Detrazione Superbonus fino a 15 anni, a chi conviene?

Il Superbonus continua ad essere argomento di discussione, ora arriva la proposta bipartisan per estendere le detrazioni a 10 o 15 anni, ma cosa cambia?

La proposta arriva nell’ambito della conversione del decreto Superbonus e sta già facendo discutere, ma cosa potrebbe cambiare nella detrazione Superbonus?

Detrazione Superbonus in 10 o 15 anni?

Il Superbonus non ha mai incontrato il favore del governo Meloni, il problema principale sono i conti pubblici che hanno pesantemente risentito di questo importante aiuto. Venuti meno la cessione del credito e lo sconto in fattura che praticamente consentivano di ristrutturare casa senza anticipare le spese, si è tornati alle detrazioni fiscali, ma le stesse possono essere fruite in soli 4 anni. Questo implica:

1) rata più alta;

2) perdita economica per chi non ha capienza fiscale e quindi con l’Irpef dovuta in 4 anni non riesce a coprire le effettive detrazioni a cui avrebbe diritto.

Ecco che arriva quindi la soluzione che potrebbe aiutare le casse dello Stato (che potrebbero dilazionare la restituzione delle spese) e i contribuenti meno “ricchi” cioè la possibilità di fruire della detrazione per un arco temporale più lungo, 10 o 15 anni.

Cosa prevedono gli emendamenti per la detrazione Superbonus?

Gli emendamenti proposti da diverse parti e diversificati. Li riassumiamo in breve:

  • detrazione in 10 anni per le spese sostenute nel 2023 ma in questo caso la ripartizione in 10 rate è su opzione del contribuente, di conseguenza chi ha abbastanza capienza fiscale e non perde agevolazioni con la detrazione breve può continuare a usufruirne.
  • In altri emendamenti la stessa misura è ripartita in 15 anni;
  • ripartizione in 10 anni per le spese sostenute a partire dal 2022 e per le comunicazioni inviate fino al 4 aprile 2024.

Ulteriori emendamenti sono stati presentati al fine di estendere la deroga al divieto di cessione del credito e sconto in fattura per la ristrutturazione di immobili danneggiati dagli eventi sismici verificatisi dal primo aprile 2009 “per i quali sia stato dichiarato lo stato d’emergenza” e agli immobili danneggiati dagli eventi meteorologici verificatisi dal 15 settembre 2022 per i quali è stato dichiarato lo stato d’emergenza dal consiglio dei ministri del 16 settembre 2022 e del 19 ottobre 2022 situati nelle Marche

Un emendamento chiede di includere gli eventi sismici verificatisi a Ischia nel 2017.

Naturalmente si tratta di proposte e di conseguenza ancora non è chiaro quali saranno accettate, infatti estendere la durata del periodo in cui usufruire delle detrazioni può aumentare il debito a carico dello Stato visto che tutela chi non ha capienza fiscale e che rischierebbe di perdere le somme.

Tra le proposte vi sono anche maggiori poteri di vigilanza ai Comuni in modo da prevenire le truffe.

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Decreto Superbonus verso l’approvazione definitiva, le novità

La Camera dei Deputati ha approvato senza alcuna modifica la conversione del decreto Superbonus, atteso ora il passaggio al Senato, ma anche in questo caso con molta probabilità i tempi saranno brevi e non ci saranno brutte sorprese. La Maggioranza serra le file in vista delle Europee, si vota compatti.

Superbonus, brutte notizie per chi ha eseguito i lavori

Il decreto Superbonus deve essere convertito in legge entro il 27 febbraio 2024, ma molto probabilmente i tempi saranno molto più brevi, hanno determinato tale celerità l’assenza di emendamenti discussi e approvati sono stati infatti tutti cassati. La scelta era prevedibile visto che il Governo fin dal suo insediamento ha sottolineato che il Superbonus è tra i provvedimenti che devono essere decisamente ristretti e superati. Elevato, infatti, è il costo di questa agevolazione, numerose sono le frodi e il debito pubblico è alle stelle. Diversi sono stati gli emendamenti presentati, tra cui quelli volti ad ampliare nuovamente la platea dei lavori che possono beneficiare del bonus barriere architettoniche.

A questo punto i 4 articoli del decreto 212 del 2023 possono essere considerati definitivi.

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Cosa prevede il decreto Superbonus?

L’articolo 1 prevede che per i lavori Superbonus per i quali si sia fruito dello sconto in fattura e cessione del credito, anche se non ultimati entro il 31 dicembre 2023, non sono oggetto di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate, le stesse regole non trovano applicazione nel caso in cui il contribuente abbia optato per le detrazioni fiscali.

I beneficiari con reddito non superiore a 15.000 euro, che abbiano raggiunto uno stato di avanzamento dei lavori non inferiore al 60 per cento al 31 dicembre 2023, possono ottenere uno specifico contributo.

L’articolo 2 del provvedimento limita, invece, la possibilità di ottenere lo sconto in fattura e la cessione del credito er gli interventi connessi al sismabonus.

Accesso limitato al bonus barriere architettoniche

L’articolo 3 limita l’accesso alle agevolazioni fiscali per l’abbattimento delle barriere architettoniche che sono limitate a installazione di ascensore, piattaforme elevatrici e servoscala, creazione di rampe, eliminazione di scale. Non si possono più ottenere per infissi, porte, portoni, rifacimento bagni, domotica.

Limitate anche le possibilità di accesso a sconto in fattura e cessione del credito. Tali opzioni possono essere esercitate:

  • dai condomini per gli interventi abbattimento delle barriere architettoniche negli spazi comuni;
  • dai proprietari di unità abitative, ma solo in presenza di un disabile ( senza limiti di reddito);
  • nuclei con redditi non superiori a 15.000 euro.

L’articolo 4 del decreto si occupa invece delle disposizioni inerenti l’entrata in vigore.

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Frodi Superbonus, dilatati i termini di accertamento

Con il decreto fiscale approvato il 25 gennaio 2024 cambiano i termini per l’accertamento delle frodi fiscali da Superbonus e altri bonus edilizi. Ecco cosa succede.

Frodi Superbonus, dilatati i termini per l’avviso di accertamento

Fin dal suo insediamento il Governo Meloni ha sottolineato che il Superbonus con la cessione del credito e lo sconto in fattura ha fatto lievitare in modo considerevole le frodi legate alle agevolazioni fiscali in edilizia. Il danno è ingente e diventa importante fare in modo che chi ha commesso errori paghi. Proprio per questo motivo si è provveduto ad aumentare i termini temporali entro i quali è possibile inviare l’avviso di accertamento ai contribuenti.

Nella generalità dei casi i termini per l’invio di un avviso di accertamento scadono al 31 dicembre del quinto anno successivo alla presentazione della dichiarazione sulla quale l’avviso stesso è stato emesso. A sottolineare l’importanza di questa novità è il vice-ministro all’Economia Maurizio Leo. Con le novità introdotte i termini salgono a 8 anni.

I documenti da conservare per  l’avviso di accertamento

Si sottolinea che le operazioni di indagine saranno concentrate soprattutto sulle operazioni di cessione del credito e sconto in fattura. Queste hanno permesso di eseguire i lavori senza anticipare le quote inerenti le agevolazioni fiscali. Le frodi finora scoperte hanno riguardato nel 5% dei casi il Superbonus, nel 23% dei casi l’ecobonus ordinario e nel 58% dei casi il bonus facciate.

Si invitano quindi i contribuenti che hanno effettuato tali lavori a conservare per un termine più lungo rispetto a quanto prima previsto la documentazione utile all’Agenzia delle Entrate per verificare i lavori.  Si devono conservare le fatture per i pagamenti, la comunicazione Enea, la delibera assembleare e le tabelle millesimali riferibili ai singoli condomini nel caso in cui i lavori siano eseguiti su parti comuni degli edifici.

Infine, deve essere ricordato che nel caso in cui emergano dati contraddittori inerenti operazioni di cessione del credito o sconto in fattura, saranno oggetto di controllo anche il fornitore e il cessionario.

Secondo le stime la maggior arte delle frodi fiscali operate sui bonus edilizi hanno avuto ad oggetto lavori inesistenti.

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Bonus barriere architettoniche 2024 ristretto, tutte le novità

Con l’eliminazione della cessione del credito e lo sconto in fattura per la maggior parte dei bonus ristrutturazioni e con la riduzione dell’aliquota prevista per il Superbonus, chi aveva intenzione di eseguire lavori di ristrutturazione si era orientato sul bonus barriere architettoniche. Al fine di evitare abusi il legislatore con il decreto 212 del 2023 ha cambiato le regole. Ecco quali sono i limiti del bonus barriere architettoniche 2024.

Il bonus barriere architettoniche

Con la legge di bilancio per il 2023 era stato prorogato il bonus barriere architettoniche fino al 31 dicembre 2025. Questo particolare bonus prevedeva la possibilità di eseguire lavori di ristrutturazione volti ad agevolare l’accessibilità ai disabili con una detrazione al 75%. I lavori che potevano essere eseguiti con questa agevolazione erano numerosi, infatti vi rientrava non solo l’installazione di ascensori e montascale, eliminazione di scale, ma anche la sostituzione degli infissi con modelli che potessero migliorare la fruibilità, il rifacimento dei bagni e l’installazione di sistemi domotici.

Tra i vantaggi della disciplina vigente era previsto che per il bonus barriere architettoniche rimasse in vigore la possibilità di cessione del credito e sconto in fattura. Queste particolari norme hanno portato abusi e proprio per questo il decreto 212 del 28 dicembre 2023 le regole cambiano.

Le novità per il bonus barriere architettoniche 2024

La prima novità è rappresentata dal fatto che dal 1° gennaio 2024 sarà possibile avvalersi delle agevolazioni del bonus barriere architettoniche solo per interventi volti all’eliminazione delle barriere architettoniche aventi a oggetto esclusivamente scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici.

Addio quindi alla detrazione per il rifacimento dei bagni, per l’installazione di infissi e per sistemi domotici, tranne nel caso in cui siano collegati evidentemente ad ascensori, servoscale, rampe di accesso.

Questa non è l’unica novità del 2024, infatti dal 1° gennaio cambiano anche le regole per la cessione del credito e lo sconto in fattura strumenti non più generali, ma utilizzabili solo in determinati casi:

  • lavori eseguiti sulle parti comuni degli edifici condominiali a prevalente destinazione abitativa;
  • lavori eseguiti da singoli proprietari su appartamenti o edifici unifamiliari adibiti ad abitazione principale, ma a condizione che il reddito non superi 15.000 euro;
  • nucleo familiare in cui sia presente un soggetto disabile (in questo caso non si applica alcun limite di reddito).

In tutti gli altri casi è possibile avvalersi di detrazioni fiscali Irpef e Ires con rate divise in 5 anni. Restano invece anche per il 2024 i limiti di spesa previsti, più facili da rispettare visto che è stata ridotta notevolmente la portata del bonus barriere architettoniche:

  • 30.000 euro per gli edifici con oltre otto unità immobiliari, da intendersi per ogni unità immobiliare presente;
  • 40.000 euro per edifici composti da due a otto unità immobiliari, da intendersi per ogni unità immobiliare presente;
  • 50.000 euro per edifici unifamiliari o unità interne a edifici plurifamiliari indipendenti con uno o più accessi autonomi dall’esterno.

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Cosa c’è nel Milleproroghe? Superbonus, smart working e pensioni

Mentre ancora si lavora alla legge di Bilancio 2024, continuano i lavori per il decreto milleproroghe, ancora non vi sono novità certe, ma dalle prime indiscrezioni si lavora a una proroga delle condizioni del Superbonus per i condomini.

Superbonus nel decreto Milleproroghe

Il punto su cui molti sono in attesa è quello del Superbonus, il ministero dell’Economia ha più volte ribadito che non vi sono coperture per una proroga del Superbonus condomini, neanche in caso di cantieri già aperti, per tutti i lavori del 2024 la detrazione dovrebbe scendere al 70%. Nonostante questo, si continua a parlare insistentemente di una proroga perché in caso contrario i cantieri a rischio sarebbero circa 10.000.

L’ipotesi allo studio è quello di un Sal straordinario al 31 dicembre, che certifichi la detrazione completa per i lavori realizzati fino a fine anno, sarebbe quindi una misura molto ridotta. Non c’è molto spazio di manovra d’altronde in quanto si stima una spesa per il 2023 di 50 miliardi di euro, quattro volte rispetto alle previsioni iniziali.

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Pensioni e smart working, i nodi da sciogliere

Tra le ipotesi che sbucano c’è anche un nuovo innalzamento dell’età della pensione per i medici che da 70 anni potrebbe passare a 72 anni. Un’altra possibile novità potrebbe arrivare con lo smart working, prorogato dal decreto Anticipi fino al 31 marzo 2024 ma solo nel settore privato, sia per i fragili che per i genitori di under14. Nessuna novità per lo smart working per il settore pubblico, la misura è infatti in scadenza il 31 dicembre e sembra difficile una proroga a causa delle scarse coperture.

Queste le principali novità che dovrebbero entrare nel decreto Milleproroghe, ma per la prossima settimana c’è anche un’altra novità abbastanza importante, infatti dovrebbero arrivare nuovi decreto delegati per la riforma fiscale e in questo caso tra le novità più attese vi è la riduzione degli scaglioni Irpef da 4 a 3.

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Bonus casa non utilizzati, scatta l’obbligo della comunicazione

Dal 1° dicembre 2023 i contribuenti attraverso la piattaforma messa a disposizione dall’Agenzia delle Entrate dovranno comunicare i bonus edilizi non utilizzati.

Come effettuare la comunicazione dei crediti inutilizzabili

Chi ha effettuato lavori edilizi utilizzando bonus casa, superbonus e altri incentivi in materia edilizia, nel caso in cui abbia optato per la cessione del credito o lo sconto in fattura e abbia nel cassetto fiscale dei crediti non utilizzati, deve provvedere a comunicare tale fatto all’Agenzia delle Entrate. La funzione sarà disponibile a partire dal 1° dicembre 2023. L’obbligo ricade sull’ultimo cessionario.

L’articolo 25 del Decreto Legge n. 104/2023 prevede l’obbligo di comunicare i crediti inutilizzabili, l’obbligo è diventato operativo con provvedimento dell’Agenzia delle Entrate datato 23 novembre 2023. Dal 1° dicembre 2023 il sistema sarà operativo.

Le procedure da utilizzare sono diverse a seconda che trattasi di crediti tracciabili che, quindi, risultano essere dotati di un codice identificativo, secondo quanto previsto all’interno del comma 1-quater, del Decreto Legge n 34/2020 oppure crediti non tracciabili.

Nel primo caso nella comunicazione dei bonus edilizi e del superbonus utile per censire i crediti non utilizzabili deve essere inserito il protocollo telematico attribuito al momento della prima cessione e le rate annuali di tali importi.

Per i crediti non tracciabili il contribuente deve indicare gli estremi identificativi della rata annuale del credito relativo alla comunicazione di prima cessione o sconto in fattura.

Sia per i crediti tracciabili che per i crediti non tracciabili, il contribuente deve indicare la data nella quale l’ultimo cessionario è venuto a conoscenza dell’evento che ha determinato l’inutilizzabilità del credito. Al termine della trasmissione dei dati i crediti inutilizzabili saranno scalati dalla disponibilità del cessionario.

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Comunicazione crediti inutilizzabili per sequestro

All’Agenzia delle Entrate nelle Faq ha anche precisato che tale procedura non deve essere seguita nel caso in cui i crediti inutilizzabili, siano tali a causa di un sequestro. Precisa l’Agenzia che “il sequestro di tali crediti, infatti, viene comunicato dall’Autorità giudiziaria all’Amministrazione finanziaria che ne sospende tempestivamente la possibilità di utilizzo in compensazione, eliminandoli dal cassetto fiscale.

Precisa, inoltre che devono invece essere comunicati i crediti non utilizzabili a causa di errori procedurali che ne inibiscono l’utilizzo.

Piattaforma cessione del credito Superbonus, la nuova guida

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una pratica Guida all’utilizzazione della piattaforma per la cessione del credito.

Guida alla piattaforma per la cessione del credito

La piattaforma cessione crediti dell’Agenzia delle Entrate deve essere utilizzata dai contribuenti che hanno effettuato lavori edilizi per i quali è prevista la possibilità di usufruire delle agevolazioni fiscali sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, di importo non superiore al corrispettivo stesso, anticipato dal fornitore di beni e servizi relativi agli interventi agevolati.

In alcuni casi è possibile cedere questi crediti a soggetti terzi, limitatamente a tale possibilità, per la cessione del credito deve essere utilizzata per l’interscambio la piattaforma messa a disposizione dall’Agenzia.

Quando si può usare la piattaforma cessione dei crediti

La piattaforma per la cessione dei crediti dell’Agenzia delle Entrate può essere utilizzata per:

  • bonus edilizi”, cioè dei crediti relativi alle detrazioni per lavori edilizi (Superbonus, Ecobonus, Sismabonus, bonus facciate, colonnine di ricarica, ristrutturazioni ed eliminazione delle barriere architettoniche) per le quali i beneficiari hanno già optato per la cessione del credito o per lo sconto in fattura, di cui sono titolari i cessionari e i fornitori che hanno applicato gli sconti;
  • Tax credit vacanze”, di cui sono titolari le strutture ricettive, le agenzie di viaggio e i tour operator, a seguito dell’applicazione degli sconti ai propri clienti (articolo 176 del decreto-legge n. 34 del 2020);
  • del credito d’imposta ACE (articolo 19, comma 3, del decreto-legge n. 73 del 25 maggio 2021);
  • dei crediti d’imposta riconosciuti in relazione all’acquisto di prodotti energetici (energia elettrica, gas naturale, carburanti).

Sottolinea l’Agenzia che in futuro l’uso della piattaforma potrà essere esteso.

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Linee guida per l’uso della piattaforma

Le operazioni effettuate tramite la piattaforma non costituiscono, né sostituiscono, le transazioni, i relativi documenti e gli atti di cessione dei crediti intervenuti tra le parti, ma rappresentano le comunicazioni e le accettazioni delle transazioni già avvenute, affinché siano efficaci ai fini fiscali nei confronti dell’Agenzia delle entrate e i crediti possano essere utilizzati in compensazione tramite modello F24, oppure ulteriormente ceduti ad altri soggetti (nei casi previsti).

Inoltre la presenza dei crediti sulla piattaforma dell’Agenzia non vuol dire che gli stessi siano stati già certificati dall’Agenzia come certi, liquidi ed esigibili.

L’accesso alla piattaforma si effettua con l’uso di Cie, Spid o CNS. Una volta effettuato questo passaggio, si accede alla homepage con le seguenti funzioni:

  • Monitoraggio crediti;
  • Cessione crediti;
  • Accettazione crediti/sconti;
  • Gestione F24;
  • Ulteriore rateazione;
  • Lista movimenti.

Si può trovare la guida per la cessione del credito alla pagina Istruzioni

 

Bonus edilizi, beneficiario diverso da chi effettua il bonifico

Si possono ottenere le agevolazioni fiscali legate a bonus edilizi se il beneficiario della detrazione è diverso rispetto a colui che effettua il bonifico? Questa la domanda che un contribuente ha posto all’Agenzia delle Entrate che ha risposto attraverso la rubrica FiscoOggi.

Detrazioni bonus edilizi, si possono ottenere se l’ordinante bonifico è diverso dal beneficiario?

I bonus edilizi portano sempre un po’ di confusione nei contribuenti che di fatto hanno paura di perdere i benefici fiscali a causa di errori di tipo “burocratici” complice una normativa spesso nebulosa, caratterizzata da notevoli cambiamenti e fonti normative, anche di grado diverso, che si sovrappongono.

Nel caso in oggetto il contribuente sottolinea che i genitori devono eseguire lavori di recupero del patrimonio edilizio e di conseguenza intendono sfruttare le agevolazioni fiscali.

I genitori però non hanno un conto corrente, ma un libretto di risparmio, di conseguenza non possono effettuare bonifici. Si ricorda che per poter ottenere le agevolazioni fiscali è assolutamente necessario effettuare i pagamenti con strumenti tracciabili, come, appunto, i bonifici.

Il contribuente quindi chiede se è possibile effettuare il bonifico dal proprio corrente sebbene il beneficiario delle detrazioni fiscali sia il genitore.

Indicazioni dell’Agenzia delle entrate sul bonifico per detrazioni bonus edilizi

L’Agenzia delle Entrate risponde positivamente. Sottolinea che per poter ottenere le agevolazioni fiscali legate ai bonus edilizi, non è necessario che coincidano il beneficiario e l’ordinante del bonifico. Occorre però prestare attenzione nella compilazione e inserire tutti i dati che consentono di ottenere le detrazioni fiscali. In particolare nella circolare 17 del 2023 dell’AdE sono indicati i dati da inserire nel bonifico, cioè:

  • causale del versamento (da essa deve evincersi che il pagamento è effettuato per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio che danno diritto alla detrazione);
  • il codice fiscale del beneficiario della detrazione (che può essere anche diverso dall’ordinante il bonifico);
  • la partita Iva o il codice fiscale del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato.

Sottolinea l’Agenzia delle Entrate che “il requisito richiesto dalla norma sulla titolarità del sostenimento della spesa risulta soddisfatto anche quando l’ordinante il bonifico è una persona diversa da quella indicata come beneficiario dell’agevolazione, ma solo quest’ultima potrà chiedere la detrazione” .

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Bonus mobili 2024, come cambia l’agevolazione fiscale?

Il bonus mobili 2024 riserva brutte notizie a coloro che hanno eseguito dei lavori di ristrutturazione e vogliono cambiare i mobili della propria abitazione, infatti l’importo di spesa che può ottenere l’agevolazione del bonus mobili 2024, scende a 5.000 euro, ecco i dettagli.

Bonus mobili, arriva il taglio degli importi

Per gli italiani si prevede un periodo in cui è necessario trovare nuovi equilibri tra le spese, infatti ci sono molte novità, come la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3 che porterà benefici ai redditi medio alti, la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro, l’introduzione di un nuovo bonus nido, l’addio a opzione donna e Quota 103 che farà spazio a Quota 104, ma non solo perché cambiano le detrazioni con la riduzione delle aliquote per il superbonus e tra le agevolazioni fiscali che stanno per avere un taglio vi è anche il bonus mobili.

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Attualmente la normativa prevede la possibilità, per chi ha eseguito lavori di ristrutturazione, di ottenere un bonus mobili su una spesa massima di 8.000 euro. L’agevolazione può essere usufruita sotto forma di detrazione del 50% della spesa da percepire in 10 rate annuali di uguale importo tramite Irpef. Naturalmente arredare una casa con 8.000 euro non è semplice, ma il bonus mobili resta un buon aiuto.

Come cambia il bonus mobili 2024

Con la modifica delle norme il bonus mobili però non sarà più riconosciuto su tali somme, ma su 5.000 euro, si riducono quindi gli importi delle detrazioni spettanti. La riduzione è dovuta alla necessità di ridurre la spesa pubblica.

La detrazione del bonus mobili appare insufficiente anche perché nella spesa possono essere ricompresi anche gli importi per l’acquisto di elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A o superiore per i forni e lavasciuga), inoltre può essere sfruttato anche nel caso in cui si scelga il pagamento a rate.

Per poter ottenere le detrazioni fiscali resta la regola del dover effettuare il pagamento con strumenti tracciabili, quindi non possono essere utilizzati i contanti.

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Aperta la piattaforma per la cessione del credito Poste Italiane

Poste Italiane ha comunicato la riapertura della piattaforma per la cessione del credito da Superbonus e altri bonus edilizi a partire dal giorno 3 ottobre 2023. Ecco le condizioni di acquisto.

Aperta la piattaforma per la cessione del credito di Poste Italiane

Dal momento della riattivazione Poste Italiane valuta l’acquisto dei crediti d’imposta unicamente da soggetti persone fisiche che abbiano sostenuto in maniera diretta i relativi oneri (c.d. prime cessioni). La richiesta di cessione del credito da parte dei cedenti non implica la conclusione dell’accordo, lo stesso si intende concluso solo al momento dell’accettazione della proposta di Poste Italiane.

Possono accedere alla cessione del credito Poste Italiane solo i clienti che hanno un conto BancoPosta, per inoltrare la richiesta è necessario identificarsi sulla piattaforma attraverso lo Spid, che può essere stato rilasciato da qualunque provider.

Nell’istanza deve essere indicato anche un indirizzo di posta elettronica, infatti tutte le comunicazioni tra cedente e Poste Italiane avvengono esclusivamente con questo mezzo.

Condizioni della cessione del credito con Poste Italiane

Nel comunicato Poste Italiane indica anche le condizioni della cessione del credito. In primo luogo possono essere ceduto crediti maturati esclusivamente da Persone fisiche, non imprese, che abbiano sostenuto in maniera diretta i relativi oneri (c.d. prime cessioni). Poste Italiane, dunque, al momento non acquista nessun credito d’imposta che sia stato oggetto di precedente trasferimento, inclusi i crediti d’imposta maturati a seguito di sconto in fattura.

Inoltre l’istituto valuta proposte di cessione del credito esclusivamente nel caso in cui il cedente si sia avvalso della collaborazione di:

  • Un intermediario fiscale riconosciuto dall’Agenzia delle Entrate per effettuare la trasmissione del “modulo di esercizio dell’opzione di cessione del credito d’imposta” all’Agenzia delle Entrate.
  • Un asseveratore.

Quali crediti acquista Poste Italiane con la cessione del credito?

Possono avvalersi della cessione i contribuenti che abbiano eseguito una di queste opere:

  • Superbonus 110%, credito d’imposta ai sensi dell’art.119 del Decreto Rilancio (DL n. 34/2020);
  • Ecobonus ordinario (efficienza energetica e installazione di impianti fotovoltaici), ai sensi dell’art. 14 del DL n. 63/2013 e dell’art.16-bis, comma 1, lettera h) del Tuir;
  • Sismabonus ordinario (misure antisismiche), ai sensi dell’art. 16, commi da 1-bis a 1-septies del DL n. 63/2013;
  • Ristrutturazione (recupero patrimonio edilizio), ai sensi dell’art. 16-bis, comma 1, lettere a) e b), del Tuir;
  • Recupero o restauro facciate, ai sensi art. 1, comma 219 e 220, della L. n. 160/2019;
  • Installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, ai sensi dell’art.16-ter del DL n. 63/2013;
  • Eliminazione delle barriere architettoniche, ai sensi dell’art. 119-ter del Decreto Rilancio, a fronte di spese sostenute dal 1° gennaio 2022.

Percentuali del credito riconosciute da Poste Italiane

La cessione del credito, come risaputo, prevede comunque che il cessionario abbia un margine di guadagno, questo implica che il cedente non riceve quanto maturato nel cassetto fiscale, ma di meno. Si tratta però di una caratteristica comune a tutti i cessionari, anche se alcuni possono essere più vantaggiosi. Queste sono le percentuali riconosciute da Poste Italiane:

  • 94 euro per ogni 110 euro di credito d’imposta acquistato da Poste Italiane per gli interventi relativi al Superbonus 110 con recupero in 4 anni (pari all’85,5% del valore nominale del credito d’imposta maturato).
  • 84,5 euro per ogni 100 euro di credito d’imposta acquistato da Poste Italiane per gli interventi diversi da quelli qualificanti per il Superbonus 110% con recupero in 5 anni (pari all’84,5% del valore nominale del credito d’imposta maturato).
  • 70 euro per ogni 100 euro di credito d’imposta acquistato da Poste Italiane per gli interventi diversi da quelli qualificanti per il Superbonus 110% con recupero in 10 anni (pari al 70% del valore nominale del credito d’imposta maturato).

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