Terremoto, esteso l’accesso ai fondi

I colpi di scena per le popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna sembrano non finire mai. Dopo l’amara sorpresa dello Stato che pare volersi prendere tutte le tasse dovute, in barba a sospensioni e dilazioni, dopo il tira e molla dell’Europa sui fondi destinati ai territori del sisma, ora dall’Agenzia delle Entrate arriva una buona notizia: l’accesso al finanziamento per i pagamenti sospesi a causa del terremoto viene esteso anche a lavoratori autonomi, imprenditori agricoli e lavoratori dipendenti.

Il provvedimento arriva a seguito del D.L. n. 194 del 16.11.2012 e del Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate del 19.11.2012, che hanno allargato la platea dei soggetti che possono accedere al finanziamento, utilizzabile per il pagamento dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria, sospesi a seguito del terremoto del 20 e 29 maggio scorso. Di queste cifre si farà garante lo Stato.

Oltre agli imprenditori delle province di Bologna, Ferrara, Mantova, Modena, Reggio Emilia e Rovigo, avranno accesso ai fondi anche i lavoratori autonomi, gli esercenti attività agricole e i lavoratori dipendenti proprietari di immobili adibiti ad abitazione principale dichiarata inagibile a seguito del terremoto. Viene così integrato il provvedimento dello scorso 22 ottobre, modificato dal provvedimento del 31 ottobre.

Datemi una piastrella e vi solleverò l’economia

di Davide PASSONI

Nella settima appena trascorsa vi abbiamo accompagnato passo passo nel mondo di una delle filiere più tipiche della nostra impresa, quella della ceramica. Una realtà diffusa, in Italia, da Nord a Sud, ma che trova in alcune zone dei veri bacini di eccellenza.

La “ceramica Valley” per eccellenza è quella che si trova nella bassa Modenese, intorno ai comuni di Formigine, Maranello, Sassuolo e limitrofi. Una zona ad alta vocazione manifatturiera, che esporta qualità ed eccellenza in tutto il mondo e che, ironia della sorte, è stato tra i più colpiti dal terremoto del maggio scorso. Una spallata che ha messo a dura prova l’intero settore e una parte consistente dell’economia nazionale ma che, di fronte alla tenacia degli imprenditori del comparto, è stata subito messa da parte per ricominciare a produrre, almeno fin dove si riesce.

Ma la ceramica italiana è fatta anche dalle tante botteghe artigiane della Sicilia, di Caltagirone, così come di altri distretti di maioliche artistiche sparsi sul territorio. E se, a detta del presidente di Confindustria Ceramica Franco Manfredini, il settore sta reagendo alla crisi con gli strumenti che ha (buoni), è innegabile che senza l’eccellenza dei grandi marchi anche per la ceramica sarebbero dolori.

Leggi l’intervista a Franco Manfredini, presidente di Confindustria Ceramica

Leggi l’intervista a Filippo Manuzzi, brand manager di Ceramica Sant’Agostino

Leggi l’intervista Luca Caselli, Sindaco del Comune di Sassuolo e Primo Presidente dell’Unione dei Comuni del Distretto ceramico

Leggi l’intervista a Marcello Romano, Presidente dell’Associazione Ceramisti Calatini

Leggii i dati sull’export ceramico italiano

Ceramica italiana, il pavimento che sorregge il nostro Paese

Non bastassero le tasse e la crisi internazionale, le eccellenze della produzione manifatturiera italiana devono anche fare i conti con le calamità naturali. Ci riferiamo al terremoto dello scorso maggio in Emilia Romagna che ha messo in ginocchio diversi settori produttivi, tra i quali quello della ceramica.

Proprio su questa filiera, prendendo spunto da quanto abbiamo potuto osservare e ascoltare al recente Cersaie di Bologna, vogliamo puntare la nostra attenzione questa settimana. Perché, se è vero che la ceramica italiana non è solo quella del Modenese, è pur innegabile che il sisma, colpendo l’area a maggior vocazione ceramica del Paese, ha dato una spallata all’intero settore. Eppure… Eppure, nonostante notizie allarmanti, resoconti poco confortanti che arrivano da quelle zone, la realtà sembra essere diversa; è la realtà di un settore che, per quanto ha potuto, si è rimesso subito all’opera, consapevole che la volontà d’impresa non può aspettare i tempi dello Stato; la realtà di chi sa di avere sulle proprie spalle la responsabilità di una grossa fetta del Pil nazionale; la realtà di chi mette il lavoro e l’impresa al primo posto.

Proprio qui vogliamo entrare e capire che cosa sta succedendo al settore, partendo da chi è… a capo di tutto.

Leggi l’intervista al presidente di Confindustria Ceramica, Franco Manfredini

Ceramica, investire per crescere

di Davide PASSONI

Se c’è un campo, l’ennesimo, nel quale la nostra piccola e media impresa è leader nel mondo è quello della ceramica. Un po’ in tutta Italia, ma specialmente nel distretto ceramico del Modenese, centinaia di aziende, più o meno strutturate, realizzano uno dei prodotti che ci fa grandi nel mondo in termini di export, qualità e innovazione.

Distretto ceramico del quale, nonostante la sua eccellenza, ci si ricorda solo in occasione di eventi come il devastante terremoto del maggio scorso. Un settore che è stato dipinto come in ginocchio, al pari di altri come l’elettromedicale, ma che invece, pur tra mille difficoltà, si è da subito rimboccato le maniche e ha iniziato a fronteggiare l’emergenza nel migliore dei modi: provando a produrre.

Una vitalità che si è vista a Bologna nell’ultimo Cersaie, il Salone internazionale della ceramica per l’edilizia e l’arredobagno, dove abbiamo incontrato Franco Manfredini, presidente di Confindustria Ceramica.

Presidente, come reagisce il settore della ceramica agli effetti della crisi e del terremoto?
Sta reagendo come può reagire e deve reagire un settore che esporta l’80% della sua produzione, per metà nell’Unione Europea e per metà nel resto del mondo. Il nostro settore tiene in virtù di questa sua vocazione all’export, che fa in modo di compensare le aree di mercato deboli con aree di mercato nelle quali va meglio. Penso che questo sia l’aspetto più positivo del settore ceramico oggi, in Italia, perché ci permette di guardare il futuro e il presente con migliori prospettive.

Una delle frasi più ripetute al recente Cersaie è stata “qualità e innovazione come risposta alla crisi”: è davvero così?
Qualità e innovazione sono nel dna di ogni imprenditore, specialmente se opera nelle nostre condizioni di mercato. La crisi è una malattia curabile, bisogna che l’ammalato si curi da solo ma serve anche il contesto della “famiglia”, che aiuta a superare la crisi.

Ovvero?
Parlo del sistema economico italiano. Abbiamo bisogno del supporto del sistema Paese, abbiamo bisogno che non ci penalizzi. Non vogliamo aiuti e sovvenzioni di alcun tipo, chiediamo solo di non essere penalizzati dallo Stato in quanto produttori con una forte vocazione all’export. Ad esempio, quando lo Stato applica oneri fiscali sull’energia che noi usiamo per produrre, questa diventa un aspetto competitivo che ci spinge a essere meno performanti e commette un errore enorme, perché poi questo aggravio si paga due volte: se la fabbrica ha più oneri li deve trasferire sul prezzo finale del prodotto e se questo trasferimento significa meno competitività sul mercato, vuol dire che l’azienda a non cresce, non crea occupazione e non aumenta i salari di chi ci lavora.

C’è ottimismo tra i vostri associati?
L’ottimismo è quello che si è respirato al recente Cersaie: nei padiglioni si sono viste l’effervescenza del settore e le sue novità. L’ottimismo ce l’hanno i nostri imprenditori, l’ottimismo della volontà non manca. Si vedono gli investimenti, le innovazioni, i prodotti che ogni azienda continua a proporre per affrontare un mercato nel quale siamo l’eccellenza. Di fronte a tutto questo non posso che vedere positivo.

Federalberghi Emilia: lasciateci liberi di fare impresa

di Davide PASSONI

Noi di Infoiva abbiamo tenuto un occhio vigile per tutta l’estate sull’andamento del turismo in Italia. Un’industria dalle enormi potenzialità, fatta quasi solo da piccole e piccolissime imprese e che, in quanto tale, non può che godere di un trattamento di sfavore da parte del governo e del fisco. Avevamo incontrato a luglio il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, e ci eravamo fatti raccontare i primi mesi del 2012 visti dalla parte di chi opera nel campo dell’hospitality. Ora che, come cantavano i Righeira (miti assoluti) “l’estate sta finendo”, facciamo il punto con alcune Federalberghi regionali per capire che stagione si è lasciata alle spalle chi fa dell’accoglienza una professione. Cominciamo da Federalberghi Emilia Romagna e dal suo presidente, Alessandro Giorgetti.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Emilia Romagna, della stagione turistica che si sta concludendo.
La stagione è stata difficile, un po’ per tutte le regioni ma, credo, per noi più che per altri per via della comunicazione che è stata fatta sul terremoto di maggio, che ha rallentato le prenotazioni in due mesi cruciali come maggio e giugno. Da quello che si raccontava sui media sembrava che il terremoto avesse investito tutta la regio ma, naturalmente, non era così; da questo è derivata per noi la difficoltà a stare sul mercato e tante vendite non sono andate a buon frutto. Nonostante questo abbiamo mantenuto numeri importanti, un po’ in calo a luglio e ad agosto.

Cifre?
In termini spannometrici, non avendo ancora dati certi e completi, stimo un -10% di presenze e -15% di fatturato come media.

Tanta della vostra clientela storica è straniera: che ne è stato?
Trovo positivo che gli stranieri siano tornati: è sinonimo di un appeal sul mercato internazionale che non abbiamo perso.

E gli italiani?
Abbiamo pagato la crisi che coinvolge il ceto medio, che era la clientela base della nostra zona; impiegati, artigiani, piccoli commercianti hanno subito e subiscono la pressione delle manovre economiche del governo, la riduzione del loro potere d’acquisto e in tanti hanno tagliato le spese superflue, tra cui le vacanze. Non è solo una mia impressione, è un punto di vista suffragato da molte relazioni che vengono dal territorio.

Quali tipologie di strutture hanno privilegiato i turisti? Il piccolo albergatore tipo “Pensione Marisa” riesce ancora a trovare il suo spazio?
La “Pensione Marisa” della situazione lavora perché ha clienti abituali che mantengono nel tempo una relazione di fiducia quasi familiare. Più difficile la situazione di altre realtà, dove magari le persone pretendono di pagare meno degli anni scorsi per avere gli stessi standard di servizio alti che avevano in passato. La qualità va pagata, se non posso mantenere i prezzi non posso dare servizi all’altezza. Spesso, invece, la gente vorrebbe avere i servizi che ha, che so, a Sharm o sull’altra sponda dell’Adriatico, con schiere di camerieri al proprio servizio, ma non si rende conto che là il costo della manodopera è nettamente incomparabile al nostro.
Tornando alla “Pensione Marisa”, il suo rischio è che quando la sua clientela non ci sarà più, sarà fuori mercato. Come Federalberghi stiamo lavorando proprio per dare a questo tipo di imprese gli strumenti per evitare che ciò accada e che possano emergere: investiamo molto sulle capacità delle imprese e degli imprenditori, vogliamo resistere con capacità e passione per andare avanti.

Com’è l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Basso, c’è pessimismo perché si sentono compressi da normative e burocrazia, specialmente per quanto riguarda l’obbligo di segnalare all’autorità fiscale i pagamenti in contanti di somme ingenti, le spese per vacanze superiori a 3600 euro e via dicendo. Pressioni e verifiche fiscali stanno minando l’equilibrio dei nostri imprenditori, che già combattono in una stagione difficile come questa. Per fortuna almeno il tempo ci ha assistito, ci ha aiutato, ma il clima di sfiducia nel futuro e le difficoltà di tante imprese a rivedere la propria mission rimangono.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
In alcuni comuni abbiamo scambiato il tetto massimo dell’Imu al 10,6 per mille in cambio del non pagamento della tassa di soggiorno. Capiamo le esigenze di cassa dei comuni e la necessità di rispettare i patti di stabilità, ma vogliamo che i comuni turistici abbiano un trattamento diverso. In questo senso va la nostra alleanza con gli enti turistici per far capire alle istituzioni che il meccanismo va cambiato; pensi che in alcuni casi con il passaggio all’Imu è stato raddoppiato l’importo che si pagava con la vecchia Ici: aspettiamo la seconda rata per capire la mazzata che ci arriverà. Hotel, pensioni eccetera sono come edifici industriali, che danno lavoro e occupazione: perché devono essere tassati così?

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa gli chiederebbe come priorità per il turismo in Emilia Romagna?
Soprattutto di migliorare la logistica. Qui in regione abbiamo un problema di logistica oggettivo; aeroporti, autostrade, siamo indietro di decenni: il passante di Bologna che da 4 corsie passa a 2, siamo tagliati fuori dalla Tav… Nei Paesi vicini in pochi anni le infrastrutture cambiano il volto di città e regioni, qui non ce la facciamo mai. Sappiamo che alcune volte queste cose non dipendono direttamente dal ministro, così come i fondi che abbiamo chiesto per riqualificare le imprese, vediamo… Poi sarebbe necessario un regolamento diverso, a livello nazionale, sulla tassa di soggiorno. Insomma, logistica, tasse, fondi per la riqualificazione sono
elementi importantissimi per poter competere e restare sul mercato. Su questo vogliamo che si lavori, con basi di programmazioni serie in una nazione che sta ai primi posti nel mondo per patrimonio e potenzialità turistiche: dimostri con i fatti e non con le chiacchiere di essere all’altezza di questo ruolo.

In una parola…
Vogliamo essere liberi di fare impresa.

Terremoto in Emilia, i commercialisti sul differimento degli adempimenti fiscali

Il Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili esprime soddisfazione per il testo del Decreto firmato dal Consiglio dei Ministri firmato nello scorso fine settimana, con il quale viene differito il termine di sospensione per l’adempimento degli obblighi tributari al 30 novembre 2012.

Secondo il Consiglio nazionale e il presidente, Claudio Siciliotti, che fin da subito si erano messi in contatto con i colleghi dei territori interessati dall’evento sismico, il testo riconosce almeno in parte le richieste fatte contestualmente alla diffusione della Circolare n. 29/IRDCEC del 2 Luglio 2012, “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal terremoto dell’Emilia”.

Secondo i commercialisti, risulta evidente l’importanza di avere ancora più tempo per potere definire al meglio gli adempimenti tributari da parte dei professionisti e delle aziende coinvolte dal terremoto, per altro così come richiesto a gran voce da tutte le organizzazioni di categoria, ma certo i commercialisti ribadiscono che a tale proroga deve far seguito un ulteriore intervento normativo teso ad adempiere adesigenze di parità di trattamento così come già riportato nella già citata Circolare.

Con riferimento al terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito il territorio della provincia de L’Aquila, il comma 28 dell’art. 33 della legge 12 novembre 2011, n. 183, al fine di consentire il rientro dall’emergenza, ha previsto che la ripresa della riscossione di imposte e contributi avvenisse, senza applicazione di sanzioni, interessi e oneri accessori, mediante il pagamento in centoventi rate mensili di pari importo. L’ammontare dovuto per ciascun tributo o contributo, ovvero per ciascun carico iscritto a ruolo, oggetto delle sospensioni, al netto dei versamenti già eseguiti, è stato inoltre congruamente ridotto. Riduzione che, in passato, è stata peraltro prevista anche per i contribuenti delle province di Catania, Siracusa e Ragusa, colpiti dal sisma del 13 e 16 dicembre 1990.

Essendo la situazione venutasi a creare nelle zone colpite dai terremoti del 20 e 29 maggio 2012 altrettanto grave rispetto a quelle verificatesi in relazione ai precedenti eventi sismici, è evidente la necessità, in applicazione del fondamentale principio di uguaglianza, di introdurre un’analoga disciplina anche con riferimento a quest’ultimo evento calamitoso, nel rispetto ovviamente delle contingenti esigenze di finanza pubblica.

Senza dimenticare, proprio in ossequio al principio di cui sopra, la necessità di valutare una legislazione ad hoc che, nel caso denegato del rinnovarsi di eventi simili, possa essere pienamente ed immediatamente operativa dando certezza ai professionisti ed alle imprese motore della economia italiana.

Laura LESEVRE

Il Cndcec presenta Commercialisti per l’Emilia

In aiuto dell’Emilia Romagna ci sono anche i commercialisti italiani che, per aiutare i loro colleghi impossibilitati a lavorare a causa dell’inagibilità del proprio studio, hanno costituito Commercialisti per l’Emilia.
Si tratta di un’iniziativa promossa dal Consiglio nazionale della categoria che avrà come braccio operativo l’associazione onlus Communitas, che già aveva supportato i commercialisti abruzzesi in occasione del terremoto del 2009.

Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale della categoria, si è recato a Mirandola e Cento, per poi presiedere una riunione straordinaria a Bologna del Coordinamento regionale degli Ordini dei Dottori Commercialisti dell’Emilia Romagna.
I dati da lui raccolti parlano di 250 colleghi colpiti dal sisma e 1000 addetti e, considerando la cifra di 430mila euro raccolta nel 2009 per l’Abruzzo, si spera di poter ottenere lo stesso risultato anche questa volta.

Ma questo non è il solo canale di aiuto partito dal Cndcec, come lo stesso Siciliotti ha dichiarato: “Abbiamo chiesto al nostro Istituto di ricerca di predisporre al più presto una circolare interpretativa del decreto legge 74, relativo agli interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma. Una circolare che vorremmo condividere con l’Agenzia delle Entrate. Le indecisioni e i limiti interpretativi di questi giorni rischiano di aggiungere ulteriori danni a quelli già arrecati dalla natura. Con la nota interpretativa tenteremo di dare un contributo di chiarezza. In ogni caso, crediamo che l’interpretazione del decreto debba essere ampia ed estensiva per allargare il più possibile il perimetro dei soggetti agevolati”.

Il Consiglio nazionale di categoria non si accontenta della sospensione delle scadenze fiscali e previdenziali per i residenti delle zone terremotate fino al 30 settembre, ma, anzi, chiede un’esenzione di almeno un anno, per dare la possibilità a tutti di riprendersi, dopo le ingenti perdite dovute alle scosse del 20 e del 29 maggio scorsi.
Poiché, purtroppo, eventi di questo tipo accadono sempre più spesso, Siciliotti chiede che il Governo si attivi per introdurre una normativa di emergenza stabile, da applicare in casi come questi, per fare in modo che sostegni ed aiuti giungano in modo equanime e tempestivo.

Chi volesse contribuire alla causa, può effettuare un versamento presso il conto corrente intestato ad ASSOCIAZIONE COMMUNITAS – ONLUS (IBAN IT29R0306903213100000007868).

Vera MORETTI

Terremoto, industrie ferme per 6 mesi

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi fa un bilancio dei disastri provocati dal terremoto in Emilia e lancia l’allarme produttività. Il numero uno di viale dell’Astronomia non è per nulla sereno: “Si teme, e credo sia abbastanza vicino alla realtà, che ci sia uno stop produttivo di almeno 4-6 mesi“. E aggiunge: “Nell’area si produce un po’ di più dell’1% del nostro Pil, rischiamo qualche frazione di punto di Pil soltanto a causa del terremoto“.

Una prospettiva che era già abbastanza evidente dopo i primi giorni, quando Squinzi – con i distretti della ceramica, del biomedicale, dell’agroalimentare e della meccanica messi in ginocchio – parlava di 3-4 mesi di stop. Ora, a distanza di altri giorni, con le scosse che non si fermano e con le prospettive dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che non lasciano ben sperare, i tempi per Squinzi si dilatano.

Benzina, basta chiacchiere. Via le accise!

di Davide PASSONI

Diciamola tutta. Quando si parla di prezzi della benzina, in Italia, non ci si annoia mai. Tra consumatori, governo, petrolieri, gestori delle pompe, Antitrust ogni giorno c’è una novità. Di solito a danno di imprese e cittadini.

L’ultima trovata viene proprio dall’Antitrust, che ha chiesto al governo di istituire una banca dati con tutti i prezzi dei carburanti praticati dai singoli impianti: un’iniziativa che permetterebbe ai consumatori di scegliere dove rifornirsi al costo più basso. La proposta porta la firma nientemeno che del presidente, Giovanni Pitruzzella, ed è stata inviata al presidente del Consiglio Mario Monti e al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. Da questa banca dati, secondo l’Antitrust, arriverebbe “un forte stimolo concorrenziale nel settore della distribuzione carburante. La reale percezione, da parte degli automobilisti, delle diversificazione dei prezzi sul territorio, costituisce infatti uno dei pochi elementi in grado di ridurre il potere di mercato delle imprese esistenti“.

Secondo l’Antitrust, è “possibile realizzare la banca dati senza costi aggiuntivi a carico della finanza pubblica: i modelli sperimentati in altri Paesi, e in particolare negli Usa, forniscono elementi utili per ipotizzare sinergie tra pubblica amministrazione ed imprese private che già svolgono con successo in Italia questo servizio, anche se basandosi solo sulle segnalazioni fornite in maniera discontinua e volontaria da parte degli automobilisti“.

Ma, diciamo noi, quale ricettività può avere il governo su una materia del genere, se si parla di tutela del consumatore? Il governo che, lo ricordiamo, ha appena deliberato l’introduzione di un’accisa di 2 centesimi al litro sui carburanti per finanziare gli interventi pro terremotati in Emilia. Per carità, viva la solidarietà, ma invece di cavare i soldi per l’Emilia tagliando spese, sprechi, prebende, dismettendo il patrimonio immobiliare, eliminando i vitalizi per gli ex senatori, deputati, consiglieri ecc ecc, la solidarietà la fanno sempre imprese e cittadini comuni. In una linea di continuità con i precedenti governi – di centro, di destra, di sinistra – che hanno sempre fatto in modo di rendere permanente un prelievo che avrebbe dovuto essere temporaneo, dalla guerra d’Abissinia in giù. Il modo più rapido per far fronte all’emergenza, dicono loro. No, il modo più facile per incassare senza il coraggio di cambiare, diciamo noi.

E allora, cara Antitrust, bella idea la tua. Ma siamo sicuri che ai consumatori e alle aziende possa bastare? A quelle persone che per spostarsi hanno bisogno dell’auto, a quelle aziende che pagano ogni giorno il carburante alle proprie flotte aziendali, a quei professionisti che con l’auto o il furgone ci lavorano e che se vedessero il proprio fatturato incrementarsi così come si alza il prezzo della benzina sarebbero le persone più felici del mondo. Basta a questa gente sapere dove pagare di meno qualcosa che potrebbe pagare meno della metà (il 58% del prezzo della benzina e il 52% di quello del gasolio è formato da tasse) se qualcosa, nello Stato funzionasse come dovrebbe? Noi non crediamo.

A Mirandola servono tecnici per l’agibilità degli edifici colpiti dal sisma

Il Comune di Mirandola, uno di quelli più colpiti dal terremoto in Emilia Romagna, lancia un appello e chiede l’intervento di tecnici liberi professionisti abilitati al rilevamento dei danni e alla valutazione dell’agibilità degli edifici nell’emergenza post-sismica.

Si tratta, infatti, di figure che possono risultare fondamentali per poter affrontare il sisma che, anche in queste ore, sta caratterizzando la zona del modenese, dopo le forti scosse del 20 e del 29 maggio.
Per poter accelerare le operazioni, il Comune ha messo a disposizione i numeri di telefono della Polizia Municipale: 0535/611039, 800/197197.

Nel frattempo, l’Amministrazione comunale ha interrotto l’accesso al Centro Storico e alla zona industriale, per ridurre al minimo ogni eventuale rischio di crolli delle strutture compromesse dal sisma.
L’agibilità verrà valutata previo intervento della Protezione Civile e di liberi professionisti che siano disponibili a collaborare alle operazioni (vedi Ordinanza 19/2012).

I tecnici che il Comune chiama all’appello sono quelli che hanno superato positivamente la verifica finale del percorso formativo disciplinato dal Dpcm 5 maggio 2011 relativo al rilevamento dei danni, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica, quelli inseriti negli elenchi regionali istituiti ai sensi del DPCM 5 maggio 2011 e i tecnici delle pubbliche amministrazioni.

La circolare regionale PC 5521 del 22 maggio 2012 e la nota operativa PC 6334 del 27 maggio 2012 illustrano nel dettaglio le operazioni di valutazione di agibilità.

Vera MORETTI