INT alla riunione sulla rappresentanza dei contribuenti

Riccardo Alemanno, Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi, ha presenziato, lo scorso 27 giugno, presso l’Agenzia delle Entrate, ad una riunione sulla rappresentanza dei contribuenti presso gli uffici, convocata dal Direttore Centrale Paolo Savini.

Il motivo della convocazione era dato dalle modifiche apportate all’art.63 del D.P.R. 600/73, che norma la rappresentanza ed assistenza dei contribuenti, ed in particolare l’ultima, contenuta nell’art. 6 bis del DL 193/2016 (tributaristi qualificati e certificati. Alcuni chiarimenti si erano resi necessari, quindi alla riunione hanno partecipato anche le Associazioni dei tributaristi.

In quell’occasione, il Presidente Alemanno, oltre a garantire la sua partecipazione, ha anche inviato al Dott. Savini l’approfondimento sulla rappresentanza, più volte integrato e modificato dall’INT, che analizza in modo dettagliato l’art.63 del D.P.R. 600.

Considerata l’importanza dell’incontro, erano presenti le Associazioni più rappresentative del settore e, per l’Agenzia, erano presenti la Dott.ssa Adriana Noto, Direttore Centrate aggiunto, e la Dott.ssa Stefania Lucchese.

Tra gli argomenti affrontati, principalmente la discussione si è soffermata sulle modalità di riconoscimento delle autorizzazioni, ad autenticare la firma del cliente sulla procura, in capo al tributarista. Dopo approfondito confronto tra i partecipanti, si è convenuto sulla necessità di una circolare dell’Agenzia che fornisca indicazioni in merito, indicazioni condivise dalle rappresentanze associative.

Alemanno ha inoltre evidenziato come , al di là dei tributaristi qualificati e certificati ex Lege 4/2013, l’art. 63 preveda anche altre figure, oltre agli iscritti in albi, tra i soggetti autorizzati all’autentica e che sarebbe opportuno fornire indicazioni circa le modalità di identificazione anche di quei soggetti, come già indicato dall’INT nell’approfondimento relativo alle varie modifiche che si sono susseguite.

Vera MORETTI

Da luglio attivi i nuovi voucher lavoro

Torneranno ad essere attivi da lunedì 10 luglio i voucher lavoro per famiglie e micro imprese che non hanno più di cinque dipendenti. Per le aziende, invece, arriveranno i nuovi contratti di prestazione occasionale PrestO.

Ci sono alcune disposizioni che valgono sia per le famiglie sia per le imprese, a cominciare da un tetto pari a 5mila euro annui per ciascun lavoratore, di cui 2mila 500 possono arrivare dallo stesso datore di lavoro. Stesso limite anche per le imprese, che quindi possono pagare retribuzione da lavoro accessorio fino a un massimo di 5mila euro annui.

La piattaforma telematica Inps dovrà quindi assicurare il rispetto di queste regole, con controlli per i committenti che annulleranno troppo spesso prestazioni di lavoro occasionale precedentemente dichiarate, e quando il datore di lavoro avrà caricato sulla piattaforma la comunicazione, il lavoratore potrà confermare online di aver effettivamente svolto il lavoro.

Oggi, dunque, si possono applicare due diverse tipologie di lavoro accessorio:

  • famiglie e micro-imprese useranno un “libretto famiglia” con i voucher elettronici (eliminati i buoni lavoro cartacei) da 10 euro netti (i vecchi erano da 10 euro lordi), che consentono di retribuire piccoli lavori domestici (giardinaggio, pulizia o manutenzione, assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con disabilità, insegnamento privato supplementare). Non si può pagare un’ora di lavoro meno di 10 euro. Il costo per il datore di lavoro è pari a 12 euro (i contributi per un’ora pagata 10 euro sono pari a 1,65 euro alla gestione separata INPS e 0,25 euro all’INAIL).
  • per le altre aziende arriva PrestO, il contratto di prestazione occasionale. La retribuzione minima oraria è pari a 9 euro netti, che per il datore di lavoro significa un costo di 12,37 euro (cuneo contributivo al 36,5%, di cui il 33 alla gestione separata INPS e il 3,5% all’INAIL).

Per quanto riguarda il lavoro agricolo, la prestazione occasionale potrà essere svolta solo da pensionati di vecchiaia o invalidità, giovani con meno di 25 anni regolarmente iscritti a un ciclo di studi scolastico o universitario, disoccupati, percettori di prestazioni integrative del reddito da lavoro, REI o altre prestazioni di sostegno del reddito.
In ogni caso, il lavoratore non deve essere stato iscritto l’anno prima negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli.

Vera MORETTI

Industria 4.0: startup italiane in continuo aumento

Non solo food e fashion, il Made in Italy sa dire la sua anche nelle alte tecnologie e nei progetti di Industria 4.0.

Gli investimenti che riguardano Industry 4.0, infatti, in Italia sono aumentati sensibilmente nel 2016, raggiungendo 1,7 miliardi di euro, la maggior parte dei quali sono stati destinati alle imprese del territorio.

Il mercato è aumentato del 25% rispetto al 2015, e ovviamente le aspettative per l’anno in corso sono ancora più positive.
L’andamento del primo trimestre, infatti, registra un aumento del 30% e, se questo sarà il trend dei prossimi mesi, l’Italia tra due anni avrà addirittura raddoppiato gli investimenti.

Sono stati davvero fatti passi da gigante, se pensiamo che solo un anno fa ben 38 aziende su 100 non avevano idea di cosa significasse Industry 4.0, mentre ad oggi quasi un terzo delle imprese, ovvero il 28%, ha già avviato l’adozione di soluzioni, e la quota più importante degli investimenti riguarda le tecnologie IoT.
Molte imprese, inoltre, approfitteranno delle agevolazioni previste nel Piano Nazionale Industria 4.0, pensato ad hoc sia per favorire le imprese sia per promuovere questo settore, dalle enormi potenzialità.

Ma com’è la situazione a livello internazionale? Ebbene, nel periodo di tempo compreso tra il 2011 e il 2015, sono state finanziate 245 startup attive, per un totale di 2 miliardi di dollari.
La zona più prolifica, e ovviamente non c’è da stupirci, rimane ancora il Nord America, dove nasce il 55% delle nuove imprese e dove viene destinata la maggior parte (71%) degli investimenti totali, per una cifra che triplica agevolmente rispetto alle cifre ricevute dalle loro corrispondenti europee.

L’Italia per ora ospita 24 startup, che rappresenta il 30% del totale censito in Europa, anche se ricevono finanziamenti medi al di sotto della media continentale.

Vera MORETTI

Imprese in aumento da gennaio ad aprile 2017

Nonostante la ripresa, per quanto riguarda la produzione industriale, sia alquanto altalenante e complessa, forse arrivano segnali positivi per quanto riguarda le imprese e il numero di quelle che sono nate nei primi quattro mesi dell’anno.

Il saldo, da gennaio ad oggi, rimane dunque positivo, perché sono di più quelle che nascono rispetto a quelle che falliscono, e il trend è in continua crescita ogni mese, così come le chiusure sono in progressivo calo.

Ciò emerge da dati resi noti da Infocamere, che sicuramente fanno ben sperare circa una definitiva uscita dalla crisi da parte del tessuto produttivo italiano.
I numeri parlano di 146 mila imprese nate tra gennaio ed aprile, così ripartite: 30 mila ad aprile, 42 mila a marzo, 39 mila a febbraio, 35 mila a gennaio.
Questo andamento fa ben sperare anche per i rimanenti mesi dell’anno, e si stima che, a fine 2017, si dovrebbe arrivare a 438 mila nuove imprese, che sarebbe in netta salita rispetto alle 363 mila del 2016 e le 372 mila del 2015.

Trend opposto, ma ugualmente comunque positivo, per quanto riguarda le procedure concorsuali aperte. Sono 3800 nei primi quattro mesi del 2017 (950 ad aprile, 1100 a marzo, 950 a febbraio, 800 a gennaio). E anche in questo caso la proiezione per l’anno intero, tenendo sempre costante il risultato del primo quadrimestre anche nel secondo e nel terzo, indica un risultato migliore rispetto a quello dei due anni precedenti: calano a 11.400, rispetto alle 13 mila del 2016 e alle 14 mila del 2015.

Tornano infine a diminuire le liquidazioni volontarie, poiché nel complesso, tra gennaio e marzo, hanno lasciato il mercato 19 mila imprese, il 5,1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2016 e il livello più basso dal 2009.

Vera MORETTI

Aggiornato il bonus ristrutturazioni edilizie

La Guida dell’Agenzia delle Entrate sul bonus ristrutturazioni edilizie, che riguarda la detrazione fiscale al 50% sulle spese sostenute per la ristrutturazione di un immobile, fino a un tetto massimo di 96mila euro, è stata aggiornata e pubblicata lo scorso 14 giugno.
Tra le novità, spiccano la cessione del credito per la detrazione interventi antisismici, chiarimenti sul bonus mobili, diritto alle agevolazioni per i conviventi di fatto.

La proroga dell’agevolazione, prevista dalla Legge di Stabilità 2017, è stata portata al 31 dicembre . La proroga vale anche per la detrazione del 50% fino a 10mila euro per l’acquisto di mobili e di elettrodomestici di classe A, purché destinati ad immobili oggetto di ristrutturazione agevolata.

E’ stata inserita la precisazione relativa al diritto a fruire della detrazione del convivente di fatto, che è equiparato ai familiari conviventi e non proprietari dell’immobile. Per il coniuge more uxorio (il convivente di fatto), il diritto alla detrazione sussiste solo dal primo gennaio 2016. Viene applicato il principio dell’unitarietà del periodo di imposta.

Per quanto riguarda le misure antisismiche, la detrazione è stata prorogata, nella misura del 50%, fino al 31 dicembre 2021. Si applica sia alle abitazioni sia agli immobili di impresa: in tutti i casi, l’edificio deve trovarsi nelle zone ad alta pericolosità (1 e 2), oppure a minor rischio (zona sismica 3).
La detrazione sale al 70% se l’intervento produce il passaggio a una classe di rischio sismico inferiore, e all’80% se il passaggio è di due livelli. Il rialzo è rispettivamente al 75 e all’85% per gli interventi realizzati sulle parti comuni del condominio (sempre con riferimento al passaggio di una o due classi di rischio).

Dal primo gennaio 2017, i beneficiari della detrazione al 75 o 85% (lavori sulle parti comuni del condominio), possono cedere il credito ai fornitori che effettuano gli interventi, o ad altri soggetti privati, mentre non si può cedere il credito alle banche, né ad intermediari finanziari o amministrazioni pubbliche.

Il condominio che cede il credito deve comunicarlo entro il 31 dicembre all’amministratore, indicando i propri dati e quelli del cessionario, che poi l’amministratore comunicherà all’Agenzia delle Entrate. L’amministratore è tenuto a consegnare al condomino il protocollo telematico di comunicazione al Fisco. Il credito può essere utilizzato esclusivamente in compensazione, in cinque quote annuali di pari importo.

Per quanto riguarda il bonus mobili, per gli acquisti effettuati entro il 2016, il tetto di 10mila euro si riferisce a tutte le spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2016. Se invece i mobili sono acquistati nel 2017, e si riferiscono a interventi edilizi 2016, oppure iniziati nel 2016 e proseguiti nel 2017, la detrazione si calcola su un importo complessivo fino a 10mila euro, al netto delle spese sostenute nel 2016 per le quali si è già fruito della detrazione.

Vera MORETTI

L’INT alla Commissione Evasione Fiscale del MEF

Giuseppe Zambon, nella sua duplice veste di Consigliere dell’INT e di coordinatore della Commissione Fiscalità, è intervenuto alla Commissione Evasione Fiscale MEF presieduta da Enrico Giovannini, tenutasi presso il Ministero dell’Economia, per discutere dello spinoso problema dell’economia non osservata e dell’evasione fiscale e contributiva.
Presenti al dibattito erano, ovviamente, le associazioni di categoria, gli ordini professionali, le organizzazioni sindacali e le associazioni familiari.

In quell’ambito, Enrico Giovannini ha dichiarato: “In vista della preparazione della Relazione di quest’anno la Commissione sta svolgendo numerose attività volte sia ad allargare lo spettro delle voci prese in considerazione, sia a migliorare le metodologie di stima, così da produrre dati sempre più accurati e dettagliati, vorremmo raccogliere osservazioni e suggerimenti da parte vostra, per migliorare la qualità dei dati e della Relazione”.

Zambon, dal canto suo, ha aggiunto: “Purtroppo la farraginosità legislativa, le modifiche normative troppo frequenti, quali i vari spesometri, le trasmissioni di liquidazioni IVA trimestrali, le trasmissioni dei dati più disparati all’Anagrafe tributaria con la finalità dichiarata di agevolare i contribuenti nella compilazione della dichiarazione dei redditi (ma di fatto utilizzati giustamente anche a fini accertativi) oltre alla limitazione nell’utilizzo dei crediti che ora vedono l’obbligo di apposizione del visto di conformità sopra i 5.000 euro (obbligando di fatto a maggiori costi anche i privati che affrontano rilevanti interventi di ristrutturazione e di risparmio energetico, in parte disincentivandoli), portano sicuramente ad un maggior controllo, ma anche inevitabilmente ad un aumento della propensione all’evasione ed alla perdita di credibilità del sistema fiscale italiano. Una credibilità che l’Amministrazione tributaria continua a perdere anche a causa del fatto che gli innumerevoli dati che le vengono forniti dai contribuenti tramite gli intermediari fiscali autorizzati, spesso, non sono condivisibili tra i vari settori della Pubblica Amministrazione per le differenti piattaforme informatiche utilizzate e di fatto ciò vanifica l’annuncio “semplificazione” e riduce la possibilità di controllare i comportamenti dei contribuenti. Se si vuole porre mano a delle iniziative anti evasione efficaci, è assolutamente necessaria una tregua normativa di durata “importante”, solo in questo modo si potrà valutare anche l’ipotesi di semplificare “veramente” e non solo a parole, la macchina fiscale, magari anche tornando indietro su scelte già fatte più di natura burocratica che di politica tributaria, non proprio condivise dai contribuenti e dai professionisti del settore”.

Vera MORETTI

Le pmi, traino dell’economia grazie all’innovazione

L’Assemblea 2017 di Confartigianato, avvenuta a Roma, ha visto, come tematiche principali, quelle importanti di fisco, lavoro ed innovazione, affrontati in prima persona da Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato, il quale ha voluto ribadire l’importanza dell’innovazione per rimanere a galla e poter essere competitivi nei confronti della concorrenza, anche e soprattutto estera.

Per poterlo essere, occorre tornare ai valori del passato che hanno permesso al Made in Italy di essere così apprezzato per la sua originalità, unicità e tradizione, ma ovviamente guardando al futuro.
Merletti ha ricondotto l’inizio del nostro successo agli artigiani, e alle piccole e medie imprese, che nel 2016 hanno saputo trainare l’economia italiana grazie ad un export considerevole, per il valore di 117 miliardi, con un aumento dell’1,3% rispetto al 2015.

Ma, come sempre, c’è un rovescio della medaglia, che pesa soprattutto su queste eroiche pmi, sulle quali hanno gravato maggiormente le tasse e la burocrazia, ma anche le bollette elettriche e i 14 miliardi in meno concessi alle pmi negli ultimi cinque anni dal sistema bancario.

Erano presenti, tra gli altri, la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, e i ministri Martina, Costa, Galletti e Carlo Calenda, intervenuto per illustrare le priorità del Governo per le piccole imprese: “Noi oggi abbiamo un problema che si chiama lavoro, che non lo porta la cicogna ma le imprese che assumono in un’economia di mercato. Non esistono scorciatoie. Per avere più lavoro devi avere più imprese che investono e che assumono, con a disposizione più risorse a disposizione per assumere e fare investimenti. Il principio alla base di Industria 4.0, infatti, è che le imprese che ci credono possono investire, anche grazie ai potenti strumenti che abbiamo messo a loro disposizione”.

Ha partecipato anche Antonio Tajani, Presidente del Parlamento europeo, il quale ha dichiarato: “Oggi è stato approvato un testo importante che tutelerà le imprese europee dalle azioni di dumping, soprattutto da parte della Cina, sono le nuove misure che andranno in direzione d’impresa, come fatto con l’accordo commerciale con il Canada. Stiamo lavorando al futuro del bilancio comunitario, siamo intervenuti per l’accesso al credito con lo SME supporting factor, stiamo lavorando perché sia sempre rispettata la normativa sui ritardi di pagamento che, come denunciato oggi da Merletti, l’Italia non sta ancora rispettando. A tal proposito, partirà la procedura d’infrazione europea nei confronti dell’Italia. Attenzione, però, non sarà una procedura contro gli italiani, ma a favore degli italiani per permettere anche a loro di beneficiare delle stesse condizioni degli altri popoli europei”.

Vera MORETTI

Industria 4.0: in aumento le percentuali dei manager

Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, intervenuto in occasione dell’incontro “Innovazione e crescita, il ruolo di manager nel progetto industria 4.0”, ha voluto sottolineare la situazione di quella che ormai è chiamata abitualmente industria 4.0, che è quella più al passo coi tempi ed innovativa: “Le risorse umane faranno camminare l’industria 4.0. L’impresa del Nord -ha spiegato- è diversa da quella del Sud, saranno dunque le persone a fare la differenza. Si deve avere il coraggio di far fare alle pmi il salto di qualità per l’industria 4.0. Certo, si perderanno dei posti di lavoro, ma se ne creeranno degli altri. Tutto è destinato a cambiare alla velocità della luce e noi manager stiamo facendo la differenza”.

Ovviamente, la crisi ha colpito duramente il settore, ma nel 2016, dopo un lungo periodo di caduta libera e cifre in negativo, il numero dei manager nel settore dell’industria ha ricominciato a crescere, dell’1%, ed è un gran risultato, perché è la prima volta che si assiste all’inversione del trend occupazionale per una categoria che, dal 2011 ad oggi, è stata fortemente penalizzata. Dal 2011 al 2016, infatti, è stato registrato un -6%, che, quindi, ora sembra davvero un brutto ricordo.
Occorre comunque far presente che l’incremento riguarda principalmente gli over 55, ma trattandosi di un dato positivo, va analizzato per quello che è e considerato una buona partenza che possa essere una spinta forte per tutta la categoria, indipendentemente dall’età.

Le basi, del resto, si stanno posando, facendo anche investimenti per formare e certificare innovation manager e tenendo ben presente l’importanza, anche come ago della bilancia, delle piccole e medie imprese.

Così ha concluso Cuzzilla: “Il cambiamento è la spina dorsale del Paese, un cambiamento che passa solo attraverso la categoria dei dirigenti. L’Italia è un Paese che deve puntare sulla ricerca, teniamo dunque alta la bandiera della categoria”.

Vera MORETTI

Nautica Made in Italy tra le eccellenze dell’export

Gli Stati Uniti sono i primi estimatori e consumatori dei prodotti Belli e ben fatti italiani, denominazione che indica il Made in Italy di livello medio-alto, che rappresenta da sempre uno dei settori più floridi quando si tratta di export.

Tra questi, sicuramente merita un posto di spicco anche la nautica, le cui esportazioni portano a 1,9 miliardi, contro 1,5 miliardi degli Usa.
Cifre già esorbitanti, non c’è che dire, ma che possono aumentare e migliorare ulteriormente, poiché le potenzialità sono ancora enormi, considerando quegli stati federati in cui la nautica italiana è ad oggi meno presente. Facendo una stima approssimativa, di tratterebbe di altri 560 milioni, come ha confermato Luca Paolazzi, direttore del centro studi Confindustria, in occasione del convegno di Ucina-Satec sulla crescita del settore nautico.

Paolazzi è anche autore di “Esportare la Dolce Vita” pubblicazione che analizza scenari economici e di andamento del mercato e che ha preso in esame le possibilità di export negli Usa, considerando le eccellenze Made in Italy, di cui la nautica fa ovviamente parte.

Paolazzi ha dichiarato in proposito: “Si tratta di una vetrina perfetta di quelli che chiamiamo i ‘Belli e Ben fatti italiani’, cioè prodotti che uniscono estetica a funzionalità, tecnica e bellezza. E per la nautica questo è un ambiente ideale, perché rappresenta anche una vetrina per questi prodotti che troviamo dall’arredamento all’accessorio all’interno delle imbarcazioni. Abbiamo fatto una valutazione nei mercati avanzati, ne abbiamo considerati 31 cioè i principali. L’export italiano di prodotti Belli e Benfatti è di circa 60miliardi di euro, arriverà a 70miliardi e potrebbe crescere ancora di più verso i 77. I mercati emergenti rappresentano la sfida del domani ma sono 1/3 in termini di stazza rispetto a quelli avanzati, per cui è importante giocare su entrambe le tastiere usando esperienza e risorse che si raccolgono su mercati avanzati per puntare su questi paesi che hanno prospettive di più lungo periodo migliori”.

Vera MORETTI

Pubblicato l’elenco degli studi di settore 2016

E’ partito l’accesso alla disciplina premiale per gli studi di settore del periodo d’imposta 2016.
L’Agenzia delle Entrate, con un provvedimento del direttore datato 23 maggio, ha quindi pubblicato l’elenco dei 155 studi che permettono di accedere alla disciplina di favore introdotta dal decreto Salva Italia e che quest’anno rappresentano l’80% del totale.

Anche per il periodo d’imposta 2016 il regime premiale si applica agli studi per i quali risultano approvati indicatori di coerenza economica riferibili ad almeno 4 diverse tipologie tra: efficienza e produttività del fattore lavoro; efficienza e produttività del fattore capitale; efficienza di gestione delle scorte; redditività; struttura. In alternativa, gli indicatori devono essere riferibili a tre delle tipologie indicate sopra e, contemporaneamente, prevedere l’indicatore “Indice di copertura del costo per il godimento di beni di terzi e degli ammortamenti”.

Al regime premiale sono ammessi i contribuenti “virtuosi” che dichiarano ricavi o compensi pari o superiori a quelli risultanti dall’applicazione degli studi di settore, anche per adeguamento, che hanno regolarmente assolto gli obblighi di comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli studi e che risultano coerenti con gli specifici indicatori previsti dai decreti di approvazione dello studio di settore o degli studi di settore applicabili.

I soggetti ammessi al regime premiale possono beneficiare dell’esclusione dagli accertamenti analitico-presuntivi, della riduzione di un anno dei termini di decadenza per l’attività di accertamento effettuata ai fini delle imposte dirette e dell’Iva e la limitazione della possibilità di accertamento sintetico del reddito complessivo.

Vera MORETTI