Finanziamenti alle imprese, la Bce lavora, le banche ci marciano

Finanziamenti alle imprese, la Bce lavora, le banche ci marciano

La Bce ci mette pure tutta la buona volontà e tutti i capitali di cui è capace, ma le banche italiane ancora non praticano finanziamenti alle imprese che su possano definire vantaggiosi, almeno stando a un’analisi effettuata dal Centro studi di Unimpresa.

Secondo lo studio, i tassi di interesse sui prestiti bancari alle aziende e ai piccoli imprenditori nel nostro Paese sfiorano il 16% e per ottenere dalle banche dei finanziamenti alle imprese le società di casa nostra pagano interessi dal 4,04% a al 15,95% a seconda del tipo di operazione.

In sostanza, secondo Unimpresa, le misure prese dalla Bce come il costo del denaro vicino allo zero e le maxi iniezioni di liquidità nel circuito bancario continentale, non riescono a tenere a bada i tassi d’interesse sul credito e sui finanziamenti alle imprese.

L’analisi di Unimpresa ricorda anche che da settembre 2014 il costo del denaro è pari allo 0,05% e che gli istituti di credito italiani hanno sottoscritto ben 108 miliardi di euro di titoli della Bce a tasso zero, ossia circa il 30% degli oltre 300 miliardi erogati all’intero sistema bancario della zona euro.

Secondo il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, questo andazzo riguardo ai finanziamenti alle imprese è preoccupante: “La situazione è drammatica. Negli ultimi 12 mesi i finanziamenti alle imprese sono calati di 20 miliardi di euro. Ora speriamo in una inversione di tendenza sia per quanto riguarda gli affidamenti sia per i tassi. A nostro giudizio le misure approvate la scorsa settimana dal consiglio dei ministri relative alle banche potranno avere un impatto positivo sulle imprese. Gli istituti, che beneficeranno di tempi più rapidi sul recupero crediti e della possibilità di defiscalizzare le perdite sui prestiti in un solo anno, a questo punto non avranno più scuse sul versante dei prestiti sia alle aziende sia alle famiglie”.

Le nuove regole – conclude Longobardidanno maggior certezza e allineano l’ordinamento tributario italiano a quello degli altri Paesi membri dell’Unione europea. Un passo importante, da parte del governo sul versante della politica industriale, che deve riflettersi immediatamente sull’economia reale”.