Mipaaf e Intesa Sanpaolo per le imprese dell’ agroalimentare italiano

Le grandi realtà del credito del Paese si muovono a sostegno delle imprese dell’ agroalimentare italiano. Proprio guardando al periodo per nulla facile in Borsa per le banche italiane, il protocollo di intesa siglato tra il ministero delle politiche Agricole alimentari e forestali e Intesa Sanpaolo sull’ agroalimentare italiano assume un’importanza strategica.

L’accordo, firmato nei giorni scorsi dal ministro Maurizio Martina e dal consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, prevede l’attivazione di un plafond di investimenti da 6 miliardi di euro in 3 anni per finanziare imprese e filiere produttive, oltre che per sostenere servizi finanziari dedicati alle esigenze dell’attività agroalimentare. Con questa intesa, i firmatari stimano possibile la creazione di almeno 70mila nuovi posti di lavoro e 10 miliardi di investimenti.

Il protocollo potenzia anche gli strumenti di garanzia e istituisce un programma formativo destinato agli imprenditori dell’ agroalimentare italiano. Toccherà a un team centrale e a una rete di specialisti territoriali di Intesa Sanpaolo, garantire supporto finanziario e consulenza alle imprese agricole, con la supervisione e il sostegno del ministero, delle associazioni e degli enti locali.

Altra priorità che i firmatari del protocollo di intesa si sono dati, è quella di rendere più agevole l’accesso al credito per le imprese dell’ agroalimentare italiano. Con una maggiore e più facile disponibilità finanziaria, queste aziende potranno impegnarsi in maniera più decisa nella propria opera di internazionalizzazione, effettuare investimenti maggiori e più mirati nelle rispettive filiere produttive, favorire l’innovazione tecnologica, la digitalizzazione e l’e-commerce, fondamentali per l’ agroalimentare italiano per crescere sempre di più all’estero.

Trovare lavoro? Ecco qualche dritta

Che cosa serve per trovare lavoro, oggi? Al di là delle raccomandazioni, della fortuna e della casualità, su cui è sempre meglio non fare troppo affidamento, è sempre più importante una gestione intelligente della propria immagine online, all’interno e all’esterno dei social network.

Perché, se trovare lavoro è un lavoro, è bene che ciascuno acquisisca gli strumenti per farlo al meglio e per renderlo efficace. Ecco perché è bene seguire con attenzione i consigli di chi aiuta a trovare lavoro per professione, come nel caso di Hays Response, divisione del gruppo Hays specializzata nella selezione di profili junior che ha messo a punto un decalogo (o meglio, un “esalogo”, visto che si tratta di 6 consigli) per utilizzare in maniera più incisiva possibile strumenti quali i social network e i cv online e offline.

  1. Rivoluzionare il proprio cv. Aggiungere al curriculum i link ai propri profili social e ad eventuali siti o blog personali, in modo che siano visibili ai recruiter anche elementi ormai sempre più importanti per trovare lavoro, come hobby, interessi ed esperienze di volontariato.
  2. Allineare i cv online e offline. Differenze o discrepanze nel contenuto tra le due versioni del cv possono penalizzare il candidato in sede di colloquio o persino tagliarlo fuori dal processo di selezione.
  3. Pragmatismo nella ricerca di una nuova posizione lavorativa. Individuare solo le posizioni più in linea con il proprio profilo e la propria esperienza per poter trovare lavoro in maniera efficace.
  4. Investire sul personal branding. Mostrarsi attivi sui propri profili social pubblicando o condividendo contenuti interessanti relativi al proprio ambito professionale, partecipare ai dibattiti nei gruppi, chiedere endorsement alle persone del proprio network.
  5. Spingere per il cambiamento. Per trovare lavoro in maniera più efficace è bene presentarsi alle aziende, dicono gli esperti di Hays, come “portatori sani di novità”, professionisti capaci di introdurre cambiamenti utili allo sviluppo del business e dell’azienda.
  6. Razionalizzare i contatti di LinkedIn. È inutile ampliare il proprio network estendendo l’invito anche a professionisti di altri settori lavorativi: meglio puntare sulla qualità della propria rete aggiungendo contatti strettamente legati alla propria attività ed eliminando quelli non funzionali.

Hai il pallino delle ristrutturazioni? Il franchising Rinnovacasa Energia fa per te

In questi anni di crisi economica e di crescenti criticità ambientali, la tematica delle energie rinnovabili e delle ristrutturazioni edilizie all’insegna dell’efficientamento energetico sono diventate all’ordine del giorno anche per le aziende in franchising.

I franchising del settore infatti, aiutati anche dagli incentivi statali per le ristrutturazioni e l’efficientamento, si sono moltiplicati e offrono interessanti opportunità di business, oltre al miglioramento del confort ambientale.

Uno di questi franchising è quello di Rinnovacasa Energia che, come comunica l’azienda, “è una soluzione chiavi in mano che ti accompagna con dedizione, trasparenza e professionalità, in tutto il tuo percorso di risparmio energetico, prendendosi carico di tutti gli ostacoli burocratici, regalandoti assistenza tecnica e finanziari”.

Dettagli

Superficie media del punto vendita: da 50 a 60 mq

Bacino d’utenza: almeno 500mila abitanti

Investimento iniziale: almeno 29mila euro

Fatturato medio annuo: almeno 500mila euro

Fee d’ingresso: nessuna

Royalties: nessuna

Durata del contratto: 6 anni

Per maggiori informazioni:  Gruppo Rinnovacasa

Come è cambiata Milano tra Expo e impresa

Se c’è un evento da ricordare per il 2015 appena trascorso, questo è senz’altro Expo 2015. L’Esposizione Universale ha cambiato l’immagine di Milano nel mondo e, in buona parte, anche il suo tessuto economico e produttivo.

Con 293mila sedi d’impresa attive (il 5,7% del totale nazionale), Milano si colloca infatti al secondo posto nella classifica delle province italiane dopo Roma che è prima con circa 346mila imprese (6,7%). Milano è prima però per numero di addetti con 1,9 milioni contro gli 1,4 di Roma, che è seconda. Terze sono Napoli per imprese (230mila) e Torino per addetti (698mila). È quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio su dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2015 e 2014.

Tra il 2014 e il 2015, le imprese del capoluogo lombardo crescono (circa +5mila, +1,6%) così come gli addetti (+0,7%). Tra i settori che pesano di più a Milano, si trovano le attività commerciali (25%), le costruzioni (13,7%), le attività immobiliari (10,4%) e manifatturiere (10,1%), le attività professionali (8,3%) e i servizi di alloggio e ristorazione (6,3%).

Rispetto al 2014 crescono soprattutto il settore noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+7,1%), le imprese nella sanità (+4,8%), le attività finanziarie (+4,5%), l’alloggio e la ristorazione (+4,4%).

Rispetto alla realtà italiana, l’impresa milanese è specializzata principalmente nelle attività immobiliari (10,4% contro 4,8% italiano), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (8,3% del totale contro il 3,4% italiano) e nei servizi di informazione e comunicazione (4,7% contro 2,2% italiano). Basso a Milano, invece, il peso dell’agricoltura, 1,2% delle imprese attive contro il 14,6% nazionale.

Estendendo lo sguardo alla regione, la Lombardia, con 816mila imprese attive e circa 3,7 milioni di addetti, pesa il 16% del sistema imprenditoriale italiano e il 23% degli addetti. Tra le province, dopo Milano che è prima con 293mila imprese e 1,9 milioni di addetti, vengono Brescia (108mila imprese e 385mila addetti) e Bergamo (86mila imprese e 351mila addetti), che si collocano anche nel panorama nazionale tra le prime 15 province italiane.

Nel 2015 si sono registrati andamenti negativi in tutte le province lombarde, tranne in quelle di Milano (+1,6% le imprese attive) e Monza e Brianza (+0,4%). I settori che hanno pesato di più nel 2015 sono stati il commercio (24% del totale), le costruzioni (16,8%) e le attività manifatturiere (12,1%); tra quelle che sono cresciute di più il noleggio e attività di servizi alle imprese (+6%).

Riciclaggio, il manuale dei commercialisti

I commercialisti italiani sono in prima linea nella lotta al riciclaggio. Lo dimostra la redazione, da parte del Consiglio nazionale della categoria, del Manuale delle procedure operative antiriciclaggio per gli studi professionali.

Si tratta di uno strumento operativo a tutti gli effetti che ha come obiettivo quello di facilitare il lavoro dei commercialisti italiani qualora si trovino ad avere a che fare con sospetti casi o pratiche di riciclaggio.

In questo modo i commercialisti si mettono al pari di altre categorie professionali nelle pratiche di sorveglianza e di lotta al riciclaggio, ispirandosi ai principi generali della normativa antiriciclaggio, la quale prevede che i professionisti applichino “idonei e appropriati sistemi e procedure in materia di obblighi di adeguata verifica, di segnalazione di operazioni sospette, di conservazione dei documenti, di controllo interno, di valutazione e gestione del rischio”.

Del resto, lo stesso ministero della Giustizia aveva auspicato e suggerito che professionisti e revisori individuassero apposite procedure interne in grado di garantire omogeneità di comportamenti di fronte a presunti casi di riciclaggio, assicurando una “pronta ricostruibilità a posteriori delle decisioni assunte”.

Secondo Attilio Liga, consigliere nazionale dei commercialisti delegato all’antiriciclaggio, “l’elaborazione del manuale ha costituito l’occasione per fornire ulteriori spunti di riflessione per l’individuazione e la valutazione del rischio di riciclaggio. Anche in tal caso i suggerimenti operativi presenti nel manuale costituiscono semplicemente una indicazione per agevolare i colleghi nella definizione di una procedura nell’ambito del proprio studio, tenendo conto della propria dimensione e della propria struttura organizzativa”.

Occhio alla scadenza del superbollo

Nonostante i buoni propositi del governo in materia di pressione fiscale, la tassazione sulle auto risulta ancora una di quelle più soffocanti, come dimostra, tra gli altri, il caso del superbollo che va in scadenza nei prossimi giorni.

Entro l’1 febbraio prossimo deve essere infatti pagato il superbollo (o addizionale erariale alla tassa automobilistica) da parte dei soggetti possessori, a vario titolo, di vetture e autoveicoli per il trasporto promiscuo di cose e persone che hanno potenza superiore a 185 Kw, il cui bollo con bollo è scaduto a dicembre 2015.

Ricordiamo che l’importo va calcolato moltiplicando per 20 euro ciascun kW eccedente il limite di 185 kW di potenza del veicolo per il quale deve essere pagata l’addizionale erariale.

Spesso questa tassa è pagata da parte di possessori di auto anche piuttosto datate. Ecco perché, nei piani del fisco, è una riduzione graduale dell’importo del superbollo a seconda della data di costruzione del veicolo. Al decorrere dei 20 anni dalla data di costruzione, è previsto un azzeramento del superbollo.

Social network e lavoro: trucchi e dritte

Abbiamo visto nei giorni scorsi come due dei social network più utilizzati e celebri, Twitter e LinkedIn, possono aiutare nella ricerca di un’occupazione o, meglio, come possono fare in modo che chi sta cercando un lavoro possa “vendersi” al meglio ad aziende e recruiter.

E per vendersi, o presentarsi al meglio utilizzando i social network, è importante anche sapere come utilizzarli in modo corretto, evitando errori che possano penalizzare l’efficacia del proprio profilo o, peggio, trasmette a recruiter e aziende un’immagine sbagliata se non distorta delle proprie skill.

Per capire quali sono i passi falsi commessi più spesso dai candidati sui social network e, soprattutto, per cercare di evitarli muovendosi invece in maniera corretta, Office Team di Robert Half ha elaborato un sondaggio su oltre 300 manager di ambito HR a livello globale, cercando di capire la percezione che hanno dei candidati sui social network.

Ebbene, una delle discriminanti più rilevanti emersa dal sondaggio, alla quale in pochi forse danno il giusto peso, è l’importanza della foto. Secondo il 35% degli intervistati, un’immagine inappropriata o inadeguata su un profilo di un social network ha lo stesso cattivo impatto di un commento inadeguato o negativo postato dal candidato, che nel 45% degli intervistati può essere fatale per l’assunzione.

Attenzione anche alla frequenza con cui si aggiornano le pagine personali. Profili sui social network poco aggiornati, incompleti o con scarsa interazione sono tutt’altro che utili per il 17% dei manager HR che ha partecipato al sondaggio.

Detto degli errori più comuni da evitare, Office Team dà anche qualche consiglio su che cosa fare per rendere il proprio profilo sui social network un’arma efficace in più per trovare un’occupazione.

Intanto, per quanto possa sembrare banale, si consiglia di curare grammatica e ortografia, tanto nelle parti di autopresentazione quanto, soprattutto, nel caso di commenti o discussioni con altri utenti. Allo stesso modo, è bene che ciascuno si mostri interessato e attivo negli ambiti professionali che gli pertengono. Il modo migliore per fare è condividere e commentare contenuti e notizie rilevanti per il proprio ambito professionale, senza paura di esporsi.

Infine, per gli esperti di Office Team, il social network dal quale non è possibile prescindere con una presenza attiva e strutturata è LinkedIn, con buona pace di Twitter. L’importante è che, anche in questo caso, il proprio profilo sia ricco, dettagliato e ben strutturato, privo di macchie o di errori.

E poi, un po’ di fortuna per essere notati da un recruiter non guasta mai…

Il nuovo Codice degli Appalti fa felici gli architetti

C’è soddisfazione da parte degli architetti italiani per l’approvazione del nuovo Codice degli Appalti. Non ne fa mistero il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, che è intervenuto con una nota in merito all’approvazione in via definitiva della legge delega sulla Riforma degli Appalti.

Secondo gli architetti italiani, “con il nuovo Codice degli Appalti si attua finalmente una svolta nel settore dei lavori Pubblici che premia la qualità e la centralità della progettazione. Oggi – prosegue la nota – si inaugura una nuova stagione di trasparenza, di efficienza, di partecipazione e di tempi e regole certi in un settore vittima, più di altri, di mafie e corruttele; una nuova stagione per riaffermare la qualità dell’architettura che rappresenta l’unica arma contro la cattiva sorte delle opere pubbliche e per avere, finalmente, buone architetture pubbliche, realizzate bene e al giusto costo e che rispondono concretamente ai bisogni dei cittadini”.

Siamo molto soddisfatti – continua la nota del Consiglioche nel testo siano state recepite tutta una serie di proposte e suggerimenti degli architetti italiani che da tempo si battono per riportare i lavori pubblici al rispetto di quei principi di semplificazione, legalità e certezza nella esecuzione fino ad oggi perduti, spesso a causa di norme sbagliate. Vanno sottolineati con favore alcuni dei più rilevanti punti della nuova legge: il superamento della vecchia Legge Obiettivo; il principio che le gare vengono aggiudicate sulla base di criteri di qualità del progetto con il superamento del principio del massimo ribasso; l’introduzione del débat public volto a rendere tutti i cittadini partecipi di un’opera pubblica; e, ancora, il trasferimento dell’incentivo del 2% per i dipendenti della pubblica amministrazione dalla progettazione delle opere alla fase di programmazione e predisposizione delle gare ed a quella di controllo, con la previsione di sanzioni in caso di mancati controlli e inadempimenti”.

Ora ci aspettiamo – concludono gli architetti italianiche si predispongano al più presto le conseguenti norme chiare e semplici in modo che il nuovo Codice sia al più presto operativo”.

L’ Agenzia delle Entrate approva la modulistica fiscale 2016

Con l’avvio del nuovo anno, l’ Agenzia delle Entrate procede all’aggiornamento e all’approvazione di tutta la modulistica necessaria alle grandi scadenze fiscali di primavera, per le imprese e per le famiglie.

Nello specifico, su sito dell’ Agenzia delle Entrate è possibile trovare e consultare le versioni definitive approvate dei modelli Iva, 770, 730 e della Certificazione Unica 2016. Insieme a ciascun modello, sono disponibili sul sito le relative istruzioni.

Rispetto al 2015, sui predetti modelli, l’ Agenzia delle Entrate ha predisposto alcune importanti novità:

  • modello Iva: introduzione della parte relativa allo split payment;
  • modello 770: riduzione dei dati da inserire a cura dei sostituti d’imposta;
  • modello 730: introduzione del due per mille per le associazioni culturali e del quadro K, attraverso il quale inviare la comunicazione dell’amministratore di condominio senza passare tramite il quadro AC del modello Unico Persone Fisiche;
  • Certificazione Unica: maggiori informazioni rispetto al modello 2015 e possibilità per i sostituti di imposta di inserire il codice fiscale del coniuge comunicato dai propri dipendenti, anche se non fiscalmente a carico, in modo che l’ Agenzia delle Entrate predisponga le informazioni del 730 in maniera più accurata.