Come votano le partite Iva?

Infoiva pubblica in esclusiva un articolo tratto dal numero di marzo del “Giornale delle partite Iva” – in edicola dal 28 febbraio 2011 -, il mensile diretto da Francesco Bogliari, pubblicato da Cigra, distribuito da Mondadori e rivolto al vasto pubblico dei professionisti autonomi.

di Alessandro AMADORI*

Nell’ambito delle sue attività di monitoraggio dell’opinione pubblica, Coesis Research ha recentemente verificato (gennaio 2011) le intenzioni di voto di un campione di 300 elettori, appartenenti al popolo delle partite Iva. La metodologia utilizzata è stata quella dell’intervista telefonica Cati (Computer Aided Telephone Interviewing), integrata da sei colloqui clinici di approfondimento qualitativo. L’obiettivo è stato quello di individuare come si distribuiscono le preferenze elettorali in questo segmento cruciale della popolazione italiana, anche in rapporto ai recenti sviluppi del “caso Ruby”.

L’aggregazione delle intenzioni di voto per schieramenti evidenza questo quadro di atteggiamenti: il partito con il maggiore livello di consenso fra le partite Iva resta il PdL, al 31%; a seguire, nettamente distaccato, il PD, al 19%; al terzo posto troviamo la Lega, attestata su un ragguardevole 15%; poi Fli a un consistente 8%, l’Udc al 7%, l’IdV al 6%, La Destra e Sinistra Ecologia e Libertà entrambe al 4%, il Movimento Cinque Stelle al 2%, la Federazione della Sinistra a poco più dell’1%. Nella popolazione generale italiana, invece, gli atteggiamenti in termini di intenzioni di voto si distribuiscono in questo modo: Centrodestra 43%, Centro 12%, Centrosinistra 31%, Sinistra 11%, Altro 4%.

Dunque, mentre tra le partite Iva l’area del centro/centrodestra pesa per il 65% del totale, nella popolazione generale questo peso scende al 55%. La differenza è di dieci punti percentuali. Il che conferma che, nonostante l’evidente crisi del berlusconismo, l’atteggiamento di fondo del popolo degli “autonomi” resta strutturalmente più favorevole nei confronti dell’offerta di centrodestra.

Insomma, nonostante l’indebolimento di immagine e la perdita di gradimento e fiducia che Berlusconi ha subito, per il momento non si può ancora parlare di una ricaduta davvero pesante di questi fenomeni sul livello potenziale di consenso per l’area di offerta politica che sinora ha avuto nel Cavaliere il suo leader di riferimento. Per inciso, va detto che anche nella popolazione generale la tenuta del centrodestra è, per molti aspetti, superiore alle aspettative. A dimostrazione che i meccanismi del voto, e del consenso, sono fortemente contraddistinti da processi inerziali che rendono lenti e piuttosto difficili gli spostamenti da uno schieramento all’altro.

*amministratore delegato dell’istituto Coesis Research