Le pmi all’estero grazie ai mentor

Le piccole e medie imprese sono al centro di un progetto promosso e cofinanziato da Unioncamere e coordinato da Assocamerestero, e ovviamente in collaborazione con le 79 Camere di Commercio italiane presenti all’estero e con il sistema camerale italiano, che si pone come obiettivo quello dell’internazionalizzazione.
Le pmi che desiderano estendere il proprio giro d’affari sui mercati esteri, ma non ne hanno le possibilità, o le capacità, possono quindi approfittare del supporto di Chamber Mentoring for International Growth, che è stato presentato durante il diciottesimo Meeting dei segretari generali delle Camere di Commercio italiane all’estero.

Questo progetto prevede la partecipazione di 110 mentor che si prestano ad aiutare altrettanti manager di piccole e medie imprese nella missione di conquista di nuovi clienti sui mercati esteri, facendo leva anche sulla fama di cui gode il Made in Italy nel mondo.

I mentor chiamati a ricoprire questo importante incarico sono imprenditori che hanno esperienza di internazionalizzazione e che sono pronti a trasmettere il segreto del loro successo affiancando i manager di pmi per ben otto mesi, da ottobre 2017 a maggio 2018, per 30 ore di lezione in totale, focalizzate in particolare su come riuscire a guadagnare la fiducia dei clienti stranieri e in generale su come affrontare il processo di internazionalizzazione imparando come muoversi con le leggi e le norme del Paese estero prescelto.

Non ci sono restrizioni per la presentazione della domanda, quindi possono farla tutte le pmi che stanno per tuffarsi nell’avventura dell’esport all’estero, presentando domanda, entro il 21 luglio, al proprio ente camerale.
Dopo questa data, verranno fatte le selezioni, dalle quali scaturiranno le scelte delle pmi più meritevoli.

Vera MORETTI

Il successo del programma Garanzia Giovani

Tra la crisi economica e il prolungamento dell’età pensionabile, chi ci rimette sono sempre più spesso i giovani, che fanno fatica a trovare lavoro, anche quando sono particolarmente qualificati.

Per questo, il programma Garanzia Giovani rappresenta una vera e propria opportunità per chi cerca occupazione, una risorsa efficace per arrivare finalmente ad inserirsi nel mondo del lavoro.
Ci sono poi alcune realtà che hanno aderito con entusiasmo e quindi contribuito al successo di questa utile iniziativa, che presenta importanti sbocchi professionali per chi fino a ieri era a casa sconsolato. Un esempio è sicuramente FourStars, società accreditata dal Ministero del Lavoro e specializzata in ricerca e selezione del personale ma anche Ente Promotore di stage.

Tramite adesione al Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile, sono stati attivati 116 stage negli ultimi 2 mesi, e tutti nell’ambito del programma Garanzia Giovani e il 70% degli stagisti ha trovato lavoro dopo due mesi dalla fine del tirocinio, con contratto di apprendistato ma anche a tempo indeterminato.

Chiara Grosso, presidente e CEO di FourStars, ha dichiarato in proposito: “In quanto Ente Promotore di stage, FourStars ha da sempre valorizzato il tirocinio come strumento virtuoso di formazione e opportunità di inserimento nel mondo del lavoro. Analizzando i dati molto incoraggianti emersi dalla nostra esperienza degli ultimi 12 mesi, possiamo affermare con decisione che Garanzia Giovani riconferma l’obiettivo formativo e di inserimento professionale dello stage, laddove correttamente svolto e monitorato. Grazie allo stage i giovani possono avvicinarsi in modo fluido al modo del lavoro con una prima esperienza in azienda e le imprese hanno l’opportunità d’inserire risorse pronte a relazionarsi con l’esperienza lavorativa che, avendo acquisito una visione chiara sugli obiettivi del tirocinio, saranno più propensi a mettersi in gioco durante il proprio percorso”.

Vera MORETTI

Adempimenti tributari, Riccardo Alemanno scrive a Padoan

Il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, ha inviato una lettera al ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, al viceministro dell’Economia e delle Finanze Enrico Morando e al Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, nella quale evidenzia le difficoltà, per contribuenti e intermediari fiscali, collegate ai gravosi ed innumerevoli adempimenti previsti dalla normativa.

Difficoltà che giustificano le richieste di proroga delle scadenze dei modelli dichiarativi che puntualmente, ogni anno, gli organismi di rappresentanza di ordini e associazioni richiedono al MEF.

Scrive infatti nella missiva Alemanno, quasi sconfortato: “Vi scrivo per evidenziare come non si possa più, ogni anno, assistere all’inevitabile teatrino della richiesta di proroga di alcuni adempimenti dichiarativi. Proroga assolutamente necessaria perché, ogni anno gli adempimenti si moltiplicano, si accavallano, si complicano”.

Pertanto inevitabile – prosegue Alemannoche la presentazione del modello 770/2017, di cui auspico la cancellazione visti tutti i dati già forniti alla P.A., in scadenza il 31/7, venga posticipata al 30 settembre. Inevitabile chiedere che i pagamenti delle imposte sui redditi 2016 con ultima scadenza al 31/7, vengano posticipati a fine agosto”.

Alemanno evidenzia inoltre la necessità di “una tregua normativa al fine di capire come si possa mettere in condizione contribuenti e il loro intermediari fiscali di adempiere ai propri obblighi tributari, con minore stress e minori costi aggiuntivi”.

E ancora chiede e si chiede Alemanno: “Potrà mai il nostro sistema fiscale trovare una sua dimensione umana? Comprendo anche che l’equità spesso è in contrasto con la semplificazione, che la giusta lotta all’evasione richiede l’incrocio di dati che implicano ulteriori adempimenti, ma Vi assicuro che non è impossibile il raggiungimento di un giusto compromesso; occorre però stabilità normativa, invece ogni anno assistiamo e subiamo un vero e proprio stravolgimento normativo che crea una sorta di tsunami di adempimenti”.

Nelle conclusioni della lettera, il Presidente dell’INT evidenzia che quanto scritto non viene richiesto per un interesse particolare di categoria, ma per l’interesse generale, in quanto “non è più differibile un intervento radicale sul nostro sistema fiscale, poiché, paradossalmente, spesso produce più danni e costi la complicazione fiscale che non la pressione fiscale, peraltro già da tempo oltre il limite di sopportabilità”.

In Cina, summit sui prodotti agroalimentari del Made in Italy

Cibo e vino Made in Italy spopolano all’estero, e in questo periodo soprattutto in Cina, dove in questi giorni, dall’11 al 20 luglio, è in corso un roadshow delle eccellenze italiane tra Beijng, Changsha e Shanghai.

Questo importante evento è organizzato da The I Factor, promosso da Itchefs-GVCI, Stelle d’Italia e ICWF, in collaborazione con l’Agenzia per la Cina, di Unichef consulting e con il patrocinio dell’Ambasciata italiana, al quale prendono parte sia alcune grandi aziende top del settore sia alcuni dei migliori chef stellati.
Ecco i nomi: Heinz Beck (tre stelle Michelin), Tano Simonato (Tano passami l’olio, Milano), Raffaele Ros (San Martino Scorze’, Venezia), Luciano Zazzeri (La Pineta, Marina di Bibbona Livorno), Paolo Gramaglia (President, Pompei Napoli) Luigi Taglienti (Lume, Milano), Terry Giacomello (Inkiostro, Parma) Enrico Gerli (I Castagni, Vigevano Pavia), tutti con una stella Michelin.

Massimiliano Esposito, presidente della Federazione italiana cuochi in Cina, ha dichiarato: “In Cina amano la nostra cucina, i veri sapori italiani, la nostra millenaria cultura e questo è un volano incomparabile per tutta la nostra economia d’eccellenza”.
In questo senso, il summit è senza dubbio un’opportunità da non perdere per le imprese dell’agroalimentare e dei servizi per la ristorazione Made in Italy, se interessati a promuovere i loro prodotti e la loro immagine in Cina.

Continua Esposito: “Tra le novità segnaliamo la creazione di un’App del broadcast Tmall, la piattaforma di scambio commerciale tra produttori e consumatori, del gruppo Alibaba fondato da Jack Ma. Attualmente è attiva per consumatori della Repubblica Popolare Cinese, Taiwan, Hong Kong e Macao, con accesso a produttori internazionali. Ovvero anche ai grandi prodotti italiani di qualità, dalla mozzarella di bufala alle erbe profumate. C’è stato poi un accordo bilaterale tra Italia e Cina: lo Stato cinese ha creato nella sua polizia un reparto speciale che controlla se nei supermercati si vendono i veri prodotti italiani”.

Accordo bilaterale è stato firmato anche a seguito della polemica dei pomodori cinesi venduti in Italia come fossero provenienti dal nostro Sud: sembra che in Cina sia stata fatta una campagna contro i pesticidi dannosi e che il gusto dei cinesi si stia raffinando, e ciò potrebbe significare una cosa importante: la pretesa di prodotti di qualità e un interesse sempre più scarso nei confronti di quelli contraffatti.

Vera MORETTI

Rete Imprese Italia sul rafforzamento delle autorità Antitrust

Rete Imprese Italia ha partecipato all’audizione presso la Commissione attività produttive della Camera sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo sul rafforzamento delle autorità Antitrust.

Se da una parte veniva compreso l’obiettivo finale di garantire un’applicazione omogenea della disciplina europea per quanto riguarda la concorrenza, per assicurare parità di trattamento e condizioni concorrenziali uguali a tutte le imprese operanti all’interno dell’Unione europea, dall’altra sono state espresse forti perplessità circa il provvedimento, evidenziando alcuni aspetti critici della proposta, almeno nella sua attuale formulazione.

Le criticità, espresse da Roberto Cerminara, responsabile Commercio e legislazione di impresa di Confcommercio, sono queste: “Il finanziamento delle autorità Antitrust non deve in alcun modo comportare nuovi aggravi diretti o indiretti a carico delle imprese; inoltre, l’affidamento di più incisivi poteri alle autorità Antitrust dovrebbe sempre essere accompagnato da una valutazione dell’autorità giudiziaria prima dell’assunzione di qualunque provvedimento sanzionatorio. Infine, non risulta condivisibile l’introduzione di impropri meccanismi di solidarietà tra associazioni ed imprese aderenti. Il rischio è che, senza opportuni correttivi, si finisca per attribuire ad una autorità indipendente poteri paragiurisdizionali molto penetranti e di dubbia compatibilità con l’ordinamento giuridico nazionale impattando, dal punto di vista sanzionatorio, in maniera eccessiva e sproporzionata sulle imprese e sulle associazioni di imprese”.

Vera MORETTI

Fondo dei Fondi sovrani in supporto del Made in Italy

Dopo l’esperienza del Fondo Strategico Italiano e in continuità con l’attività precedente, è stata decisa la nascita del Fondo dei Fondi sovrani, voluto da Maurizio Tamagnini, presidente del FSI, che avrà come obiettivo principale quello di investire sul Made in Italy per supportare le aziende italiane con i maggiori fondi sovrani internazionali, a cominciare da Kuwait, Qatar ma anche altri veicoli sovrani asiatici e dell’Estremo Oriente.

Si tratta di un’iniziativa focalizzata ad investire sulle eccellenze del Made in Italy rimanendo al fianco degli imprenditori.
Claudio Costamagna e Fabio Gallia, ai vertici della Cassa Depositi e Prestiti, hanno supervisionato il progetto e per questo dovrebbe avere una quota di minoranza della nuova struttura di investitori, attorno al 25%.

Non sono ancora stati resi noti i nomi dei partecipanti, anche se tutto è sotto la sapiente regia di Maurizio Tamagnini, il banchiere ex-Merrill Lynch arrivato alla guida del Fondo Strategico Italiano nel 2011.
Le solite indiscrezioni farebbero intendere che parteciperanno tutti i maggiori fondi sovrani al mondo, con un finanziamento che all’inizio ammonterà a 1 miliardo ma dovrebbe raddoppiare entro qualche mese.

Sembra certo che il nuovo Fsi non investirà in banche o assicurazioni, ma nemmeno in aziende in fase di turnaround o ristrutturazione.
A fianco dei fondi lavoreranno alcuni consulenti industriali noti per il passato alla guida di grandi multinazionali come Michele Norsa, ex Ferragamo, Eugenio Razelli, manager già per dieci anni amministratore delegato di Magneti Marelli, e Umberto Della Sala, ex-Foster Wheeler.
Inoltre, tra i sottoscrittori del fondo, al termine della riorganizzazione di Fsi, entreranno anche assicurazioni, fondazioni e family office di grandi famiglie imprenditoriali italiane ed europee.

Vera MORETTI

Bonus fiscali casa: quali rimangono, quali spariscono

I bonus fiscali che riguardano la casa disposti dal Governo sono molti, ma alcuni sono destinati a scadere a fine 2017.

Ad esempio, dall’1 gennaio 2018, non ci saranno più sconti per chi acquista e poi affitta immobili a canone concordato. Ora la deduzione prevista è del 20%, in caso di acquisto, costruzione o ristrutturazione di unità immobiliari da destinare alla locazione. Possono essere portati in deduzione, sempre al 20%, anche gli interessi passivi sui mutui stipulati per l’acquisto delle stesse unità immobiliari.
A questo proposito, l’aliquota agevolata della cedolare secca in caso di contratti a canone concordato passerà con il nuovo anno dal 10% al 15%.

Con la fine dell’anno, inoltre, dovrebbe sparire la possibilità di detrarre in dieci anni dall’IRPEF il 50% dell’IVA pagata per acquisti di case dal costruttore. Qui è prevedibile una proroga della misura, vista la sua importanza nel dare una spinta al mercato immobiliare e ad aiutare le imprese costruttrici a smaltire l’invenduto.

Il 31 dicembre 2017 il bonus ristrutturazioni, a meno di nuove proroghe, smetterà di essere al 50% e la detrazione fiscale scenderà al 36% su una spesa massima di 48mila euro (invece di 96.000).
Stessa sorte per l’Ecobonus: per gli interventi di riqualificazione energetica la detrazione al 65% non sarà più applicabile e ai lavori finalizzati all’efficienza energetica verrà applicata una nuova agevolazione con uno sconto fiscale al 36%.

Vera MORETTI

Convegno sul lavoro autonomo a Bergamo

Appuntamento lunedì prossimo, 17 luglio, a Bergamo, per un convegno organizzato da Ascom e Confcommercio Professioni dedicato ai titolari di partita Iva, dal titolo “Lavoro autonomo, lo statuto è legge. Quali novità?”.

L’evento si è reso necessario alla luce di quanto emerso con la legge 22 maggio 2017 n. 81, relativa al “Jobs Act degli autonomi”, nella quale si supera il pregiudizio per cui la scelta professionale del lavoro autonomo sia sempre e comunque involontario, a causa della mancanza di opportunità in altri ambiti, mentre, nella realtà, spesso non è così.

Il convegno offrirà un’occasione di confronto con professionisti e addetti ai lavori sulle nuove misure per la competitività, la formazione, la crescita e il welfare dei lavoratori autonomi.
Data l’importanza delle tematiche trattate, parteciperanno il presidente Ascom e Camera di Commercio Bergamo Paolo Malvestiti, che aprirà i lavori, poi prenderanno parte l’onorevole Elena Carnevali, Anna Rita Fioroni, coordinatrice di Confcommercio Professioni, Marco Leonardi, consigliere economico della Presidenza del Consiglio e professore ordinario dipartimento di Economia dell’Università Statale di Milano, e Emanuele Massagli, presidente Adapt e docente di Pedagogia del lavoro presso l’Università degli Studi di Bergamo. L’incontro sarà moderato da Elvira Conca, giornalista de L’Eco di Bergamo.

Paolo Malvestiti ha presentato così l’iniziativa: “Il convegno rappresenta il primo impegno della nostra Associazione per estendere e aprire la nostra rappresentanza ai lavoratori autonomi. È una “categoria” in crescita anche nella nostra provincia, che non fa riferimento a ordini o collegi professionali e che non gode delle tutele delle attività d’impresa. Stiamo creando servizi su misura per il variegato mondo delle professioni e la nostra Cooperativa di Garanzia Fogalco ha già disposto linee di credito dedicate”.

Ha poi aggiunto Oscar Fusini, direttore di Ascom: “In un’epoca di cambiamento come questa è necessario investire su chi è disposto a rischiare, prima di tutto su se stesso, sulle sue competenze, sui suoi talenti. Il Jobs Act è un primo passo in questa direzione per vincere definitivamente ogni diffidenza sul lavoro autonomo e superare il più insormontabile degli steccati tra autonomia e subordinazione: il pregiudizio culturale”.

Vera MORETTI

Investimenti per le imprese dal MEF

Sono in arrivo, dal Ministero dello Sviluppo Economico, nuovi finanziamenti per le imprese, da investire nella ricerca e nello sviluppo, per un totale di 206 milioni di euro.
Si tratta di un investimento importante che prevede la formazione di accordi per l’innovazione tra imprese, centri di ricerca e amministrazione pubblica, a sostegno di progetti che abbiano un forte e rilevante impatto tecnologico.

Il contributo arriva direttamente dal Ministero, con il 20% dei costi ammissibili, in una quota equivalente di Regioni o Province autonome e in un finanziamento agevolato per un altro 20%. Sono ammesse imprese di qualsiasi dimensione, che abbiano almeno due bilanci approvati, purché appartengano ad uno di questi settori: industriali, di trasporto, agro-industriali, attività ausiliarie alle precedenti, centri di ricerca.

Si possono presentare anche progetti congiunti, per un massimo di cinque, che derivino da un contratto di rete o da altre forme di collaborazione.
Il contratto di rete o le altre formule devono configurare una concreta collaborazione stabile e coerente rispetto alla realizzazione del progetto proposto. In particolare:

  • suddivisione delle competenze, dei costi e delle spese a carico di ciascun partecipante;
  • definizione degli aspetti relativi alla proprietà, all’utilizzo e alla diffusione dei risultati del progetto di ricerca e sviluppo;
  • individuazione del soggetto capofila, che agisce in veste di mandatario dei partecipanti, attraverso il conferimento, con atto pubblico o scrittura privata autenticata, di un mandato collettivo con rappresentanza per tutti i rapporti con il Ministero.

I progetti, per essere ammessi, devono prevedere attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, inoltre devono trovarsi su territorio nazionale ed essere finalizzati alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi o al notevole miglioramento di quelli esistenti, tramite lo sviluppo delle tecnologie identificate dal Programma quadro dell’Unione europea per la ricerca e l’innovazione 2014–2020 Horizon 2020.
Il progetto dura al massimo 36 mesi, per un investimento minimo di 5 milioni di euro, e un massimo di 40 milioni.

Per definire l’accordo per l’innovazione, i soggetti proponenti presentano al ministero una proposta progettuale, che deve contenere i seguenti elementi: denominazione e dimensione di ciascun soggetto proponente, descrizione del profilo aziendale, piano strategico industriale aggiornato, descrizione di ciascun progetto, con indicazione di obiettivi, date di inizio e fine, unità produttive coinvolte e costi previsti, tipologia e importo dell’aiuto richiesto per la realizzazione di ciascun progetto.

Il Ministero poi fa le sue valutazioni, consulta le Regioni per verificare la disponibilità al cofinanziamento dei progetti e da infine partire l’accordo per l’innovazione, nel quale sono specificati:

  • finalità dell’Accordo;
  • amministrazioni che intendono cofinanziare l’iniziativa proposta;
  • imprese: bisogna indicare per ciascuna di esse gli impegni in merito all’attuazione dell’Accordo;
  • i progetti di ricerca e sviluppo: bisogna indicare costi previsti, quadro finanziario, misura e forma delle agevolazioni in relazione a ciascun progetto di ricerca e sviluppo, termini per la presentazione dei progetti e per la realizzazione dell’Accordo, modalità di versamento delle risorse delle regioni, delle province autonome e delle altre amministrazioni,
    l’istituzione di un Comitato tecnico per l’attuazione, il coordinamento e il monitoraggio degli interventi.

Vera MORETTI

Successo per la Conferenza Annuale di Confassociazioni

Si è svolta ieri a Roma, presso il Tempio di Adriano, la Conferenza Annuale di Confassociazioni, che aveva come tema centrale “Lavoro 4.0: quali scenari, quali prospettive”.
La partecipazione, da parte del pubblico ma anche degli addetti ai lavori, ha contribuito a conferire all’evento un grande successo, ma soprattutto a trovare unanimità su come gestire il futuro del lavoro 4.0. Tutti si sono dichiarati concordi, infatti, nell’indicare pro attività e resilienza come punti cardine da cui è impossibile prescindere.

Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni, ha dichiarato soddisfatto: “Alcune stime ISTAT dicono che almeno 9 milioni di lavoratori potrebbero essere sostituiti dalle macchine nei prossimi 7/10 anni e almeno altri 2 milioni sono a rischio. E’ sulla base di tale complesso orizzonte che abbiamo dedicato questa Conferenza Annuale al tema del “Lavoro 4.0”. Lo tsunami digitale è in arrivo, rappresenta la quarta rivoluzione industriale e si dispiegherà su tutti i nostri contesti economici e sociali. Non possiamo non iniziare dal tema del lavoro, un tema che vede Confassociazioni in prima linea con i player principali del mondo del lavoro e delle imprese, per individuare opportunità, trend evolutivi, smart working , competenze digitali e politiche attive per i giovani e per le donne: il Paese deve puntare sulla formazione nelle nuove tecnologie che è per i lavoratori quanto mai cruciale. Oggi per esempio possiamo trasformare il tempo improduttivo utilizzato da chi naviga in rete, con meccanismi formativi, proprio grazie alle nuove logiche fornite dal mondo 4.0”.

Andrea Mandelli, vice presidente Commissione Bilancio del Senato, ha chiesto a gran voce la collaborazione della politica, che dovrà necessariamente attivarsi per ascoltare ed assecondare le esigenze delle piccole e medie imprese, provvedendo ad esempio con semplificazioni burocratiche, incentivi fiscali e formazione. In questo modo, le pmi potranno davvero essere protagoniste di questa ormai prossima rivoluzione 4.0.

Lucia Valente, Assessore politiche del Lavoro Regione Lazio ha dichiarato: “Per i liberi professionisti si è già aperto un mondo nuovo: le tecnologie 4.0 stanno già cambiando il mondo del lavoro, basti pensare all’utilizzo delle stampanti 3D, all’Internet of Things o alla realtà virtuale e che sono già utilizzate nelle imprese. Bisogna puntare sulla formazione e sull’incentivo agli investimenti in tal senso. Sono orgogliosa di dire che la Regione Lazio crede molto in questo approccio e sta già supportando le PMI, utilizzando i nuovi strumenti normativi forniti dal legislatore, come la legge 81 del maggio 2017 per la tutela del lavoro autonomo, che va proprio nella direzione dello sviluppo degli incentivi e delle competenze”.

Oscar Di Montigny, fondatore Mediolanum Corporate University, ha voluto mettere in guardia i presenti affermando: “Se tra cinque anni saremo nel business come ci siamo adesso, saremo fuori dal business. Tra poco tempo, infatti, il mondo ci farà domande nuove a cui non potremo più rispondere ricorrendo ai nostri soliti paradigmi, appartenenti ad un’epoca oramai al tramonto. E questo tempo è già alle porte. La vera differenza non starà però nel cambiamento ma nel saper orientare questo cambiamento così veloce. Servono nuovi eroi alla guida della società civile, delle istituzioni e delle imprese”.

Susanna Camusso, Segretario Generale CGIL, dal canto suo, ha voluto ricordare: “Con l’avvento del 4.0 siamo per la prima volta davanti ad una rivoluzione industriale che, a differenza delle precedenti che la società ha affrontato in passato, non offre un tempo di transizione. E’ talmente unica questa rivoluzione 4.0 che ci ha sicuramente fornito gli strumenti per lavorare in alcune realtà lavorative slegati dagli orari, ma al contempo si affronta oggi il tema del diritto alla disconnessione, perché la pervasività degli strumenti che ci fanno essere connessi alla rete, è diventata tale da porre un problema di cui alcune aziende si stanno già occupando. Allo stesso modo ci preoccupiamo giustamente della formazione nelle scuole, ma un problema ugualmente pressante è dato da coloro che sono entrati nel modo del lavoro in epoca pre-digitale e gli esperti ci dicono che per costoro non ci sarà un futuro nel nuovo mondo 4.0. Diventa dunque fondamentale che una consistente parte dei lavoratori entri da subito nel processo di formazione in nuove tecnologie. Le tecnologie sono in mano alle multinazionali dell’hi-tech, lo sappiamo. Ancora una volta dunque devono essere le scelte sociali, con la guida della politica, a guidare, esattamente come in passato, il percorso che porterà a superare il gap delle competenze del futuro”.

Aurelio Regina, presidente Manifatture Sigaro Toscano, ha invece sottolineato l’importanza della competitività, che dovrà sempre essere alta per poter garantire alle imprese un saldo occupazione/ disoccupazione positivo. “Uno studio sull’occupazione alla luce dell’avvento del 4.0 realizzato in Germania dimostra che l’Italia potrebbe trovarsi a non subire negativamente l’impatto delle nuove tecnologie sul proprio comparto lavorativo. A fronte di posti di lavoro persi, ne nascerebbero circa 2 milioni dal ricollocamento in Italia delle Imprese che sono andate all’estero e circa altri 7 milioni verrebbero proprio dalle aziende che offriranno servizi alle aziende 4.0. Il Governo sta andando poi proprio nel senso dell’incentivazione alle Imprese ed il decreto per lo sviluppo della banda larga dimostra proprio questo”.

Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ha chiuso la conferenza invitando ad affrontare l’argomento con ottimismo, poiché l’avvento del 4.0 rappresenta una grande opportunità di cambiamento non solo nel mondo del lavoro ma anche della società intera. Senza dimenticare che le imprese disposte ad innovarsi acquisteranno un ruolo importante nel mercato.
Al fine di preparare il Paese a questa rivoluzione, il Ministero del Lavoro sta lavorando insieme al MIUR e al MISE al “Tavolo del Lavoro che Cambia”, dove diventano cruciali gli investimenti in “sapere, conoscenza e formazione.

Vera MORETTI