Tessere elettroniche europee per professionisti Ue

Il Parlamento europeo ha appena approvato una misura che permetterà maggiore mobilità professionale all’interno dei Paesi Ue..

Si tratta dell’introduzione di una tessera elettronica europea che agevolerà l’esercizio della professione da parte di medici, dentisti, farmacisti, infermieri, ostetrici, veterinari e architetti, che appartengono dunque alle sette figure professionali regolarmente riconosciute in tutti i paesi membri.

La direttiva ha ricevuto il via libera con 596 voti favorevoli, 37 contrari e 31 astensioni ed attende ora di essere approvata formalmente dagli Stati membri.

Bernadette Vergnaud, del gruppo S&D, ha dichiarato a proposito: “L’introduzione di una tessera professionale europea, la creazione di programmi comuni di formazione e il riconoscimento di tirocini come parte dell’esperienza professionale migliorerà notevolmente la mobilità e la sicurezza europea“.

A fornire le tessere professionali saranno gli stessi stati membri d’origine, soprattutto per brevi periodi di lavoro all’estero e dallo Stato membro ospitante nel caso in cui la pratica sia stata trasferita.

Vera MORETTI

Premio UE alle donne innovatrici

E’ stata inaugurata la seconda edizione del Premio Ue dedicato alle donne innovatrici, promosso dalla Commissione europea, che vuole riconoscere il pesante contributo che le donne ricercatrici apportano in termini di imprenditorialità ed innovazione, ma anche incoraggiare le donne a sfruttare al meglio le opportunità commerciali per mettere in maggiore risalto i loro progetti di ricerca.

Il Premio è stato pensato per il riconoscimento di progetti già realizzati da donne ricercatrici che operano in uno Stato membro dell’UE o Paese associato del programma quadro di ricerca (VII PQ-RST), che sono fondatrici o co-fondatrici di una società esistente ed attiva, registrata prima del 1 gennaio 2011, e il cui fatturato annuo sia stato almeno 100.000 euro nel 2011 o nel 2012.

E’ prevista l’assegnazione di tre premi, da attribuire ad altrettanti progetti che hanno ottenuto notevoli risultati:

  • Primo premio: 100.000 euro
  • Secondo premio: 50.000 euro
  • Terzo premio: 25.000 euro

Le candidature possono essere presentate on-line fino al 15 ottobre 2013 accedendo alla pagina dedicata sul portale della Commissione europea.

Vera MORETTI

Dall’UE arriva l’accordo sul fallimento ordinato delle banche

Frutto di due notti di contrattazioni, l’accordo sul fallimento ordinato delle banche è stato raggiunto dai ministri delle Finanze dell’Unione Europea.
Ciò significa che gli Stati non dovranno pagare in situazioni di evidente criticità, come è avvenuto nel caso di Cipro.

Di conseguenza, se una banca fallisce, a pagare saranno in primis gli azionisti, poi gli obbligazionisti meno assicurati e alla fine i depositi, tranne quelli sotto i centomila euro.

Per Fabrizio Saccomanniè un buon compromesso nella direzione dell’unione bancaria, contribuisce a spezzare il circolo vizioso tra rischio sovrano e rischio bancario”, e alla sua dichiarazione hanno fatto seguito le parole del francese Pierre Moscovici, secondo il quale l’accordo “aumenta la stabilità finanziaria in Europa”.

L’intesa rappresenta un compromesso tra chi come Francia e Gran Bretagna voleva più flessibilità, cioè la possibilità di scegliere da soli a chi far pagare il conto delle banche che falliscono, e quelli che come la Germania invece volevano regole uguali per tutti.

Il ministro irlandese Michael Noonan sostiene che questa decisione porta l’UE dal salvataggio da parte degli Stati alla suddivisione delle perdite all’interno della banca stessa, “tutelando così i contribuenti”.

Parole soddisfatte sono arrivate anche dal commissario UE al mercato interno Michel Barnier, autore della direttiva originale, al quale si è aggiunta Angela Merkel: “Questo è quello che davvero è necessario. Una questione centrale è come le banche europee possano recuperare fiducia”.

Vera MORETTI

I gioielli Made in Italy alla Jewelry Fair Korea 2013

E’ partita ieri, e continuerà fino a domenica 21 aprile, la Mostra Autonoma dedicata alla gioielleria Made in Italy presso il complesso fieristico COEX del World Trade Center di Seoul.

Grazie all’intervento dell’ICE, l’agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, i gioielli provenienti dai principali distretti del Belpaese che si occupano del settore, ovvero Valenza, Arezzo-Firenze, Vicenza e Caserta-Napoli, avranno un’area dedicata all’interno della Jewelry Fair Korea 2013, principale manifestazione dedicata alla gioielleria in Corea del Sud che vede la presenza di oltre 300 espositori coreani e esteri provenienti da 18 paesi di tutto il mondo, con una presenza media ad ogni edizione di circa 30.000 visitatori, tra produttori, distributori, designer di gioielleria, venditori, gioiellieri di media e alta gamma.

La partecipazione massiccia dei gioiellieri ed orafi che rappresentano l’eccellenza Made in Italy è stata decisa a seguito dell’interesse riscontrato sul mercato coreano, sempre più crescente.
Questa tendenza è stata favorita dall’entrata in vigore del Free Trade Agreement tra Corea del Sud ed UE (1 luglio 2011) che prevede una progressiva riduzione dei dazi doganali e dell’imposta sul lusso (8% fino al giugno 2011), che porterà ad una totale eliminazione nel giugno 2017.

Insomma, le creazioni italiane, che si tratti di oro e pietre preziose o di cammei, perle e argento, in Corea del Sud la gioielleria italiana riscuote molto successo, grazie alla fama che la qualità della produzione artigianale nostrana ha raggiunto in tutto il mondo.

Durante la manifestazione, inoltre, le aziende italiane saranno protagoniste di un Mini Fashion Show con sfilata di modelle, per far risaltare maggiormente le collezioni di gioielli esposti.

Vera MORETTI

Niente stretta creditizia da Basilea 3

Le pmi che temevano una nuova stretta creditizia a causa dell’entrata in vigore di Basilea 3 possono stare tranquille: a quanto pare, infatti, l’UE ha trovato un’intesa sui requisiti patrimoniali delle banche, per scongiurare dunque un ulteriore giro di vite, che avrebbe messo in ginocchio le già provate piccole e medie imprese.

A rassicurare le pmi è stato Antonio Tajani, commissario all’Industria UE: “siamo riusciti a fare in modo che gli incrementi di capitale necessari per dare maggiore stabilità alle banche non rendano ancora più difficile l’accesso al credito per le PMI”.

In sostanza è stato inserito un coefficiente correttore che abbatterà il capitale regolamentare obbligatorio necessario da parte delle banche, nel caso in cui concedano prestiti alle imprese.
Si tratta di un modo per incentivare gli istituti bancari a garantire l’accesso al credito delle PMI, evitando che a questi prestiti si applichino i nuovi e più stringenti requisiti di capitale previsti da Basilea 3.

Vera MORETTI

Rischio di declino per le imprese

E’ un dato di fatto, meno del 10 per cento delle aziende italiane riesce a superare la seconda generazione. Il tessuto imprenditoriale del nostro Paese è composto, soprattutto, da imprese familiari, dove il capo famiglia è anche a capo dell’impresa. Per ragioni anagrafiche, ad un certo punto il capo dell’impresa dovrà cedere la propria impresa o a terze persone o a qualche membro della sua famiglia. Se la cede a terzi, incassa il valore stabilito e la storia finisce lì, se la cede a un familiare… la storia spesso finisce lo stesso. Nel senso che, spesso, i familiari dell’imprenditore non sono capaci di dare continuità a quanto costruito dal fondatore dell’impresa e l’azienda chiude. Perché? Il fondatore non riesce a trasferire le sue capacità.

Come si fa? Prima di tutto, bisognerebbe capire se i suoi eredi le hanno, queste capacità. O se sono più portati per altre attività. È inutile e dannoso portare a tutti i costi in azienda una persona che invece vuole insegnare a scuola (ad esempio).

Poi sarebbe utile capire come trasferire al meglio queste capacità, possibilmente potenziandole. E nello stesso tempo come non far sentire del tutto inutile il “vecchio” fondatore.

È un’attività di coaching, se vogliamo usare un termine anglosassone di moda. In un momento così difficile per l’economia, non possiamo permetterci di perdere anche le aziende che funzionano, di perdere posti di lavoro.

Poi bisogna curare anche gli aspetti successori dal punto di vista legale e finanziario, in modo che nessun erede sia trascurato o che siano lesi i suoi diritti. Per fare tutto ciò, è necessario che un professionista abbia il quadro complessivo della situazione sotto controllo. Un notaio? No, perché si occupa di formalizzare gli aspetti legali di una successione, ma è il cliente a dovergli dire come vuol redigere un testamento, ad esempio, e di sicuro il notaio non si occupa del futuro dell’azienda.

Un avvocato si occupa della questione legale, ma non di quella aziendale. Il commercialista si occupa di aspetti fiscali e tributari dell’azienda, non certo di passaggi generazionali e successioni. Tra tutte le figure, il commercialista è colui che conosce meglio l’azienda e ha una grande responsabilità nel fornire risposte adeguate quando l’imprenditore deve mollare il timone a qualcun’altro.

Ma se il commercialista non è il professionista più adatto, sarebbe bene che indirizzasse il proprio cliente verso chi può effettivamente dare un aiuto. E’ ora insomma che i commercialisti utilizzino i consulenti patrimoniali per fornire quei servizi che loro non possono dare, nell’interesse esclusivo del cliente. E che la smettano di dire al cliente “non si può fare”, solo perché loro non sono in grado di farlo. Bisogna che ogni professionista abbia il coraggio di ammettere i propri limiti e utilizzi degli specialisti quando è il caso. Auspico un futuro di collaborazioni proficue.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

I salari italiani inferiori alla media Ue

Italia e Germania, spesso messe a confronto per quanto riguarda Pil, produttività e spread, si dimostrano lontane anni luce anche per ciò riguarda i salari.
E, ancora una volta, gli italiani vengono sconfitti dai tedeschi.

Il divario, in questo caso, è piuttosto forte, poiché nel nostro Paese la retribuzione oraria è inferiore di oltre il 14% rispetto a quella della Germania, collocandosi anche sotto alla media della zona euro e al dodicesimo posto nell’Ue-27.
La percentuale è inferiore anche rispetto al Regno Unito, del 13%, e alla Francia, dell’11%.

I dati arrivano dal report dell’Istat su “Struttura delle retribuzioni”, che, oltre a mettere in evidenza il divario tra Belpaese e gli altri Paesi europei, sottolinea una grande differenza tra i salari dei neoassunti e degli “anziani”.
Se consideriamo, infatti, che la retribuzione lorda annua per dipendente è pari a 28 mila 558 euro, dobbiamo tenere a mente anche che i lavoratori con almeno quindici anni di anzianità aziendale percepiscono un salario superiore del 61,4% rispetto agli assunti da meno di cinque anni.

Nel dettaglio, i dipendenti con almeno quindici anni di attività alle spalle guadagnano 36.247 euro, a fronte dei 22.461 euro di coloro che hanno preso servizio da meno di cinque anni.
Il divario, anche se più contenuto, resta anche considerando la retribuzione lorda annua per ora (19,9 euro contro 13,7 euro).

Il gap è ancora enorme anche tra uomini e donne, le quali percepiscono addirittura il 20% in meno rispetto ai colleghi maschi.
A questo proposito, Istat dichiara che si tratta di un divario dovuto soprattutto alle ore lavorate, spesso superiori per i lavoratori maschi.
La “forbice” del 20% si assottiglia se si prende in considerazione il salario orario, diventando del 10%.

L’Istituto di statistica sottolinea anche come i laureati percepiscano in media 42.822 euro l’anno, a confronto con i 19.296 euro di chi ha terminato solo la scuola dell‘obbligo.
Anche in questo caso, la distanza resta anche analizzando la paga oraria: i dipendenti con titolo accademico o di scuola superiore ricevono un salario più che doppio rispetto a quello dei lavoratori con la sola istruzione primaria.

Stipendi più alti anche a seconda del tipo di contratto di lavoro: i dipendenti a tempi indeterminato, infatti, hanno uno stipendio lordo annuo superiore di circa 14 mila euro rispetto a quello dei lavoratori a termine.

Vera MORETTI

Dalle banche Ue proposta di limitare i bonus dei manager

E’ stata raggiunta un’intesa tra i negoziatori delle istituzioni Ue sulle nuove norme dei requisiti di capitale delle banche, in applicazione di Basilea 3.

In questo accordo entra anche la richiesta dell’Europarlamento di limitare i bonus dei manager, la cui remunerazione adesso sarà composta da una quota variabile pari a quella fissa o al massimo doppia, se con l’approvazione degli azionisti.
Le nuove norme entreranno in vigore all’inizio del 2014, anche se gli stati membri non hanno ancora dato il via libera.

Othmar Karas, il capo negoziatore dell’Europarlamento, ha dichiarato: “Per la prima volta nella storia della regolamentazione finanziaria dell’Ue metteremo un tetto ai bonus dei banchieri“.

L’intesa prevede una serie di misure per rafforzare i requisiti patrimoniali delle banche con l’obiettivo di evitare una nuova crisi finanziaria come quella del 2008.
Per poter garantire l’entrata in vigore delle nuove norme occorre però che venga dato l’ok da tutti i paesi membri, questione che verrà affrontata in primo luogo dagli ambasciatori e di seguito dai ministri delle finanze Ue all’Ecofin.

Vera MORETTI

Pioggia di soldi sulla Campania

La Campania si scopre un tesoretto da investire. Un regalo che, sotto Natale, è risultato molto gradito ai vertici della regione. Grazie alla riprogrammazione del Piano d’azione e coesione presentato dal Ministro Barca d’intesa con le Regioni, alla Campania spetteranno 1,8 miliardi di euro sui 5,7 totali.

Secondo il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, la riprogrammazione guarda soprattutto misure anticrisi, politiche di sostegno a reddito e lavoro, infrastrutture. “Con oltre 6 miliardi di euro – ha detto Caldorola Campania sarà la Regione che nei prossimi 3 anni, investirà di più in Italia“. Un record che, speriamo, andrà a beneficio dei cittadini e non delle tasche dei soliti noti.

L’Ue di Draghi: come difendere i capitali privati

Nonostante la Bce non possa finanziare gli stati membri dell’Eurozona, pare che Draghi intenda stampare nuova moneta per salvare l’insalvabile, per andare incontro alle banche spagnole e forse anche italiane. Sostiene che è suo compito far funzionare la politica monetaria, anche in questo modo. In pratica, però, si creerebbe ricchezza dal nulla, semplicemente stampando carta/denaro.

Il sistema bancario compra quindi titoli di Stato, che, per ricapitalizzarsi, rivende alla Bce in cambio di denaro fresco; la Bce così si troverebbe in portafoglio titoli di Stato a rischio default, fallimento che a quel punto sarebbe a carico dei contribuenti dell’intera Unione Europea e non più dei singoli Paesi che hanno generato il debito. Chi ha più crediti, ha più da perderci, chi ha debiti ha solo da guadagnarci. Tra noi, gli spagnoli e i tedeschi, questi ultimi sono certamente i maggiori creditori.

E’ una strategia semplicistica, ma contorta: pare, però, sia questa la strada indicata da Draghi.

La Bundesbank è ovviamente contraria a questa politica, ritenendola non coerente con le prerogative della Banca centrale europea, mentre la Merkel è incredibilmente d’accordo sia con Draghi  sia con la Bundesbank!

Sarà il preludio degli Stati Uniti d’Europa, a cui Angela si sta candidando alla Presidenza? Quanti e quali Stati accetteranno di rinunciare alla loro sovranità fiscale in favore di quella europea? Quali Paesi vorranno vedersi sottratte le decisioni di spesa del gettito fiscale? Ci immaginiamo un’Italia così? Forse sarebbe auspicabile per risanare una volta tanto la situazione, ma dubito che i nostri politici rinunceranno al loro strapotere.

Sarà più probabile che si abbandoni l’Europa, reclamando a gran voce il diritto di spendere (o sprecare) come si ritiene più opportuno le entrate fiscali.

Ecco quindi sorgere un nuovo motivo di frattura nella Ue. Il problema è che chi ha debiti probabilmente non avrà molta voglia di accettare la severità dei provvedimenti Merkel, chi ha crediti invece è molto bendisposto verso questa rigidità.

Tutto ciò ha ovviamente ha a che fare con le decisioni di investimento dei risparmi e del capitale familiare, poiché un’uscita dall’Area Euro potrebbe causare riduzioni del potere di acquisto della nostra nuova moneta (un ritorno alla lira?) e dei beni reali connessi (in primis gli immobili). Se gli italiani, poco avvezzi ad un approccio comportamentale alla gestione del denaro, vorranno almeno mantenere intatto il valore del proprio patrimonio, sarà sempre più necessario il supporto di un financial planner indipendente.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis