Stretta sul reddito di cittadinanza nella manovra di bilancio

Ultime trattative in corso per mettere a punto la legge di bilancio 2023 e al solito il nodo da sciogliere sono le risorse, infatti 35 miliardi sono andati per affrontare la questione energia per imprese e famiglie e le risorse per altri interventi sono risicate. I nodi da sciogliere ancora riguardano gli aumenti e le rivalutazioni delle pensioni e la proroga di Opzione donna in termini più ampi rispetto a quelli ora previsti. A pagare potrebbero essere i disoccupati attraverso un’ulteriore stretta sul reddito di cittadinanza.

Le proposte per la stretta sul reddito di cittadinanza

Forza Italia non frena sul punto: le pensioni minime per gli over 75 devono essere portate a 600 euro, con la rivalutazione al 120% dovrebbero percepire circa 578 euro, inoltre entro fine legislatura devono essere portate a 1.000 euro per tutti. Pur tralasciando questo ultimo proposito che evidentemente non può essere affrontato quest’anno, resta la necessità di reperire i fondi per l’aumento e 600 euro e dalle ipotesi in circolo potrebbe esserci un’ulteriore stretta sul reddito di cittadinanza. Le ipotesi in circolo sono diverse e proviamo a riassumerle.

In primo luogo si potrebbe ridurre il termine di fruizione a 7 mesi, invece di 8. La riforma prevede la percezione per 8 mesi, il tempo per realizzare una riforma strutturale del reddito di cittadinanza, entro tale termine dovrebbero smettere di percepire l’assegno gli occupabili, circa 40.000 persone, ridurre a 7 mesi il termine porterebbe a un risparmio di 200.000 euro. Perderebbero il reddito di cittadinanza a luglio 660.000 persone.

Maurizio Lupi di Noi Moderati propone invece il taglio dopo 6 mesi.

Un altro emendamento presentato dal Terzo Polo ( Renzi-Calenda) prevede invece un taglio del reddito di cittadinanza per gli under 40.

Meno ampia la proposta della Lega che invece propone un taglio del reddito di cittadinanza agli under 29 che non hanno concluso percorsi di formazione obbligatoria, in questo caso resterebbero fuori circa 364.000 percettori.

Critiche alla stretta sul reddito di cittadinanza

Sicuramente queste sono ore delicate e mancano pochi giorni alla conclusione dei giochi, la prossima settimana il testo arriverà alla Camera probabilmente blindato dal voto di fiducia, vuol dire che dovrà essere approvata senza ulteriori modifiche, prima di Natale il voto alla Camera, per poi passare la parola al Senato, anche in questo caso testo blindato. Naturalmente sulle varie proposte circolate c’è il forte dissenso del M5S che ha creato il reddito di cittadinanza, critiche piovono anche dai sindacati e sono state espresse soprattutto da Landini CGIL che sottolinea come la maggior parte dei percettori riceve 500 euro al mese e si trova in situazioni familiari difficili per la presenza in famiglia di disabili e situazioni di fragilità varie.

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Rivalutazione pensioni: buone notizie in arrivo per i pensionati

Buone notizie potrebbero arrivare presto per gli anziani, infatti in seguito a proposta della Cisl, il Governo sta studiando la possibilità di rivalutazione pensioni al 100% per importi fino a 5 volte il minimo.

Rivalutazione delle pensioni: gli scaglioni previsti

Dal 1° gennaio 2023 arriva la rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione registrata nel mese di novembre 2022, l’ammontare è del 7,3%. Non per tutti i pensionati si applicano le stesse rivalutazioni, in particolare per le pensioni minime si è optato per la rivalutazione al 120%, ma qualcuno ancora punta ad innalzare le minime a 600 euro almeno per gli over 75. Per Roberto Pella di Forza Italia (capogruppo alla commissione Bilancio) tale innalzamento è imprescindibile. Ricordiamo però che le pensioni fino a 2.692,32 euro mensili hanno già ottenuto un anticipo dell’aumento del 2% dal mese di ottobre 2022 questo deve essere scorporato dall’aumento del 7,3%.

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Per gli altri pensionati la rivalutazione è al 100% sono per importi fino a 4 volte la pensione minima.

Le pensioni di importo compreso tra 4 volte il minimo e 5 volte il minimo hanno una rivalutazione al 90% (aumento calcolato sul 90% dell’assegno).

Per le pensioni di ammontare superiore a 5 volte l’assegno minimo, la rivalutazione è al 75%.

Cisl, rivalutazione delle pensioni al 100% anche per gli asssegni 5 volte superiori al minimo

Fatta questa premessa, viste le attuali difficoltà economiche che il Paese sta attraversando, è arrivata la proposta della Cisl di rivalutare al 100% le pensioni fino a 5 volte l’importo minimo.  A tale proposta il Governo Meloni ha risposto che si sta lavorando per verificare la fattibilità, ma pare vi sia già il via libera del Mef ( Ministero dell’Economia e delle Finanze).

Naturalmente molto dipenderà dall’ammontare della pensione minima che ancora non è stato definito.

Da dove dovrebbero arrivare le risorse? In base a quanto emerge dalle prime indiscrezioni, l’aumento dovrebbe arrivare da un’ulteriore stretta sul reddito di cittadinanza per gli under 40, come da proposta emendativa del Terzo Polo (Renzi – Calenda) che d’altronde già in passato aveva ipotizzato la raccolta firme per il referendum abrogativo del reddito di cittadinanza. L’emendamento presentato prevede che gli under 40 non ricevano più l’importo del RdC.

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Superbonus 110%: cosa succederà dopo il voto del 25 settembre?

Uno dei provvedimenti cardine fortemente voluto dal M5S e che ha caratterizzato questi anni di governo Conte/Draghi è il Superbonus 110%. Questo consente di effettuare lavori di efficientamento energetico a costo zero.

Superbonus 110%: tanti intoppi e fondi terminati

Il Superbonus 110% è uno dei provvedimenti del Governo targato Conte più discusso. La disciplina ha avuto più volte modifiche e di chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate. Di fatto consente di realizzare lavori trainanti, come il cappotto termico e il rifacimento del tetto e lavori trainati, ad esempio impianti di riscaldamento, con la possibilità di ottenere fino al 110% degli importi spesi. Tra i lavori trainati vi sono inoltre quelli per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Il principale problema a cui è andato incontro sono le truffe, più volte denunciate dal presidente del Consiglio Mario Draghi, inoltre i crediti risultano spesso incagliati perché le imprese sono incapienti, idem per gli istituti di credito. Più volte è stata inoltre modificata la disciplina della cessione dei crediti, infine, sono terminati i fondi. Attualmente per i progetti non ancora approvati non vi sono stanziamenti.

Naturalmente un nuovo finanziamento non può arrivare dal governo Draghi che è in carica solo per gli affari correnti, inoltre è necessario reperire i fondi, cosa non certo facile.

Da più parti si è detto che il Superbonus 110% è una misura utile al risparmio energetico, inoltre è una misura che può aiutare le imprese edili in un periodo di forte crisi economica. Si calcola che solo in questo settore grazie al Superbonus 110% ci siano stati 630 mila nuovi occupati e sembra che sia riferibile a questa misura anche il 6,6% in più di PIL.

Le dichiarazioni delle coalizioni sul Superbonus 110%: cosa succederà dopo il voto?

Cosa ne sarà dopo il voto del Superbonus 110%? Il M5S fautore di questo provvedimento naturalmente vuole confermare il Superbonus 110%, ma attualmente le speranze che possa avere una solida maggioranza sono limitate, c’è da dire che probabilmente una solida maggioranza non l’avrà nessuno e quindi la coalizione risultante “maggioranza” potrebbe chiedere l’aiuto del M5S che potrebbe ottenere in cambio proprio la conferma del provvedimento, insieme ovviamente al reddito di cittadinanza.

Occorre però ricordare che le dichiarazioni delle altre coalizioni non lasciano particolare spazio a speranze, infatti il centro- destra ha ribadito di essere sulla stessa linea d’onda di Draghi che ha più volte dichiarato di considerare il Superbonus 110% la più grande truffa mai realizzata in Italia. D’altronde a luglio a Parma si è scoperta una truffa per 110 milioni di euro e non è la prima truffa milionaria scoperta.

L’idea del centro- destra è ritornare gradualmente al vecchio regime previsto per le ristrutturazioni che in fondo era comunque generoso con la possibilità di recuperare il 50% delle spese, oppure il 65% nel caso di interventi di efficientamento energetico. In base alle dichiarazioni i progetti approvati dovrebbero comunque trovare finanziamento, mentre non sono previsti ulteriori stanziamenti.

Ricordiamo che fino al 2026 risultano prenotate opere per 33,7 miliardi di euro.

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Sulla stessa linea sono anche il centro-sinistra e il terzo polo di Calenda e Renzi. Questo implica che con molta probabilità non vi saranno ulteriori stanziamenti per il Superbonus 110%, ma si ritornerà al vecchio regime di bonus ristrutturazioni.