La situazione precaria della PA italiana

Che la nostra Pubblica Amministrazione non goda di buona salute, già lo sospettavamo, ma, forse, speravamo che la situazione non fosse proprio disperata.
E invece, confrontata con i paesi europei, ne viene fuori un panorama a dir poco desolante: in pratica, solo Grecia, Croazia, Turchia e alcuni paesi dell’ex blocco sovietico sono messi peggio di noi, ma il nord Europa per noi rappresenta un esempio inarrivabile.

Si tratta di una speciale classifica che tiene conto di una serie di caratteristiche, a cominciare dalla qualità dei servizi ricevuti, ma anche l’imparzialità con la quale vengono assegnati e la corruzione.
Oltre ai dati medi nazionali, questa indagine consente di verificare anche le performance di ben 206 realtà territoriali. Il risultato finale è un indicatore che varia dal +2,781 ottenuto dalla regione finlandese Åland (1° posto in Ue) al -2,658 della turca Bati Anadolu (maglia nera al 206° posto). Il dato medio Ue è pari a zero.

L’Italia non è presente nelle prime trenta posizioni, per trovare la prima regione italiana si deve scendere al 36esimo posto, con Trento. Di seguito troviamo la Provincia autonoma di Bolzano al 39°, la Valle d’Aosta al 72° e il Friuli Venezia Giulia al 98°. Appena al di sotto della media Ue si posiziona al 129° posto il Veneto, al 132° l’Emilia Romagna e di seguito tutte le altre regioni italiane.

Il Sud ha una situazione particolarmente critica: ben sette regioni si collocano, infatti, nelle ultime 30 posizioni: la Sardegna al 178° posto, la Basilicata al 182°, la Sicilia al 185°, la Puglia al 188°, il Molise al 191°, la Calabria al 193° e la Campania al 202° posto. Solo Ege (Turchia), Yugozapaden (Bulgaria), Istanbul (Turchia) e Bati Anadolu (Turchia), presentano uno score peggiore della Pa campana. Tra le realtà meno virtuose anche una regione del Centro, il Lazio, che si piazza al 184° posto della graduatoria generale.

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi CGIA, ha commentato così questi risultati: “Con una Pa di questo livello gli effetti negativi si fanno sentire anche nel settore privato. Quando ci rapportiamo con il pubblico i ritardi, le informazioni inesatte, le procedure inutilmente complicate o addirittura vessatorie sono all’ordine del giorno. Tutto ciò si traduce in perdite di tempo e di denaro, magari per pagare consulenti in grado di aiutarci ad evadere tutta una serie di pratiche burocratiche spesso ridondanti. Ne risentono sia i comuni cittadini sia le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, con danni che si ripercuotono sul sistema-Paese”.

Ha aggiunto Renato Mason, Segretario della CGIA: “La sanità al Nord, le forze dell’ordine, molti centri di ricerca e istituti universitari italiani presentano delle performance che non temono confronti in tutta l’Ue. Tuttavia è necessario rendere più efficienti i servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, affinché siano sempre più centrali per il sostegno della crescita, perché migliorare i servizi vuol dire elevare il prodotto delle prestazioni pubbliche e quindi il contributo dell’attività amministrativa allo sviluppo del Paese”.

Vera MORETTI

Le abitudini degli italiani a San Valentino

San Valentino è arrivato anche quest’anno, inesorabile, e sono 12 milioni gli italiani che si apprestano a festeggiarlo.
Un’enormità, anche se il numero è in calo del 10%, ma che conferma la popolarità di questo giorno speciale, da dedicare a chi si ama.

Non si sa se questa diminuzione, rispetto al 2015, poiché nel 2016 non sono state fatte rilevazioni, dipenda da tante relazioni nel frattempo “scoppiate” o se il problema sia quello economico.

Ma, chi lo festeggerà, cosa ha in programma per la serata più romantica dell’anno? Il 20%, in realtà, non ha nulla di particolare in programma, ma non sarà a mani vuote, perché ha provveduto a fare un regalo alla dolce metà.
La maggior parte, il 67%, opta ancora per la cena a lume di candela, anche se il 47% di loro rimarrà in casa, cucinando per la persona amata, mentre il resto, che corrisponde a 4,3 milioni di persone, uscirà a cena.

Chi decide di uscire, inoltre, sceglie per il 62% il ristorante classico, mentre il 35% si dirigerà verso pizzerie e trattorie. Un misero 3% cenerà in posti particolari come battelli, tram, a seconda del luogo in cui si trovano.
In media, gli italiani spenderanno tra i 40 e gli 80 euro al ristorante, 20-40 euro in pizzeria, con picchi di 500 euro per chi vuole stupire la sua dolce metà.

Un fortunato 4% festeggia in viaggio, per una minivacanza che si aggira tra i 130 e 140 euro per chi soggiornerà in hotel, 200-600 euro in terme e Spa.

E i regali? La tradizione vince: 29% per i cioccolatini, 22% per i fiori, 27% per regali utili, e un misero 6% per i gioielli. Secondo le stime delll’indagine condotta da SWG, verranno comprati complessivamente 3,7 milioni di scatole di cioccolatini e 2,6 milioni di mazzi di fiori.
Tra chi sceglierà di dirlo con i fiori, uno su dieci acquisterà fiori dagli ambulanti improvvisati in strada, perché il 73% si recherà in un negozio specializzato e il 17% in un mercatino. Rose e composizioni speciali saranno le tipologie più scelte.

Ma, vivendo in un’era digitale, l’amore verrà dichiarato spesso e volentieri su whatsapp, dal 32% degli innamorati, mentre il 26% posterà il suo amore su Facebook e il 20% lo invierà via sms. Biglietti cartacei per il 18% e 4% per le email e i biglietti digitali.

Complessivamente, stimiamo che oggi gli italiani si scambieranno con il proprio partner oltre 2,1 milioni di bigliettini cartacei e circa 20 milioni di messaggini d’amore, tra sms e whatsapp: oltre 160 al secondo. Ancora più impressionante, però, la quantità di mail promozionali a tema San Valentino inviate agli italiani a febbraio: in media 10 ad internauta, per un totale di missive elettroniche stimabile in 350 milioni di missive elettroniche.

Vera MORETTI

Roberto Callioni presidente di Fondoprofessioni

E’ avvenuta lo scorso 26 gennaio l’elezione del nuovo presidente di Fondoprofessioni, ovvero il Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la formazione continua negli studi professionali e nelle aziende collegate.

Ad essere eletto, non a sorpresa in verità, è stato Roberto Callioni, una vecchia conoscenza, poiché ricopre già la carica di vicepresidente di Confprofessioni.
Il neo eletto ha accolto l’incarico con entusiasmo e tanta voglia di fare, poiché crede vivamente in questo progetto, che si pone come obiettivo principale quello di far interagire in modo ancora più concreto l’azione degli Enti Bilaterali e quella di Confprofessioni.

Callioni non ha nascosto che si tratta di una carica onerosa, ma sicuramente ha ribadito la sua importanza e il fatto che l’elezione sia avvenuta coinvolgendo gli esponenti di Giunta fa capire che il ruolo è delicato ma fondamentale.

Il nuovo presidente ha dichiarato: “La scelta scaturisce dalla determinazione di armonizzare ancora di più l’azione degli Enti Bilaterali con l’azione politica di Confprofessioni. In tal senso è stato deciso che le presidenze degli stessi vengano assegnate ad esponenti di Giunta. Un risultato prestigioso ma certamente molto impegnativo”.

Ecco la composizione totale del Consiglio di Amministrazione di Fondoprofessioni:
vicepresidente, Ivana Veronese (UIL); Francesco Longobardi (Confprofessioni); Maria Pia Nucera (Confprofessioni); Susanna Pisano (Confprofessioni); Giovanni De Baggis (Confedertecnica); Carmen Colangelo (CIPA); Danilo Lelli (CGIL); Paolo Terranova (CGIL); Rosetta Raso (CISL); Dario Campeoto (CISL); Pietro Giuseppe Bartolomei (UIL).

Vera MORETTI

Innovazione, Internazionalizzazione e Finanza: indispensabili per le imprese

Un importante in contro, su quelli che sono i tre principali aspetti che determinano lo sviluppo delle imprese, si svolgerà a Firenze il 16 febbraio.
L’incontro fiorentino, che si terrà all’Auditorium di Italia Comfidi e che si intitola Innovazione, Internazionalizzazione e Finanza: scenari e prospettive per le Imprese, è organizzato in occasione della II edizione del corso di alta formazione per “Esperto in gestione e utilizzo dei fondi europei”, che partirà il prossimo 10 marzo.
Innovazione, Internazionalizzazione e Finanza saranno, dunque, gli argomenti sui quali si discuterà, al fine di incrementare lo sviluppo delle imprese italiane, che senza seguire questi tre capisaldi difficilmente potrebbero imporsi sul mercato.

Per poter dire la propria e spiccare, in un mondo sempre più spietato e competitivo, occorre essere innovativi, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche organizzativo. Se consideriamo, infatti, che le imprese tradizionali partono, in primis, dal concetto di territorialità, si rende necessaria l’unicità e la capacità di distinguersi, proponendo, ad esempio, progetti sperimentali.

Una componente capace di fare la differenza è la spinta verso i mercati esteri, che negli anni di crisi ha permesso alle imprese più intraprendenti di sopravvivere e di non affossarsi in un mercato interno fermo e stagnante.
A questo proposito, il Ministero degli Esteri in questi anni ha rafforzato la rappresentanza e il supporto del Sistema Paese passando dal Made in Italy a quello del Made by Italy.
Cavalcare l’onda della fama di cui godono i prodotti italiani, questo è il concetto chiave che non deve mancare, e che può determinare il successo di un’azienda , se manca, il suo affossamento.

Terzo fattore indispensabile è la Finanza, essenziale per far funzionare correttamente i primi due. L’innovazione impatta direttamente sul credito che si trova sempre più spesso a dover valutare modelli di business che trascendono dal sistema delle garanzie tradizionali.

Vera MORETTI

Gli sprechi della Pubblica Amministrazione italiana secondo la CGIA

L’Ufficio Studi della CGIA ha voluto stimare e quantificare le uscite che l’Amministrazione Pubblica italiana potrebbe, invece, risparmiare se venisse utilizzata una maggior oculatezza.
Si tratta di una cifra enorme, perché la stima riguarda 16 miliardi di euro all’anno che potrebbero essere tranquillamente non spesi, che si raddoppierebbe probabilmente, se si potessero quantificare le spese riducibili ai falsi invalidi, a chi percepisce deduzioni/detrazioni fiscali non dovute o alla cattiva gestione del patrimonio immobiliare.

Ma non basta: se la nostra Amministrazione pubblica avesse in tutta Italia la stessa qualità nella scuola, nei trasporti, nella sanità e nella giustizia, solo per fare alcuni esempi, il nostro Pil aumenterebbe di 2 punti, ovvero di oltre 30 miliardi di euro, all’anno.

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, ha dichiarato: “Dopo aver approvato in fretta e furia una legge di Bilancio molto generosa sul fronte delle uscite, ora, dopo la richiesta da parte dell’Ue di correggere i nostri conti pubblici per 3,4 miliardi, il Governo decide di recuperarli agendo soprattutto sul fronte delle entrate. Non sarebbe il caso, invece, di intervenire in misura più aggressiva nei confronti della spesa pubblica improduttiva che risulta avere ancora dimensioni molto preoccupanti ?

Renato Mason, segretario della CGIA, ha poi aggiunto: “Ricordo che l’80 per cento circa delle merci italiane viaggia su gomma. E’ vero che grazie al rimborso delle accise gli autotrasportatori, solo quelli con mezzi sopra i 35 quintali, possono recuperare una parte degli aumenti fiscali che subiscono alla pompa. Tuttavia, nel caso scattassero gli incrementi di accisa, potrebbero verificarsi dei rincari dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei negozi e dei supermercati del tutto ingiustificati, penalizzando soprattutto le famiglie a basso reddito”.

Vera MORETTI

 

Via libera a Milano dopo la Brexit britannica

Il ministro degli Esteri Angelino Alfano è ben determinato ad approfittare della Brexit per far decollare ulteriormente Milano. Se, infatti, ci sono imprese che decidono di andar via da Londra, non dev’essere scontato che si trasferiscano a Francoforte. Il capoluogo lombardo ha tutte le carte in regola per rappresentare una valida alternativa.

Questo è quanto Alfano ha sostenuto in occasione della conferenza “Diplomazia economica: quale impatto sulla crescita del Paese – Il sostegno della Farnesina alle imprese italiane”, organizzata da Confindustria a Roma. Il ministro ha poi aggiunto: “Milano ha sempre avuto condizioni di contesto per il business e con le imprese che decidono di lasciare Londra dobbiamo avere la capacità di attrarle a Milano. La Farnesina è importante per la crescita e determinante per riuscire a spingere all’estero il sistema Italia. Io credo che sia vero quello che un’analisi indipendente dimostra, ossia che ci sia stato un impatto nell’ordine dell’1,1% del Pil relativamente alla forza della Farnesina a spingere le nostre imprese all’estero e questo si è tramutato in 234mila posti di lavoro all’estero. Possiamo fare di più”.

Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, ha poi voluto aggiungere: “Siamo in un contesto di politiche protezionistiche, l’Europa si dia una svegliata in termini di politiche economiche. Speriamo che presto anche in funzione di quello che sta succedendo negli Stati Uniti, l’Europa esprima una reazione che sia in grado di provocare shock positivi nell’economia e non solo subirli”.
Boccia non ha dimenticato i giovani, che vanno assolutamente inseriti nel mercato del lavoro, perché considerati una risorsa inestimabile da non sottovalutare.

Lo studio Prometeia attesta, considerando anche gli impatti diretti e indiretti, che il valore aggiunto generato in Italia dai progetti esteri supportati dalla Farnesina oscilla dai 10 (del 2014) ai 16 miliardi di euro (del 2015), quindi dallo 0,7% all’1,1% del Pil. E per ogni euro di valore aggiunto creato nelle imprese coinvolte in progetti supportati dalla Farnesina se ne generano nell’economia ulteriori 1,4 euro.

Forte di questi dati, Alfano ha aggiunto: “Abbiamo la possibilità di essere ancora più forti e dobbiamo proprio in questo tempo di rinascente protezionismo che è inaccettabile per noi che alcuni pretendano di venire a scorazzare nel nostro mercato e poi le nostre imprese trovano nei loro paesi vincoli politici e burocratici che creano problemi”.

Per quanto riguarda l’occupazione, sono stati 234mila i posti di lavoro sostenuti in Italia da progetti esteri supportati dalla Farnesina. Nel dettaglio sono 72mila posti diretti, 122mila indiretti e 40mila indotti.

La parte più importante dei progetti del biennio 2014/2015 riguarda gli impianti energetici, le infrastrutture e costruzioni e l’export di beni. Nello stesso biennio coinvolte più di 300 aziende, 86 della meccanica, 66 dei servizi, 50 delle costruzioni, 18 dell’elettrotecnica, 17 dei prodotti in metallo, 15 di treni, aerei e navi, 11 dell’energia, 9 alimentare, 6 dell’elettronica. Inoltre, il ministro ha sottolineato che il 61% delle gare all’estero premia le piccole e medie imprese, quindi il brand italiano va promosso sempre, con continuità, per ottenere risultati sempre più convincenti.

Vera MORETTI

Viaggi: sale la fiducia degli italiani anche nel 2017

L’indice di fiducia, che serve per capire gli umori e le sensazioni degli italiani, ha subito due importanti cambiamenti.
Prima di tutto, c’è una maggiore sensibilità al cambiamento, che permette di carpire in modo più preciso la percezione degli italiani. Inoltre, per renderlo di facile comprensione, la sufficienza è stata attestata ad un valore pari a 60.

Per quanto riguarda, nello specifico, i viaggi, l’indice di propensione da parte degli italiani è stato, a gennaio, di 63 punti, in crescita rispetto al mese precedente. Se poi si confronta con gennaio 2016 e gennaio 2015, si nota che i valori registrati sono rispettivamente pari a 62 e 60.

A fronte di questo risultato, Luca Patanè, Presidente di Confturismo-Confcommercio, ha dichiarato: “Il turismo si conferma essere il motore della crescita italiana ed è essenziale puntare sempre di più sul nostro settore”.

Il settore turistico quindi rimane uno dei capisaldi dell’economia italiana, nonostante la crisi economica che l’ha pesantemente sfavorito, poiché continua a crescere, annualmente, con tassi vicini all’1%.
Gli italiani continuano ad essere fiduciosi, e credono che il 2017 sarà migliore rispetto al 2016.

Quando si tratta di viaggi, gli italiani dimostrano di apprezzare particolarmente la componente culturale, tanto che due su tre nelle loro scelte e mete turistiche la considerano come fattore principale per la buona riuscita della vacanza. Anche se solo un italiano su due pensa che il patrimonio culturale italiano sia ben valorizzato.

Per quanto riguarda i progetti di viaggio per i prossimi mesi, si tratterà di vacanze relativamente corte, con durata media di 3,5 notti, con Toscana, Trentino Alto Adige, Lazio, Piemonte e Veneto tra le regioni preferite.

Vera MORETTI

INT sulle consulenze fiscali aggressive

L’Istituto Nazionale Tributaristi, era presente alla consultazione pubblica della Commissione Europea sulle consulenze aggressive fornite dai consulenti fiscali – Disincentives for advisors and intermediaries for potentially aggressive tax planning schemes – Intermediaries tax planning.
In merito, sono stati presentate opinioni relativi ad eventuali rischi ed aggravi che derivano dal controllo preventivo generalizzato dell’attività dei consulenti fiscali.

INT ha voluto precisare che, pur mantenendo la sua posizione favorevole circa il controllo su possibili consulenze aggressive fornite da consulenti fiscali, spera comunque che eventuali obblighi in capo al contribuente e/o all’intermediario abbiano specifici ambiti che tengano conto delle dimensioni del soggetto committente, della localizzazione e del valore dell’operazione derivante dalla consulenza aggressiva nonché del raggio d’azione ovvero inteso come numero dei paesi membri interessati da quella operazione.
Si tratterebbe di una precauzione necessaria per evitare che singoli paesi membri adottino al loro interno regolamenti che, se troppo generalizzati , creerebbero costi e burocratizzazione del lavoro degli intermediari dei contribuenti riducendo l’efficacia del controllo delle effettive consulenze aggressive.

A questo proposito, Riccardo Alemanno, presidente nazionale INT, ha voluto precisare: “Abbiamo sottolineato che siamo ovviamente pienamente d’accordo sul contrastare atti e comportamenti che possano creare situazioni di elusione e/o evasione, ma siamo altrettanto convinti che vadano posti dei limiti alle consulenze da controllare. Limiti che a nostro avviso devono tenere conto della localizzazione dei committenti e dei Paesi ove sarà svolta l’attività, l’importo e la natura dell’ operazione nonché la natura giuridica dei soggetti imprenditoriali coinvolti. La preoccupazione deriva dal fatto che, gli Stati membri possano poi emanare norme troppo invasive dell’attività dei consulenti fiscali e delle imprese assistite. L’elusione e l’evasione si combattono con norme mirate, la generalizzazione di nuovi obblighi in capo all’impresa ed al consulente fiscale provocherebbe solo la ulteriore burocratizzazione delle attività e questo va assolutamente evitato”.

Ovviamente, INT auspica che tutte le organizzazioni rappresentative dei consulenti fiscali presentino i propri pareri in merito, poiché è proprio chi opera nel settore che ha maggior facoltà di dare pareri preventivi, soprattutto nella fase di formazione delle norme.

Vera MORETTI

RTI contro la riforma sui voucher

L’utilizzo diffuso dei voucher, da parte delle imprese, rappresenta una buona soluzione, e forse l’unica ad oggi, per remunerare prestazioni saltuarie ed occasionali, anche nell’ottica della battaglia contro il lavoro nero, oltre, ovviamente, all’opportunità di occupazione e di guadagno legale. Non si tratta, dunque, di un abuso, ma di un modo per legittimare un lavoro
Per questi motivi Rete Imprese Italia difende a spada tratta questa modalità, perché va a contrastare il lavoro nero, e quindi si pone contro qualsiasi ipotesi di riforma che limiti la possibilità di impiego dei voucher.

I motivi sono chiarissimi: evitare, in primo luogo, riforme che non rispecchierebbero le attuali e reali esigenze del mercato del lavoro, e che quindi rischierebbero di frenare la libertà di iniziativa economica.
Ricordiamo che, per come sono utilizzati dagli imprenditori, permettono ai lavoratori occasionali di ricevere un compenso regolare e tracciabile, cosa che altrimenti non sarebbe possibile.

Rete Imprese Italia cita rilevazioni statistiche dell’Inps per sottolineare che nonostante la crescita del numero di committenti, prestatori e voucher, questo strumento continua a coprire prestazioni saltuarie ed occasionali e che riguardano per il 63% categorie di lavoratori che grazie ai voucher posso incrementare il loro reddito e per il 37% soggetti disoccupati o inoccupati in attesa di entrare o rientrare nel mercato del lavoro.

Ovviamente, la soluzione ottimale sarebbe ottenere, al posto di voucher per collaborazioni occasionali, un contratto, se non a tempo indeterminato, almeno a tempo determinato, per dare una continuità, ma anche una dignità a chi fatica ad entrare nel mondo del lavoro. Ma, se l’alternativa ad oggi sarebbe quella del lavoro nero, ben vengano i voucher, che hanno il pregio di contrastare questa piaga, ancora ben presente in Italia e lontana dall’essere risolta.

Vera MORETTI

Toscana sempre attenta a professionisti e giovani

Franco Pagani, vice presidente di Confassociazioni ha annunciato che sono state approvate le modifiche della Legge regionale Toscana 73/2008. Questo significa che la giunta presto delibererà per fare in modo che anche i professionisti possano avere accesso ai fondi destinati alle pmi.

Pagani, che è anche vice presidente della Commissione Regionale dei Soggetti Professionali, ha dichiarato: “La Toscana, come già aveva fatto in precedenza, continua ad essere un positivo paradigma per tutti gli altri legislatori regionali della nostra Italia, adottando interventi a bassissimo costo economico, ma dall’alto contenuto in termini di ricadute positive sul tessuto produttivo. Frutto di un grande lavoro di concertazione dell’intera commissione regionale, tale modifica legislativa, a parte leggere sfumature velocemente e unitamente risolte, ha trovato pieno riscontro nella giunta e poi in consiglio. Tanto che, nella sua forma attuale, la Legge 73/2008 dà un importante impulso alla sinergia interprofessionale e alla capacità strategica, tipica del mondo delle professioni intellettuali, nell’interagire con l’istituzione regionale”.

Sono stati sottolineati tre punti essenziali:

  • L’allineamento della legge alle novità intervenute con la Legge 4/2013, la quale ha regolamentato le professioni prive di proprie leggi istitutive e di relativo ordinamento;
  • Il miglioramento dell’assetto funzionale della commissione;
  • L’istituirsi di un osservatorio delle professioni intellettuali toscane con il riconoscimento dell’alto valore aggiunto in termini di innovazione, struttura e produzione di PIL.

Tutto ciò porterebbe ad una serie di benefici, a cominciate dallo sviluppo di una rete a disposizione dell’intera collettività e un concreto sostegno per i giovani, i quali spesso vengono penalizzati dal mondo del lavoro.

Vera MORETTI