Bolletta luce in aumento nel prossimo trimestre, ecco perché

Con l’arrivo dell’inverno e le temperature che si abbassano gli italiani si trovano a dover fare i conti non solo con le spese del riscaldamento, ma anche per la bolletta energetica, l’allarme bolletta luce arriva direttamente da Arera che per il prossimo trimestre prevede nuovi aumenti.

Tariffe luce in aumento nel prossimo trimestre

La dichiarazione arriva direttamente da Stefano Besseghini, presidente dell’Autorità di regolazione di energia, acqua, rifiuti che attualmente fissa i prezzi del settore energia in base alle quottazioni del prezzo.

Gli aumenti previsti per il prossimo trimestre non sono paragonabili a quelli visti nell’anno passato, è infatti cambiato il panorama degli approvvigionamenti e vi è sempre più energia prodotta con pannelli fotovoltaici ed eolico, quindi energia verde prodotta in Italia. Vi è un minore impatto della crisi Russo-Ucraina, ma in base alle dichiarazioni di Besseghini non è possibile ritornare alle tariffe del 2019 e nel prossimo trimestre vi sarà una leggera flessione delle tariffe verso l’alto. Gli aumenti sono determinati, in questo caso soprattutto dall’aumento della domanda.

Ci sarà la proroga del mercato tutelato per la bolletta luce?

Ricordiamo inoltre che il mercato tutelato termina il 1° gennaio 2024. Si era vociferato nei giorni scorsi di un possibile rinvio, ma all’interno del decreto Energia in realtà non è stato previsto. Sembra che il Governo stia pensando a una sorta di proroga, ma limitata solo ad alcune famiglie, cioè alle più bisognose.

Ricordiamo che Arera per chi è nel mercato tutelato aggiorna le tariffe trimestralmente basandosi sulle quotazioni del mercato, quindi se vi sono oscillazioni verso l’alto o verso il basso le bollette subito ne risentono. Nel mercato libero invece le tariffe sono stabilite in regime di libera concorrenza e in alcuni casi sono più elevate rispetto a quelle del mercato tutelato.

Proprio per questo motivo il mercato libero non ha trovato fino ad ora particolare entusiasmo e l’abolizione del mercato tutelato ha avuto diverse proroghe.

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Energia: salta il divieto di modifica unilaterale dei contratti. Aumenti in arrivo per molti consumatori

Nei mesi scorsi l’Antitrust ha indagato su fornitori di energia che avevano aumentato le tariffe, ora il Governo, attraverso il decreto Milleproroghe, sconfessa l’autorità garante e ammette la possibilità di aumentare le tariffe in caso di contratto in scadenza. Salta il divieto di modifiche unilaterali dei contratti per la fornitura di energia.

Contratto luce e gas: salta il divieto di modifiche unilaterali. Aumenti nel mercato libero

Il decreto Aiuti Bis varato dal governo Conte aveva introdotto il divieto di modifiche unilaterali alle tariffe di luce e gas proposte dalle società fornitrici. Naturalmente le società fornitrici su questo punto non sono concordi e hanno iniziato una battaglia legale annunciando che non avrebbero rinunciato. Le società Iren, Dolomiti ed Enel hanno già proposto ricorso a Tar e Consiglio di Stato. Quest’ultimo ha già accolto la richiesta di Iren di sospensione del provvedimento cautelare emesso nei confronti della società in quanto l’interpretazione dell’Antitrust relativa alle norme del decreto Aiuti Bis appaiono eccessivamente penalizzanti per i fornitori di energia.

Sembra infatti illogico il divieto di modifiche unilaterali a scadenza di contratto considerando anche che i clienti che sono ancora nel Servizio Elettrico Nazionale hanno continuato a veder crescere la bolletta avendo come punto di riferimento il costo della materia prima aggiornato costantemente dall’Arera.

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I fornitori per cercare di proteggersi e far fronte al rischio di dover continuare a vendere energia a un prezzo irrisorio rispetto al prezzo corrente hanno introdotto i contratti con PUN, cioè legati al prezzo dell’energia, ma tali contratti possono essere di fatto stipulati solo con i nuovi clienti e questo in forza di un’interpretazione del decreto Aiuti Bis particolarmente restrittiva da parte dell’Antitrust.

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Di fatto il Governo è intervenuto cercando di riportare equilibrio tra le parti, cioè tra consumatori e fornitori.

Cosa prevede il decreto Milleproroghe?

Nel decreto Milleproroghe viene esteso fino al 30 giugno 2023 il divieto di modifiche unilaterali a contratti in corso, quindi fino a scadenza, nonostante l’aumento del costo della materia prima (gas, kWh) non potranno esserci aumenti in bolletta. Tutto cambia però alla scadenza del contratto, in questo caso infatti il fornitore potrà unilateralmente stabilire un aumento delle tariffe. Naturalmente il consumatore non è obbligato ad accettare tale aumento e potrà quindi nel mercato libero cercare un nuovo fornitore che offre condizioni contrattuali più convenienti.

Restano però dei punti fermi, cioè il fornitore prima di procedere all’aumento delle tariffe deve darne un congruo preavviso al consumatore/contraente in modo che possa scegliere una diversa società fornitrice e fare preventivi.

Il rischio secondo molti è che le società possano applicare degli aumenti particolarmente elevati in modo da contrastare anche le perdite subite nei mesi precedenti, quando, in virtù dei contratti bloccati, hanno continuato a fornire energia a prezzi fuori dal mercato. Già nei mesi passati qualche società ha optato per la disdetta dei contratti affermando proprio di non poter più fornire energia ai prezzi del passato, indice che le difficoltà affrontate potrebbero essere tali anche da indurre al fallimento di molte società.

In questa delicata fase di passaggio sono avvantaggiati coloro che non hanno effettuato il passaggio al mercato libero perché Arera ha dichiarato che il prezzo dell’energia elettrica ( non del gas) scende nel mese di dicembre 2022 del 25%.

Caro energia elettrica: chiesta la proroga del mercato tutelato

Il costo delle materie prime energetiche è ormai fuori controllo e si avverte forte l’esigenza di tutelare i consumatori e le imprese dal caro energia in modo che possano far fronte ai costi dei consumi. Tra le proposte che arrivano da Confcommercio c’è la proroga del mercato tutelato o di maggior tutela. Ecco perché.

Tariffe senza sosta nel mercato libero

Il regime di tutela per il mercato del gas dovrebbe terminare a gennaio 2023, mentre per il mercato dell’energia elettrica dovrebbe terminare un anno dopo e quindi nel mese di gennaio 2024. Questo vuol dire che i clienti del mercato di maggior tutela devono scegliere un operatore del mercato libero prima delle scadenze indicate.

Viene però rilevato che nel tempo le tariffe applicate dagli operatori del mercato libero sono molto aumentate, più di quelle del mercato tutelato. Deve essere ricordato che le tariffe nel secondo caso sono aggiornate trimestralmente da ARERA (Autorità per la Regolazione per Energia Reti e Ambiente) in basi ai costi delle materie prime. L’ultimo aggiornamento per le tariffe elettriche vi è stato il 1° ottobre e ha visto un aumento del 59%. Aumento calmierato grazie all’intervento di Arera, infatti il rischio era un aumento del 100%.

La stessa Arera ha però dichiarato che ora l’aggiornamento, in via provvisoria ed eccezionale, sarà effettuato mensilmente, in questo modo appena vi sarà una riduzione dei costi dell’energia la stessa sarà vigente in favore dei clienti che sono ancora nel mercato tutelato ( Servizio Elettrico Nazionale).

Proroga del mercato tutelato: confronto tra le tariffe

Confcommercio ha sottolineato che le tariffe nel mercato libero rispetto a un anno fa sono aumentate del 78%, mentre il mercato tutelato offre maggiori tutele per i consumatori. Secondo i dati rilevati da Istat, l’aumento delle tariffe della luce nel mercato tutelato in un anno è del 57,3% mentre le tariffe del mercato libero hanno avuti incrementi a 3 cifre, circa 135,9%.

Sulla stessa linea di Confcommercio è Codacons, il quale ha sottolineato che nel mercato libero solo l’8,85% delle proposte è inferiore al prezzo praticato nel mercato tutelato. Per il gas la percentuale sale al 14,58%. Codacons sottolinea che chi oggi in virtù di un vecchio contratto sta pagando con il mercato libero tariffe più basse rispetto a quelle del mercato tutelato, al rinnovo del contratto dovrà subire aumenti astronomici delle tariffe che non saranno solo legati all’aumento del costo dell’energia, ma prevederanno anche una sorta di recupero rispetto a quanto non pagato finora. Proprio per questo il Codacons chiede che sia posticipata la fine del mercato tutelato. Auspicio arrivato nei giorni scorsi anche da Arera.

Stangata d’autunno? Aumenti in vista per le tariffe, ma attenti agli allarmismi

L’economia italiana è in forte ripresa come non accadeva da anni, ma tutto questo ha dei riflessi anche sui costi e il Codacons, associazione dei consumatori, parla di stangata d’autunno e prevede un aumento considerevole delle tariffe più importanti con un maggiore esborso per le famiglie di circa 1500 euro distribuito su soli 3 mesi. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Stangata d’autunno: attenzione all’eccessivo allarmismo

Occorre sottolineare che i titoli allarmistici sulla stangata d’autunno sono un po’ esagerati, infatti nella stima del Codacons sono inseriti anche i costi relativi al rientro a scuola degli studenti. Si calcola che per ogni figlio, tra corredo scolastico e libri, ci sia un esborso di circa 1200 euro. Tale somma però non è determinata solo da rincari, ma anche da prezzi “base”. Codacons calcola il solo corredo scolastico (astucci, diari, quaderni, zaini, colori) nel 2021 costerà 550 euro circa per alunno, ma su queste voci è possibile comunque operare con oculatezza, ad esempio evitando prodotti griffati. In realtà gli effetti rincari sono più bassi e li vedremo nel prosieguo.

Tenendo in considerazione esclusivamente i rincari, Federconsumatori stima una spesa in più pari a 7,1 euro per il corredo scolastico del 2021. Addirittura Federconsumatori per il 2021 ipotizza una riduzione della spesa relativa ai libri, calcola che uno studente del primo anno di liceo debba spendere per i libri 668,20 euro, pari all’1,3% in meno rispetto al 2020. Per uno studente di prima media, invece, sempre secondo Federconsumatori, la spesa per i libri sarà di 429,30 euro, pari al 3,1% in meno rispetto al 2020. Naturalmente sono stime, infatti molto dipende anche dalle scelte dei libri scolastici operate dagli insegnanti, ogni singola famiglia potrà valutare l’effettiva spesa.

Rincari d’autunno: nel 2021 l’inflazione corre

Ritornando alle voci sulla stangata d’autunno, in Italia attualmente si registra un’inflazione al 2,1% e questo porta ad un aumento dei prezzi al consumo, a farne le spese più di tutti è il comparto energetico, trasporti, turismo. Dal solo aumento dell’inflazione secondo le stime fatte ci sarà un aumento di 190 euro del costo della vita.

Il solo comparto dei trasporti che ha visto ad agosto un forte aumento di domanda ha registrato aumenti di prezzi del 5,3%, questi però non sono del tutto giustificati se non con la necessità del settore turismo di aumentare le entrate dopo i blocchi dovuti al covid e all’aumento di domanda degli italiani.

Stangata d’autunno 2021: il settore energetico registra aumento del costo della materia prima

Particolarmente importante è l’aumento del prezzo del metano, raddoppiato rispetto a quello dei mesi primaverili, tale aumento è dettato da un incremento della domanda da parte dei Paesi asiatici. A ciò si aggiunge che il 1° ottobre l’ARERA ( Autoritàdi Regolazione per Energia, Reti, Ambiente) provvederà ad aggiornare le tariffe e ovviamente su queste si rifletterà proprio l’aumento del costo del metano che a sua volta porterà aumenti anche della bolletta elettrica. Ciò perché la maggior parte delle centrali termoelettriche utilizza il metano per produrre energia. L’aumento a famiglia per il costo di elettricità e gas spalmato sull’ultimo trimestre del 2021 sarà di 24,5 euro.

Non va meglio con i carburanti, infatti attualmente c’è un aumento del 17,8% del prezzo della benzina rispetto allo stesso periodo di un anno fa, mentre per il gasolio l’aumento registrato rispetto a settembre 2020 è del 16,7%. L’aggravio calcolato per i carburanti è di 75 euro in più a famiglia. L’aumento dei prezzi di carburante secondo le stime porterà ad un aumento anche del costo dei prodotti che viaggiano su gomma, ad esempio quelli del settore alimentare.

La spending review non abbassa la spesa pubblica

Un’analisi condotta dall’Ufficio Studi della CGIA ha rilevato che, nonostante la spending review abbia cominciato ad influire sulla spesa, quest’ultima non è ancora scesa e, anzi, continuando a salire, sta influendo ancora una volta sui cittadini.

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, ha dichiarato in proposito: “Le uscite correnti al netto degli interessi continuano ad aumentare, in particolar modo, a causa della spesa pensionistica e delle prestazioni sociali. Se in una fase di crisi economica l’incremento delle misure a sostegno del reddito di chi si trova in difficoltà è più che giustificabile, lo è molto meno quello per le pensioni. Con l’ultima Legge di bilancio, ad esempio, è stata estesa la 14esima mensilità per i pensionati a basso reddito, è stata innalzata la no tax area Irpef per gli under 74 e sono state aperte delle finestre in uscita attraverso l’Ape. Misure che, in larga parte, non prevedono una copertura finanziaria sufficiente”.

Ha poi aggiunto il segretario della CGIA, Renato Mason: “Tra il 2000 e il 2016 solo in un anno, il 2009, il saldo primario, dato dalla differenza tra le entrate totali e la spesa pubblica totale al netto degli interessi sul debito pubblico, è stato negativo. In tutti gli altri anni, invece, è stato di segno opposto. Ovvero, la spesa primaria è stata inferiore alle entrate. A ulteriore dimostrazione che in questi ultimi decenni l’Italia ha mantenuto l’impegno di risanare i propri conti pubblici, nonostante gli effetti della crisi economica siano stati più pesanti qui da noi che altrove”.

Analizzando i dati, alla fine del 2017 si prevede che il contributo alla riduzione dell’indebitamento netto rispetto al 2013 sarà di 30,4 miliardi di euro. Oltre la metà di questo sforzo, pari a 16,4 miliardi (il 54,1% del totale), verrà richiesto alle Regioni e agli Enti locali.
Ciò significa che lo Stato comincia a tagliare, anche se il sacrificio più grande viene richiesto alle strutture periferiche, e soprattutto a quelle guidate dai Governatori.

La conseguenza è stata un taglio dei servizi e/o un aumento delle tariffe, che, pur non andando ad alimentare la pressione fiscale, comunque hanno un impatto negativo sui bilanci delle famiglie e delle imprese.

Infatti, tra il 2013 e il 2016 l’andamento delle tariffe regolamentate a livello locale sono aumentate in misura spesso ingiustificata. Se le bollette dell’acqua/fognatura sono aumentate del 20% circa, il servizio di asporto rifiuti è salito dell’8,4, i trasporti multimodali del 5,5, l’iscrizione alle scuole secondarie del 5,1, le mense scolastiche del 4,2, i biglietti dell’autobus del 3 e quelli dei taxi del 2,8.
Al contrario, l’inflazione in questo triennio è aumentata solo dello 0,2%.

Vera MORETTI

Il Cndcec fa chiarezza sulla legge sulle liberalizzazioni

di Vera MORETTI

La legge sulle liberalizzazioni ha creato molta confusione nell’applicazione delle tariffe per alcune professioni.
Tra queste, anche quelle riguardanti le prestazioni dei commercialisti.

A proposito, il Consiglio nazionale di categoria ha ritenuto opportuno fare alcuni chiarimenti.
Prima di tutto, importante è sapere che la tariffa professionale del consiglio nazionale dei dottori commercialisti resta in vigore per gli incarichi presi dal professionista prima dell’entrata in vigore del decreto legge sulle liberalizzazioni (il 24 gennaio 2012).
Al fine di non avere brutte sorprese, è auspicabile, da parte del professionista, presentare sempre al cliente un preventivo scritto. In esso devono essere indicati la pattuizione del compenso e l’indicazione degli estremi della polizza assicurativa. Ricordiamo, però, che quest’ultima sarà obbligatoria dal 13 agosto 2012, pertanto, fino a quella data, il professionista dovrebbe indicare espressamente al cliente l’eventuale assenza di una copertura assicurativa.

La liquidazione giudiziale del compenso, invece, potrà esservi anche nelle ipotesi in cui il compenso non sia stato determinato fra le parti al momento del conferimento dell’incarico. In questo caso, infatti, l’articolo 9 del decreto sulle liberalizzazioni non prevede la nullità del contratto. Pertanto ogni qualvolta il compenso non sia stabilito fra le parti, il commercialista potrà ricorrere al giudice per la liquidazione di quanto dovuto ai sensi dell’articolo 2233 del codice civile.

Per quanto riguarda, i compensi per l’esercizio delle funzioni giudiziarie o ausiliarie, continuano a fare riferimento alle apposite tariffe in uso ai giudici. Le tariffe giudiziarie costituiscono cosa diversa dalle “tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordini stico” e che presentano carattere di specialità, secondo il consiglio nazionale i giudici continueranno ad utilizzarle.

Liberalizzazioni: ecco cosa cambia e per chi

di Vera MORETTI

Stanno arrivando nuove regole per i professionisti, norme importanti che dovranno essere assimilate e rispettate, dimenticando quelle “vecchie”.
Il decreto legge sulle liberalizzazioni ufficializzato ieri, infatti, ha in serbo molte novità per queste categorie.

Eccole nel dettaglio:

Per quanto riguarda le tariffe, è stato mandato in pensione il vecchio tariffario, che, comunque, dal 2006 non era tassativo ma, almeno, indicativo, ma non è stata applicata la “linea dura” che il governo aveva lasciato presagire. Se, dunque, l’abrogazione delle tariffe c’è stata, è anche vero che il giudice, in caso di liquidazione dei compensi, potrà fare riferimento ai parametri stabiliti con decreto del ministero vigilante.
E i compensi? Devono essere calcolati in base all’importanza dell’opera e vanno pattuiti per iscritto e in modo omnicomprensivo. Ciò permetterà al professionista di quantificare la qualità e il rischio della prestazione.

Anche il preventivo rimane un caposaldo dal quale il lavoro del professionista non potrà, né dovrà, prescindere. Il cliente, quindi, avrà diritto a ricevere un atto che fornirà, oltre al prezzo e al grado di complessità dell’incarico, anche le informazioni riguardo tutti gli oneri previsti dal conferimento alla conclusione dell’incarico. Qualora non venga rispettato questo punto, si andrà incontro a sanzioni stabilite dall’ordine.

Una novità introdotta dal decreto è costituita dall’assicurazione. Se si pensava che fosse un obbligo, da parte del professionista, indicare nel preventivo se fosse titolare di una polizza, ora si sa che è un vero e proprio vincolo.
E non si tratta della sola anticipazione di quanto contenuto nell’articolo 3 della legge 148 del 2011, perché un’altra misura già confermata dal governo riguarda il tirocinio.

Assunto che il periodo di praticantato in studio non potrà durare oltre i 18 mesi, si prevede che sei mesi potranno essere svolti durante il corso di laurea. Questo, però, previa una convenzione stipulata fra i consigli nazionali degli ordini e il ministro dell’istruzione, università e ricerca.
Conseguenza di questo provvedimento è la sparizione del compenso al quale il giovane avrebbe diritto, che, invece, era una delle voci presenti nella legge 148/11.

Discorso a parte per i notai. Poiché la pianta organica è aumentata di 500 posti, la concorrenza sarà più fitta e i concorsi più serrati. Ciò, però avverrà quando i tre bandi ora in corso, che prevedono l’assegnazione di 550 posti, saranno conclusi. Si pensa, comunque, che questi verranno espletati entro la fine del 2012, e che, quindi, entro il 31 dicembre 2013 verrà esposto il nuovo bando di 550 posti, che sarà seguito da un ulteriore bando di 470 posti entro il 31 dicembre 2014.
Così facendo, a giudizio dell’esecutivo, ci saranno abbastanza professionisti sul mercato da creare la concorrenza necessaria. Tuttavia, “per assicurare il funzionamento regolare e continuo dell’ufficio, il notaro deve tenere nel comune o nella frazione assegnatagli studio aperto con il deposito degli atti, registri e repertori notarili, e deve assistere personalmente allo studio stesso almeno tre giorni a settimana e almeno uno ogni 15 giorni per ciascun comune o frazione di comune aggregati“.

In ultimo, ecco cosa prevede il decreto sui fidi: sarà dato ampio spazio ai professionisti nella maggioranza del capitale sociale dei consorzi fidi e delle società cooperative che esercitano l’attività di garanzia collettiva fidi.
I consorzi di garanzia collettiva dei fidi sono enti costituiti nella veste giuridica di cooperativa o società consortile, che esercitano in forma mutualistica attività di garanzia collettiva dei finanziamenti in favore delle imprese socie o consorziate. La modifica introdotta estende la partecipazione anche ai liberi professionisti soci a prescindere dall’attività esercitata. Insieme alle Pmi devono detenere almeno la metà più uno dei voti esercitabili in assemblea, con il diritto a nominare gli organi con funzione di gestione e controllo strategico.

Luce e gas: mini stangata da gennaio

di Alessia CASIRAGHI

Da gennaio 2012 le tariffe di luce e gas potrebbero aumentare, rispettivamente, del 4,8% e del 2,7%. In cifre l’aumento costerà alle famiglie italiane oltre 53 euro. Lo annuncia Nomisma Energia che ha stimato i rincari medi per famiglia italiana, in attesa dell’aggiornamento dell’Authority per l’energia atteso entro fine 2011.

Nel dettaglio: le tariffe elettriche dal 1 gennaio 2012 dovrebbero crescere del 4,8%, con un aumento pari a 0,8 centesimi al chilowattora. Per un campione di famiglia tipo, che spende in media 2.400 chilowattora in l’anno e 3 kw di potenza impegnata, questo significa che l’aumento sarebbe pari a 21,5 euro su base annua. Le tariffe del gas cresceranno invece del 2,7%, ossia 2,3 centesimi al metro cubo: con 1.400 metri cubi di metano consumati in un anno l’aumento sarà pari a 32 euro annui. In soldoni l’aumento di luce e gas ruberanno dalle tasche delle famiglie italiane 53 euro l’anno.

“Dopo la stangata sui prezzi della benzina, che l’hanno spinta nei distributori italiani ai massimi d’Europa, arriva un’altra batosta con le tariffe di luce e gas – sottolinea Davide Tabarelli, esperto di Nomisma Energia – a conferma che l’energia è il bene più tartassato per i consumatori finali”.

Ma come sono state calcolate le stime di aumento per famiglie? Per il gas “il calcolo automatico è fissato dalle regole dell’Autorità che sconta gli aumenti dei mesi scorsi del greggio a cui si sommano alcune nuove componenti per il trasporto”. Più complesso il calcolo dei rincari per quanto riguarda l’elettricità: l’aumento è legato infatti ai maggiori costi di generazione elettrica sulla borsa, sommati al forte incremento degli oneri per finanziare i pannelli fotovoltaici e l’aumento dei costi di trasporto della corrente elettrica.