Agenti di commercio, ecco l’Indice Agent321Job

A Forum Agenti, la fiera di settore che si tiene fino a domani a Milano nella quale si incontrano aziende in cerca di agenti di commercio ed agenti stessi, è stato presentato un nuovo strumento di ricerca di lavoro a disposizione dei 250mila professionisti della vendita e delle aziende italiane: Indice Agent321Job.

Indice Agent321Job è un indice mensile che è in grado di monitorare il numero delle offerte di lavoro pubblicate dalle aziende italiane ed estere per la ricerca di agenti di commercio italiani e le candidature ricevute dalle aziende a fronte delle loro offerte di lavoro.

L’indice, che a regime sarà diviso per merceologia e per area geografica, è stato elaborato da Agent321 grazie ad un accordo con i principali siti e organizzazioni di ricerca agenti di commercio misura con esattezza domanda e offerta nei settori della vendita e della rappresentanza. Uno strumento utile, oltre che agli agenti di commercio, anche a tutti gli operatori del settore per avere indicazioni sul trend occupazionale e sulle tipologie di settore più affermati sul mercato.

I settori merceologici più ricercati dagli agenti di commercio da gennaio 2014 ad oggi, sono i Servizi, con una domanda di impiego medio di 1.448 offerte mensili (18.97% del totale). Seguono l’Industria con l’11,95%, l’Alimentare con il 9,36% e l’Estetico con l’8,05%.

Confrontando i dati delle candidature degli agenti di commercio rilevate, spicca il dato delle candidature del settore Alimentare, che è al primo posto con il 15,55% delle candidature ricevute. A seguire sono le candidature del Settore Industria con il 12,42% e con il Settore Servizi in terza posizione con l’11,11%.

Il numero delle offerte di lavoro esaminate è stato di 80.541 e le candidature sono state 590.824. Il mese del 2014 con la maggiore richiesta di venditori e agenti di commercio è stato il mese di marzo 2014, con un numero di offerte pubblicate di 9.444 e poi settembre (9.437), gennaio (9.272) e maggio (8.744).

Per il numero di candidature ricevute dalle aziende, il mese migliore è stato settembre con 77.931. A seguire marzo con 73.638, gennaio (69.521) e infine maggio (49.885).

Imprese campane, credito in arrivo

Buone notizie per le imprese campane in cerca di liquidità. Confidi Regione Campania e UniCredit hanno siglato una partnership per favorire lo sviluppo delle piccole e medie imprese del territorio. Confidi Regione Campania ha aderito all’iniziativa “Top Europe” di UniCredit con l’obiettivo di incrementare il credito erogato a favore delle Pmi utilizzando i fondi che Banca Centrale Europea ha messo a disposizione di un numero selezionato di confidi che, rilasciando una garanzia a prima richiesta, usufruiranno contemporaneamente della controgaranzia del Fondo Centrale di Garanzia.

L’iniziativa di Confidi Regione Campania e UniCredit a favore delle imprese campane prevede la concessione di finanziamenti a tassi agevolati, a copertura delle esigenze del capitale circolante, della liquidità o di scorte e investimenti. Le operazioni richieste dalle imprese campane avranno un’istruttoria prioritaria da parte di UniCredit e del Confidi Regione Campania, oltre a essere assistite dalla garanzia del confidi fino all’80% e controgarantite dal Fondo Centrale di Garanzia.

Un altro vantaggio della partnership è la predisposizione da parte del Confidi Regione Campania di un listino per il rilascio della garanzia ad hoc e molto vantaggioso per le imprese campane, che può contare su commissioni molto più basse rispetto a quelle attuali.

Se qualcuna delle imprese campane che hanno intenzione di aderire a Confidi Regione Campania volesse accedere all’accordo, l’istituto ha chiesto di coprire anche le loro esigenze di finanziamento. L’accordo siglato, infatti, al momento è della durata di un anno.

Occupazione femminile in Lombardia

Se parlare di quote rosa nel mondo del lavoro nel 2014 sembra un’assurdità, ci sono casi di come la Lombardia nei quali l’ occupazione femminile sembra avere una marcia in più. Secondo i dati al III trimestre 2014 del servizio studi della Camera di commercio di Milano dal sistema informativo Excelsior, promosso da Unioncamere, se per il 66% delle assunzioni previste in Lombardia al terzo trimestre 2014 per l’impresa è indifferente assumere un uomo o una donna, in un caso su otto (12%) il profilo richiesto è esclusivamente femminile. Si tratta di un totale di oltre 2.600 assunzioni in un trimestre.

I settori nei quali l’ occupazione femminile fa faville e le donne sono più ricercate degli uomini sono industrie tessili (31% contro 17%, tra quanti indicano la preferenza), commercio (16% contro 13%), turismo (16% e 9%), servizi di supporto a imprese e persone (25% e 14%), finanza (9% e 1%), servizi alle persone (17% e 4%). Gli uomini, invece, sono preferiti nel 22% dei casi, con picchi nelle costruzioni (96%), nelle industrie del legno e del mobile (63%).

Andando su occupazione femminile e spaccato delle province, quella più rosa è Como, dove c’è parità nella richiesta tra uomini e donne, in entrambi i casi intorno al 20%. Segue Milano, dove la richiesta di uomini è più bassa rispetto al resto della Lombardia (14%) mentre il 10% di richieste è per le donne e il resto è per entrambi. Ma anche Sondrio si difende: 20% i posti per le donne e 26% per gli uomini.

L’ occupazione femminile nelle province lombarde vede dunque questa classifica per richiesta di donne: Como (22% di assunzioni al femminile e 21% al maschile, il resto indifferente su un totale di 970 posti), Sondrio (20% e 26% su 720), Cremona (18% e 27% su 620). Seguono: Brescia (15% e 26% su 2.320), Mantova (14% e 28% su 870), Monza (13% e 27% su 1.390), Lodi (13% e 35% su 330), Pavia (12% e 24% su 660), Milano (10% e 14% su 9.680), Lecco (10% e 34% su 420), Varese (10% e 35% su 1.570) e Bergamo (9% e 32% su 2300).

Nuovo modello Isee al via

È stato approvato il nuovo modello di Dichiarazione sostitutiva unica per calcolare l’ Isee. Fra le novità introdotte c’è la possibilità di presentare la dichiarazione semplificata utilizzando il modello mini per la maggior parte delle situazioni ordinarie.

Con il nuovo corso dell’ Isee sarà possibile, come disse il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Poletti, “identificare meglio le condizioni di bisogno della popolazione, consentendo, al tempo stesso, di contrastare le tante pratiche elusive ed evasive purtroppo ancora diffuse nel nostro Paese”. La riforma sarà operativa dall’1 gennaio 2015.

L’ Isee, o indicatore della situazione economica equivalente, è utilizzato per fissare i parametri economici della famiglia che danno accesso a prestazioni sociali agevolate. Per calcolare l’ Isee e ottenere queste prestazioni è necessario presentare la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), ma nella maggior parte dei casi è sufficiente la compilazione del “modello mini”. Informazioni aggiuntive, e quindi la compilazione del modello ordinario, sono necessarie in caso di presenza nel nucleo familiare di figli i cui genitori non siano coniugati tra loro né conviventi; di esonero dalla presentazione della dichiarazione dei redditi o sospensione degli adempimenti tributari; di presenza nel nucleo di persone con disabilità e/o non autosufficienti; di richiesta di prestazioni per il diritto allo studio universitario.

Fra le novità del prossimo anno vi è anche la possibilità di presentare una richiesta di Isee corrente qualora si perda il lavoro o il reddito vari in misura superiore al 25% dell’attuale. In questo caso, non si farà riferimento alla sola situazione dell’anno precedente la dichiarazione, ma si terrà conto anche di ciò che è intervenuto nel frattempo. Prima di fare richiesta dell’ Isee corrente deve essere stata presentata la Dichiarazione sostitutiva unica e deve essere stata ricevuta l’attestazione con l’indicatore della situazione reddituale.

Carta di credito aziendale, questa sconosciuta…

Che l’Italia sia storicamente indietro per quello che riguarda i pagamenti con la carta di credito e la moneta elettronica in generale è un dato di fatto. Che lo siamo anche le piccole e medie imprese è invece un dato che deve far riflettere.

Quanto sia il gap che ancora divide le Pmi italiane dall’uso della carta di credito lo ha rilevato una ricerca condotta da Visa Europe in migliaia di aziende in cinque Paesi europei, tra cui il nostro, dalla quale emerge che l’86% delle piccole e medie imprese tricolori non ha ancora una carta di credito o di debito per le spese aziendali. Se si considera che le Pmi italiane sono il 98% delle nostre imprese c’è poco da stare allegri.

Secondo quanto emerge dalla ricerca di Visa Europe sull’uso e la diffusione della carta di credito nelle imprese, contanti e assegni vengono utilizzati dal 40% delle Pmi italiane nonostante le esigenze prioritarie da esse espresse per il benessere della propria attività siano un più efficiente controllo sulle proprie finanze e una maggiore tracciabilità delle spese aziendali, comprese quelle dei propri collaboratori che si trovano a sostenere spese per conto dell’azienda”. Un gap che, di fatto, è un ritardo operativo delle aziende italiane rispetto a quelle straniere, ma che pesa anche in termini di competitività sul mercato.

Fortunatamente un metodo di pagamento più familiare rispetto a quello con carta di credito, ossia quello attraverso l’mPOS è risultato, secondo lo studio di Visa Europe sull’uso e la diffusione della carta di credito nelle imprese, “la soluzione ideale per il 95% delle aziende intervistate”, nonostante all’inizio non sia stato accolto con entusiasmo. Certo è che, oltre alle imprese, anche il mondo professionale non ha estrema dimestichezza con la carta di credito aziendale e con i pagamenti in mobilità; la cosa è ancora più preoccupante dal momento che le novità legislative obbligheranno i professionisti ad adottare dispositivi che ricevano pagamenti di questo genere. Vedremo se anche su questo fronte Visa Europe si muoverà con uno studio ad hoc.

Franchising immobiliare in sofferenza

Questo 2014 non è un grande anno per il franchising immobiliare. Finora nel 2014 sono state chiuse 575 agenzie immobiliari affiliate a network di intermediazione immobiliare; un calo del 12,5% per il franchising immobiliare che si inserisce in un trend negativo iniziato nel 2010 e tutto sommato in controtendenza rispetto al settore del franchising, che continua a crescere.

Il dato emerge dal report “Reti e aggregazioni immobiliari” elaborato da Gerardo Paterna, appuntamento annuale per tastare il polso al segmento delle agenzie. Il report ha preso in considerazione 11 marchi del franchising immobiliare e ha rilevato come a soffrire siano soprattutto i big come Tecnocasa (con una quota pari al 49,89% delle attività in franchising), passando per Gabetti (11,38%) o Gruppo Toscano (4,85%). Crescono invece le realtà indipendenti: +0,81% rispetto al 2013.

Secondo Paterna,le criticità riferite al format proposto dal franchising immobiliare riguardano generalmente i costi fissi legati all’affiliazione, la mancata efficacia dei servizi offerti, la scarsa efficienza nell’erogazione dei servizi pagati“. E nascono anche consorzi e associazioni tra i professionisti, così come aumenta l’impiego delle piattaforme di Multiple Listing Service (MLS).

Sempre secondo Paterna, nel mondo del franchising immobiliarei brand nazionali devono tornare focalizzarsi sull’agente immobiliare in un’ottica win-win, dove si incassano royalties a fronte delle performance del partner affiliato. Inoltre devono rivalutare le politiche aggregative con altri gruppi per eliminare centri di costo e liberare risorse per creare nuove opportunità. Infine devono passare dalla visione di rete agenziale a quello di rete distributiva, l’ultimo miglio della filiera, indispensabile per conquistare segmenti di mercato diversamente fidelizzati“.

 

La nautica italiana fa rotta sul Brasile

Il Brasile è uno dei Paesi emergenti nei quali la nautica Made in Italy è più apprezzata. Dal 2015 ci sarà un appuntamento in più per far incontrare gli appassionati brasiliani della nautica italiana e le eccellenze che escono dai nostri cantieri nautici. Si chiama Fimar ed è la prima fiera italiana in Brasile dedicata a materiali e accessori per la nautica, che avrà luogo a Florianópolis, capitale dello Stato di Santa Catarina.

La manifestazione è frutto degli accordi bilaterali tra il ministero dello Sviluppo economico italiano, Ucina e il governo di Santa Catarina, promossi e sostenuti dall’Associazione Brazil Planet ed è stata presentata da Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, dg del ministero dello Sviluppo economico, Riccardo Monti, presidente dell’Agenzia Ice, Alfredo Malcarne, presidente di Assonautica italiana in rappresentanza del mondo della nautica.

Secondo i dati diffusi dall‘Instituto de Marinas do Brasil, il mercato della nautica nel Paese sudamericano è rappresentato da circa 120 cantieri navali, 257 fabbricanti di accessori e componenti, 580 marine e rimessaggi, 820 marine private e dentro condomini; 350 negozi nautici, di accessori e componenti e diverse migliaia di strutture legate al turismo nautico. Nel mercato della nautica brasiliana si contano circa 1.500 negozi e broker e circa 1.300 officine e negozi di accessori ed equipaggiamenti. Quasi tutti i grandi distributori del settore importano prodotti italiani, inclusi equipaggiamenti e accessori per nautica.

Proprio per questo alla fiera Fimar, organizzata dalla Brazil Planet in collaborazione con Assonautica e l’Associazione della nautica brasiliana Acatmar, saranno rappresentati impianti, accessori, materie prime e applicazioni, elettronica e domotica, macchinari, meccanica navale, motori e sistemi di propulsione, arredo, progettazione e design, lavorazioni conto terzi, sicurezza, refit & after sales, servizi e attrezzature per la vela.

Come ricorda il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, “tutte le indagini ci confermano che in Brasile il brand Made in Italy, in tutte le sue espressioni, ha un valore enorme. Fimar rappresenta quindi una interessante opportunità per le aziende che possono crescere grazie a joint-ventures con partner locali. Unioncamere e Assonautica italiana rivolgono particolare attenzione a iniziative come questa, che rappresentano un appuntamento di spicco per valorizzare la filiera della nautica e le imprese che vi operano”.

Dismissioni immobiliari, accordo Notariato-Difesa

Sottoscritto dal presidente del Consiglio Nazionale del Notariato (CNN), Maurizio D’Errico, e dal Sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Gioacchino Alfano, il rinnovo della convenzione tra il Ministero e il Notariato per le dismissioni immobiliari tramite la Rete aste telematiche notarili (RAN).

Nell’ambito del programma pluriennale di dismissione di alloggi di servizio non più utili per le esigenze funzionali del Ministero, la collaborazione sottoscritta con il Consiglio Nazionale del Notariato garantirà lo svolgimento delle aste attraverso la Rete Aste Notarili, in modo da ampliare il bacino di potenziali acquirenti in piena trasparenza e sicurezza, e il supporto tecnico e normativo del Consiglio Nazionale del Notariato per l’organizzazione e lo svolgimento delle dismissioni.

Il programma di dismissione del Ministero della Difesa avrà una durata di 3 anni e riguarda migliaia di immobili liberi o occupati di tipo residenziale presenti in tutte le regioni italiane. Gli avvisi d’asta e le altre informazioni utili per la partecipazione alle aste saranno disponibili nei siti del Ministero della Difesa www.difesa.it e del Consiglio Nazionale del Notariato www.notariato.it

Il primo ciclo di dismissioni attraverso la Rete Aste Notarili avrà luogo nei primi mesi del 2015.

Il BYOD conviene alle imprese

Si chiama BYOD ed è un orrendo acronimo inglese che sta per “bring your own device”, ossia l’abitudine e la possibilità di usare i dispositivi personali sul posto di lavoro. Una tendenza sempre più diffusa nelle imprese piccole e grandi che tendono a controllare il fenomeno. Non per diffidenza, ma perché hanno scoperto che incoraggiare il BYOD è vantaggioso: basti pensare che i reparti IT delle aziende sono in grado di gestire quasi tre volte più utenti quando i tablet sono di proprietà di questi ultimi, rispetto a quando sono aziendali.

Lo ha scoperto Gartner, multinazionale della consulenza strategica, ricerca e analisi nel campo dell’Information Technology, secondo la quale i programmi BYOD che riguardano i tablet offrono migliori opportunità di quelli che prevedono di affidare smartphone e laptop aziendali ai dipendenti. Senza un canone fisso, infatti, costi diretti di gestione del tablet, se quest’ultimo è di proprietà dell’utente, sono del 64% minori.

Un’analisi che non vale per gli smartphone, poiché secondo Gartner i programmi BYOD sugli smartphone di proprietà del dipendente e su quelli aziendali hanno un “total cost of ownership” molto simile per l’impresa. Se il dipendente usa il device aziendale saltuariamente o solo se necessario, la proprietà aziendale diventa invece conveniente poiché paga solo in parte i piani voce e dati.

A livello aziendale, una recente indagine di Gartner condotta su 135 IT/business manager le cui aziende hanno iniziative BYOD in corso, ha messo in luce come i primi tre fattori di investimento che si rendono necessari per supportare queste iniziative sono la gestione dei dispositivi mobili (per l’87% del campione), l’espansione dell’infrastruttura generale (84%) e la condivisione e sincronizzazione di file (80%).

Secondo le analisi di Gartner, entro il 2017 almeno il 90% delle imprese avrà attivato programmi almeno parziali di BYOD ed entro il 2018, i device di proprietà dei dipendenti utilizzati per il lavoro saranno il doppio di quelli aziendali.