Il giro del mondo di Vinitaly 2015

Che cosa sarebbe il vino italiano senza l’export e senza l’amore e il successo che riscuote all’estero. Una gran cosa, sempre, ma zoppa. Lo sanno benissimo a Vinitaly 2015 dove, a due settimane dall’apertura del più grande appuntamento per il vino italiano, è stato raccolto il sentiment dei buyer di alcuni dei mercati mondiali più importanti: Cina, Vietnam, Corea del Sud, Brasile, Messico, Australia, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Svezia, Danimarca, Olanda, Belgio e Francia..

Dall’indagine svolta nell’ambito di Vinitaly 2015 è risultato che i feedback migliori arrivano dai partner storici dell’export di vino italiano, come la Germania, gli Usa e la Gran Bretagna. L’India, invece, si dimostra ostica e la Russia, che pure nel 2014 ha resistito, paga la peggior svalutazione del rublo degli ultimi anni e l’embargo, mentre il Brasile paga dazi altissimi.

In Cina è importante sfruttare la debolezza manifestata nel 2014 dalla Francia, “lavorando sulla costruzione di brand forti”, come racconta David Chow, di Altavis Fine Wines, perché questa, per i vini italiani “è una nuova era di sviluppo, a patto che si parli di prezzi ragionevoli”.

In Vietnam, “il mercato del vino è cresciuto molto velocemente ed i protagonisti sono stati la Francia e l’Italia, ma c’è da fare i conti con una polarizzazione dei consumi, tra bottiglie sotto i due euro e vini sopra i venti”, dice Nguyen Dui Tuan, di Top Wine Director. Anche in Corea del Sudsi sta sgonfiando la bolla dei vini francesi e la gente guarda agli italiani, più accessibili”, sostiene invece Mang Shang Woon, della World Liquor Co.

Spostandoci in Sudamerica, in Brasilei vini rossi toscani stanno facendo bene, così come le bollicine di Lambrusco e Franciacorta – dice Almir Luppi Dos Anjos, di Epicerie De Bebidas Ltda – ma l’aspetto più problematico è quello che riguarda la pressione fiscale, altissima in questo Paese, tanto che il prezzo medio delle bottiglie che acquistiamo si aggira sui due-tre euro”. E a Vinitaly 2015 lo sanno.

Tra i Paesi americani più in salute cui guarda Vinitaly 2015 c’è il Messico, dove “la cultura del vino sta crescendo velocemente, specie se si parla di vino italiano, in crescita costante, dalle etichette toscane a quelle del Nord Italia, come l’Amarone della Valpolicella, con un occhio ai vini del Sud”, spiega Victor Osbaldo Treviño Rincon, della Value Wine S.A De C.V.

L’Australia può invece godere del fatto che sempre più cittadini vengono in vacanza in Italia “e quando tornano in Australia vogliono continuare a bere i vini straordinariamente diversi scoperti durante il proprio viaggio”, come spiega a Vinitaly 2015 Robert Damato, di Casa Italia Gourmet.

Negli Usala grande presenza della ristorazione italiana è il primo veicolo di promozione per il vino – spiega Ramin Dabiri, di Vitis Imports – e poi ci sono consapevolezza e dimestichezza con le tante diverse denominazioni, tanto che a fianco delle etichette più affermate stanno emergendo i vini di Sicilia, Puglia e Montepulciano d’Abruzzo per i rossi, e Alto Adige e Friuli per i bianchi. Dopo la crisi, però, si spende qualcosa in meno, e allora se la fascia 10-25 dollari va ancora forte, sopra i 40 dollari si fa più fatica”.

In Canada, ormai, “il vino italiano è diventato più importante di quello francese, grazie soprattutto grazie ai vini piemontesi, toscani e veneti – dice Jean Louis Fortier, di Defori Selections -, ma bisogna tener presente che qui il vino è molto caro: se in Italia una bottiglia costa 4-5 euro, in Canada arriva a 25 dollari”.

Il giro del mondo di Vinitaly 2015 torna in Europa e riparte dal Regno Unito, dove, dice Peter Ingram, di Vagabond Wines, “c’è ancora tanto da far conoscere, adesso vanno forte alcune regioni emergenti della Toscana, Montecucco, Maremma e Morellino, ma il mercato si sta muovendo anche su vini bianchi di carattere, come il Timorasso”.

In Germaniai vini italiani costituiscono una fetta importante del mercato – dice Nikola Birker, di Vino Donino – con un’offerta che arriva da ogni regione e praticamente su ogni fascia di prezzo sensibile”.

Vinitaly 2015 guarda anche ai Paesi del nord Europa come la Svezia, dove, sostiene Giovanni Brandimarti, della Ward Wines Sweden, “non dobbiamo guardare alla Francia, ma alla crescita della Spagna; senza timori, ma valorizzando ciò che abbiamo di buono”. In Danimarca, invece, vince l’abbinamento al cibo: “Il vino italiano va bene, il prezzo medio si aggira sui 5-8 euro, e i consumatori lo apprezzano molto perché si sposa benissimo con i nostri cibi”. Parola di Erik Sekkelund Andersen di Cavalcade Wines.

Olanda e Belgio offrono invece scenari contrastanti. Nei Paesi Bassi “il prezzo è sì una variabile importante – sostiene Enrico Hujbrechts, di Dewijniengel Wijnkoperij -, meglio che sia al di sotto dei 10 euro, ma attenzione, perché il vero valore aggiunto è la ricchezza varietale”. In Belgio il vino italiano soccombe ancora alla concorrenza di quello francese “ma il consumatore è molto preparato e sa riconoscere e premiare il giusto rapporto qualità/prezzo, su tutte le fasce di prezzo, e non importa da che regione arrivi un vino”, dice Karel Wilmots di Kwart Cgv.

Già, la Francia… E dai cugini, spocchiosi, come va il nostro vino? Vinitaly 2015 lo ha chiesto a Olivia Baldy di Millesima, che ha rivelato come l’Italia del vino è “salita alla ribalta dopo il boom dei prezzi di Bordeaux: il consumatore francese ha trovato nel vino italiano esattamente ciò che cercava. Ottimi vini al giusto prezzo”.

Vini biologici, fenomeno in crescita

Uno dei segmenti che fa registrare una crescita importante nel settore della enologia italiana è quello dei vini biologici certificati. Si tratta di vini che vengono per lo più da cantine piccole o piccolissime e che sono frutto di una forte attenzione per l’ambiente; inoltre, particolare per nulla trascurabile, sono vini che piacciono sempre più sui mercati internazionali, anzi, spesso le cantine che producono questi vini biologici sono più conosciute all’estero che in Italia.

Un successo che rende l’Italia il primo produttore europeo di vini biologici, che in numeri si traducono in 5 milioni di quintali di uva da vino raccolti ogni anno su una superficie coltivata dedicata pari all’11% dell’estensione nazionale, per una produzione di vini biologici che pesa il 7% del totale nazionale.

L’altra faccia dei vini biologici è quella dei cosiddetti vini naturali. Una nicchia nella nicchia che, secondo l’unica rilevazione scientifica disponibile realizzata da Servabo (progetto di editoria condivisa che ne ha censito i produttori), rappresenta solo l’1,64% della superficie vitata nazionale e dà lo 0,74% alla produzione enologica italiana totale. Numeri indubbiamente molto piccoli ma in deciso aumento tanto che, a Vinitaly 2015, vini biologici e vini naturali, saranno protagonisti con due saloni specializzati, Vinitalybio e Vivit, e con una collettiva Fivi.

Vinitalybio è giunto alla seconda edizione e ospita una settantina di aziende, per le quali è stato realizzato da Veronafiere un incoming dedicato di buyer da Germania e Belgio. All’interno di Vinitalybio sarà attiva l’Enoteca bio, con degustazione di tutti i vini biologici presenti a Vinitaly 2015, in modo da coinvolgere anche le aziende che, in altri padiglioni, oltre ai vini prodotti con metodi convenzionali propongono una linea di vini biologici certificati.

Vivit è invece la consueta vetrina dei vini artigianali, con oltre 120 cantine presenti, provenienti, oltre che dall’Italia, da Gran Bretagna, Francia, Germania, Austria e Slovenia.

Il mercato interno del vino a Vinitaly 2015

Vinitaly 2015 è una vetrina per il vino italiano e per il mercato enologico internazionale e nazionale, ma non c’è dubbio che, specialmente il secondo, sia una delle voci più importanti nel bilancio annuale dell’enologia made in Italy. Del resto, come evidenziano le statistiche, in quantità e valore, il vino italiano che finisce nel mercato interno è la metà del totale prodotto.

Una costante nelle analisi di Vinitaly, anche di questo Vinitaly 2015; un elemento ormai stabilizzato da anni, che fa del mercato italiano quello più importante per i produttori del Belpaese. Il mercato interno continua infatti a mantenere un’importanza non solo in termini numerici, ma anche strategici. Come ricorda l’Osservatorio di Vinitaly 2015, una buona presenza nel mercato di casa è un ottimo trampolino promozionale verso l’estero.

La situazione italiana per quanto riguarda le vendite di vino non è però tutta rose e fiori. Se, da un lato, la quota di consumo interno pro capite diventa sempre più bassa (siamo quasi al di sotto dei 30 litri all’anno), dall’altro anche il vino sconta la situazione macroeconomica difficile.

Vinitaly 2015 prova però a guardare oltre e a cogliere i segnali positivi che arrivano dal mercato. Primo fra tutti, quello di cui abbiamo parlato ieri, relativo alle vendite di vino nella Gdo, con un aumento in termini di valore nell’ultimo anno che si inserisce però in un quadro di calo che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni. Se la Gdo veicola il 75% delle bottiglie vendute in Italia, parliamo però del vino che costa dai 3 euro in giù a bottiglia, che margina poco e rappresenta l’80% delle vendite della Gdo. Considerando che le previsioni, su questo fronte, non vedono un aumento dei volumi, una strategia per uscire dalla secche sarebbe quella di puntare ad aumentare il valore del vino venduto, secondo logiche di qualità e non di quantità, che prevedono importanti investimenti in comunicazione e marketing.

Quello che fanno le enoteche, che a Vinitaly 2015 avranno un spazio importante e che, negli ultimi anni, stanno vivendo una rinascita, dovuta in parte alla crescita in Italia delle vendite di vini di qualità e in parte al contatto diretto con i produttori, alle iniziative e alla vendita differenziata che esse offrono. Un canale, quello delle enoteche, che cresce sfruttando la debolezza della Gdo.

Secondo Vinarius, l’associazione delle enoteche italiane, sono punti vendita che occupano circa il 10-13% del mercato del vino italiano e che potrebbero crescere proprio in un momento in cui si cerca di spendere meno, ottimizzando l’investimento. Vinitaly 2015 sarà un’ottima cartina di tornasole anche su questo punto.

Vinitaly 2015 fa il punto su vino e Gdo

Vinitaly 2015 (Fiera di Verona, 22-25 marzo 2015) è alle porte e tutto il mondo dell’enologia italiana ne approfitta per fare il punto su numeri, tendenze, novità e previsioni. E siccome quello del vino è un fenomeno di massa, prima ancora che di nicchia, è molto importante per l’intero settore avere il polso delle vendite di vino nella Gdo (grande distribuzione organizzata).

Per fortuna, sono di miglioramento, nel 2014, i segnali che vengono dalle vendite di vino nella grande distribuzione, che invertono la tendenza negativa del 2013 e degli ultimi anni e fanno ben sperare per il 2015.

Come risulta da una ricerca dell’istituto di ricerca Iri, che sarà presentata a Vinitaly 2015, il dato globale del vino confezionato fino a 75 cl segna infatti un +1,5% a valore e un +0,2% a volume. Le bottiglie da 75 cl a denominazione d’origine spuntano un +1,3% in valore per i vini a denominazione d’origine in bottiglia da 75 cl, ed un -0,7% a volume (nel 2013 il calo era stato del 3,2%).

La ricerca Iri per Vinitaly 2015 indica quali sono i vini più amati dagli italiani nel 2014, in base alla classifica dei vini più venduti nella Grande Distribuzione. In vetta ci sono Chianti e Lambrusco, terzo gradino del podio per il Vermentino. Buone le performance del Prosecco, del Nero d’Avola, del Muller Thurgau e del Traminer.

Tra i vini “emergenti”, cioè con maggior tasso di crescita nel corso del 2014, ai primi posti ci sono i vini marchigiani/abruzzesi Pecorino e Passerina e il siciliano Inzolia. New entry, il laziale Orvieto.

La questione fondamentale per il 2015 e i prossimi anni è la difesa del valore da parte delle cantine e della Grande Distribuzione – ha detta Virgilio Romano, Client Service Director IRI, commentando la ricerca per Vinitaly 2015 -. La rincorsa dei volumi come prevalente obiettivo di crescita rischia di rivelarsi controproducente. Quindi sì alle promozioni, ma con intelligenza strategica. La difesa del ‘passa dalla difesa dei prezzi. Ogni prezzo deve riflettere un sano equilibrio di bilancio, bilancio in cui alle principali voci di costo deve aggiungersi sempre più quello della comunicazione, che deve avere tra i suoi obiettivi anche quello di trovare i consumatori di vino del domani.

Questo tema sarà anche oggetto di una tavola rotonda a Vinitaly 2015 che vedrà confrontarsi produttori e distributori. E, a proposito di distributori, così commenta il rappresentante di Federdistribuzione a Vinitaly 2015 Angelo Corona: “Il tema di come calibrare le promozioni è fondamentale. Occorre sostenere i consumi, non solo di vino, ma senza drogare il mercato e senza annullare la percezione del giusto prezzo, che i consumatori devono mantenere. Il 2014 ci offre qualche segnale positivo, come la crescita a volume e valore della bottiglia fino a 75 cl, fatto che non avveniva da anni.

Vinitaly 2015 scalda i motori

Mancano ormai pochi giorni all’apertura di Vinitaly 2015 (Fiera di Verona, 22-25 marzo) e l’appuntamento più importante d’Europa per l’enologia italiana è da sempre il momento per analisi e riflessioni su una delle più grandi ricchezze del made in Italy, il vino.

Del resto, lo stesso ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, in occasione della conferenza stampa di presentazione di Vinitaly 2015 (la 49esima edizione della fiera) è stato chiaro: “Oggi – ha affermato – possiamo presentare insieme un appuntamento fondamentale per il sistema italiano, perché Vinitaly rappresenta nel mondo tutta l’esperienza vitivinicola nazionale. A Verona sarà l’occasione per fare insieme il punto delle cose fatte dal Governo per la semplificazione burocratica e l’internazionalizzazione delle nostre aziende e per lanciare i nuovi obiettivi oltre l’Expo 2015, tra questi il Testo Unico sul vino, per la riorganizzazione e il riordino del comparto”.

Un impegno chiaro da parte del Governo a supporto del vino italiano, grazie alla validità della collaborazione con Veronafiere per l’attuazione di politiche di sviluppo economico e di promozione del made in Italy sui mercati internazionali, tra le quali Vinitaly 2015 assume il ruolo principale.

Come detto, Vinitaly 2015 è l’occasione per analizzare trend e andamenti del mercato enologico italiano. In questo senso, il 2014 è stato difficile per varie congiunture internazionali, ma il sentiment delle aziende è positivo, come risulta da un’indagine di Vinitaly su 30 tra le realtà enologiche più importanti. Si tratta di un panel “scientificamente non rappresentativo”, ma certamente significativo per il volume d’affari espresso, complessivamente circa 2 miliardi di fatturato, e per la dinamicità imprenditoriale.

Ne è emerso che nel 2014 si è registrata una crescita del fatturato delle cantine italiane pari al 5% rispetto al 2013 e, dato importante, il 55% di queste esprime fiducia per il 2015; il 35% in questi primi due mesi ha già avuto riscontri positivi e il 5% prevede un anno molto positivo: «Abbiamo imparato che di questi tempi è difficile fare previsioni e che i numeri cambiano velocemente, specie alla luce dei repentini e imprevedibili cambi negli assetti geopolitici internazionali che possono avere effetti diretti sul comparto, ma è indiscutibile – ha detto Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere – che il settore vitivinicolo italiano mostra la sua vivacità e capacità di crescita».

Vinitaly 2015 è stata proprio pensata per permettere a produttori e operatori di amplificare al massimo le opportunità che si stanno delineando e per crearne di nuove. Incontri b2b sono stati organizzati tra i buyer delle delegazioni ospitate e le aziende espositrici all’interno dell’International Buyer Lounge. Un grande convegno, richiesto da consorzi di tutela, aziende vitivinicole e altre realtà del settore, approfondirà invece il tema delle trattative ITTP (Trattato Transatlantico sul commercio e gli investimenti con gli Usa). A questo, si aggiungono i focus su Hong Kong, Cina, USA, Russia, Brasile, Australia.

La fiducia sulla qualità delle iniziative di Vinitaly 2015 è confermata dal consolidamento oltre quota 4mila del numero di espositori e della superficie occupata sopra i 91mila metri quadrati, che diventano 100mila con Sol&Agrifood ed Enolitech, i saloni dell’agroalimentare di qualità e dei mezzi tecnici per la filiera del vino e dell’olio che si svolgono in contemporanea.

A Vinitaly 2015 ci sarà anche la presentazione ufficiale di “Vino – A taste of Italy”, il padiglione del vino all’interno del Padiglione Italia di Expo2015, realizzato da Veronafiere-Vinitaly su incarico del ministero delle Politiche Agricole, Padiglione Italia ed Expo 2015 SpA.

Negozi in calo nel settore automotive

Tra i temi affrontati durante l’ultimo Automotive Dealer Day, svoltosi tra i padiglioni di Veronafiere tra il 20 e il 22 maggio, c’è anche quello della crisi che ha causato un calo dei punti vendita del settore, i cui numeri sono stati analizzati da Quintegia.

Per la precisione, i negozi legati all’automotive sono diminuiti dell’11,9% solo nell’ultimo anno, a fronte di una perdita complessiva delle immatricolazioni del 7,3%.
A beneficiare di questi dati negativi sono le concessionarie che sono riuscite a sopravvivere alla crisi, che solo nei primi tre mesi del 2014 hanno registrato, al contrario un aumento delle vendite per mandato del 16%.

Il calo strutturale delle reti distributive riguarda anche il numero degli imprenditori (-12,4% nell’ultimo anno) e ancora di più le ragioni sociali (-12,4% nel 2013 e -50% negli ultimi 12 anni), mentre se la passano meglio i franchise point e i mandati (-9%).

La situazione è stata illustrata da Quitegia: “Se da un lato la perdita di imprenditori e addetti è un dato molto negativo ed è l’effetto del perdurare della crisi, dall’altro stanno lievemente emergendo gli effetti positivi di una concentrazione delle reti per i concessionari che sono rimasti nel business. Nel primo trimestre di quest’anno infatti le vendite medie per punto vendita e per mandato riferite al canale privato sono aumentate di circa il 10% mentre complessivamente (privati e business) la crescita è del 16%, a fronte di un incremento del mercato immatricolazioni del 5,8%”.

Vera MORETTI

La crisi colpisce anche il settore degli autolavaggi

La situazione degli impianti di lavaggio auto è stata al centro di una manifestazione organizzata da Veronafiere e conclusasi il 29 maggio scorso, ovvero Oil&nonoil – Stoccaggio &Trasporto carburanti, la rassegna di riferimento in Italia per il comparto della distribuzione carburanti e del non oil, dove è stato presentato un identikit degli autolavaggi situati in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Sono stati interpellati, da Doxa Marketing Advice per conto di Veronafiere, ben 210 titolari e gestori di autolavaggi delle tre regioni e rappresenta la prima indagine di questo tipo nel mondo del carwash, che comprende più di 11mila imprenditori su tutto il territorio italiano, dai dati Federlavaggi del 2012 e che conta oltre 12mila impianti nel 2011, in diminuzione negli ultimi 2 anni.
L’andamento negativo riguarda anche il giro d’affari , con un calo stimato da Federlavaggi tra il 20% e il 30% nel 2012.

Per questo motivo, durante Oil&nonoil-S&TC sono state presentate proposte e strategie per il rilancio del settore, che richiede interventi di ammodernamento per fronteggiare la crisi e la conseguente riduzione di mobilità e reddito degli automobilisti italiani.

Dai dati dell’Osservatorio, il 66% degli imprenditori ha registrato nel 2013 un calo del numero di lavaggi effettuati rispetto al 2012.
Particolarmente negativa sembra la situazione denunciata dagli operatori lombardi, poiché il 43% dichiara che l’attività è molto in calo, mentre la percentuale si ferma al 29% in Veneto.

Per quanto riguarda i prezzi praticati, la Lombardia è la regione più virtuosa. Se, infatti, la media è di 10,5 euro, gli operatori lombardi fanno pagare 9,8, mentre più caro è il Veneto, con un prezzo medio di 11 euro.

Per quanto riguarda la spesa annua per la manutenzione dell’impianto, gli investimenti medi sono di 2.100 euro (2.300 euro per autolavaggi con meno di 5 anni; 2.000 euro per quelli con più di 10 anni; 1.900 per gli impianti tra 5-10 anni).

Mesi più attivi risultano essere quelli primaverili, con maggio in testa, mentre l’inverno è il periodo in cui si lavora meno, soprattutto a gennaio.
Il weekend è il momento preferito dai clienti per la cura della propria auto, mentre la causa principale di stop degli impianti è la pioggia, come era immaginabile.
Irrilevanti i guasti, invece, per le giornate di attività.

I lavaggisti non sembrano essere interessati a politiche di fidelizzazione del cliente, poiché il 60% di loro non propongono nessun tipo di iniziativa, contro il 41% offre programmi fedeltà, sconti, pubblicità e gadget.

Infine, tra i criteri di scelta dei prodotti acquistati prevalgono l’efficacia (61%) e il biologico (40%), seguiti dal prezzo (34%) e dalla marca (21%).

Vera MORETTI

Il vino italiano piace anche ai cinesi

All’indomani del Vinitaly, ecco un’altra buona notizia per il vino italiano, che sta davvero conoscendo una stagione favorevole, nonostante la crisi.

Dopo aver soppiantato i cugini d’oltralpe tra i mercati UE, infatti, il vino Made in Italy sta diventando sempre più apprezzato anche in Asia, in particolare in Cina,
Dopo la moda, il design e il food, ecco che anche il settore wine piace sempre più, anche nel Paese del Sol Levante.

Per ora, comunque, la Francia batte l’Italia, almeno in questo comparto, ma, anche se per ora il gap sembra netto, non pare impossibile passare da un aumento percentuale del 6%, comunque dignitoso, ad un incremento in doppia cifra.

Queste “buone intenzioni” sono state espresse durante una tavola rotonda con gli importatori di vino italiano e le più importanti istituzioni del nostro Paese presenti sul territorio del gigante asiatico.
L’iniziativa, che in Cina non aveva precedenti, si è tenuta a Chengdu, nella capitale della distribuzione degli alcolici del Paese del Dragone, prima di due eventi clou per il settore, ovvero il Fuorisalone e la Fiera di Chengdu, che si è tenuta tra il 25 e il 28 marzo 2014.

Erano presenti l’ambasciatore italiano a Pechino Alberto Brandanini, il primo consigliere economico dell’ambasciata Augusto Massari, il console generale di Chongqing Sergio Maffettone e due rappresentanti della Camera di Commercio Italiana in Cina, Angelo Morano e Antonella Sciarra.
Hanno aderito alla tavola rotonda 15 importatori provenienti da cinque metropoli (quattro di prima fascia più Chengdu): Shanghai (Amore Fine Wines, Sinodrink, Hoonay, Emw, Insider e Chuxiao), Guangzhou (VM Fine Wines e Fiabe), Pechino (Venas Vinus e 100ITA), Shenzhen (Kelit, Fiabe) e Chengdu (Two Lions e Vino di Vito).

Ad ospitare il dibattito è stato Bookworm, la libreria sede di uno dei festival della Letteratura più importanti della Cina.
Nel corso delle due ore di dibattito si è convenuto che il cosiddetto “Sistema Italia” non deve essere solo uno slogan poi non seguito da azioni coordinate e programmate per tempo.

Brandanini ha dichiarato: “Il problema è che l’Italia in Cina non è vista come uno dei Paesi del vino. Siamo conosciuti per la moda, per il turismo ma quando si parla di vino i cinesi automaticamente pensano alla Francia”.

Ha aggiunto Vinicio Eminenti, di VM Fines: “Dobbiamo cominciare a creare un’immagine del vino italiano. Siamo ancora troppo indietro in questo”.

Roberto Rossi, di Amore Wines, ha voluto specificare: “Sono tante, troppe le iniziative, le collettive, tutte separate e senza alcuna regia. Dobbiamo fare in modo che la conoscenza del vino italiano sia allo stesso livello di quello francese”.

Con un’unica voce si è chiesto che siano pochi e chiari gli attori che rappresentino il vino italiano.
Giordano Zizzi, di Venas Vinus, ha detto: “L’ambasciata, auspicano gli importatori, con il supporto di Vinitaly può segnare veramente la svolta. Qui a Chengdu siamo uniti finalmente e possiamo fare la differenza”.

Nel corso dell’incontro si sono toccati anche i temi dell’e-commerce e della calendarizzazione degli eventi in cui l’Italia dovrebbe partecipare.
Il dopo Chengdu del vino italiano dovrà andare verso una maggiore comunicazione tra gli attori chiave al fine di promuovere e soprattutto vendere il vino italiano.

In concreto, le tappe proposte dal direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani e la managing director di Vinitaly International Stevie Kim sono due: una online con la nascita di un gruppo Wechat (l’applicazione social media più popolare in Cina ) che unisca tutti gli importatori dal punto di vista di maggiori informazioni) e la pagina Weibo (il Facebook cinese) di Vinitaly International come collettore delle iniziative del vino italiano in Cina; l’altra iniziativa sarà rappresentata da Sial Cina, che si terrà a Shanghai dal 13 al 15 maggio, dove Vinitaly avrà uno spazio dedicato alle masterclass e vedrà il coinvolgimento a pieno degli importatori.

Vera MORETTI

Il Made in Italy verso il Nord Africa

Il Made in Italy sbarca anche in Marocco, e lo fa con l’eccellenza agricola dei suoi prodotti, che daranno bella mostra di sé a Casablanca dove, dal 5 al 7 giugno, debutterà Medinit Agro, manifestazione organizzata da Medinit srl, società partecipata da Veronafiere.

Le aziende de settore verranno sostenute dalla Camera di Commercio italiana, considerando che questo appuntamento potrebbe significare avere poi accesso a tutto il Nord Africa.
Ovviamente, non si tratta di un debutto vero e proprio, poiché il Made in Italy è già sbarcato in terra d’Africa, tanto che l’intero comparto agroalimentare del Marocco vale oltre 7,5 miliardi di euro e punta a raddoppiare entro il 2020 grazie al Piano Verde di sostegno e sviluppo varato dal governo di Rabat, nel 2008.

L’annuncio del progetto è stato dato durante Fieragricola, appena svoltosi a Veronafiere, alla quale era presente anche Mohamed El Guerrouj, direttore dell’agenzia governativa facente capo al ministero dell’Agricoltura del Marocco, che per l’occasione ha incontrato i rappresentanti istituzionali della Fiera, del Comune di Verona, della Regione Veneto, Banco Popolare, Coldiretti, Cia e Confagricoltura.

Ettore Riello, presidente di Veronafiere, ha dichiarato: “Grazie allo storico know how che Veronafiere detiene nel campo agroalimentare con rassegne come Fieragricola, Vinitaly, Eurocarne, Siab ed Enolitech organizziamo una fiera di settore in Marocco, per il quale l’Italia è il terzo partner commerciale, con 2 miliardi di euro di interscambio”.

Ha aggiunto El Guerrouj: “Una fiera come Medinit Agro rappresenta una novità assoluta nel Paese e le opportunità commerciali per le imprese italiane sono molte. Il Marocco sta puntando molto sull’agroalimentare, grazie ad investimenti statali pari a 100 milioni di euro ogni anno”.

Nel Marocco è forte la domanda di macchinari e tecnologie agricole Made in Italy e le sfide del futuro riguardano, soprattutto, l’uso razionale delle risorse idriche e le energie rinnovabili, come ha confermato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere: “Come Veronafiere già presidiavamo il Paese con Medinit Expo, attivo nei comparti building, design e marmo lapideo. Visto il successo dell’iniziativa, abbiamo pensato di replicare il format e allargarlo all’agroalimentare, un altro dei nostri settori di punta. Nella prima edizione contiamo di avere 50 aziende italiane scelte, che puntiamo a raddoppiare nel 2015”.

Vera MORETTI

Veronafiere, previsione ricavi 2014 a quota 95 milioni di euro

 

Veronafiere, l’Ente Autonome per le Fiere di Verona nato nel 1898, ha chiuso il 2013 con ricavi che si attestano intorno a 74 milioni di euro, con un utile ante imposte superiore ai 2 milioni di euro. «Un risultato decisamente positivo considerata sia la perdurante crisi economica, sia la struttura del calendario che, per ciclicità, non prevedeva nel corso di questo esercizio alcune importanti rassegne con cadenza biotriennale – ha sottolineato il presidente Ettore Riello Tuttavia, mettendo in campo il know how e la professionalità della nostra realtà abbiamo saputo compensare tali effetti grazie a un’intensa progettualità che ci ha consentito sia di innovare e rendere sempre più efficaci le manifestazioni esistenti, sia di proporre nuovi eventi, come Smart Energy Expo, in risposta a una concreta domanda di mercato. Complessivamente sono state realizzate 50 manifestazioni, di cui ben 10 sviluppate all’estero. Questo approccio, che mira a fornire nel tempo al nostro sistema industriale una efficace piattaforma di promozione nazionale e internazionale, ci consente anche oggi di presentare un positivo bilancio previsionale per il 2014».

Con 57 rassegne in calendario (43 in Italia e 14 all’estero), Veronafiere prevede di mantenere l’importante trend di crescita anche il prossimo anno, portando i ricavi addirittura a ben 95,4 milioni di euro. Dalla biennale Fieragricoltura, alla triennale triennale Samoter in abbinata con la prima edizione di Asphaltica, sono previsti 15 milioni di investimenti,che, come precisato dal presidente Riello, «andranno ad utilizzare parte delle risorse raccolte con l’aumento del Fondo di dotazione, e saranno destinati alla costante qualificazione del quartiere espositivo […] e alla realizzazione del collegamento tra la Stazione di Porta Nuova e la Fiera».

Jacopo MARCHESANO