In dicembre le scadenze per il saldo di Imu e Tasi

prossimo 18 dicembre, come ricordato dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia, scadrà il termine per il pagamento della seconda rata dell’IMU e della TASI per il 2017, prolungato di due giorni perché il termine inizialmente stabilito del 16 dicembre cade di sabato.

Si tratta del versamento che va fatto a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno, con eventuale conguaglio sulla prima rata versata, sulla base delle delibere comunali pubblicate, alla data del 28 ottobre 2017, nell’apposita sezione del sito del Dipartimento.

Per essere sicuri di determinare correttamente le aliquote, occorre consultare le indicazioni messe a disposizione dal Dipartimento.

Le indicazioni sottolineano come il pagamento vada fatto sulla base delle delibere approvate dal comune per lo stesso anno 2017 a condizione che:

  • la delibera sia stata adottata entro il 31 marzo 2017;
  • la delibera sia stata pubblicata sul sito internet www.finanze.it entro il 28 ottobre 2017;
  • l’aliquota fissata per la singola fattispecie impositiva non sia stata aumentata rispetto a quella applicabile nell’anno 2015.

 

Il saldo va effettuato tenendo conto delle aliquote vigenti nell’anno 2016:

  • nel caso in cui si riscontri che la delibera sia stata approvata dal comune oltre il termine del 31 marzo 2017;
  • nel caso in cui non vi sia alcuna delibera dell’IMU e della TASI pubblicata per l’anno 2017, oppure la delibera sia stata pubblicata oltre la data del 28 ottobre 2017.

Vera MORETTI

Shaper, piattaforma che fa quadrare i conti delle imprese

Le aziende e le pubbliche amministrazioni da oggi potranno contare su Shaper, una nuova piattaforma web capace di seguire la contabilità e far, quindi, quadrare i conti.

Shaper è una proposta italiana di Cosman, una società di servizi leader nel cost management, ovvero nell’ottimizzazione, dei costi per incrementare l’efficienza operativa e i risultati di organizzazioni complesse.

Lorenzo Dossi, presidente di Cosman, ha presentato il progetto così: “Shaper nasce dopo oltre venti anni di esperienza nel settore del cost management. Il progresso continuo nelle metodologie utilizzate, grazie a partnership con prestigiose realtà accademiche e istituti di ricerca, insieme alla capacità di ottimizzare i costi in contesti sempre più complessi e sfidanti, hanno portato alla nascita della prima piattaforma integrata di digital cost management. Uno strumento all’avanguardia, che utilizza una combinazione di tecniche predittive, algoritmi studiati ad hoc e approcci machine learning and intelligent optimization, oltre alle straordinarie capacità di analisi di un team di oltre 100 consulenti nelle diverse aree del cost management”.

Shaper interviene seguendo un percorso a quattro fasi: la prima è quella della diagnosi che permette ai consulenti Cosman di digitalizzare i numeri dell’azienda. Inizia poi la fase relativa all’elaborazione di un piano di miglioramento, pensato in relazione alle risorse e agli obiettivi aziendali. Si passa, quindi, alla terza fase, che coincide con l’implementazione del piano, attraverso cui vengono apportate le modifiche necessarie. L’ultimo step, ma non meno importante, è la fase di mantenimento, che permette all’azienda di fare propri i cambiamenti e arrivare all’ottimizzazione preventivata.

Massimo Aielli, direttore scientifico e responsabile Grandi Clienti, ha aggiunto: “Il digital cost management consiste nello svolgere le attività di misurazione, controllo e gestione dei costi aziendali, disponendo di abbondanti informazioni digitali fornite da una rete capillare di dispositivi e applicazioni. Si tratta, in sostanza, di leggere in modo integrato e organico la massa di dati oggi prodotti dai terminali collegati in rete, disponibili attraverso Internet o proposti dai fornitori di beni e servizi, e trasformarli in informazioni utili al governo dei costi aziendali. Shaper, grazie a un’analisi combinata delle policy aziendali e delle informazioni sui fornitori, è un software che aiuta i clienti ad essere più consapevoli delle dinamiche che riguardano i diversi costi aziendali e la sua implementazione avviene in tempi rapidi, senza generare conflitti e in totale affiancamento alle risorse interne. Grazie a Shaper, inoltre, che consente una gestione innovativa e continua dei costi, anziché un approccio tradizionale fatto di interventi spot e discontinui, spesso stimolati da eventi esterni o eccezioni, siamo in grado di assistere il cliente nelle attività quotidiane, senza interferire con il normale funzionamento aziendale, con l’obiettivo di rafforzarne la capacità e l’efficacia operativa”.

I seevizi di ottimizzazione proposti possono essere applicati a quattro macro aree: costi di struttura (assicurazioni, cancelleria, materiali di consumo, stampati promozionali, pulizie, smaltimento rifiuti, sicurezza ecc.); costi tecnici (telecomunicazioni, information technology, energia, manutenzioni, ecc.); costi logistici (trasporti e corrieri, imballaggi, movimentazione interna, spese doganali, recupero accise ecc.); costi del personale.

Vera MORETTI

A Milano appuntamento con il primo convegno sul revisore condominiale

Domani 30 novembre si svolgerà, a Milano presso la Sala Grande dell’Hotel Michelangelo, il convegno “Il revisore condominiale: pregi e difetti di una professione”, organizzato da RevCond, l’Associazione Revisori Condominiali, in collaborazione con l’ente di formazione PrimaRete.

Si tratta di un incontro importante, organizzato a cinque anni dall’entrata in vigore della figura del Revisore Condominiale, attivata a seguito dell’approvazione della legge 220/2012.
In questa occasione, dunque, si farà un primo bilancio per capire che cosa funziona, cosa va migliorato e cosa, invece, del tutto eliminato per poter quindi considerare davvero questo ruolo indispensabile ed efficace.

Tutto ciò può essere verificato attraverso un confronto, non solo tra le mura domestiche ma anche raccogliendo le esperienze vissute in materia dagli altri Paesi europei. Per poterlo fare in maniera incisiva, ovviamente, occorre guardare oltre i vecchi schemi ed essere preparati ad innovare, lasciando, se necessario, la vecchia strada.

Per far sì che il confronto sia più che mai attuale, sono stati inviati gli addetti ai lavori ed esperti del settore, con i quali dunque verranno discussi le problematiche ed i pregi di una professione relativamente nuova, che però, se condotta nella maniera giusta, può rivelarsi indispensabile ed utile per i professionisti e per i cittadini.

Vera MORETTI

Tasse per le imprese: in Italia sono in calo da tre anni

Anche se forse gli italiani non se ne sono resi conto, negli ultimi tre anni le tasse sono costantemente in calo.
A confermarlo è il Paying Taxes 2018, il rapporto di Banca Mondiale e Pwc che, puntualmente come ogni anno, analizza il valore della pressione fiscale per le imprese nei vari Paesi del mondo, e che colloca l’Italia in una posizione intermedia.

Occorre, prima di considerare i singoli valori percentuali registrati, capire quali sono i criteri che determinano il Total tax & contribution rate (Ttcr), l’indice utilizzato nel rapporto per mettere a confronto la tassazione nei vari Paesi.

Si prendono in considerazione imposte, tasse e contributi obbligatori cui è soggetta un’impresa di medie dimensioni nell’arco di un anno e che includono le imposte sui redditi, i contributi previdenziali e le tasse sul lavoro versate dal datore di lavoro, le imposte patrimoniali e sulle transazioni relative agli immobili, le tasse sui dividendi, sul capital gain, sulle transazioni finanziarie, sulla raccolta dei rifiuti, sulla circolazione dei veicoli e altri contributi minori.

Considerando i dati ottenuti, il carico fiscale per le aziende del nostro Paese è al 48% dei profitti commerciali, in calo di ben 14 punti percentuali rispetto al 2015. Questa diminuzione va principalmente ricollegata agli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato.

Nonostante, comunque, si trovi in una posizione intermedia, il Ttcr italiano è ancora al di sopra della media mondiale, 40,5%, ed europea, 39,6%, anche se l’Italia da un punto di vista fiscale guadagna competitività rispetto alle economie di molti partner comunitari.
Per fare esempi concreti, la Francia ha il Ttcr più alto d’Europa, del 62,2%, ma anche Belgio, Svezia e Germania sono superiori al nostro, poiché hanno Ttcr rispettivamente al 57,1%, 49,1% e 48,9%.

Meglio di noi sono, invece, il Regno Unito, con un ttcf pari al 30,7%, che rappresenta uno dei valori più bassi. Ma anche la Spagna raggiunge risultati migliori (46,9%), come anche l’Olanda (40,7%), la Polonia (40,5%) e il Portogallo (39,8%). Un caso del tutto particolare è poi quello della Svizzera, che con un Ttcr pari al 28,8% presenta una delle tassazioni più basse a livello mondiale.

Considerando non solo l’Europa, ma tutto il mondo, le situazioni peggiori si registrano in Sud America, dove addirittura l’Argentina fa segnare un Ttcr pari al 106. Ci sono poi la Bolivia con Ttcr pari all’83,7%, e Brasile, Colombia e Venezuela, con valori tutti superiori al 60%.

In Africa, altro caso difficile è quello dell’Eritrea, che fa segnare un indice dell’83,7%. E significativo è anche rilevare che il Ttcr della Cina è pari al 67,3%, dunque anch’esso ben al di sopra della media mondiale.

Situazioni positive, invece, in Zambia e Arabia Saudita, con valori del Ttcr di poco superiori al 15%, ma anche del Canada che si ferma al 20,9% e della Cambogia (21,7%).
Considerando le altre grandi potenze, gli Stati Uniti hanno un Ttcr pari al 43,8%, il Giappone al 47,4% e la Russia al 47,5%.

Vera MORETTI

Siglata partnership tra Intertek e Confassociazioni

E’ stata siglata una partnership importante tra Intertek, uno dei più grandi Enti di certificazione al mondo, e Confassociazioni.
Si tratta dunque di un passo fondamentale, che sicuramente va a garantire ulteriormente la professionalità della Confederazione e di chi vi aderisce.

Intertek, infatti, è un colosso che conta ben mille sedi e 46mila dipendenti in tutto il mondo, oltre ad una quotazione presso la Borsa di Londra.
E’ chiaro, dunque, che l’annuncio di questo accordo sia stato dato con enfasi ed entusiasmo da Confassociazioni, e in particolare da Franco Fontana, membro del Comitato Scientifico con delega ai Rapporti con l’UNI e da Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni.

Queste le parole di Fontana: “Le competenze multidisciplinari e le professionalità disponibili all’interno del gruppo Intertek sono tali da garantire supporto e valore aggiunto durante il processo di Certificazione di Sistemi di Gestione secondo i principali standard internazionali quali: ISO 9001 (Qualità), ISO 14001 (Ambiente), OHSAS 18001 (Salute e Sicurezza). E questo solo per citarne alcuni. Il valore aggiunto derivante dalla partnership stipulata con CONFASSOCIAZIONI è quello di poter implementare programmi di Corporate Social Responsibility ed estendere il controllo sull’intera Supply Chain così da uniformare e agevolare la compliance dei diversi fornitori, senza limiti di distanze geografiche e nel pieno accordo delle singole policy aziendali di ogni aderente alla Confederazione”.

Angelo Deiana ha poi aggiunto: “La garanzia del pieno supporto che Intertek Italia può dare a CONFASSOCIAZIONI, sia a livello nazionale sia internazionale è rafforzata dal fatto che INTERTEK è accreditato ISO 17024 presso Accredia ed è anche socio UNI. Senza dimenticare il fatto che l’Ente sta seguendo 46 tavoli di lavoro nazionali e internazionali. Cosa che ci induce a valutare positivamente la qualità della rappresentanza che può dare ad ogni professionista aderente in CONFASSOCIAZIONI”.

Vera MORETTI

Coworking sì, ma che sia eco-fiendly

Non solo coworking, ma condivisione degli spazi con attenzione alla natura.
Ora che il fenomeno del coworking è infatti molto diffuso, si stanno creando spazi che vogliono essere anche sostenibili, e questo sembra che sia un vantaggio non solo per l’ambiente ma anche per chi ci lavora.

Esistono già alcuni esempi pratici di questa teoria, come quello di Lisbona, all’interno del Mercado da Ribeira, dove c’è SecondHome, società inglese che offre uno dei coworking più versi del mondo.
Gli interni sono stati progettati e realizzati da Lucía Cano e Josè Selgas, fondatori dello studio di architettura SelgasCano e ricordano molto una serra. Tra un pc e l’altro, si trova un tavolo sociale lungo 70 metri sopra il quale ci sono circa 1.000 piante, belle sicuramente dal punto di vista estetico ma anche e soprattutto meritevoli di apportare innumerevoli benefici agli occupanti, migliorando la salubrità dell’aria, riducendo i rumori e assicurando un maggior senso benessere.

Anche Londra può vantare spazi di coworking all’avanguardia, con Huckletree, che, oltre a prestare attenzione al risparmio energetico, rende piacevole la permanenza offrendo ai lavoratori ambienti luminosi arredati con piante e mobili realizzati con materiali riciclati.

Negli Stati Uniti, infine, e precisamente a Denver, c’è Green Spaces, costruito con materiali ecosostenibili, e che, tra le altre cose, presta la massima attenzione alla corretta gestione dei rifiuti.
La presenza dei pannelli solari, inoltre, che sono ben 160 posizionati sul tetto della struttura, la rendono energeticamente autosufficiente, e questo è un importante valore aggiunto.

Vera MORETTI

Export del vino Made in Italy da record

Record assoluto per l’esportazione di vino Made in Italy, che è aumentata del 7% in valore, e che, se manterrà questo trend fino a fine anno, raggiungerà i 6 miliardi di euro, diventando la prima voce dell’export agroalimentare nazionale, come confermato dai dati della Coldiretti presentati durante il Congresso di Assoenologi al quale ha partecipato il presidente Roberto Moncalvo.

Si tratta di una notizia importante, alla luce di una vendemmia, quella del 2017, che, appena conclusasi, è stata una delle più povere dal dopoguerra, tanto che sono previste perdite di produzione del 26%.
Nonostante questo, l’Italia dovrebbe riuscire a mantenere il primato mondiale tra i produttori, rimanendo dunque davanti alla Francia, con circa 40 milioni di ettolitri destinati per oltre il 40 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola.

Considerando, per ora, l’andamento dell’export, le vendite sono aumentate del 6% in valore negli Usa, da sempre il principale cliente, del 3% in Germania al secondo posto e dell’8% nel Regno Unito che nonostante i negoziati sulla Brexit resta sul podio.

Considerando, invece, l’aumento percentuale, l’exploit migliore arriva dalla Russia, che raggiunge il 47%, anche grazie al fatto che il vino sia uno dei pochi prodotti Made in Italy non colpito dall’embargo.
Buona anche la crescita del 25% in , dove la presenza rimane limitata rispetto ai concorrenti francesi che hanno superato quest’anno l’Italia anche sul mercato statunitense.

Ma non è solo l’export a registrare dati positivi, perché quest’anno anche gli italiani hanno aumentato gli acquisti di vino, in particolare di quelli Doc (+5%), le Igt (+4%) e gli spumanti (+6%), mentre i vini comuni scendono del 4%.

Vera MORETTI

Carico fiscale in calo ma ancora sopra la media Ue

Nel 2016 le aziende italiane, come è stato confermato dal Total tax & contribuition rate, hanno visto diminuire il proprio carico fiscale e contributivo del 48%, e questo grazie agli sgravi contribuiti portati dalle assunzioni a tempo indeterminato.

Nonostante ciò, però, il Ttcr è ancora al di sopra della media mondiale, attestata al 40,5%, ed europea, al 39,6%.
Occorrerà lavorare ancora in questo senso, ma sembra che l’Italia sia sulla strada giusta. Anche se alcune criticità rimangono.

L’Italia ha comunque un Ttcr inferiore rispetto ad altre economie avanzate come Germania, Svezia, Belgio e Francia, ma questo posizionamento favorevole potrebbe migliorare ancora, se si mantenesse il trend del 2016.

Tra i punti cruciali c’è il trattamento di fine rapporto, che sia nel 2016 sia negli anni precedenti era compreso nel Ttcr.
Nel 2016, il Tfr ha pesato per 8,6 punti percentuali sul Ttcr italian e ad oggi la classificazione del Tfr è oggetto di discussione tra l’amministrazione finanziaria italiana e la Banca Mondiale.

Vera MORETTI

Oro Made in Italy in mostra a Dubai

E’ stata accolta con entusiasmo e un’affluenza di oltre 20mila visitatori la prima edizione del VOD Dubai International Jewellery Show, tenutosi a Dubai dal 15 al 18 novembre.

I visitatori provenivano non solo dagli Emirati Arabi, ma per metà anche da Medio Oriente, India, Asia Meridionale e paesi di lingua russa.

Questo evento, dedicato non solo all’oreficeria ma anche alla gioielleria e alle pietre preziose, è stato organizzato da DV Global Link ed ha rappresentato una joint venture tra IEG (Italian Exhibition Group) e DWTC (Dubai World Trade Centre).

Il successo della manifestazione non ha fatto altro che confermare l’importanza della posizione commerciale degli Emirati all’interno del mercato globale, capace di attirare più di 500 brand internazionali e locali. E il successo è stato anche per il nostro Made in Italy, grazie al supporto del MISE, che tramite l’ICE ha gestito a Dubai la partecipazione nazionale in un padiglione dedicato.

In quell’occasione sono stati presentati nuovi prodotti e collezioni, ma anche innovazioni tecnologiche utilizzate dalla produzione orafa, ma non sono mancati gli eventi e le sfilate dedicate alla gioielleria, oltre a talk show, seminari e presentazioni aziendali.

Corrado Facco, Direttore Generale di IEG e Vicepresidente di DV Global Link, ha dichiarato in proposito: “Il pubblico di operatori e consumatori ha risposto in modo straordinariamente favorevole ai tre elementi chiave del concept di lancio della nuova manifestazione: la segmentazione dell’offerta in quattro community, il posizionamento strategico nel calendario internazionale delle fiere di settore e l’esclusivo programma di eventi organizzati. Abbiamo registrato la presenza di un numero molto importante di acquirenti provenienti dai principali mercati di riferimento, anche grazie all’impegno e al coinvolgimento delle comunità locali, invitate in occasione di un imponente programma di road show svolto nei mesi scorsi dal nostro Team. Siamo decisi a far crescere ulteriormente questo evento per l’edizione del 2018, con l’obiettivo di coinvolgere un numero ancora maggiore di espositori, acquirenti, e visitatori”.

Vera MORETTI

Imprese del benessere in continua ascesa

Le imprese che appartengono al settore del benessere sono in continuo aumento, segnale che gli italiani sono sempre più attenti a bellezza e salute.
Negli ultimi cinque anni, infatti, le imprese del settore sono cresciute del 4%, e in particolare questo incremento riguarda palestre e centri benessere, in positivo del 12%, ma percentuali positive sono state registrate anche per istituti di bellezza (+15%) e servizi di manicure e pedicure, passati da 1.206 a 1.747 (+46%), come confermano i dati di Unioncamere-Infocamere.

Ma, nonostante questi segnali più che positivi, la parte del leone la fanno, ancora una volta, i saloni di barbiere e parrucchiere, che a fine giugno contavano oltre 104 mila imprese, che rappresentano il 68% del totale.

La Lombardia si conferma come la regione in cui queste imprese sono più diffuse: si tratta di 26mila attività registrate, che godono di ottima salute, poiché sia le palestre, per fare qualche esempio, sia i servizi di manicure e pedicure stanno lievitando e aumentando i loro fatturati.
Dopo la Lombardia, ecco il Lazio (quasi 15mila) e Veneto (oltre 13mila). In termini di variazione percentuale nei cinque anni considerati, però, al primo posto si incontra il Lazio (+9,7%), seguito dalla Sardegna (+7,6%), dal Friuli Venezia-Giulia e dalla Calabria (+5,9% entrambi), quindi dalla Toscana (+5,8%).

A livello provinciale, invece, il primato è di Roma, dove l’industria della bellezza conta quasi 11mila le attività, seguita da Milano (oltre 8mila) e Napoli (più di 6mila).
Le tre province sono ai vertici della classifica anche in termini di aumento delle attività appartenenti a questo comparto tra il 2012 e il 2017: +977 a Roma, grazie soprattutto alla diffusione dei saloni di barbiere e parrucchiere (+824); +583 a Milano e +193 a Napoli, in virtù, in particolare, dell’aumento degli istituti di bellezza (rispettivamente +342 e +151).

Occorre però dire che anche le province più piccole non stanno a guardare e, anzi, garantiscono ai loro cittadini servizi specializzati senza costringerli a spostarsi nelle grandi città.
Qualche esempio? I pisani hanno a disposizione, ad esempio, quasi l’11% di imprese in più rispetto a giugno 2012, i frusinati il 10,3% e i cagliaritani il 10%. Aumenti prossimi al 10% interessano, oltre alla provincia della Capitale, anche quelle di Pordenone, Latina, Sassari, Benevento.

Vera MORETTI