Da ATEMA un interessante incontro a Lerici

ATEMA, Associazione per il Temporary Management, organizza un interessante incontro a Lerici (Sp), a Villa Marigola, il 30 settembre e l’1 ottobre 2011: “Imprese ad alto potenziale fra sopravvivenza e crescita – Modelli organizzativi e accesso alle risorse finanziarie

PROGRAMMA

VENERDI 30 SETTEMBRE 2011

Ore 15: Apertura lavori e Relazioni introduttive

Renzo Guccinelli – Ass. Attività Produttive Regione Liguria
Andrea Corradino – Pres. Carispezia
Lorenzo Forcieri – Pres. Distretto Ligure delle Tecnologie Marine
Antonella Ferrari – Pres. ClubTI Milano
Aldo Loiaconi –  Pres. ClubTI Liguria
Matteo Fornara – Commissione Europea, Sviluppo della competitività e dell’innovazione nelle PMI (Direttore Rappresentanza Milano)

Ore 16.10: Presentazione temi del convegno

Paolo Povesi – Presidente Giovani Confindustria La Spezia
Luca Bertoletti e Andrea Lagomarsini – Club TI Milano

Ore 17: Le aziende introducono i temi della 2°giornata

Una esperienza significativa dalla Norvegia:
INNOVATION NORWAY

Tre casi di internazionalizzazione:
FOUNDER @ SKIPSO – Carlo Soresina
FLUIDMESH – Umberto Malesci
FUNDING GATES – Jean Marc Freuler

L’esperienza del Distretto Ligure delle Tecnologie Marine:
DLTM DISTRETTO LIGURE DELLE TECNOLOGIE MARINE – Lucio Sabbadini, Manager Ricerca e Sviluppo

Lo sviluppo e la crescita senza fattori esterni:
EUDATA – Sandro Parisi, Manager Ricerca e Sviluppo
SABATO 1 OTTOBRE 2011

Ore 9.30: Tavole Rotonde

1. ACCESSO ALLE RISORSE FINANZIARIE
I partecipanti affrontano il tema del finanziamento confrontandosi con best practice nazionali e internazionali

Modera un giornalista Gruppo 24 ORE

Partecipano:

CARISPEZIA Gianni Figoli (Responsabile settore Credito)
CONFINDUSTRIA SPEZIA Cristiano Rao (Pres. Gruppo Piccola Industria)
IBAN (Italian Business Angel Network) Davide Romano
AIFI (Ass. Italiana Private Equity e Venture Capital) Giampio Bracchi
INNOGEST (Fondo di Venture Capital) Michael Burnett
MITO TECH Francesco De Michelis
INNOVHUB (CCIAA Milano) Ilaria Bonetti
ITALIAN ANGELS FOR GROWTH Lorenzo Franchini
CREATE-NET/EAI Luigi Telesca (Business & Cooperation Director)

2. ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
Analisi dei temi legati al problema dell’organizzazione aziendale

Modera Dario Colombo (Caporedattore 01net)

Partecipano:

Francesco Sacco (Direttore Centro Enter Bocconi) – Nuovi scenari nell’organizzazione aziendale
Chiara Ballari (Presidente comitato soci ATEMA) – Il Temporary Management
Alvise Biffi (Pres. Gruppo Giovani Imprenditori Assolombarda) – WORKflow management
Ruggero Frezza (Presidente e Amministratore delegato M31) – Il talento: esperienze nella gestione del talento
Riccardo Sponza (MICROSOFT) – L’importanza del lavoro in team
Pierluigi Cernieri (Presidente GRUPPO SISTEMATICA) – Il piano industriale
Riccardo Donadon (Direttore H-FARM) – Modelli di business innovativi

La partecipazione all’evento è gratuita previa iscrizione ai seguenti riferimenti: clubti@assolombarda.it – tel. 02.58370.235

Laura LESEVRE

Formazione: tavola rotonda su family business e passaggio generazionale

Atema, Associazione per il Temporary Management, in collaborazione con AIdAF – Associazione Italiana della Aziende Familiari e con la Partnership di Banca Monte dei Paschi di Siena – Family Office, presenta un nuovo importante appuntamento di formazione. Si tratta del convegno “Padri, Figli e Patrimoni: family business e passaggio generazionale“. L’evento avrà luogo l’8 giugno presso  Azienda Bellavista, Via Bellavista, 525030 Erbusco BS.

Il tema che verrà approfondito riguarderà l’importanza delle competenze, conoscenze e aspetti manageriali di eccellenza per la gestione dei cambiamenti strategici e di governo delle imprese familiari e la necessità che queste siano affiancate in coerenza ai migliori servizi di gestione dei patrimoni familiari (tangibili e intangibili) garanti di una continuità dello spirito imprenditoriale, sociale e della sostenibilità delle imprese familiari italiane. Riassumendo si può parlare di “family continuity” come obiettivo dell’impresa di famiglia ma è anche fattore necessario allo sviluppo del sistema produttivo italiano.

Per poter contare su rapporti stabili e su una reale crescita competitiva si deve prestare attenzione alla tutela dei patrimoni individuali e familiari, e sulla possibilità di creare presupposti operativi ed efficaci ad ogni momento del passaggio inter-generazionale per il mantenimento degli stessi e dell’azienda nel medio-lungo termine. L’incontro si propone di fare il punto sui servizi di eccellenza, le forme innovative e personalizzate alle esigenze degli imprenditori per la gestione integrata dei patrimoni familiari, in particolare nelle critiche fasi dei passaggi generazionali.

La giornata prenderà avvio alle ore 9.40 con la registrazione degli invitati a cui farà seguito il benvenuto alle ore 10.00 da parte di Vittorio Moretti Presidente Holding Terra Moretti e una relazione introduttiva di Stefano Cordero di Montezemolo Direttore Accademico della European School of Economics di Milano e Firenze e Presidente di AIMBA – Academy of Italian MBAs. Alle 10.40 i lavori proseguiranno con una avola rotonda “Padri, Figli e Patrimoni: problemi, strumenti, soluzioni per il passaggio generazionale“. Interverranno Gioacchino Attanzio – Direttore Generale AIdAF, Associazione Italiana delle Aziende Familiari, Nicola Canessa – Equity Partner CBA Studio Legale e Tributario Pier Lamberto Capra – Partner di Axteria Strategy Consulting, Renzo Capra – Presidente Onorario IEFE e CEDEC e ex Presidente Consiglio di Sorveglianza A2A, Angelo Deiana – Responsabile Mercato Area Family Office Gruppo Montepaschi, Ennio Franceschetti – Presidente Gruppo Gefran, Umberto Gherardini – Direttore Commerciale MPS Fiduciaria, Pietro Grassano – Senior Sales Executive J.P. Morgan Asset Management, Paola Palmerini – Presidente di ATEMA – Associazione per il Temporary Management. La chiusura dei lavori è prevista per le ore 13.40.

L’ingresso è gratuito previa iscrizione entro il 7 giugno inviando una mail a: coordinamento@atema.net (specificando ruolo, azienda e recapito telefonico).

Formazione: Master in Orientamento e Outplacement con formula weekend

Atema, Associazione per il Temporary Management presenta un nuovo appuntamento di formazione. Il Master in Orientamento e Outplacement è organizzato dalla Scuola Europea di Alta Formazione in Orientamento e l’Istituto Universitario in Scienze della Mediazione Linguistica di Varese. Si tratta di un percorso formativo di alta formazione universitaria che si propone di insegnare i metodi e le tecniche di orientamento professionale. Al finale è previsto un esame finale e la discussione di una tesi con rilascio di certificazione riconosciuta in tutta Italia.

Il Master dura 6 mesi iniziando questo mese protraendosi fino ad ottobre presso la Scuola Europea di Alta Formazione in Orientamento – Palazzo Cesil, Via Luigi Pomini 13 – 21053 Castellanza (Va). Le lezioni in aula (per un totale di 100 ore) si tengono nei giorni di sabato e domenica dalle ore 9.30 alle ore 18.00, con il seguente calendario: 28-29 Maggio 2011; 11-12 Giugno 2011; 10-11-24-25 Settembre 2011; 8-9-22 Ottobre 2011.

Il costo del corso è di di Euro 3.500,00 + IVA, è proposto ai Soci ATEMA al 50% del costo complessivo, ovvero a Euro 1.750,00 + IVA.

Tutte le informazioni relative al corso (contenuti, modalità di ammissione, etc.) sono riportate nel documento “Bando di ammissione” allegato, salvo che per ATEMA si applicano condizioni economiche esclusive: il corso, del valore di Euro 3.500,00 + IVA, è proposto ai Soci ATEMA al 50% del costo complessivo, ovvero a Euro 1.750,00 + IVA. Maggiori informazioni possono essere richieste a academy@atema.net.

Da Atema e Confindustria Padova un seminario sul Temporary Management

Confindustria Padova, in collaborazione con ATEMA, organizza per lunedì 28 marzo, un seminario per far conoscere la natura del Temporary Management: “Governare il futuro con il Temporary Management“. Il servizio, attraverso un corretto uso della flessibilità, accompagna le aziende nell’affrontare situazioni di cambiamento mediante l’inserimento temporaneo di manager professionisti, altamente qualificati che abbiano obiettivi, tempi e deleghe predeterminati.
Appuntamento a partire dalle 16.30 nei locali dell’Unione degli Industriali della Provincia di Padova, Via Masini 2, Padova.

PROGRAMMA
Ore 16.30
Inizio registrazioni

Ore 17
Inizio seminario

Saluto di Confindustria Padova
Mario Ravagnan
Delegato di Confindustria

Saluto e presentazione di ATEMA
Flavio Zelco
Referente locale ATEMA

Interventi:
Flavio Zelco
Chi è il Temporary Manager

Stefano Ferrante
Inquadramento legale del rapporto Impresa/Temporary Manager

Andrea Cecchinato
Il TM nel governo dell’Information Technology per l’evoluzione del sistema azienda.

Enrico Sestini
Il TM nel governo dei progetti internazionali e delle operazioni all’estero.

Per scaricare la locandina dell’evento e iscriversi, cliccare qui.

Laura LESEVRE

“Il Marketing che non c’è”: un utile Speaker’s Corner firmato Atema

ATEMA organizza lo Speaker’s Corner “Il Marketing che non c’è. Il mercato visto con gli occhi del cliente. Le conseguenze positive per la funzione commerciale“. L’appuntamento è per martedì 25 gennaio 2011 dalle 18 alle 20.30 a Milano, all’Una Hotel Century di via Fabio Filzi 25/B.
 
Il Marketing costituisce oggi, per la grande maggioranza delle imprese, uno dei fattori essenziali di sopravvivenza e sviluppo, e dunque un Temporary Manager non può permettersi di non “masticarne”. Ma alla voce “Marketing” si riferiscono oggi cento definizioni (tra cui alcune non convenzionali, quali guerrilla marketing, viral marketing e simili). Dunque… EVVIVA IL MARKETING, ma… QUALE?
 
Durante la serata, Gianfranco Lanfredini affronterà il tema partendo dai riferimenti che ha fatto suoi dopo una lunga carriera nel settore:
– oggi, specie in mercati ad elevata competitività, è necessario guardare il mercato con “gli occhi del cliente”, non solo con i nostri;
– le più recenti ricerche sul comportamento dei consumatori dicono che “il cliente acquista ciò che lui percepisce come un valore per sè”;
 
Da qui ha derivato l’innovativo approccio scientifico denominato “I Tre Valori Percepiti espressi nella Mappa dei Clienti“, che sono:
 
– Utilità/Prodotto Con Plus;
– Funzionalità/Soluzione;
– Ego-Emotività/Starter Emotivo
 
L’utilizzo di questo approccio è fonte di nuovi e importanti successi per ogni rete commerciale, specie in mercati ad elevata competitività, proprio perché consente di proporre al cliente il “Valore Percepito” da lui preferito, scelto tra i tre previsti dalla innovativa metodologia.
 
Gianfranco Lanfredini, una laurea in Economia e Commercio all’Università La Cattolica di Milano, vanta significative esperienze professionali prima come Buyer nella GDO e poi come Direzione Commerciale in PMI lombarde. Dal 1988 è Consulente specialista per l’area commerciale ed è considerato dai “Commerciali” uno tra i più interessanti ed esperti formatori per le loro attività ed è promotore dell’innovativo approccio di Marketing operativo denominato “I Tre valori percepiti espressi nella Mappa dei Clienti“. Questa metodologia è stata trasferita nel saggio dal titolo: “Il Responsabile Commerciale in azienda. Un ruolo sempre più a rischio?” – edizioni Hoepli 2009 – di cui è l’autore.
 
Clicca qui per iscriverti alla serata.

Temporary Manager qualificati: intervista a Franco Cavalli, vicepresidente di Atema

di Davide PASSONI

Il 2010 è stato, per Atema, un anno di svolta. L’Associazione per il Temporary Management ha infatti dato un forte segnale al mercato con la qualificazione di alcuni suoi associati, di cui Infoiva ha dato conto negli scorsi mesi. Per capire meglio lo spirito e le finalità di questa qualificazione, abbiamo incontrato il vicepresidente di Atema, Franco Cavalli, che ha fatto il punto sui risultati della prima tornata e anticipato alcuni dei passi che l’associazione potrebbe intraprendere, con l’obiettivo di dare una sempre maggiore autorevolezza ai propri temporary manager.

Come è nata l’idea di qualificare i temporary manager di Atema?
Ci siamo resi conto che, volendo essere un associazione che rappresenta questo tipo di attività sul territorio nazionale, dovevamo avere capacità diaggregare i manager ma anche di parlare al mercato dicendo che esistiamo, ci siamo e siamo in grado di dare al mercato una indicazione di competenza e capacità nel campo dell’attività manageriale. Ci siamo posti il problema di dire: elaboriamo una qualificazione nostra o ci affidiamo a terzi per non essere autoreferenziali? E poi: su quali elementi elaboriamo questa qualificazione?

Risposta?
Vede, la maggior parte dei nostri soci è stata responsabile di funzione o executive nella propria carriera professionale; a un certo punto, queste persone si sono trovate nella condizione di dire “mi invento un mestiere diverso”. Quindi ci siamo chiesti: che cosa vogliamo trasmettere al mercato come profilo del temporary manager o del transition manger? Così abbiamo messo intorno a un tavolo persone che hanno una lunga esperienza di questo tipo di attività, che negli anni hanno venduto servizi alle aziende in questo campo e che provengono da diverse realtà; ciascuno di loro ha dato una visione di quello che cerca nel temporary manager per poterlo abbinare alle attività o alle richieste che riceve dal mercato e abbiamo stilato una graduatoria di queste competenze.

Che cosa è emerso?
Abbiamo basato tutto su un discorso di soft skills, evitando di entrare nella valutazione delle competenze specifiche del CV della persona: non siamo in grado di valutarle, è troppo complesso. Quello che per noi era importante capire era invece che non tutti i manager hanno le caratteristiche per poter operare in condizioni di temporary, perché il mercato ci ha indicato chiaramente che per fare questo esistono delle competenze specifiche; noi ne abbiamo individuate 17, le abbiamo riunite e poi ci siamo posti il problema di come misurarle con una metodologia standard e valida da un punto di vista valutativo ma anche autorevole agli occhi del mercato. Abbiamo lavorato così con l’università di Milano Bicocca e uno dei componenti del team che è Giorgio Del Mare, presidente e AD di Methodos, una grossa società di consulenza, ci ha consigliato di appoggiarci all’esperienza di Giuliano Sangiorgi, professore di psicologia del lavoro all’università di Cagliari. Sangiorgi ha così elaborato uno strumento riconosciuto e valido per misurare questi soft skills. Diamo dunque per scontate le competenze hard e ci concentriamo su quelle soft, perché non è detto che il bravo manager della grande industria sia in grado di lavorare nelle condizioni in cui si trova di solito un temporary manager.

Risultato?
A fronte di tutto questo è arrivato il primo gruppo di 10 persone certificate e poi il secondo di 12. Interessante è notare che il test cui noi sottoponiamo i manager valuta, oltre alle 17 competenze distintive, molti altri skills, poiché è uno strumento di tipo standard i cui risultati vanno molto più in là di quanto noi valutiamo: potrebbe esserci infatti la necessità di rivalutare più avanti le 17 competenze e capire se devono essere cambiate oppure no. Questa qualificazione, poi, è a tempo: vale tre anni, nell’arco del triennio la persona deve adempiere a determinati doveri per mantenere la qualifica e alla fine del triennio saranno riviste alcune valutazioni iniziali.

Quindi queste competenze si evolvono,non rimangono uguali a se stesse?
Lavorando sui soft skills diventa difficile abbinare la qualificazione a un piano di formazione per acquisirli, ma è anche vero che questi skills possono maturare nel tempo a seconda dell’uso che ciascuno ne fa, o essere stimolati e visti in funzione di determinate situazioni in cui un manager si trova a operare. Di fatto l’utilizzo ne migliora il grado di possesso, per cui come ulteriore step pensiamo: se dovessimo incontrare chi non ha questi skills, come possiamo fare per far sì che li apprenda?

Appunto, come?
Stiamo valutando che cosa organizzare in tal senso, che però non può essere un classico corso di formazione in aula. Ci stiamo ancora pensando perché è una cosa piuttosto complessa, per cui abbiamo voluto analizzare i risultati delle prime qualificazioni prima di decidere.

Che percentuale di associati Atema è per ora qualificata?
Nelle prime due tornate abbiamo coinvolto il 12% dei nostri soci, un buon primo campione da analizzare a 360 gradi: un lavoro che farà il prof. Sangiorgi che, sulla base dei risultati, ci indicherà la direzione migliore da prendere.

Come ha reagito il mercato alla vostra iniziativa?
La risposta che abbiamo è quella degli operatori che lavorano con noi e che trovano la cosa molto interessante, perché permette loro di avere uno screening dell’individuo piuttosto completo e attendibile. Sulla validità dell’iniziativa mi confrontavo recentemente con Manager Italia, che ha un sistema di valutazione molto complesso chiamato Youmanager, il quale comporta costi di gestione elevati per l’associazione e di sostegno per l’individuo valutato, per cui l’associazione guarda con interesse al nostro: si può fare qualcosa di molto valido e autorevole a costi contenuti. Non abbiamo la pretesa che il nostro strumento dica al mercato che chi ha questa qualificazione sa fare tutto, vogliamo invece dire che questo strumento fa sì che il mercato sappia che il manager ha gli “attrezzi” necessari per poter affrontare certi incarichi.

Coinvolgerete tutti i vostri associati?
Sì, ci piacerebbe avere tutti gli associati qualificati. Vero è che abbiamo associati che non operano più sul mercato per limiti di età ma sono rimasti fedeli all’associazione come spirito e come obiettivi, per cui potrebbero non essere interessati, però l’idea è che i soci la acquisiscano, visto che è su base volontaria. L’altro step a cui stiamo pensando, oltre alla formazione di cui parlavo prima, è di dare maggiore visibilità allo strumento dal punto di vista della conoscenza all’esterno, spingendolo in direzioni molto “marketing oriented”. Non possiamo pensare che sia conosciuto solo da noi e da quei 5 o 6 operatori che lavorano con noi. Abbiamo attivato lo strumento, i nostri soci devono vederlo come un mezzo che consente loro di avere maggiore visibilità sul mercato, ma se non diciamo al mercato che questa cosa esiste i soci non possono spendersi adeguatamente: è un circolo virtuoso che va innescato e che dobbiamo innescare noi di Atema, non possiamo demandarlo a terzi.

I Temporary Manager qualificati: storie e professionisti “garantiti” Atema

Terzo e ultimo (per ora…) appuntamento con le interviste ai Temporary Manager qualificati Atema. Questa settimana parla a Infoiva Giacomo Stefanelli.

Che cosa significa per lei essere un TM qualificato Atema?
Per me è un titolo molto importante perché credo nel ruolo del TM e nel contributo che può dare alle imprese in funzione della propria esperienza. Essere TM non vuol dire essere impiegato a tempo, come oggi comunemente viene considerato un lavoro Temporary, ma assumersi delle responsabilità in proprio, come un lavoratore autonomo, per portare dei risultati tangibili o di cambiamento all’azienda committente. Il temporary è un Manager di transizione, ma deve portare risultati duraturi, e solo persone qualificate e che credono in questa missione possono farlo: da qui l’importanza della qualificazione che certifica l’attitudine e la competenza del TM a ricoprire l’incarico.

Qual è il percorso professionale che l’ha portata a diventare TM?
Da sempre sono stato interessato ad aziende in crisi o in fase di riorganizzazione, perché sono quelle realtà che richiedono un forte coinvolgimento del manager e dove si possono veramente misurare le capacità manageriali con i risultati raggiunti, senza contare che in queste realtà non basta essere buoni manager, ma bisogna anche essere un po’ psicologi, per capire e guidare il cambiamento con le persone coinvolte. Avendo ottenuto buoni risultati con queste esperienze, una volta superata la fase di crisi ero attratto da altre esperienze difficili e quindi cambiavo datore di lavoro. Il TM mi permette di accettare incarichi con responsabilità e obiettivi specifici ma anche di dare un contributo di formazione più ampio e mi da spazio per mettere in campo le mie competenze e attitudini personali, accettando il rischio dell’organizzazione e della gestione del progetto.

Qual è, a suo avviso, l’apporto che un TM può portare alla cultura aziendale in cui opera?
Il TM porta in azienda esperienza, cultura, formazione e ottimismo. Di solito un TM che accetta un incarico deve essere sicuro di portare il risultato atteso e quindi deve avere la capacità di guidare e coinvolgere il personale dell’azienda anche in presenza di difficoltà oggettive: l’ottimismo è una delle leve più importanti per raggiungere questo obiettivo.

Ci racconti la sua prima e la sua più recente esperienza come TM: in quali aziende, con quali mansioni e per quanto tempo, oltre a un bilancio dell’esperienza stessa.
Come figura di TM sono abbastanza giovane, ma ho sempre lavorato in azienda sposando progetti di riorganizzazione e una volta raggiunto il risultato ho cercato nuove esperienze. Posso dire di aver fatto il TM a libro paga e di essermi assunto responsabilità anche senza aver ricevuto tutte le deleghe necessarie, ma affiancare quotidianamente il Management di una società e cercare di supportare il processo decisionale verso il miglioramento e lo sviluppo dell’azienda è stata una buona palestra.
Ho lavorato in aziende multinazionali ma anche in PMI italiane a conduzione familiare, dal settore commerciale al settore industriale e di distribuzione di prodotti freschi giornalieri. La conoscenza delle basi organizzative e delle logiche di controllo delle grandi aziende mi ha permesso di dare un valido contributo alla riorganizzazione e allo sviluppo manageriale di realtà padronali in fase di cambiamento organizzativo e generazionale. La mia funzione aziendale è quella di Responsabile Amministrativo Finanziario e Controllo di gestione, coniugando insieme tutte le varie funzioni della qualifica per assicurare il corretto funzionamento del sistema di controllo. Le decisioni nascono dalle informazioni e le informazioni devono essere aggiornate e corrette. Solo se ben gestito e aggiornato, il sistema di controllo può soddisfare le esigenze informative dell’azienda e dare il suo valido contributo alla continuità aziendale.

Temporary Manager qualificati Atema: storie e testimonianze

Secondo appuntamento con le interviste ai Temporary Manager qualificati Atema. Questa settimana parlano a Infoiva Flavio Pogliani e Claudio Vettor.

Che cosa significa per lei essere un TM qualificato Atema?
FLAVIO POGLIANI: Ho scelto di associarmi ad Atema perché il focus dato alla professione di TM è sugli aspetti soft di chi opera in questa ottica.
Ho voluto cioè cogliere l’opportunità di valorizzare quella parte degli skills necessaria al TM non legata a dati ‘tecnici’, che emergono facilmente dal proprio profilo professionale, ma le capacità più manageriali e comunicative essenziali per una rapida integrazione con la realtà aziendale e tuttora trascurati da altre associazioni/network di TM.
Perciò ritengo la qualificazione Atema un ottimo veicolo per sottolineare presso le aziende quel plus che contraddistingue un TM, che vuole/può ‘far parte dell’azienda’ per il periodo necessario, rispetto al consulente ‘ho io la soluzione preconfezionata’ che, a causa di tale approccio, sta perdendo credibilità.
CLAUDIO VETTOR: Gli esperti affermano che i rischi maggiori si corrono quando si è molto fiduciosi nei propri mezzi e nella propria esperienza. Questo vale per chi opera in impianti complessi come le raffinerie, ma vale anche per chi, di mestiere, guida le aziende nel cambiamento. Qualificarsi in modo serio significa garantire, prima di tutto a se stessi, un confronto con la realtà e un momento di riflessione.
Non c’è miglioramento senza misura, vale nella scienza ma anche nel management. La qualificazione Atema è una “misura”, perfettibile certo ma già molto solida, senza la quale diventa impossibile migliorarsi.

Qual è il percorso professionale che l’ha portata a diventare TM?
FLAVIO POGLIANI: Dopo 25 anni di professione nel’ICT, dapprima per conto di società di consulenza poi per 18 anni in aziende internazionali, all’inizio del 2009 non è stato più possibile continuare la collaborazione con l’azienda in cui lavoravo quale dipendente.
Ho quindi valutato la situazione del mercato e ho constatato che anche in Italia si sta faticosamente facendo strada l’idea che la crescita aziendale richiede a volte passaggi culturali/organizzativi repentini, ove la  figura del TM, anche in specifiche aree funzionali, può giocare un ruolo fondamentale.
Per questo motivo ho iniziato un percorso professionale teso a offrire le mie competenze/esperienze ad aziende che necessitano di interventi ben mirati nel tempo e nel contenuto, aiutato in questo dall’aver potuto iniziare in un contesto estero dove la cultura del TM si va diffondendo già da tempo.
CLAUDIO VETTOR: Mi sento un caso particolare; mi sono avvicinato al TM quest’anno dopo aver passato 12 anni in azienda (gli ultimi come manager) e altri 12 da “consulente”: E’ vero che in qualche progetto di consulenza ho agito in realtà come TM, ma finora senza sentirmi tale. Come consulente in effetti mi sono portato dietro il modo di fare dell’uomo di azienda (mi sono sempre sporcato le mani, per così dire).
Negli ultimi anni, poi, mi sono accorto che le aziende che seguivo, più che di consulenza vera e propria avevano bisogno di management; ovvero di un manager che desse un’impronta precisa a una serie di processi e/o funzioni e allo stesso tempo educasse le persone interne a nuovi ruoli.

Qual è, a suo avviso, l’apporto che un TM può portare alla cultura aziendale in cui opera?
FLAVIO POGLIANI: Ritengo che sempre più spesso le aziende necessitino di momenti di crescita ‘per rottura’, ovvero di momenti in cui si debba acquisire rapidamente esperienza di elevata qualità, ma senza che ci sia la necessità/possibilità di inserire in azienda tali figure in modo permanente (vuoi x dimensioni aziendali, vuoi perché un processo di riorganizzazione ha come obiettivo finale anche un struttura organizzativa dai costi contenuti). In questo contesto l’approccio di un consulente ‘classico’ è in genere molto standard, del tipo: ‘so già come va a finire; fate così e otterrete il risultato ottimale’.
Il TM, viceversa, si pone come parte dell’azienda, ha sì l’esperienza del ‘già visto’, ma la usa assieme al resto dell’azienda per cercare la soluzione ottimale per quella specifica realtà. Inoltre, è propenso a far crescere professionalmente il personale interno, anzi spesso è uno degli obiettivi concordati, anche perché non è interessato a rimanervi oltre il tempo richiesto dal progetto.
Va aggiunto che spesso il TM dispone di skills sovradimensionati rispetto alle esigenze specifiche dell’azienda e per scelta tende a trasferire all’organizzazione non solo tecniche, ma soprattutto una reale nuova filosofia di approccio alla gestione quotidiana.
CLAUDIO VETTOR: Credo che il ruolo fondamentale, ancora prima dell’esperienza, sia di far fare dei grandi cambiamenti all’azienda il più velocemente possibile e il meno dolorosamente possibile. A differenza del consulente, il TM ha il vantaggio di essere parte integrante, anche se per un periodo limitato di tempo, dell’azienda; in questo senso ha più “titoli” per introdurre cambiamenti drastici nelle politiche e nelle prassi.

Ci racconti la sua prima e la sua più recente esperienza come TM: in quali aziende, con quali mansioni e per quanto tempo, oltre a un bilancio dell’esperienza stessa.
FLAVIO POGLIANI: La prima esperienza è legata al gruppo internazionale da cui sono uscito e all’approccio che la casa madre tedesca ha avuto nei confronti della mia professionalità.
In pratica, dopo che era stato definito l’agreement per la mia uscita dal gruppo, sono stato invitato a proseguire comunque nella gestione del progetto di riorganizzazione del processo di verifica/acquisizione e pagamento fatturazione passiva.
Essendo in tale azienda il TM una figura già utilizzata è stato possibile definire un mandato di 5 mesi con specifica delega sul budget del progetto e formazione di un più giovane collega, portandolo a buon fine nei tempi previsti e con soddisfazione del business.
L’ultima esperienza è stata un breve progetto di riorganizzazione in area amministrativa di una piccola realtà no profit, assai interessante sia sul piano dei rapporti personali che quale occasione di trasferire all’azienda non solo le proprie esperienze ICT, ma anche quelle contabili/finanziare maturate in anni di supporto all’area amministrativa.
CLAUDIO VETTOR: Come vero e proprio TM finora ho avuto una sola esperienza come direttore generale di una media azienda padronale e quotata in Borsa; un progetto di consulenza dopo qualche mese si è trasformato, per richiesta della proprietà, in un incarico a tempo pieno. Sono stati 18 mesi esaltanti, ho imparato molto in particolare sul rapporto tra proprietà e TM; ritornare a essere “uomo di azienda” mi ha dato molte soddisfazioni e, a distanza di alcuni anni, c’è ancora un ottimo rapporto con gli altri manager.

Silenzio, parla il Temporary Manager…

Il 28 settembre scorso, nella sede di Atema a Milano, si è tenuta la consegna dei diplomi ai primi dieci Temporary Manager certificati Atema. Un’occasione per riflettere sulla figura e sulla professionalità del Temporary Manager, che Infoiva ha voluto valorizzare ponendo a ciascuno dei dieci insigniti 4 domande, le cui risposte potessero dare il senso di che cosa significa essere Temporary Manager oggi e, soprattutto, che valore porta in più la certificazione della propria professionalità. Ecco i primi due contributi dei professionisti che ci hanno voluto rispondere, Paola Pastorino e Marco Grassi.

Che cosa significa per lei essere un TM qualificato Atema?
PAOLA PASTORINO: Un valore che deriva dall’essere valutata, nelle mie competenze trasversali, da un comitato composto da persone con competenze specifiche nel dominio in esame. Competenze trasversali che riconosco essere indispensabili per ricoprire, in qualità di TM, un ruolo di rilievo e di sintesi in un moderno contesto aziendale. Un punto di partenza, una baseline che mi sia di supporto nel processo di miglioramento individuale.  Per affrontare al meglio le trasformazioni del contesto socio economico nazionale e internazionale nel quale opero. Condivido pienamente che la qualificazione abbia validità con durata definita e non illimitata nel tempo.
MARCO GRASSI: La qualificazione rappresenta anche un fattore importante di differenziazione, richiedendo la professione di Temporary Mangement una formazione della personalità più ampia rispetto alla mera competenza ed esperienza professionale di settore. Richiede quindi lo sviluppo di attitudini e peculiarità particolari, inclusa la capacità di gestire un contesto differente.

Qual è il percorso professionale che l’ha portata a diventare TM?
PAOLA PASTORINO: Sono stata segnalata in una realtà tecnologicamente evoluta, alla ricerca di un TM di comprovata esperienza/competenza. Il mio obiettivo è rilanciare l’azienda dal punto di vista commerciale sul mercato nazionale e internazionale.
MARCO GRASSI: Lo sviluppo di esperienze in diversi settori, l’attitudine al problem solving ed il desiderio di confrontarsi con sfide sempre nuove.

Qual è, a suo avviso, l’apporto che un TM può portare alla cultura aziendale in cui opera?
PAOLA PASTORINO: Sistematicità, cultura dei Processi, essere parte della soluzione, non del problema. Inoltre, best practices derivanti dall’esperienza, nuova linfa ed energia, determinazione ed entusiasmo e un buon network di conoscenze.
MARCO GRASSI: Direi anzitutto un apporto di innovazione, intesa anche come capacità di introdurre esperienze e cultura provenienti da settori e contesti differenti. Aggiungerei la capacità di effettuare valutazioni più oggettive, meno influenzate dal contesto e dalle abitudini locali.

Ci racconti la sua prima e la sua più recente esperienza come TM: in quali aziende, con quali mansioni e per quanto tempo, oltre a un bilancio dell’esperienza stessa.
PAOLA PASTORINO: Direttore Marketing e Comunicazione per due anni, in un’azienda che opera nel mondo ICT. Grazie alle attività di assessment e alla successiva focalizzazione tecnico/commerciale questa azienda ha conquistato la prima posizione sul mercato italiano per le soluzioni di Service Assurance. L’esperienza è stata molto gratificante. Ora sono VP Sales & Marketing da marzo 2010 e, oltre alle attività legate al ruolo, ho un rapporto molto stretto con l’imprenditore, sono coinvolta sistematicamente nel CdA e in attività con la comunità Finanziaria. E’ una esperienza molto arricchente.
MARCO GRASSI: Nella prima esperienza, per un fondo di private equity, si è trattato di rivedere le strategie di un gruppo industriale allineandole a un contesto competitivo in cambiamento. Successivamente ho diretto per 2 anni un comitato guida, cui partecipavano l’AD e il primo livello di management, appositamente costituito per allineare decisioni e azioni operative, inclusa la revisione dei processi di controllo di gestione per eliminare inefficienze e sprechi. In tre anni il gruppo ha recuperato redditività ed è entrato con successo in un nuovo mercato strategico.
L’ultima esperienza è stata la ristrutturazione della filiale italiana di un gruppo multinazionale del credito. L’azienda era reduce da un processo di acquisizione di aziende competitor e aveva necessità di allineare rapidamente cultura e gestione dei clienti ai nuovi processi, minimizzando le resistenze interne al cambiamento. L’incarico, per conto del board internazionale, è stato quello di affiancare il General Manager, occupato nella gestione ordinaria, gestendo il nuovo progetto in tutte le fasi, inclusa la riqualificazione del personale e l’assunzione di competenze esterne. Il progetto si è concluso con successo in meno di un anno, riorganizzando la filiale con la creazione di una nuova divisione, che ha accorpato funzioni precedentemente affidate a gruppi diversi, affidata successivamente a un manager interno.

Qualificazione dei Temporary Manager, professionisti e imprese con un valore in più

A Roma, il prossimo 22 ottobre 2010, ATEMA organizza una tavola rotonda intitolata “Qualificazione dei TEMPORARY MANAGER, professionisti e imprese con un valore in più“. Questa la presentazione del dibattito: “le libere professioni sono da sempre uno dei pilastri della vita sociale ed economica. La loro rilevanza va crescendo con l’estendersi di quella che, sinteticamente, è definita “l’economia della conoscenza”, dove il valore aggiunto è creato dalle elevate competenze specialistiche e dalla capacità di aggregarle in sistemi a rete. Questa crescita determina opportunità crescenti, ma introduce anche nuovi elementi di complessità nel rapporto fra professionisti e le altre componenti dell’economia (imprese, individui, istituzioni), aumentando nel contempo le loro responsabilità di natura generale: in particolare, con il crescere e con l’articolarsi dell’offerta e della domanda di professionalità, aumenta il bisogno della committenza di avere certezze circa la consistenza e la qualità di quanto è offerto sul mercato.
Un modo per rispondere a tale bisogno è quello di istituire, nell’ambito delle libere associazioni professionali, dei processi strutturati di attestazione delle competenze con cui i professionisti soci possano, volontariamente, documentare la propria professionalità: in questa logica ATEMA dopo oltre un anno di lavoro preparatorio, ha recentemente proposto un suo “Percorso di Attestazione delle Competenze dei Temporary Manager”e lo sta diffondendo sul mercato, sia verso i professionisti T.M. che verso i potenziali utilizzatori del Temporary Management.
Questa Tavola Rotonda è una occasione significativa per valutare, con l’ausilio dei differenti mondi che, a vario titolo, sono toccati da questo tema (i professionisti – i T.M. e gli “altri”-, le imprese, i selezionatori, e le istituzioni) se ed in che misura questo approccio sia davvero ciò di cui il mercato ha bisogno, come accrescerne l’efficacia ed il valore, ed infine per individuare i limiti del sistema normativo e le comuni proposte da avanzare a tutela della professione del Temporary Manager.

Per partecipare all’evento visita la pagina dedicata