Indice Pmi, l’Eurozona tiene

 

Il valore PMI (acronimo di Purchasing Managers Index) – l’indice composito dell’attività manifatturiera di un Paese che riflette la capacità dell’acquisizione di beni e servizi, espresso in termini percentuali – dell’intera Eurozona ad agosto frena leggermente. L’indice calcolato da Markit per l’Europa – tenendo conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte dell’industria, come detto, manifatturiera – si attesta poco sotto i 53 punti ad agosto, ancora sopra quota 50, che separa le fasi di espansione da quelle di preoccupante contrazione dell’economia ma in frenata rispetto ai 54 del mese precedente.

La Germania, scossa nei giorni scorsi per il dato negativo del Pil (-0,2%) che ne aveva messo in dubbio la leadership in Europa, mantiene l’indice al 54,9%, restando su un livello di sostanziale crescita, mentre l’indice pmi manifatturiero frena da 52,4 a 52 punti e quello servizi arretra da 56,7 a 56,4 punti. Meno buoni i numeri francesi, che testimoniano una certa stagnazione dell’economia. In attesa delle percentuali italiane ad agosto, è doveroso ricordare come a luglio l’indicatore che monitora l’attività nel settore dei servizi fosse sceso infatti a 52,8 dal 53,9 di giugno confermando il trend negativo delle precedenti rilevazioni.

Da sempre gli indici PMI sono tra gli indicatori macroeconomici seguiti con maggior attenzione da economisti, gestori, traders e sono quindi capaci di generare movimenti significativi sui mercati finanziari. E al nostro Paese, osservato speciale dai conti sempre in allerta, non resta che incrociare le dita…

JM