La CCIAA di Lodi finanzia le startup giovanili

Le imprese giovanili sono al centro di un bando pubblicato dalla Camera di Commercio di Lodi.
In particolare, in questo caso si vuole favorire la creazione di nuove aziende, a patto che gli aspiranti imprenditori abbiano un’età compresa tra i 18 e i 35 anni.

A beneficiare del bando saranno solo le imprese iscritte, ma anche attive, al Registro delle Imprese della CCIAA di Lodi nel momento in cui viene presentata la domanda, nate grazie a investimento complessivamente non inferiori a 24mila euro.

A essere finanziate saranno le spese sostenute nel periodo compreso tra l’1 gennaio 2013 e il 30 novembre 2013, grazie all’erogazione di un contributo di 12mila euro a fondo perduto e di un incentivo di 12mila euro a tasso zero, da restituire in 3 rate annuali di 4mila euro.
Coloro che volessero beneficiarne possono presentare la richiesta fino al 30 aprile 2013.

Vera MORETTI

In 650mila chiedono le società tra professionisti

Ora che la riforma sulle professioni è stata approvata, i Consigli nazionali dei professionisti hanno espressamente chiesto al governo di non rimandare al prossimo esecutivo la possibilità di formare le società tra professionisti.

I consigli nazionali hanno argomentato così la richiesta: “Ai professionisti italiani sono indispensabili, subito, strumenti che permettano l’aggregazione, l’interdisciplinarietà, la sinergia per affrontare un mercato sempre più difficile e complesso: sarebbe una beffa che proprio questo governo, tanto impegnato a modernizzare la struttura del Paese, limitasse l’impegno dei professionisti italiani a innovare il loro modo di operare“.

Sono quasi 650mila i professionisti che necessitano di questa possibilità, anche a causa della crisi che ancora è presente in Italia.
Costituire una società tra professionisti potrebbe avere una reale positiva incidenza sul lavoro, non solo perché li toglie da una condizione di inferiorità rispetto ai colleghi europei che da anni hanno la possibilità di costituire società professionali, ma anche perché è in linea con altri provvedimenti che il governo ha adottato per favorire i giovani e le nuove attività, come le start up e le Srls.

Continua l’appello: “Non vorremmo che, come troppo spesso nel passato, anche questa riforma rimanga nel guado. Occorre invece, al contrario, che la regolamentazione sulle società tra professionisti venga deliberata dal governo con la massima urgenza e comunque prima delle prossime elezioni politiche generali”.

Vera MORETTI

Agevolazioni per le startup che assumono

Le startup innovative rimangono al centro di importanti agevolazioni, anche per quanto riguarda le assunzioni di personale dipendente.

Se viene assunto a tempo indeterminato personale altamente qualificato, ciò determina un credito d’imposta fruibile dalla società o dal datore di lavoro pari al 35% del costo aziendale di tale personale, purché nel limite massimo di 200mila euro annui per impresa.

Le regole previste in questi casi sono, per le startup, ancora più semplificate: il personale altamente qualificato può essere assunto anche attraverso contratti di apprendistato.
Inoltre, tali assunzioni sono esenti dalle regole sui controlli da parte di un revisore contabile.

Per poter usufruire del bonus deve essere redatta un’istanza in forma semplificata secondo le modalità stabilite dal decreto del ministero dello Sviluppo economico.

Il contributo del credito d’imposta consta di 25 milioni di euro nel 2012 e 50 milioni a partire dal 2013, ma le startup hanno ancora una volta diritto ad una corsia preferenziale. Esse, infatti, sono destinatarie in via prioritaria rispetto alle altre imprese del credito d’imposta in oggetto, ferma restando la quota riservata alle imprese che operano in zone colpite dal sisma del maggio 2012.

Vera MORETTI

Benefici fiscali per chi investe in startup

Il Decreto Sviluppo ha favorito la nascita delle startup innovative ma, soprattutto, ha dato il via libera ad una serie di agevolazioni a loro dedicate.

In primo luogo, le agevolazioni prevedono aiuti fiscali per l’apertura dell’attività, ma anche per assunzione e remunerazione del personale dipendente e norme semplificate e meno punitive in caso di fallimento.
Le agevolazioni fiscali riguardano anche coloro che decidono di investire nel capitale delle startup, indipendentemente che si tratti di persone fisiche o società.

In entrambi i casi, i benefici fiscali sono concessi per gli anni 2013, 2014, 2015. L’investimento nel capitale sociale delle startup può aver luogo sia direttamente che per il tramite di organismi di investimento collettivo del risparmio che investono prevalentemente in startup innovative. L’investimento deve essere mantenuto per almeno due anni, pena la decadenza del beneficio e l’obbligo di restituire l’incentivo fruito aumentato degli interessi legali.

Relativamente agli investimenti da parte di persone fisiche, la detrazione è pari al 19% della somma investita. L’eventuale eccedenza può essere portata in detrazione per i successivi esercizi ma non oltre il terzo. In ogni caso l’importo massimo dell’investimento non può superare i 500 mila euro nei singoli periodi di imposta.

Per quanto riguarda, invece, le società, l’importo massimo dell’investimento non deve eccedere 1,8 milioni di euro nell’anno. Considerando che l’IRES sconta un’aliquota fissa del 27,5% l’imposta potrà essere dedotta del 20% di quest’ultima, quindi in termini reali la deducibilità della somma investita sarà pari al 5,5%.

Tra coloro che, invece, non rientrano nelle agevolazioni ci sono gli organismi di investimento collettivo del risparmio o altre società che investono prevalentemente in startup innovative.

Ulteriori agevolazioni riguardano gli investimenti in startup a vocazione sociale e startup che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi ad alto valore tecnologico in ambito energetico. In questi casi, sono previste detrazioni e deduzioni maggiorate che fanno aumentare dal 19 al 25% la detraibilità delle somme investite da persone fisiche e dal 20 al 27% la deducibilità in termini nominali di quelle effettuate da soggetti IRES.

I limiti rimangono quelli di 500 mila e 1,8 milioni di euro investiti nell’anno, rispettivamente da persone fisiche e soggetti IRES, per beneficiare delle agevolazioni fiscali in questione.

Vera MORETTI

Dal DL Sviluppo agevolazioni alle startup

Via libera alle startup innovative da parte del Decreto Sviluppo che, fresco di approvazione in Parlamento, ha deciso di agevolare l’accesso, da parte delle startup, agli incentivi per l’assunzione di personale qualificato.

Le semplificazioni che riguardano queste imprese sono rivolte all’assunzione a tempo indeterminato di personale qualificato, fino ad un massimo di 200mila euro annui per ogni azienda richiedente.
Tale sgravio è applicabile anche ai contratti di apprendistato ed è concesso prioritariamente alle startup, ma vi rientrano anche le aziende colpite da sisma nello scorso maggio.

Le procedure burocratiche sono più snelle, grazie alla possibilità di ricorrere ad un’istanza semplificata che va a sostituire la certificazione del revisore dei conti.
Inoltre, l’iter è esente da imposta di bollo e diritti di segreteria in genere dovuti per l’iscrizione al registro delle imprese ed agevolazioni sono previste anche per amministratori, dipendenti o collaboratori remunerati attraverso strumenti finanziari.

E’ stata anche prevista una deroga alla Riforma del Lavoro inerente ai contratti a tempo determinato. Quando si tratta di startup, infatti, i contratti a termine, anche dopo 3 anni, sono prorogabili di un ulteriore anno previo rinnovo presso la Direzione provinciale del Lavoro e non viene richiesta la pausa obbligatoria tra un contratto e l’altro.

Ovviamente, tali benefici hanno valore solo fino a quando si rientra nella denominazione di startup innovativa, dopodiché decadono. Ciò avviene dopo quattro anni nel caso di nuove imprese e in tempi più limitati nel caso delle imprese già esistenti al momento dell’entrata in vigore della legge.

In questo secondo caso, perciò, l’impresa deve tener conto delle scadenze di:

  • quattro anni se era stata costituita entro i due anni precedenti dall’entrata in vigore della legge,
  • tre anni (quindi non può fare eventuali rinnovi oltre i 36 mesi) se era stata costituita entro i tre anni precedenti,
  • due anni se era stata costituita nei quattro anni precedenti.

I contratti di lavoro delle start up applicano i minimi tabellari previsti dai CCNL del settore di riferimento, a cui possono aggiungere una parte variabile collegata alla produttività ai risultati.
I contratti nazionali, e anche la contrattazione di secondo livello, possono prevedere minimi tabellari specifici per le start up, criteri di definizione per la parte variabile, regole particolari per la gestione del rapporto di lavoro.

Questa parte è rimasta invariata rispetto al Dl del Governo e prevede:

  • estensione di 12 mesi della possibilità di ripianare le perdite che superano un terzo del capitale, posticipata al secondo esercizio successivo,
  • deroghe al codice civile in materia di categorie di quote societarie delle srl: possono essere previsti diritti partecipativi differenti, quote senza diritto di voto o con diritto di voto non proporzionale,
  • le quote delle start up innovative in forma di Srl possono essere oggetto di offerta al pubblico di prodotti finanziari.

Anche la sezione dedicata a chi investe in una startup innovativa è rimasta invariata:

  • dal 2013 al 2015 detrazione Irpef del 19% sulle somme investite in start up innovative, l’investimento massimo detraibile è di 500mila euro per periodo d’imposta e deve essere mantenuto per almeno due anni;
  • dal 2013 al 2015, se l’investitore è una società, non concorre alla formazione del reddito d’impresa il 20% della somma investita, investimento massimo, 1,8 milioni di euro per periodo d’imposta, da tenere per almeno due anni, l’agevolazione non si applica alle società di gestione del risparmio;
  • sconti più alti per investimenti in start up a vocazione sociale e per quelle ad alto valore tecnologico del settore energetico.

Parte importante è data dal crowdfunding attraverso portali online. A questo proposito, sono state redatte le regole per la gestione delle piattaforme online per la raccolta di capitali, riservata a imprese di investimento e banche autorizzate con specifici requisiti, e le modalità di raccolta.

Preso atto che la startup è una “società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europea, residente in Italia ai sensi dell’articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione“, per essere considerata tale deve avere alcuni fondamentali requisiti:

  • I soci, persone fisiche, detengono al momento della costituzione e per i successivi 24 mesi, la maggioranza delle quote o azioni
  • L’attività non deve essere stata avviata da più di quattro anni.
  • L’impresa deve avere sede in Italia.
  • Il valore della produzione annua non deve essere superiore a 5 milioni di euro a partire dal secondo anno di attività.
  • L’azienda non deve distribuire utili.
  • L’oggetto prevalente deve rientrare tra: sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.
  • Non deve essere costituita da fusione, scissione societaria, cessione di azienda o di ramo di azienda.

Inoltre, è indispensabile che l’impresa possieda almeno uno dei seguenti requisiti:

  • Spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 20% del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione.
  • Almeno un terzo della forza lavoro complessiva formata da personale con dottorato di ricerca o in possesso di laurea con almeno tre anni di ricerca certificata in Italia o all’estero.
  • Impresa titolare, licenziataria o anche depositaria di almeno una privativa industriale relativa a un’invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale direttamente afferenti all’oggetto sociale e all’attività di impresa.

Le spese ammesse sono:

  • relative allo sviluppo pre-competitivo e competitivo, come sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan,
  • servizi di incubazione forniti da incubatori certificati,
  • costi lordi di personale interno e consulenti esterni impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo, inclusi soci ed amministratori,
  • spese legali per la registrazione e protezione di proprietà intellettuale, termini e licenze d’uso.

Sono invece escluse le spese per l’acquisto di immobili e per l’affitto.

Le stesse norme sono previste per le startup sociali, che si occupano di assistenza sociale, assistenza sanitaria, assistenza socio-sanitaria, educazione, istruzione e formazione, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, valorizzazione del patrimonio culturale, turismo sociale, formazione universitaria e post-universitaria, ricerca ed erogazione di servizi culturali, formazione extra-scolastica, servizi strumentali alle imprese sociali resi da enti composti in misura superiore al 70% da organizzazioni che esercitano un’impresa sociale.

Inoltre, sono previste agevolazioni anche per l’incubatore di start-up innovative certificato, definito come una società di capitali che “offre servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di start-up innovative“.

Vera MORETTI

Intesa Sanpaolo e UKTI offrono un’occasione alle startup

Appuntamento il 20 novembre a Milano, nella sede di Intesa Sanpaolo di piazza Belgioioso, per la terza edizione di UK-Italy Springboard, una vera e propria sfida rivolta alle startup italiane che desiderano avviare un’impresa a livello internazionale.

L’iniziativa è stata ideata dal Consolato Generale Britannico e UK Trade & Investment (UKTI) e quest’anno è stata organizzata in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Ma, se la data fissata è quella del 20 novembre, in realtà il progetto è cominciato a settembre, con un Investor Readiness Training, organizzato a Milano e Napoli, per preparare le startup a presentarsi a potenziali investitori internazionali.
In quell’occasione sono stati selezionati i dieci finalisti che avranno quindi l’opportunità di presentare i loro progetti ad una giuria italo-britannica composta da imprenditori ed investitori, esperti di innovazione e finanza, che sceglieranno i quattro vincitori.

I primi due classificati saranno ospitati presso uno degli incubatori di SETSquared Partnership nel Regno Unito rispettivamente per sei e un mese. Durante questo periodo di tempo, i fortunati prescelti avranno accesso a servizi di mentoring, network dedicati e due sessioni di training con lo studio legale Gregory Rowcliffe Milners Solicitors di Londra.

Per il terzo classificato, invece, sono previsti tre mesi di mentoring offerti da Rockstar Mentoring Group, organizzazione numero uno del mentoring in UK, fondata da Jonathan Pfahl, ex-Goldman Sachs Wealth Manager e presieduta da Oliver Rothschild.

Una novità di questa terza edizione è il premio speciale Tech City dedicato alle startup digitali, che prevede una settimana di soggiorno e servizi di mentoring presso The Brew, il co-working space situato nel “silicon roundabout”, un’area a est di Londra conosciuta per l’alta concentrazione di aziende digitali e la comunità di web startup e investitori.

L’evento sarà inaugurato dall’intervento di Jon Harding, nuovo Chief Operating Officer di UK Trade & Investment, che rivolgerà ai partecipanti un discorso di benvenuto, seguito poi da Davide Turco, Responsabile di Atlante Ventures del Gruppo Intesa Sanpaolo.

Nel pomeriggio la giuria si riunirà per decretare i vincitori, i cui nomi saranno annunciati il giorno stesso e pubblicati in un successivo comunicato stampa.

Vera MORETTI

Ghizzoni: “L’obiettivo è finanziare 30.000 startup in tre anni”

“L’obiettivo è quello di finanziare 30 mila startup nel triennio 2012-2013-2014 per 2 miliardi lordi a tassi non di mercato”. E’ questo l’augurio dell’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni nel suo intervento all’East Forum 2012 organizzato da Unicredit.

“Stiamo sviluppando – aggiunge Ghizzoni – dei laboratori dove i giovani creano innovazione perchè abbiamo bisogno di creare aziende nuove. Puntare sui giovani è innovazione già di suo – conclude Ghizzoni – uno dei problemi dell’Italia e’ proprio portare i giovani nell’azienda”.

AithercCO2: la startup che parla made in Italy

di Emiliano RAGONI

E’ da un po’ che parliamo delle startup italiane, focalizzando la nostra attenzione su tutte le difficoltà che incontrano le neonate società, soprattutto per avere il necessario accesso ai finanziamenti.

Oggi vogliamo raccontare la bella favola di tre ragazzi milanesi under trenta che hanno fondato la AitherCO2, azienda che opera nel settore dei diritti della CO2. Maurizio Castelli, Federico Lattuada e Jacopo Visetti, questi i nomi dei tre ragazzi meneghini, per avviare la loro società sono stati però costretti ad emigrare a Londra. Il motivo della loro emigrazione? Sempre lo stesso! Come spesso accade i tre giovani ragazzi hanno ricevuto un secco no dalla banca italiana che li definiva troppo giovani per gestire un capitale elevato.

AitherCO2 nasce da un’intuizione di uno dei tre ragazzi (Jacopo Visetti) di diventare broker di certificati verdi. Durante uno stage frequentato a Londra in una banca d’affari, Jacopo ha intuito le potenzialità del settore delle quote CO2. Ricordiamo che le quote CO2 sono necessarie alle imprese in caso di superamento dei limiti loro assegnati dagli Stati di appartenenza. Questo mercato si è sviluppato in conseguenza ai provvedimenti presi nel protocollo di Kyoto.

Come conseguenza dell’intuizione del giovane Visetti la AitherCO2 ottiene un contratto di oltre 30 mila euro come mediatore dei certificati verdi.  A tarpare le ali della startup arriva però il secco no dalla banca italiana che provvede alla chiusura del conto con cui avevano avviato la società. La banca ritiene la giovane età dei tre imprenditori un elemento di scarsa fiducia.

Fortunatamente i tre lombardi sono riusciti a trovare fortuna oltreoceano. E’ comunque emblematico come le banche italiane non abbiano intuito le potenzialità di un mercato con un giro di affari di circa 6 miliari l’anno, e che in Italia è pari circa ad un miliardo. Queste cifre sono senza dubbio destinate a salire, come dimostra la recente decisione dell’Unione europea di obbligare le compagnie aeree a pagare una tassa sulle emissioni per ogni velivolo che atterra o decolla dagli scali.

La AitherCO2 ora fattura la bellezza di 200 milioni di euro, copre il 25% del mercato italiano, e ha raddoppiato il numero di dipendenti.

Startupper in “mostra” a Milano: i giovani domandano, i finanziatori rispondono

La crisi? Deve essere risolta. E per risolverla, bisogna dare spazio ai giovani.

E’ questo il concetto della StartuParty, svoltasi pochi giorni fa al Collegio di Milano, e aperta a tutti.

Il “menù” è stato certo appetitoso: più di 500 partecipanti, tra giovani con idee innovative e finanziatori in cerca del progetto di successo da finanziare, per dare vita ad un nuovo concetto d’impresa, giovane e in movimento, basata su un semplice scambio idea/capitale.

Perché dunque “StartuParty”? Naturalmente per il fatto che l’intera mostra è dedicata allo startup, ovvero all’avvio di un’impresa, e ai suoi protagonisti: gli startupper.

La maggior parte dei giovani “venditori d’idee” era poco più che ventenne, e la parola chiave era la tecnologia: tecnologia al servizio dell’uomo e degli affari.

I progetti presentati erano circa quindici, distribuiti all’interno dell’Aula Magna del Collegio di Milano e naturalmente aperti al pubblico. Ognuno dei partecipanti ha avuto cinque minuti per esporre il suo progetto, tramite supporti cartacei o multimediali, ognuno con tutta la passione che si confà ai giovani. Eppure, se la passione giovanile può far sorridere, le menti allo StartuParty erano più che mai degne di nota: tra coloro che si sono presentati, ha brillato il mobile web developer Nebil Kriedi, che ha presentato un applicazione che rappresenta l’esatto opposto del nostro standard di vita virtualizzato: si chiama “90 minutes”, e garantisce di favorire la comunicazione reale mediante un pratico sistema di comunicazione breve, che promette di fare in modo che vengano favoriti gli incontri piuttosto che le lunghe discussioni telematiche: certo, una notevole spinta ad uscire per gli amatori più accaniti del virtuale.

I progetti Startup, richiedendo una quantità di fondi minima per essere avviati, si moltiplicano, e sempre di più sono i giovani in cerca di finanziatori. StartuParty è riuscita a far incontrare chi vuole realizzare e chi vuole investire.

E chi lo sa, che non sia proprio basandosi su questo incontro e sulla buona volontà di giovani promettenti, che si possa cominciare a vedere uno spiraglio di speranza contro la crisi.

Caterina Damiano