Elmec, una delle realtà IT leader del Made in Italy

Il 2016 è stato un anno record per Elmec, una delle più grandi realtà private italiane nel settore IT, poiché ha registrato un incremento del fatturato del 15% rispetto all’anno precedente, arrivando a quota 182 milioni di euro.

Elmec Informatica si occupa di soluzioni e servizi IT per le aziende, vanta ben sette sedi in Italia e una in Svizzera, e un network di 5.000 tecnici attivi in più di 60 Paesi, dimostrando una solidità sul mercato davvero notevole.

Per arrivare a risultati del genere, l’azienda varesina ha investito oltre 70 milioni di euro nello sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche che meglio interpretano le nuove esigenze delle aziende, come ad esempio la realizzazione di un innovativo data center Tier IV che ospita 6 sale server con una potenza di 2.400 Mw, inaugurato esattamente un anno fa, a Brunello in Provincia di Varese.

Elmec punta su un modello di sustaining innovation, ovvero di sviluppo delle tecnologie già in uso nella maggior parte delle aziende italiane, spesso caratterizzate da architetture IT complesse e fortemente personalizzate. In questo modo, Elmec si propone di gestire la complessità dell’IT delle aziende con strumenti e competenze in grado di ottimizzare i processi più comuni, permettendo così alle risorse aziendali di concentrarsi su altri aspetti.

Grazie a un’infrastruttura di eccellenza Elmec è riuscita ad ottenere da SAP le certificazioni Cloud Services, Operation Services for SAP HANA e Infrastructure Operation Services posizionandosi come riferimento infrastrutturale nei processi di migrazione a SAP HANA.
Ad oggi, l’azienda conta 600 dipendenti, ma sono previste integrazioni di altre 40 figure, che possano supportare l’investimento in ambito tecnico e commerciale in atto.

Vera MORETTI

Chiarimenti relativi al modello F24 a saldo zero

L’Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti relativi alle modalità applicative dell’Istituto del ravvedimento operoso nell’ipotesi di omessa o ritardata presentazione del modello F24 a saldo zero.
Nel dettaglio sono state fornite indicazioni circa la corretta modalità di determinazione delle somme dovute a titolo di sanzione, anche alla luce delle diverse misure di riduzione introdotte dalla Legge di Stabilità 2015.

Il modello F24 deve essere utilizzato da tutti i contribuenti per il versamento di tributi, contributi e premi. È definito “unificato” perché permette di effettuare, con un’unica operazione, il pagamento delle somme dovute, compensando il versamento con eventuali crediti.

Con questo modello si pagano: imposte sui redditi (Irpef, Ires); ritenute sui redditi da lavoro e sui redditi da capitale; Iva; imposte sostitutive delle imposte sui redditi, dell’Irap e dell’Iva; imposta sostitutiva sulle vendite immobiliari; altre imposte sostitutive (sugli intrattenimenti, sulle scommesse e giochi, eccetera); Irap; addizionali regionale e comunale all’Irpef; accise, imposta di consumo e di fabbricazione; contributi e premi (Inps e Inail); diritti camerali; interessi; Imu, Tari e Tasi; tributi speciali catastali, interessi, sanzioni e oneri accessori per l’attribuzione d’ufficio della rendita presunta; Tosap/Cosap (per i Comuni che hanno stipulato apposita convenzione con l’Agenzia); somme dovute in relazione alla presentazione della dichiarazione di successione (imposta sulle successioni, imposte ipotecaria e catastale, tasse ipotecarie, imposta di bollo, tributi speciali, nonché i relativi accessori, interessi e sanzioni).
Con il modello F24 vanno, inoltre, versate tutte le somme (compresi interessi e sanzioni) dovute in caso di: autoliquidazione da dichiarazioni; ravvedimento; controllo automatizzato e documentale della dichiarazione; avviso di accertamento (in caso di omessa impugnazione); avviso di irrogazione di sanzioni; istituti conciliativi di avvisi di accertamento e irrogazione di sanzioni (accertamento con adesione, conciliazione giudiziale).

I titolari di partita Iva hanno l’obbligo di effettuare i versamenti fiscali e previdenziali esclusivamente in via telematica:
direttamente, tramite il servizio telematico utilizzato per la presentazione delle dichiarazioni fiscali oppure mediante i servizi di home banking delle banche e di Poste Italiane, o i servizi di remote banking (Cbi) offerti dal sistema bancario tramite gli intermediari abilitati al servizio telematico Entratel che aderiscono a una specifica convenzione con l’Agenzia delle Entrate e utilizzano il software fornito loro gratuitamente dall’Amministrazione oppure si avvalgono dei servizi online offerti dalle banche e da Poste Italiane.

I contribuenti non titolari di partita Iva, oltre che in via telematica, possono presentare il modello F24 presso qualsiasi sportello degli agenti della riscossione, una banca, un ufficio postale.

A partire dal 1° ottobre 2014, i versamenti effettuati con il modello F24, sono eseguiti:

  • esclusivamente mediante i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, nel caso in cui, per effetto delle compensazioni effettuate, il saldo finale sia di importo pari a zero;
  • esclusivamente mediante i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate e dagli intermediari della riscossione convenzionati, nel caso in cui siano presenti compensazioni e il saldo finale sia di importo positivo.

Il contribuente può compensare gli importi a credito di propria spettanza con debiti inerenti a tributi, contributi o premi, indicati nello stesso modello F24, tenendo presente che deve essere indicato, quale importo massimo di credito compensato, l’importo necessario all’azzeramento del totale dei debiti indicati nelle varie sezioni: il saldo finale del modello non può essere mai negativo, così come non deve essere negativo il saldo della singola sezione nel caso se ne compili solo una.

Il modello, quindi, non può chiudere mai con un’eccedenza di credito, ma può chiudere a zero o con un saldo positivo, cioè con un importo da versare. L’eventuale eccedenza di credito spettante potrà essere compensata, sempre nel rispetto del medesimo criterio, in occasione di pagamenti successivi.
Il modello va compilato e presentato anche nel caso in cui nulla risulti dovuto a seguito della compensazione, cioè quando il saldo finale è pari a zero (articolo 19, comma 3, Dlgs 241/1997).

Prima delle modifiche introdotte dalla legge di stabilità per il 2015, per potere usufruire del ravvedimento, era necessario che la violazione non fosse già stata constatata e notificata a chi l’aveva commessa e che non fossero iniziati accessi, ispezioni e verifiche o altre attività di accertamento (inviti a comparire, richiesta di esibizione di documenti, invio di questionari) formalmente comunicate all’autore.
Tali preclusioni, per i tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate, non operano più e il ravvedimento è inibito solo dalla notifica di atti di liquidazione o di accertamento (comprese le comunicazioni da controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni).

La stessa legge 190/2014 è intervenuta anche sulla tempistica del ravvedimento, introducendo nuove fattispecie nell’articolo 13 del Dlgs 472/1997 (lettere a-bis, b-bis, b-ter e b-quater), con cui è prevista la riduzione delle sanzioni:

  • a un nono del minimo, se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni avviene entro 90 giorni dalla data dell’omissione o dell’errore ovvero dal termine per la presentazione della dichiarazione in cui l’omissione o l’errore è stato commesso;
  • a un settimo del minimo, se la regolarizzazione avviene entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione ovvero entro due anni dalla stessa, quando non è prevista dichiarazione periodica;
  • a un sesto del minimo, se la regolarizzazione avviene oltre il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione ovvero oltre due anni dalla stessa, quando non è prevista dichiarazione periodica;
  • a un quinto del minimo, se la regolarizzazione avviene dopo la constatazione della violazione con un processo verbale.

Per quanto alla sanzione da corrispondere nel caso di omessa presentazione dell’F24 a saldo zero, il documento di prassi precisa che la stessa è determinata in maniera diversa a seconda dell’arco temporale in cui la violazione viene regolarizzata.

Perciò, la riduzione a 1/9 (regolarizzazione entro 90 giorni) si applica con riferimento alla sanzione base di:

  • 50 euro, se l’F24 con saldo zero è presentato con ritardo non superiore a cinque giorni lavorativi (5,56 euro)
  • 100 euro, se l’F24 con saldo zero è presentato con ritardo superiore a cinque giorni lavorativi ma entro novanta giorni dall’omissione (11,11 euro).

Oltre i 90 giorni, la sanzione base cui commisurare la riduzione è sempre quella di 100 euro. Pertanto, la sanzione è pari a:

  • 12,50 euro (1/8 di 100 euro), se l’F24 con saldo zero è presentato entro un anno dall’omissione
  • 14,29 euro (1/7 di 100 euro), se l’F24 con saldo zero è presentato entro due anni dall’omissione
  • 16,67 euro (1/6 di 100 euro), se l’F24 con saldo zero è presentato oltre due anni dall’omissione
  • 20 euro (1/5 di 100 euro), se l’F24 con saldo zero è presentato dopo la consegna di un Pvc.

La risoluzione, infine, a proposito dell’ammontare di tali sanzioni, puntualizza che:
non opera la regola del troncamento dei decimali, prevista quando la riduzione è applicata a un importo espresso in lire (la sanzione base stabilita dall’articolo 15, comma 2-bis, Dlgs 471/1997 è attualmente espressa in euro)
conseguentemente, le sanzioni ridotte sono state arrotondate al centesimo di euro.

Vera MORETTI

Successo in Germania per Moda Made in Italy, fiera della calzatura

Si è chiusa lo scorso 21 marzo al MOC, Munich Order Center di Monaco di Baviera, la 48esima edizione di Moda Made in Italy, la manifestazione organizzata da Assocalzaturifici che ormai è diventata un punto di riferimento per il mondo delle calzature in Germania, tanto che quest’anno ha registrato 1400 presenze.

Alla fiera hanno partecipato ben 215 marchi, con un’esposizione che gi presentava le novità per le collezioni autunno-inverno 2017/2018.

Ha avuto buon successo anche lo stand dedicato all’artigianato di qualità Made in Italy, dove era possibile assistere in diretta alla creazione della scarpa italiana, grazie all’abilità degli artigiani calzaturieri.
Ciò, oltre all’affluenza così massiccia, ha dimostrato come la Germania rappresenti un mercato fondamentale per l’Italia, tanto da assorbire il 17% del totale dell’export di casa nostra.

A questo proposito, Giovanna Ceolini, vice presidente di Assocalzaturifici, ha dichiarato: “Moda Made in Italy è un appuntamento immancabile per il mondo della calzatura in Germania. La manifestazione ha confermato la propria centralità per tutte le imprese che lavorano per il mercato tedesco che nel 2016, dopo il recupero del 2015, ha mostrato positivi segnali di tenuta, in un contesto mondiale della domanda generalmente poco premiante. E il suo ruolo di piattaforma di business strategica che copre un’area significativa che va dalla Svizzera all’Austria fino alla Repubblica Ceca. La nostra fiera vuol dire business a trecentosessanta gradi. Proprio per questo, Assocalzaturifici ha in programma un piano di rafforzamento e valorizzazione della manifestazione perché buyer ed espositori trovino ambienti più accoglienti, dallo stile moderno e funzionale, grazie all’introduzione di una serie di novità che renderanno più alto il livello dei servizi a disposizione delle aziende espositrici e dei nostri visitatori”.

Appuntamento alla prossima edizione di Moda Made in Italy, in programma dal 6 all’8 ottobre 2017 sempre a Monaco.

Vera MORETTI

Un questionario per controllare dominus e commercialisti tirocinanti

Il Consiglio nazionale dei Commercialisti ha annunciato, tramite la Nota informativa 14/2017 inviata agli Ordini territoriali della categoria, una novità importante che riguarderà in particolare i tirocinanti, ai quali verrà sottoposto un questionario che servirà a rafforzare i controlli sulle attività da loro svolte, che servirà per “verificare con maggiore puntualità il rispetto delle norme deontologiche da parte del dominus”.

Nella Nota si legge: “Nell’ambito dei controlli che il Consiglio dell’Ordine è chiamato ad effettuare il colloquio periodico anche a campione con il tirocinante – pur rappresentando, accanto alla verifica semestrale del libretto del tirocinio – solo una delle modalità attraverso la quale la vigilanza può essere effettuata, appare indubbiamente lo strumento di controllo più efficace”.
Questo significa che il colloquio “non solo permette di accertare in concreto la veridicità delle indicazioni obbligatorie nel libretto ai fini della verifica dell’attività svolta dal tirocinante, ma può essere anche occasione per verificare il rispetto delle norme del Codice deontologico da parte sia dei tirocinanti, ai quali le norme deontologiche si applicano in quanto compatibili, sia dei professionisti che svolgono la funzione di dominus. Il Codice deontologico prevede una serie di doveri ben precisi finalizzati a rendere effettive le potenzialità offerte dall’esperienza di praticantato, in particolare con gli articoli 35 e 37”.

Il questionario prevede anche l’acquisizione di informazioni relative ai comportamenti tenuti dal dominus, sia per ciò che riguarda l’aspetto organizzativo del tirocinio, sia per quel che riguarda il suo trattamento economico.
Si tratta di sette domande, le cui risposte serviranno per capire se i tirocinanti sono ammessi quale uditori alla trattazione delle pratiche con i clienti e con i terzi, se hanno il permesso di svolgere, contestualmente al tirocinio, gli studi universitari specialistici o magistrali conformemente alle indicazioni fornite dal Consiglio Nazionale, se vengono affidati loro solo compiti meramente esecutivi, se è consentito di partecipare a convegni e corsi di formazione professionale, se hanno ricevuto copia del codice deontologico, se è stato loro riservato un idoneo ambiente di lavoro e, infine, se viene riconosciuto un compenso o un rimborso spese.

Nel caso in cui emergessero profili di non conformità alle regole deontologiche, verranno fatti accertamenti tramite riscontro con il dominus, e se la situazione di criticità dovesse permanere anche dopo questo controllo incrociato, il Consiglio dell’Ordine dovrà trasmettere la segnalazione al Consiglio di Disciplina, il quale potrà valutare i comportamenti del dominus anche alla luce del Codice delle sanzioni, le cui norme sono entrate in vigore lo scorso 1° gennaio.

I consiglieri nazionali Giorgio Luchetta e Sandro Santi, delegati alla Deontologia e al Tirocinio, hanno spiegato: “Il rafforzamento dei controlli sulle modalità di svolgimento del tirocinio e sul rispetto da parte del dominus delle norme deontologiche nasce dalla volontà del Consiglio nazionale di verificare la puntuale applicazione del codice deontologico e di quello delle sanzioni, ma anche dalla necessità, da noi fortemente avvertita, di tutelare sempre più i giovani, futuri colleghi, che vanno messi nelle condizioni migliori per conoscere i loro doveri e i loro diritti. Tanto più in una fase in cui proprio presso le nuove generazioni la nostra professione mostra chiari segni di perdita di appeal”.

Vera MORETTI

Voucher addio: ecco quali sono le conseguenze

L’eliminazione definitiva dei voucher è stata accolta con pareri molto contrastanti tra loro, ma, per la maggior parte di coloro che hanno voluto esprimere la loro opinione, si tratta di un grave errore, che rischia di danneggiare il dinamismo d’impresa e la flessibilità del lavoro.

L’errore sta nel chiudere definitivamente le porte, ad esempio, ai mini-jobs, ai quali generalmente si ricorre nei periodi di picchi di attività. In questi casi, cosa fanno le imprese, soprattutto quando si tratta di pmi? Assumono, a tempo determinato, nuove risorse, che nella maggior parte dei casi sono giovani pieni di entusiasmo in cerca delle prime esperienze lavorative, che vengono retribuiti regolarmente ricorrendo ai voucher.

Questi buoni, dunque, servivano per regolarizzare posizioni altrimenti equivoche, che altrimenti rimarrebbero nel limbo del lavoro nero, dunque impossibile da inserire nei propri curriculum.

In particolare, si ricorreva ai voucher per i lavori stagionali, soprattutto in ambito turistico, e infatti la loro cancellazione porterà alle imprese del settore, già sfavoriti dalla crisi economica degli ultimi anni, una serie di problematiche e danni al momento impossibili da calcolare.
Considerando, però, che il turismo rappresenta, per l’Italia, una risorsa inestimabile e che, proprio per la sua flessibilità e variabilità, ha nel dinamismo una delle sue caratteristiche principali, è facile prevedere che i prossimi mesi saranno piuttosto complicati.

Ma, voucher o no, il lavoro occasionale continuerà necessariamente ad esistere, ma verrà sottoposto alla vigilanza di enti bilaterali per evitare problematiche ed ulteriori polemiche, anche se ad oggi si tratta di una proposta solo teorica.
Vedremo presto cosa accadrà.

Vera MORETTI

Più di un milione le famiglie italiane senza reddito da lavoro

Le tabelle dell’Istat con i dati aggiornati al 2016 confermano che sorpassa il milione il numero delle famiglie senza redditi da lavoro.
C’è una leggera flessione rispetto al 2015, poiché se prima si trattava di 1 milione 92 mila, ora sono 1 milione 85 mila (-0,7%), ma le cose non cambiano di molto.

Si tratta comunque di nuclei familiari dove tutti i componenti attivi sono disoccupati, e che dunque ricavano reddito non dall’impiego ma da altre fonti, come rendite o pensioni e, in percentuale, si tratta del 6,6% delle famiglie presenti sul mercato del lavoro.

Tra queste, 448 mila sono coppie con figli e 290 mila sono famiglie con un solo componente, single, più spesso uomo che donna, 178 mila contro 113 mila. Seguono 222 mila nuclei mono-genitore e 80 mila coppie senza figli.
La maggior parte si trova a Sud (587 mila), che precede sia il Nord (300 mila) che il Centro (198 mila). Analizzando il tasso di disoccupazione delle persone tra i 25 e i 64 anni e incastrando i dati con il loro ruolo in famiglia, si nota come i valori più alti si registrino per i mono-genitori (12%), mentre i single se la cavano meglio (8,4%).

Per quanto riguarda le coppie con figli, più questi aumentano, più sale anche il tasso di disoccupazione (7,3% se c’è solo un figlio, 7,7% se due e 10% per tre o più). I coniugi o conviventi senza bambini si fermano al 7,6%.

Inoltre, sono 970 mila le famiglie, con e senza figli, dove la donna risulta occupata a tempo pieno o part time, mentre l’uomo è in cerca di occupazione o inattivo, ovvero pensionato o comunque fuori dal mercato del lavoro. Le famiglie monogenitore dove c’è solo la madre ed è disoccupata sono 192 mila e la cifra è in aumento del 5%.

Vera MORETTI

Proroga fino al 21 aprile per la rottamazione delle cartelle Equitalia

Sta per arrivare dal governo un decreto legge che porterà ad una proroga fino al 21 aprile per l’adesione alla definizione agevolata delle cartelle esattoriali, originariamente prevista per il prossimo 31 marzo.
Questa proroga era già stata inserita come emendamento al decreto terremoto, ma era stata bocciata dalla Commissione Ambiente della Camera perché ritenuta non attinente alla materia del provvedimento. Per questo motivo, il governo ora rimedierà a questa mancanza con un decreto.

Questa rottamazione consiste in una sanatoria delle cartelle esattoriali, multe comprese, ma anche delle notifiche di accertamento dell’Agenzia delle Entrate su Irpef, Irap, Ires, contributi previdenziali e Inail e Iva, esclusa quella da import, con l’ottenimento di una riduzione delle somme dovute, poiché su tasse e contributi la rottamazione consentirà infatti di non pagare le sanzioni e i salatissimi interessi di mora, anche se resta quanto dovuto ad Equitalia.
Ovviamente si deve pagare per intero l’importo relativo a tasse, contributi e multe con l’aggiunta delle spese legali, uno 0,5% che scatta dal mancato versamento della somma dovuta alla data di notifica della cartella esattoriale.

Per presentare la domanda c’è tempo fino al 21 aprile, ed entro il 15 giugno Equitalia comunicherà i nuovi importi da pagare, ratealizzabili in cinque rate.
Le prime tre, pari al 70% dell’importo complessivo, si dovranno saldare entro luglio, settembre e novembre del 2017, mentre la quarta rata andrà saldata entro aprile del 2018 e l’ultima a settembre dello stesso anno. Sarà comunque Equitalia a inviare a casa i bollettini con importi e scadenze. L’importante è non saltarne nemmeno una, poiché in questo caso si dovrà pagare tutto l’importo in un’unica soluzione comprensivo di more e sanzioni.

Vera MORETTI

Aumenta il fatturato delle pmi che introducono nuovi prodotti sul mercato

Una recente ricerca effettuata da Confartigianato ha confermato che il 41,3% delle piccole imprese svolge attività finalizzate ad introdurre innovazioni al proprio prodotto.
Tra queste, ben il 38,8%, che nella totalità rappresenta l’11,1%, ha introdotto un prodotto o un servizio completamente innovativo, anche se si tratta di una percentuale media, con picchi in alcuni settori, come ad esempio il manifatturiero, che arriva a 41,5%, con un aumento di 2,6 punti nell’ultimo triennio analizzato.

Tra le imprese innovatrici, inoltre, il 16,9%, pari al 4,8% delle piccole imprese, ha introdotto un prodotto che rappresenta una novità anche per il mercato internazionale.

Ovviamente, i ricavi generati da questi nuovi prodotti pesano notevolmente sul bilancio aziendale, con una percentuale che arriva addirittura al 17,2%, superiore di 2,6 punti rispetto al 14,6% della media delle imprese da cui si stimano ricavi delle piccole imprese innovatrici generati da prodotti nuovi pari a 25,2 miliardi di euro.

Il 10,1% del fatturato delle piccole imprese è determinato da prodotti introdotti per la prima volta sul mercato di riferimento, quota superiore di 2,5 punti percentuali alla media di 7,6% del totale delle imprese.

In tre anni la quota fatturato da prodotti nuovi per il mercato, è cresciuta di 3,1 punti, aumento diffuso in tutti i settori , ma in particolare, ancora una volta, nel manifatturiero.

Vera MORETTI

Domani a Milano appuntamento con l’ultimo convegno sugli investimenti esteri

Domani, 22 marzo, dalle 10 si terrà, presso ICE AGENZIA, con sede in corso Magenta a Milano, un convegno dal titolo “Investimenti esteri: risorsa odierna, speranza di domani”, che fa parte degli appuntamenti che hanno affrontato questo interessante tema ed organizzato da Confassociazioni International, unitamente a Confassociazioni, Unioncamere e ICE.

A presentare questo quinto e ultimo appuntamento è stato Salvo Iavarone, presidente di Confassociazioni International.
Ecco le sue parole: “Si è partiti dalla Camera di Commercio di Torino nel gennaio 2016, quindi Venezia, Roma, poi tappa al Sud presso la Camera di Commercio di Salerno. Diversi gli interventi autorevoli: Piero Fassino e Licia Mattioli a Torino, l’Università Cà Foscari e la Zoppas a Venezia, il Presidente Unioncamere Ivan Lo Bello, il MISE, la Bnl Gruppo Bnp Paribas e tanti altri. Dopo i miei saluti e quelli del Direttore dell’Ufficio ICE di Milano, Marinella Loddo, i rappresentanti delle Regioni interverranno in prima sessione, illustrando quanto avviene sui loro territori rispetto a questo segmento dell’ economia. Quindi in chiusura Mattia Adani del MISE e Roberto Luongo di Agenzia ICE illustreranno quanto l’Italia stia facendo per favorire investimenti da oltreconfine”.

Il lavoro è durato, in tutto, un anno, poiché l’argomento certamente lo richiedeva, e infatti le problematiche e le criticità sono emerse, come ha confermato lo stesso presidente: “Abbiamo lavorato un anno su questo argomento. Emergono dati contrastanti, soprattutto in merito alle differenze tra i vari territori e siamo convinti che ci sia molto da lavorare, sia per comprendere bene cosa accade e cosa potrà accadere in futuro, sia per incentivare gli investimenti dall’ estero”.

Vera MORETTI

Imprese femminili? Il Lazio è in pole position

Le imprese femminili in Italia sono in continua crescita, come ha testimoniato Unioncamere in una ricerca da poco condotta, e, in particolare, sono aumentate sensibilmente in Lazio, dove nel 2016 ne sono state fondate ben 2.516 in più rispetto all’anno precedente, pari ad un incremento dell’1,82%.
Si tratta di una regione che, più di altre, sta dando il suo contributo affinché le aziende in rosa assottiglino il gap, ancora marcato, con le imprese maschili e che, a fine dello scorso anno, le ha viste raggiungere quota 1 milione e 321.862 unità.

Ma come va la situazione nelle altre regioni d’Italia? Dietro il Lazio ci sono la Basilicata (+1,77% e +279), la Calabria (+1,56% e +665) e la Campania (+1,19% e +1.557).
Modeste riduzioni dello stock si registrano invece nelle Marche, in Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, come conferma l’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere.

A questo proposito, Tiziana Pompei, vice segretario di Unioncamere, intervenendo all’evento M’illumino di impresa, organizzato dalla Camera di commercio di Roma, ha dichiarato: “Se l’impresa femminile ha ampi margini di sviluppo che vanno colti per ridare slancio all’occupazione e alla crescita va sostenuto e promosso il desiderio di tante donne, capaci e qualificate, che guardano all’attività in proprio e al mercato come un’opportunità per essere protagoniste del proprio progetto di vita. Valorizzare i loro successi, diffondendo le buone esperienze, come da tempo fanno i Comitati per l’imprenditorialità femminile delle Camere di commercio, è una strategia efficace per incoraggiare tante altre aspiranti imprenditrici ad avviare la propria attività”.

Vera MORETTI