Telecom Italia, dal Brasile ok alla scissione di Telco

Si va verso la definizione del rapporto tra Telecom Italia e la controllante Telco. L’autorità brasiliana delle telecomunicazioni, Anatel, ha infatti approvato la scissione di Telco, condizionata all’uscita della spagnola Telefonica dal capitale entro 18 mesi e al congelamento dei suoi diritti di voto per questo periodo.

Con lo scioglimento della holding, la società spagnola sarebbe diventata il primo azionista di Telecom Italia, che in Brasile controlla TIM Participacoes, concorrente di Vivo, controllata invece da Telefonica.

A fine giugno il cda di Telco aveva votato la scissione della scatola socia di Telecom Italia, un’operazione soggetta però all’approvazione di diverse autorità: Conselho Administrativo de Defesa Economica, Agencia Nacional de Telecomunicacoes, Comision Nacional de Defensa de la Competencia e, per quanto di competenza, Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni.

Dopo la scissione nasceranno quattro newco che si chiameranno Telco Te Spa, Telco AG, Telco IS e Telco MB, faranno capo rispettivamente a Telefonica, Generali, Intesa Sanpaolo e Mediobanca ed erediteranno le partecipazioni in Telecom Italia, oltre che i debiti della finanziaria. A Telefonica andrà il 14,77% di Telecom Italia (valorizzato in bilancio 0,92 euro per azione per complessivi 1,83 miliardi) e faranno capo debiti per 1,636 miliardi e dunque un patrimonio netto pari a 193,75 milioni

A Generali andrà inoltre il 4,32% di Telecom Italia a fronte di 479,1 milioni di debiti pro quota per un patrimonio netto di 56,7 milioni, mentre a Intesa Sanpaolo e Mediobanca andrà l’1,64% del gruppo Tlc (valorizzato 203,6 milioni da ciascuna) con debiti per 182 milioni e un patrimonio netto di 21,54 milioni.

Per Eni e Snam il miglior sito corporate

Le grandi società italiane sono quelle che hanno anche il migliore sito corporate. Lo afferma Webranking by Comprend, la più importante ricerca europea che dà voti e premi al migliore sito corporate.

Il sito corporate di Eni si è confermato vincitrice nella tredicesima edizione italiana della ricerca con 87 punti su 100. Al secondo posto il sito corporate di Snam (86,3 punti), che si porta a casa anche il riconoscimento come “best improver”, ossia la società che ha aumentato di più il proprio punteggio rispetto all’edizione precedente. Medaglia di bronzo per il sito corporate di Telecom Italia (83,3 punti).

La ricerca Webranking misura i fondamentali della comunicazione corporate e finanziaria e l’apertura al dialogo della società sui canali digitali. Ottenere un voto basso per il proprio sito corporate significa lasciare il mercato disinformato e rinunciare alla possibilità di governare la propria reputazione, soprattutto in tempi di forte trasformazione e soprattutto sui social network.

Il metro di misurazione della ricerca Webranking considera 50 punti come soglia minima per una buona comunicazione digitale sul sito corporate; una soglia superata solo da 20 aziende, più o meno come nel 2013. Il dato confortante, però, è che molte aziende hanno segnato forti miglioramenti di punteggio del loro sito corporate rispetto agli anni precedenti e la maggior parte dei nuovi siti lanciati è responsive, con grande attenzione verso l’accessibilità del sito tramite il mobile.

Inoltre, nonostante le aziende italiane siano carenti sul proprio sito corporate per ciò che riguarda le informazioni su strategia e innovazione aziendali, sostenibilità e risorse umane, sono allineate alla media europea per quanto riguarda risultati finanziari, performance azionarie, governance, ma utilizzano meno i social media. È stata anche riscontrata una maggiore attenzione alla creazione di contenuti editoriali, utili a raccontare l’azienda.

Telecom fa affari in Argentina

Anche se in ritardo di due mesi rispetto alla scadenza prevista, Telecom ha deciso di accettare la proposta di Fintech per Telecom Argentina.
Secondo quanto pattuito con il fondo argentino, dunque, la società di telefonia sudamericana verrà venduta al prezzo di 960 milioni di dollari, ma nell’ambito di un accordo che prevede più tutele per l’azienda guidata da Marco Patuano.

Secondo l’accordo, infatti, l’impegno di Fintech sarà “garantito da un pegno di un titolo collaterale del valore di 600,6 milioni di dollari”.

Ciò significa che il gruppo delle telecomunicazioni emetterà un bond ad hoc per quella cifra e il fondo di David Martìnez lo sottoscriverà per poi costituirlo in pegno a favore della stessa Telecom International e della capogruppo.
Ma non è tutto, poiché è stata stabilita una penale da 175 milioni di dollari che Telecom incasserà nel caso in cui, trascorsi 30 mesi, l’affare sfumi.
Nel comunicato, infatti, si legge che la cessione dovrebbe “realizzarsi entro i prossimi due anni e mezzo”.

Dei 960 milioni di dollari pattuiti per la vendita delle attività in Argentina, Telecom ne ha già incassati 113,7, in parte per gli attivi nel portafoglio della controllata Tierra Argentea e in parte come importi destinati da Sofora alla distribuzione come dividendo.
Ulteriori 550,6 milioni di dollari, spiega la nota del gruppo, saranno pagati per il 51% di Sofora.

Restano fuori 80 milioni di dollari che saranno corrisposti in parte da “un accordo per la messa a disposizione delle società del gruppo Telecom Argentina di servizi tecnici per tre anni, nonché la rinuncia o l’adesione alla modifica da parte di Telecom di alcuni diritti rivenienti dal patto parasociale con il gruppo Verthein”.

Ci sono poi altre garanzie nel caso in cui i tempi dovessero allungarsi.
Se la vendita a Fintech del 51% di Sofora non verrà conclusa nell’arco di 2 anni e mezzo, infatti, Telecom potrà recedere dall’accordo e avrà sei mesi per riacquistare la quota di minoranza del 17% già ceduta.
Se invece volesse comunque vendere la quota di controllo potrebbe farlo individuando un terzo acquirente, con garanzia da parte di Fintech di un corrispettivo minimo di almeno 630,6 milioni di dollari.
Se alla fine il prezzo fosse superiore, il differenziale sarà suddiviso fra Telecom e il fondo di Martinez secondo una formula prestabilita.

Vera MORETTI

Netflix-Telecom: accordo in arrivo?

La notizia è trapelata da poco ma è già sulla bocca di tutti gli addetti ai lavoro.
Sembra, infatti, che ci sia un accordo tra Netflix, società statunitense di noleggio DVD e videogiochi via internet, e Telecom Italia.

I primi avvicinamenti sono già avvenuti e potrebbero arrivare a buon fine in occasione dell’incontro tra Marco Patuano, AD di Telecom, e Reed Hastings, numero uno di Netflix, previsto durante l’FT-ETNO Summit 2014, in calendario il primo ottobre a Bruxelles.

Si tratta dell’evento organizzato dall’associazione europea degli operatori di telecomunicazioni per fare il punto sull’Agenda Digitale, che quest‘anno avrà come tema principale la rinnovata regolamentazione che dovrebbe mettere in equilibrio i rapporti tra over-the-top e telco.

Luigi Gambardella, chairman del board di ETNO, ha dichiarato: “Sarà un’occasione di confronto fra i maggiori player del settore sul mercato delle reti fisse, mobili e degli internet player”.

Patuano parteciperà al panel sulle politiche digitali, mentre Reed Hastings di Netflix è stato invitato per introdurre l’argomento della neutralità, come esperto degli effetti che hanno i contratti di affiliazione sul mercato e la qualità dei servizi.

Ma il ruolo di Telecom quale potrebbe essere, in concreto? Il colosso italiano della telefonia sarebbe intenzionato a convincere Netflix a puntare anche sull’Italia giocando la carta del suo progetto di sviluppo fibra.

Il colosso statunitense, forte del suo immenso catalogo, che negli States comprende oltre 10mila titoli, e dei prezzi concorrenziali, si sta espandendo anche oltreoceano.
Dopo aver fatto breccia nel Regno Unito, in Danimarca e nei Paesi Scandinavi, ora si dirige verso Austria, Svizzera, Francia, Belgio e Lussemburgo.

C’è da sottolineare che in Europa l’offerta sarà limitata a 3mila titoli, sia per problemi di lingua, sia per problemi di sottotitoli, mal sopportati in Italia.

Nel Belpaese sembra che ci sia anche Mediaset interessata ad una partnership, come ha confermato anche Giuseppe Recchi: “Solo oggi con le nuove tecnologie la convergenza sta accelerando. I contenuti si fanno più sofisticati e il pubblico più esigente e questo fa sì che il mercato cambi. Non escludo nulla, ma come opportunità commerciali. L’interesse a livello di operazione sul capitale compete ai soci“.

Vera MORETTI

Rivoluzione Telecom, addio allo scatto alla risposta

 

Telecom Italia rivoluziona i prezzi base delle telefonate da apparecchio fisso: se da un lato dal 1° novembre elimina l’odioso scatto alla risposta di 5,04 euro cent, dall’altro aumenta di un euro il canone mensile che passa dagli attuali 17,54 euro a 18,54 euro mensili. Resta invariato – e chissà che sforzo… – anche il costo unico di abbonamento delle offerte cosiddette “a pacchetto” che includono servizi voce, dati e la linea telefonica.

Queste nuove misure, si legge nella nota diffusa da Telecom, «è volta a favorire le preferenze dei consumatori e ad assecondare i trend di mercato, che negli ultimi anni hanno fatto registrare una significativa crescita di questo genere di offerte»

L’ultima relazione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha sottolineato come nel nostro Paese negli ultimi quindici anni l’indice dei prezzi al consumo delle telecomunicazioni sia diminuito quasi del 45%, grazie “all’innovazione tecnologica, alla liberalizzazione del mercato e agli effetti della regolamentazione”.

JM

Telecom in calo, sfuma la pista brasiliana

 

Perfettamente in linea con le attesa degli analisti, Telecom ha chiuso il primo semestre dell’anno con ricavi pari a 10,551 miliardi, addirittura il -11,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Per il semestre iniziato a luglio, i dirigenti prevedono «un’ulteriore flessione complessiva del mercato domestico, comunque più contenuta rispetto a quella osservata nel 2013, ed una crescita del mercato in Brasile». In particolare nel nostro Paese il gruppo prevede «un progressivo recupero della performance operativa anche grazie ai piani e alle azioni di riduzione e contenimento di costi».

Intanto, ieri la spagnola Telefonica ha annunciato un’offerta per l’operatore brasiliano Gvt dopo che Tim Brasil, la controllata di Telecom brasiliana, aveva rinunciato all’acquisizione. «Non abbiamo dato il via a nessuna fusione o acquisizione, lo ha fatto qualcun altro, noi continuiamo con il nostro piano» ha dichiarato l’a.d di Telecom Marco Patuano.

Jacopo MARCHESANO

Accordo Sky-Telecom

Altro accordo tra Sky e Telecom Italia.
Dopo che era stata siglata in aprile l’intesa tra i due colossi per distribuire i contenuti dalla pay tv satellitare attraverso la rete in fibra ottica dell’ex monopolista, ora è stata siglata un’altra importante collaborazione, per la realizzazione di cinque canali televisivi sul digitale terrestre.

A fine maggio, infatti, Timb, l’operatore di rete di Telecom Italia, ha offerto a Sky la capacità trasmissiva sufficiente a trasmettere su digitale terrestre 5 canali televisivi sulla base di un accordo della durata di 5/6 anni: a questo punto la pay tv satellitare potrà debuttare sul digitale terrestre a partire dal primo ottobre 2014, ma prima del 30 giugno 2015.

Poiché dal primo gennaio 2012 sono caduti i divieti per il network di Rupert Murdoch di trasmettere a pagamento sul digitale terrestre e ciò potrà servire per raggiungere con un’offerta pay il 95% delle famiglie italiane.
Inoltre, entro la fine dell’anno Sky lancerà un nuovo decoder multi-piattaforma per raggiungere in maniera più capillare tutti i potenziali utenti.

Tra pochi giorni, inoltre, avverrà l’assemblea per i diritti televisivi dal 2015 al 2018 relativi alla Serie A.
Con l’accordo raggiunto con Telecom Italia, Sky è in pole position per avviare le trasmissioni in digitale.

Vera MORETTI

Telecom a supporto delle startup italiane

Prosegue l’impegno di Telecom Italia per sostenere le startup del Belpaese con il progetto Working Capital Accelerator, mentre in Europa supporta come Corporate Member la Startup Europe Partnership (SEP), iniziativa dedicata alle start up digitali.

Si tratta di due importanti opportunità per i giovani imprenditori, con una particolare attenzione nei confronti delle nuove imprese italiane.

Il programma Working Capital di Telecom è attivo dal 2009 ed ha ad oggi aiutato nella crescita imprenditoriale 179 start up nel settore della tecnologia e green, ormai comparti chiave per ogni Paese ma che in Italia purtroppo vanno a rilento.

Telecom mette a disposizione un totale da un milione di euro, suddivisi in 40 finanziamenti alle start up innovative nei settori internet/digitale, mobile e green che supereranno le selezioni di Calls For Ideas 2014 ed entreranno ufficialmente nel programma di accelerazione d’impresa della durata di 4 mesi.

Per dare l’opportunità ai neo imprenditori di scambiarsi impressioni e idee, Telecom ha deciso di realizzare spazi appositi chiamati acceleratori, con strutture ed eventi dedicati a chi ha un’idea di startup e vuole mettersi in gioco.

Startup Europe Partnership, invece, è un’iniziativa che la Commissione Europea ha messo in campo, insieme ad altre cinque, per sostenere le imprenditorialità definite all’interno dell’Entrepreneurship 2020 Action Plan, ovvero le startup digitali.

Tra i membri della SEP c’è anche Telecom Italia, che, come ha confermato Salvo Mizzi, responsabile Digital Market Development di Telecom Italia e ideatore del progetto Working Capital, considera molto importante l’iniziativa: “Siamo orgogliosi come Telecom Italia di essere il primo Corporate Member della Startup Europe Partnership. E’ una conferma dell’impegno dell’Azienda per stimolare l’innovazione tecnologica attraverso le startup e per accrescere nel tessuto imprenditoriale europeo la consapevolezza di tutte le opportunità dell’era digitale, anche grazie all’esperienza maturata con il progetto Working Capital, nato nel 2009 e che da quest’anno premia anche le migliori startup digitali internazionali“.

Vera MORETTI

Telecom Italia: accordo con Startup Europe

Nell’ambito delle grandi aziende che desiderano cogliere la sfida delle startup digitali, Telecom Italia ha siglato un accordo per supportare Startup Europe Partnership.

Con questa firma, Telecom Italia è la prima azienda europea a supportare come Corporate Member la Startup Europe Partnership, con l’obiettivo di promuovere e supportare la crescita di startup europee e la creazione di aziende europee nel settore delle nuove tecnologie che siano competitive a livello globale.

L’annuncio è stato dato da Salvo Mizzi, responsabile digital market development di Telecom Italia e ideatore del progetto Working Capital, in occasione del primo evento ufficiale della SEP organizzato a Napoli nell’ambito di Go Global Now.

Isidro Laso Ballesteros, head di Startup Europe, ha dichiarato a proposito: “Siamo molto contenti che Telecom Italia si sia unita a questa importante iniziativa europea che unisce grandi aziende e universita’ con lo scopo di sostenere nel vecchio continente un’ondata di startup innovative capaci di affermarsi a livello internazionale. Sicuramente un’ottima notizia con l’auspicio che altre aziende europee si aggiungano prima del prossimo Matching Event di Madrid, il 26 giugno”.

Alberto Onetti, chairman di Mind the Bridge Foundation e responsabile del programma Startup Europe Partnership, ha concluso: “Dall’integrazione tra startup e grandi imprese passa il futuro di una Europa che sappia tornare a essere leader nel campo delle nuove tecnologie. Le startup possono fare da volano per la capacita’ di innovazione delle imprese esistenti. Le grandi imprese, a loro volta, possono permettere alle startup di fare il salto di qualita’, dando loro scala e dimensione internazionale”.

Vera MORETTI

Italia all’avanguardia nel settore smart grid

Che nel nostro Paese ci fosse in atto una vera e propria rivoluzione energetica si era intuito, ma forse non si sapeva che fossero coinvolte anche le tecnologie di distribuzione.

Ad alcuni può sembrare strano, ma l’Italia è all’avanguardia nel settore delle smart grid per numero di contatori elettronici installati, ma anche per il livello di automazione della rete di distribuzione.

Nonostante l’alto livello raggiunto, in diverse regioni sono in corso tuttora sperimentazioni e dimostrazioni di soluzioni per gestire la rete in modo ancora più flessibile attraverso l’utilizzo di sistemi di accumulo, automazione e protezione avanzati.
L’unica pecca, anche se consistente, è la mancanza di interoperabilità delle tecnologie e delle conseguenti soluzioni.

Una parte sostanziosa delle tecnologie utilizzate è infatti frutto dell’inventiva e della capacità di operatori industriali nazionali, spesso costituiti da aziende di piccole o medie dimensioni, molto competitive ma difficilmente organizzate in reti collaborative.

Ogni impresa si focalizza sul proprio ambito produttivo, esprimendo magari eccellenze, ma spesso in un’ottica molto specifica.
Questo significa che le singole soluzioni sviluppate non vengono progettate in un’ottica di standardizzazione e di armonizzazione funzionale, ma rispondono alle specifiche della singola applicazione.

Il campo d’azione, per gli operatori industriali è molto circoscritto e quindi non favorisce lo sviluppo di prodotti ed applicazioni integrate e interoperabili di una filiera smart grids made in Italy.
Per contrastare questa tendenza nei prossimi giorni, in occasione di Solarexpo, sarà presentata l’iniziativa Italian Smart Grid Industry System, che ha già visto l’adesione di nomi importanti del settore quali RSE, GSE, ENEL Distribuzione, FEDERUTILITY, ANIE Energia, ANIE Automazione, CEI, Telecom Italia, The Innovation Cloud, ma a cui potranno aderire tutti gli altri soggetti del comparto.

Obiettivi dell’iniziativa sono soprattutto sviluppare e diffondere le architetture standardizzate per le smart grid presso le imprese italiane del settore, ma anche favorire la formazione di raggruppamenti nazionali di aziende aderenti alla progettazione standardizzata.

Vera MORETTI