
  • titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale;

Agevolazioni per una startup innovativa

La legge prevede le seguenti agevolazioni per le startup innovative:

  • esonero dal pagamento del diritto camerale annuale, dei diritti di segreteria e delle imposte di bollo;
  • assunzione di personale semplificata e agevolata: contratti a tempo determinato non superiori a due anni che possono essere rinnovati più volte nel medesimo periodo di tempo;
  • remunerazione dei dipendenti in modo flessibile;
  • remunerazione dei collaboratori previo partecipazione al capitale sociale, pagando i dipendenti attraverso piani di incentivazione in equity, dove ognuno possederà una parte del capitale dell’impresa;
  • possibilità di raccogliere capitali con campagne di crowdfunding, tramite l’introduzione di una disciplina specifica per il suo funzionamento che deve essere autorizzato e controllato dalla Consob;
  • accesso a un fondo di garanzia messo a disposizione del governo, affinchè le startup innovative possono avere un accesso agevolato al credito con la concessione di garanzie sui prestiti bancari, tramite una copertura fino a un massimo dell’80% del credito erogato;
  • supporto al processo di internalizzazione messo a disposizione dall’Agenzia ICE, con un aiuto in materia normativa, societaria, fiscale ecc.

Vantaggi fiscali per gli investitori in startup innovative 2021

Le persone fisiche che hanno intenzione di investire in startup innovative possono usufruire di una detrazione IRPEF del 50%, ai sensi del Regolamento “de minimis” e deve essere mantenuto per almeno tre anni. Con un investimento diretto a una o più startup, in ogni periodo d’imposta il tetto è fissato a 100.000 euro. La start up che ha ricevuto l’investimento non può essere destinataria di aiuti in “de minimis” per oltre 200.000 euro nell’arco di tre esercizi finanziari.

Per gli investimenti 2020, la domanda può essere inoltrata al MISE tramite la relativa piattaforma online entro il 30 aprile 2021. Chi presenta istanza deve essere in possesso dello SPID, PEC dell’impresa beneficiaria, firma digitale. E’ richiesta anche la PEC del soggetto investitore.

Aumentano le startup costituite online

Le startup innovative costituite attraverso la nuova modalità digitale e gratuita sono in continuo aumento: al 31 dicembre 2017 erano ben 1.117, con un tasso di crescita registrato pari al 39,6%, come dimostrato dal nuovo rapporto trimestrale di monitoraggio pubblicato dal ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione con Unioncamere e InfoCamere.

E’ da luglio 2016 che si può costituire una società anche di capitali senza dover far ricorso all’atto notarile, ma tramite un modello standard per gli atti fondativi dell’impresa, personalizzabili dall’utente sulla piattaforma online dedicata.
Inoltre, si ricorre alla firma digitale a garanzia dell’identità dei contraenti e la procedura rimane gratuita, senza contare la rapidità con cui si riesce a portare a termine l’intero iter di costituzione della startup. Per chi ne necessita, c’è anche la possibilità di avvalersi dell’assistenza qualificata della Camera di Commercio.

Il rapporto reso noto fa sapere che, solo nel quarto trimestre del 2017, sono nate 246 imprese innovative online, con un incremento annuale di 937 unità, poiché solo un anno prima, nel dicembre 2016, le startup costituite online erano solo 180 in tutto.

A livello territoriale, la regione che vanta il maggior numero di adesioni a questa nuova misura è la Lombardia, con 275 startup costituite online, delle quali ben 181 si trovano nell’area di Milano, che è la prima provincia in classifica e che, insieme a Roma (115 startup) supera le 100 unità.
Seconda regione è però il Veneto, che raggiunge le 151 costituzioni online, con tre province tra le prime cinque. Dopo Milano e Roma, infatti, seguono Padova, Treviso e Verona.
Al contrario, ci sono province di grandi dimensioni che ancora fanno registrare poche società costituite attraverso la nuova modalità. Tra queste, ci sono Torino, Napoli, Modena e Firenze.

Vera MORETTI

Cinque milioni di euro per le startup sarde

La Giunta della Regione Sardegna ha deciso di stanziare ben 5 milioni di euro per startup e imprese innovative, supportandole e aiutandole concretamente a diventare davvero competitive sul mercato.

Un milione è destinato alle startup già nate, tre alle nuove imprese innovative e un milione al programma Entrepreneurship and Back, dedicato ai giovani che dopo un’esperienza imprenditoriale all’estero hanno deciso di tornare in Sardegna e realizzare la loro idea imprenditoriale.

Raffaele Paci, vicepresidente della Regione nonché assessore della Programmazione e del Bilancio, ha dichiarato in proposito: “La Giunta sostiene con tantissimi strumenti il processo di innovazione delle imprese, che considera prioritario e che non si applica solo ai settori ad alta tecnologia, ma anche all’edilizia, all’agricoltura, all’artigianato, al turismo, al sociale. Mettiamo a disposizione finanziamenti per le imprese e le accompagniamo in tutto il loro percorso sin dalla nascita dell’idea, appunto con il sostegno alle start up, ma anche con strumenti come il fablab, l’agenda digitale, il contamination lab. Non c’è sviluppo economico senza impresa, e noi lavoriamo ogni giorno per creare le condizioni migliori per fare impresa nel miglior modo”.

I fondi sono messi a disposizione con il meccanismo del bando a sportello, che garantisce procedure più rapide e snelle ma anche più efficienti.
Il milione messo a disposizione per le startup va ad aggiungersi ai 2,5 milioni già stanziati sull’Asse I e destinati alle start up del sociale: prevede un finanziamento fra 50 e 100mila euro per le startup che, in qualunque settore, si dimostrano innovative nel prodotto, nel processo produttivo o nell’orientamento rispetto al mercato.
Per questo bando è in corso la fase di valutazione delle domande e, una volta esauriti i fondi, potrà essere rifinanziato.

I tre milioni destinati alle nuove imprese innovative riguardano quelle che, superata la fase di startup, si trovano comunque agli inizi e necessitano di essere supportate e rafforzate per non soccombere nel confronto con le imprese più navigate e quindi arrivare sul mercato in modo convincente e consistente.

Per ogni domanda che sarà valutata positivamente è previsto un finanziamento fino al 70% sul totale dell’investimento, graduato in base al livello di innovatività proposto.
Il bando è pronto per essere pubblicato nei prossimi giorni.

La terza tranche è dedicata al programma Entrepreneurship and back e vede coinvolti studenti universitari o neolaureati che, dopo aver accresciuto le loro competenze attraverso percorsi formativi in centri di eccellenza, possono finalmente inserirsi in un contesto produttivo e mettere a frutto quanto appreso.
In questo caso, il milione stanziato dalla Giunta servirà a finanziare l’idea maturata all’estero ma da realizzare nella realtà regionale.

Vera MORETTI

Start-up innovative, scommessa di UniCredit

Il programma di accelerazione UniCredit Start Lab, promosso da UniCredit per favorire lo sviluppo delle start-up innovative italiane, ha erogato il suo quarto finanziamento in equity. Beneficiaria del finanziamento è WIB Machines, giovane start-up siciliana specializzata nello sviluppo di vending machine di nuova generazione.

La start-up WIB beneficerà di un finanziamento complessivo di 610mila euro per sviluppare ulteriormente il proprio business, finalizzato alla creazione di un nuovo canale di vendita automatico in grado di combinare i vantaggi dell’e-commerce con la comodità e sicurezza del negozio sotto casa.

WIB ha già realizzato delle installazioni pilota in partnership con Coop, fra cui una all’interno del Future Food District di Expo 2015 e l’interesse ricevuto dagli Stati Uniti, dove sono già state installate delle prime unità WIB, spingerà la start-up siciliana ad avviare una propria legal entity sull’area di New York entro l’anno.

Siamo felici di poter sostenere, con questo quarto investimento nell’equity, una delle quasi 100 start-up che hanno partecipato in questi primi 2 anni di attività al programma di accelerazione UniCredit Start Lab. Favorire l’innovazione e accompagnare giovani imprenditori che ne fanno un pilastro della propria attività vuole essere per noi un segno sempre più caratterizzante e distintivo”, è stato il commento di Gabriele Piccini, Country Chairman Italy di UniCredit.

La banca ricorda anche che, a partire dallo scorso 30 settembre, le start-up innovative si posso ufficialmente candidare per l’edizione 2016 di UniCredit Start Lab sul sito www.unicreditstartlab.eu, che annovera tra le principali novità la possibilità di accesso al programma per start-up operanti da meno di 5 anni (erano 3 anni sino alla scorsa edizione) e Pmi innovative.

Siamo un Paese di startup

Italia, Paese di santi, poeti, navigatori e startupper. Secondo i dati contenuti nel report strutturale sulle startup innovative redatto da Infocamere e relativo al terzo trimestre 2015, nel nostro Paese sono nate quasi 500 nuove startup negli ultimi due mesi.

Nel dettaglio, al 30 settembre 2015 erano 4.704 le startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese, +11,8% rispetto alla fine di giugno (456 aziende in più), con 18.677 soci.

Per quanto riguarda i settori merceologici nei quali sono attive le startup innovative italiane il 72,3% di loro opera nel campo dei servizi alle imprese, il 18,8% nell’industria, il 4,2% delle startup nel commercio.

Dai dati emerge anche come startup faccia rima con giovani. Sono infatti 1.122 le startup under 35, il 23,9% del totale. Le società in cui almeno un giovane è presente nella compagine societaria sono quasi 2mila (1.890), il 40,2% del totale.

Purtroppo, però, la dimensione femminile delle startup italiane è ancora troppo debole: sono solo 611, pari al 13% del totale. Le società in cui almeno una donna è presente nella compagine societaria sono invece poco più di 2mila (2.099), il 44,6% del totale.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle startup innovative italiane, la Lombardia è la regione che ne incuba il numero maggiore: 1.018, pari al 21,6% del totale. A seguire Emilia-Romagna con 541 (11,5%), Lazio 455 (9,7%), Veneto 360 (7,6%) e Piemonte 326 (6,9%), mentre il Trentino-Alto Adige è la regione con la più elevata incidenza di startup in rapporto alle società di capitali: 91 startup ogni 10mila società di capitali.

Se poi si considera che lo scorso anno il valore della produzione media, calcolato sulle 2.663 startup innovative che hanno reso noti i loro bilanci, è stato di 131mila euro, si capisce come in Italia vi sia terreno fertile per innovare, fare business e produrre ricchezza.

Quali detrazioni per chi investe in startup

Chi investe in startup innovative può beneficiare di alcune detrazioni fiscali che si possono ottenere presentando il modello UNICO, come precisato da una circolare dell’Agenzia delle Entrate in cui venivano fatti chiarimenti circa la dichiarazione dei redditi 2015 e il 730 semplificato ed ordinario.

Gli investimenti in startup innovative sono agevolati fiscalmente dall’articolo 29 del decreto legge 179/2012: detrazione del 19% per gli anni dal 2013 al 2016 per investimenti diretti o tramite organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) che investono prevalentemente in start up innovative. La detrazione sale al 25% nel caso di investimenti in start up innovative a vocazione sociale o in ambito energetico.

Per ottenere l’agevolazione è bene sapere che il massimo detraibile è pari a 550mila euro per ciascun periodo d’imposta, mantenuto per almeno due anni. L’eventuale cessione, anche parziale, comporta la decadenza dal beneficio e l’obbligo di restituire l’importo eventualmente detratto, unitamente agli interessi legali. L’ammontare non detraibile, in tutto o in parte, nel periodo d’imposta, può essere portato in detrazione nei periodi successivi, non oltre il terzo anno.

Si tratta, come viene spiegato dall’Agenzia delle Entrate, di un meccanismo “particolarmente articolato, in quanto richiede di considerare numerosi elementi“, come la tipologia di investimento, l’ammontare della detrazione fruibile nel corso dell’anno, l’eventuale importo residuo da riportare negli anni successivi.
Inoltre, viene ricordato che “la detrazione investimenti in start-up è stata inclusa solo nel modello UNICO e quindi può essere fruita esclusivamente utilizzando quest’ultimo modello“.

Nel modello UNICO PF (persone fisiche), il rigo RP 80 è appositamente dedicato alla detrazione investimenti in startup. La compilazione del rigo prevede l’indicazione del codice fiscale della startup in cui è stato effettuato l’investimento, la tipologia, l’ammontare dell’investimento, il codice che identifica la detrazione al 19 o al 25%, l’ammontare della detrazione spettante e poi il totale delle detrazioni, nel caso in cui siano stati effettuati più investimenti.

Vera MORETTI

Pubblicato il nuovo decreto Smart&Start

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del ministro dello Sviluppo economico dedicato alle startup innovative.
Nel decreto sono comprese le regole per gli incentivi del nuovo bando Smart&Start rivolto alle giovani realtà imprenditoriali innovative italiane.

Ma, nonostante la pubblicazione in Gazzetta, dovranno passare 60 giorni prima che Invitalia, ovvero il braccio operativo che si occupa del programma, possa dare il via alle operazioni.

Vediamo nel dettaglio le novità all’interno del decreto.

Per prima cosa, esso è stato esteso a tutte le potenziali realtà del territorio italiano, alle quali vengono date agevolazioni per un totale di 200 milioni di euro per il sostegno di programmi d‘investimento e costi di esercizio per piani d‘impresa, purché si risponda a determinati requisiti.

Ovviamente, per accedere alle agevolazioni, le nuove imprese devono essere innovative, iscritte nella relativa sezione speciale del Registro delle imprese, caratterizzate da un significativo contenuto tecnologico e innovativo oppure essere mirate allo sviluppo di prodotti, servizi e soluzioni per l’economia digitale o ancora finalizzate alla valorizzazione economica di quanto scoperto tramite ricerca pubblica e privata.

Gli incentivi possono andare anche a persone fisiche mentre le imprese non devono essere in piedi da più di quattro anni.

Alcune modifiche, rispetto al decreto iniziale, riguardano anche i finanziamenti, a tasso zero, da restituire in dieci anni che arriveranno a coprire fino al 70% dell’investimento totale.
Ma, se si tratta di startup costituite da donne e giovani, o che vedono coinvolto nel progetto un dottore di ricerca italiano impiegato all’estero che per quell’impresa scelga di rientrare in Italia, insomma una mininorma per i cervelli di ritorno, la percentuale sale all‘80%.

Tradotto in euro, si va da 100mila euro minimi fino alla soglia massima di 1,5 milioni di euro.

Mezzogiorno e L’Aquila mantengono comunque un trattamento di favore grazie a ulteriori contributi a fondo perduto fino al 20% dell’investimento ammesso.
Sono anche previsti servizi di tutoring tecnico-gestionale dal valore di 15mila euro per il Sud e L’Aquila e 7.500 per le altre Regioni destinati alle iniziative più giovani, quelle sotto i 12 mesi.

Domenico Arcuri, ad di Invitalia, ha dichiarato: “Verrà lasciato un vantaggio relativo alle regioni del Sud ma si è ritenuto di dover anche andare incontro alle opportunità presenti nei luoghi dove c’è più mercato”.

Vera MORETTI

Pmi, dal 2007 perso il 31% di reddittività

Nonostante gli ultimi dati di questi giorni inducano un timidissimo ottimismo, secondo il Cerved a partire dal 2007, almeno una Pmi su cinque è uscita dal mercato: 13mila sono fallite, 5mila hanno avuto una procedura concorsuale non fallimentare e 23mila sono state liquidate volontariamente. Il peggio sembra definitivamente alle spalle, ma la crisi economica di questi anni ha colpito soprattutto la reddittività: le Pmi italiane hanno perso 31 punti percentuali di margine operativo lordo e hanno più che dimezzato il Roe, il ritorno sul capitale investito, passato dal 13,9 per cento al 5,6 per cento.

Lo scarso accesso al credito (l’ormai famigerato credit crunch) ha avuto le sue responsabilità anche nella nascita di nuove imprese. Sempre secondo la ricerca del Cerved è diminuito il numero di nuove startup, così come il numero di imprese in grado di sopravvivere dopo tre anni. Solo 5mila start up hanno iniziato la loro attività grazie al sostegno del sistema bancario, esattamente la metà degli anni precedenti alla crisi.

In base al quadro macroeconomico elaborato dal Cerved che incorpora, tanto per cambiare, un’ulteriore caduta del Pil dello 0,3%, nonostante gli annunci fin troppo ottimistici del Governo Renzi, nell’anno in corso e una moderata ripresa nel biennio successivo, le pmi torneranno ad accrescere ricavi e valore aggiunto nel 2015-16, ma con una dinamica ancora molto contenuta.