Incentivi aziendali ai dipendenti: I Riconoscimenti Formali

Il Riconoscimento Formale è un sistema semplice quanto efficace per riconoscere la bravura dimostrata nel raggiungimento di un obiettivo prefissato. Congratularsene pubblicamente è un ottimo canale per accrescere l’autostima del proprio dipendente, il senso di appagamento ed autocompiacimento. Innescando, di conseguenza, una dinamica costruttiva che esalta le qualità del lavoratore ed accende una sana competizione.

I Riconoscimenti Formali 

Il raggiungimento di un risultato dopo aver dedicato tempo e impegno, suscita, inevitabilmente, un senso di fierezza, soddisfazione personale, ed anche  autocompiacimento ed autostima.

Gli incentivi aziendali sono entrati a far parte, da tempo, del modus operandi e della strategia delle aziende. 

Sono uno strumento interno, un metodo, ormai, consolidato, ed utilizzato, che le imprese hanno deciso di adottare per raggiungere gli obiettivi prefissati, per migliorarne la produzione interna. Poiché incentivano il dipendente ad elevare i propri standard, a fare sempre di più, dando il massimo di se stessi.

In questo modo accresce l’autostima e si innalza il livello di rendimento della  azienda stessa. 

È importante sapere che la valorizzazione delle risorse umane, per il singolo dipendente, significa, riconoscimento individuale, meritocrazia, senso di appagamento e compiacimento. 

Riconoscimenti formali dal punto di vista psicologico

Il riconoscimento per un obiettivo raggiunto, viene tradotto, nella maggior parte dei casi, come riscossione di un premio.

Possiamo, in questo caso, vederlo sotto una forma materialistica, di un bene tangibile e, di conseguenza, usufruibile. Ma esiste anche la possibilità di percepirlo nella sua espressione psicologica.

È assolutamente necessario, quindi, integrare iniziative finalizzate alla diffusione del  benessere aziendale, utili a migliorarne le performance, a spronare l’incentivazione e di conseguenza a migliorarsi e a fare sempre di più. Così facendo si innesca una dinamica costruttiva, un loop virtuoso tra compiacimento e sana competizione. 

Da non sottovalutare

Un elemento da non sottovalutare, come accennato in precedenza, è l’aspetto psicologico all’interno di una competizione aziendale.

La proclamazione di un successo, la gratificazione personale, confermano la bravura del lavoro svolto per aver centrato l’obiettivo. 

Ma tutte queste sensazioni possono svanire velocemente se nessuno è pronto a congratularsene. Se il successo raggiunto non viene proclamato e condiviso da qualcuno. Poiché è come se il raggiungimento dell’obiettivo prefissato non fosse reale, dal momento che nessuno lo riconosce pubblicamente. Ed è, quindi, come sentirsi sminuiti e non apprezzati.

Quindi sarebbe bene considerare un invio collettivo di una mail che metta in copia conoscenza tutti i colleghi che hanno collaborato alla stessa action, o magari potrebbe essere opportuno ed efficace pensare ad una proclamazione durante un meeting, una riunione di lavoro, oppure un pranzo od una cena aziendale, in cui si ritagli un momento che catalizzi l’attenzione sul dipendente, collega o sull’intero team che ha raggiunto l’obiettivo finale e che dunque merita di essere pubblicamente valorizzato ed apprezzato.

Perché il valore riconosciuto per il buon risultato raggiunto non fa che accrescere la soddisfazione personale, aumentando la motivazione per affrontare le sfide future.

Tutto questo, funge, infatti, da incentivo per continuare a tenere un livello di prestazione alto ed essere, al contempo, un buon esempio per gli altri dipendenti e colleghi. 

Complimentarsi davanti agli altri è, dunque, un ottimo sistema per riconoscere formalmente il valore dimostrato sul campo.

Chi paga i debiti di una SNC in liquidazione?

La società in nome collettivo, il cui acronimo è SNC, appartiene alla categoria di società di persone, nella quale i soci rispondono solidalmente e illimitatamente dei debiti societari contratti, quindi, anche con il proprio patrimonio personale, qualora non dovesse essere sufficiente la liquidazione della società.

La chiusura di una SNC

Come per tutte le società, anche la SNC può arrivare alla chiusura. Lo scioglimento di una società di persone può avvenire per scadenza del termine stabilito in fase di costituzione; per il raggiungimento dell’obiettivo sociale o per l’impossibilità a raggiungerlo; per volontà di tutti i soci; per mancanza di soci o comunque perché ne rimane solo uno per cui c’è tempo sei mesi per trovarne altri; per altri motivi previsti nell’atto costitutivo.

Una SNC può essere chiusa, semplicemente con la cancellazione dal Registro delle Imprese. Tuttavia, questo step è percorribile solo nel caso non ci siano crediti da esigere e/o debiti da pagare. Altrimenti, si deve prima passare attraverso la procedura di liquidazione.

Liquidazione di una società in nome collettivo

La procedura di liquidazione di una SNC prevede la nomina dei liquidatori che, per prima cosa devono trasformare i beni dell’azienda in denaro. Successivamente, devono pagare i debiti sociali compreso quanto dovuto ancora ai dipendenti, riscuotere i crediti, adempire agli obblighi fiscali, redigere il bilancio finale. Nel caso di attivo, devono procedere alla sua ripartizione tra i soci.

La liquidazione può essere volontaria, senza la necessità da parte dei soci di indicarne il motivo. Giudiziale, in quanto disposta dal Tribunale. Coatta amministrativa, ossia forzatamente disposta dall’autorità amministrativa e applicabile solo su banche, assicurazioni e cooperative che si sono rese protagoniste di illeciti amministrativi, che hanno violato regole di pubblico interesse o che si trovano in stato d’insolvenza.

Che si tratti di liquidazione o di estinzione diretta della società, è possibile chiudere una SNC senza atto notarile. Tuttavia, la sua cancellazione dal Registro delle Imprese è legata alla presenza di determinate condizioni.

La mancanza di pluralità dei soci o perché ne rimane solo uno; la scadenza del termine previsto in sede di costituzione della società; il raggiungimento dell’oggetto sociale o l’impossibilità di raggiungerlo. In questi casi, è sufficiente far pervenire alla Camera di Commercio una dichiarazione sostitutiva di notorietà che attesti l’assenza di debiti o crediti, la cessazione dell’attività economica, la causa di scioglimento. In tutti gli altri casi, ci si deve rivolgere a un notaio per la redazione dell’atto di chiusura della SNC che deve essere consegnato alla Camera di Commercio.

Chi paga i debiti di una SNC?

Come detto poc’anzi, in sede di liquidazione della società in nome di collettivo, si provvede al pagamento di tutti i debiti sociali. Tuttavia, al termine della relativa procedura può accadere che non si riesca a soddisfare i creditori. In tal caso, è importante sottolineare che i soci rispondono delle obbligazioni sociali con il proprio patrimonio personale, condizione che si verifica quando anche la vendita dei beni aziendali non è sufficiente a pagare i debiti societari.

I creditori possono agire contro i soci, qualora la richiesta di pagamento non abbia avuto esito positivo. Ma prima di far valere il proprio credito nei loro confronti, devono chiedere il pignoramento del patrimonio societario.

Nel caso in cui nemmeno quest’azione porti al pagamento dei debiti, i soci sono tenuti ad estinguere i crediti sociali personalmente. Qualora non avvenga, i creditori hanno la possibilità di chiedere il pignoramento dei beni dei soci, ossia stipendi, case, conto correnti ecc.

La stessa regola si applica quando una SNC riceve una cartella di pagamento per saldare un debito tributario. Sempreché, il creditore anche nella persona dell’Agente di riscossione abbia dimostrato di aver agito senza riscontro positivo, prima sul patrimonio societario.

L’escamotage

Una SNC indebitata, potrebbe decidere di cambiare forma giuridica e trasformarsi in una società dove i soci rispondono limitatamente per le obbligazioni sociali. Un modo per impedire ai creditori di rivalersi sui beni dei soci. Tuttavia, l’articolo 2498 del codice Civile tende a tutelare i creditori.

Infatti, stabilisce che la trasformazione societaria può essere effettuata solo tramite atto pubblico. Inoltre, tale azione non sottrae i soci dalla responsabilità illimitata per i debiti sociali contratti in precedenza, a meno che i creditori sociali non abbiano dato il loro consenso alla trasformazione.

Il consenso avviene a seguito di una comprovata ricevuta comunicazione della libera di trasformazione societaria, a cui non si sono opposti entro 60 giorni.

Se vuoi approfondire l’argomento: Chi paga i debiti di una Srl in liquidazione?

 

Bollo Auto, agevolazione per veicoli Ibridi

Il bollo auto e una tassa creata dallo stato nel 1953. All’inizio era solo una tassa di proprietà, quindi se l’automobile non circolava su strada il proprietario poteva anche non pagarla, ma dal 1983 e diventata una tassa di possesso che si paga a prescindere se si usa o non si usa l’automobile. Di fatto tutti i possessori di un’automobile sono tenuti al pagamento del bollo auto, anche se sono previste agevolazioni ed esenzioni in alcuni casi specifici.

Bollo Auto Agevolazione per le auto Ibride

In questo articolo parleremo delle agevolazioni  previste nel pagamento del bollo auto per i veicoli ibridi, cioè quel tipo di automobili che sono equipaggiate sia con il motore endotermico (benzina/diesel) sia con motore elettrico. 

Per le auto ibride non c’è una vera e propria legge nazionale che stabilisce le agevolazioni in materia di bollo auto ma viene lasciata la decisione ad ogni singola regione, ed alcune addirittura ne sono prive.

Alleghiamo, di seguito, una schema suddiviso per Regione per quel che riguarda le agevolazione valevoli solo per auto ibride comperate nuove

Veneto: dal 2014 per le auto ibride la regione incentiva l’esenzione dei primi 3 anni di bollo auto.

Lombardia: 50% di sconto sul bollo auto per i primi 5 anni se le auto sono state acquistate dopo il 1 gennaio 2019; prevista, invece l’esenzione permanente per auto elettriche e a idrogeno.

Piemonte: Esenzione bollo per 5 anni dall’immatricolazione, l’unica norma da osservare sono i 100kw di potenza massima che deve avere il motore endotermico.

Valle D’Aosta: esenzione bollo per i primi 5 anni di vita dell’automobile ibrida, valido anche per i veicoli ad idrogeno

Trentino Alto Adige: esenzione dal pagamento del bollo auto per i primi 3 anni per i veicoli Ibridi, elettrici, doppia alimentazione Benzina/idrogeno e i veicoli Bifuel benzina/gpl e benzina/metano.

Friuli Venezia Giulia: per le automobili ibride non sono previste agevolazioni, mentre per le elettriche esenzione per i primi 5 anni.

Bolzano: esenzione bollo auto per 3 anni per le vetture Ibride, gpl, idrogeno, metano invece le auto elettriche sono esentate dal pagamento per 5 anni.

Liguria: esenzione bollo auto per 5 anni per autovetture ibride benzina/elettrica, diesel/elettrica e benzina/idrogeno.

Emilia Romagna: il bollo auto si paga normalmente, ma viene riconosciuto un contributo economico di 191 euro per 3 anni per le auto ibride; è necessario richiedere l’agevolazione direttamente tramite il portale della regione Emilia Romagna.  

Toscana: non ci sono agevolazione per il pagamento del bollo delle auto ibride, ma per le elettriche il bollo non si paga per i primi 5 anni dopo di che l’importo totale viene ridotto ad un quarto.

Marche: esenzione bollo per i primi 6 anni dall’immatricolazione dell’auto benzina/elettrica, gasolio/elettrica o benzina/idrogeno ma solo per i veicoli immatricolati per l’anno 2021 

Lazio: esenzione bollo auto per i primi 3 anni dall’immatricolazione per auto ibride benzina/elettrica, benzina/idrogeno; esenzione quinquennale per i veicoli elettrici.

Umbria: ad oggi non ci sono agevolazione per automobili ibride, esenzione di 5 anni per auto elettriche

Molise: esenzione bollo auto ibride per 2 anni e di 5 anni per le auto totalmente elettriche 

Abruzzo: esenzione pagamento bollo auto di 3 anni per chi acquista un automobile fino al 31 dicembre 2021 

Campania: esenzione bollo per 3 anni per veicoli ibridi (Benzina/elletrica, Benzina/idrogeno) esenzione di 5 anni per auto totalmente elettriche.

Puglia: esenzione bollo per i primi 4 anni più 5 anni successivi dopo di che si paga il 75% del valore, per auto elettriche/benzina, diesel/elettrica, metano e gpl.  Mentre si paga il bollo per intero sulle auto bifuel.

Basilicata: esenzione del bollo di 5 anni per macchine bifuel metano o gpl e ad alimentazione esclusiva a gas. Dopo i 5 anni la tassa viene diminuita del 75% e non ci sono agevolazioni per auto ibride.

Calabria: esenzione di 5 anni esclusiva per auto totalmente elettriche.

Sicilia: esenzione bollo auto di 3 anni per le auto ibride

Sardegna: esenzione di 5 anni per le sole automobili elettriche.

 

Assunzione collaboratore: obblighi del datore di lavoro e tutele per il lavoratore

Tra il lavoro autonomo e il lavoro subordinato si colloca il contratto di collaborazione che si concretizza quando un’impresa chiede a un lavoratore di prestare la sua opera senza vincolo di subordinazione, ma funzionale all’organizzazione aziendale.

Il lavoro parasubordinato

L’assunzione di un collaboratore rientra nel contratto di lavoro parasubordinato che presenta, sotto certi aspetti le caratteristiche di un’attività lavorativa autonoma, sotto altri le peculiarità di un rapporto di lavoro dipendente.

Nella parasubordinazione, rientra il contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.). Si tratta sostanzialmente di un’attività lavorativa autonoma, ma con la presenza di caratteristiche simili a quella subordinata.

La collaborazione deve essere continuativa e prevede un’azione di coordinamento da parte del datore di lavoro pattuita insieme al collaboratore, sulla prestazione di lavoro offerta da quest’ultimo che, tuttavia, mantiene la sua natura personale. Entrando nel dettaglio, vediamo quali sono i requisiti.

Collaborazione coordinata continuativa: i requisiti

Il contratto di co.co.co prevede la presenza dei seguenti requisiti:

  • l’autonomia: il collaboratore non è soggetto a un orario di lavoro, per cui stabilisce in modo autonomo i tempi e le modalità di esecuzione della prestazione lavorativa. Al contempo, non impiega i propri mezzi organizzati e laddove serva, utilizza quelli del committente;
  • il potere di coordinamento che esercita il committente è correlato alle esigenze dell’organizzazione aziendale. Tuttavia, esso non deve essere tale da compromettere la libertà d’azione operativa del collaboratore riguardante l’esecuzione della prestazione, quindi, rientrando negli accordi presi dalle due parti;
  • la natura personale della prestazione;
  • la continuità che non deve essere solo relativa alla reiterazione degli adempimenti, che potrebbe anche mancare a causa delle caratteristiche specifiche del lavoro, quanto nella permanenza nel tempo del vincolo che lega le parti contraenti. In assenza di questo requisito, del correlato potere di coordinamento e del vincolo funzionale, si configura la prestazione occasionale che, invece, fa parte del lavoro autonomo svolto con sporadicità;
  • la mancata attrazione dell’attività di lavoro nell’oggetto dell’eventuale professione esercitata dal contribuente;
  • la retribuzione deve essere corrisposta periodicamente e prestabilita;

Il regime fiscale e giuridico

Il reddito conseguito dal collaboratore all’interno di un contratto di co.co.co. è da annoverare tra quelli derivanti da lavoro dipendente. Tuttavia, il regime giuridico applicato resta quello del lavoro autonomo, per cui non è prevista la garanzia al lavoratore del diritto alla pensione, nel caso di mancato versamento dei contributi dovuti.

Le tasse vanno calcolate sulla base della dichiarazione dei redditi e consistono nell’Irpef mensile e addizionali Irpef regionale e comunale, oltre ai contributi previdenziali INPS e assicurativi INAIL che, come vedremo sono inseriti nella busta paga.

I lavoratori co.co.co. non devono aprire partita IVA, beneficiano del bonus Irpef e possono fruire delle detrazioni spettanti ai dipendenti.

Assunzione collaboratore: contribuzione e obblighi del datore di lavoro

Nel contratto di collaborazione coordinata e continuativa il contributo previdenziale deve essere versato nella misura di due terzi dal committente, il restante terzo dal collaboratore. Tuttavia, l’obbligo di versamento è di competenza del datore di lavoro anche per la quota spettante il lavoratore, che viene pertanto trattenuta in busta paga.

Per la determinazione dell’aliquota da applicare, il committente deve acquisire dal lavoratore l’apposita dichiarazione sulla sua situazione contributiva. Il versamento va effettuato tramite il modello F24 con termine di scadenza fissato per il giorno 16 del mese successivo a quello di pagamento del compenso.

Il datore di lavoro è tenuto a trasmettere ogni mese per via telematica, direttamente o tramite gli intermediari previsti dalla legge, tutti i dati necessari all’aggiornamento delle posizioni contributive dei lavoratori.

L’invio va effettuato entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di erogazione delle retribuzioni, a prescindere dal periodo di lavoro a cui sono riferiti. L’invio richiede la preventiva certificazione del file da parte dell’apposito software di controllo Inps.

Se le parti ritengono opportuno tutelarsi in caso di contenzioso sulla classificazione del rapporto di lavoro instaurato, possono richiedere la certificazione del contratto di collaborazione presso gli organi certificatori.

Le tutele per il collaboratore

Il contratto di co.co.co è stato introdotto inizialmente come attività lavorativa autonoma, ma successivamente sono arrivate anche alcune tutele per il collaboratore, tipiche del lavoro dipendente.

Il collaboratore è obbligato ad iscriversi alla Gestione Separata INPS che gli permette di beneficiare del congedo obbligatorio di maternità, quindi, le lavoratrici possono fruire della relativa indennità. Il collaboratore fruisce anche di eventuali assegni familiari, dell’indennità giornaliera di malattia a carico dell’Inps; dell’indennità di disoccupazione Dis-Coll. Non è prevista la maturazione di permessi e di ferie.

Non è previsto alcun preavviso per il recesso né da parte del datore di lavoro né da parte del lavoratore, tuttavia, solitamente si procede a introdurlo in accordo tra le due parti.