Professionisti, fate i buoni (pasto)

di Davide PASSONI

Il buono pasto, per noi di Infoiva, è da sempre un pallino. Non perché ci piaccia mangiar bene anche in pausa pranzo (oddio, in realtà un po’ sì…), ma perché sono uno strumento tanto utilizzato quanto poco conosciuto per i vantaggi che comporta a livello fiscale. Prova ne è il fatto che, in Italia, la maggior parte dei suoi utilizzatori è costituita da lavoratori dipendenti di aziende medio-grandi e da lavoratori del pubblico impiego.

In realtà, il buono pasto è una valida soluzione anche e soprattutto per i professionisti, grazie alla favorevole normativa fiscale che ne norma l’utilizzo e il rilascio. Purtroppo, però, tra di essi la cultura del ticket è ancora poco diffusa: vuoi perché le aziende emettitrici preferiscono concentrarsi dove possono contare su valori maggiori, vuoi per la pigrizia di chi potrebbe sfruttarli e invece non lo fa.

Proprio per questo abbiamo dedicato al buono pasto il focus della settimana appena trascorsa: per cercare di diffondere un po’ di “cultura” tra chi ancora non ne conosce gli aspetti e per cercare di capire quali sono le dinamiche che governano i rapporti tra società emettitrici, utenti, pubblici esercizi, società e aziende appaltatrici. Dinamiche che, purtroppo, spesso sono ancora all’insegna dello scontro – o della diffidenza – più che della collaborazione e che, proprio per questo, non favoriscono la diffusione di questa cultura. Noi, nel nostro piccolo, ci abbiamo provato: speriamo di avervi reso un buon servizio.

Leggi l’intervista a Franco Tumino, presidente Anseb

Leggi l’intervista a Lino Stoppani, presidente Fipe

Leggi l’intervista a Marc Buisson, Direttore generale di Day Ristoservice

Buoni pasto: la normativa

Buoni pasto: le principali aziende che li emettono

Buoni pasto, una normativa che premia

La normativa sui buoni pasto non è particolarmente complessa e, nello stesso tempo, è piuttosto vantaggiosa tanto per le aziende quanto per i professionisti che si servono o erogano ticket ai loro dipendenti.

Intanto, il buono pasto può essere offerto da un’azienda a tutti i prestatori di lavoro subordinato, a tempo pieno o part time, anche se l’orario di lavoro non prevede una pausa pranzo. Il buono può essere erogato anche a tutti i soggetti che hanno instaurato con l’azienda un rapporto di collaborazione anche non subordinato, come può essere un contratto a progetto.

Poi, non vi è differenza di trattamento tra buono pasto cartaceo ed elettronico: la Risoluzione n° 63/E del 17 marzo 2005 dell’Agenzia delle Entrate assimila infatti la somministrazione di alimenti e bevande tramite card elettronica al servizio di “mensa diffusa”, con le medesime agevolazioni dal punto di vista fiscale e contributivo.

Dal punto di vista tanto di una piccola azienda quanto di un professionista, l’Iva sui buoni pasto è integralmente detraibile e cambia a seconda dell’acquirente: per un’azienda è pari al 4%, per un libero professionista – sia esso titolare d’azienda, soci di un’azienda o azienda individuale – è pari al 10%. Sia per l’azienda che per il professionista l’Iva è detraibile al 100%, come indicato dalla Legge n.133/2008, che modifica l’art.19 bis 1 del DPR n.633/72 a decorrere dal 1° settembre 2008.

I buoni pasto per le aziende sono esenti da oneri fiscali perché, secondo l’art. 51 Comma 2 del T.U.I.R, non concorrono a formare reddito da lavoro dipendente fino all’importo complessivo giornaliero di 5,29 euro. L’eccedenza rispetto alla cifra, al netto della quota a carico del dipendente, rientra nella base imponibile. Discorso differente per i liberi professionisti, per i quali i buoni pasto non prevedono un tetto massimo di esenzione fiscale.

I buoni pasto per le aziende sono deducibili al 100% perché, secondo la Circolare Ministeriale n° 6/E del 3 marzo 2009, tale deducibilità si applica al “servizio sostitutivo di mensa” effettuato con i buoni pasto, siano essi cartacei che elettronici, e al servizio di “mensa aziendale diffusa”, che viene erogato dalle società emettitrici di buoni pasto attraverso le card elettroniche. Il discorso cambia per i liberi professionisti: le fatture dei ristoranti che vengono normalmente messe in nota spese sono infatti deducibili solo al 75%, secondo gli articoli 54 e 109 del DPR n. 917/86.

Buone notizie, infine, sul fronte contributivo. I buoni pasto sono infatti esenti da contributi, poiché il decreto legislativo n° 314/97 il “servizio sostitutivo di mensa” è escluso da contributi previdenziali e assistenziali fino all’importo complessivo giornaliero di 5,29 euro, in quanto non costituisce reddito da lavoro dipendente (Art. 51 T.U.I.R.).

Buoni pasto: quali sono e cosa offrono

Ormai le mense aziendali sono sempre meno e vengono quasi sempre sostituite dalla distribuzione di buoni pasto, che le aziende erogano ai loro dipendenti, i quali poi li utilizzano nei locali convenzionati o per la spesa settimanale.

Dopo aver ascoltato le voci di chi distribuisce buoni pasto (Anseb) e di chi li accetta (Fipe), vediamo oggi quali sono le società più importanti attive nel settore della emissione di ticket.

DAY
Non solo pausa pranzo, ma anche beni e servizi: questo è ciò che viene garantito da Day Ristoservice, una Società per Azioni leader nel mercato italiano dei buoni pasto. L’azienda è nata nel 1987 da un’alleanza tra Camst, una delle più importanti realtà che riguardano la ristorazione italiana, e la società francese Groupe Chèque Déjeuner, numero 3 a livello mondiale nell’emissione di buoni sociali e culturali. Da entrambe ha ereditato la solidità dell’esperienza e, in più, ha aggiunto la dinamicità tipica di un team lavorativo giovane. I risultati ottenuti collocano Day Ristoservice ai vertici del mercato dei buoni pasto il Italia, con oltre 500 milioni di euro fatturati all’anno, più di 80 milioni di buoni pasto emessi, 15mila aziende clienti e 100mila locali affiliati, per un totale di 500mila utilizzatori giornalieri.

SODEXO
Si tratta di una società di servizi che ha come mission esplicita quella di migliorare la qualità della vita e, per farlo, punta su quelli che considera i tre elementi chiave della sua organizzazione: persone, processi e infrastrutture. I servizi che offre, soprattutto nella ristorazione, sono principalmente rivolti alle aziende, ma tra i suoi partner ci sono anche strutture sanitarie e scuole. Con un volume d’affari di 663 milioni di euro e 7mila clienti, Sodexo è sicuramente una delle società leader del suo settore.

RISTOMAT
E’ presente sul mercato della ristorazione con due diversi prodotti: il buono pasto cartaceo, sicuro e conveniente, perché dotato di un sistema anticontraffazione e di una completa tracciabilità, oltre ad agevolazioni fiscali e contributive che permettono di eliminare i costi di gestione di una mensa, e il buono pasto elettronico, ovvero il lunchtronic, che offre gli stessi vantaggi ma ha dalla sua anche l’innovazione tecnologica. Sono oltre 75mila gli esercizi convenzionati in tutta Italia messi a disposizione delle aziende, che possono così tagliare sui costi della mensa.

CIR BLUTICKET
Bluticket è la Divisione Buoni Pasto del Gruppo CIR Food. Presente in 16 regioni italiane, CIR Food, Cooperativa Italiana di Ristorazione, ha sede a Reggio Emilia e rappresenta ad oggi una delle maggiori aziende italiane ed europee nel settore della ristorazione moderna. Nata nel 1997, vanta oltre 40mila esercizi affiliati, che quindi garantiscono ampia libertà di scelta per le decine di migliaia di lavoratori che ogni giorno pranzano con i buoni pasto Bluticket. Dai bar alle pizzerie, dai ristoranti alla tavola calda, CIR Food è presente su quasi tutto il territorio nazionale.

QUI!TICKET
E’ la prima azienda che si occupa di ristorazione ad essere a capitale interamente italiano. Nata con il nome di QUI!Ticket, ora è stata ribattezzata TornaQui! Partita come ditta distributrice di buoni pasto e quindi specializzata nei servizi sostitutivi di mensa, successivamente Qui!Group ha messo a punto una serie di soluzioni che si basano sull’utilizzo di tecnologia card e reti POS. Ad oggi, i buoni pasto TornaQui! Sono accettati da oltre 150mila esercizi in tutta Italia, con un risultato, per quanto riguarda il fatturato annuo, di 500 milioni nel 2011. Qui!Group è inoltre presente nel sociale con il progetto Pasto Buono, che prevede il recupero delle eccedenze alimentari invendute dal settore ristorazione e la loro redistribuzione a fini di solidarietà sociale.

PELLEGRINI
La Divisione Buoni Pasto è nata nel 1985 da una costola della Pellegrini spa, fondata nel 1965. Ma, se inizialmente operava solo ed esclusivamente nel campo della ristorazione, nel corso degli anni ha progressivamente diversificato le sue attività, per arrivare ad oggi, con quattro divisioni specifiche. Oltre alla ristorazione, Pellegrini è attiva anche nella distribuzione automatica, nelle pulizie e servizi integrati e nel central food. La Divisione Buoni Pasto di Pellegrini è tra i primi 3 operatori del mercato privato per fatturato. Nella ristorazione collettiva e commerciale si contano 40 milioni di pasti l’anno, mentre sono 35 milioni i buoni pasto annuali utilizzati dalle aziende. Numeri che hanno portato, nel 2011, a registrare un fatturato di 500 milioni di euro.

Vera MORETTI

Il buono pasto, questo sconosciuto. Tanti lo usano, pochi lo conoscono

di Davide PASSONI

Sono buoni, in tutti i sensi, ma in pochi sanno davvero quanto. Parliamo dei buoni pasto, conosciuti anche come ticket; quei tagliandini del valore di pochi euro, spesso utilizzati e vissuti come benefit, che da alcune decine di anni sono ormai entrati nella vita quotidiana di milioni di lavoratori dipendenti. Meno, purtroppo, in quella di autonomi e professionisti.

Il mondo dei buoni pasto è complesso, ricco di aspetti e peculiarità a livello fiscale, contabile e normativo; peculiarità che, spesso, finiscono per nascondere i vantaggi e i lati positivi di questo strumento che, con il tempo, ha rivoluzionato il modo di vivere la pausa pranzo durante le giornate di lavoro.

Proprio per fare in modo che certi aspetti vengano alla luce e che anche i professionisti, i lavoratori autonomi, i piccoli imprenditori comprendano meglio che cosa si nasconde dentro a un blocchetto di buoni pasto, questa settimana Infoiva dedica a loro il proprio approfondimento. Un’analisi che tiene conto anche delle dinamiche complesse che si generano all’interno dei pubblici esercizi, delle aziende che se ne servono, delle società che li emettono. Tre attori di un mercato tutt’altro che tranquillo, i cui equilibri delicati, spesso, vanno a danno del consumatore finale.

Non mancheranno cenni alla normativa, la voce di chi i buoni pasto li emette, approfondimenti per capirne gli aspetti di deducibilità e detraibilità che li rendono degli strumenti molto più preziosi di quanto la prassi e l’utilizzo quotidiano non possano far pensare. Mi raccomando… fate i buoni.