Niente di fatto per Exor e PartnerRe

Fumata nera per Exor, che ancora ci sperava di spuntarla nel progetto PartnerRe.
Ma la compagnia di riassicurazione Usa sembra essere più favorevole ad una fusione con Axis Capital, molto poco attratta dalla holding della famiglia Agnelli.

La spiegazione per questo cambio di tendenza è stata data da Axis chiamando in causa direttamente l’impegno che il gruppo italiano ha in Fca, un investimento troppo importante per Exor e quindi in grado di distogliere risorse ed energie dall’eventuale coinvolgimento in PartnerRe.

La compagnia di riassicurazione ha anche preparato un testo, intitolato “Presentazione di documenti che dettagliano i rischi inaccettabili posti dall’offerta inferiore di Exor“, in cui vengono citati tre fattori che spiegano il rifiuto: “La capacità e il desiderio di Exor di chiudere potrebbero risultare notevolmente danneggiati da pressioni finanziarie sulla leva cui avviene la transazione dalla capacità di Exor di far cassa e dai suoi impegni nei confronti di altri investimenti (tra cui Fiat Chrysler). I regolatori e le agenzie di rating probabilmente vorranno esplorare le intenzioni di Exor per PartnerRe, in particolare visti i report frequenti sulla ricerca di soluzioni strutturali per le prossime sfide che riguardano Fiat Chrysler“.

Infine i tempi di esecuzione dell’operazione, che con Exor “non si chiuderà quest’anno” mentre nel caso di fusione con Axis non andrebbero oltre il terzo trimestre.

Vera MORETTI

Istruzioni per la rivalutazione del valore dei terreni

Con la Legge di Stabilità 2015 si sono riaperti i termini per la rivalutazione del valore dei terreni e delle partecipazioni posseduti alla data dell’1 gennaio 2015. La rivalutazione permette di ridurre o annullare la plusvalenza tassabile in caso di cessione dei beni.

Per perfezionare la rivalutazione occorre far redigere entro oggi 30 giugno 2015 una perizia di stima giurata dei beni che si intendono rivalutare; inoltre, bisogna versare l’imposta sostitutiva in un’unica soluzione o come prima rata di 3 rate annuali di pari importo.

L’aliquota dell’imposta sostitutiva è raddoppiata rispetto a quella utilizzata finora con le precedenti rivalutazioni, ed ammonta al:

  • 4% per le partecipazioni non qualificate;
  • 8% per le partecipazioni qualificate e i terreni.

Possono essere oggetto di rivalutazione

i terreni edificabili ed i terreni con destinazione agricola posseduti al 1° gennaio 2015 a titolo di:

  • proprietà;
  • usufrutto;
  • superficie;
  • enfiteusi;

le partecipazioni in società non quotate possedute al 1° gennaio 2015 a titolo di:

  • proprietà;
  • usufrutto.

L’imposta sostitutiva deve essere versata o in un‘unica soluzione oppure in tre rate con le seguenti scadenze:

 

  • 1a rata entro il 30/06/2015;
  • 2a rata entro il 30/06/2016 + interessi 3% annui calcolati dal 30/06/2015;
  • 3a rata entro il 30/06/2017 + interessi 3% annui calcolati dal 30/06/2015.

Nella circolare 47/E/2011, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che:

  • il versamento dell’intera imposta o della prima rata perfeziona la rivalutazione e il contribuente può utilizzare immediatamente il nuovo valore di acquisto per la determinazione della plusvalenza. Se il versamento viene effettuato oltre il termine previsto dalla norma, il valore rideterminato non può essere utilizzato ai fini del calcolo della plusvalenza. In tali casi il contribuente potrà richiedere il rimborso dell’imposta versata;
  • se il contribuente, al momento della determinazione della plusvalenza, non tiene conto del valore rivalutato, non ha diritto al rimborso di quanto versato ed è obbligato, in caso di scelta di pagamento rateale, a corrispondere le rate successive;
  • se il contribuente non versa entro le scadenze previste le rate annuali successive alla 1a (purché la prima rata risulti versata), gli effetti della rivalutazione s’intendono comunque realizzati e gli importi non pagati verranno iscritti a ruolo. In tal caso sarà possibile avvalersi del ravvedimento operoso.

Per il versamento dell’imposta sostitutiva mediante modello F24, restano validi gli stessi codici tributo già utilizzati in occasione di precedenti rivalutazioni, ossia:

  • codice tributo “8055” se il bene oggetto di rivalutazione è rappresentato da partecipazioni
  • codice tributo “8056” se il bene oggetto di rivalutazione è rappresentato da terreni

Come anno di riferimento, nel modello F24, deve essere indicato l’anno “2015”.

Un soggetto che ha già rivalutato in passato un terreno o una partecipazione e che ne è ancora in suo possesso, potrebbe avere interesse ad effettuare una nuova rivalutazione. In tal caso, è possibile scomputare dall’importo dovuto quanto versato con la precedente rivalutazione, oppure chiedere a rimborso l’imposta sostitutiva già pagata purché quanto chiesto a rimborso non ecceda quanto dovuto a titolo di imposta sostitutiva per la nuova rivalutazione.

Pertanto, prendendo ad esempio le più recenti disposizioni, un soggetto che abbia già rivalutato un terreno/partecipazione al 1° gennaio 2014, e intenda usufruire della riapertura dei termini al 1° gennaio 2015, può in alternativa:
scomputare dall’imposta dovuta per la nuova rivalutazione quanto versato per la precedente in un’unica soluzione o come prima rata (del 30.06.2014);
versare l’imposta dovuta secondo la nuova rivalutazione e chiedere a rimborso quanto versato per la precedente.

L’Agenzia delle Entrate ha evidenziato che il nuovo valore rivalutato del terreno/partecipazione può essere inferiore a quello risultante dalla perizia relativa alla precedente rivalutazione.

In tal caso, è possibile:

  • scomputare dall’imposta dovuta sulla nuova rivalutazione (all’1.1.2015) quanto versato per la precedente rivalutazione fino a concorrenza della stessa;
  • versare l’imposta sostitutiva dovuta sulla nuova rivalutazione e richiedere a rimborso la precedente.

Inoltre, l’Agenzia delle Entrate ha precisato che “l’importo del rimborso non può essere superiore all’importo dovuto in base all’ultima rideterminazione del valore effettuata”, scomputando dalla nuova imposta quanto versato in precedenza, l’eccedenza (la maggior imposta versata con riferimento alla precedente rivalutazione) non risulta rimborsabile.

Poiché l’aliquota dell’imposta sostitutiva è stata raddoppiata con la Legge di stabilità 2015, l’utilizzo della rivalutazione al 1° gennaio 2015, finalizzata ad una rivalutazione al “ribasso” comporta in molti casi l’obbligo di versare un ulteriore importo di imposta sostitutiva.

I dati relativi alla rivalutazione di terreni e partecipazioni devono essere anche indicati nel modello Unico, in particolare nei quadri RM ed RT. L’omessa compilazione di tali quadri non pregiudica gli effetti della rivalutazione, che resta quindi valida.
L’omissione costituisce violazione formale ed è soggetta a sanzione, compresa tra 258,00 Euro e 2.065,00 Euro.

Vera MORETTI

Unioncamere ha un nuovo presidente

Unioncamere ha un nuovo presidente.
Si tratta di Ivan Lo Bello, che sarà a capo dell’associazione rappresentativa del sistema camerale italiano per il triennio 2015-2018.

Ad eleggerlo, sono stati i presidenti delle Camere di Commercio italiane, riuniti a Roma in occasione della 142a Assemblea di Unioncamere.
Ferruccio Dardanello, che fino ad oggi ha ricoperto la carica, con un doppio mandato iniziato sei anni fa, ha dunque concluso la sua lunga avventura.

Lo Bello, imprenditore, 52 anni, già vicepresidente di Unioncamere, è anche vicepresidente di Confindustria con delega per l’Education e Presidente della Camera di commercio di Siracusa.

Il neo eletto ha dichiarato: “Ringrazio i colleghi che mi hanno dato fiducia Insieme ci impegneremo per lo sviluppo delle nostre imprese ed il rafforzamento del Sistema Paese. Le Camere di commercio possono svolgere un ruolo di grande rilevanza per la modernizzazione contribuendo, fra l’altro, allo sviluppo dell’economia digitale per semplificare la vita delle imprese e realizzare gli obiettivi dell’Agenda digitale. La riforma in discussione in Parlamento ci costringe a ripensare in profondità il sistema camerale ed a innovare il modello operativo. Siamo pronti a fare la nostra parte d’intesa con il sistema imprenditoriale ed in collaborazione con il Governo”.

Vera MORETTI

Grecia-Italia, qualche numero sull’import-export

In queste ore nelle quali la Grecia, sta tenendo l’Europa e parte del mondo occidentale con il fiato sospeso e balla sull’orlo del baratro del default con un piede già nel precipizio, dando un’occhiata alla bilancia commerciale tra l’Italia e il Paese ellenico, si nota che nei primi tre mesi del 2015 sono salite salgono le importazioni: +14,5% anno su anno, con l’Italia che esporta di meno -4,4%.

Secondo alcune elaborazioni dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza e della Camera di commercio di Milano, su dati Registro Imprese, Unctad – Banca d’Italia e Istat Coeweb, complessivamente l’interscambio tra gennaio e marzo tra Italia e Grecia vale quasi 1,6 miliardi di euro, di cui oltre 1,4 nel settore manifatturiero. Cento milioni di euro è il valore dei prodotti agricoli scambiati, di cui il 70% riguarda l’import.

Nel 2014, l’export italiano verso la Grecia teneva rispetto all’anno precedente (+0,1%), dava segni di crescita l’import (+2%). Per quanto riguarda invece la quota di investimenti italiani in Grecia, questi ammontano a circa 2,3 miliardi di dollari, pari allo 0,7% degli investimenti esteri italiani in Paesi Ue.

Le Camere di commercio che hanno effettuato le rilevazioni hanno poi focalizzato l’attenzione sui rapporti commerciali tra Grecia e Lombardia. Nei primi tre mesi del 2015, nella regione l’interscambio vale 423 milioni di euro (con Milano 180 milioni), +30,5% in un anno, +11,8% per l’export +67,4% l’import. Nei dodici mesi del 2014, l’import di 510 milioni è cresciuto del 23% rispetto all’anno precedente, l’export di 981 milioni è aumentato del 5%.

Milano esporta in Grecia per 300 milioni, Pavia, Bergamo e Brescia per circa 100. L’import è per Milano di 265 milioni, per Brescia di 60, per Bergamo e Monza di circa 40.

Per quanto riguarda, invece, i titolari di impresa nati in Grecia ma operanti n Italia, secondo le rilevazioni della Camera di commercio sono 430. Che, presumiamo, staranno guardando con ancor maggiore attenzione a quanto accade nel loro Paese.

New entry in Iref Italia

C’è un nuovo associato nel grande gruppo di Iref Italia, la federazione delle reti Europee di Partenariato e Franchising, il cui presidente è Mirco Comparini.

Si tratta della rete di ristorazione in franchising Walle’s Burger, il cui progetto si ispira chiaramente ai Diner in stile retrò americani, aggiungendo a questa atmosfera vintage un ingrediente fondamentale, ovvero il gusto italiano integrato da qualità e passione.

Il primo ristorante di questa catena è stato inaugurato a Bardolino, in provincia di Verona, nel 2014, seguito da una seconda apertira lo scorso 8 maggio a Settimo di Pescantina (VR) e con un programma di prossime aperture a San Giovanni Lupatoto (VR), Villafranca (VR), Peschiera (VR), Riva del Garda (TN) e Verona Centro.

Si tratta di un network dinamico e scrupolosamente attento agli andamenti e alle esigenze del mercato, che va ad aggiungere prestigio ad Iref Italia.

Walle’s Burger, dal canto suo, ha fatto la sua scelta valutando non solo i valori della federazione ma anche le iniziative da essa attivate , come è stato precisato in un comunicato appena diramato dal brand.

Vera MORETTI

I commercialisti contro il ddl su mercato e concorrenza

Il disegno di legge relativo al mercato e alla concorrenza non piace ai professionisti, e anche i commercialisti hanno voluto aggiungersi al coro dei “no” che in questi giorni sono piovuto sui media.

Ad esprimere le sue perplessità è stato Gerardo Longobardi, presidente nazionale della categoria, il quale si è mostrato contrario alle disposizioni che trasferiscono competenze proprie di alcune professioni regolamentate a soggetti che non sono abilitati all’esercizio della professione, e che quindi non possono certo avere competenze specifiche nelle materie oggetto dell’intervento normativo, incapaci dunque di fornire ai propri utenti concrete garanzie circa l’affidabilità della prestazione resa.

A questo proposito, Longobardi ha dichiarato: “La tutela dell’interesse pubblico si persegue con il mantenimento delle specificità di ciascuna professione e non ponendo in contrapposizioni le professioni ordinistiche attraverso una redistribuzione di competenze che non è collegata alla formazione di base e specialistica delle medesime”.

Il presidente dei commercialisti ha inoltre fatto riferimento ai trasferimenti immobiliari previsti dall’art. 28 del DDL, aggiungendo che “se l’intenzione del legislatore è quella di estendere le competenze di talune operazioni immobiliari ad altri soggetti ordinistici, non può sottacersi che l’estensione ai soli iscritti all’Albo degli avvocati desta non poche perplessità, considerando che gli stessi non vantano in materia, competenze specifiche ed ulteriori rispetto a quelle dei commercialisti. Oltretutto, recenti provvedimenti normativi vedono equiparati gli iscritti agli ordini degli avvocati, dei notai e dei commercialisti nell’esercizio di rilevanti funzioni. Si tratta di attività riservate ai tre ordini professionali e non ad uno o due soltanto di essi. Mi riferisco all’attività dei delegati alle vendite immobiliari nell’ambito del processo esecutivo, dove il commercialista svolge compiti identici a quelli che il DDL intende estendere ora ai soli avvocati. L’esclusione dei commercialisti appare per tutti questi motivi irragionevole e idonea a creare disparità di trattamento tra professioni regolamentate”.

Gerardo Longobardi non ha tralasciato neppure il tema relativo al trasferimento di quote srl, affermando che “se da un lato si ritiene ridondante e non garantista la nuova procedura che si affianca alle due già esistenti, dall’altro si apprezza la previsione normativa secondo la quale i commercialisti potranno intervenire nella costituzione di diritti parziali (usufrutto, pegno e sequestro conservativo) su partecipazioni di srl”.

Vera MORETTI

Incontro B2B tra viticoltori in Franciacorta

Un evento unico ed importante ha caratterizzato Villa Fenaroli Palace Hotel di Rezzato, in provincia di Brescia.
Il 24 e 25 giugno, infatti, si è svolto il B2B Wine Lombardia 2015, progetto organizzato da UniCredit e Confagricoltura Lombardia, che, in due giornate molto fitte ed intense, ha proposto incontri Business to Business in Franciacorta, una delle aree maggiormente votate alla viticoltura in Lombardia.

Hanno collaborato all’evento anche la Camera di Commercio Italo USA e DHL Express, leader mondiale nel settore delle spedizioni aeree espresse internazionali.

A partecipare sono stati trenta viticoltori lombardi provenienti non solo da Franciacorta, ma anche dal pavese, dal mantovano, dal milanese e dal bergamasco, che hanno avuto la ghiotta possibilità di incontrare 10 buyer, sia importatori/distributori, sia rivenditori, provenienti dagli Stati Uniti.

Sono stati oltre 200 gli incontri individuali, durante i quali le imprese hanno potuto intrattenere rapporti commerciali e conoscere le caratteristiche del mercato per poter penetrare più efficacemente nel Paese, grazie all’assistenza commerciale di UniCredit, presente in 17 Paesi e con una rete internazionale diffusa in 50 mercati, ma anche di Confagricoltura Lombardia per gli aspetti tecnici e commerciali e DHL per la logistica.

Enzo Torino, Deputy Regional Manager Lombardia Unicredit, ha dichiarato: “UniCredit vuole supportare le imprese vitivinicole lombarde che, per continuare a crescere , hanno bisogno di allargare il loro business all’estero. Il mercato statunitense, il primo mercato di sbocco per valore e terzo per quantità, dopo Germania e Regno Unito, dell’export lombardo relativo a vini d’origine e spumanti, offre ampi spazi per le nostre imprese, dinamica oggi ulteriormente alimentata dal favorevole cambio euro-dollaro. La geografia italiana della produzione di vino vede la produzione Lombarda crescere del 2% nel 2014, rispetto all’anno precedente, con un valore delle esportazioni pari a 268 milioni di euro e un peso globale sulla produzione di vino italiana che si attesta al 2% del totale. Primo partner tra i Paesi extra-Ue, gli Stati Uniti si consolidano anche nel corso del primo trimestre del 2015 con una crescita registrata per l’export regionale lombardo del 21,1% rispetto all’anno precedente. E’ quindi sull’internazionalizzazione delle pmi che la nostra Banca punta, lavorando fianco a fianco degli imprenditori, con un team di specialisti, per aiutarli a ricercare nuove opportunità di business. Eventi come questi sono importanti perché consentono l’incontro concreto tra domanda e offerta, permettendo agli imprenditori di instaurare contatti commerciali che possono sfociare fin da subito in nuovi ordinativi”.

Ha poi aggiunto Matteo Lasagna, presidente di Confagricoltura Lombardia: “Il settore vitivinicolo è interessato, negli ultimi anni, da una profonda evoluzione con una crescita costante dell’export a fronte di un calo strutturale dei consumi nell’ambito nazionale. Le nostre aziende guardano sempre più ai mercati internazionali ed è nostro compito, come Organizzazione, supportarle in questa attività. Caratteristica peculiare della viticoltura lombarda è l’elevata incidenza dei vini a Denominazione di Origine e ad Indicazione Geografica rispetto alla produzione totale: possiamo contare su 5 DOCG, 22 DOC e 15 IGT, produzioni di qualità che riscuotono grande interesse sui mercati esteri e che possono crescere ancora, se opportunamente sostenute”.

Vera MORETTI

Case al mare, riparte il mercato

Estate, tempi di vacanza e tempo di seconde case. Case al mare, nello specifico. Un mercato che, negli ultimi anni, è stato particolarmente massacrato da crisi e tasse ma che ora sta registrando una ripresa sia nella domanda sia in termini di prezzi di vendita.

Lo ha rilevato il portale Casa.it, che ha realizzato un’analisi sull’andamento del mercato delle case al mare nelle principali mete del turismo balneare, sia in Italia sia all’estero.

Per le case al mare in Italia il motto pare essere: meno prestigio, più convenienza. Da una parte, chi può permetterselo è disposto a pagare bene il prestigio e l’esclusività di una seconda casa fronte mare a Portofino (prezzi medi da 15 a 20mila euro al mq), Forte dei Marmi (da 11 a 15mila), Capri (da 12 a 17mila) o Porto Cervo (da 7.800 a 13.500).

Dall’altra, la domanda di case al mare cresce molto in regioni come Puglia, Basilicata, Marche e Sicilia, dove i prezzi medi sono ancora abbordabili. In taluni casi, inoltre, si sta assistendo alla rivalutazione di zone costiere un tempo considerate di minor richiamo. Tra il 2014 e il 2015, ad esempio, la domanda per Lido degli Estensi e Lido delle Nazioni, sulla foce ferrarese del Po, è cresciuta rispettivamente del 3,7 e 4,7%, mentre i prezzi di vendita sono saliti in media del 1,8%.

Boom in termini di richiesta di seconde case a mare in Salento (Castro Marina +8,3%; Ostuni +7,5% e Santa Cesarea Terme +6,3%) e Sicilia (San Vito Lo Capo +7,6%; Marina di Ragusa +6,6%).

Per quanto riguarda i prezzi di vendita delle case al mare, il report di Casa.it segnala una serie di mete del turismo balneare che nell’ultimo anno hanno fatto segnare pesanti flessioni. Tra di esse spiccano Cannigione (-5%) e Santa Teresa di Gallura (-4,8%) in Sardegna, le coste calabresi di Vibo Marina (-3,5%) e Parghelia (-6%), Follonica (-5.2%) e Principina a Mare (-6,2%) sul litorale grossetano. Calo generalizzato sulla costa del Lazio.

Spostandosi invece all’estero, le case al mare in Spagna costano in media il 35% in meno rispetto al 2008 a causa della elevata offerta. Ma il processo di declino sembra dare nel 2015 segnali di arresto, con l’istituto nazionale di statistica spagnolo che ha certificato che, a partire dall’ultimo trimestre del 2014, i prezzi delle abitazioni alle Baleari sono cresciuti in media del 4,8%. Bene Maiorca, ma anche per Ibiza e Formentera si prevedono recuperi sui valori a partire da quest’anno.

In Grecia, invece, nelle isole più famose delle Cicladi, i prezzi delle case al mare hanno subito un drastico calo dalla metà del 2009, con ribassi di almeno il 35%. Anche in questo caso, però, ci sono delle differenze importanti fra il prodotto medio e il prodotto di pregio. La forbice dei prezzi, infatti, si fissa tra i 2.500 euro e i 4.500/5.000 euro al mq. per i prodotti top.

Discorso diverso per il Sud della Francia e la Corsica. Il prezzo medio di vendita di un appartamento nel dipartimento delle Alpi Marittime è attualmente di 5.200 euro al mq, valore cresciuto del 0,8% negli ultimi 12 mesi. Il prezzo medio degli appartamenti venduti come seconde case al mare, invece, risulta più alto: 6.200 euro al mq, +2,5% rispetto a un anno fa. In Corsica, dal punto vista immobiliare la parte sud è quella più cara e con le abitazioni di maggior pregio: prezzi massimi delle case fronte mare intorno ai i 4.500 euro al mq. Nella parte Nord, invece, il prezzo medio è di 2.200 euro al mq.

La Croazia è ancora oggi la terra promessa di chi cerca case al mare disponendo di budget di spesa ristretti. I prezzi in località come Dubrovnik, Spalato, Pula o Reijeka, infatti, sono ancora sensibilmente inferiori rispetto alle altre località turistiche europee. A metà 2009 in Montenegro i prezzi sono crollati anche del 60%, arrivando a 400 euro al mq nelle zone interne. Sul mare, nelle cittadine storiche di Kotor, Budva e Lustica, i valori avevano raggiunto gli 8mila euro al mq, mentre oggi si arriva a circa 5mila. Negli ultimi sette mesi, tuttavia, il mercato delle seconde case è decollato nuovamente.

Prove di rinascita per le imprese del Sud

Qualche piccolo segnale di ripresa sembra intravedersi anche per le imprese del Sud. Secondo il rapporto “Pmi Mezzogiorno 2015” curato da Confindustria e Cerved, le piccole e medie imprese del Sud dovrebbero crescere nel 2015 sia in fatturato (+1,2%) sia in valore aggiunto (+2,1%).

Una crescita che, per le imprese del Sud, caratterizzerà anche la redditività del capitale investito (+5% in Roe) e il margine operativo lordo (+4,3% in Mol). Un andamento positivo che, secondo il rapporto, dovrebbe continuare per le imprese del Sud anche il prossimo anno.

Il rapporto di Confindustria e Cerved è stato elaborato sulle 27mila imprese del Sud (società di capitale), con un fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di euro e un numero di dipendenti tra 10 e 250 addetti. Pur sottolineando i dati positivi, il rapporto non può tacere il fatto che più del 25% delle 29mila imprese del Sud attive nel 2007, prima della crisi, è sparito dal mercato; delle 20mila imprese sopravvissute, circa il 25% ha ridotto le proprie dimensioni, diventando una micro-impresa.

E se la crisi ha ammazzato tante imprese del Sud, ha anche impedito che molte ne nascessero. Confindustria e Cerved rilevano fino al 2012 è calato drasticamente il numero di nuove imprese e solo il 45% delle imprese del Sud di nuova costituzione è sul mercato a tre anni dalla nascita. Insomma, ben vengano i segni più, ma prima che riescano a compensare i segni meno passerà molto, molto tempo.

Tari, Imu e Tasi deducibili: ecco come

Dopo le notizie del salasso per Imu e Tasi e dopo le dritte su come pagare in ritardo senza essere uccisi dagli interessi e delle more, finalmente anche qualche buona notizia. Forse, infatti, non tutti sanno che Imu e Tasi, così come la Tari, possono essere scaricate in parte dal modello Unico 2015 da parte di alcune tipologie di contribuenti in quanto diventano oneri deducibili dal reddito d’impresa.

Possono scaricare Imu e Tasi, oltre alla Tari, le imprese, i professionisti, i titolari di partita Iva e gli imprenditori. Per poter procedere alla deduzione, queste categorie devono utilizzare a fini strumentali gli immobili sui quali hanno pagata Imu e Tasi, ossia vi devono svolgere la propria attività.

Giova ricordare che, per il pagamento di Imu e Tasi, gli immobili strumentali sono divisi in due tipologie: immobili strumentali per natura, ossia quelli con caratteristiche tali, per cui il loro utilizzo deve essere per forza strumentale; immobili strumentali per destinazione, ossia quelli utilizzati dal proprietario o dal possessore per esercitare la propria attività ma che potrebbero essere destinate anche ad altro utilizzo.

Entrando nel dettaglio dell’Unico 2015, le imprese inseriranno gli importi di Tari, Imu e Tasi nel quadro RF e quadro RG Unico, ai professionisti e agli studi professionali tocca il quadro RE mentre chi presenta la contabilità semplificata e i contribuenti in regime dei minimi inseriranno nel rigo RE19 nel Quadro LM.

Tari, Imu e Tasi hanno percentuali di deducibilità diversa. La più bassa è quella dell’Imu, normata dalla Legge 147/2013, che è pari al 20%, mentre a Tari e Tasi spetta la deduzione spettante del 100%.