Imprese familiari: quali e quando possono essere definite tali?

Esistono ancora oggi dubbi che riguardano le imprese familiari, e precisamente quando possono essere definite tali e quando, invece, no.

Gli ultimi dubbi sono stati eliminati da una sentenza della Corte di Cassazione, e precisamente la numero 2472/2017, che ha analizzato il caso di una verifica fiscale condotta dalla Guardia di Finanza nei confronti un impresa familiare operante nel settore del commercio al dettaglio di prodotti di tabaccheria e di piccola oggettistica.

E’ stato stabilito, quindi, che requisito necessario perché un’azienda possa essere definita impresa familiare è l’esistenza di un atto pubblico o scrittura privata autenticata che attesti la partecipazione dei familiari dell’imprenditore all’attività di impresa.

Inoltre, nell’atto pubblico o nella scrittura privata autenticata, deve risultare l’indicazione nominativa dei familiari partecipanti all’attività di impresa. L’atto deve essere regolarmente sottoscritto dall’imprenditore dai familiari.

Ovviamente, l’atto dovrà avere data anteriore al periodo di imposta in riferimento al quale l’imprenditore abbia indicato nella dichiarazione dei redditi le quote attribuite a singoli familiari e l’attestazione che le stesse sono proporzionate alla qualità e alla quantità del lavoro effettivamente prestato nell’impresa in modo continuativo è prevalente.
Anche familiari partecipanti dovranno attestare nella propria dichiarazione dei redditi di aver lavorato nell’impresa familiare in modo continuativo e prevalente.

Se viene a mancare anche uno solo di questi requisiti, non è possibile parlare di impresa familiare, né può essere applicato il trattamento fiscale dei redditi prodotti dalle imprese familiari previsto dall’articolo 5, comma 4, del Tuir e i compensi percepiti dai parenti collaboratori non possono essere assimilati a reddito di impresa ma devono essere considerati reddito da lavoro.

Vera MORETTI

Pil italiano in ascesa, ma non basta per essere alla pari con l’Ue

Sembrava una bella notizia e invece ahimè non lo è: Istat, alla luce dei dati raccolti, ha infatti presentato l’andamento del Pil registrato nel 2016 e, dopo le previsioni di un +0,7% della scorsa primavera, si è assestato allo 0,9%, superando addirittura le aspettative.

Ma, purtroppo, rispetto all’Europa, soprattutto quella che conta, si tratta di uno dei dati meno positivi.
Dei 28 paesi che compongono l’Ue, infatti, solo la Grecia l’anno scorso è riuscita a fare peggio di noi, con un risicato 0,3%, mentre il dato medio di incremento del Pil in Europa è stato del +1,9 per cento: più del doppio del nostro.

Considerando che la previsione presentata nelle settimane scorse dalla Commissione europea per il 2017 vede un aumento del Pil italiano dello 0,9%, se ciò si avvererà anche la Grecia ci supererà, con un incremento previsto del 2,7%, e l’Italia rimarrà fanalino di coda.

Probabilmente, potrebbe essere necessario rivedere la rigidità dei parametri di Maastricht che in questi anni di crisi hanno imposto a tutta Europa degli enormi vincoli alla crescita e allo sviluppo, contribuendo, per contro, a peggiorare la situazione dei conti pubblici di ciascun paese membro, ma finché ciò non avverrà, per l’Italia si prevedono tempi duri.

Vera MORETTI

Confassociazioni: sì alla riforma del sovraindebitamento

Marco Recchi, Vice Presidente di Confassociazioni con delega alle Relazioni Sindacali ha commentato favorevolmente l’approvazione, da parte del Senato, della riforma delle procedure concausali, del fallimento e delle procedure per le crisi di sovraindebitamento, da lui definita “una riforma organica ed importante che impatterà su tanti professionisti italiani, soprattutto e ovviamente, per quelli in crisi”.

Questo perché la riforma ha come scopo quello di allineare la normativa italiana sul tema dell’insolvenza con quella già in vigore negli altri paesi membri della Comunità Europea, e questo avrà importanti ripercussioni sulle aziende, sui professionisti e sui consumatori italiani.

Ma, ha aggiunto Recchi: “Per poter parlare, però, di un nuovo Testo Unico dell’insolvenza è necessario procedere all’armonizzazione normativa su base comunitaria. E Confassociazioni, come nelle fasi precedenti che hanno portato all’approvazione della riforma, segue anche questo iter di lavori parlamentari. La motivazione è presto spiegata: prima di tutto per monitorare che i singoli provvedimenti siano rispondenti a principi di equità. E, in secondo luogo, ma di uguale importanza, che tali provvedimenti siano utili per risolvere realmente, e senza inutili conseguenze, le crisi economiche nelle quali potrebbero trovarsi i professionisti iscritti”.

Sono apprezzate anche le variazioni sostanziali per cui scompare il fallimento d’ufficio, scompare l’attuale distinzione delle soglie di reddito e si adotta un unico modello processuale per l’accertamento dello stato di crisi o di insolvenza del debitore così da velocizzare l’iter procedurale attivato.

Vera MORETTI

L’efficienza energetica al 30% è un’opportunità per le imprese

L’Unione europea ha posto come obiettivo da raggiungere entro il 2030, ovvero raggiungere un’efficienza energetica del 30%, potrebbe rappresentare una buona opportunità per le imprese, che dovranno certamente adoperarsi per centrare l’obiettivo e quindi investire, per poi arrivare ad un considerevole risparmio sulle bollette.
Rete Imprese Italia, all’Audizione presso la Commissione Industria del Senato, ha aggiunto che, per raggiungere l’obiettivo, servirà maggiore flessibilità nell’utilizzo degli strumenti per raggiungere i target europei e una Cabina di regia nazionale sui temi dell’energia, dell’ambiente e dei trasporti.

Per quanto riguarda poi la soglia obbligatoria dell’1,5% di efficienza energetica per i distributori i fornitori di energia, RTI crede che sia necessario rivedere l’uniformità di obblighi per i Paesi Ue, consentendo l’utilizzo di incentivi rivelatisi efficaci, come le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica, per raggiungere questo obiettivo.

Ma in che modo le piccole e medie imprese che operano nel settore dei servizi energetici possono vedere questo obiettivo come un’opportunità? Occorre una normativa che permetta a queste 200.000 pmi di operare in regime di libera concorrenza sul mercato, in modo da garantire ai consumatori vantaggi finali notevoli.

I rappresentanti di Rete Imprese Italia non condividono l’esclusione dell’energia elettrica dal campo di applicazione delle disposizioni su misurazione e fatturazione che costituiscono aspetti importanti nelle politiche di efficienza energetica e nella tutela dei consumatori finali.
In merito alla direttiva sulla prestazione energetica degli edifici che prevede l’introduzione di una Strategia di ristrutturazione a lungo termine, Rete Imprese Italia ritiene necessario eliminare alcuni ostacoli come i limiti di accesso al credito, l’assenza di una contrattualistica specializzata, l’incertezza normativa, l’assenza di una strategia stabile e lo scarso coordinamento tra incentivi, benefici concreti e tempi di recupero, i limiti operativi connessi con l’utilizzo delle reti.

Vera MORETTI

Confassociazioni favorevole all’eliminazione del fascicolo del fabbricato dal dl Lavoro

Paolo Righi, presidente di Confassociazioni Immobiliare, e Federica De Pasquale, vice presidente Confassociazioni con delega alle pari opportunità, hanno espresso la loro soddisfazione circa la decisione di eliminare il fascicolo del fabbricato dal disegno di legge sul Lavoro Autonomo.

Righi, anche presidente Fiaip, ha specificato: “Un provvedimento, quello relativo al fascicolo del fabbricato, che avevamo richiesto di stralciare lo scorso 11 gennaio, nel corso dell’Audizione parlamentare alla Camera poiché avrebbe significato ulteriori oneri per la proprietà immobiliare e non sarebbe stato la soluzione salvifica sul fronte dei fenomeni simici. La sicurezza degli immobili, nelle aree a rischio è senz’altro una delle tante sfide che Casa Italia ha posto all’ordine del giorno e non può tradursi in una compravendita di fogli precompilati per pochi euro dai tecnici”.

Per quanto riguarda la prevenzione dei dissesti ad opera degli eventi sismici, Righi approva il decreto attuativo appena firmato da Graziano Delrio, ministro delle infrastrutture, che infatti contiene linee guida per la classificazione del rischio sismico.
Questo atto coincide con l’avvio del bonus 20117, che prevede la detrazione fiscale con la possibilità di fruire di un maggior incentivo nel caso in cui sull’abitazione, prima e seconda casa, sull’immobile adibito ad attività produttiva o sulle parti comuni dei condomini, si effettuino interventi di adeguamento sismico certificati.

Federica De Pasquale, dal canto suo, ha aggiunto: “La decisione della Commissione Lavoro della Camera di eliminare il fascicolo del fabbricato è apprezzabile soprattutto nell’interesse dei condomini e dei proprietari di casa. Ma non è sufficiente. Siamo realmente preoccupati sul come procedono gli altri lavori della Commissione. Dagli emendamenti approvati, in particolare agli articoli 5 e 6, è evidente che si stanno continuando a privilegiare gli ordini e i collegi a discapito delle professioni associative regolamentate ai sensi della legge 4/2013. Rivolgiamo, pertanto, un caloroso appello al Presidente Damiano affinché lavori per dirimere tale ingiustizia. Diversamente, come già ribadito dal nostro Presidente Angelo Deiana, ci vedremo costretti a protestare formalmente nelle sedi competenti italiane ed europee per tutelare i diritti dei lavoratori/professionisti che rappresentiamo”.

Vera MORETTI

Stipendi degli italiani sempre più leggeri a causa delle tasse

Gli stipendi degli italiani sono sempre più leggeri, a causa delle tasse e dei contributi che vengono mensilmente sottratti in busta paga.
A confermarlo è l’Ufficio Studi Cgia, dopo aver esaminato la composizione delle buste paga di 2 lavoratori dipendenti entrambi occupati nel settore metalmeccanico dell’industria.

Il primo caso riguarda un operaio con uno stipendio mensile netto di poco superiore ai 1.350 euro: al suo titolare costa, invece, un po’ meno del doppio: 2.357 euro. Questo importo è dato dalla somma della retribuzione lorda (1.791 euro) e dal prelievo contributivo a carico dell’imprenditore (566 euro). Il cuneo fiscale (dato dalla differenza tra il costo per l’azienda e la retribuzione netta) è pari a 979 euro che incide sul costo del lavoro per il 41,5 per cento.

Il secondo caso, invece, si riferisce a un impiegato con una busta paga netta di poco superiore a 1.700 euro. In questa ipotesi, il datore di lavoro deve farsi carico di un costo di oltre 3.200 euro; importo, quest’ultimo, quasi doppio rispetto allo stipendio erogato. Questa cifra è composta dalla retribuzione mensile lorda (2.483 euro) a cui si aggiungono i contributi mensili versati dal titolare dell’azienda (729 euro). Il cuneo fiscale (dato dalla differenza tra il costo per l’azienda e la retribuzione netta) è di 1.503 euro che incide sul costo del lavoro per il 46,8 per cento.

Sembra che negli ultimi anni la situazione sia lievemente migliorata grazie all’introduzione del bonus Renzi e il taglio dell’Irap avvenuto nel 2015 sul costo del lavoro ai dipendenti assunti con un contratto a tempo indeterminato, che hanno portato ad una riduzione del carico fiscale di circa 14 miliardi di euro.
Inoltre, sebbene la metà dei 9 miliardi di euro annui che servono per coprire la spesa del bonus Renzi sia finita nelle tasche di dipendenti che vivono in famiglie con redditi medio-alti, è altrettanto vero che secondo un’indagine realizzata dalla Banca d’Italia il 90% delle famiglie percettrici di questa agevolazione hanno dichiarato di averla spesa e di aver destinato il restante 10% al risparmio e al rimborso di debiti.

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio Studi della Cgia, ha dichiarato: “Oltre a tagliare l’Irpef è necessario intervenire anche sulla riduzione del prelievo in capo al datore di lavoro che in Italia è tra i più elevati d’Europa. Secondo l’Ocse, infatti, tra gli oltre 30 paesi più industrializzati del mondo solo Francia, Repubblica Ceca ed Estonia hanno un carico contributivo per dipendente superiore al nostro. Una situazione che ci impone non tanto di tagliare l’aliquota previdenziale che, in un sistema ormai contributivo, danneggerebbe i lavoratori, ma di proseguire con maggiore determinazione nella riduzione delle tasse sulle imprese”.

Ha aggiunto Renato Mason, segretario Cgia: “Per far ripartire con forza la domanda interna è necessario, tra le altre cose, aumentare il numero degli occupati e lasciare a questi ultimi più soldi in tasca. Vista la scarsa disponibilità di liquidità delle imprese, nel prossimo futuro sarà sempre più difficile erogare importanti aumenti di stipendio attraverso i rinnovi contrattuali. Per tale ragione, quindi, è indispensabile incentivare la diffusione del welfare aziendale come forma di beneficio economico”.

Vera MORETTI

L’innovazione sempre alla base del Made in Italy

E’ partita la collaborazione tra AGI e Censis, con il patrocinio e la promozione della Fondazione Cotec, per realizzare, tra il 2017 e il 2019, una ricerca permanente sui temi dell’innovazione Made in Italy.
L’elaborazione avverrà tenendo presente un campione di popolazione italiana compresa tra i 18 e gli 80 anni che andrà a far parte del rapporto sulla Cultura dell’Innovazione e che verrà presentato al Quirinale durante la Giornata dell’Innovazione, il secondo martedì di giugno.

Il patrimonio informativo acquisito attraverso l’indagine verrà utilizzato in una serie di rapporti presentati in 4 eventi nazionali dedicati a specifici temi d’attualità: dagli impatti della tecnologia sul mercato del lavoro all’evoluzione del rapporto tra gli italiani e la pubblica amministrazione digitale, da come le tecnologie digitali stanno cambiando i modi di abitare e fruire delle città alla panoramica sui comportamenti e le opinioni sullo sfondo della de-carbonizzazione dell’economia urbana e delle prospettive di sviluppo di una e-society.

Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, ha dichiarato che un rapporto simile “serve per raccontare il Paese e la capacità degli italiani di guardare verso il futuro, meglio e tanto di più della politica e delle istituzioni. Serve per ridare coraggio alla società perché l’innovazione non è fonte di preoccupazione, è fonte di sviluppo, crescita e miglioramento. Dalle fabbriche è partita la rivoluzione 4.0 e l’eccellenza italiana, ad esempio nell’automazione industriale, e ci fa dire che noi siamo all’avanguardia nel’innovazione. C’è ancora molto da fare. Perdere lavoro significa impegnarsi a costruirne di nuovo. E’ un passaggio duro, faticoso, ma non ci sono altre opzioni”.

Anche Claudio Roveda, direttore generale della Fondazione Cotec, ha poi espresso il suo parere, facendo leva in particolare sull’importanza della Giornata dell’Innovazione, appuntamento utile per “far riconoscere che l’innovazione è un fattore trainante e importante dello sviluppo sociale, non è un processo da lasciare solo agli addetti ai lavori, ricercatori e uomini di impresa. Deve invece coinvolgere tutta la società. Anche la presentazione del rapporto sulla cultura dell’innovazione va in questa direzione: cioè come si muove la società italiana verso l’innovazione”.

Vera MORETTI

Spazi fieristici gratuiti alle aziende reatine colpite dal sisma

In occasione della Fiera Agralia, ovvero la Fiera Nazionale dell’Agricoltura e dell’Ambiente che si svolgerà al Polo fieristico di Sora dal 10 al 12 marzo, la Camera di Commercio di Rieti ha deciso che le aziende reatine colpite dal sisma potranno avere a disposizione di spazi gratuiti senza limite, all’interno di un’area dedicata a tutte le zone terremotate dell’Italia Centrale.

Tra i promotori della Fiera ci sono anche Regione Lazio, con gli Assessorati Politiche Agricole e Ambiente, Unioncamere Lazio, Camera di commercio di Roma, attraverso l’Azienda speciale Agro Camera con ruolo di coordinamento e Camera di commercio di Frosinone.

E’ stato anche stabilito che altri spazi gratuiti saranno messi a disposizione alle startup, per un numero massimo di otto aziende, provenienti da tutto il Lazio, nel padiglione A2, dedicato a prodotti diversi dalle tipicità (es. innovazione, agriturismo, macchinari, ecc.) e ad aziende non terremotate della regione (per quanto riguarda il Reatino 6 spazi di cui 5 in area prodotti tipici e tradizionali).

L’iniziativa fa parte delle attività che il Sistema camerale sta mettendo a punto per sostenere le aziende e rivitalizzare l’economia dell’intero Lazio che permetterà alle imprese di poter usufruire per la durata della Fiera di stand gratuiti di dimensione 4×4 dotata di preallestimento ove poter svolgere anche l’attività di degustazione e vendita.
Per poter beneficiare di questo servizio occorre soltanto inviare la domanda scaricando il modulo ad un link dedicato. Tale domanda deve essere inviata entro il 6 marzo all’indirizzo info@agralia.net.

Vera MORETTI

Rimandate di una settimana le comunicazioni degli amministratori di condominio

E’ stato stabilito che le comunicazioni dovute dagli amministratori di condominio, relative alle spese sostenute per interventi di ristrutturazione edilizia e risparmio energetico, realizzati su parti comuni di edifici residenziali, pervenute entro il 7 marzo e non entro il 28 febbraio, come normativamente previsto dal Dm 1° dicembre 2016, saranno considerate “buone” dal Fisco.

La concessione di una settimana in più per portare a termine l’adempimento è stata determinata per chiarire un dubbio relativo ad alcune Faq pubblicate e aggiornate sul sito dell’Amministrazione finanziaria.

In particolare, nella risposta in questione, è stato specificato che l’amministratore di condominio, tenuto a comunicare all’Agenzia delle Entrate il codice fiscale del proprietario o del titolare di un altro diritto reale, come potrebbe essere l’usufruttuario, a meno che quest’ultimo gli abbia comunicato un soggetto diverso, ad esempio il conduttore non deve tener conto dell’intestazione del conto bancario/postale utilizzato dal proprietario o da altri per il pagamento della quota condominiale.

Si tratta di una mini proroga valida per quest’anno, che vuole agevolare l’attività degli amministratori ma che al tempo stesso non va ad inficiare la tempistica necessaria alla predisposizione della dichiarazione precompilata 2017: quindi, nessun problema per i contribuenti beneficiari della detrazione d’imposta.

Vera MORETTI

Confcommercio chiede agevolazioni per la ripopolazione commerciale

Sta accadendo in tutte le città, e dilaga come una piaga inevitabile, spandendosi a macchia d’olio seguendo una marcia inesorabile.
I negozi, nei centri storici ma anche nelle periferie, continuano a chiudere, a mollare la presa e ad abbassare definitivamente le serrande, battuti senza possibilità di appello dai centri commerciali e dai megastore che ormai inaugurano nuovi spazi dovunque.

Se, infatti, in precedenza ciò accadeva in special modo nei centri storici, dove ovviamente c’è maggior affluenza di clienti, ora questo fenomeno si sta verificando anche nelle periferie, senza più rispetto per i piccoli negozi che, per tradizione, hanno animato i quartieri per decenni.

Per questo motivo, Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, ha lanciato un appello al Governo per poter favorire il ripopolamento commerciale delle città, intervenendo con un’efficace politica di agevolazioni fiscali.
Il presidente di Confcommercio si è rivolto anche alle associazioni dei proprietari immobiliari, per discutere a proposito di una revisione delle formule contrattuali e per rendere i canoni commerciali più accessibili, poiché spesso i contratti di vendita e locazione sono davvero improponibili.

Ecco le parole di Sangalli: “L’analisi del nostro Ufficio Studi conferma come, dal 2008 ad oggi, si riducono nei centri storici e nelle periferie, tutte le tipologie distributive – in particolare libri, giocattoli e abbigliamento – ad eccezione della ristorazione e del commercio ambulante che, al Sud, registra un vero e proprio boom. Una progressiva rarefazione commerciale che riduce la qualità della vita dei residenti e l’appeal turistico delle nostre città. Senza i negozi nelle città c’è meno socialità, meno bellezza, più criminalità. E’ un problema grave perché le città sono di tutti e per tutti costituiscono una risorsa di inestimabile valore. Come Confcommercio, già da tempo, abbiamo messo in campo diverse iniziative concrete per riqualificare e valorizzare le aree urbane. Ma questo non basta. Chiediamo al Governo di favorire il ripopolamento commerciale delle città attraverso un’efficace politica di agevolazioni fiscali e proponiamo alle associazioni dei proprietari immobiliari di aprire un confronto per la revisione delle formule contrattuali e per rendere i canoni commerciali più accessibili”.

Vera MORETTI