Lavorare da casa? Bello, sì, ma…

Lavorare da casa? Bello, sì, ma…

Ci sono persone che per lavorare da casa e avere la possibilità di gestire al meglio il proprio tempo e le proprie esigenze farebbe carte false e chi, invece, trova l’home working noioso e ripetitivo. Di sicuro, però, lavorare da casa ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi e, se si tende più spesso a mettere l’accento sui primi, anche i secondi non sono pochi.

A farlo ci ha pensato Regus, il principale fornitore di spazi di lavoro flessibili, che con un’indagine internazionale ha rilevato che oltre il 50% (50,9% dato Italia e 52% media globale) dei professionisti intervistati dichiara di lavorare da casa molto spesso e spesso fuori ufficio, per almeno metà dei giorni lavorativi della settimana.

Una modalità di lavoro agile che comporta dei vantaggi, come la maggior flessibilità degli orari, l’ottimizzazione dei tempi evitando trasferimenti casa-ufficio nelle ore di punta e un miglior equilibrio tra vita lavorativa e tempo libero. Ma, secondo Regus, come in ogni cambiamento nelle abitudini consolidate sorgono delle criticità anche quando ci si trova a lavorare da casa.

Regus, nella sua inchiesta condotta a livello globale su un campione di 44mila manager e professionisti ha riscontrato negli intervistati che sono soliti lavorare da casa per molto tempo un profondo senso di solitudine (38% media globale), leggermente inferiore nel nostro Paese (28% il dato relativo all’Italia). Molto avvertito è anche il disagio dovuto a una minor interazione e possibilità di confronto con altri colleghi e professionisti (67% Italia e 64% media globale).

Inoltre il 40% degli italiani (62% media globale) avverte la necessità di programmare frequenti meeting, viaggi e incontri di lavoro fuori casa per compensare il senso di solitudine e isolamento che deriva dal lavorare da casa.

Rispetto alla tradizionale organizzazione di routine “casa-ufficio”, queste modalità di smart working o di lavoro agile a volte non sono del tutto comprese dalle famiglie, causando il timore in chi è solito lavorare da casa che la propria attività professionale venga sminuita e considerata meno importante. Una situazione particolarmente avvertita in Italia per il 45% degli intervistati, mentre il dato globale registra una media del 39%.

Un’altra considerazione degli intervistati, più collegata al benessere personale, riguarda il timore di ingrassare poiché, trascorrendo molto tempo a lavorare da casa alla scrivania si è tentati dagli snack fuori dall’orario dei pasti (il dato Italia e la media globale coincidono al 32%).

Ecco, in sintesi, il confronto fra il dato italiano e la media mondiale delle principali conclusioni del rapporto Regus:

  • il 50,9 % (52% media globale) dei professionisti segnala che lavorano fuori ufficio oltre la metà della settimana e molto spesso da casa;
  • Il 28% (38% media globale) dichiara di sentirsi solo e il 67% (64% media globale) avverte la mancanza di confronto con altri colleghi e professionisti;
  •    Il 40% (62% media globale) ha la necessità di organizzare meeting e viaggi di lavoro per sfuggire al senso di isolamento che deriva dal lavorare da casa;
  • Il 45% (39% media globale) teme che la sua famiglia percepisca che il lavoro svolto lontano dall’ufficio tradizionale sia meno importante;
  • Il 32% (media globale 32%) teme di ingrassare poiché a casa dispone di molti snack fuori pasto.