C’è l’accordo: la Tasi ad ottobre

L’annuncio è poco più che ufficioso: l’acconto Tasi su seconde case, capannoni, negozi e uffici sarà rinviato a ottobre, e non a settembre, ma solo nei Comuni, quasi 6000, che non hanno deciso le aliquote entro venerdì. I Comuni che invece hanno stabilito e comunicato le proprie aliquote pagheranno sempre il 16 giugno, tra cui grandi città come Bologna, Torino, Genova, Napoli, Livorno, Reggio Emilia, Brescia, Modena, Piacenza, Vicenza, Imola, Sassari, Cagliari e Cremona. La conferma è arrivata direttamente dal presidente del Consiglio Matteo Renzi: «è un accordo già raggiunto» con i sindaci, ha precisato il premier ancora ebbro di gioia per il risultato elettorale delle elezioni politiche dello scorso weekend e del resto lo stesso presidente dell’Anci Piero Fassino aveva nei giorni scorsi richiamato la data del 16 ottobre, nonostante il comunicato del ministero dell’Economia avesse parlato di spostamento a settembre. «Il governo ha previsto il rinvio, ma solo per i comuni che vogliono evitare di scegliere l’aliquota per motivi elettorali e per aspettare i nuovi sindaci» ha precisato l’ex sindaco fiorentino.

La Tasi si potrà pagare anche a rate e in caso di credito nei confronti dell’amministrazione comunale, il contribuente potrà applicare la compensazione, cioè detrarre il credito da quanto deve versare al Comune per l’ennesima imposta sui servizi indivisibili. Per esempio a Venezia «nel caso di ulteriore aggravamento della situazione finanziaria del contribuente o di impossibilità momentanea a far fronte al pagamento delle rate», si legge nel regolamento, «sarà possibile un’ulteriore dilazione di massimo 12 rate mensili». In caso di importi importanti «il riconoscimento del pagamento rateale sarà subordinato alla presentazione di idonea garanzia mediante polizza fideiussoria o fideiussione bancaria».

Jacopo MARCHESANO

Nuova missiva di Alemanno a Padoan

La lettera scritta da Riccardo Alemanno, presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi, al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e al sottosegretario Enrico Zanetti relativi al caos Tasi che, ahimè, sta diventando sempre più incalzante per i contribuenti, non ha sortito l’effetto desiderato.

Per questo, il presidente INT ha deciso di indirizzare al ministro un’ulteriore missiva nella quale ha voluto manifestare la sua profonda amarezza per una proroga che “solo per alcuni contribuenti mitiga il caos creatosi attorno al nuovo tributo/tassa”, colpevole di creare una forte discriminazione “nei confronti di chi possiede immobili nei comuni che hanno deliberato entro i termini previsti, mi spiace pertanto constatare, ancora una volta, che nel nostro Paese non sempre chi rispetta le regole viene poi premiato o quanto meno non penalizzato“.

Nella sua nuova lettera, Alemanno ha anche aggiunto una nuova richiesta, relativa al versamento dell’acconto Tasi con scadenza il 16 giugno, ovvero la non applicazione delle sanzioni per differenze tra il versato ed il dovuto se tali differenze vengano sanate con versamento entro il 16 settembre / ottobre.

Il numero uno dell’Istituto Nazionale Tributaristi ha inoltre aggiunto: “Anche se ormai sono molti anni che devo affrontare problematiche spesso paradossali in ambito tributario, continuo a non volere cedere all’amarezza ed allo sconforto di norme che sembrano emanate ed applicate da chi non conosce la realtà del Paese. Continuerò a stigmatizzare certe situazioni, fornendo però alternative che possano evitare al contribuente ulteriori difficoltà e costi. Nei giorni scorsi ho scritto su un social network ad una collega amareggiata e rassegnata che bisogna resistere sempre rassegnarsi mai, forse proprio dai colleghi e dal senso di responsabilità derivante dal mandato a rappresentarli deriva la volontà di non abbattersi, nonostante ci sia chi ce la metta proprio tutta per riuscire a farlo“.

Vera MORETTI

Tasi, chi paga?

Tasi, chi paga? La macchina fiscale italiana è riuscita ancora una volta a dare il peggio di sé in quanto a farraginosità, superficialità e approssimazione con la telenovela della Tasi. La famigerata tassa sui servizi indivisibili, la cui prima rata dovrebbe andare in pagamento entro il 16 giugno è ancora in buona parte nebulosa grazie a una serie di rinvii, rimpalli e indecisioni che, ancora una volta, vanno solo a danno dei cittadini e delle imprese, contribuenti e sudditi.

Associazioni dei consumatori, professionisti e imprese sono sul piede di guerra, i cittadini non ci capiscono nulla e i Caf sono allo stremo, presi in mezzo tra le richieste dei contribuenti e le non risposte che arrivano a livello istituzionale. Ma a oggi, che cosa si sa?

Quello che è certo è che, visto il rischio di non incassare subito gli introiti della Tasi, molti Comuni che fino a pochi giorni fa non avevano deciso le aliquote si sono date una rapida mossa: il numero di amministrazioni pronte ha ora superato le 2mila. Se l’ultimo giorno utile per determinare il livello di imposizione della Tasi era venerdì 23 maggio, c’è tempo fino al 31 del mese per pubblicare sul sito dell’Agenzia delle Entrate il testo della delibera. La pubblicazione è discriminante per sapere se bisogna pagare la prima rata del tributo entro il 16 giugno o se bisognerà passare alla cassa dopo l’estate, se non a dicembre. 

Tanto per complicare le cose, la legge di Stabilità ha istituito il cosiddetto Iuc, tributo che dovrebbe raggruppare la Tasi e la tassa sui rifiuti, anche se, di fatto, ciascuno dei due tributi va per i fatti suoi: la prima rata della Tasi si paga entro il 16 giugno solo nei Comuni che hanno pubblicato entro il 31 maggio la delibera con le aliquote relative sul sito del ministero delle Finanze. Per gli altri Comuni, i termini di versamento saranno prorogati da un decreto governativo che posticiperà il versamento a settembre o a ottobre.

Più chiaro il discorso sull’Imu, visto che quella andrà pagata. La prima rata si verserà entro il 16 giugno in tutti i casi: se il Comune ha pubblicato la delibera 2014, l’acconto si calcola sulle aliquote aggiornate, altrimenti si paga con le regole del 2013.

Valanga di scadenze tra giugno e luglio

Il caldo dell’estate coinciderà con una serie di scadenze che riguardano le tasse che gli italiani sono chiamati a pagare.
Facendo una stima di tutti gli adempimenti, i cittadini dovranno sborsare una cifra molto vicina a 75 miliardi di euro, distribuiti in una trentina di scadenze fiscale, a cominciare con le “vecchie conoscenze” Irpef, Imu, Tasi, Tari, Iva, Ires e Irap.

Il giorno più impegnativo è lunedì 16 giugno, non soltanto termine ultimo per pagare l’acconto TASI-IMU.
Ecco le altre scadenze per tipologia di contribuente dedicate alle imprese:

  • Società di persone: saldo 2013 e acconto 2014 senza maggiorazione dell’IRPEF risultante dalle dichiarazioni annuali UNICO SP; saldo e acconto IRAP; saldo addizionale regionale IRPEF; saldo e acconto dell’addizionale comunale; saldo IVA 2013 risultante dalla dichiarazione annuale, maggiorata dello 0,40% per mese o frazione di mese per il periodo 16 marzo-16 giugno 2014.
  • Imprese con dipendenti: rata dell’addizionale comunale IRPEF trattenuta ai lavoratori dipendenti sulle competenze del mese precedente a seguito delle operazioni di conguaglio di fine anno, addizionale sui compensi a titolo di bonus e stock options, imposta sostitutiva sui premi di produttività erogati nel mese precedente.
  • Contribuenti Minimi: saldo 2013 e acconto 2014 dell’imposta sostitutiva, unica o prima rata.
  • Soggetti IRES: per imprese che presentano UNICO e periodo d’imposta coincidente con l’anno solare, saldo e acconto di IRES e IRAP; saldo IVA.
  • Operazioni straordinarie (fusioni, scissioni e via dicendo): imposta sostitutiva su redditi e IRAP.
  • Società di comodo: maggiorazione IRES del 10,5% come saldo 2013 e acconto 2014.
  • Studi di settore: i soggetti che si adeguano agli studi versano IRPEF, IRES, IRAP, IVA relative ai maggiori ricavi e l’eventuale maggiorazione del 3% per l’adeguamento spontaneo agli studi.
  • Soggetti IVA: liquidazione mensile, quarta rata 2013 maggiorata dello 0,33% di interessi.

Fra le altre scandenze per le imprese, entro martedì 3 giugno i soggetti passivi IVA che effettuano operazioni con operatori economici aventi sede, residenza o domicilio negli Stati o territori a regime fiscale privilegiato (“black-list“) devono effettuare la comunicazione mensile delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi di importo superiore a euro 500 effettuate nello scorso aprile 2014.
Sempre il 3 giugno, gli intermediari finanziari devono consegnare la comunicazione all‘Anagrafe Tributaria dei dati, riferiti ad aprile 2014, relativi ai soggetti con i quali sono stati intrattenuti rapporti finanziari.
Un importante appuntamento per molte imprese (novità procedurale) è quello del 6 giugno, quando per i fornitori di Ministeri, Agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza ed assistenza sociale (imprese o professionisti) scatta l’obbligo di fatturazione elettronica.

Anche per i contribuenti privati il 16 giugno è il giorno più impegnativo, con la scadenza dell’acconto TASI-IMU e il versamento di saldo 2013 e acconto 2014 dell’IRPEF persone fisiche e delle addizionali. Altre imposte con la stessa scadenza: cedolare secca (saldo 2013 e acconto 2014, senza maggiorazioni), imposta sulle attività finanziarie e sugli immobili all’estero. Sempre entro il 16 giugno CAF e commercialisti devono consegnare ai contribuenti la copia del 730 presentato entra il 3 giugno, con relativo prospetto di liquidazione.

Coloro che hanno scelto di pagare le imposte sul 2013 a rate, entro il 30 giugno devono versare la seconda rata IRPEF (risultante da 730 o UNICO) e delle addizionali.

Vera MORETTI

Tasi pesante per gli immobili strumentali

Se già il 2013 si era dimostrato pesante per i possessori di immobili strumentali, il 2014 rischia di esserlo ancora di più.

L’Ufficio studi della Cgia fa sapere che l’aggravio sui capannoni potrebbe essere di quasi 400 euro, pari ad un incremento dell’11,4%, mentre sui negozi sarebbe di 140, ovvero +17,1%.
In termini assoluti il carico fiscale aggiuntivo sugli immobili ad uso commerciale e produttivo previsto per quest’anno potrebbe aggirarsi attorno a 1,6 miliardi di euro.

Se, invece, il confronto viene eseguito rispetto al 2011, anno in cui si è pagata per l’ultima volta l’Ici, l’incremento del carico fiscale rischia è alquanto imponente: per i capannoni potrebbe sfiorare l’ 89%, per i negozi l’aumento dovrebbe aggirarsi attorno al 133%.

Per ora si tratta di semplici stime, ma Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha dichiarato: “Alla luce delle difficoltà finanziarie in cui versano non è da escludere che molte Amministrazioni comunali applicheranno un’aliquota Tasi sugli immobili strumentali ben superiore a quella base. E’ bene che i Sindaci facciano attenzione: un ulteriore aumento del carico fiscale sugli immobili produttivi e commerciali potrebbe mettere fuori mercato molte aziende che sono sempre più con l’acqua alla gola per la mancanza di liquidità”.

Rispetto al 2013, sono due i fattori che rischiano di far aumentare nuovamente il peso fiscale sugli immobili strumentali:

  • la riduzione della quota di Imu deducibile ai fini delle imposte dirette che scende dal 30 per cento del 2013 al 20 per cento previsto per quest’anno;
  • l’introduzione della Tasi (il nuovo tributo sui servizi indivisibili), in sostituzione della maggiorazione Tares.

Dall’analisi delle delibere degli unici Comuni capoluogo di provincia che hanno approvato quest’anno le aliquote Imu e Tasi sui fabbricati ad uso produttivo e sui negozi, si è rilevato che negli ultimi due anni l’aliquota media Imu ha superato il 9 per mille, discostandosi in maniera significativa dall’aliquota base del 7,6 per mille.

Attualmente sono solo una decina i Comuni capoluogo di provincia che hanno pubblicato sul sito del Dipartimento delle Finanze le delibere di approvazione delle aliquote.
Le tipologie di immobili strumentali sono due, un capannone (categoria catastale D1) e un negozio (categoria catastale C1), mentre le rendite sono quelle medie risultanti dalla banca dati del catasto relativamente all’area territoriale del relativo comune.

Nel campione preso in considerazione, la situazione peggiorerà in 7 comuni, mentre nei rimanenti 3 si rileva un miglioramento.

Negli Enti locali in cui il prelievo si fa più pesante, l’aliquota Imu rimane uguale a quella del 2013, ma si aggiunge la Tasi il cui peso è superiore all’abolizione della maggiorazione Tares. Il risultato è un aggravio netto per l’imprenditore.

Ad esempio a Brescia l’aliquota Imu applicata sugli immobili strumentali nel 2014 rimane al livello massimo già raggiunto nel 2013 e si aggiunge la Tasi con aliquota del 0,8 per mille.
A Forlì l’aliquota della Tasi rimane a zero, ma viene aumentato il prelievo Imu che passa dal 9,8 al 10,6 per mille.

A Biella e a Pesaro si registra un miglioramento, più legato ai meccanismi fiscali che al semplice confronto delle aliquote. Si riduce l’aliquota Imu, e si introduce la Tasi. La somma delle aliquote supera quella della sola Imu nel 2013, il miglioramento dipende dal fatto che la Tasi dovrebbe essere deducibile al 100% ai fini del reddito di impresa, mentre l’Imu al 20%.

Infine, Modena, che non solo non prevede la Tasi per gli immobili strumentali, ma addirittura riduce il prelievo IMU portando l’aliquota dal 10,1 per mille del 2013 al 8,6 del 2014.

Vera MORETTI

Alemanno chiede un rinvio della TASI

La reazione da parte dei Comuni, non interessati a rinviare la scadenza per il pagamento della Tasi, non ha stupito Riccardo Alemanno, presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi che, invece, si è mostrato di ben altro avviso.

Se, da una parte, gli enti locali vogliono salvaguardare il flusso di entrate, dall’altra i cittadini e i professionisti che li assistono non la pensano così e, per questo, il presidente di INT ha deciso di inviare una lettera al ministro dell’Economia Padoan e al suo Sottosegretario Zanetti.

La richiesta è molto chiara: un rinvio della scadenza per il pagamento della Tasi o una proposta di alternativa.

Questo si legge nel testo: “Dopo aver preso atto che i comuni non hanno ritenuto necessario prorogare il termine di versamento dell‘acconto Tasi, vorrei evidenziare che sono di diverso parere i cittadini ed i professionisti che li assistono, pertanto Le chiedo di valutare attentamente il rinvio oggettivamente necessario, ciò al fine di evitare che la confusione creatasi attorno a questa nuova tassa/tributo provochi ulteriori costi e contenziosi al cittadino-contribuente (ndr sono mesi che il Presidente Alemanno avverte del caos TASI). In alternativa, al fine di permettere il necessario flusso di entrate agli enti locali, si potrebbe prevedere come acconto Tasi il 50% delle somme incassate dai comuni per i servizi indivisibili già inserite nel versamento della Tares (0,30 euro per metro quadro), tali dati sono in possesso degli uffici comunali e potrebbero essere inviati bollettini precompilati senza creare complicazioni al contribuente, come ulteriore alternativa prevedere, quantomeno, che eventuali differenze tra il dovuto ed il versato non siano soggette a sanzione se correttamente sanate con il versamento del saldo Tasi a dicembre“.

L’alternativa alla proroga è stata spiegata da Alemanno come “un po’ di buona volontà da parte dei comuni, che oltre al gettito devono garantire anche il rispetto dei contribuenti. Inoltre voglio sottolineare con forza, come ho scritto nella lettera, che si è richiesta la proroga in virtù di una problematica che si venuta a creare attorno alla Tasi e sicuramente non per colpa dei contribuenti o dei professionisti che li assistono, assistenza che viene svolta con sempre maggiore difficoltà ed imbarazzo per dovere comunicare continue scadenze, obblighi di versamento e novità che mal si conciliano con una riforma generale del sistema fiscale che dovrebbe avere al centro i diritti dei cittadini-contribuenti“.

Vera MORETTI

Alemanno: appello per risolvere il caos Tasi

Tra gli argomenti “caldi” che in questi giorni tengono banco per la stampa specializzata e non, c’è sicuramente il caos che sta scatenando la Tasi.

Per questo motivo, Riccardo Alemanno, presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi, ha deciso di esprimere la sua opinione, mettendo in guardia su ciò che essa comporterà per i contribuenti: “Il peso della Tasi non sarà solo quello relativo alle aliquote che i comuni stabiliranno, ma anche quello dei costi dei calcoli se i comuni non si attrezzeranno per evitare che il contribuente debba sobbarcarsi anche questo ulteriore onere, derivante anche dal caos normativo e di programmazione del gettito”.

In realtà, il presidente dell’INT aveva già avanzato i suoi dubbi riguardo la Tasi, e in particolare sulle modalità di calcolo e di riscossione e sulla confusione che si sarebbe generata attorno al nuovo tributo/tassa.

Ha aggiunto Alemanno in proposito: “Si sarebbe dovuto modificare la Tares che già conteneva una parte destinata ai servizi indivisibili, anziché dare vita a due tasse distinte come la Tari (rifiuti) e la Tasi (servizi indivisibili), Anche le modalità di calcolo della Tasi basate sull’ imponibile dell’IMU costringeranno a nuovi calcoli che difficilmente potranno essere effettuati dall’ente locale, non solo i proprietari ma anche gli inquilini che dovranno affrontare anche questa ulteriore difficoltà, se la base di calcolo fosse rimasta collegata ai metri quadri dell’immobile, i comuni non avrebbero avuto nessuna difficoltà a gestire la compilazione dei bollettini di versamento. Con continue modifiche si crea caos e si alimentano proteste e malcontento“.

Riccardo Alemanno esorta il legislatore a considerare queste criticità prima di apportare nuove modifiche che, pur sembrando positive, non sono vantaggiose per i contribuenti, che rischiano di trovarsi schiacciati da un ulteriore aggravio dei costi: “Le modifiche vanno fatte solo contestualmente ad un cambiamento generale del sistema fiscale, mi auguro che nell’ emanare i decreti previsti dalla delega fiscale si tenga conto di ciò e che al centro ci sia il contribuente e non il calcolo ragionieristico“.

Vera MORETTI

Nuovi codici tributo per TARI e TASI

L’Agenzia delle Entrate ha emanato nuovi codici tributo per agevolare i contribuenti nel pagamento della IUC, la nuova tassa sui servizi comunali che comprende TASI, TARI e IMU.

TASI e TARI sono due tributi nuovi, quindi il Fisco ha istituito i relativi codici per il versamento in F24.
Visto che la TARI sostituisce la TARES, i relativi codici restano gli stessi, mentre per la TASI ce ne sono di nuovi.

Tasi in F24

  • 3958: per abitazione principale e relative pertinenze,
  • 3959: per fabbricati rurali ad uso strumentale,
  • 3960: per aree fabbricabili,
  • 3961: per altri fabbricati.

Per la compilazione del Modello F24, questi codici tributo vanno esposti nella “SEZIONE IMU E ALTRI TRIBUTI LOCALI“, in corrispondenza delle somme indicate nella colonna “importi a debito versati”, con le seguenti indicazioni: nel campo “codice ente/codice comune”, indicare il codice catastale del Comune nel cui territorio sono situati gli immobili.

Nello spazio “Ravv“, barrare solo se il pagamento si riferisce al ravvedimento, così come lo spazio “Acc” va segnato solo se il pagamento si riferisce all’acconto previsto in giugno nei comuni che hanno deliberato in tempo (mentre il campo “Saldo” va barrato appunto in sede di saldo a dicembre.
Se il pagamento è effettuato in unica soluzione per acconto e saldo, bisogna barrare entrambe le caselle.

Come avviene per l’IMU, nella casella “Numero immobili”, si indica il numero degli immobili, fino a un massimo di tre cifre.
L’anno di riferimento è quello dell’anno di imposta a cui si riferisce il versamento: quindi se si tratta di ravvedimento, bisogna segnare l’anno in cui l’imposta avrebbe dovuto essere versata.

In caso di ravvedimento, unitamente all’imposta bisogna versare anche interessi di mora e sanzioni. Per questo, ci sono specifici codici tributo:

  • 3962: per gli interessi,
  • 3963: per le sanzioni.

Tasi in F24EP

  • 374E: per i fabbricati rurali ad uso strumentale,
  • 375E: aree fabbricabili,
  • 376E: altri fabbricati,
  • 377E: per gli interessi,
  • 378E: per le sanzioni.

I codici per la Tari in realtà sono gli stessi che si utilizzavano per la Tares anche se sono stati ridenominati sostituendo il precedente riferimento alla Tares con il nuovo nome dell’imposta, Tari. Quindi:

  • 3944: valido per Tari (e Tares),
  • 3945: Tari (e Tares), interessi,
  • 3946: Tari (e Tares), sanzioni,
  • 3950: tariffa,
  • 3951: tariffa, interessi,
  • 3952: tariffa, sanzioni

Per quanto riguarda la compilazione dell’F24, i codici si inseriscono nella “sezione IMU e altri tributi locali“, in corrispondenza della colonna “importi a debito versati”, con le stesse modalità previste per la Tasi.
Nello spazio “rateazione/mese rif” il numero della rata va indicato nel formato “NNRR”, dove “NN” rappresenta il numero della rata in pagamento e “RR” quello complessivo delle rate.
In caso di pagamento in un’unica soluzione, si indicherà “0101″.

Relativamente alla Tari in F24EP, sono stati ridenominati i precedenti codici istituiti per la Tares, che vanno esposti nella sezione “Tares-Tari” del modello F24EP.

Vera MORETTI

Tasi: più pesante in Lombardia, Lazio e Veneto

L’Ufficio Studi della Cgia ha voluto calcolare, ipotizzando l’applicazione dell’aliquota base all’uno per mille, in che termini arriverà a “colpire” la Tasi.
A questo proposito, sembra che a pagarne le conseguenze più pesanti saranno i proprietari di immobili in Lombardia, Lazio e Veneto.
I primi saranno chiamati a versare 660 milioni, i secondi 480 milioni e i terzi 354 milioni di euro, per un totale di 3,8 miliardi di euro che andranno a riversarsi nelle casse dei Comuni.  

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha commentato questi dati: “Questa stima è molto prudenziale, in virtù del fatto che i Sindaci avranno la possibilità di aumentare ulteriormente l’aliquota. Pertanto, è molto probabile che alla fine il gettito complessivo sarà superiore ai 3,8 miliardi da noi preventivati”.
 
Le Regioni, invece, dove la Tasi peserà di meno sono la Basilicata (23 milioni di euro), il Molise (17 milioni di euro) e la Valle d’Aosta (14 milioni di euro).
 
Fa poi notare la Cgia che in questa stima il carico fiscale più importante è da ricercarsi nelle Regioni dove è maggiore il numero degli immobili ad uso abitativo e quelli riconducibili ad attività commerciali e produttive.
 
Se sulle prime abitazioni la Tasi, di fatto, sostituirà l’Imu, sulle seconde/terze case e sullecostruzioni ad uso produttivo, il tributo sui servizi indivisibili andrà ad aggiungersi all’Imu. Pertanto, è certo che su queste tipologie immobiliari il carico fiscale è destinato ad aumentare.
 
Ha poi aggiunto il segretario della Cgia: “La nostra preoccupazione è rivolta soprattutto agli effetti che l’Imu e la Tasi avranno sui capannoni. Ricordo che, su queste tipologie di immobili, viene attribuito allo Stato il gettito calcolato con l’aliquota base del 7,6 per mille, mentre solo la parte eccedente questa soglia, fino al livello massimo del 10,6 per mille, finisce nelle casse dei Comuni. L’aliquota media Imu applicata sui capannoni è stata del 9,33 per mille. Ora, i Sindaci hanno la possibilità di applicare in via aggiuntiva la Tasi fino a raggiungere la soglia dell’11,4 per mille. Se dovessero applicare l’aliquota base del nuovo tributo, ovvero l’uno per mille, gli imprenditori si troverebbero a pagare un miliardo in più. Una cosa inaccettabile. Dopo sei anni di crisi molti imprenditori hanno chiuso l’attività e sono sommersi dai debiti. Nella stragrande maggioranza dei casi, visto il crollo del mercato immobiliare, non sono riusciti né ad affittare né a vendere il capannone.Come faranno a pagare l’Imu su un immobile che non genera nessun reddito? Forse è giunto il momento che la politica intervenga ed esoneri il pagamento per i proprietari che si trovano in questa situazione”.

Vera MORETTI

Accordo trovato per la Tasi

E’ stato trovato un accordo tra sindaci e governo sulla questione delle aliquote e sul gettito Tasi, ovvero la componente relativa ai servizi comunali indivisibili inclusa nella Iuc.

L’esecutivo ha infatti riconosciuto alle amministrazioni comunali un ammanco di 700 milioni di euro derivante dal passaggio dall’Imu alla Iuc. Sono stati già identificati 500 milioni, che corrispondono all’importo stanziato nella legge di Stabilità per le detrazioni.

A Palazzo Chigi sono state individuate soluzioni che permettano ai municipi italiani di avere anche quest’anno le stesse risorse di cui disponevano nel 2013.
Durante l’incontro si è ritenuto di concedere la possibilità di applicare un’aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille sulla prima o sulla seconda casa.

L’aliquota base della Tasi potrà arrivare ad un livello massimo del 3,3 per mille.
Saranno i sindaci a stabilire, in maniera discrezionale, se e quando procedere con la maggiorazione che parte dal 2,6 per mille garantendo, contestualmente e in base ai propri calcoli, le stesse detrazioni per famiglie in condizioni di difficoltà previste dall’Imu.

Vera MORETTI