Made in Italy, arrivano i fondi

Nelle scorse settimane si erano sprecate le polemiche sul fatto che le iniziative a sostegno del made in Italy fossero state penalizzate dalla legge di stabilità. Ora però qualcosina si muove: il governo ha infatti stanziato 261 milioni di euro per sostenere le produzioni italiane all’estero e consentire alle piccole imprese di esportare il made in Italy.

Considerando che – è un dato di fatto – le imprese italiane che riescono a esportare in maniera efficiente e strutturata sono quelle che stanno meglio affrontando gli attacchi della crisi, la notizia deve essere incasellata sicuramente nella colonna delle buone.

Dopo le polemiche seguite alla sparizione dalla legge di stabilità degli stanziamenti previsti dal cosiddetto “piano straordinario per il made in Italy”, sono arrivati quasi 100 milioni in più rispetto alle previsioni. Secondo il viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che si è occupato di coordinare il progetto, “mai nessun governo aveva investito così tanto”.

Si parte con un pacchetto di interventi da 15 milioni di euro destinati alla filiera tessile italiana, da utilizzare prevalentemente attraverso fiere italiane e rilancio del made in Italy all’estero. Uno dei mercati sui quali si punta maggiormente è quello americano, con l’idea di realizzare una mostra antologica sulla moda e il tessuto italiano, sulla scia dell’evento del Victoria & Albert Museum di Londra, dove lo scorso anno sono stati celebrati i 70 anni di moda italiana. Location del nuovo progetto dovrebbe essere New York, durante Unica Usa a gennaio 2016.

Convenzioni notarili per abitazioni in calo

Non arrivano buone notizie dai notai sul fronte delle convenzioni notarili per le abitazioni, almeno per quanto riguarda il secondo trimestre dell’anno, come sottolinea l’Istat.

Dopo che nel primo trimestre si era registrata una leggera ripresa del mercato immobiliare, l’Istat rileva che da aprile a giugno 2014 “le convenzioni notarili di compravendite di unità immobiliari sia ad uso residenziale sia ad uso commerciale, tornano a registrare valori negativi. Il calo tendenziale è pari al 3,1% per le convenzioni notarili relative a trasferimenti di proprietà nel complesso del settore immobiliare; la stessa variazione negativa si registra per i passaggi di immobili ad uso abitazione mentre i trasferimenti di unità immobiliari a uso economico si riducono del 3,2%”.

Traducendo tutto questo in numeri, parliamo di 151.994 atti di rogito firmati davanti al notaio per trasferimenti di proprietà di unità immobiliari. Il 93,3% di questi riguarda trasferimenti di proprietà di immobili ad uso abitativo ed accessori (141.833), il 6% unità immobiliari ad uso economico (9.126) e solo lo 0,7% (1.035) unità immobiliari ad uso speciale e multiproprietà.

Il dossier Istat sottolinea che nessuna macro-area italiana ha chiuso il trimestre con il segno più: “Nel comparto dell’immobiliare ad uso residenziale le variazioni negative si registrano in tutte le ripartizioni geografiche, con valori sotto la media nazionale nelle Isole (-9,7%) e al Sud (-5,4%), ma sopra la media nazionale nel Nord-Ovest (-2,6%) e al Centro (-1,7%)“.

Se non altro, l’Istat conferma il trend positivo nel secondo trimestre 2014 sul fronte dei mutui, dove però sono le surroghe e le sostituzioni a fare la parte del leone, non i nuovi finanziamenti: dopo crollo registrato nel 2013, “le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare hanno subito una crescita del 5,1%”.

Nuovo Isee, ecco che cosa cambia

Più o meno tutti sanno che cosa è l’Isee (uno strumento che certifica la propria situazione economica e patrimoniale per avere diritto ad agevolazioni e riduzioni di tasse, tariffe, oltre alla possibilità di poter richiedere servizi di assistenza domiciliare per anziani o disabili e altro ancora), non molti sanno che cosa significa la sigla: Indicatore della Situazione Economica Equivalente. Gli stessi che sanno che cosa è l’Isee, sanno che il nuovo Isee entrerà in vigore dall’1 gennaio 2015 con diverse novità.

Il nuovo Isee adotterà una nozione di reddito disponibile che includerà anche somme fiscalmente esenti, migliorando la capacità dell’indicatore, dando maggiori attenzioni alle famiglie numerose e con persone disabili, rafforzando i controlli per evitare frodi. Il nuovo Isee vedrà di fatto una serie di Isee più mirati, a seconda della situazione dei diversi nuclei familiari. Eccoli:

Isee Corrente: consente di calcolare un Isee in un arco di tempo più  ravvicinato al momento della richiesta della prestazione. Serve qualora un componente del nucleo familiare perdesse il posto di lavoro.

Isee Minorenni: utilizzato con genitori non coniugati tra loro e non conviventi, per le prestazioni agevolate rivolte ai figli, considera la condizione del genitore non convivente per stabilire se incida o meno nell’Isee del nucleo familiare del figlio.

Isee Sociosanitario: utilizzato per l’accesso a prestazioni come l’assistenza domiciliare per persone del nucleo familiare disabili e/o non autosufficienti.

Isee Sociosanitario-Residenze: utilizzato per ricoveri in residenze socio-sanitarie assistenziali per le persone non assistibili a domicilio. Tiene conto della condizione economica anche dei figli del beneficiario che non sono inclusi nel nucleo familiare.

Isee standard: si calcola tenendo conto dei redditi di tutti i componenti del nucleo familiare come risultano dallo stato di famiglia.

Isee Università: utilizzato per richiedere la riduzione delle tasse di iscrizione all’università e per fare domanda per le borse di studio. Tiene conto dei redditi del nucleo familiare di appartenenza anche qualora gli studenti risiedano altrove.

Gli aumenti 2015 danneggiano gli autonomi

Siccome il 2015 si preannuncia come un altro anno difficile per imprese e professionisti, il Governo ha pensato bene di renderlo ancora più difficile mettendo in pista una serie di aumenti 2015 che penalizzeranno soprattutto questi ultimi e gli autonomi.

È vero, i rincari all’inizio di ogni anno sono un classico come la conta dei feriti dopo i botti di San Silvestro, ma questa volta, complice anche la congiuntura economica disastrosa, gli aumenti 2015 suonano ancora più stonati.

I conti li ha fatti la Cgia, che ha messo in fila i 12 aumenti 2015 che ci aspetteranno dall’1 gennaio in poi. Eccoli in rigoroso ordine alfabetico: acqua potabile; benzina e gasolio per autotrazione; birra e prodotti alcolici; contributi previdenziali artigiani e commercianti; contributi previdenziali gestione separata Inps; Iva per acquisto pellet; multe per violazione del codice della strada; pedaggi autostradali; riduzione esenzioni sui capitali percepiti in caso di morte in presenza di assicurazione sulla vita; tassazione fondi pensione; tassazione rivalutazione Tfr; tasse automobilistiche per auto e moto ultraventennali di interesse storico e collezionistico.

Secondo la Cgia, a essere maggiormente colpiti dagli aumenti 2015 saranno, formatori, ricercatori, informatici, creativi e altri consulenti, di norma operanti al di fuori di Ordini e Albi professionali, che lavorano per imprese o enti della Pubblica Amministrazione.

Infatti, come sostiene il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, “i soggetti interessati da questi aumenti saranno in particolar modo gli automobilisti e tutte le categorie professionali che utilizzano quotidianamente un’auto o un camion, come i taxisti, gli agenti di commercio, gli autonoleggiatori o gli autotrasportatori. Oltre all’aumento del costo del carburante, dal 1° gennaio scatteranno il ritocco delle sanzioni in caso di violazione del codice della strada, il probabile aumento medio dei pedaggi autostradali fino all’1,5% e le tasse per le auto/moto storiche. Ma coloro che subiranno gli aumenti più preoccupanti saranno le partite Iva iscritte alla sezione separata dell’Inps. Per questi freelance l’aliquota passerà dal 27,72 al 30,72 per cento”.

Questi aumenti 2015 sono dunque un cane che si morde la coda e l’ennesima trovata depressiva per i consumi interni, la cui picchiata è il vero freno alla ripresa dell’economia. Fa notare ancora Bortolussi: “Sebbene sia stato confermato il bonus Irpef per i redditi medio-bassi e le bollette di luce e gas siano destinate a subire una leggera flessione, nel 2015 i consumi delle famiglie continueranno a ristagnare, attestandosi, secondo le previsioni, attorno ad un modesto +0,6%. Seppur in aumento rispetto agli ultimi anni, con questi livelli di crescita torneremo alla situazione pre-crisi solo fra 10-12 anni. Se vogliamo uscire da questa fase di depressione dobbiamo assolutamente rilanciare la domanda interna attraverso un ripresa degli investimenti, una riduzione del carico fiscale e un conseguente incremento degli impieghi a favore delle famiglie e delle piccole imprese. Le decisioni economiche prese in questi ultimi mesi vanno nella direzione giusta, ma sono ancora troppo timide”.

Finmeccanica: contratto da 205,9 milioni con Enav

Finmeccanica – Selex ES ha firmato con ENAV, l’Ente nazionale di assistenza al volo, un contratto quadro da 205,9 milioni di euro per il programma 4-Flight. La società, alla guida di un raggruppamento di imprese, è il partner industriale per il sistema di controllo del traffico aereo nazionale di nuova generazione. Il nuovo sistema sarà sviluppato nell’arco di 9 anni e coprirà i 751.728 km quadrati dello spazio aereo italiano.

Obiettivo del programma comune tra Finmeccanica – Selex ES ed ENAV è infatti la progettazione e la messa in opera del nuovo sistema che sostituirà quello attualmente in esercizio. Sono previste due fasi: la prima, della durata di quattro anni, consiste nell’implementazione e integrazione di nuove capacità nelle infrastrutture nazionali di supporto al traffico aereo; la seconda prevede ulteriori funzionalità che garantiranno la compatibilità con i requisiti, le esigenze operative e le nuove regolamentazioni di SESAR (Single European Sky ATM Research), ovvero il futuro programma che coinvolgerà tutti gli stakeholder del settore della navigazione aerea per sviluppare una soluzione europea che assicurerà prestazioni ottimali in termini di sicurezza ed efficienza per i prossimi 30 anni.

Finmeccanica – Selex ES, player globale nel settore dell’Air Traffic Management, fornisce sistemi per il controllo del traffico aereo a oltre 150 Paesi. La società ha maturato un’esperienza significativa nel mondo e in Italia, dove è partner di riferimento di ENAV e dell’Aeronautica Militare Italiana. Finmeccanica – Selex ES è inoltre membro di SESAR e tra le principali aziende che contribuiscono a questa iniziativa.

Poco fumo, tante tasse

Siccome in Italia ogni cosa è buona per essere tassata, i Monopoli  hanno emanato un decreto provvisorio che stabilisce, per i liquidi di ricarica delle e-cig, una tassa di 3,33 euro per ciascun flacone da 10 ml. E così, chi pensava di fare del bene alla salute e al portafogli scegliendo la e-cig, se l’è presa in saccoccia un’altra volta…

Alemanno (INT): cari politici, venite per due giorni in uno studio tributario

Provate un po’ ad avere a che fare con la fiscalità, quella vera, per almeno 48 ore e vedrete che succederà. È questo ciò che l’INT, l’Istituto Nazionale Tributaristi, vuol far capire ai rappresentanti delle istituzioni con l’iniziativa lanciata dal presidente Riccardo Alemanno: invitare rappresentanti del Parlamento e del Ministero dell’Economia e delle Finanze a passare due giorni all’interno di uno studio tributario.

Se la semplificazione degli adempimenti tributari è da sempre oggetto di dibattito e di iniziative anche legislative, è del resto evidente che nessuna di queste ha centrato l’obiettivo, a giudicare da quanto si vive quotidianamente all’interno degli studi degli intermediari fiscali.

L’iniziativa lanciata da Alemanno, che può sembrare solo provocatoria, ha invece lo scopo di evidenziare il forte disagio che si avverte nell’attività di assistenza fiscale ai contribuenti. Le novità che vengono emanate a tamburo battente, i nuovi adempimenti, i nuovi tributi accompagnati da una crisi che continua a perdurare, stanno mettendo a dura prova studi e contribuenti: i primi mediano e cercano di fare comprendere i nuovi obblighi, i secondi sono disorientati da adempimenti e spesso messi in difficoltà dai crescenti costi diretti ed indiretti della tassazione.

Ecco perché Alemanno mette i puntini sulle i: “Siamo il vero front-office del sistema tributario – dice –, la professione che ci siamo scelti e che svolgiamo al meglio delle nostre capacità e con grande spirito di servizio si è trasformata da quella di consulenti a quella di compilatori di moduli ed ‘avvisatori’ di scadenze di versamenti; tutto ciò inizia ad essere frustrante e si somma al fatto che cresce la sofferenza degli incassi ad un contemporaneo aumento dei costi di gestione dello studio“.

Vorremmo anche sfatare – continua Alemannoche l’aumento degli adempimenti di fatto favorisce i nostri studi: niente di più falso, ormai ai nostri clienti viene sempre più spesso fatturato un forfait omnicomprensivo che evidentemente non è equivalente al nostro lavoro. Se dovessimo calcolare compensi per singoli adempimenti raggiungeremmo livelli non sopportabili per l’utenza e non vogliamo contribuire all’impoverimento dei contribuenti. Detto ciò si rende necessaria una revisione profonda del sistema, ai contribuenti deve essere dato tempo di assimilare le novità che oggi non mettono solo in difficoltà aziende e lavoratori autonomi ma anche semplici cittadini privati”.

Inviteremo quindi – conclude Alemannoalcuni rappresentanti del Parlamento e del MEF a trascorrere due giorni all’interno di alcuni uffici, studi di intermediari fiscali  che chiedono solo di potere lavorare avendo certezza dei tempi e delle norme. Bisogna avere il coraggio di eliminare adempimenti non di sostituirli. So che questa è anche la volontà dell’Esecutivo di Governo e del Parlamento, ma spesso il metodo sembra andare nella direzione opposta. Se i rappresentanti delle suddette istituzioni accetteranno il nostro invito potranno toccare con mano che ciò che diciamo è la pura e semplice fotografia della realtà“.

Dalle parole ai fatti: l’INT inizierà a contattare eventuali volontari per questa singolare iniziativa, che ha come fine unico quello di contribuire a migliorare e semplificare il sistema fiscale.

La meccanica italiana è in salute

La meccanica italiana è un fiore all’occhiello della nostra industria e del nostro export. E per fortuna gode di buona salute. Per le imprese della meccanica italiana, infatti, i primi sei mesi del 2014 sono stati all’insegna della stabilità occupazionale (75,8%), con una buona quota (17%) che ha aumentato l’organico; solo il 7,2% ha dovuto ridurlo. Guardando alle previsioni per la chiusura del 2014, la maggior parte degli imprenditori (78,9%) dichiara di voler mantenere il livello occupazionale attuale.

È il quadro sulle imprese del comparto della meccanica italiana tratteggiato da Senaf in occasione di MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione (in programma alle Fiere di Parma dal 26 al 28 marzo 2015). La manifestazione, punto di riferimento per il settore della meccanica italiana, mette in mostra l’innovazione tecnologica applicata all’industria manifatturiera, attraverso aree in cui – grazie a macchinari funzionanti – vengono mostrati processi e lavorazioni dal vivo, per permettere agli operatori di toccare con mano le novità e aggiornarsi sulle ultime frontiere del mercato.

La formazione tecnica dei propri dipendenti è un asset fondamentale per le imprese della meccanica italiana e ben l’80,4% ha previsto investimenti in tal senso nei primi sei mesi dell’anno: in particolare il 31,5% ha dedicato fino a 10 ore di aggiornamento, il 23,1% tra le 11 e le 20, il 14% tra le 21 e le 30 e il 11,9% oltre le 31 ore. In attesa di capire quante ore di formazione interna prevedranno le aziende in questa seconda parte dell’anno, emerge chiaramente l’intenzione a confermare il budget dedicato (64,5%).

Per ricercare operai e tecnici specializzati, la maggior parte delle aziende (64,6%) si affida alla scuola, e nello specifico, a istituti tecnici (36,8%) e istituti e scuole professionali (27,8%), mentre poco più di quattro su dieci si rivolgono ad agenzie di ricerca del personale. In misura nettamente minore le aziende della meccanica italiana scelgono di fare inserzioni (16%), di affidarsi alla lungimiranza dei propri competitor e ‘pescare’ nel loro bacino dipendenti (9,7%) e di utilizzare il passaparola (8,3%). Per assecondare invece i flussi incostanti di lavoro e sopperire ai vincoli previsti dalle assunzioni sono, invece, le agenzie interinali i primi interlocutori delle imprese (47,2%) mentre circa 3 aziende su 10 preferiscono comunque non assumere e il 16,7% sceglie prestatori d’opera occasionali.

Ma quali sono le figure che l’industria della meccanica italiana ricerca maggiormente? Il profilo più ricercato è quello di operai specializzati (39,3%) e di conduttori di impianti e macchinari (25,9%); il 66,6% richiede in generale esperienza specifica nel settore e sul fronte dell’istruzione il 39,4% non richiede un titolo di studio, con particolare preferenza per il diploma. Il candidato ideale per quasi sei aziende su dieci è maschio mentre il 53% non ha particolari preferenze in merito all’età.

Caro cenone di Capodanno…

Alla faccia dell’economia che arranca e delle famiglie in difficoltà, il cenone di Capodanno non conosce crisi e in questo 2014 si fa più salato del 3% rispetto al 2013. Questo, almeno, è quanto rileva l’associazione dei consumatori Codici, secondo la quale per gli italiani che rimarranno a casa, il cenone di Capodanno prevede, per una tavolata a base di carne per otto persone, una spesa media di 168 euro. Ancora più su, naturalmente, se si parla di pesce: 270 euro.

Siccome però anche il cenone di Capodanno può essere light, almeno nel prezzo, Codici rileva che la spesa cala fortemente nel caso in cui si faccia provvista al discount: qui lo scontrino per una cena a base di pesce si attesta sui 137 euro. Codici precisa che i prezzi di riferimento per la sua ricerca sul cenone di Capodanno sono stati ricavati dal sito www.tiendeo.it, che raccoglie i costi di vari supermercati italiani.

Radicalmente diverso, invece, è lo scenario se si decide di andare a mangiare al ristorante per il cenone di Capodanno. Il rincaro è più contenuto rispetto al cenone di Capodanno del 2013 (in media dello 0,8%), ma gli scostamenti rispetto allo scorso anno sono rilevanti da città a città. L’osservatorio Codici ha infatti rilevato la media delle offerte in tre città italiane: a Milano è possibile mangiare a 107 euro con punte di 280 nei posti più ricercati. A Napoli il prezzo scende a 94 euro, mentre a Roma la media è intorno ai 194 euro.

E anche se quella di San Silvestro è una notte fatta per festeggiare, da Codici mettono in guardia da furbastri e approfittatori che fanno del cenone di Capodanno l’occasione per spennare i consumatori polli: “Ricordiamo ai consumatori che vogliono trascorrere la sera di Capodanno in uno dei tanti ristoranti che offrono menu e animazione – ha detto Ivano Giacomelli, segretario nazionale Codiciche è possibile intentare un’azione risarcitoria nel caso in cui il cibo e la qualità dell’offerta non corrispondano in maniera palese a quanto promesso dagli organizzatori e di segnalare qualsiasi comportamento scorretto all’Associazione”.

Detto questo… buon cenone di Capodanno a tutti.

Federauto: Iva agevolata per far ripartire il mercato

Far ripartire il mercato dell’auto attraverso misure specifiche e concrete destinate alle famiglie e alle partite Iva: è questo il forte auspicio per il 2015 emerso nell’ultimo consiglio di amministrazione di Federauto, composto dai presidenti delle associazioni di concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus.

Anche l’ultimo CdA ha confermato il pacchetto pensato per risvegliare e ampliare in modo significativo la domanda. Tra le misure proposte al governo Renzi, quelle destinate ai privati, per le quali Federauto ha ipotizzato la riduzione dell’aliquota Iva per un triennio, con beneficio decrescente. Si tratterebbe di un piano finalizzato al rinnovo del parco con anzianità superiore a 10 anni (che conta circa 14 milioni di autoveicoli).

L’incentivo sarebbe concesso a condizione che le case automobilistiche mettano a disposizione dell’acquirente una cifra equivalente al beneficio a carico dello Stato, sulla falsariga dell’ultima “rottamazione governativa”. Secondo Federauto, questa misura genererebbe una domanda aggiuntiva di circa 252mila auto l’anno, pari a 756mila nel triennio.

Per Federauto credito o deduzione di imposta sarebbero, invece, le leve utili per sostenere solo la domanda di auto, veicoli commerciali e industriali, destinati alle partite Iva. Per la Federazione dei concessionari questo intervento potrebbe generare 75mila autoveicoli aggiuntivi (210mila in 36 mesi). Se le proposte di Federauto fossero adottate, nel triennio considerato il mercato italiano si alzerebbe, sommando i privati alle partite Iva, di quasi 1 milione di pezzi (966mila).

Probabilmente al quarto anno si tornerebbe a un mercato “normale”, sia per la lenta ma naturale uscita dalla crisi dell’economia reale, sia perché l’uscita graduale dagli incentivi non lascerebbe strascichi. In aggiunta, Federauto fa notare che questi strumenti genererebbero un beneficio che andrebbe tutto in tasca ai privati, alle famiglie e alle imprese, categorie fiscalmente penalizzate dagli ultimi governi quando acquistano o utilizzano un autoveicolo.

Nel CdA si sono affrontante anche le differenze tra le proposte di Federauto e quelle di altre importanti associazioni della filiera. “Con Unrae, che rappresenta i Costruttori Esteri, abbiamo ampie convergenze di vedute – ha affermato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto -. Convergenze che ci hanno portato, ad esempio, a presentare al Governo un piano congiunto Anfia, Unrae e Federauto per l’eliminazione del superbollo sulle vetture prestazionali. L’unica differenza riguarda i provvedimenti richiesti per i privati, ossia per le famiglie. Infatti Unrae ha puntato sul credito o detrazione d’imposta, mentre Federauto ritiene più efficace puntare sull’Iva agevolata”. Una soluzione che, secondo la Federazione dei concessionari, in un momento di crisi di liquidità come quello attuale, farebbe risparmiare alle famiglie “tutto e subito”, essendo nel contempo molto facile da comunicare e assolutamente priva di burocrazia.

Secondo Federauto, infatti, introducendo l’Iva agevolata per tre anni si alzerebbe il mercato dei privati di circa il 18%, mentre quello derivante dalle partite Iva potrebbe registrare un aumento del 5% grazie al credito e alla detrazione d’imposta. Confrontando il pari periodo di 3 anni, Federauto propone misure per alzare il mercato di circa il 23% (966mila pezzi) contro il +5% della proposta Unrae (210mila), con una differenza di 756mila vetture.