Niente abolizione per la Tares

Anche se la crisi continua e, per ora, non accenna a calare, la nuova tassa sui rifiuti, il cui arrivo è previsto per la prossima estate, arriverà così come era stata prevista.

Nessuna abolizione e nessuna riduzione per la Tares, dunque, anche se, come ha sottolineato Gianfranco Polillo, il sottosegretario all’Economia, sarà possibile scaglionarla o graduarla nel tempo: “Dobbiamo avviare una riflessione. Per il momento non so dire come evolverà, se verrà mantenuta a luglio come previsto o se verrà dilazionata nel tempo considerando l’accumulo di tassazione straordinaria che si concentra in quel periodo“.

Per ora non sono previste dilazioni concrete ma Polillo ha confermato che, causa crisi, verranno rivisti i conti e si capirà se ci saranno margini per graduare o posticipare la tassa.

Vera MORETTI

In arrivo altra proroga per la Tares

Dopo una prima proroga da gennaio ad aprile 2013, sembra che il pagamento della Tares venga slittato a luglio.

La motivazione, nonostante non ci sia ancora l’ufficialità, è legato all’appuntamento elettorale e alla possibilità per il nuovo Governo di rivedere l’impianto della Tares.

Considerando, però, che una proroga fino a luglio potrebbe causare problemi di liquidità ai Comuni, esiste anche la possibilità che il nuovo Governo decida di portare la scadenza della prima rata della tassa sui rifiuti e servizi a maggio.

In attesa di capire quando il versamento per la Tares dovrà essere effettuato, ricordiamo che questa tassa va corrisposta sulla base di una tariffa, rapportata ad anno solare e commisurata in base alla quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie.
Finché il Catasto non si pronuncerà in merito, si deve considerare la superficie calpestabile.

Il nuovo tributo è composto da due elementi: la tariffa e la maggiorazione.
Il Comune nel determinare la tariffa deve considerare:

  • la quota finalizzata alla copertura dei costi fissi del servizio di gestione dei rifiuti e in particolare dei costi degli investimenti e degli ammortamenti;
  • la quota rapportata alle quantità dei rifiuti conferiti, al servizio fornito e all’entità dei costi di gestione in modo tale che sia assicurata la copertura totale dei costi di esercizio e dei costi d’investimento.

Proprio per coprire i costi concernenti i servizi indivisibili, alla tariffa si applica una maggiorazione di tariffa pari allo 0,30 per metro quadrato che potrà aumentare, con apposita delibera consigliare, fino a € 0,40 differenziandola anche in relazione alla tipologia e all’ubicazione dell’immobile.

Per il pagamento della Tares, occorre presentare al Comune il modello F24 o apposito bollettino postale.
Il pagamento è dilazionato nell’anno in 4 rate trimestrali scadenti nei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre. Il Comune può però modificare sia la scadenza sia il numero delle rate.
È consentito il pagamento in un’unica soluzione entro il mese di giugno di ciascun anno.

Per il 2013 è prevista una disciplina transitoria:

  • la prima rata è posticipata a luglio (secondo l’ultima modifica intervenuta con il D.l. 1/2013, ancora da confermare ufficialmente), salva la facoltà del Comune di posticipare ulteriormente tale termine;
  • fino alla determinazione delle tariffe, le rate sono determinate in acconto e commisurate all’importo versato nel 2012 per la TARSU/TIA/TIA2;
  • per gli immobili “occupati” dall’1.1.2013 le rate vanno determinate con riferimento alle tariffe TARSU/TIA/TIA 2 applicate dal Comune nel 2012;
  • il pagamento a conguaglio sulle rate versate in acconto “è effettuato con la rata successiva alla determinazione delle tariffe”;
  • il pagamento della maggiorazione è effettuato considerando la misura di €. 0,30 per mq alla scadenza delle prime 3 rate contestualmente al versamento della TARES o della tariffa (senza applicazione di sanzioni ed interessi). Il conguaglio a seguito dell’eventuale incremento della maggiorazione fino a € 0,40 è effettuato in sede di versamento dell’ultima rata.

Per essere in regola con la Tares occorre anche presentare una dichiarazione i cui termini e le modalità verranno stabilite dal Comune e che avrà valore anche per gli anni successivi, ad eccezione di modifiche dei dati dichiarati.
In tale dichiarazione vanno obbligatoriamente indicati i dati catastali, il numero civico e l’interno se esistente.

Vera MORETTI

Tares “cara” per i Campani

Sarà una Tares da record per gli abitanti della Campania, con punte di oltre 160 euro.
La nuova tassa sui rifiuti e sui servizi comunali, dunque, si appresta a fare il suo debutto primaverile sotto le polemiche, soprattutto tra i contribuenti campani.

A fare queste stime è stata l’A.N.CO.T., Associazione Nazionale Consulenti Tributari, che ha ricavato questi importi “stellari” facendo una somma tra Tia, 3,9 euro, e Tarsu, 156,9 euro.

A fronte di una media nazionale di 95,4 euro pro capite, in alcune Regioni la Tares farà più male: oltre alla Campania, spiccano la Sardegna, l’Abruzzo, la Puglia e il Piemonte.
Le ultime in classifica sono, invece, Emilia Romagna, Venero e Trentino Alto Adige.

Arvedo Martinelli, presidente nazionale dell’A.N.CO.T., ha dichiarato a proposito: “La Tares cambierà radicalmente quelli che erano gli importi relativi sia alla TIA e sia alla TARSU. Se da un lato la nuova imposta appare in linea con una logica europea in base alla quale paga di più chi produce più rifiuti nel contempo appare come un importante passo in avanti verso l’attuazione del federalismo fiscale. È ovvio che tale imposta, soprattutto in questa delicata fase congiunturale ancora caratterizzata da una difficilissima crisi economica metterà ancora di più a dura prova i bilanci delle famiglie e delle aziende. Tra queste ultime gli aumenti potranno essere anche superiori al 50% rispetto a quanto pagavano per la TARSU e soprattutto quelle che operano nei settori dell’ortofrutta, bar mense e ristoranti”.

Vera MORETTI

Tares salata per bar e ristoranti

Per alcune categorie la Tares, “figlia” della vecchia Tarsu, costerà il 50% in più.

La nuova tassa sui rifiuti entrata in vigore dall’1 gennaio, infatti, sembra particolarmente onerosa per le aziende dei settori dell’ortofrutta, bar, mense e ristoranti, in tutto circa 360mila imprese.
Questo perché la Tares, per stabilire l’importo da pagare, tenga conto delle categorie a maggior contenuto “potenzialmente inquinante”.

Se non raggiungeranno il 50%, ci andranno vicino anche le scuole e le case di cura che, invece, fino ad oggi avevano beneficato di tariffe molto contenute.
Ad avvantaggiarsi della redistribuzione del carico tributario, invece, saranno le attività considerate a bassa producibilità di rifiuto tra le quali i cinema, le autorimesse, gli espositori, le banche, i negozi e le attività industriali e artigianali.

Ma a fare la differenza sarà anche un secondo componente, che riguarda i servizi comunali indivisibili, come illuminazione pubblica, manutenzione delle strade e del verde, polizia locale, che dal 1° gennaio sono inclusi nella Tares.
A seconda dell’efficienza di gestione, da parte dei comuni, di questi servizi, la tassa sui rifiuti aumenterà sostanzialmente o meno.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato a proposito: “La Tares è un tassello importante nell’attuazione del federalismo fiscale e deve portare ad una forte responsabilizzazione degli enti locali per una gestione più efficiente delle risorse e per una maggiore trasparenza delle tariffe. La logica europea secondo cui paga di più chi produce più rifiuti deve servire per passare da una mera gestione delle tariffe locali ad una in cui le tariffe diventano una leva capace di incentivare i comportamenti più virtuosi e penalizzare, invece, quelli più nocivi e meno sostenibili. Per fare questo, però, serve un salto di qualità nelle capacità di monitoraggio e di gestione da parte dei comuni, perché siano individuati criteri più realistici e meno presuntivi rispetto all’effettiva produzione di rifiuti. Nella situazione in cui siamo, ogni aggravio di costi per le imprese rischia di peggiorare le prospettive della ripresa e minacciare ancora di più la tenuta dei territori e dei livelli occupazionali”.

Vera MORETTI

Alcuni chiarimenti sulla Tares

Dall’1 gennaio 2013 è entrata in vigore la Tares, la nuova imposta sui rifiuti prevista dal decreto Salva Italia.

Si tratta dunque del nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, destinato a coprire i costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento e dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni, come la pulizia delle strade.

Il pagamento della tassa riguarda tutti i tipi di immobili e i relativi rifiuti, di tipo domestico se si tratta di abitazioni private, o di tipo industriale se si tratta di attività.
Chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte può ritenersi soggetto passivo, e quindi tenuto a pagare il tributo.

Sono escluse dalla tassazione le aree scoperte pertinenziali o accessorie a civili abitazioni e le aree comuni che non siano detenute o occupate in via esclusiva.
Se invece i locali vengono utilizzati per periodi non superiori a sei mesi, la tassa deve essere pagata dal proprietario dell’immobile.

In caso, invece, di locali in multiproprietà o centri commerciali, è chiamato al versamento il soggetto che gestisce i servizi comuni, ma solo per quanto riguarda i locali e le aree scoperte di uso comune, mentre per i locali e le aree scoperte in uso esclusivo il pagamento spetta ai singoli occupanti o detentori, fermi restando nei confronti di questi ultimi, gli altri obblighi o diritti derivanti dal rapporto tributario riguardante i locali e le aree in uso esclusivo.

La tariffa e’ commisurata alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte.

I Comuni possono prevedere riduzioni tariffarie, nella misura massima del trenta per cento, nel caso di:

  • abitazioni con unico occupante;
  • abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo;
  • locali, diversi dalle abitazioni, ed aree scoperte adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente;
  • abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero;
  • fabbricati rurali ad uso abitativo.

Sempre i Comuni attraverso propri regolamenti provvederanno a:

  • classificare le attività produttive secondo categorie omogenee di produzione di rifiuti;
  • disciplinare riduzioni tariffarie;
  • disciplinare eventuali riduzioni ed esenzioni;
  • individuare categorie di attività produttive di rifiuti speciali alle quali applicare percentuali di riduzione rispetto all’intera superficie su cui l’attività viene svolta;
  • stabilire i termini di presentazione della dichiarazione e di versamento del tributo.

Per provvedere al versamento, è bene sapere che sono previste quattro rate trimestrali, con scadenza a gennaio, aprile, luglio e ottobre ma per il 2013 la prima rata è posticipata ad aprile.
E’ anche possibile provvedere al pagamento in unica soluzione entro il mese di giugno di ciascun anno.

Se non viene effettuato il versamento, o comunque risulta insufficiente, viene applicata una sanzione pari al 30%.
In caso di omessa presentazione della dichiarazione, si applica la sanzione dal 100% al 200% del tributo non versato, con un minimo di 50 euro.
In caso di infedele dichiarazione, si applica la sanzione dal 50 per cento al 100 per cento del tributo non versato, con un minimo di 50 euro.

Vera MORETTI

Lettera ai sindaci veronesi da Confcommercio Verona

Non è ancora entrata in vigore ma già fa paura e spinge a prendere immediati provvedimenti.
Si tratta della Tares, la nuova tassa sui rifiuti che i cittadini dovranno pagare nell’anno appena iniziato.
Per salvaguardare le tasche dei cittadini veronesi, Confcommercio Verona ha inviato una lettera a tutti i sindaci dei 98 Comuni della provincia di Verona chiedendo loro di applicare l’aliquota minima per il costo del servizio applicato alle imprese.

La lettera, firmata dal presidente Paolo Arena e dal direttore generale Giorgio Sartori, recita così: “Com’è accaduto per l’Imu, anche il debutto del nuovo prelievo porterà alle imprese rappresentate un salasso. Da ottobre Confcommercio, a livello nazionale, sta tentando di ottenere un rinvio al 2014 ma il Governo, sinora, non ha ascoltato le istanze confermando l’avvio nei tempi previsti. Auspichiamo che la vostra amministrazione nella definizione del nuovo tributo non vada ad appesantire ulteriormente i bilanci delle imprese, cercando di contenere il più possibile il costo del servizio di raccolta e dello smaltimento dei rifiuti; in particolare chiediamo che, nel definire il costo per la componente dei servizi cosiddetti indivisibili (illuminazione pubblica, manutenzione delle strade, verde pubblico), si applichi l’aliquota minima di trenta centesimi per metro quadrato“.

Vera MORETTI

Il governo amico delle imprese? Ma va’ là!

E per fortuna che questo avrebbe dovuto essere il governo che avrebbe favorito la ripresa… Chiedetelo alla Cgia di Mestre e vedete che cosa vi risponderanno.

Vi risponderanno con uno studio, che hanno effettuato mettendo a confronto gli effetti economici che aggraveranno il carico fiscale e contributivo delle imprese con quelle, invece, che ne alleggeriranno il peso: risultato, il saldo, nel triennio 2012-2014, sarà positivo. Il che significa che le imprese italiane si troveranno a pagare quasi 5,5 miliardi di euro in più. Un risultato che si ottiene sottraendo dai 19 miliardi di tasse e contributi introdotti dal Governo Monti, i circa 13,6 miliardi di euro di alleggerimento fiscale che l’Esecutivo praticherà nel triennio considerato.

Analizzando dapprima gli aumenti di imposta, la Cgia ha sottolineato come il 2012 è l’anno dell’IMU: rispetto all’ICI, il prelievo medio per i negozi e i laboratori risulta mediamente raddoppiato, mentre per i capannoni (categoria catastale D1) si registrano incrementi di imposta che superano il 60%. Oltre all’IMU, nel 2012 sono aumentate dell’1,3% anche le aliquote contributive INPS a carico degli artigiani e dei commercianti.

Nel 2013, poi, entrambi i prelievi subiranno ulteriori aumenti. Rispetto all’ICI, con l’IMU il prelievo sui capannoni aumenterà di circa l’80% a causa dell’aumento del coefficiente per la determinazione della base imponibile, che passa da 60 a 65. Le aliquote previdenziali, invece, subiranno un ulteriore aumento dello 0,45% sino a portare nel giro di qualche anno l’aliquota di questi lavoratori autonomi al 24%.

Sempre nel 2013 le imprese faranno i conti con la riduzione della deducibilità dei costi per le auto aziendali che il fisco non riconoscerà più nella misura del 40%, ma del 27,5%. Una misura che interessa circa 7 milioni di automezzi.

Infine, per quanto riguarda la tassa sui rifiuti, che si chiamerà TARES, bisognerà versare al Comune una maggiorazione pari a 0,3 euro al mq che i Sindaci potranno aumentare sino a 0,4 euro. Gli imprenditori dovranno quindi pagare questa maggiorazione anche sulla superficie degli immobili destinati all’attività commerciale/produttiva. Secondo la Cgia, che queste misure varranno circa 5 miliardi di euro nel 2012, che diventeranno quasi 6,7 nel 2013 per salire a 7,3 nel 2014. Pertanto, nel triennio 2012-2014 le maggiori tasse e contributi a carico delle imprese saranno pari a poco più di 19 miliardi di euro.

Le più penalizzate dal pacchetto di misure introdotte dal governo Monti – sostiene il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussisaranno le micro imprese: in particolar modo quelle senza dipendenti che non potranno avvalersi degli sgravi Irap previsti per i dipendenti e dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica), visto che per le aziende in contabilità semplificata non potranno applicare quest’ultima misura. Se si considera che il 75% degli imprenditori individuali lavora da solo, si può affermare che gli artigiani e i commercianti che non hanno dipendenti subiranno dei forti aumenti di tassazione non ammortizzati dagli sgravi previsti dal Salva-Italia“.

La Cgia ha poi analizzato misure a vantaggio delle imprese. Sempre nel triennio preso in esame, sono stati introdotti dei provvedimenti a favore delle imprese: l’ACE (Aiuto alla Crescita Economica); la deducibilità dell’IRAP (relativa al costo del lavoro) dalla base imponibile IRPEF e IRES; l’aumento delle deduzioni forfettarie (dalla base imponibile) IRAP se tra il personale dipendente vi sono donne o giovani di età inferiore a 35 anni.

Un pacchetto di misure che vale poco più di 2,5 miliardi nel 2012, 5 miliardi nel 2013 e quasi 6 miliardi nel 2014. Nel triennio 2012-2014, l’alleggerimento fiscale sull’intero mondo imprenditoriale sarà pari a quasi 13,6 miliardi di euro.

Il saldo tra aggravi e sgravi penalizzerà il mondo imprenditoriale per oltre 2,4 miliardi nel 2012, 1,6 miliardi nel 2013 e quasi 1,4 miliardi nel 2014. Nel triennio, quindi, il peso fiscale sulle imprese crescerà di quasi 5,5 miliardi di euro.

Conclude Bortolussi:Pur riconoscendo che questo Governo ha dimostrato in più di una occasione di avere una certa sensibilità nei confronti delle piccole imprese – grazie all’approvazione del decreto per il pagamento dell’Iva per cassa, i 6,7 miliardi messi a disposizione alla Pubblica amministrazione per pagare i fornitori o la riduzione del versamento dell’acconto Irpef relativo al 2011 – la situazione generale è tale che difficilmente le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, potranno superare questo triennio con un carico fiscale aggiuntivo di questa portata. Non possiamo sperare di rilanciare l’occupazione e in generale l’economia se penalizziamo soprattutto le piccole imprese che costituiscono il tessuto connettivo della nostra economia“.