Riforma pensioni: ritorna l’ipotesi di Quota 41 voluta dalla Lega

Tra le ipotesi allo studio del governo, che si insedierà a breve, per la riforma delle pensioni c’è anche la Quota 41 che dovrebbe rappresentare lo scivolo verso la pensione anticipata per il 2023 con superamento della Legge Fornero. Ecco cosa prevede.

No dei sindacati a Opzione Uomo, torna alla ribalta Quota 41

Il ritorno alla legge Fornero spaventa tutti i lavoratori che negli ultimi anni con Quota 100, Quota 102, opzione donna sono riusciti comunque a lasciare il lavoro prima dei 67 anni di età. È notizia recente che l’Inps ha approvato l’ipotesi di Opzione Uomo ( in realtà si tratterebbe di Opzione Tutti in quanto andrebbe a sommarsi ad Opzione Donna, misura che dovrebbe diventare strutturale). Opzione Uomo se approvata, consentirebbe di andare in pensione a 58-59 anni di età, con 35 anni di contributi, ma con un netto taglio dell’assegno pensionistico.

Questa proposta ha ricevuto il plauso dell’INPS, ma netta contrarietà da parte della CGIL perché di fatto indurrebbe molte persone a restare nel mercato del lavoro visto il taglio consistente dell’importo pensionistico. Sulla stessa linea della CGIL c’è anche la CISL. Considerando gli effetti di Opzione Donna questa ipotesi sarebbe plausibile visto che solo il 25% della potenziale platea ha chiesto di andare in pensione con questa formula.

Tridico, presidente dell’Inps, ha sottolineato che Opzione Uomo consente di avere una certa flessibilità nell’uscita dal mondo del lavoro.

Cosa prevede Quota 41?

Proprio per questo resta allo studio anche l’ipotesi presentata dalla Lega, cioè Quota 41. Questa consente di andare in pensione al raggiungimento del requisito di 41 anni di contributi versati. In realtà dovrebbe anche un requisito minimo di età che difficilmente potrà essere collocato prima dei 61-62 anni di età. Rispetto a Opzione Uomo quindi si va in pensione dopo, ma non vi è il taglio dell’importo mensile.

Per le casse dello Stato Quota 41 avrebbe un costo di 5 miliardi di euro.

Legge Fornero: applicazione totale dal 2023 o ci saranno correttivi?

Dal 1° gennaio 2023 potrebbe tornare il vigore al 100%, quindi senza correttivi e vie d’uscita anticipate, la legge Fornero, molti lavoratori sono già in allarme anche se non mancano proposte per evitare il ritorno di una delle riforme più odiate del sistema pensionistico italiano.

La legge Fornero torna in vigore nel 2023?

La legge Fornero in realtà in questi anni non ha mai cessato di esistere. La stessa prevede che si possa andare in pensione al raggiungimento di 67 anni di età e che l’età pensionabile sia rivista periodicamente in base alle aspettative di vita.

Per capire l’effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita sulle pensioni, leggi l’articolo:  Pensioni: cosa cambia con il blocco dell’aspettativa di vita

Quota 100, Opzione Donna, Ape Sociale, Quota 102: chi può andare in pensione?

Nel frattempo il Governo ha provveduto di volta in volta a introdurre correttivi che hanno consentito a molti di andare in pensione in forma anticipata. In particolare prima abbiamo avuto la Quota 100 che ha cessato i suoi effetti il 31 dicembre 2021. In seguito si è passati a Quota 102. Le due riforme hanno consentito alle persone di andare in pensione dopo aver raggiunto la somma rispettivamente di 100 e 102 tra età anagrafica e anzianità contributiva. Per Quota 100 era previsto comunque il requisito dell’età minima a 62 anni, mentre per Quota 102, il requisito di età minima è 64 anni. Ne consegue che sono comunque necessari almeno 38 anni di contributi.

Nel frattempo il Governo ha provveduto alla proroga di Opzione donna ma solo per le donne che accettano di andare in pensione con il solo calcolo contributivo e quindi in molti casi perdendo circa 1/3 della pensione.

Pensioni: Opzione donna diventerà strutturale? Le ipotesi allo studio

Infine, c’è l’Ape Sociale rivolta esclusivamente a disoccupati, persone con invalidità civile almeno al 74% e che hanno maturato almeno 30 anni di contributi, caregiver e persone che hanno svolto lavori gravosi. Naturalmente per poter accedere occorre avere almeno 30 anni di contributi elevati a 36 anni per coloro che sono occupati in lavori gravosi. Inoltre l’attività gravosa deve essere stata svolta per almeno 6 anni negli ultimi 7 o 7 anni negli ultimi 10 anni.

Per conoscere i dettagli dell’Ape Sociale, leggi l’articolo: APE Sociale 2022: tutte le novità della legge di bilancio

Quali sono le proposte per superare la Legge Fornero?

Queste misure sono comunque tutte di tipo temporaneo e di conseguenza sono iniziate le pressioni da parte dei partiti, in particolare della Lega di Matteo Salvini al fine di prorogare i correttivi o introdurre nuovi correttivi che possano permettere di andare in pensione prima che scattino i requisiti previsti dalla legge Fornero.

Le ipotesi allo studio sono numerose, tra cui l’introduzione di Quota 101, la prosecuzione su Quota 102. Di certo questo è il momento in cui gli animi si scaldano, infatti è la fase antecedente rispetto a quella in cui iniziano trattative e discussioni sulla prossima legge di bilancio e soprattutto ogni partito inizia la sua campagna elettorale in vista delle prossime amministrative e delle politiche della prossima primavera.

Tra le ipotesi allo studio vi è anche la pensione in due tempi, suggerita anche da Tridico, presidente INPS. Si ipotizza in questo caso che nel momento del pensionamento anticipato rispetto alla Legge Fornero la pensione sarà calcolata solo con il sistema contributivo matematicamente sfavorevole ai pensionati. In un secondo momento, cioè alla maturazione dei requisiti anagrafici per il pensionamento con la legge Fornero, saranno aggiunte le somme che spetterebbero calcolando anche il sistema contributivo.

Per capire quando si applica il sistema contributivo e quando quello retributivo, leggi la guida: Pensione: quando si applicano il calcolo retributivo, contributivo e misto?

Legge Fornero e Quota 41: costi insostenibili

La proposta di Salvini invece è l’introduzione di Quota 41, cioè un sistema pensionistico che permetta a tutti di andare in pensione al raggiungimento di 41 anni di contributi. Per questa riforma c’è però un ostacolo importante e cioè i calcoli che non consentono all’INPS di erogare i trattamenti pensionistici così maturati. Tale sistema infatti costerebbe 12 miliardi di euro in più. A ciò deve essere aggiunto che dall’Europa già è arrivato il monito sulla Quota 102 che sarebbe insostenibile, figurarsi un’eventuale, più costosa, Quota 41.

Naturalmente al dibattito partecipano anche i sindacati che propendono per sistemi pensionistici maggiormente favorevoli ai lavoratori. Non resta che aspettare per capire, soprattutto chi è prossimo alal pensione, quali sono le vie d’uscita.

 

Pensioni: Opzione donna diventerà strutturale. Le ipotesi allo studio

Il ministro del Lavoro Orlando ha manifestato l’intenzione di rendere Opzione Donna strutturale, cioè di rendere il sistema di uscita flessibile dal lavoro riservato alle donne parte integrante del sistema pensionistico. Cosa potrebbe cambiare in futuro?

Cos’è Opzione donna

Opzione donna è il trattamento pensionistico riservato alle donne che al 31 dicembre 2021 hanno compiuto 58 anni di età, 59 anni per le lavoratrici autonome, di uscire dal mondo del lavoro, a condizione che abbiano maturato 35 anni di contributi. Per raggiungere il requisito contributivo possono essere utilizzati anche i contributi da riscatto, da ricongiunzione, volontari e figurativi, mentre sono esclusi i contributi accreditati per malattia e disoccupazione. Opzione donna prevede però anche degli svantaggi e gli stessi riguardano il calcolo dell’assegno pensionistico che viene eseguito esclusivamente con il metodo contributivo.

Con la legge di bilancio 2022 si è provveduto a prorogare opzione donna di un anno, ma il ministro Orlando ha dichiarato che si dovrebbe provare a rendere strutturale o almeno pluriennale Opzione Donna e di conseguenza dare ancora per qualche anno alle donne la possibilità di uscire anticipatamente dal lavoro, senza dover quindi attentere il compimento del 67° anno di età.

Sei interessata a Opzione Donna? Scopri le caratteristiche: legge di bilancio 2022: novità per Quota 102 e Opzione Donna

Opzione donna strutturale deve ridurre il gender gap

Il Ministro nelle sue dichiarazioni fatte nel corso di un’intervista a Radio Immagina, cioè la radio web del Pd, è però andato anche oltre. Ha sottolineato che il confronto sulle pensioni deve partire dal dato che le donne hanno in realtà ancora un doppio ruolo (cura e lavoro) nella società quasi esclusivo e di conseguenza questo fatto deve essere tenuto in considerazione nell’accesso alla pensione.

A dare l’allarme sul gender gap pensionistico è stato anche il presidente dell’INPS Tridico che ha sottolineato in varie dichiarazioni che la differenza salariale tra uomini e donne, si ripercuote sul calcolo della pensione e di conseguenza nella maggior parte dei casi le donne maturano assegni di importo inferiore. La disparità risulta essere di circa il 27%. L’assegno medio per un uomo è di 1.863 euro, mentre per le donne 1.352 euro.

Il presidente INPS Tridico lancia l’allarme pensioni: Il sistema non regge

Il sistema delle pensioni non è più sostenibile, ciò è quanto afferma Pasquale Tridico. Il motivo principale è 1: ci sono solo 23 milioni di italiani lavoratori e non bastano a pagare le pensioni. L’allarme pensioni è stato lanciato nel corso di un’intervista.

Allarme pensioni: i contribuenti INPS sono pochi

Il presidente dell’INPS Pasquale Tridico nel corso di un’intervista rilasciata a Radio 24 ha analizzato le criticità del sistema pensionistico italiano e ha lanciato l’allarme pensioni. A fronte di 60 milioni di italiani, ci sono solo 23 milioni di contribuenti INPS, cioè i contributi INPS sono versati solo da 23 milioni di persone e tali fondi non bastano a dare la copertura per il sistema del welfare italiano. Secondo i calcoli di Tridico all’appello mancherebbero circa 10 milioni di lavoratori.

Il Presidente sottolinea che a incidere negativamente è l’elevato tasso di disoccupazione del Mezzogiorno e l’elevata percentuale di lavoro in nero che in realtà si estende in tutto il Paese. A incidere negativamente è anche la precarietà, infatti si registra una ripresa del mercato del lavoro, ma i contratti sono molto volatili, si tratta infatti di contratti a tempo determinato che incidono al 50% sui nuovi contratti di lavoro stipulati. Sebbene si registri un aumento di entrate rispetto al 2020 del 7%, vi è ancora una riduzione delle stesse rispetto al 2019 dell’1%, anno in cui la situazione dell’INPS di certo non era rosea.

Le misure di contrasto all’allarme pensioni

Il presidente Tridico sottolinea anche la necessità per l’Italia di stabilire un salario minimo e che lo stesso non crea disoccupazione, come molti temono e lamentano, infatti nei Paesi che già lo hanno adottato, ad esempio la Germania dal 2015, non si registrano perdite di occupazione.

Tridico sottolinea anche la necessità di ritornare al decreto Dignità, sospeso durante il periodo di pandemia, infatti questo contrinuiva a un forte contrasto al precariato. Il decreto Dignità prevedeva che i contratti a tempo determinato potessero avere una durata massima di 24 mesi, mentre in precedenza erano 36 e i possibili rinnovi scendevano da 5 a 4. La proroga dopo i 12 mesi di un contratto a tempo determinato doveva comunque essere giustificata da esigenze temporanee e oggettive, inoltre vi era un contributo addizionale a carico di chi assumeva a tempo determinato.

Disability card: dal 2022 servizi più agili per i disabili

Accesso semplificato ai servizi, convenzioni, sconti e tanto altro con la Disability Card che diventerà attiva dal 2022. Ecco come funzionerà e tutti i vantaggi.

Cos’è la Disability Card

La disability card mira ad adeguare la disciplina italiana a quanto effettivamente previsto dall’Unione Europea con il Regolamento 1381 del 2013 all’articolo 4 lettera C. Questa sollecita gli Stati Membri ad adottare le misure della Carta Europea della Disabilità, tra cui una tessera che permette l’accesso facilitato a servizi e luoghi.

Il ministro per le disabilità Erika Stefani ha presentato la disability card nei giorni passati, la stessa dovrebbe essere attiva già dal mese di aprile 2022. La richiesta dovrà essere effettuata con una procedura super-semplificata sul sito dell’INPS. Dai dati in possesso dell’INPS emerge che gli utenti che potranno usufruirne saranno circa 4 milioni  di soggetti che hanno una disabilità riconosciuta con una percentuale dal 67% al 100%.

L’obiettivo di questa speciale tessera è sostituire tutti i certificati medici cartacei che dimostrano la disabilità e quindi consentire di accedere ai servizi e alle prestazioni in modo più semplice e veloce. Ciò è possibile grazie al QR Code integrato.

I tempi sembrano essere ristretti, infatti in base alla tabella di marcia per ora prospettata le domande dovrebbero essere inoltrate già dal mese di febbraio 2022, mentre la stampa delle stesse avverrà dal mese di aprile ad opera dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. La card avrà una durata di 10 anni e dovrà è soggetta a rinnovo alla scadenza.

A cosa servirà la Disability Card?

Le funzioni di questa semplice tessera saranno molteplici, in primo luogo contenendo nel chip tutte le informazioni del disabile potrà essere utilizzata al posto delle varie scartoffie che ogni disabile si ritrova a dover portare con sé per accedere ai servizi riservati, in questo modo sarà più semplice avere a che fare con la Pubblica Amministrazione perché non capiterà di recarsi presso un ufficio e sentirsi dire che la documentazione deve essere integrata perché un documento è stato lasciato a casa. Non solo questo, infatti la disability card potrà essere utilizzata in tutti i Paesi Membri dell’Unione Europea per accedere a servizi e prestazioni riservate ai disabili.

In Italia inoltre la disability card potrà essere utilizzata per avere convenzioni, sconti riservati e ingresso ai musei pubblici. Tra le convenzioni già attivate vi è infatti quella con il Ministero della Cultura e prevede la possibilità per chi ha la tessera di accedere gratuitamente ai musei pubblici.

Il Presidente dell’INPS Tridico ha espresso particolare soddisfazione per tale iniziativa, sottolineando che tale progetto è continuo divenire e nel tempo ci sarà un ampliamento delle possibilità e funzioni della disability card.

Deve essere sottolineato che questo progetto è stato realizzato anche grazie all’impegno e alla sensibilità delle associazioni di settore come FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap) e FAND (Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità).

L’adozione della disability card è solo una delle novità in favore dei disabili, infatti il decreto fiscale prevede anche il ripristino dell’assegno di invalidità per i disabili che hanno un lavoro. Per saperne di più leggi l’articolo: Nel decreto fiscale ripristinato l’assegno di invalidità per chi lavora

Proposta INPS per superamento Quota 100: in pensione a 63 anni

Quota 100 in questi anni è stato un importante provvedimento che ha aiutato tanti italiani a uscire prima dal mondo del lavoro rispetto ai requisiti della legge Fornero. Ora è in scadenza ed è necessario trovare un modo per limitare l’impatto del passaggio repentino tra Quota 100 e la Legge Fornero. Una proposta arriva dall’INPS con pensionamento 63-64 anni. Ecco di cosa si tratta.

La proposta di Tridico per il superamento di Quota 100

L’INPS è sicuramente il soggetto che più di tutti può fare proposte per il superamento della Quota 100 e possibilità di pensione anticipata, questo perché conosce le sue tasche e ieri in Commissione Lavoro alla Camera il presidente  Pasquale Tridico ha illustrato una proposta che rispetto ad altre potrebbe incontrare maggiori favori, proprio perché proveniente dall’INPS.

La stessa prevede la possibilità di andare in pensione a 63-64 anni con una mensilità calcolata sugli effettivi importi maturati fino al momento del pensionamento. Gli importi dovrebbero poi essere aumentati al raggiungimento dell’età per il pensionamento con la Legge Fornero. Naturalmente per poter accedere a tale beneficio ci sono requisiti e condizioni.

In primo luogo il richiedente deve avere un’anzianità contributiva di almeno 20 anni. Inoltre devono essere calcolati gli importi pensionistici maturati che devono essere almeno 1,2 volte superiori rispetto alle pensioni minime INPS. Per il 2021 la minima era fissata a 515,58 euro, è molto probabile che per il 2022 la minima sarà fissata sopra i 520 euro a causa delle rivalutazioni INPS.

Se vuoi saperne di più sulla rivalutazione delle pensioni, leggi l’articolo: Rivalutazione pensioni 2022: novità per tutti dalla Corte Costituzionale

Previsioni sui conti INPS

Questa ipotesi di pensionamento anticipato secondo il presidente Tridico potrebbe essere compatibile con lavoro autonomo e part-time, in questo modo ci sarebbe una sorta di uscita graduale dal lavoro. Non è invece compatibile con altre forme di pensionamento diretto o con APE Sociale e reddito di cittadinanza. Secondo Tridico questa ipotesi porterebbe a un aggravio per l’INPS pari a 2,5 miliardi di euro per i primi 3 anni. Nel 2022 potrebbero accedere a questa forma pensionistica circa 50.000 persone con una spesa di 453 milioni, nel 2023 aumenta il numero di lavoratori ammissibili al beneficio.