Tasi, l’Italia (che vuole pagare) è nel caos

 

Nonostante il pagamento della Tasi si avvicini ogni giorno di più – la prima scadenza è fissata per il 16 ottobre, la seconda, per il saldo, il 16 dicembre -, il contribuente italiano è in piena confusione per calcolare la base imponibile spulciando i dati catastali del proprio immobile. “Sembrava che il cittadino per la Tasi non si dovesse preoccupare, come in tutte le nazioni civili e fiscalmente rispettose del contribuente doveva essere l’ente impositore a fare i conteggi e a fornire i modelli di pagamento con già indicata l’importo del tributo. Ma anche su questo assunto, il legislatore ha avuto l’ennesimo ripensamento, arrivando alla conclusione che provvedere al conteggio per i Comuni è troppo complesso” si legge in una nota diramata ai media dai commercialisti che racconta bene la situazione di caos venutasi a creare nel Paese.

Tanto per iniziare, innanzitutto, servirà la rendita catastale dell’immobile abitato, vero valore fiscale su cui si basa il calcolo dell’imposta stessa, e solo successivamente si dovranno prendere in considerazione le delibere approvate dai Comuni, estrapolando l’altro elemento indispensabile ai nostri calcoli: l’aliquota di riferimento, facendo attenzione ad identificare quella relativa alla propria situazione.

A mettere ordine, si fa per dire, ci pensa Poste italiane con un comunicato che spiega la procedura dopo aver calcolato l’importo: “E’ possibile effettuare il versamento in un’unica soluzione, barrando entrambe le caselle acconto e saldo presenti sul modello F24 (‘Acc’ e ‘Saldo’) oppure in due rate, barrando la casella “Acc” se il pagamento si riferisce all’acconto (prima rata) e la casella ‘Saldo’ se il pagamento si riferisce al saldo (seconda rata). L’importo totale da versare deve essere arrotondato all’euro: fino a 49 centesimi si arrotonda per difetto e oltre 49 centesimi si arrotonda per eccesso.I dati anagrafici ed il Codice Fiscale devono essere riferiti al contribuente ed indicati nella apposita sezione del modello F24 (sezione ‘contribuente’)”.

“I cittadini ci chiedono come e dove pagare, da soli senza l’aiuto di un Caaf è molto difficile. Da noi, con soli sei euro, mettiamo l’utente in condizioni di fare il necessario – ha spiegato Paolo Graziani presidente CAAF CGIL Toscana -. Il caso Tasi non è un esempio di semplificazione fiscale: bisognerebbe che l’ente che chiede la tassa da pagare mandasse a casa del cittadino il bollettino, ma nella realtà non è così, anche se si parla di integrazione delle banche dati dei soggetti che si occupano di fisco. La politica in questi anni ci ha spiegato che sulla prima casa si sarebbe pagato meno o per niente, nei fatti è successo l’opposto”.

Jacopo MARCHESANO

Alemanno: “La Tasi? Un’ulteriore patrimoniale da eliminare”

Dopo un primissimo antipasto a giugno, per i comuni che hanno fissato le aliquote entro il 23 maggio, si avvicina il nuovo temutissimo appuntamento con la Tasi, l’imposta sui servizi indivisibili che con la Tari e l’Imu ha dato vita alla nuova tassazione sulla casa. A riguardo abbiamo intervistato Riccardo Alemanno, presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT).

Dott. Alemanno, per l’Associazione dei Comuni nei municipi dove le aliquote sono state già fissate a maggio, sulla prima casa, si è pagato il 30% in meno, ma i Caf e molti centri studi sono convinti che, alla fine, il conto complessivo sarà più salato dell’Imu 2012, che fu di 4,4 miliardi. L’ennesima beffa?
La TASI senza dubbio è un tributo che ha creato, a ragion veduta, molto malumore tra i contribuenti, ha iniziato male il proprio cammino e lo sta proseguendo peggio.
E’ assai complesso determinare, se non a consuntivo, gli effetti in termini di gettito dell’applicazione di questo tributo, le variabili sono molteplici, le delibere dei comuni sono differenti ed i casi di detrazione o esenzione richiedono un approfondimento per singolo ente locale. Insomma un bel ginepraio, in linea di massima sono più propenso per le previsioni dei Caf e dei centri studi, poiché se è vero che molti comuni hanno interpretato in modo corretto l’indicazione di invarianza di gettito rispetto a precedenti tassazioni, molti altri hanno deliberato le aliquote massime e su tutti gli immobili. Una cosa però è certa c’è un costo indiretto per il contribuente derivante dall’ affrontare una nuova modalità di calcolo e non tutti i contribuenti sono attrezzati per provvedere in proprio, così come non tutti i comuni hanno offerto assistenza in tale senso.

Come se non bastasse, la metà dei Comuni, inoltre, ha imposto la Tasi anche sulle case affittate, colpendo gli inquilini che pagheranno, in media, poco meno del 20%.
Vero, però ricordo che si tratta del corrispettivo, o almeno dovrebbe, per la copertura dei servizi indivisibili prestati dai comuni (illuminazoine, pulizia strada, sicurezza, ecc.), pertanto ogni cittadino dovrebbe provvedere al pagamento del corrispettivo. Peraltro già lo scorso anno si è pagata una quota (euro 0,30 per metro quadrato di immobile utilizzato) per i servi indivisibili collegata all’ex Tares e ciò in capo sia ai proprietari che agli inquilini. La TASI invece sembra avere più l’aspetto dell’ulteriore patrimoniale sugli immobili, con una variante, molto esigua, a carico degli inquilini. Mi auguro che il Presidente del Consiglio Renzi, come ha dichiarato, provveda alla sua modifica o meglio alla sua abolizione, i sistemi alternativi e meno invasivi esistono.

La tassa sui servizi indivisibili ha un’aliquota che va dall’1 per mille al 3,3, i Comuni comunque si stanno orientando sul 2,5-2,6 per mille, che poi sono le aliquote che consentono di ripristinare le entrate venute meno con la cancellazione dell’Imu sulla prima casa…
Ogni qualvolta viene eliminato un tributo locale o meglio parzialmente eliminato, senza avere ben chiaro il quadro generale delle esigenze di gettito degli enti territoriali, accade che dopo un’effimera sosddisfazione si hanno effetti punitivi per il contribuente, è successo con l’abolizione dell’ICI sulla prima casa e si è ripetuto con l’IMU. Nessuno o quasi parla più dell’aumento di due punti dell’IVA, dell’aumento delle addizionali, delle accise sui carburanti e così via. E poi, dulcis in fundo, è apparsa la IUC un’ imposta “unica” che ne contiene tre IMU, TASI, TARI…la matrioska dei tributi locali…
Mi auguro che le prossime decisioni in merito a tributi, tasse ed imposte siano dettate più da una politica fiscale seria e che metta al centro i cittadini-contribuenti e non da un fisco utilizzato politicamente, ma questa mia ultima affermazione apre un dibattito infinito sul rapporto fisco-contribuente, speriamo che con la prossima legge delega di riforma fiscale si possa invertire la rotta, speriamo…

Jacopo MARCHESANO

Tasi, la grande beffa

 

Ci siamo, l’ora della Tasi è giunta. E, come nel peggior incubo senza fine per le famiglie italiane, la tassa potrebbe costare addirittura di più della vecchia cara Imu: è vero che il costo della Tasi nelle città capoluogo è di 219 euro medi, a fronte dei 223 euro pagati con l’Imu nel 2012, ma la distribuzione della nuova tassa, come dimostra uno studio Uil condotto su un campione di 420 famiglie residenti nei capoluoghi di provincia, è meno equa rispetto alla precedente.

“La distribuzione della nuova tassa è meno equa: pagherà un po’ di più chi prima era esente o pagava cifre basse e pagheranno molto meno i proprietari di quelle abitazioni con rendite catastali elevate – ha dichiarato il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy -. Per una casa in A/3, infatti, il costo medio sarà di 133 euro a fronte dei 111 euro del 2012; mentre per una casa in A/2 si pagheranno 303 euro a fronte dei 334 euro pagati con l’Imu nel 2012″

Sugli 8.057 Comuni totali, inoltre, quelli che hanno fissato le aliquote Tasi entro la scadenza definitiva, fissata dal Mef lo scorso 18 settembre, sono stati 7.405, tra i quali si possono ricordare capoluoghi come Roma, Bari, Catania, Verona, Padova, Palermo, Siena, Perugia, Trieste, Pescara, L’Aquila, Campobasso, Reggio Calabria, Firenze e Milano Nei poco più di 600 municipi che non hanno voluto o non sono stati in grado di decidere, la Tasi sulla prima casa si pagherà, invece, entro il 16 dicembre in una sola rata, con l’aliquota di base dell’1 per mille (applicata allo stesso imponibile della vecchia Imu: rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per 160). Nei Comuni che hanno rispettato le procedure, come sancito nei mesi scorsi, la tassa più odiata sarà dovuta in due rate da versare rispettivamente entro il 16 ottobre e il 16 dicembre.

Insomma, “si cambia nome, si cambiano le regole, ma non cambiano gli effetti: la Tasi è la sosia dell’Imu – ha conluso sconsolato Loy – a fine anno vedremo se tra il bonus di 80 euro e l’aumento della tassazione nel suo insieme, compresi gli aumenti dell’Irpef comunale e regionale, ci sarà un saldo negativo o positivo”.

JM

Tasi dannosa per gli immobili commerciali

La Tasi rischia di diventare una vera e propria nemica per negozi e capannoni, poiché, secondo la stima della Cgia, potrebbe subire un’impennata ed aumentare di 140 euro per i primi e di quasi 400 euro per i secondi, rispetto al 2013.

A fronte di queste cifre, il carico fiscale sugli immobili ad uso commerciale e produttivo relativo all’anno in corso potrebbe ammontare a 1,6 miliardi di euro.

Gli aumenti di imposta assumono dimensioni ancor più preoccupanti se il confronto viene eseguito rispetto al 2011, anno in cui si è pagata per l’ultima volta l’Ici, l’incremento del carico fiscale rischia di essere addirittura esponenziale: per i capannoni potrebbe sfiorare l’ 89%, per i negozi addirittura il 133%.

Per il 2014, invece, si è ipotizzato che i Comuni applichino la medesima aliquota Imu del 2013 e aumentino al massimo quella della Tasi: operazione molto diffusa in gran parte dei Comuni capoluogo di provincia che hanno già deliberato per il 2014.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha dchiarato a proposito: “Negli ultimi anni l’incremento della tassazione a livello locale è stato a dir poco eccessivo. Per quanto riguarda gli immobili, con l’Imu e, da quanto si è capito fino a ora, anche con la Tasi, i Sindaci hanno cercato, nel limite del possibile, di non penalizzare le abitazioni principali a discapito delle seconde/terze case e degli immobili ad uso strumentale. E’ bene che ora gli Enti locali facciano attenzione: un ulteriore aumento del carico fiscale sugli immobili produttivi e commerciali potrebbe mettere fuori mercato molte aziende che sono sempre più con l’acqua alla gola per la mancanza di liquidità”.

  • Rispetto al 2013, sono due i fattori che rischiano di far aumentare nuovamente il peso fiscale sugli immobili strumentali:
    la riduzione della quota di Imu deducibile ai fini delle imposte dirette che scende dal 30 per cento del 2013 al 20 per cento previsto per quest’anno;
  • l’introduzione della Tasi (il nuovo tributo sui servizi indivisibili), in sostituzione della maggiorazione Tares.

Dall’analisi delle delibere dei Comuni capoluogo di provincia che hanno approvato quest’anno le aliquote Imu e Tasi sui fabbricati ad uso produttivo e sui negozi, si è rilevato che negli ultimi due anni l’aliquota media Imu ha superato il 9 per mille, discostandosi in maniera significativa dall’aliquota base del 7,6 per mille.
Per quanto riguarda la Tasi, invece, moltissimi Sindaci hanno applicato l’aliquota massima che gli ha consentito di raggiungere l’aliquota massima dell’11,4 per mille.

Vera MORETTI

Per gli italiani ancora tante tasse

La Cgia, e precisamente il suo Ufficio Studi, ha fatto i conti nelle tasche degli italiani, pensando in particolare a quanto devono spendere annualmente di tasse.

E’ emerso che ogni famiglia è chiamata a sborsare ben 15.330 euro suddivisi tra l’Irpef e le relative addizionali locali, le ritenute, le accise, il bollo auto, il canone Rai, la tassa sui rifiuti, i contributi a carico del lavoratore.
Ciò significa che ogni mese un nucleo familiare registra uscite pari a 1.277 euro solo di tasse, ovvero uno stipendio medio di un impiegato.

A questo proposito, considerando che quest’anno pesa sulla testa degli italiani anche la spada di Damocle della Tasi, Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha dichiarato: “Pur essendo un Paese di tartassati i servizi che riceviamo dallo Stato spesso non sono all’altezza delle aspettative. Dalle infrastrutture alla sanità, dai trasporti all’istruzione, in molte regioni la qualità e la quantità di questi servizi è spesso inaccettabile. Nonostante la restituzione degli 80 euro ai redditi più bassi con un carico fiscale di questa portata sarà difficile rilanciare i consumi delle famiglie. Il livello di arrabbiatura raggiunto nei confronti di un fisco sempre più aggressivo e pretenzioso, ha fatto scendere ai minimi storici la fiducia dei consumatori italiani. Con gli effetti della crisi che non accennano a diminuire e un fisco sempre più esoso, i bilanci familiari rischiano di rimanere ancora in rosso, penalizzando anche quelli degli artigiani e dei piccoli commercianti che vivono quasi esclusivamente dei consumi del territorio in cui operano”.

La montagna di tasse e contributi che grava sulle spalle degli italiani emerge in maniera altrettanto evidente quando si analizza la serie storica del cosiddetto Tax freeedom day.
Sempre secondo i calcoli effettuati dall’Ufficio studi della Cgia, con una pressione fiscale che per il 2014 è destinata a toccare il record storico del 44 per cento, quest’anno i contribuenti italiani hanno lavorato per il fisco fino alla prima decade di giugno, ovvero 12 giorni in più di quanto avevano fatto nel 1995, quando, però, la pressione fiscale era inferiore di oltre 3 punti percentuali.

Continua Bortolussi: “Gli effetti legati alla rivalutazione delle rendite finanziarie, all’aumento dell’Iva, che nel 2014 si distribuisce su tutto l’arco dell’anno, all’introduzione della Tasi e, soprattutto, all’inasprimento fiscale che graverà sulle banche, compensano abbondantemente il taglio dell’Irap e gli 80 euro lasciati in busta paga ai lavoratori dipendenti con redditi medio bassi. Al netto delle modifiche che potrebbero essere introdotte nella nota di aggiornamento al Def che sarà presentata nelle prossime settimane, la pressione fiscale di quest’anno è destinata a salire di 0,2 punti percentuali rispetto al livello raggiunto nel 2013”.

Vera MORETTI

Imposte patrimoniali, croce degli italiani

Quanti italiani, privati cittadini o imprenditori, hanno avuto a che fare nella vita con il salasso delle imposte patrimoniali? Moltissimi, pensiamo, per la gioia soprattutto dello Stato. Secondo una ricerca condotta dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, nel 2013 le imposte patrimoniali che pesano sui contribuenti italiani hanno portato nelle casse dell’erario la bellezza di 41,5 miliardi di euro. Secondo l’Ufficio studi, la situazione per l’anno in corso è destinata a peggiorare ulteriormente.

L’Ufficio Studi della Cgia di Mestre ha considerato nella sua ricerca le seguenti imposte patrimoniali: imposta di registro e sostitutiva; imposte di bollo; imposta ipotecaria; diritti catastali; ICI/IMU; bollo auto; canoni su telecomunicazioni e RAI; imposta sulle transazioni finanziarie; imposta sul patrimonio netto delle imprese; imposta su secretazione dei capitali scudati; imposte sulle successioni e donazioni; imposta straordinaria sugli immobili; imposta straordinaria sui depositi; imposta sui beni di lusso.

Dopo un’attenta analisi, l’Ufficio Studi ha rilevato che nel 2012 il gettito delle imposte patrimoniali è cresciuto, rispetto al 2011, di 13.950 milioni di euro (+46%) e che nel 2013 si è registrata una temporanea flessione dovuta principalmente all’abolizione dell’Imu sulle abitazioni principali.

Proprio l’Imu è, in termini di gettito, l’imposta più onerosa per le gli italiani: lo scorso anno ha garantito alle casse dello Stato e dei Comuni la bellezza di 20,2 miliardi di euro. Molto a distanza seguono l’imposta di bollo (6,6 miliardi), il bollo auto (5,9) e l’imposta di registro (4,3). Una classifica poco invidiabile, questa delle imposte patrimoniali riscosse dallo Stato italiano, che l’Imu si aggiudica a mani basse

Secondo il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, “con l’introduzione della Tasi nel 2014ritorneremo a pagare quanto abbiamo versato nel 2012: attorno ai 44 miliardi di euro. Si pensi che dal 1990 il gettito è addirittura quintuplicato. Le più onerose sono l’Imu, l’imposta di bollo, il bollo auto e l’imposta di registro: i versamenti di queste quattro imposte incidono sul gettito totale per oltre l’89%”.

Niente Imu e tasi, a Bolzano si paga l’Imi

In sostituzione dell’Imu e della Tasi, la Provincia autonoma di Bolzano ha introdotto la nuova imposta municipale immobiliare Imi, che verrà applicata a tutti i comuni della Provincia, con validità a partire dal 1 gennaio 2014.

Ciascun Comune è chiamato a disciplinare l’imposta determinando la tipologia di immobili per i quali è prevista una riduzione o una maggiorazione dell’aliquota, così come le eventuali esenzioni.

Non rientrano negli immobili interessati dalla tassa quelli posseduti da Stato, Regioni, Province, Comunità comprensoriali, Comuni, enti del Servizio Sanitario Nazionale, amministrazioni di beni di uso civico.
Sono esenti anche i fabbricati classificati nelle categorie catastali da E/1 a E/9, e B/7 o destinati a uso culturale, oppure all’esercizio del culto, i fabbricati rurali a uso strumentale.

I Comuni potranno approvare le proprie aliquote e detrazioni entro il 30 settembre 2014, applicandole al pagamento della rata di dicembre come saldo dell’acconto iniziale per il quale sono valide le aliquote e le detrazioni standard previste dalla legge provinciale.

L’Imi deve essere versata in due rate con scadenza al 16 giugno e il 16 dicembre. Il pagamento deve essere eseguito utilizzando modello F24.

Vera MORETTI

Alemanno scrive a Renzi

Dopo il risultato delle elezioni, Riccardo Alemanno non permette a Matteo Renzi di adagiarsi sugli allori e, al contrario, lo sollecita relativamente alla Tasi.

Dopo aver scritto al Ministro dell’Economia Padoan ed al Sottosegretario Zanetti e aver affrontato la questione anche con il Vice Ministro Morando, che ne condivide le preoccupazioni, il Presidente dell’INT ha deciso di scrivere direttamente al Presidente del Consiglio.

Gli argomenti sui quali Alemanno ha insistito sono la proroga generalizzata ma anche la sostituzione dell’acconto Tasi, da versare con F24 in autoliquidazione, con l’invio da parte dei comuni di un bollettino contenente il 50% di quanto incassato lo scorso anno per i servizi indivisibili e come ultima richiesta la non sanzionabilità dei versamenti non corrispondenti al dovuto se sanati entro il 16 ottobre.

Il presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi chiede un intervento da parte del premier perché la proroga parziale non ha risolto i problemi, ma li ha solo ribaltati sulla platea dei cittadini dei comuni che hanno deliberato sulla TASI entro il 23 maggio.

In conclusione, Riccardo Alemanno ha concluso la sua missiva chiedendo un incontro a Matteo Renzi: “Concludo ringraziando dell’attenzione che porrà a questa brutta vicenda della legislazione italiana e, compatibilmente ai Suoi impegni, Le chiedo un incontro per potere direttamente a Lei evidenziare il malessere di chi quotidianamente deve affrontare conto terzi i problemi causati da una burocrazia folle perché, Signor Presidente, fare bene il mestiere di tributarista è un po’ come fare bene politica, ci si mette la faccia e Lei mi insegna che , se ci si mette la faccia, bisogna anche lottare per cambiare le cose che non vanno. Mi scuso per questa conclusione, sicuramente non consona per una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, ma sono certo che Lei ne comprenderà le ragioni“.

Vera MORETTI

Tasi, arriva il bollettino (in bianco) ed è subito polemica

Come Infoiva vi aveva già anticipato ieri, il modello di bollettino è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e dovrà ora essere stampato e reso disponibile da Poste Italiane presso tutti gli sportelli. Valido indistintamente per tutti i Comuni, il bollettino riporta il numero di conto corrente 1017381649 e la dicitura “Pagamento Tasi”. Occorre compilare le caselle con i propri dati anagrafici, fin qui tutto bene, e specificare il codice del proprio comune all’interno dello spazio “codice catastale”. Nella parte inferiore sono presenti le caselle dove specificare la tipologia (abitazione principale, immobili rurali o aree fabbricabili) e le caratteristiche degli immobili in questione. In ciascuna riga va indicato l’importo dovuto per gli immobili della stessa categoria che si possiedono. Prevista anche una sezione per indicare le eventuali detrazioni per l’abitazione principale alle quali si ha diritto. Tutto, rigorosamente, fai da te…

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L’addio al bollettino precompilato nasce da una difficoltà oggettiva dei comuni: riuscire ad avere accesso a tutti i dati necessari per il calcolo dell’imposta. Considerando, inoltre, che quest’anno anche gli inquilini dovranno pagare parte dell’imposta. Le prime critiche al varo del facsimile arrivano da Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia: “La legge di Stabilità prevede per la Tasi l’invio ai contribuenti interessati di modelli preventivamente compilati da parte degli enti solo subordinandolo all’emanazione di un decreto del direttore generale del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il fatto che nel decreto per i bollettini di conto corrente postale, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, la precompilazione sia invece lasciata alla facoltà dei Comuni preoccupa e non deve assolutamente significare un illegittimo superamento della legge”.

Jacopo MARCHESANO

Caos Tasi, intervengono i sindaci e i sindacati

Come abbiamo già abbondantemente scritto nei giorni, sul pagamento della Tasi è il caos. Nelle prossime ore i sindacati chiederanno un’azione coordinata a tutti i sindaci: rinviare la scadenza di pagamento fissata al 16 giugno per ai Comuni che hanno già stabilito le aliquote, come proposto tra gli altri dal presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi Riccardo Alemanno«Impossibile pagare entro il 16, è necessario un rinvio, senza sanzioni»: questo il succo della lettera che le associazioni sindacali recapiteranno ai primi cittadini nelle prossime ore. In molti Comuni è stato addirittura recapitato il modello F24 per il pagamento del “tributo per i servizi indivisibili” senza l’importo. E, ovviamente, il calcolo non è dei più semplici…

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Che il calcolo del pagamento sia un tantino complicato emerge anche dal numero di “combinazioni” possibili tra le variabili: «Sono circa novecento», spiega Paolino Barbiero, segretario Spi Cgil, «perché ci sono varie aliquote, percentuali di storno, percentuali di pagamento tra proprietario dell’immobile e inquilino. Per questo motivo anche i nostri Caf hanno bisogno di tempo per attrezzarsi: saremo pronti dal 9 giugno, non prima. Le porte sono aperte, ma siamo i primi a dire che non è giusto pagare per capire quanto bisogna pagare di una tassa. Persino dover sborsare un euro per il modello F24 è assurdo».

Sull’argomento si è espresso in questi giorni anche il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, impegnato tra poco meno di dieci giorni nel deciso ballottaggio per riconfermare la poltrona:«serve una modulazione ed una progressività che salvaguardi i redditi più bassi e che permetta facilitazioni a imprese, commercio, artigiani. Insomma, la Tasi non deve essere un freno alla ripresa economica».

Jacopo MARCHESANO