Un premio per il sito corporate di Telecom Italia

Stretta tra la partita della banda larga in Italia e le vicende interne delle consociate, Telecom Italia si consola in Europa aggiudicandosi il primo posto tra le aziende di Tlc del vecchio continente nella classifica Webranking by Comprend 2014 per il miglior sito corporate.

Telecom Italia è risultata vincente nella ricerca che, da 18 anni, mette sotto la lente la qualità della comunicazione corporate online delle maggiori aziende in Europa, di qualunque settore. Nell’edizione 2014 il sito di Telecom Italia ha totalizzato 83,3 punti su 100, staccando di oltre 20 punti la seconda azienda sul podio, Telia Sonera, attiva in Svezia e Finlandia.

Telecom è poi salita su un altro podio: il sito telecomitalia.com e i Social Media istituzionali del Gruppo hanno ottenuto il terzo posto tra le 500 maggiori aziende europee per capitalizzazione di mercato analizzate da Comprend.

Quello che ha fatto la differenza per il sito di Telecom Italia sono state soprattutto la progettazione in responsive web design, l’uso importante di storytelling, destinato a un pubblico generalista e non di settore, la qualità dei contenuti dedicati alla sostenibilità, la ricchezza e completezza delle informazioni finanziarie.

Telecom fa affari in Argentina

Anche se in ritardo di due mesi rispetto alla scadenza prevista, Telecom ha deciso di accettare la proposta di Fintech per Telecom Argentina.
Secondo quanto pattuito con il fondo argentino, dunque, la società di telefonia sudamericana verrà venduta al prezzo di 960 milioni di dollari, ma nell’ambito di un accordo che prevede più tutele per l’azienda guidata da Marco Patuano.

Secondo l’accordo, infatti, l’impegno di Fintech sarà “garantito da un pegno di un titolo collaterale del valore di 600,6 milioni di dollari”.

Ciò significa che il gruppo delle telecomunicazioni emetterà un bond ad hoc per quella cifra e il fondo di David Martìnez lo sottoscriverà per poi costituirlo in pegno a favore della stessa Telecom International e della capogruppo.
Ma non è tutto, poiché è stata stabilita una penale da 175 milioni di dollari che Telecom incasserà nel caso in cui, trascorsi 30 mesi, l’affare sfumi.
Nel comunicato, infatti, si legge che la cessione dovrebbe “realizzarsi entro i prossimi due anni e mezzo”.

Dei 960 milioni di dollari pattuiti per la vendita delle attività in Argentina, Telecom ne ha già incassati 113,7, in parte per gli attivi nel portafoglio della controllata Tierra Argentea e in parte come importi destinati da Sofora alla distribuzione come dividendo.
Ulteriori 550,6 milioni di dollari, spiega la nota del gruppo, saranno pagati per il 51% di Sofora.

Restano fuori 80 milioni di dollari che saranno corrisposti in parte da “un accordo per la messa a disposizione delle società del gruppo Telecom Argentina di servizi tecnici per tre anni, nonché la rinuncia o l’adesione alla modifica da parte di Telecom di alcuni diritti rivenienti dal patto parasociale con il gruppo Verthein”.

Ci sono poi altre garanzie nel caso in cui i tempi dovessero allungarsi.
Se la vendita a Fintech del 51% di Sofora non verrà conclusa nell’arco di 2 anni e mezzo, infatti, Telecom potrà recedere dall’accordo e avrà sei mesi per riacquistare la quota di minoranza del 17% già ceduta.
Se invece volesse comunque vendere la quota di controllo potrebbe farlo individuando un terzo acquirente, con garanzia da parte di Fintech di un corrispettivo minimo di almeno 630,6 milioni di dollari.
Se alla fine il prezzo fosse superiore, il differenziale sarà suddiviso fra Telecom e il fondo di Martinez secondo una formula prestabilita.

Vera MORETTI

Accordo Sky-Telecom

Altro accordo tra Sky e Telecom Italia.
Dopo che era stata siglata in aprile l’intesa tra i due colossi per distribuire i contenuti dalla pay tv satellitare attraverso la rete in fibra ottica dell’ex monopolista, ora è stata siglata un’altra importante collaborazione, per la realizzazione di cinque canali televisivi sul digitale terrestre.

A fine maggio, infatti, Timb, l’operatore di rete di Telecom Italia, ha offerto a Sky la capacità trasmissiva sufficiente a trasmettere su digitale terrestre 5 canali televisivi sulla base di un accordo della durata di 5/6 anni: a questo punto la pay tv satellitare potrà debuttare sul digitale terrestre a partire dal primo ottobre 2014, ma prima del 30 giugno 2015.

Poiché dal primo gennaio 2012 sono caduti i divieti per il network di Rupert Murdoch di trasmettere a pagamento sul digitale terrestre e ciò potrà servire per raggiungere con un’offerta pay il 95% delle famiglie italiane.
Inoltre, entro la fine dell’anno Sky lancerà un nuovo decoder multi-piattaforma per raggiungere in maniera più capillare tutti i potenziali utenti.

Tra pochi giorni, inoltre, avverrà l’assemblea per i diritti televisivi dal 2015 al 2018 relativi alla Serie A.
Con l’accordo raggiunto con Telecom Italia, Sky è in pole position per avviare le trasmissioni in digitale.

Vera MORETTI

Le grandi aziende diventano incubatori di startup

Per le startup, potersi avvalere del supporto di un acceleratore aziendale significa muovere i primi passi su un terreno solido.

Un esempio lampante è la Pedius, società fondata dal ventinovenne Lorenzo Di Ciaccio, ideatore di una app che ai non udenti di telefonare, traducendo in messaggi scritti le parole degli interlocutori.
La sua idea è diventata realtà grazie a Working Capital di Telecom, come lo stesso Di Ciaccio ha confermato: “Ho avuto l’opportunità di conoscere i processi interni all’impresa, sapevo a chi proporre il prodotto“.

Dopo il periodo di accelerazione, Pedius è entrata automaticamente nell’albo fornitori del gruppo telefonico, tanto che, ultimamente, ha annunciato il suo primo contratto, con l’assistenza clienti di Telecom: “Un rompighiaccio con cui sarà più facile presentarci alle altre aziende. E convincere i potenziali finanziatori“.

Ciò significa che le startup hanno sicuramente bisogno delle imprese mature, ma è anche vero il contrario, come ha dichiarato Alberto Onetti, che con Mind the Bridge coordina la Startup Europe Partnership, un progetto comunitario che incentiva il dialogo tra multinazionali e giovani aziende innovative: “Le multinazionali hanno processi decisionali troppo lenti per abbracciare le innovazioni radicali, per questo rischiano di finire fuori mercato”.

Quello di Telecom non è un caso isolato, perché, in Europa, si stanno muovendo tante grandi aziende a sostegno delle nuove imprese.
Telefonica per esempio ha un programma di accelerazione con tredici sedi tra Europa e Sud America e un fondo di venture dedicato.
Così come Deutsche Telekom, che ha investito in oltre 70 imprese innovative.

Tra i big italiani c’è Enel, che l’anno scorso ha lanciato Lab, programma di incubazione per startup che operano nel settore energetico, su cui ha investito 15 milioni di euro nel triennio.

Unicredit ha appena inaugurato, in una vecchia filiale di Milano, un acceleratore Fintech in cui ospiterà giovani aziende che offrono servizi legati alla finanza, mentre Unipol ha da poco lanciato il suo incubatore, Ideas.

A fare da apripista è stata Telecom, con il lancio, nel 2009, di Working Capital e quest‘anno ha ricevuto ben 1.300 domande, tra le quali verranno selezionate quaranta progetti, dieci per ognuna delle sedi: Milano, Roma, Catania e Bologna.

A beneficiarne, oltre a Pedius, è stata l’azienda calabrese Eco4Cloud, che fornirà a Telecom il suo software per il risparmio energetico, in grado di tagliare fino al 30% i consumi dei data center.
Con il fondo seed appena lanciato, 4,5 milioni nei prossimi tre anni, Telecom entrerà anche nel capitale delle startup, legando i propri soldi al loro destino.

A questo proposito, Marco Patuano, amministratore delegato, ha dichiarato: “Era il momento giusto per farlo, il mercato italiano ora è molto più maturo“.

Vera MORETTI

Telecom a supporto delle startup italiane

Prosegue l’impegno di Telecom Italia per sostenere le startup del Belpaese con il progetto Working Capital Accelerator, mentre in Europa supporta come Corporate Member la Startup Europe Partnership (SEP), iniziativa dedicata alle start up digitali.

Si tratta di due importanti opportunità per i giovani imprenditori, con una particolare attenzione nei confronti delle nuove imprese italiane.

Il programma Working Capital di Telecom è attivo dal 2009 ed ha ad oggi aiutato nella crescita imprenditoriale 179 start up nel settore della tecnologia e green, ormai comparti chiave per ogni Paese ma che in Italia purtroppo vanno a rilento.

Telecom mette a disposizione un totale da un milione di euro, suddivisi in 40 finanziamenti alle start up innovative nei settori internet/digitale, mobile e green che supereranno le selezioni di Calls For Ideas 2014 ed entreranno ufficialmente nel programma di accelerazione d’impresa della durata di 4 mesi.

Per dare l’opportunità ai neo imprenditori di scambiarsi impressioni e idee, Telecom ha deciso di realizzare spazi appositi chiamati acceleratori, con strutture ed eventi dedicati a chi ha un’idea di startup e vuole mettersi in gioco.

Startup Europe Partnership, invece, è un’iniziativa che la Commissione Europea ha messo in campo, insieme ad altre cinque, per sostenere le imprenditorialità definite all’interno dell’Entrepreneurship 2020 Action Plan, ovvero le startup digitali.

Tra i membri della SEP c’è anche Telecom Italia, che, come ha confermato Salvo Mizzi, responsabile Digital Market Development di Telecom Italia e ideatore del progetto Working Capital, considera molto importante l’iniziativa: “Siamo orgogliosi come Telecom Italia di essere il primo Corporate Member della Startup Europe Partnership. E’ una conferma dell’impegno dell’Azienda per stimolare l’innovazione tecnologica attraverso le startup e per accrescere nel tessuto imprenditoriale europeo la consapevolezza di tutte le opportunità dell’era digitale, anche grazie all’esperienza maturata con il progetto Working Capital, nato nel 2009 e che da quest’anno premia anche le migliori startup digitali internazionali“.

Vera MORETTI

Telecom Italia: accordo con Startup Europe

Nell’ambito delle grandi aziende che desiderano cogliere la sfida delle startup digitali, Telecom Italia ha siglato un accordo per supportare Startup Europe Partnership.

Con questa firma, Telecom Italia è la prima azienda europea a supportare come Corporate Member la Startup Europe Partnership, con l’obiettivo di promuovere e supportare la crescita di startup europee e la creazione di aziende europee nel settore delle nuove tecnologie che siano competitive a livello globale.

L’annuncio è stato dato da Salvo Mizzi, responsabile digital market development di Telecom Italia e ideatore del progetto Working Capital, in occasione del primo evento ufficiale della SEP organizzato a Napoli nell’ambito di Go Global Now.

Isidro Laso Ballesteros, head di Startup Europe, ha dichiarato a proposito: “Siamo molto contenti che Telecom Italia si sia unita a questa importante iniziativa europea che unisce grandi aziende e universita’ con lo scopo di sostenere nel vecchio continente un’ondata di startup innovative capaci di affermarsi a livello internazionale. Sicuramente un’ottima notizia con l’auspicio che altre aziende europee si aggiungano prima del prossimo Matching Event di Madrid, il 26 giugno”.

Alberto Onetti, chairman di Mind the Bridge Foundation e responsabile del programma Startup Europe Partnership, ha concluso: “Dall’integrazione tra startup e grandi imprese passa il futuro di una Europa che sappia tornare a essere leader nel campo delle nuove tecnologie. Le startup possono fare da volano per la capacita’ di innovazione delle imprese esistenti. Le grandi imprese, a loro volta, possono permettere alle startup di fare il salto di qualita’, dando loro scala e dimensione internazionale”.

Vera MORETTI

Telecom, 16mila posti di lavoro a rischio

 

Il tanto temuto passaggio di Telecom alla spagnola Telefonica rischia seriamente di far saltare la bellezza di 16 mila posti di lavoro tra esuberi e licenziamenti. In questi mesi a nulla sono servite le rassicurazioni del managment di Telecom ai sindacati, è più che concreta la possibilità che la nuova compagnia riorganizzi Telecom secondo il modello già applicato a Madrid, con il possibile addio ai call center e la marginalizzazione delle società satellite che si occupano di informatica.

Secondo i dati esposti dalla Cgil, dalla privatizzazione Telecom del 1997 sino ad oggi, il gruppo ha tagliato più di 70 mila posti di lavoro. Uscite che sono state realizzate in gran parte attraverso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, con un costo a carico della collettività tutt’altro che trascurabile. Non resta che attendere poche settimane per l’inevitabile epilogo…

Bernabè si dimette da Telecom

Le dimissioni di Franco Bernabè, presidente di Telecom, sono arrivate.
Le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi avevano fatto capire che questa sarebbe stata la linea da seguire, ma ora è stata ufficializzata da una nota emessa dal consiglio di amministrazione: “Il consiglio ha espresso i suoi vivi ringraziamenti a Franco Bernabè per il grande impegno e l’elevato apporto manageriale profuso in questi anni alla guida della società“.

Ora, in via provvisoria, le deleghe e le attribuzioni organizzative di Bernabè sono passate all’amministratore delegato Marco Patuano.

La decisione dell’ormai ex presidente è scaturita dalla scelta di non procedere all’aumento di capitale di Telecom e giunge a pochi giorni dalla riorganizzazione della controllante Telco, dove sono passati in maggioranza gli spagnoli di Telefonica.

L’ex presidente ha dichiarato: “Ho deciso di fare un passo indietro – ha detto Bernabè – perché in questa fase critica per il futuro di Telecom una spaccatura in seno al cda sulla strada da intraprendere avrebbe determinato una paralisi dell’azienda e l’impossibilità di giungere a una soluzione condivisa. Non c’è stata sufficiente attenzione da parte delle istituzioni per la salvaguardia di un patrimonio che è, prima di tutto, un patrimonio della collettività“.

Al consiglio di amministrazione hanno partecipato tutti i consiglieri, compresi Gabriele Galateri di Genola, presidente di Generali, Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa Sanpaolo, e il rappresentante di Telefonica, Julio Linares, e Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca. Il finanziare franco-tunisino Tarak Ben Ammar ha seguito i lavori del board in videoconferenza da Parigi.

I lavori del consiglio si sono svolti in “clima assolutamente tranquillo“, ha tenuto a sottolineare il neo presidente designato, Aldo Minucci. E con la nota conclusiva è stato reso noto che tutte le deleghe andranno all’amministratore delegato Marco Patuano.

Al vice presidente Minucci è stata invece affidata la gestione del cda che ha avviato il processo per l’individuazione del nuovo presidente.
Per quanto concerne la sostituzione di Elio Catania, come da raccomandazione del comitato per le nomine e remunerazione il consiglio di amministrazione, è stato cooptato Angelo Provasoli.

Vera MORETTI

Raggiunto l’accordo con Telefonica: Telecom è spagnola

Già si sapeva, ma ora la notizia è stata confermata: è stato raggiunto l’accordo tra Telefonica e Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per salire dal 46 al 66% di Telco, la società che controlla il 22,4% di Telecom Italia e nomina la maggioranza del consiglio di amministrazione.

Questo significa che il principale gruppo italiani di telecomunicazioni è ora in mani spagnole, poiché è la Spagna a possederne la maggioranza.
L’accordo prevede che in una prima fase Telefonica acquisti a 1,09 euro per azione parte delle quote Telco per salire dal 46 al 66%, con un’opzione per incrementare in tempi brevi la partecipazione al 70%.

L’intesa tra Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonica prevede la possibilità di una scissione di Telco a partire da giugno 2014.
I soci Telco “mantengono la possibilità di vedersi attribuire le azioni di Telecom Italia, uscendo così dal patto parasociale, attraverso la scissione di Telco, che potrà essere richiesta durante una prima finestra tra il 15 ed il 30 giugno 2014 ed una seconda finestra tra il 1 ed 15 febbraio 2015”.

Inizialmente Telefonica sottoscriverà un aumento di capitale per 323 milioni di euro per salire fino al 66% di Telco, poi successivamente realizzerà un secondo aumento di capitale da 117 milioni, dopo il via libera dell’Antitrust in Brasile e Argentina, in modo da arrivare al 70% della holding.
In attesa delle autorizzazioni delle Autorità Antitrust dei vari Paesi, Telefonica manterrà i diritti di voto al 46% esprimendo, come ora, il 50% dei membri del CdA della quota di Telco.

Questo importante passaggio non dovrebbe influire sul piano occupazionale, come ha anche confermato Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom: “Non sono intenzionato a licenziare proprio nessuno. Serve un modello sostenibile nel lungo termine, che favorisca gli investimenti e quindi regole stabili pro-competitive e pro-investimenti”.

Vera MORETTI

Investitori asiatici per Telecom?

Mancano pochi giorni al 19 settembre, quando, durante il consiglio convocato dai vertici Telecom, si dovranno vagliare le alternative per affrontare la crisi ed evitare che un debito troppo elevato faccia declassare la compagnia telefonica.

Le premesse non sembrano tanto incoraggianti, poiché Naguib Sawiris, il magnate egiziano che aveva manifestato l’intenzione di sottoscrivere un aumento di capitale riservato, pare ci abbia ripensato perché la politica dell’azienda “sarebbe più favorevole a un’offerta di Telefonica”.

A smentire questa dichiarazione, ci sono però le parole di Fabrizio Saccomanni, il quale ha dichiarato che il governo non ha alcun tipo di preclusione contro eventuali investitori esteri.
Ciò vale in ugual modo per Telefonica e per Sawiris e quindi qualsiasi soluzione proposta verrà valutata con attenzione e soprattutto senza preclusioni.

Nel frattempo, Telco aspetta al varco le decisioni del gruppo spagnolo.
Se Telefonica manifestasse l’intenzione di rilevare Telecom, Mediobanca, Intesa e Generali, che insieme controllano l’11,8% di Telecom, sarebbero felici di passare il testimone al gruppo spagnolo. Ma se viceversa Alierta decidesse di mantenere lo status quo, allora gli italiani, invocando la scissione, avrebbero le mani libere per valorizzare questa quota, anche autonomamente, cedendo le azioni del gruppo telefonico al miglior offerente.

Dalle indiscrezioni, sembra che Bernabè stia vagliando l’interesse di potenziali investitori asiatici, che sarebbero pronti a sottoscrivere un aumento di capitale riservato senza pretendere in cambio particolari diritti di governance.
Il presidente di Telecom avrebbe illustrato a diversi investitori di lungo termine un nuovo piano per risanare Telecom capace di creare valore per tutti, anche senza operazioni straordinarie, salvo tamponare l’emergenza debiti che si è creata quest’anno dopo che il margine lordo delle attività domestiche è sceso oltre ogni previsione.

L’ad Marco Patuano starebbe infatti lavorando a un nuovo piano industriale da presentare al consiglio del 19 settembre.
Della ricerca di nuovi investitori si sarebbe invece occupato Bernabè, e secondo fonti finanziarie, tra i candidati ci sarebbe il fondo sovrano del Qatar, che fra l’altro insieme alla Cdp ha recentemente sottoscritto un veicolo che dovrà investire nel made in Italy e nel turismo.

Vera MORETTI